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RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

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DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />

<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />

Anno 2011- n. 3 ( Luglio - Settembre)


<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />

DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />

Anno 2011- n. 3 (Luglio - Settembre)


ATTI DELLA SANTA SEDE<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

Luglio - Settembre 2011<br />

Introduzione e Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione della<br />

XXVI Giornata della Gioventù a Madrid ...................................................... 207<br />

Messaggio del Card. Segretario <strong>di</strong> Stato Tarcisio Bertone, a nome del<br />

<strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI, ai partecipanti alla<br />

LXII settimana Liturgica Nazionale italiana ................................................. 210<br />

Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione del<br />

XXV Congresso Eucaristico Nazionale .......................................................... 212<br />

Messaggio del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI per la giornata mon<strong>di</strong>ale<br />

del Migrante e del Rifugiato (2012) ................................................................ 216<br />

ATTI DEL VESCOVO<br />

Omelie<br />

Solennità del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù ................................................................. 220<br />

Sainte Marie Madeleine .................................................................................... 224<br />

Fete de Sainte Marie-Madeleine ...................................................................... 227<br />

Solennità <strong>di</strong> Maria Assunta in Cielo ............................................................... 230<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo ................................................................................. 234<br />

Documenti<br />

Convegno Diocesano - Orientamenti Pastorali per la <strong>Diocesi</strong> ................... 238<br />

Calendario delle giornate mon<strong>di</strong>ali e nazionali per l’anno 2012 ............... 253<br />

203


sO m m a r iO<br />

Luglio - Settembre 2011<br />

Diario Pastorale<br />

Luglio - Settembre 2011 .................................................................................... 255<br />

Cancelleria -Nomine<br />

Costituito il nuovo Consiglio Presbiterale<br />

per il periodo 2011-2015 ................................................................................... 259<br />

Nominato il Nuovo Collegio dei Consultori ................................................. 260<br />

VITA <strong>DIOCESANA</strong><br />

Cronaca<br />

Dal 3 all’8 luglio a Lourdes con gli ammalati ............................................... 261<br />

Inaugurato il nuovo Centro Ascolto della Caritas a <strong>Ventimiglia</strong> .............. 262<br />

L’incontro <strong>di</strong> Mons. Alberto Maria Careggio con i giovani <strong>di</strong> Taggia<br />

al campo estivo <strong>di</strong> Mendatica .......................................................................... 265<br />

Le inizative estive <strong>di</strong> Casa Venneri a Limone ............................................... 265<br />

La prima domenica <strong>di</strong> agosto il consueto appuntamento<br />

sul Monte Saccarello ......................................................................................... 267<br />

L’esperienza dei giovani <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

alla Gmg <strong>di</strong> Madrid .......................................................................................... 269<br />

Il nuovo inno in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo Martire ............................................ 271<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> secondo<br />

Assegnazione del “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’argentu” ............................................... 272<br />

Viaggio missionario in Congo-Brazzaville<br />

<strong>di</strong> S.E. Mons. Alberto Maria Careggio ........................................................... 275<br />

204 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

Luglio - Settembre 2011<br />

Al congresso Eucaristico Nazionale <strong>di</strong> Ancona<br />

premiato l’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Taggia ................................................... 276<br />

Al Seminario Diocesano Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera i seminaristi <strong>di</strong> Laghet<br />

hanno dato inizio all’anno <strong>di</strong> formazione 2011/2012 .................................. 277<br />

Presentato il Piano Pastorale per l’anno 2011-2012 ...................................... 280<br />

Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano in occasione<br />

dell’apertura dell’Anno Pastoralee ................................................................. 281<br />

50° Anniversario della Parrocchia <strong>di</strong> Levà .................................................... 281<br />

Don Angelo Di Lorenzo lascia la parrocchia <strong>di</strong> Riva Ligure e<br />

parte per la Missione ........................................................................................ 283<br />

Restauri<br />

Presentato il <strong>di</strong>pinto restaurato alla<br />

Madonna delle Grazie a Triora ....................................................................... 285<br />

Il Lions Club <strong>San</strong>remo Host consegna l’opera <strong>di</strong> restauro<br />

del sagrato della Madonna della Costa .......................................................... 287<br />

205


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

XXVI GIORNATA DELLA GIOVENTU’<br />

CELEbRAzIONE EUCARISTICA CONCLUSIVA<br />

Introduzione del <strong>San</strong>to Padre<br />

Base aerea dei quattro Venti <strong>di</strong> Madrid<br />

Domenica 21 agosto<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Cari giovani,<br />

ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo visti. Spero<br />

che abbiate potuto dormire almeno un poco, nonostante l’inclemenza del<br />

tempo. Sono sicuro che all’alba <strong>di</strong> oggi avete levato gli occhi al cielo più <strong>di</strong><br />

una volta e non solo gli occhi, ma anche il cuore, e questo vi avrà permesso<br />

<strong>di</strong> pregare.<br />

Dio sa ricavare il bene da tutto. Con questa fiducia, e sapendo che<br />

il Signore non ci abbandona mai, iniziamo la nostra Celebrazione eucaristica<br />

pieni <strong>di</strong> entusiasmo e sal<strong>di</strong> nella fede.<br />

Omelia<br />

Cari giovani,<br />

con la celebrazione dell’Eucaristia giungiamo al momento culminante<br />

<strong>di</strong> questa Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù. Nel vedervi qui, venuti<br />

in gran numero da ogni parte, il mio cuore si riempie <strong>di</strong> gioia pensando<br />

all’affetto speciale con il quale Gesù vi guarda. Sì, il Signore vi vuole bene e<br />

vi chiama suoi amici (cfr Gv 15,15). Egli vi viene incontro e desidera accompagnarvi<br />

nel vostro cammino, per aprirvi le porte <strong>di</strong> una vita piena e farvi<br />

partecipi della sua relazione intima con il Padre.<br />

Noi, da parte nostra, coscienti della grandezza del suo amore, desideriamo<br />

corrispondere con ogni generosità a questo segno <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione<br />

con il proposito <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre anche con gli altri la gioia che abbiamo ricevuto.<br />

Certamente, sono molti attualmente coloro che si sentono attratti dalla<br />

figura <strong>di</strong> Cristo e desiderano conoscerlo meglio. Percepiscono che Egli è la<br />

risposta a molte delle loro inquietu<strong>di</strong>ni personali. Ma chi è Lui veramente?<br />

Come è possibile che qualcuno che ha vissuto sulla terra tanti anni fa abbia<br />

qualcosa a che fare con me, oggi?<br />

Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Mt 16,13-20) ve<strong>di</strong>amo descritti<br />

due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> conoscere Cristo. Il primo consisterebbe in una<br />

conoscenza esterna, caratterizzata dall’opinione corrente. Alla domanda <strong>di</strong><br />

Gesù: «La gente chi <strong>di</strong>ce che sia il Figlio dell’Uomo?», i <strong>di</strong>scepoli rispondo-<br />

207<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

no: «Alcuni <strong>di</strong>cono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno<br />

dei profeti». Vale a <strong>di</strong>re, si considera Cristo come un personaggio religioso<br />

in più <strong>di</strong> quelli già conosciuti. Poi, rivolgendosi personalmente ai <strong>di</strong>scepoli,<br />

Gesù chiede loro: «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?». Pietro risponde con quella<br />

che è la prima confessione <strong>di</strong> fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».<br />

La fede va al <strong>di</strong> là dei semplici dati empirici o storici, ed è capace <strong>di</strong> cogliere<br />

il mistero della persona <strong>di</strong> Cristo nella sua profon<strong>di</strong>tà.<br />

Però la fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì<br />

è un dono <strong>di</strong> Dio: «Beato sei tu, Simone, figlio <strong>di</strong> Giona, perché né carne,<br />

né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Ha la sua<br />

origine nell’iniziativa <strong>di</strong> Dio, che ci rivela la sua intimità e ci invita a partecipare<br />

della sua stessa vita <strong>di</strong>vina. La fede non dà solo alcune informazioni<br />

sull’identità <strong>di</strong> Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione<br />

<strong>di</strong> tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla<br />

manifestazione che Dio fa <strong>di</strong> se stesso.<br />

Così, la domanda «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?», in fondo sta provocando<br />

i <strong>di</strong>scepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui.<br />

Fede e sequela <strong>di</strong> Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la<br />

sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda<br />

e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù,<br />

la intimità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzare per<br />

questo cammino, fino a che l’incontro con il Signore risorto aprì loro gli occhi<br />

a una fede piena.<br />

Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda<br />

che fece agli apostoli: «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?». Rispondetegli con<br />

generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro.<br />

Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio <strong>di</strong> Dio, che hai dato la tua vita per me.<br />

Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci<br />

e mi ami. Io mi fido <strong>di</strong> te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio<br />

che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona.<br />

Nella sua risposta alla confessione <strong>di</strong> Pietro, Gesù parla della Chiesa:<br />

«E io a te <strong>di</strong>co: tu sei Pietro, e su questa pietra e<strong>di</strong>ficherò la mia Chiesa».<br />

Che significa ciò? Gesù costruisce la Chiesa sopra la roccia della fede <strong>di</strong> Pietro,<br />

che confessa la <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Cristo.<br />

Sì, la Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi<br />

altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come<br />

alla «sua» Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si<br />

può separare la testa dal corpo (cfr 1Cor 12,12). La Chiesa non vive <strong>di</strong> se stessa,<br />

bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento<br />

208 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

e forza. Cari giovani, permettetemi che, come Successore <strong>di</strong> Pietro, vi inviti a<br />

rafforzare questa fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli, a porre Cristo,<br />

il Figlio <strong>di</strong> Dio, al centro della vostra vita. Però permettetemi anche che vi<br />

ricor<strong>di</strong> che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione<br />

della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione <strong>di</strong><br />

andare «per conto suo» o <strong>di</strong> vivere la fede secondo la mentalità in<strong>di</strong>vidualista,<br />

che predomina nella società, corre il rischio <strong>di</strong> non incontrare mai Gesù<br />

Cristo, o <strong>di</strong> finire seguendo un’immagine falsa <strong>di</strong> Lui.<br />

Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la<br />

tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vi chiedo,<br />

cari amici, <strong>di</strong> amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutato<br />

a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore.<br />

Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere<br />

l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e<br />

movimenti, così come la partecipazione all’Eucarestia <strong>di</strong> ogni domenica, il<br />

frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera<br />

e la me<strong>di</strong>tazione della Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce<br />

a dare testimonianza della fede negli ambienti più <strong>di</strong>versi, incluso dove vi è<br />

rifiuto o in<strong>di</strong>fferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere<br />

agli altri. Quin<strong>di</strong>, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri<br />

la gioia della vostra fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra<br />

fede, ha bisogno certamente <strong>di</strong> Dio.<br />

Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti,<br />

sia una meravigliosa prova della fecon<strong>di</strong>tà del mandato <strong>di</strong> Cristo alla<br />

Chiesa: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»<br />

(Mc 16,15). Anche a voi spetta lo straor<strong>di</strong>nario compito <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>scepoli e<br />

missionari <strong>di</strong> Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> giovani<br />

che aspirano a cose più gran<strong>di</strong> e, scorgendo nei propri cuori la possibilità <strong>di</strong><br />

valori più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse <strong>di</strong> uno stile<br />

<strong>di</strong> vita senza Dio. Cari giovani, prego per voi con tutto l’affetto del mio cuore.<br />

Vi raccomando alla Vergine Maria, perché vi accompagni sempre con la<br />

sua intercessione materna e vi insegni la fedeltà alla Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Vi chiedo anche <strong>di</strong> pregare per il Papa, perché come Successore <strong>di</strong><br />

Pietro, possa proseguire confermando i suoi fratelli nella fede. Che tutti nella<br />

Chiesa, pastori e fedeli, ci avviciniamo ogni giorno <strong>di</strong> più al Signore, per<br />

crescere nella santità della vita e dare così testimonianza efficace che Gesù<br />

Cristo è veramente il Figlio <strong>di</strong> Dio, il Salvatore <strong>di</strong> tutti gli uomini e la fonte<br />

viva della loro speranza. Amen.<br />

209<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

MESSAGGIO DEL CARD. SEGRETARIO DI STATO<br />

TARCISIO bERTONE, A NOME DEL<br />

SANTO PADRE bENEDETTO XVI, AI PARTECIPANTI<br />

ALLA LXII SETTIMANA LITURGICA NAzIONALE ITALIANA<br />

A Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Mons. FELICE DI MOLFETTA<br />

Vescovo <strong>di</strong> Cerignola-Ascoli Satriano<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />

sono lieto <strong>di</strong> trasmettere il cor<strong>di</strong>ale saluto del <strong>San</strong>to Padre a Lei e<br />

ai partecipanti alla 62a Settimana Liturgica Nazionale, che si svolgerà dal<br />

22 al 26 agosto a Trieste. Il tema dell’incontro - “Dio educa il suo popolo.<br />

La liturgia, sorgente inesauribile <strong>di</strong> catechesi” – si colloca nella prospettiva<br />

degli Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia per il decennio 2010-2020,<br />

tesi ad affrontare l’attuale emergenza educativa, e intende mettere “inequivocabilmente<br />

in luce il primato <strong>di</strong> Dio… prima <strong>di</strong> tutto Dio” (J. Ratzinger,<br />

Teologia della liturgia, Opera Omnia, XI, p. 5), la sua assoluta priorità nel<br />

ruolo educativo della liturgia.<br />

La Chiesa, specialmente quando celebra i <strong>di</strong>vini misteri, si riconosce<br />

e si manifesta quale realtà che non può essere ridotta al solo aspetto terreno<br />

e organizzativo. In essi deve apparire chiaramente che il cuore pulsante della<br />

comunità è da riconoscersi oltre gli angusti e pur necessari confini della<br />

ritualità, perché la liturgia non è ciò che fa l’uomo, ma quello che fa Dio con<br />

la sua mirabile e gratuita con<strong>di</strong>scendenza.<br />

Questo primato <strong>di</strong> Dio nell’azione liturgica era stato evidenziato dal<br />

Servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI alla chiusura del secondo periodo del Concilio Vaticano<br />

II mentre annunciava la proclamazione della Costituzione Sacrosanctum<br />

Concilium: “In questo fatto ravvisiamo che è stato rispettato il giusto or<strong>di</strong>ne<br />

dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto<br />

d’onore va riservato a Dio; che noi come primo dovere siamo tenuti ad innalzare<br />

preghiere a Dio; che la sacra Liturgia è la fonte primaria <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>vino<br />

scambio nel quale ci viene comunicata la vita <strong>di</strong> Dio, è la prima scuola del<br />

nostro animo, è il primo dono che da noi deve essere fatto al popolo cristiano…”<br />

(Paolo VI, Discorso per la chiusura del secondo periodo, 4 <strong>di</strong>cembre<br />

1963, AAS [1964], 34). La liturgia, oltre ad esprimere la priorità assoluta <strong>di</strong><br />

Dio, manifesta il suo essere “Dio-con-noi”, perché “all’inizio dell’essere cristiano<br />

non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un<br />

avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò<br />

210 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

la <strong>di</strong>rezione decisiva.” (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 1). In tal senso,<br />

Dio è il grande educatore del suo popolo, la guida amorevole, sapiente, instancabile<br />

nella e attraverso la liturgia, azione <strong>di</strong> Dio nell’oggi della Chiesa.<br />

A partire da questo aspetto fondativo, la 62a Settimana Liturgica<br />

Nazionale è chiamata a riflettere sulla <strong>di</strong>mensione educativa dell’azione liturgica,<br />

in quanto “scuola permanente <strong>di</strong> formazione attorno al Signore risorto,<br />

luogo educativo e rivelativo in cui la fede prende forma e viene trasmessa”<br />

(Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 39).<br />

A tale proposito, è necessario approfon<strong>di</strong>re sempre meglio il rapporto tra<br />

catechesi e liturgia, rifiutando, tuttavia, ogni indebita strumentalizzazione<br />

della liturgia a scopi “catechistici”.<br />

Al riguardo, la vivente tra<strong>di</strong>zione patristica della Chiesa ci insegna<br />

che la stessa celebrazione liturgica, senza perdere la sua specificità, possiede<br />

sempre un’importante <strong>di</strong>mensione catechetica (cfr Sacrosanctum Concilium,<br />

33). Infatti, in quanto “prima e per <strong>di</strong> più necessaria sorgente dalla quale<br />

i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano” (ibidem, 14), la<br />

liturgia può essere chiamata catechesi permanente della Chiesa, sorgente<br />

inesauribile <strong>di</strong> catechesi, preziosa catechesi in atto (cfr Conferenza Episcopale<br />

Italiana, Il rinnovamento della catechesi, 7 febbraio 1970, 113). Essa, in<br />

quanto esperienza integrata <strong>di</strong> catechesi, celebrazione, vita, esprime inoltre<br />

l’accompagnamento materno della Chiesa, contribuendo così a sviluppare<br />

la crescita della vita cristiana del credente e alla maturazione della sua coscienza.<br />

Il <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI assicura volentieri la sua preghiera<br />

affinché la 62a Settimana Liturgica Nazionale sia fruttuosa per i partecipanti<br />

e per l’intera Chiesa che è in Italia. Egli auspica che l’importante Convegno,<br />

come pure le iniziative promosse dal Centro <strong>di</strong> Azione Liturgica, si pongano<br />

sempre più a servizio del genuino senso della liturgia, favorendo una solida<br />

formazione teologico-pastorale in piena consonanza con il Magistero e la vivente<br />

tra<strong>di</strong>zione della Chiesa. A tal fine, il Sommo Pontefice invoca su tutti<br />

i partecipanti la materna protezione <strong>di</strong> Maria <strong>San</strong>tissima e imparte <strong>di</strong> cuore<br />

a Vostra Eccellenza, all’Arcivescovo <strong>di</strong> Trieste, ai Vescovi e ai sacerdoti presenti,<br />

ai relatori e a tutti i congressisti una speciale Bene<strong>di</strong>zione Apostolica.<br />

Con un fraterno saluto e augurio, profitto della circostanza per confermarmi<br />

dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima dev.mo nel Signore<br />

Tarcisio Card. Bertone<br />

Segretario <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Sua <strong>San</strong>tità<br />

211<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAzIONALE<br />

OMELIA S. PADRE<br />

Ancona 11 settembre<br />

Carissimi fratelli e sorelle!<br />

Sei anni fa, il primo viaggio apostolico in Italia del mio pontificato<br />

mi condusse a Bari, per il 24° Congresso Eucaristico Nazionale. Oggi sono<br />

venuto a concludere solennemente il 25°, qui ad Ancona. Ringrazio il Signore<br />

per questi intensi momenti ecclesiali che rafforzano il nostro amore<br />

all’Eucaristia e ci vedono uniti attorno all’Eucaristia! Bari e Ancona, due città<br />

affacciate sul mare Adriatico; due città ricche <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> vita cristiana; due<br />

città aperte all’Oriente, alla sua cultura e alla sua spiritualità; due città che i<br />

temi dei Congressi Eucaristici hanno contribuito ad avvicinare: a Bari abbiamo<br />

fatto memoria <strong>di</strong> come “senza la Domenica non possiamo vivere”; oggi il<br />

nostro ritrovarci è all’insegna dell’“Eucaristia per la vita quoti<strong>di</strong>ana”.<br />

Prima <strong>di</strong> offrivi qualche pensiero, vorrei ringraziarvi per questa vostra<br />

corale partecipazione: in voi abbraccio spiritualmente tutta la Chiesa<br />

che è in Italia. Rivolgo un saluto riconoscente al Presidente della Conferenza<br />

Episcopale, Car<strong>di</strong>nale Angelo Bagnasco, per le cor<strong>di</strong>ali parole che mi ha rivolto<br />

anche a nome <strong>di</strong> tutti voi; al mio Legato a questo Congresso, Car<strong>di</strong>nale<br />

Giovanni Battista Re; all’Arcivescovo <strong>di</strong> Ancona-Osimo, Mons. Edoardo<br />

Menichelli, ai Vescovi della Metropolìa, delle Marche e a quelli convenuti<br />

numerosi da ogni parte del Paese. Insieme con loro, saluto i sacerdoti, i <strong>di</strong>aconi,<br />

i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, fra i quali vedo molte famiglie<br />

e molti giovani. La mia gratitu<strong>di</strong>ne va anche alle Autorità civili e militari e a<br />

quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito <strong>di</strong> questo evento.<br />

“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” (Gv 6,60). Davanti al<br />

<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga <strong>di</strong> Cafarnao, la reazione<br />

dei <strong>di</strong>scepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana<br />

dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa <strong>di</strong> se stesso. Perché<br />

accogliere veramente questo dono vuol <strong>di</strong>re perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere<br />

e trasformare, fino a vivere <strong>di</strong> Lui, come ci ha ricordato l’apostolo<br />

Paolo nella seconda Lettura: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi<br />

moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo<br />

dunque del Signore” (Rm 14,8).<br />

“Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confon<strong>di</strong>amo la libertà<br />

con l’assenza <strong>di</strong> vincoli, con la convinzione <strong>di</strong> poter fare da soli, senza<br />

Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda<br />

212 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

a volgersi in delusione, generando inquietu<strong>di</strong>ne e paura e portando, paradossalmente,<br />

a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano<br />

del Signore nella terra d’Egitto…” – <strong>di</strong>cevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3),<br />

come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza<br />

del suo dono, <strong>di</strong>ventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato<br />

che sfigura il volto dell’uomo e capaci <strong>di</strong> servire al vero bene dei fratelli.<br />

“Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione<br />

<strong>di</strong> poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte<br />

Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con<br />

la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con<br />

la forza del potere e dell’economia. La storia ci <strong>di</strong>mostra, drammaticamente,<br />

come l’obiettivo <strong>di</strong> assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace<br />

prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli<br />

uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è “frutto del lavoro<br />

dell’uomo”, e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata<br />

alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora,<br />

“frutto della terra”, che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere,<br />

che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: “Padre<br />

(…), dacci oggi il nostro pane quoti<strong>di</strong>ano” (Mt 6,11).<br />

L’uomo è incapace <strong>di</strong> darsi la vita da se stesso, egli si comprende<br />

solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra<br />

umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chie<strong>di</strong>amo<br />

che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia<br />

la Sua volontà. E’ anzitutto il primato <strong>di</strong> Dio che dobbiamo recuperare nel<br />

nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci <strong>di</strong><br />

ritrovare la verità <strong>di</strong> ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà <strong>di</strong><br />

Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia<br />

il centro vitale della nostra esistenza.<br />

Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il<br />

primato <strong>di</strong> Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo,<br />

qui Egli si fa forza nel cammino spesso <strong>di</strong>fficile, qui si fa presenza amica che<br />

trasforma. Già la Legge data per mezzo <strong>di</strong> Mosè veniva considerata come<br />

“pane del cielo”, grazie al quale Israele <strong>di</strong>venne il popolo <strong>di</strong> Dio, ma in Gesù<br />

la parola ultima e definitiva <strong>di</strong> Dio si fa carne, ci viene incontro come Persona.<br />

Egli, Parola eterna, è la vera manna, è il pane della vita (cfr Gv 6,32-35) e<br />

compiere le opere <strong>di</strong> Dio è credere in Lui (cfr Gv 6,28-29). Nell’Ultima Cena<br />

Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande<br />

bene<strong>di</strong>zione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> grazie al Padre per il suo immenso amore. Gesù spezza il pane e lo con-<br />

213<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

<strong>di</strong>vide, ma con una profon<strong>di</strong>tà nuova, perché Egli dona se stesso. Prende<br />

il calice e lo con<strong>di</strong>vide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto<br />

Egli dona la “nuova alleanza nel suo sangue”, dona se stesso. Gesù anticipa<br />

l’atto <strong>di</strong> amore supremo, in obbe<strong>di</strong>enza alla volontà del Padre: il sacrificio<br />

della Croce. La vita gli sarà tolta sulla Croce, ma già ora Egli la offre da se<br />

stesso. Così la morte <strong>di</strong> Cristo non è ridotta ad un’esecuzione violenta, ma è<br />

trasformata da Lui in un libero atto d’amore, in un atto <strong>di</strong> auto-donazione,<br />

che attraversa vittoriosamente la stessa morte e riba<strong>di</strong>sce la bontà della creazione<br />

uscita dalle mani <strong>di</strong> Dio, umiliata dal peccato e finalmente redenta.<br />

Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio<br />

si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero<br />

<strong>di</strong> amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui<br />

proveniamo e per anticipare la nuova con<strong>di</strong>zione della vita piena in Dio, in<br />

attesa della quale viviamo.<br />

Ma che cosa comporta per la nostra vita quoti<strong>di</strong>ana questo partire<br />

dall’Eucaristia per riaffermare il primato <strong>di</strong> Dio? La comunione eucaristica,<br />

cari amici, ci strappa dal nostro in<strong>di</strong>vidualismo, ci comunica lo spirito del<br />

Cristo morto e risorto, e ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in<br />

quel mistero <strong>di</strong> comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un<br />

solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realizzando la preghiera della comunità cristiana<br />

delle origini riportata nel libro della Didaché: “Come questo pane spezzato<br />

era sparso sui colli e raccolto <strong>di</strong>venne una cosa sola, così la tua Chiesa dai<br />

confini della terra venga radunata nel tuo Regno” (IX, 4). L’Eucaristia sostiene<br />

e trasforma l’intera vita quoti<strong>di</strong>ana. Come ricordavo nella mia prima<br />

Enciclica, “nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare<br />

a propria volta gli altri”, per cui “un’Eucaristia che non si traduca in amore<br />

concretamente praticato è in se stessa frammentata” (Deus caritas est, 14).<br />

La bimillenaria storia della Chiesa è costellata <strong>di</strong> santi e sante, la cui<br />

esistenza è segno eloquente <strong>di</strong> come proprio dalla comunione con il Signore,<br />

dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione <strong>di</strong> responsabilità a tutti<br />

i livelli della vita comunitaria, nasca quin<strong>di</strong> uno sviluppo sociale positivo,<br />

che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o <strong>di</strong>sagiata. Nutrirsi<br />

<strong>di</strong> Cristo è la via per non restare estranei o in<strong>di</strong>fferenti alle sorti dei fratelli,<br />

ma entrare nella stessa logica <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> dono del sacrificio della Croce;<br />

chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore<br />

non può non essere attento, nella trama or<strong>di</strong>naria dei giorni, alle situazioni<br />

indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare<br />

il proprio pane con l’affamato, con<strong>di</strong>videre l’acqua con l’assetato, rivestire<br />

chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). In ogni perso-<br />

214 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

na saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso<br />

per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto<br />

all’in<strong>di</strong>vidualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />

porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a<br />

partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>sgregate.<br />

Una spiritualità eucaristica è anima <strong>di</strong> una comunità ecclesiale che<br />

supera <strong>di</strong>visioni e contrapposizioni e valorizza le <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> carismi e ministeri<br />

ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della<br />

sua missione. Una spiritualità eucaristica è via per restituire <strong>di</strong>gnità ai giorni<br />

dell’uomo e quin<strong>di</strong> al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i<br />

tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del<br />

precariato e il problema della <strong>di</strong>soccupazione. Una spiritualità eucaristica ci<br />

aiuterà anche ad accostare le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> fragilità umana consapevoli<br />

che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità,<br />

accoglienza e aiuto. Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità<br />

educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del<br />

sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la<br />

città degli uomini con la <strong>di</strong>sponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene<br />

comune per la costruzione <strong>di</strong> una società più equa e fraterna.<br />

Cari amici, ripartiamo da questa terra marchigiana con la forza<br />

dell’Eucaristia in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e gli ambiti<br />

del nostro quoti<strong>di</strong>ano. Non c’è nulla <strong>di</strong> autenticamente umano che non<br />

trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong>venti dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le<br />

circostanze il primato <strong>di</strong> Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta<br />

al Padre (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 71). Sì, “non <strong>di</strong><br />

solo pane vivrà l’uomo, ma <strong>di</strong> ogni parola che esce dalla bocca <strong>di</strong> Dio” (Mt<br />

4,4): noi viviamo dell’obbe<strong>di</strong>enza a questa parola, che è pane vivo, fino a<br />

consegnarci, come Pietro, con l’intelligenza dell’amore: “Signore, da chi andremo?<br />

Tu hai parole <strong>di</strong> vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che<br />

tu sei il <strong>San</strong>to <strong>di</strong> Dio” (Gv 6,68-69).<br />

Come la Vergine Maria, <strong>di</strong>ventiamo anche noi “grembo” <strong>di</strong>sponibile<br />

ad offrire Gesù all’uomo del nostro tempo, risvegliando il desiderio<br />

profondo <strong>di</strong> quella salvezza che viene soltanto da Lui. Buon cammino, con<br />

Cristo Pane <strong>di</strong> vita, a tutta la Chiesa che è in Italia! Amen.<br />

215<br />

sa n t a se d e


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<strong>San</strong>to Padre<br />

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE bENEDETTO XVI<br />

PER LA GIORNATA MONDIALE<br />

DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (2012)<br />

“Migrazioni e nuova evangelizzazione”<br />

Cari Fratelli e Sorelle!<br />

Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo “costituisce la<br />

missione essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profon<strong>di</strong><br />

mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti” (Esort. ap.<br />

Evangelii nuntian<strong>di</strong>, 14). Anzi, oggi avvertiamo l’urgenza <strong>di</strong> promuovere,<br />

con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera <strong>di</strong> evangelizzazione in un<br />

mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi <strong>di</strong> globalizzazione<br />

rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei<br />

mezzi <strong>di</strong> comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi<br />

possibili spostamenti <strong>di</strong> singoli e <strong>di</strong> gruppi.<br />

In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno <strong>di</strong> noi<br />

l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane ad essere<br />

intrepide annunciatrici della novità evangelica, facendo risuonare nel nostro<br />

cuore le parole <strong>di</strong> san Paolo: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto;<br />

perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!”<br />

(1Cor 9,16).<br />

Il tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Migrante<br />

e del Rifugiato – “Migrazioni e nuova evangelizzazione” – nasce da<br />

questa realtà. L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova<br />

evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana,<br />

intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni <strong>di</strong> primo annuncio,<br />

sia nei Paesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione cristiana.<br />

Il Beato Giovanni Paolo II ci invitava a “nutrirci della Parola, per<br />

essere «servi della Parola» nell’impegno dell’evangelizzazione ..., [in una<br />

situazione] che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione<br />

e del nuovo e mutevole intreccio <strong>di</strong> popoli e culture che la caratterizza”<br />

(Lett. ap. Novo millennio ineunte, 40).<br />

Le migrazioni interne o internazionali, infatti, come sbocco per la<br />

ricerca <strong>di</strong> migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita o per fuggire dalla minaccia <strong>di</strong> persecuzioni,<br />

guerre, violenza, fame e catastrofi naturali, hanno prodotto una mescolanza<br />

<strong>di</strong> persone e <strong>di</strong> popoli senza precedenti, con problematiche nuove<br />

non solo da un punto <strong>di</strong> vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale.<br />

Le attuali ed evidenti conseguenze della secolarizzazione, l’emergere <strong>di</strong><br />

216 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

nuovi movimenti settari, una <strong>di</strong>ffusa insensibilità nei confronti della fede<br />

cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono <strong>di</strong>fficile focalizzare<br />

un riferimento unificante che incoraggi la formazione <strong>di</strong> “una sola<br />

famiglia <strong>di</strong> fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e<br />

interculturali, dove anche le persone <strong>di</strong> varie religioni sono spinte al <strong>di</strong>alogo,<br />

perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle<br />

legittime <strong>di</strong>fferenze”, come scrivevo nel Messaggio dello scorso anno per<br />

questa Giornata Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Il nostro tempo è segnato da tentativi <strong>di</strong> cancellare Dio e l’insegnamento<br />

della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio,<br />

lo scetticismo e l’in<strong>di</strong>fferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni<br />

visibilità sociale e simbolica della fede cristiana.<br />

In tale contesto, i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto<br />

non <strong>di</strong> rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita,<br />

a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e<br />

spesso conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo.<br />

Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso<br />

Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fede<br />

non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta<br />

ad un fatto culturale.<br />

Qui la Chiesa è posta <strong>di</strong> fronte alla sfida <strong>di</strong> aiutare i migranti a mantenere<br />

salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva<br />

nel Paese d’origine, in<strong>di</strong>viduando anche nuove strategie pastorali, come<br />

pure meto<strong>di</strong> e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola <strong>di</strong><br />

Dio. In alcuni casi si tratta <strong>di</strong> un’occasione per proclamare che in Gesù Cristo<br />

l’umanità è resa partecipe del mistero <strong>di</strong> Dio e della sua vita <strong>di</strong> amore, viene<br />

aperta ad un orizzonte <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> pace, anche attraverso il <strong>di</strong>alogo<br />

rispettoso e la testimonianza concreta della solidarietà, mentre in altri casi<br />

c’è la possibilità <strong>di</strong> risvegliare la coscienza cristiana assopita, attraverso un<br />

rinnovato annuncio della Buona Novella e una vita cristiana più coerente,<br />

in modo da far riscoprire la bellezza dell’incontro con Cristo, che chiama il<br />

cristiano alla santità dovunque si trovi, anche in terra straniera.<br />

L’o<strong>di</strong>erno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale<br />

per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne<br />

provenienti da varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato<br />

Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale, chiedono <strong>di</strong> essere<br />

accolti in Paesi <strong>di</strong> antica tra<strong>di</strong>zione cristiana.<br />

Nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché<br />

possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestima-<br />

217<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

bile della salvezza, che per tutti è sorgente <strong>di</strong> “vita in abbondanza” (cfr Gv<br />

10,10); gli stessi migranti hanno un ruolo prezioso a questo riguardo poiché<br />

possono a loro volta <strong>di</strong>ventare “annunciatori della Parola <strong>di</strong> Dio e testimoni<br />

<strong>di</strong> Gesù Risorto, speranza del mondo” (Esort. ap. Verbum Domini, 105).<br />

Nell’impegnativo itinerario della nuova evangelizzazione, in ambito<br />

migratorio, assumono un ruolo decisivo gli Operatori pastorali – sacerdoti,<br />

religiosi e laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto<br />

pluralista: in comunione con i loro Or<strong>di</strong>nari, attingendo al Magistero della<br />

Chiesa, li invito a cercare vie <strong>di</strong> fraterna con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> rispettoso annuncio,<br />

superando contrapposizioni e nazionalismi.<br />

Da parte loro, le Chiese d’origine, quelle <strong>di</strong> transito e quelle d’accoglienza<br />

dei flussi migratori sappiano intensificare la loro cooperazione, a<br />

beneficio sia <strong>di</strong> chi parte sia <strong>di</strong> chi arriva e, in ogni caso, <strong>di</strong> chi ha bisogno <strong>di</strong><br />

incontrare sul suo cammino il volto misericor<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> Cristo nell’accoglienza<br />

del prossimo. Per realizzare una fruttuosa pastorale <strong>di</strong> comunione, potrà<br />

essere utile aggiornare le tra<strong>di</strong>zionali strutture <strong>di</strong> attenzione ai migranti e ai<br />

rifugiati, affiancandole a modelli che rispondano meglio alle mutate situazioni<br />

in cui si trovano a interagire culture e popoli <strong>di</strong>versi.<br />

I rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e<br />

situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra<br />

comprensione e accoglienza, del rispetto della loro <strong>di</strong>gnità umana e dei loro<br />

<strong>di</strong>ritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca<br />

dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti<br />

<strong>di</strong> mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche me<strong>di</strong>ante<br />

adeguate strutture <strong>di</strong> ospitalità e programmi <strong>di</strong> reinse<strong>di</strong>amento. Tutto ciò<br />

comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da<br />

anni accolgono un gran numero <strong>di</strong> persone in fuga e una maggiore con<strong>di</strong>visione<br />

delle responsabilità tra gli Stati.<br />

La stampa e gli altri mezzi <strong>di</strong> comunicazione hanno un ruolo importante<br />

nel far conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione<br />

<strong>di</strong> chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e<br />

desidera iniziare a costruirsi una nuova esistenza.<br />

Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori<br />

migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera,<br />

della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione <strong>di</strong> ciò che<br />

reciprocamente arricchisce, come pure la promozione <strong>di</strong> nuove progettualità<br />

politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />

ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una <strong>di</strong>gnitosa si-<br />

218 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

stemazione, al lavoro e all’assistenza.<br />

Sacerdoti, religiosi e religiose, laici e, soprattutto, giovani uomini<br />

e giovani donne siano sensibili nell’offrire sostegno a tante sorelle e fratelli<br />

che, fuggiti dalla violenza, devono confrontarsi con nuovi stili <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> integrazione. L’annuncio della salvezza in Gesù Cristo sarà fonte <strong>di</strong><br />

sollievo, speranza e “gioia piena” (cfr Gv 15,11).<br />

Desidero infine ricordare la situazione <strong>di</strong> numerosi studenti internazionali<br />

che affrontano problemi <strong>di</strong> inserimento, <strong>di</strong>fficoltà burocratiche,<br />

<strong>di</strong>sagi nella ricerca <strong>di</strong> alloggio e <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> accoglienza. In modo particolare<br />

le comunità cristiane siano sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che,<br />

proprio per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno <strong>di</strong><br />

punti <strong>di</strong> riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete <strong>di</strong> verità e<br />

il desiderio <strong>di</strong> incontrare Dio.<br />

In modo speciale, le Università <strong>di</strong> ispirazione cristiana siano luogo<br />

<strong>di</strong> testimonianza e d’irra<strong>di</strong>azione della nuova evangelizzazione, seriamente<br />

impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale<br />

e umano, oltre che a promuovere il <strong>di</strong>alogo fra le culture, valorizzando<br />

l’apporto che possono dare gli studenti internazionali. Questi saranno spinti<br />

a <strong>di</strong>ventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione se incontreranno<br />

autentici testimoni del Vangelo ed esempi <strong>di</strong> vita cristiana.<br />

Cari amici, invochiamo l’intercessione <strong>di</strong> Maria, “Madonna del<br />

cammino”, perché l’annuncio gioioso della salvezza <strong>di</strong> Gesù Cristo porti<br />

speranza nel cuore <strong>di</strong> coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mobilità. A tutti assicuro la mia preghiera e imparto la Bene<strong>di</strong>zione<br />

Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 21 Settembre 2011<br />

219<br />

sa n t a se d e


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

SOLENNITA’ DEL SACRO CUORE DI GESU’<br />

Responsabilità del cresimato: cogliere e vivere “in pienezza”<br />

il progetto cristiano della propria vita<br />

<strong>San</strong>tuario del S. Cruore<br />

Bussana, 3 luglio<br />

Il parroco ha appena ricordato il nostro incontro <strong>di</strong> quel bel pomeriggio<br />

che abbiamo trascorso insieme. Ora si tratta non tanto <strong>di</strong> rievocare le<br />

cose che sono state dette, ma <strong>di</strong> assimilarle e <strong>di</strong> imparare a viverle. Dovete<br />

anche farvene testimoni parlandone e vivendole come “cresimati” e perciò<br />

promossi ad un più alto livello <strong>di</strong> grazia dalla parola <strong>di</strong> Dio.<br />

A sostegno <strong>di</strong> questo vostro compito, il parroco ha concluso il suo<br />

benvenuto, invocando la luce e la forza dello Spirito.<br />

Lo Spirito <strong>San</strong>to per un “cuore nuovo”<br />

Ed è giusto che sia così. Già nell’antichità il profeta Ezechiele ha<br />

parlato dello Spirito <strong>San</strong>to quando ha fatto una profezia molto interessante,<br />

molto bella: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro <strong>di</strong> voi uno spirito nuovo<br />

[…] e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in<br />

pratica le mie leggi” (Ez 36, 26-27).<br />

Certo siamo d’accordo che lo Spirito <strong>San</strong>to rinnova il cuore, ma<br />

bisogna fare ancora attenzione: questo non basta senza una corrispondenza<br />

costante, come non basta venire oggi in chiesa, come non basta venire qualche<br />

volta, perché la vita non è il miracolo <strong>di</strong> un momento, la vita è il miracolo<br />

<strong>di</strong> un’intera esistenza.<br />

E mi spiego: Gesù presentandosi come il Buon Pastore ha detto <strong>di</strong><br />

se stesso: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”<br />

(Gv 10, 10).<br />

Dare la vita: siamo tutti d’accordo che è una cosa importante e lo<br />

sono certo i vostri genitori, che vi hanno messo al mondo. Cari ragazzi, vi<br />

hanno messo al mondo perché abbiate la vita e non la stronchiate. Ma il dono<br />

<strong>di</strong> Gesù va ben oltre.<br />

Saper “nuotare” per tuffarsi nella vita<br />

Oggi si farà il funerale <strong>di</strong> un ragazzo adolescente <strong>di</strong> Dolceacqua,<br />

un chierichetto che ho conosciuto, vittima <strong>di</strong> un incidente stupido (bisogna<br />

proprio <strong>di</strong>re così): nell’incoscienza della vita nascente si è tuffato nell’acqua<br />

senza saper nuotare, come mi hanno detto.<br />

220 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Ve ne accenno per proporvi un paragone al fine <strong>di</strong> farvi comprendere<br />

come sia rischioso tuffarsi nella vita senza “saper nuotare” ossia, fuor <strong>di</strong><br />

metafora, senza essere pronti ad affrontarla nelle sue prospettive, ma anche<br />

nelle sue insi<strong>di</strong>e.<br />

Ripensiamo alle parole <strong>di</strong> Gesù: <strong>di</strong>ce che è venuto per dare la vita e<br />

per darla in abbondanza, in pienezza.<br />

E qui nasce una domanda. Cosa significa la vita nella sua pienezza<br />

e chi altro, se non Gesù, è in grado <strong>di</strong> darcela? Credo che neanche i vostri<br />

genitori o gli adulti che sono qui saprebbero rispondere subito. Tant’è che<br />

quando l’ho fatta, questa domanda, ho colto una certa silenziosa perplessità.<br />

E’, in effetti, una domanda esistenziale complessa!<br />

“Non <strong>di</strong> solo pane”: la preminenza dello spirito<br />

Noi ci preoccupiamo <strong>di</strong> mille cose, anche i vostri genitori si preoccupano<br />

<strong>di</strong> tante cose ed è certo un bene. Ma non basta che si impegnino perché<br />

voi <strong>di</strong>ventiate dei ragazzi in buona salute, tutti promossi senza raccomandazioni,<br />

ragazzi che sappiano fare anche bene nella vita: una professione<br />

ben remunerata e poi tante altre cose che io non saprei neppure immaginare<br />

perché i miei interessi vanno ben oltre e non trovo in tutte queste cose i valori<br />

che possano adeguare il livello dell’uomo completo.<br />

E invece è proprio questo quello che conta. Ed allora, se è giusto<br />

che i vostri genitori si preoccupino che stiate bene in salute, che siate promossi,<br />

che siate dei ragazzi educati, ubbi<strong>di</strong>enti (tutte virtù, è pur vero, che<br />

sono oggi assai rare) è ancora più giusto e più importante che abbiano come<br />

prospettiva, come impegno, lo sviluppo del vostro spirito.<br />

Gesù ci <strong>di</strong>ce che la vita non è fatta soltanto <strong>di</strong> aspetti materiali e<br />

che abbiamo anzi delle esigenze spirituali che non devono esserci sottratte<br />

da nessuno. E questo comporta, nell’impegno educativo, ben più alte prospettive.<br />

Un progetto <strong>di</strong> vita<br />

Non possiamo noi mo<strong>di</strong>ficare il progetto <strong>di</strong> un’automobile perché<br />

l’automobile è fatta per quel determinato scopo e se la vogliamo guidare<br />

bene dobbiamo attenerci alle regole. Applicando questo concetto alla vita<br />

umana ci risulta chiaro che noi non siamo buttati nel mondo senza avere un<br />

progetto che comprenda i valori inalienabili dello spirito.<br />

Il fatto è che oggi siamo veramente stor<strong>di</strong>ti. Lo ha rilevato anche il<br />

parroco. La situazione è preoccupante perché ciò che cambia non sono tanto<br />

le abitu<strong>di</strong>ni, quanto piuttosto il funzionamento stesso del “cervello” (pare<br />

221<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

che il pesce incominci a marcire dalla testa). E quando l’uomo non sa più che<br />

cosa significa “vivere”, e perde perciò <strong>di</strong> vista lo scopo stesso per cui vive,<br />

egli rovina non soltanto se stesso ma tutta la società.<br />

Un’antropologia cristiana<br />

Cari genitori, dobbiamo riprendere con molto coraggio quella antropologia<br />

cristiana ossia quel <strong>di</strong>scorso sull’uomo che si rifà alle proposte del<br />

Vangelo. In tal senso Gesù si è proposto <strong>di</strong>cendo: “Io sono la via, la verità<br />

e la vita” (Gv 14, 6). Lo ha fatto in quella maniera molto affascinante, che ci<br />

viene ricordata in questo <strong>San</strong>tuario col riferimento al Cuore. Avete come<br />

protettore proprio Gesù nel suo aspetto più profondo, più vero in or<strong>di</strong>ne alla<br />

sua missione, nell’aspetto, cioè, che concerne il suo rapporto con ciascuno <strong>di</strong><br />

noi: se Gesù esiste, infatti, esiste l’amore <strong>di</strong> Dio per me che sono una creatura<br />

irripetibile. Irripetibile vuol <strong>di</strong>re che come me non c’è nessun altro perché io<br />

sono da sempre pensato e amato da Dio, tant’è che persino le mie impronte<br />

<strong>di</strong>gitali sono soltanto le mie, per sempre è così.<br />

Ognuno <strong>di</strong> voi, ragazzini cari, e i genitori lo devono ricordare, è una<br />

creatura irripetibile che ha un progetto, che ha uno scopo da raggiungere e<br />

che deve raggiungerlo per essere felice; per avere, in altre parole, una buona<br />

vita.<br />

Dire “rinuncio” per vivere in pienezza<br />

Dico una buona vita e non una “bella vita”: non mi piace questo<br />

termine perché l’abbiamo anche stravolto: fare la “bella vita” vuol <strong>di</strong>re stor<strong>di</strong>rsi.<br />

Attenti ragazzi! Adesso siete ancora degli adolescenti e ciò che voi oggi<br />

capite, lo capite in proporzione della vostra età, ma tra un anno o due la vostra<br />

responsabilità aumenterà con l’accrescersi della consapevolezza.<br />

Ebbene tra poco, rinnovando i voti battesimali, risponderete a delle<br />

domande in modo forse oggi non del tutto consapevole, ma tanto impegnativo<br />

come comprenderete col tempo.<br />

Una <strong>di</strong> queste risposte è quel “rinuncio” che i vostri genitori hanno<br />

detto portandovi al fonte battesimale. Ma non rinunciate alla vita, <strong>di</strong>cendo<br />

“rinuncio”, rinunciate alle seduzioni negative, che la rendono “meno vita”.<br />

Quante seduzioni ci sono oggi: richiami apparentemente allucinanti,<br />

<strong>di</strong>etro cui si cela l’inganno, si profila la morte. Pensate quanti giovani si<br />

sono lasciati sedurre anche fino allo sbalor<strong>di</strong>mento alla ricerca <strong>di</strong> una felicità<br />

illusoria. Non lasciatevi ingannare.<br />

222 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

“Sarò con voi”: l’impegno da parte <strong>di</strong> Gesù.<br />

Vivere dunque in pienezza! A tal fine sappiate che non siete soli,<br />

perché quell’impegno che nella Cresima prendete a conferma del vostro<br />

Battesimo non è soltanto un impegno vostro, ma è un impegno da parte <strong>di</strong><br />

Dio. Gesù Cristo, infatti ci ha assicurato “Io sono con voi tutti i giorni fino<br />

alla fine del mondo” (Mt 28, 20) .<br />

Si tratta <strong>di</strong> una presenza attiva, <strong>di</strong> un’energia spirituale interiore<br />

che è una guida, una luce. Non possiamo farne a meno. E se poi volessimo<br />

farne a meno? La Sacra Scrittura ci porge un grave ammonimento: “chi semina<br />

vento raccoglie tempesta” (Osea 8, 7). Ma Gesù ci ha portato ben altro<br />

seme, quello buono della sua Parola, un seme che, se accolto, porterà frutto<br />

in proporzione al nostro accoglimento. Ricordate la famosa parabola? Il frutto<br />

ascenderà al trenta, al sessanta, al cento per uno.<br />

Una vita in crescita<br />

Ed ecco allora, cari ragazzi, io non posso che augurarvi <strong>di</strong> cominciare<br />

oggi una nuova vita, <strong>di</strong> cominciare oggi un cammino nuovo. Non siete<br />

licenziati: il vostro Vescovo non viene a licenziare nessuno. E’ desiderio del<br />

Vescovo, del Parroco, delle Catechiste, della comunità cristiana praticante<br />

che la conferma vostra <strong>di</strong> oggi sia la conferma per tutta la vita.<br />

E allora bisogna crescere! Crescere nel corpo, nell’intelligenza e nello<br />

spirito. Lo Spirito <strong>San</strong>to vi aiuterà in questo cammino.<br />

L’ impegno dei genitori e la sollecitu<strong>di</strong>ne del Vescovo<br />

Allora, cari genitori, mi rivolgo a voi sottolineando ancora il vostro<br />

impegno. Giovanni Paolo II <strong>di</strong>ceva che quando si sfilaccia il tessuto morale<br />

<strong>di</strong> una società tutto è da temere. Non pren<strong>di</strong>amola così semplicemente come<br />

una citazione; è una constatazione. Da qui ha origine la preoccupazione nel<br />

veder crescere al giorno d’oggi questi ragazzi, la vostra perché sono figli <strong>di</strong><br />

sangue, la mia perché sono anche figli miei spirituali.<br />

Attenti, dunque: il tessuto morale non si corrompe, come donna<br />

Prassede credeva, attraverso le congiunture stellari: la società cresce se la<br />

vogliamo far crescere, decresce, si corrompe, si corrode, se la vogliamo tale.<br />

Che cosa dobbiamo fare? Sarà l’oggetto, la materia <strong>di</strong> altri incontri<br />

che mi auguro si facciano con voi genitori e con voi ragazzi. Perché, ripeto e<br />

concludo, il Vescovo non viene a dare il biglietto <strong>di</strong> uscita dalla Chiesa, ma<br />

viene a <strong>di</strong>re: benvenuti nella Comunità, in questa nuova importantissima<br />

tappa del vostro cammino: tale è infatti la Cresima: tappa fondamentale <strong>di</strong><br />

una vita in crescita nell’impegno cristiano.<br />

223<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

SAINTE MARIE MADELEINE<br />

basilique de Saint-Maximin, 21 juillet 2011<br />

La solennité de Sainte Marie-Madeleine s’impose chaque année<br />

comme un événement liturgique et populaire très riche de rencontres et de<br />

célébrations fort intéressantes. A l’instar d’une symphonie musicale, votre<br />

fête elle aussi a une « ouverture » qui nous permet de pénétrer la richesse du<br />

mystère et, en même temps, que de <strong>di</strong>sposer nos esprits à saisir, d’une façon<br />

synthétique, le message spirituel et universel de notre sainte Patronne.<br />

Si nous sommes des créatures façonnées par la main de Dieu,<br />

notre vocation ce n’est que la sainteté, d’après ce que saint Paul nous <strong>di</strong>t<br />

clairement : « La volonté de Dieu, c’est que vous viviez dans la sainteté » (1<br />

Th 4,3). A ce propos, avant de donner des prescriptions morales et cultuelles<br />

au peuple, Yahvé parle à Moise et lui <strong>di</strong>t : «Parle à toute la communauté des<br />

enfants d’Israël, <strong>di</strong>s-leur : Soyez saints, car moi, Yahvé votre Dieu, je suis<br />

saint» (Lv 19,1-2).<br />

Il s’agit d’une volonté tellement connaturelle à la sainteté de Dieu<br />

qu’elle est une vocation universelle : personne n’en est exclu. En effet, on<br />

est souvent porté à penser que la sainteté est une destination réservée à de<br />

rares élus. Saint Paul, en revanche, parle du grand dessein de Dieu et affirme:<br />

«C’est ainsi qu’Il nous a élus en lui (le Christ), dès avant la fondation du<br />

monde, pour être saints et immaculés en sa présence, dans l’amour» (Ep 1,<br />

4). Et il parle de nous tous. Au centre du dessein <strong>di</strong>vin, il y a le Christ, dans<br />

lequel Dieu montre son visage: le mystère caché dans les siècles s’est révélé<br />

en plénitude dans le Verbe qui s’est fait chair. Et Paul <strong>di</strong>t ensuite: «Car Dieu<br />

s’est plu à faire habiter en lui toute la plénitude» (Col 1, 19). C’est pourquoi<br />

toute l’existence chrétienne connaît une unique loi suprême, celle que saint<br />

Paul exprime dans une formule qui revient dans toutes ses lettres: en Jésus<br />

Christ. La sainteté, la plénitude de la vie chrétienne ne consiste pas à accomplir<br />

des actions extraor<strong>di</strong>naires, mais à s’unir au Christ, à vivre ses mystères,<br />

à faire nôtres ses attitudes, ses pensées, ses comportements.<br />

Il est bon de rappeler ici qu’un saint n’est pas quelqu’un de parfait.<br />

La perfection est impossible pour l’homme et Dieu ne nous demande pas<br />

d’atteindre des buts qui nous sont inaccessibles. Mais alors qu’est-ce qu’un<br />

saint? Un saint est quelqu’un dont on peut <strong>di</strong>re qu’à la fin de sa vie, tout du<br />

moins, a essayé d’un cœur sincère d’aimer Dieu et de répandre cet Amour<br />

parmi les hommes. Les grands <strong>di</strong>scours et les grandes actions ne servent à<br />

rien si elles ne sont pas faîtes avec amour. « Quand j’aurais le don de prophétie,<br />

– écrit Saint Paul – et que je connaîtrais tous les mystères, et que je<br />

224 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

posséderais toute science; quand j’aurais même toute la foi, jusqu’à transporter<br />

des montagnes, si je n’ai pas la charité, je ne suis rien » (1 Co 13, 2). Donc,<br />

c’est dans l’amour que l’on peut percevoir la grandeur des saints, hommes et<br />

femmes, que l’Eglise nous propose à l’imitation et nous fait prier et confier à<br />

leur protection.<br />

Ce soir c’est un moment privilégié non seulement pour prier Sainte<br />

Marie Madeleine, mais aussi pour trouver la véritable nourriture de notre<br />

foi et le bon chemin de la sainteté,<br />

celui qui nous conduit à Dieu.<br />

Si Madeleine est une sainte, cela<br />

est sans doute le fruit de la bienveillance<br />

de Dieu qui l’a profondément<br />

aimée. Toutefois, on ne<br />

peut méconnaître la réponse libre<br />

et généreuse de la pécheresse<br />

à l’appel du Christ. Elle a reconnu<br />

en Jésus le Prophète véritable,<br />

le fils de Dieu ressuscité, le Sauveur<br />

des hommes, Celui qui l’a<br />

délivrée des entraves du péché.<br />

Maintenant une question<br />

se pose: une société qui<br />

a perdu conscience du péché,<br />

peut-elle se développer vers le<br />

véritable bonheur de l’homme ?<br />

Peut-elle demander pardon au<br />

Seigneur? Peut-elle lui implorer<br />

sa purification? Loin de Dieu il n’y a que l’abîme et le désespoir du néant.<br />

Nous connaissons tous des gens qui souffrent et dont le cœur est blessé, mais<br />

leur drame est qu’ils ne sont pas toujours conscients de leur situation personnelle.<br />

Malgré tout, Jésus continue de passer près de nous, jour après jour<br />

(cf. Mt 28,20), et Il attend de nous toujours la même réponse: «Seigneur, si tu<br />

le veux tu peux me purifier» (Mt 8,2).<br />

La sainteté personnelle et le bonheur social ne sont pas le résultat<br />

d’un coup de baguette magique, mais de l’action de l’Esprit <strong>di</strong>vin et de la<br />

collaboration de l’homme. Saint Augustin nous le rappelle dans sa formule<br />

classique: « Celui qui t’a créé sans toi, ne te sauvera pas sans toi ». Donc, nous<br />

devons humblement être capables de demander au Seigneur son aide, de<br />

vouloir changer notre vie et d’abandonner, par sa grâce, notre péché.<br />

225<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Quelqu’un se demandera: pourquoi est-il si important de se rendre<br />

compte de se convertir et de désirer changer? Tout simplement parce que,<br />

sinon, nous ne pourrions toujours<br />

pas donner une réponse<br />

affirmative à la question<br />

précédente, où nous <strong>di</strong>sions<br />

qu’une société sans conscience<br />

du péché ne ressentira que <strong>di</strong>fficilement<br />

le désir ou le besoin<br />

de chercher le Seigneur pour<br />

lui demander son aide.<br />

Toute l’histoire de<br />

l’Eglise est marquée par des<br />

femmes et des hommes qui par<br />

leur foi, par leur charité, par<br />

leur vie de sainteté ont été des<br />

phares pour de si nombreuses<br />

générations, et qu’ils le sont<br />

aussi pour nous. Les saints<br />

manifestent de <strong>di</strong>fférentes manières<br />

la présence puissante et<br />

transformatrice du Ressuscité.<br />

A l’instar de Marie Madeleine<br />

ils ont laissé le Christ se saisir<br />

si pleinement de leur vie qu’ils<br />

peuvent affirmer avec saint<br />

Paul: «Ce n’est plus moi qui vis, mais le Christ qui vit en moi» (Ga 2, 20).<br />

Suivre leur exemple, recourir à leur intercession, entrer en communion avec<br />

eux, «nous unit au Christ de qui découlent, comme de leur source et de leur<br />

tête, toutes grâces et la vie du Peuple de Dieu lui-même» (Conc. Œc. Vat. II,<br />

Const. dogm. Lumen gentium, n. 50).<br />

Ainsi la véritable question est celle-ci: ai-je vraiment le désir d’embrasser<br />

ce chemin - qui n’est pas un chemin facile - permettant de devenir<br />

pleinement moi-même et qui mène au bonheur? « Venez à moi vous tous qui<br />

peinez sous le poids du fardeau, et moi, je vous procurerai le repos. Prenez<br />

sur vous mon joug, devenez mes <strong>di</strong>sciples, car je suis doux et humble de<br />

cœur, et vous trouverez le repos. Oui, mon joug est facile à porter et mon<br />

fardeau, léger. » <strong>di</strong>t le Seigneur Jésus (Mt 11,28-30). Marie Madeleine et tous<br />

les saints nous témoignent que cela est possible pour tous.<br />

226 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

FETE DE SAINTE MARIE-MADELEINE<br />

basilique de Saint-Maximin, 24 juillet 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Je suis heureux et ému d’être ici dans cette magnifique basilique de<br />

saint Maximin pour fêter ensemble sainte Marie-Madeleine, votre Patronne.<br />

C’est la première fois que je m’arrête si longtemps dans votre ville et je suis ravis<br />

par la richesse de vos tra<strong>di</strong>tions populaires et par l’imposante construction de<br />

votre église : un monument glorieux, riche d’art et d’histoire, sanctifié par les<br />

sépultures des saints Evangélisateurs de la Provence. En effet, c’est autour des<br />

sépultures des saints Maximin, Marie-Madeleine, Marcelle, Suzanne et Sidoine<br />

que s’est développé le culte chrétien dans cette région. Comment pourraiton<br />

demeurer<br />

i n s e n s i b l e s<br />

au fait qu’en<br />

ce lieu des<br />

multitudes inn<br />

o m b r a b l e s<br />

de fidèles ont<br />

prié, nourri et<br />

fortifié leur foi<br />

dans le Christ?<br />

Et nous, quel<br />

sens voulonsnous<br />

donner<br />

à notre pèlerinage<br />

le jour de<br />

la fête de sainte Marie-Madeleine?<br />

Avant de nous donner une réponse, il est tout-à-fait légitime de se<br />

demander quelles sont les sources de la foi chrétienne ? Si l’on admet que la<br />

foi est « la réponse de l’homme à Dieu », il importe de comprendre par quels<br />

moyens Dieu se fait connaître à l’homme, se propose à son amitié et l’invite à<br />

cette réponse de la foi. Nous lisons dans le Catéchisme de l’Eglise Catholique<br />

: «“Dans sa doctrine, sa vie et son culte, l’Église perpétue et transmet à chaque<br />

génération tout ce qu’elle est elle-même, tout ce qu’elle croit” (n. 8)».<br />

Donc, dans le sillon millénaire de la tra<strong>di</strong>tion catholique et<br />

d’après d’une tra<strong>di</strong>tion populaire vielle, de plusieurs siècles, très documentée,<br />

nous voici réunis en cette basilique pour vénérer et prier notre sainte<br />

Patronne qui brille de sa sainteté par trois aspects: sa conversion ; sa joie<br />

pascale, son élan missionnaire.<br />

227<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Tout d’abord, sa conversion.<br />

Marie–Madeleine est la pénitente: elle apparait comme le modèle<br />

de la conversion. L’évangéliste Marc atteste que sept démons furent chassés<br />

d’elle, c’est-à-<strong>di</strong>re une multitude innombrables comprenant non seulement<br />

un usage déréglé de la sexualité, mais tous les désordres moraux qui assaillent<br />

l’homme. Si d’une part l’esclavage le plus grave existant au monde est<br />

celui du péché, d’autre part nous apprenons que l’homme est incapable de<br />

se libérer de ses échecs et de ses ambigüités. Reconnaître, accepter notre incapacité<br />

et la remettre au Seigneur c’est tout ce que nous pouvons faire. La<br />

pécheresse de l’Evangile se jette aux pieds de Jésus, les arrose de ses larmes,<br />

les essuie avec ses cheveux, les oint de parfum. Au-delà de ses fautes, dans<br />

l’expérience même de sa faiblesse, elle a la foi. Elle est persuadée que l’amour<br />

et la miséricorde du Seigneur sont plus grands, plus puissants que sa faute.<br />

Saint Grégoire le Grand, commente ainsi la scène évangélique : «<br />

Voyez quelle douleur consume cette femme qui ne rougit point de verser des<br />

larmes au milieu des joies d’un festin. Ses yeux avaient convoité toutes les<br />

jouissances de la terre, mais maintenant par la pénitence, elle en éteint le feu<br />

dans un déluge de larmes; elle avait fait servir ses cheveux à rehausser la beauté<br />

de son visage, elle s’en sert pour essuyer ses larmes... Elle avait employé<br />

les parfums pour donner à son corps une agréable odeur, et ce qu’elle avait<br />

honteusement pro<strong>di</strong>gué pour elle-même, elle en fait à Dieu un admirable<br />

sacrifice » (Saint Grégoire le Grand, Homélie sur les Evangiles, 33, 2).<br />

Notre foi ne commence pas avec notre conversion. Ce serait nous<br />

imaginer à tort, que tout dépendrait uniquement de nous. Avant même que<br />

nous connaissions Dieu, Dieu nous connaissait déjà. La Bible nous parle de<br />

son élection en ces termes : « En Christ, Dieu nous a élus avant la fondation<br />

du monde...» (Eph. 1.4). Dès le sein de notre mère, alors que nous n’étions<br />

qu’une masse informe, Dieu nous voyait et comptait nos jours. Qu’elle merveille<br />

!<br />

Marie-Madeleine, femme à la joie pascale. La vraie joie c’est l’aboutissement<br />

d’un parcours intérieur vers un bien impérissable. C’est le fruit<br />

d’une transformation intérieure qui nous amène à découvrir la véritable sagesse<br />

; c’est le résultat d’une libération intérieure, de l’esprit. La Madeleine<br />

jouissait déjà de cette grâce intérieure. Prisonnière auparavant du mal, dans<br />

son corps comme dans son âme, elle avait été guérie par l’action délivrante<br />

du Christ. La joie qu’elle possédait déjà devient pascale quand elle est appelée<br />

familièrement par son nom « Marie » et par sa réponse au Maître. Ainsi<br />

– relève notre Mgr Jean-Pierre Ravotti – « ce qui restait caché au regard se<br />

révèle par la grâce de la Parole accueillie dans la foi » (Ravotti - Boeuf, Sainte<br />

228 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Marie-Madeleine, Evangile et Tra<strong>di</strong>tion, Gémenos 2010, p. 25). La vraie joie<br />

n’est pas dans l’acquisition d’un bien sensible, périssable, mais dans la rencontre<br />

par la foi avec le Ressuscité.<br />

Pour peu que nous réfléchissions, nous découvrons qu’il est <strong>di</strong>fficile<br />

d’être joyeux et très facile d’être tristes ; et, en même temps, que la tristesse<br />

est la source de bien des démissions. Pourquoi les hommes – de notre temps<br />

surtout – sont-ils tristes, découragés, affa<strong>di</strong>s, incapables d’aimer ? La raison<br />

n’est que dans un manque de foi pascale. Saint Augustin l’énonce clairement,<br />

lorsqu’il affirme : Gau<strong>di</strong>um de veritate, c’est-à-<strong>di</strong>re : la joie a sa source dans<br />

la Verité (Conf. X,22), qui se trouve dans la vérité du Christ Ressuscité. La<br />

vraie joie est toujours l’œuvre de Dieu que l’homme accepte librement, une<br />

action à laquelle il se fie et collabore ; elle est la docilité lucide à la présence<br />

du Dieu vivant, toujours au milieu de nous.<br />

Sainte Marie-Madeleine nou rappelle aujouerd’hui que la joie de la<br />

foi pascale jaillit toujours d’un acte de communion au Christ, un acte d’amour<br />

qui part du Christ lui-même et se propage en sa rencontre avec le siens. C’est<br />

ainsi que la Madeleine et tous les autres avec elle sont devenus croyants:<br />

Thomas, les <strong>di</strong>sciples d’Emmaüs et Paul. C’est le fruit de l’Esprit Saint : lui<br />

seul nous découvre son passage. Pour le voir et le saisir il faut savoir reconnaître<br />

sa lumière au milieu d’un monde superficiel et trompeur.<br />

Tout près du sépulcre vide, Marie-Madeleine reçoit du Seigneur<br />

une mission extraor<strong>di</strong>naire. C’est elle qui, la première, rencontre le Ressuscité<br />

et devient la destinataire d’un message qu’elle doit porter aux <strong>di</strong>sciples<br />

: « Ne me touche pas, – lui <strong>di</strong>t Jésus – car je ne suis pas encore monté vers le<br />

Père. Mais va trouver mes frères et <strong>di</strong>s-leur: je monte vers mon Père et votre<br />

Père, vers mon Dieu et votre Dieu » (Jn 20, 16-18). Avant les Apôtres, elle fut<br />

témoin oculaire du Christ ressuscité et, pour cette raison, elle fut aussi la première<br />

à lui rendre témoignage devant les Apôtres. C’est pour cela que Saint-<br />

Thomas d’Aquin l’appelle «l’apôtre des Apôtres» (S. Thomas d’Aquin, In<br />

Ioannem Evangelistam Expositio, c. XX, l. III, 6). Cet événement, en un sens,<br />

est comme le couronnement de tout ce que l’Ecriture sainte <strong>di</strong>t des femmes<br />

et témoigne aussi que les paroles du Prophète sont accomplies: «Je répandrai<br />

mon Esprit sur toute chair. Vos fils et vos filles prophétiseront » (Jl 3, 1).<br />

Le rôle et la mission de la femme dans la société et dans la communauté<br />

ecclésiale ont pris un relief tout-à-fait particulier, surtout dans les<br />

interventions du Magistère de l’Eglise. Dans le Message final aux femmes du<br />

Concile Vatican II on lit : «L’heure vient, l’heure est venue où la vocation de<br />

la femme s’accomplit en plénitude, l’heure où la femme acquiert dans la cité<br />

229<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

une influence, un rayonnement, un pouvoir jamais atteints jusqu’ici. C’est<br />

pourquoi, en ce moment où l’humanité connaît une si profonde mutation, les<br />

femmes imprégnées de l’esprit de l’Evangile peuvent tant pour aider l’humanité<br />

à ne pas déchoir. »<br />

Nous savons gré a toutes ces épouses et à ces mères qui vivent évangéliquement<br />

leur mission ; à toutes ces femmes qui dans la société jouent un<br />

rôle important et dévoué dans les hôpitaux, dans les maisons de retraite,<br />

dans l’enseignement et, en général, dans l’assistance sociale.<br />

Ce n’est pas le cas de mentionner ici le danger social et la confusion<br />

idéologique que provoquent ces mouvements qui œuvrent pour l’émancipation<br />

de la femme hors de l’ordre naturel, proposant, à notre avis, une vie<br />

déréglée, licencieuse, contre nature et contre les principes moraux.<br />

Rendons grâces au Seigneur pour tous ceux qui ont porté la Parole<br />

de vie dans cette région. Ce sont les Apôtres, les martyrs, l’Eglise deux fois<br />

millénaire, les ministères et la multitude des chrétiens d’aujourd’hui. Que<br />

sainte Marie-Madeleine veille toujours sur son peuple provençal qui la chante<br />

et qui depuis toujours l’honore par un élan de foi et de joie populaire qu’il<br />

faut conserver jalousement et consigner aux générations futures comme un<br />

héritage très précieux.<br />

SOLENNITÀ DI MARIA ASSUNTA IN CIELO<br />

<strong>San</strong>remo, <strong>San</strong>tuario della Costa, 15 agosto 2011<br />

Nella solennità dell’Assunta tutti siamo chiamati a contemplare la<br />

gloria <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Maria in una <strong>di</strong>mensione che certamente sorpassa ogni nostra<br />

capacità <strong>di</strong> percezione piena. Non è facile, per non <strong>di</strong>re impossibile, raggiungere<br />

una raffigurazione adeguata della Madonna, innalzata alla gloria<br />

del cielo in corpo e anima, sebbene i santi Padri e i gran<strong>di</strong> Dottori della Chiesa,<br />

nelle loro omelie e nei loro <strong>di</strong>scorsi, mettessero già in evidenza non solo il<br />

fatto che le sue spoglie mortali fossero state preservate dalla corruzione, ma<br />

anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione.<br />

Un motivo <strong>di</strong> grande gioia della nostra festa è comunque questo: la<br />

sorte <strong>di</strong> Maria è anche quella <strong>di</strong> tutti noi, destinati a partecipare alla stessa<br />

realtà, come professiamo nel Credo: credo la risurrezione della carne, credo<br />

la vita eterna.<br />

Oggi la Liturgia ci fa chiedere a Dio <strong>di</strong> «vivere in questo mondo<br />

costantemente rivolti ai beni eterni, per con<strong>di</strong>videre la stessa corona <strong>di</strong><br />

Maria». Ciò vuol <strong>di</strong>re che i cristiani devono essere pienamente consapevoli<br />

230 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

che tutto ha un termine sulla terra: passa questo mondo e tutti siamo chiamati<br />

a realtà superiori, vere, seppure non percepibili ai sensi del corpo.<br />

Il Concilio parla della Chiesa come del nuovo popolo <strong>di</strong> Dio «dell’era<br />

presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente» (Lumen<br />

Gentium, 9; cfr. Eb 13,14). A nessuno, tuttavia, sfugge il fatto che la nostra<br />

gravitazione spirituale sia soprattutto verso la terra. Questa è la ragione per<br />

cui <strong>San</strong> Paolo invita a cercare «le cose <strong>di</strong> lassù, (quae sursum sunt) dove è<br />

Cristo, seduto alla destra <strong>di</strong> Dio» (Col 3, 1). L’apostolo insiste nell’esortazione:<br />

«rivolgete il pensiero alle cose <strong>di</strong> lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).<br />

Ai Filippesi raccomanda <strong>di</strong> essere «irreprensibili e puri, figli <strong>di</strong> Dio, immacolati,<br />

in mezzo ad una generazione malvagia e perversa» (Fil 2,15).<br />

In tal senso, mi permetto <strong>di</strong> citare quello che <strong>di</strong>sse Giovanni Paolo II<br />

sul monte Chétif in Valle d’Aosta il 7 settembre 1986, in occasione del bicentenario<br />

della conquista del Monte Bianco. Nell’invitare l’Europa a riflettere<br />

sulle sue ra<strong>di</strong>ci cristiane e sull’unità profonda raggiunta attorno a tale patrimonio<br />

<strong>di</strong> fede, ebbe a <strong>di</strong>re:<br />

«L’uomo contemporaneo, che sembra talora seguire il principio …<br />

del sápere quae supra terram, cioè del rivolgersi unicamente alle cose della<br />

terra, in una visione materialistica della vita, deve <strong>di</strong> nuovo saper guardare<br />

verso l’alto, verso le vette della grazia e della gloria, per le quali è stato creato<br />

e a cui è chiamato dalla bontà e grandezza <strong>di</strong> Dio. “Agnosce, christiane,<br />

<strong>di</strong>gnitatem tuam”: oltrepassa il creato, oltrepassa anche te stesso, per trovare<br />

l’orma del Dio vivente, impressa non soltanto in queste maestose bellezze<br />

naturali, ma soprattutto nel tuo spirito immortale! Cerca, come i tuoi padri,<br />

“le cose <strong>di</strong> lassù, non quelle della terra”!» (Giovanni Paolo II Angelus, Mont<br />

Chétif, 7 settembre 1986).<br />

Un ostacolo molto serio, che impe<strong>di</strong>sce all’uomo <strong>di</strong> aprirsi alla trascendenza,<br />

è la sua graduale rinuncia a pensare, intorpi<strong>di</strong>to, appesantito<br />

com’è dall’affannosa e principale ricerca del benessere materiale, visto come<br />

l’unico scopo della propria vita. Ho parlato <strong>di</strong> “rinuncia”, ma bisognerebbe<br />

pur <strong>di</strong>re che, oggi più che mai, vi è una incapacità al retto uso dell’intelligenza,<br />

causato tanto dall’intorpi<strong>di</strong>mento dei mass-me<strong>di</strong>a, la TV in primis dove<br />

c’è sempre chi pensa per te, quanto dal consumo <strong>di</strong>lagante <strong>di</strong> alcool e <strong>di</strong> droghe<br />

che creano nel cervello umano turbe spesso irreversibili e omologano le<br />

masse: tutti uguali e tutti spettri. Infatti, l’appiattimento e l’azzeramento <strong>di</strong><br />

molti valori, la superficialità con cui oggi si affronta la vita, rendono sempre<br />

più <strong>di</strong>fficile ogni riferimento ai valori dello spirito che sono la vera risorsa<br />

dell’uomo. È più facile non pensare, non pensare affatto, neppure <strong>di</strong> fronte<br />

al mistero della morte, che è tanto sfacciatamente esorcizzata con l’in<strong>di</strong>ffe-<br />

231<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

renza, quanto con protervia violenza entra ogni giorno nelle nostre case attraverso<br />

la TV. Tutto questo è sconcertante; è frutto senza dubbio anche del<br />

cosiddetto “pensiero debole”! La cultura laicista contemporanea, infatti, ha<br />

un atteggiamento critico negativo, per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aperto scetticismo, verso<br />

la trascendenza ed il destino soprannaturale dell’uomo.<br />

Essere il “nuovo popolo <strong>di</strong> Dio che cammina alla ricerca della città<br />

futura”, come richiede il Concilio (cfr. Lumen Gentium, 9), impegna al<br />

dovere <strong>di</strong> dare un più vivo soffio spirituale alla nostra società che, <strong>di</strong>versamente,<br />

sarà condannata ad un’inesorabile fine. Giovanni Paolo II, nell’Atto<br />

<strong>di</strong> affidamento del mondo a Maria, a conclusione dell’Anno <strong>San</strong>to del 2000,<br />

affermava: «Oggi come mai nel passato, l’umanità è a un bivio. … L’umanità<br />

possiede oggi strumenti d’inau<strong>di</strong>ta potenza: può fare <strong>di</strong> questo mondo un<br />

giar<strong>di</strong>no, o ridurlo a un ammasso <strong>di</strong> macerie» (Giovanni Paolo VI, Affidamento<br />

del mondo a Maria, Giubileo dei Vescovi, 8 Ottobre 2000).<br />

Una società come la nostra, che ha fatto progressi strabilianti nel<br />

campo scientifico e tecnico, ha dunque altrettanto bisogno <strong>di</strong> un vero e proprio<br />

rilancio nel campo spirituale. Ciò vuol <strong>di</strong>re che occorrono gran<strong>di</strong> forze<br />

morali per superare gli ostacoli che minacciano il suo progresso. Questa è la<br />

ragione per cui la Chiesa, alla luce del Vangelo, non può e non deve <strong>di</strong>sinteressarsi<br />

dell’uomo e della società. Coloro che la accusano <strong>di</strong> “fare politica” e<br />

invitano vescovi e preti a starsene rintanati nelle loro sacrestie sono in perfetta<br />

malafede o nella più squallida ignoranza: costoro parlano e giu<strong>di</strong>cano<br />

senza alcuna cognizione <strong>di</strong> causa. Anche questo è il risultato dell’ appiattimento<br />

culturale e sociale a cui si è arrivati soprattutto dopo la rivoluzione<br />

sessantottina. La verità è questa: l’uomo, lontano da Dio, dalla sorgente della<br />

vita, non può vivere, muore. A coloro che si pongono la domanda: «Come<br />

sarà il mondo <strong>di</strong> domani?», la risposta è, dunque, solo questa: come lo vogliamo<br />

noi, ossia dal comportamento degli uomini, dal retto o dal <strong>di</strong>storto<br />

funzionamento delle nostre capacità intellettuali e volitive.<br />

È innegabile che siano sempre più pressanti e <strong>di</strong>ffuse le aspettative<br />

<strong>di</strong> un generale rinnovamento. Ma quale rinnovamento è possibile quando<br />

si stanno perdendo le coor<strong>di</strong>nate sul vero senso della vita? Le fessure che si<br />

sono aperte sul mondo della politica, della giustizia, dell’economia, del costume<br />

e perfino dello sport ci fanno intravedere una realtà così corrotta e devastata<br />

da apparire davvero insanabile. Non c’è proprio da ridere, pensando<br />

che il futuro della società sono i giovani <strong>di</strong> oggi e che, da parte degli adulti,<br />

hanno pochi esempi e<strong>di</strong>ficanti.<br />

Tuttavia, chi volesse tirarsi fuori da questa triste realtà e contribuire<br />

ad un suo effettivo risanamento dovrebbe agire nella consapevolezza che le<br />

232 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Omelie<br />

aspettative <strong>di</strong> ripresa appartengono al mondo della concretezza e non dei<br />

sogni. Tenendo pur presente che un’antropologia senza Dio porta la morte<br />

dell’uomo, che una società sibarita, ossia dai costumi corrotti, non potrà mai<br />

migliorare i destini dell’umanità, ma li peggiorerà sempre <strong>di</strong> più, noi <strong>di</strong>ciamo<br />

che è un dovere <strong>di</strong> tutti rispondere alle attese della parte più sana della<br />

nostra società che ancora esiste. Come? Certamente andando contro corrente,<br />

sostenendo quella cultura veramente rispettosa dell’uomo, dell’etica cristiana<br />

e dei valori spirituali del Vangelo e insegnati dalla dottrina sociale<br />

della Chiesa. In questo noi speriamo, facendo affidamento – come ripeto –<br />

sulla parte migliore della nostra società e sulla Provvidenza <strong>di</strong> Dio che non<br />

abbandona i suoi figli.<br />

Ogni impegno, atto ad arginare le <strong>di</strong>ffuse forme <strong>di</strong> devianza, è meritevole<br />

<strong>di</strong> alta considerazione. Benedette quelle famiglie che offrono ai loro<br />

figli esempi <strong>di</strong> virtù umane e cristiane; benemeriti tutti coloro che s’impegnano<br />

ad offrire loro autentici modelli <strong>di</strong> vita buona, specie se occupano<br />

posti pubblici <strong>di</strong> rilievo; lodevoli coloro che operano nelle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

e mettono a segno maxi operazioni come quella recente del 9 agosto ad opera<br />

dei Carabinieri <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo che hanno posto sotto sequestro ben 35 chilogrammi<br />

<strong>di</strong> stupefacente!<br />

Nel cuore dell’estate, quando il pensiero <strong>di</strong> molti è rivolto alla terra<br />

o al mare, per lo più alle vacanze, il credente è invitato a guardare al cielo, a<br />

quella Creatura che la liturgia o<strong>di</strong>erna celebra come «Colei che ci <strong>di</strong>schiude il<br />

cammino verso il regno dei cieli» (cfr. Inno delle Lo<strong>di</strong> della Solennità).<br />

Effettivamente, contemplando l’assunzione <strong>di</strong> Maria, il cristiano riscopre<br />

le ragioni della propria fede e la gioia del mistero che vive in Colei che<br />

è stata «innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove – come si legge<br />

nella bolla Pio XII a definizione del dogma – risplende Regina alla destra del<br />

Figlio suo, Re immortale dei secoli» (Pio XII, Cost. Ap. Munificentissimus<br />

Deus). La solennità del 15 agosto è dunque, come scriveva Paolo VI, «la festa<br />

del suo destino <strong>di</strong> pienezza e <strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne, della glorificazione della sua<br />

anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione<br />

a Cristo risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine<br />

e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché<br />

tale piena glorificazione – continuava il Papa – è il destino <strong>di</strong> quanti Cristo<br />

ha fatto fratelli, avendo con loro “in comune il sangue e la carne” (Eb 2,14; cf.<br />

Gal 4,4)» (Paolo VI, Es. Ap. Il culto mariano, n. 27).<br />

233<br />

Ve s c O V O


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Omelie<br />

SOLENNITA’ DI SAN SECONDO<br />

Patrono della <strong>Diocesi</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong>, 26 agosto 2011<br />

Ogni anno la solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo si presenta sotto l’aspetto<br />

della tra<strong>di</strong>zione e della novità. Quello della novità è la consegna del Premio<br />

“<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, quest’anno a Luciano Codarri, fondatore e anima<br />

della Spes-Auser; quello della tra<strong>di</strong>zione è la figura, sempre attuale, del<br />

nostro <strong>San</strong>to Patrono che brilla per il suo amore a Gesù Cristo, fino a versare<br />

per Lui il proprio sangue.<br />

È sempre opportuno ricordare che la memoria <strong>di</strong> un santo Patrono<br />

non è per omaggiare un passato. C’è sempre da domandarsi perché si ricor<strong>di</strong><br />

un santo, perché sia stato scelto uno piuttosto che un altro, quale significato<br />

possa ancora avere oggi la sua memoria, in una società non più cristiana<br />

come un tempo.<br />

Sono domande che devono farci riflettere e metterci <strong>di</strong> fronte alle<br />

personali responsabilità che abbiamo come cristiani: il Patrono, <strong>San</strong> Secondo,<br />

è nostro e ci appartiene.<br />

Non dobbiamo permettere che i Patroni delle parrocchie della nostra<br />

<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong>ventino una copertura per espressioni pagane e soltanto festaiole,<br />

nonostante la festa patronale abbia un innegabile risvolto anche civile.<br />

<strong>San</strong> Secondo è una figura molto scomoda perché non fu l’uomo del<br />

compromesso e, per la sua coerenza alla fede cristiana, lasciò la testa sotto la<br />

spada del persecutore. È venerato come un martire, ossia come un testimone<br />

della fede in Gesù Cristo. Appartenente alla legione Tebea, cadde sotto la<br />

spada all’epoca dell’imperatore Massimiano, all’inizio del IV secolo, sulla<br />

Via Francigena che da Vercelli porta ad Aosta.<br />

<strong>San</strong> Giustino, lui pure pagano e convertitosi al cristianesimo<br />

intorno al 130, morto martire come <strong>San</strong> Secondo, fece nella sua “Prima<br />

Apologia” alcune affermazioni che illuminano tanto la vita del nostro santo<br />

Patrono, quanto la nostra <strong>di</strong> cristiani, sempre facili a rinnegare, nei fatti, la<br />

nostra fede. Ecco le parole <strong>di</strong> Giustino:<br />

«Non vogliamo vivere da menzogneri; noi che aspiriamo a una vita<br />

eterna e pura, preten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> vivere insieme a Dio Padre e creatore <strong>di</strong> tutte<br />

le cose; e desideriamo perciò confessare la fede nella convinzione e nella<br />

certezza che potranno conseguire ciò coloro che hanno creduto in Dio attraverso<br />

le opere, poiché lo hanno seguito bramando <strong>di</strong> vivere vicino a lui dove<br />

il male non oppone resistenza» (Giustino, I Apologia, 8,1).<br />

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Omelie<br />

È chiaro in queste affermazioni il riferimento all’insegnamento <strong>di</strong><br />

Gesù che ha detto ai suoi <strong>di</strong>scepoli: «Il vostro parlare sia sì, sì; no, no; il <strong>di</strong> più<br />

viene dal maligno» (Mt 5,33-34). E ancora: «Non chiunque mi <strong>di</strong>ce: “Signore,<br />

Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio<br />

che è nei cieli» (Mt 7,21) ?<br />

A conclusione del lungo Discorso della Montagna, Gesù porta i suoi<br />

interlocutori al cuore del problema: chi sia veramente <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Cristo.<br />

Gesù si rivolge a <strong>di</strong>scepoli che già credono in lui, ma intende precisare quali<br />

siano i comportamenti concreti per “entrare nel Regno dei cieli”. Il linguaggio<br />

<strong>di</strong> Gesù è schietto e drastico: spaventa e fa pensare a quella condanna,<br />

giunta a sorpresa, per chi si credeva giusto: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi<br />

da me, voi che operate l’iniquità” (Mt 7,23). Gesù chiede fede e<br />

opere.<br />

La vita cristiana non si ferma alla prima Comunione o alla Cresima,<br />

oppure ad una Messa ascoltata, forse <strong>di</strong>strattamente, ogni tanto. Non<br />

sono neppure veri cristiani coloro che pensano essere sufficiente <strong>di</strong>fendere<br />

le tra<strong>di</strong>zioni religiose del passato, standosene però fuori dalla Chiesa; lo ha<br />

ancora richiamato il Papa alla recente GMG. Il Cristianesimo è ben altra cosa:<br />

è una vita nella Chiesa, è sempre una vita nuova e coerente all’insegnamento<br />

e all’esempio <strong>di</strong> Gesù Cristo. “Fare la volontà del Padre” significa, dunque,<br />

vivere secondo il Vangelo, insegnato dal Magistero autentico della Chiesa.<br />

Il premio “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, nato nel cuore della<br />

Chiesa ventimiusa nel 1992, avrà un futuro? Me lo auguro, ma, per essere<br />

degno del nome, dovrà mantenersi fedele allo spirito cristiano che lo ha ideato:<br />

ossia premiare chi ha svolto lodevolmente un’attività nel campo sia ecclesiale,<br />

sia sociale, sia culturale, in consonanza a quelli che sono i veri valori<br />

del Cristianesimo.<br />

Questa premiazione non è priva <strong>di</strong> un elevato valore esemplare per<br />

tutti, in modo particolare per le giovani generazioni, sempre più povere <strong>di</strong><br />

punti <strong>di</strong> riferimento sicuri e <strong>di</strong> modelli comportamentali coerenti con una<br />

vita buona e ricca <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bene.<br />

Se si pensa che i giovani <strong>di</strong> oggi sono il nostro futuro, c’è da<br />

preoccuparsi molto. Dovremmo domandarci se la loro scostumata spavalderia,<br />

i loro atteggiamenti libertini, spregiu<strong>di</strong>cati, trasgressivi, le loro sregolatezze<br />

non nascondano una forma <strong>di</strong> ribellione istintiva al vuoto <strong>di</strong> quei<br />

valori che, soltanto alcuni decenni fa, erano ancora, nonostante tutto, l’anima<br />

della nostra società: erano conservati e proposti nelle nostre buone famiglie<br />

cristiane. Che cosa è successo dopo che anche la maggioranza dei cattolici<br />

ha aderito a quelle forze <strong>di</strong>sgregatrici dell’unità e sacralità della famiglia? La<br />

235<br />

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Omelie<br />

famiglia si è lentamente sfasciata, il valore della vita nascente è venuto meno<br />

in molti. È sintomatico il fatto che oggi si sia giunti a fare campagne <strong>di</strong> denuncia<br />

contro l’abbandono <strong>di</strong> un cane (e su questo non ho nulla da eccepire)<br />

ma, nello stesso tempo, si taccia sempre più sull’uccisione dell’innocente nel<br />

seno della madre; non soltanto: lo si è reso del tutto gratuito e mistificato,<br />

sotto l’innocua e facile assunzione <strong>di</strong> una pillola, presente soprattutto nel<br />

corredo <strong>di</strong> chi parte in vacanza.<br />

I giovani che cosa possono ancora imparare da questa società, quando<br />

la loro formazione, i loro giochi – i “video games” – e gli spettacoli televisivi<br />

sono sempre più colorati <strong>di</strong> rosso sangue, per le scene <strong>di</strong> violenza della<br />

cronaca nera e pervasi <strong>di</strong> piaceri illeciti? Sarebbe veramente la fine del mondo<br />

se tutto questo continuasse e avvenisse nell’in<strong>di</strong>fferenza, per non <strong>di</strong>re con<br />

“il consenso” dell’intera opinione pubblica, cristiani compresi.<br />

Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica Deus caritas est (Dio è carità),<br />

scrive: «Tutta l’attività della Chiesa è espressione <strong>di</strong> un amore che cerca<br />

il bene integrale dell’uomo» (n. 19). Sottolineo le parole “attività”, “amore”,<br />

“bene integrale”. Il vero cristiano non sta con le mani in mano; non può<br />

guardare alle necessità degli altri e andare oltre, <strong>di</strong> fronte al male in<strong>di</strong>viduale<br />

e sociale. Al contrario, si responsabilizza, lavora, s’ingegna, si sforza per<br />

costruire una società migliore. Di una cosa egli non deve proprio curarsi: <strong>di</strong><br />

coloro che sono sempre pronti a criticare, piuttosto che lavorare, <strong>di</strong> coloro<br />

che <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> rispettare tutte le credenze, ma poi accusano la Chiesa col <strong>di</strong>re:<br />

«Non sta mai zitta; se pensasse un po’ per sé; cosa c’entra la Chiesa con la<br />

vita, se poi Dio, forse, non c’è?».<br />

Amare è servire la Chiesa non soltanto nella evangelizzazione, ma<br />

anche nella promozione dell’uomo in tutti gli ambiti della sua vita. <strong>San</strong> Paolo<br />

<strong>di</strong>ceva: Caritas Christi urget nos, (2 Cor 5,14) è l’amore <strong>di</strong> Dio che ci spinge<br />

e ci dà forza. Smettiamola, allora, con un cristianesimo vissuto all’acqua <strong>di</strong><br />

rose. Anche noi, sacerdoti, non accontentiamoci del poco e non per<strong>di</strong>amoci<br />

<strong>di</strong> coraggio <strong>di</strong> fronte alle maggiori <strong>di</strong>fficoltà che ci stanno <strong>di</strong> fronte.<br />

L’apostolo Giacomo scriveva ai cristiani del suo tempo: “Che giova,<br />

fratelli miei, se uno <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella<br />

fede può salvarlo? (Gc 2,17). Già allora vi erano alcuni <strong>di</strong> quei credenti che,<br />

pur avendo fede in Gesù, rifiutavano <strong>di</strong> compiere le opere buone, pensando<br />

che la loro fede sarebbe stata sufficiente. Rifiutare <strong>di</strong> fare il bene, vivere nel<br />

peccato e, al tempo stesso, <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere cristiani, porta il nostro prossimo<br />

a biasimare il Signore. Era già questo il rimprovero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo «Per causa<br />

vostra il nome <strong>di</strong> Dio è bestemmiato» (Rm 2,24).<br />

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Omelie<br />

Avete capito che questo mio <strong>di</strong>scorso è stato ispirato non solo<br />

al nostro Patrono, ma anche al Premio che oggi è consegnato a un citta<strong>di</strong>no<br />

benemerito, il quale ha scelto come ideale della propria vita <strong>di</strong> andare contro<br />

corrente e <strong>di</strong> occuparsi, in prima persona, dei più sfortunati. Plaudo a questa<br />

destinazione: è la prova che nella città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> i valori cristiani non<br />

sono morti del tutto, ma sanno ancora irra<strong>di</strong>are e fecondare molte opere <strong>di</strong><br />

bene. Plaudo a questa scelta anche perché avviene nell’Anno Internazionale<br />

del volontariato.<br />

Che parola nobile è questa: “Volontariato”! Tale è veramente quando<br />

si lavora per gli altri nel silenzio, nella generosità, con <strong>di</strong>sinteresse, con<br />

amore sincero e gratuito. Chi crede, e in nome della propria fede agisce così,<br />

merita davvero il premio Il primo a darlo è sempre Colui che si è sacrificato<br />

per tutti. L’amore ha soltanto un nome: Gesù Cristo.<br />

237<br />

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Ve s c O V O<br />

Documenti<br />

CONVEGNO DIOCESANO<br />

ORIENTAMENTI PASTORALI PER LA DIOCESI<br />

ACCOMPAGNARE ALL’INCONTRO CON CRISTO<br />

NELLA COMUNITA’ ECCLESIALE<br />

INTRODUZIONE<br />

UN PO’ DI CRONISTORIA<br />

Il 4 ottobre 2010, con il documento Educare alla vita buona del vangelo,<br />

la CEI affidava alla Chiesa Italiana gli Orientamenti pastorali per il<br />

decennio 2010-2020, ossia «alcune linee <strong>di</strong> fondo per una crescita concorde<br />

delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione».<br />

La scelta <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care al campo educativo una particolare attenzione<br />

affonda le ra<strong>di</strong>ci nel 4° Convegno Ecclesiale <strong>di</strong> Verona celebrato dal 16 al 20<br />

ottobre 2006 e ne costituisce una continuazione logica, coerente con la necessità<br />

<strong>di</strong> Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Sta cambiando in<br />

maniera vertiginosa: fino a qualche anno fa era impensabile <strong>di</strong> dover leggere<br />

una notizia come quella apparsa invece sul giornale “Il Levante” <strong>di</strong> Venerdì<br />

9 settembre 2011: “Eroinomani a 14 anni. È shock nel Tigullio – Sestri Levante<br />

– sorpresi in un parchetto a iniettarsi la sostanza stupefacente”.<br />

Se alcuni anni fa era chiaro il riconoscimento da parte dell’Episcopato<br />

italiano <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte ad una sfida culturale sempre più acuta,<br />

oggi emerge, con drammatica urgenza, la necessità <strong>di</strong> non perdere <strong>di</strong> vista<br />

come «una <strong>di</strong>mensione costitutiva e permanente della nostra missione» sia<br />

«la necessità <strong>di</strong> rendere Dio presente in questo mondo e <strong>di</strong> far sì che ogni<br />

uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e<br />

della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello,<br />

buono e vero». Così, infatti, scriveva il Card. Angelo Bagnasco, nella Presentazione<br />

al documento Educare alla vita buona del Vangelo.<br />

Nella Nota pastorale “Rigenerati per una speranza viva: testimoni<br />

del grande “sì” dell’uomo” con la quale si concludeva il Convegno <strong>di</strong> Verona<br />

(16 – 20 ottobre 2006) si legge al n. 17, de<strong>di</strong>cato alla sfida educativa:<br />

«L’appello risuonato in tutti gli ambiti ci spinge a un rinnovato protagonismo<br />

in questo campo: ci è chiesto un investimento educativo capace<br />

<strong>di</strong> rinnovare gli itinerari formativi, per renderli più adatti al tempo presente<br />

e significativi per la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli<br />

adulti. La formazione, a partire dalla famiglia, deve essere in grado <strong>di</strong> dare<br />

significato alle esperienze quoti<strong>di</strong>ane, interpretando la domanda <strong>di</strong> senso<br />

che alberga nella coscienza <strong>di</strong> molti. Nello stesso tempo, le persone devono<br />

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Documenti<br />

essere aiutate a leggere la loro esistenza alla luce del vangelo, così che trovi<br />

risposta il desiderio <strong>di</strong> quanti chiedono <strong>di</strong> essere accompagnati a vivere la<br />

fede come cammino <strong>di</strong> sequela del Signore Gesù, segnato da una rela¬zione<br />

creativa tra la parola <strong>di</strong> Dio e la vita <strong>di</strong> ogni giorno.<br />

Il tempo presente è straor<strong>di</strong>nariamente favorevole a nuovi cammini<br />

<strong>di</strong> fede, che esprimano la ricchezza dell’azione dello Spirito e la possibilità<br />

<strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> santità. Tutto questo però potrà realizzarsi solo se le comunità<br />

cristiane sapranno accompagnare le persone, non accontentandosi <strong>di</strong> rivolgersi<br />

solo ai ragazzi e ai giovani, ma proponendosi più decisamente anche al<br />

mondo adulto, valorizzando nel <strong>di</strong>alogo la maturità, l’esperienza e la cultura<br />

<strong>di</strong> questa generazione. Rilevante sarà, in proposito, il contributo delle scuole<br />

cattoliche, dei centri universitari e delle facoltà e degli istituti teologici.<br />

Per rendere maggiormente efficace questa azione, non va sottovalutata<br />

l’importanza <strong>di</strong> un migliore coor<strong>di</strong>namento dei soggetti educativi<br />

ecclesiali, le cui originalità potrebbero trovare un luogo <strong>di</strong> collegamento e<br />

valorizzazione in un forum nazionale delle realtà educative» (n. 17).<br />

Siamo <strong>di</strong> fronte ad una sintesi completa e stimolante, sufficiente <strong>di</strong><br />

per sé a mettere in moto le molte energie esistenti in tutte le <strong>Diocesi</strong> d’Italia<br />

e in tutte le nostre parrocchie.<br />

EDUCARE ALLA VITA bUONA DEL VANGELO<br />

Educare alla vita buona del Vangelo che cosa significa, se non farsi<br />

<strong>di</strong>scepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa <strong>di</strong> educare a una umanità<br />

nuova e piena? Il Maestro continua ad educare e lo fa attraverso la me<strong>di</strong>azione<br />

della Chiesa che incessantemente svolge la sua opera bimillenaria,<br />

tutta un intreccio fecondo <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> educazione.<br />

Siamo convinti che annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa<br />

portare a pienezza l’umanità e quin<strong>di</strong> seminare cultura e civiltà. Non c’è<br />

nulla, nella nostra azione, che non abbia una significativa valenza educativa.<br />

Partendo da queste considerazioni, gli Orientamenti Cei offrono un<br />

percorso scan<strong>di</strong>to da alcune tappe strettamente conseguenti e complementari.<br />

L’introduzione risponde alla domanda: perché la CEI ha scelto per<br />

il decennio 2010-2010 il tema dell’educazione? E lo fa partendo da alcune ragioni<br />

<strong>di</strong> fondo: la continuità con il cammino ecclesiale precedente, dal Concilio<br />

ad oggi; la fedeltà alla missione che il Maestro <strong>di</strong>vino ha dato alla sua<br />

239<br />

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Documenti<br />

Chiesa; la speranza che educare è non solo doveroso, ma possibile anche <strong>di</strong><br />

fronte alle <strong>di</strong>fficoltà del nostro tempo.<br />

I passaggi chiave e lo scopo precipuo del presente documento sono<br />

quin<strong>di</strong>:<br />

1. I problemi che s’incontrano oggi nell’educazione: Educare in un<br />

mondo che cambia.<br />

2. La finalità dell’educazione: promuovere la formazione integrale<br />

della persona, accogliendo Cristo come “via, verità e vita”.<br />

3. Le modalità della relazione educativa efficace.<br />

4. I protagonisti dell’azione educativa. La Chiesa, come comunità<br />

educante.<br />

5. Progettazione pastorale con al centro l’educazione.<br />

Capitolo 1 - Educare in un mondo che cambia<br />

Problemi che s’incontrano oggi<br />

1. Un segno dei tempi è l’accresciuta sensibilità per la libertà in tutti<br />

gli ambiti della vita.<br />

2. Difficoltà <strong>di</strong> dare un senso profondo all’esistenza, con la conseguente<br />

per<strong>di</strong>ta del senso <strong>di</strong> Dio e un accentuato in<strong>di</strong>fferentismo religioso.<br />

Sintomi: <strong>di</strong>sorientamento, narcisismo, desiderio insaziabile del possesso, ricerca<br />

del sesso sfrenato e slegato dall’affettività e dall’impegno, ansia, paura<br />

incapacità <strong>di</strong> sperare: negazione della vocazione trascendente dell’uomo.<br />

Ecco l’emergenze educativa.<br />

3. La formazione dell’identità personale avviene in un contesto pluralistico<br />

con <strong>di</strong>versi soggetti: non solo la famiglia, scuola, lavoro, la comunità<br />

ecclesiale, ma anche comunicazione multime<strong>di</strong>ale. Occorre educare a scelte<br />

responsabili.<br />

4. Altre ra<strong>di</strong>ci dell’emergenza educativa sono lo scetticismo e il relativismo<br />

che escludono dal cammino umano la natura e la rivelazione.<br />

5. I rapporti tra le generazioni (famiglia e società) all’interno della<br />

famiglia sono sempre più separati: la crisi della famiglia ha messo in crisi<br />

anche la reciprocità, il <strong>di</strong>alogo e il tempo che l’educazione richiede.<br />

6. La formazione integrale è resa <strong>di</strong>fficile dalla separazione tra le<br />

<strong>di</strong>mensioni costitutive della persona, in modo speciale la razionalità e l’affettività,<br />

la corporeità e la spiritualità. La cultura o<strong>di</strong>erna tende a relegare<br />

gli affetti e le relazioni in un orizzonte dominato dall’impulso del momento,<br />

privi <strong>di</strong> riferimenti significativi.<br />

7. Compresenza sempre più <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> culture, credenze ed espres-<br />

240 Rivista Diocesana n°3 - 2011


sioni religiose <strong>di</strong>verse a causa della mobilità dei popoli.<br />

Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Capitolo 2- Gesù Maestro<br />

La finalità dell’educazione<br />

Ve s c O V O<br />

Documenti<br />

Dio educa il suo popolo. Gesù Cristo è il Maestro: Via, Verità e<br />

Vita.<br />

Alla scuola <strong>di</strong> Gesù, Maestro <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> vita, compimento <strong>di</strong> tutta<br />

la storia della salvezza, inten<strong>di</strong>amo imparare a gestire con frutto l’impegno<br />

educativo nel nostro tempo. Confermiamo così che l’educazione è parte integrante<br />

e insostituibile della missione della Chiesa, madre e maestra e definiamo<br />

con chiarezza il fine ultimo dell’educazione cristiana che è quello <strong>di</strong><br />

formare alla vita secondo lo Spirito.<br />

capitolo 3 – Educare, cammino <strong>di</strong> relazione e <strong>di</strong> fiducia<br />

Come educare?<br />

L’evangelista Giovanni ci offre nel suo Vangelo alcuni tratti essenziali<br />

della relazione educativa che Gesù ha stabilito con i suoi <strong>di</strong>scepoli e che<br />

propone anche a noi.<br />

• Gv 1,38: Che cosa cercate? Gesù suscita e riconosce un desiderio.<br />

• Gv 1,38-39:Venite e vedete. Gesù fa una proposta concreta.<br />

• Gv 1,39: Rimasero con lui. I due <strong>di</strong>scepoli accettano la sfida.<br />

• Gv 6,68: Signore, da chi andremo? Gli apostoli perseverano nel<br />

cammino.<br />

• Gv 13,1: Li amò sino alla fine. Gli apostoli accettano <strong>di</strong> essere<br />

amati.<br />

• Gv 13,34:Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi.<br />

Gesù li invita a vivere una relazione <strong>di</strong> amore.<br />

Gesù ci fa capire che l’educazione è fondata sulla relazione tra persone<br />

e fiducia tra l’educatore e l’educando.<br />

L’educatore deve essere cre<strong>di</strong>bile e autorevole. La relazione educativa<br />

si sviluppa lungo tutte le stagioni dell’esistenza: bambini, ragazzi, adolescenti,<br />

giovani.<br />

Particolare importanza assume la formazione dei seminaristi, dei<br />

<strong>di</strong>aconi e del presbiteri al ruolo <strong>di</strong> educatori.<br />

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Capitolo 4 – La Chiesa e le alleanze educative<br />

La collaborazione tra le “agenzie” educative<br />

La sfida educativa esige oggi la promozione <strong>di</strong> una alleanza educativa<br />

tra tutti soggetti e le realtà coinvolte. Solo una stretta collaborazione e<br />

sinergie adeguate tra gli educatori rendono possibile una risposta e proposta<br />

adeguate alla crescita armonica delle nuove generazioni.<br />

E’ la tappa più estesa del cammino che affronta il tema approfondendo<br />

lo specifico e complementare apporto dei vari luoghi (nel senso antropologico<br />

e culturale) educativi coinvolti: la famiglia, la parrocchia, la scuola<br />

e Università, i mass me<strong>di</strong>a, la società.<br />

1. Il primato educativo della famiglia. La famiglia è la prima e in<strong>di</strong>spensabile<br />

comunità educante alla vita e alla fede. Tale compito spetta prima<br />

<strong>di</strong> tutto ai genitori, ed è un dovere “essenziale, originale, primario, insostituibile<br />

e inalienabile” (FC 36). Le famiglie oggi sono molto “con<strong>di</strong>zionate”<br />

nel loro compito educativo, da motivi interni e da motivi esterni: conciliare<br />

l’impegno lavorativo con la vita familiare, costruire rapporti sereni in con<strong>di</strong>zioni<br />

abitative e urbanistiche sfavorevoli, gestire il problema degli anziani<br />

malati, ecc. Ogni famiglia va valorizzata come soggetto <strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong><br />

testimonianza umana e cristiana che offre un ambiente formativo, al quale<br />

sacerdoti, catechisti e animatori debbono riferirsi, per una stretta collaborazione<br />

e in spirito <strong>di</strong> servizio. La comunità deve offrire alle famiglie il necessario<br />

supporto al loro compito educativo. Per questo anche la preparazione<br />

al matrimonio deve assumere i tratti <strong>di</strong> un itinerario <strong>di</strong> riscoperta della fede<br />

e <strong>di</strong> inserimento nella vita della comunità ecclesiale. Le famiglie cristiane, a<br />

loro volta, devono <strong>di</strong>ventare protagoniste attive dell’educazione non solo<br />

per i figli, ma dell’intera comunità e devono aiutare la parrocchia a <strong>di</strong>ventare<br />

“famiglia <strong>di</strong> famiglie” (CC.CD 24).<br />

2. La Chiesa comunità educante. La Chiesa promuove una capillare<br />

presenza educativa nel territorio, grazie alle sue varie articolazioni: <strong>di</strong>ocesi,<br />

parrocchie, istituti <strong>di</strong> vita consacrata, associazioni e movimenti, scuole<br />

cattoliche, oratori, centri giovanili e culturali. La parrocchia rappresenta la<br />

comunità educante più completa e più vicina al vissuto delle persone e agli<br />

ambienti <strong>di</strong> vita, in or<strong>di</strong>ne alla fede. Essa offre gli elementi essenziali del<br />

cammino or<strong>di</strong>nario dei cristiani e accompagna l’esistenza del credente verso<br />

la pienezza della vita in Cristo, me<strong>di</strong>ante l’evangelizzazione e la catechesi<br />

(primo atto educativo della Chiesa), la liturgia (scuola permanente <strong>di</strong> for-<br />

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Documenti<br />

mazione cristiana), la carità (educa alla comunione e al servizio). Esperienza<br />

fondamentale dell’educazione alla vita <strong>di</strong> fede è l’iniziazione cristiana. Il primo<br />

annuncio della fede rappresenta l’anima <strong>di</strong> ogni azione pastorale.<br />

Per questo la parrocchia ha bisogno <strong>di</strong> educatori, animatori, catechisti,<br />

testimoni <strong>di</strong> gratuità, accoglienza e servizio. Il nuovo contesto sociale<br />

provoca la comunità parrocchiale a rivedere e aggiornare le proprie strutture<br />

educative e i processi <strong>di</strong> iniziazione alla fede, a riformulare il linguaggio<br />

dell’annuncio e della catechesi, a valorizzare anche la pietà popolare.<br />

E’ necessario che la parrocchia valorizzi per l’attività educativa gli<br />

operatori pastorali, le persone <strong>di</strong> vita consacrata, ma anche le associazioni, i<br />

movimenti, i gruppi e i luoghi educativi, come gli oratori giovanili.<br />

3. La scuola e l’università. La scuola ha il compito <strong>di</strong> trasmettere il<br />

patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far<br />

acquisire le competenze per costruire il futuro, me<strong>di</strong>ante lo stu<strong>di</strong>o e la formazione<br />

<strong>di</strong> una coscienza critica; dovrebbe insegnare “come essere”, più che<br />

“come fare”. La comunità cristiana promuove la collaborazione permanente<br />

con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni<br />

familiari, professionali e studentesche, i movimenti ecclesiali, i collegi e<br />

convitti. A questi obiettivi mira, in particolare, il docente <strong>di</strong> religione cattolica.<br />

L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni <strong>di</strong> affrontare<br />

le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce<br />

della Rivelazione cristiana e della testimonianza ecclesiale. L’incontro con le<br />

fonti e le forme storiche del cattolicesimo <strong>di</strong>venta così parte integrante della<br />

conoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e<br />

della ra<strong>di</strong>ci cristiane della cultura europea.<br />

4. La comunicazione nella cultura <strong>di</strong>gitale. Aumentano le relazioni<br />

comunicative in quantità e frequenza, ma rischiano <strong>di</strong> impoverire le relazioni<br />

interpersonali. Vanno considerati positivamente come delle risorse. Ma<br />

vanno adoperati con attenzione agli effetti che determinano nei destinatari.<br />

Tali mezzi, i loro messaggi e i loro linguaggi, sono ambivalenti: possono contribuire<br />

al nostro bene o possono farci del male. Ciò che decide quale valenza<br />

morale essi hanno per noi è, ovviamente, il modo <strong>di</strong> usarli. Su questo punto<br />

deve concentrarsi l’attenzione educativa per sviluppare un atteggiamento<br />

critico verso l’uso <strong>di</strong> tali mezzi il loro messaggio e il loro influsso. Sarà importante<br />

aiutare la socialità e la con<strong>di</strong>visione tra le famiglie, per costruire<br />

ambienti vitali che favoriscano un uso corretto e costruttivo dei me<strong>di</strong>a.<br />

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Documenti<br />

Capitolo 5 - In<strong>di</strong>cazioni per la progettazione pastorale<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni che seguono suggeriscono alcune linee <strong>di</strong> fondo, perché<br />

ogni Chiesa particolare possa progettare il proprio cammino pastorale<br />

in sintonia con gli orientamenti nazionali. Alla base del nostro cammino, sta<br />

la necessità <strong>di</strong> prendere coscienza delle caratteristiche e dell’ urgenza della<br />

questione educativa.<br />

Nell’ottica della corresponsabilità educativa della comunità ecclesiale,<br />

andrà condotta un’ attenta verifica delle scelte pastorali sinora compiute:<br />

• a livello nazionale, sarà opportuno valutare gli effetti dei progetti<br />

educativi e gli strumenti elaborati dalla Conferenza Episcopale nei vari ambiti<br />

pastorali;<br />

• a livello locale, si farà un esame attento dei cammini <strong>di</strong> formazione<br />

dei catechisti, degli operatori pastorali e degli insegnanti <strong>di</strong> religione<br />

cattolica e dei percorsi educativi delle Associazioni e dei Movimenti<br />

PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO<br />

Occorre fare una precisazione <strong>di</strong> metodo: abbiamo una pastorale<br />

or<strong>di</strong>naria ed una pastorale straor<strong>di</strong>naria. E’ giunto il momento <strong>di</strong> superare<br />

questo dualismo che, permetteva altre volte <strong>di</strong> fare programmi autonomi,<br />

paralleli e <strong>di</strong>vergenti. Con le in<strong>di</strong>cazioni che ci sono giunte questo non è<br />

possibile in quanto, dopo le premesse, esse sono nel cuore della pastorale e<br />

sono onnicomprensive, ossia spingono la Chiesa <strong>di</strong>ocesana, le parrocchie, le<br />

associazioni, i movimenti, le famiglie ad entrare nella nell’ottica <strong>di</strong> educare<br />

“tutti” all’incontro con Cristo.<br />

Educare può significare:<br />

1. Semplicemente trasmettere ai più giovani i propri valori, i propri<br />

co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comportamento, la propria visione della vita, del matrimonio, della<br />

religione e della politica.<br />

2. Oppure essere un impegno affettivo, l’offerta <strong>di</strong> una relazione, <strong>di</strong><br />

un sostegno, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni fondamentali, che permettono alla libertà <strong>di</strong> realizzarsi,<br />

nella consapevolezza che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> scelta mutano.<br />

In tal senso, non si possono dare “istruzioni” sufficienti o piani per<br />

realizzare settorialmente un progetto pastorale. “Agere sequitur esse”, “Le<br />

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Documenti<br />

style c’est l’homme”, il genitore è per natura sua un educatore; altrettanto un<br />

sacerdote è l’uomo della relazione tra Dio e i suoi fedeli. I programmi che si<br />

potranno fare dovranno tutti avere un obiettivo <strong>di</strong> fondo comune: costruire<br />

l’uomo, costruire il cristiano. Tale obiettivo va raggiunto, al <strong>di</strong> là dei fenomeni<br />

del pluralismo, della secolarizzazione, del relativismo e dell’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />

tenendo presente le due questioni focali: la tra<strong>di</strong>zione e l’identità.<br />

Da un lato, la sfida principale e strutturale dell’educazione è legata<br />

ai rapporti intergenerazionali e alla trasmissione dei valori, che avvengono<br />

all’interno della famiglia, in cui si genera e si trasmette la vita, e da<br />

qui si espandono nella società. Dall’altro va colto il processo <strong>di</strong> formazione<br />

dell’identità personale e dell’identità cristiana, nel contesto attuale, dove<br />

l’attenzione maggiore va posta alla sofferta scelta personale con cui si recepiscono<br />

determinati valori o visioni della vita. Ne consegue che la <strong>di</strong>namica<br />

fondamentale del processo educativo è la relazione educativa, l’attenzione<br />

all’altro, l’accoglienza e il servizio che si presta al singolo e alle comunità.<br />

Nella prolusione <strong>di</strong> apertura della Assemblea generale della CEI del maggio<br />

2010 il Card. Bagnasco affermava:<br />

«Educare è aiutare l’altro a introdursi in modo critico e responsabile<br />

alla realtà intera. Di questa realtà ognuno è parte integrante e irripetibile. I<br />

giovani «sentono l’esigenza <strong>di</strong> accostarsi ai valori autentici quali la centralità<br />

della persona, la <strong>di</strong>gnità umana, la pace e la giustizia, la tolleranza e la<br />

solidarietà. Ricercano anche, in mo<strong>di</strong> a volte confusi e contrad<strong>di</strong>tori, la spiritualità<br />

e la trascendenza, per trovare equilibrio e armonia» (Benedetto XVI,<br />

Saluto al Concerto per il V anniversario <strong>di</strong> Pontificato, 29 aprile 2010).<br />

Ma questo impegna noi adulti a superare incertezze e reticenze,<br />

per recuperare una nozione adeguata <strong>di</strong> educazione che si avvicini alla “paideia”,<br />

cioè ad un processo formativo articolato, ma mai evasivo rispetto alla<br />

verità dell’essere, ad una capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere ciò che è bene da ciò che è<br />

male, ad una concreta <strong>di</strong>sciplina dei sentimenti e delle emozioni. Bisogna, in<br />

altre parole, che si affermi una generazione <strong>di</strong> adulti che non fuggano dalle<br />

proprie responsabilità, siano <strong>di</strong>sposti a mettersi in gioco, a onorare le scelte<br />

qualificanti e definitive, a cogliere – loro per primi – la <strong>di</strong>fferenza abissale tra<br />

“il vivere e il vivacchiare» (Card. Bagnasco, Assemblea CEI, 24-28 maggio<br />

2010).<br />

Tutto questo premesso, dobbiamo agire con metodo “scientifico”:<br />

bando alle improvvisazioni. Per curare occorre conoscere l’anamnesi del paziente,<br />

fare delle analisi, formulare della <strong>di</strong>agnosi e trovare le cure.<br />

Inoltre, più che puntare sull’organizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi, (se si<br />

faranno saranno pure benvenuti), occorrerà operare soprattutto con inter-<br />

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Documenti<br />

venti continui e capillari, relazionandosi bene con le famiglie, gl’insegnanti,<br />

collaborando con i Gruppi, i Movimenti, gli organismi educativi e culturali<br />

del posto, con gli stessi giovani e ragazzi delle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado,<br />

compresi i ragazzi che si preparano a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione<br />

cristiana.<br />

GLI AMbITI PRIVILEGIATI DELLA VERIFICA<br />

1 - L’iniziazione cristiana: promuovere la responsabilità primaria<br />

della comunità, le forme del primo annuncio, gli itinerari <strong>di</strong> preparazione<br />

al battesimo e il conseguente cammino <strong>di</strong> iniziazione per fanciulli, ragazzi,<br />

giovani; il coinvolgimento della famiglia, la centralità del giorno del Signore<br />

e dell’eucaristia, l’attenzione alle persone <strong>di</strong>sabili, la catechesi degli adulti<br />

quale impegno <strong>di</strong> formazione permanente.<br />

In questo decennio, a livello nazionale, si prevede l’aggiornamento<br />

degli strumenti catechistici e dei nuovi linguaggi della comunicazione.<br />

2 - Percorsi <strong>di</strong> vita buona: rivisitare i cinque ambiti e le in<strong>di</strong>cazioni<br />

maturate a Verona nel campo della vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità<br />

umana, la tra<strong>di</strong>zione, la citta<strong>di</strong>nanza responsabile.<br />

3 - Alcuni luoghi significativi: la famiglia, la comunità ecclesiale,<br />

nuove figure educative (laici qualificati, accompagnatori, evangelizzatori <strong>di</strong><br />

strada…)<br />

Priorità per dare impulso e forza al compito educativo:<br />

a) Formazione permanente degli adulti e delle famiglie.<br />

b) Rilancio della vocazione educativa degli Istituti <strong>di</strong> vita consacrata,<br />

associazioni e movimenti ecclesiali.<br />

c) Promozione <strong>di</strong> un ampio <strong>di</strong>battito e confronto, anche esterno alla<br />

Chiesa, sulla questione educativa.<br />

ACCOMPAGNARE ALL’INCONTRO CON CRISTO<br />

La verifica richiesta in ambito locale va portata avanti sullo sfondo<br />

<strong>di</strong> questo grande obiettivo: accompagnare all’incontro con cristo nella comunità<br />

ecclesiale. Nella Introduzione alla lettera enciclica Deus caritas est Papa<br />

Benedetto XVI fa questa importante affermazione:<br />

«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica, o una<br />

grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà<br />

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alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la <strong>di</strong>rezione decisiva» (n. 1).<br />

È, dunque, da questo presupposto che ci proponiamo <strong>di</strong> compiere il<br />

primo passo in un decennio de<strong>di</strong>cato all’educazione.<br />

La scelta è maturata all’interno del Consiglio Permanente della CEI<br />

nell’intento <strong>di</strong> sottolineare quello che potremmo ritenere l’evento fondante<br />

della Chiesa e del suo agire. Leggiamo in 1Gv 1,1-4: «Quello che era da principio,<br />

quello che noi abbiamo u<strong>di</strong>to, quello che abbiamo veduto con i nostri<br />

occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo<br />

della vita.., quello che abbiamo veduto e u<strong>di</strong>to, noi lo annunciamo anche a<br />

voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è<br />

con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo». Di quest’«incontro», parliamo;<br />

ossia <strong>di</strong> un’esperienza che attraverso la testimonianza apostolica ci raggiunge<br />

e noi sentiamo, a nostra volta, l’intimo bisogno <strong>di</strong> trasmettere. L’evento<br />

da cui parte l’azione della Chiesa (e pure la sua opera educativa) è l’incontro<br />

con Cristo, sorgente, itinerario e traguardo <strong>di</strong> ogni prassi pastorale. Da qui il<br />

titolo Accompagnare all’incontro con cristo nella comunità ecclesiale scelto<br />

per la nostra riflessione.<br />

All’origine della comunità cristiana c’è l’esperienza <strong>di</strong> Cristo, ossia<br />

l’incontro con la sua Persona. La fede si compie in quest’incontro con Cristo<br />

e «con Lui la fede prende la forma dell’incontro con una Persona alla quale si<br />

affida la propria vita» (Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 25).<br />

Questo incontro, però, nel tempo presente non si attua senza una<br />

me<strong>di</strong>azione della Chiesa (cfr. Lumen gentium, n. 1).<br />

Perciò tutti dobbiamo sentire viva la vocazione <strong>di</strong> «introdurre e accompagnare»<br />

all’incontro con Cristo.<br />

L’attenzione a questo punto nodale deve spingersi fino alla <strong>di</strong>mensione<br />

concreta dei soggetti e dei meto<strong>di</strong> della missione ecclesiale e, in particolare,<br />

dell’educazione alla fede.<br />

2. La forma dell’uomo: la relazione<br />

L’atto creatore <strong>di</strong> Dio ha sempre la forma della chiamata: la<br />

chiamata alla vita. Pertanto l’uomo non solo può incontrarsi con un’altra<br />

persona, ma anche con Dio stesso. Fede vuole <strong>di</strong>re entrare nel <strong>di</strong>namismo<br />

della chiamata; è l’entrata nel rapporto io-tu col Dio che si rivela. È il legarsi<br />

della persona che ascolta con la persona che parla. In definitiva l’uomo non<br />

un “ens a se”, ma “ ens ab alio”; non è un essere concluso in sé , ma esiste a<br />

partire da Dio ed è chiamato ad andare verso Dio. L’uomo si realizza nell’incontro.<br />

Siamo così condotti alle ra<strong>di</strong>ci dell’«emergenza educativa».<br />

Occorre superare quella falsa idea <strong>di</strong> autonomia che induce l’uomo<br />

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a concepirsi come un «io» completo in se stesso, laddove, invece, egli <strong>di</strong>venta<br />

«io» nella relazione con il “tu” e con il “noi”.<br />

Tale <strong>di</strong>storsione è stata magistralmente illustrata dal <strong>San</strong>to Padre<br />

BENEDETTO XVI nel suo Discorso alla 61ª Assemblea generale della CEI,<br />

27 maggio 2010:<br />

«Una ra<strong>di</strong>ce essenziale consiste - mi sembra - in un falso concetto<br />

<strong>di</strong> autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso,<br />

senza imposizioni da parte <strong>di</strong> altri, quali potrebbero assistere il suo autosviluppo,<br />

ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la<br />

persona umana il fatto che <strong>di</strong>venta se stessa solo dall’altro, l’”io” <strong>di</strong>venta se<br />

stesso solo dal “tu” e dal “noi”, è creato per il <strong>di</strong>alogo, per la comunione sincronica<br />

e <strong>di</strong>acronica. E solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’”io” a<br />

se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione,<br />

ma ri¬nuncia all’educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori<br />

<strong>di</strong> dare agli altri, cioè questo “tu” e “noi” nel quale si apre l’”io” a se stesso».<br />

(Benedetto XVI, Discorso alla 61ª Assemblea generale della CEI, 27 maggio<br />

2010).<br />

Anche nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (30 settembre<br />

2010) la categoria dell’incontro si mostra come guida feconda per la lettura<br />

dell’intero documento. Qui richiamerei solo alcune battute iniziali.<br />

«E’ dono e compito imprescin<strong>di</strong>bile della Chiesa comunicare la gioia<br />

che viene dall’incontro con la Persona <strong>di</strong> Cristo, Parola <strong>di</strong> Dio presente in<br />

mezzo a noi... Non esiste priorità più grande <strong>di</strong> questa: riaprire all’uomo <strong>di</strong><br />

oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo<br />

vita in abbondanza» (n. 2).<br />

3. Contesto <strong>di</strong> ogni educazione “alla” e “della” fede<br />

L’incontro con Cristo è l’obiettivo primario <strong>di</strong> tutta la nostra<br />

azione pastorale: è l’evento fondamentale che la origina, la sostiene, la motiva.<br />

1) È sorgente, perché all’inizio dell’essere cristiano c’è, come già ricordato,<br />

«l ‘ incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita<br />

un nuovo orizzonte e con ciò la <strong>di</strong>rezione decisiva».<br />

2) Nell’itinerario della vita cristiana, la necessità dell’incontro si<br />

ripresenta in forma sempre nuova, corrispondente alle età della vita, alle<br />

con<strong>di</strong>zioni interiori ed esteriori, ai mutamenti della storia personale e comunitaria.<br />

È, perciò, sempre importante ricordare che l’incontro con Cristo deve<br />

essere precisato e spiegato, <strong>di</strong> volta in volta, in rapporto all’intero processo<br />

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<strong>di</strong> maturità della fede e del progetto <strong>di</strong> vita cristiana, <strong>di</strong> cui è parte integrante;<br />

sottolineare che all’educazione alla fede, una comunità ecclesiale deve<br />

anche necessariamente unire un’educazione della fede con tutti coloro che<br />

sono in cammino <strong>di</strong> maturazione.<br />

La Nota L’Iniziazione cristiana/3, «a motivo della grande <strong>di</strong>versificazione<br />

delle situazioni in cui oggi vivono coloro che si mettono alla ricerca<br />

<strong>di</strong> Cristo», ipotizza itinerari <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong>fferenziati che esprimano «il rispetto<br />

del cammino personale e siano in ascolto delle domande e delle attese, non<br />

<strong>di</strong> rado inespresse ma non per questo meno vive, della persona» (n. 27). Conclude<br />

che l’itinerario d’iniziazione cristiana deve condurre «al progressivo<br />

inserimento nella comunità» e orientare «a una seria decisione <strong>di</strong> aderire a<br />

Cristo, per assumere nella Chiesa un servizio <strong>di</strong> testimonianza e <strong>di</strong> carità, nel<br />

quale continuare la crescita e la maturazione della vita cristiana» (n. 40).<br />

3) Scopo definitivo della catechesi e dell’intera vita è l’incontro con<br />

Cristo.<br />

Dio «me<strong>di</strong>ante la risurrezione del suo Figlio ci ha rigenerati e, nella<br />

fede, ci ha donato una speranza invincibile nella vita eterna, così che noi viviamo<br />

nel presente sempre protesi verso la meta, che è l’incontro finale con il<br />

nostro Signore e Salvatore» (Benedetto XVI, Omelia al Congresso Ecclesiale<br />

Nazionale <strong>di</strong> Verona, 19 ottobre 2006).<br />

Dovrebbe apparire chiaro a tutti che: il contesto proprio <strong>di</strong> una educazione<br />

alla fede e <strong>di</strong> una autentica catechesi è [...] l’esperienza cristiana nella<br />

sua autenticità, concepita come l’avvenimento dell’incontro con Cristo, qui<br />

e oggi, nel mio presente, che interpella e muove la mia libertà attraverso la<br />

grazia <strong>di</strong> un cambiamento.<br />

Evidenza, questa, da cui deriva un criterio valido per affrontare<br />

domande del tipo: se un uomo non ha incontrato Cristo, come può sentire<br />

il desiderio <strong>di</strong> un’intelligenza della vita secondo Cristo (catechesi)? Se un<br />

battezzato non coglie l’urgenza e la necessità <strong>di</strong> vivere la propria vita come<br />

vocazione, cioè nella verifica dell’incontro fatto, come potrà sentire il desiderio<br />

della catechesi? (cfr A. Scola, Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica<br />

e sacramentale per l’ecclesiologia, Brescia 2005, p. 256). Quin<strong>di</strong>, è urgente<br />

educare al pensiero <strong>di</strong> Cristo; giu<strong>di</strong>care la vita come Lui; scegliere e amare<br />

come Lui; vivere in Lui la comunione.<br />

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TRE VERBI FONDAMENTALI: Introdurre – Reintrodurre – Accompagnare.<br />

SOGGETTI EDUCANTI: Comunità ecclesiale – Parroco e Catechisti<br />

– Comunità familiare – Comunità civile.<br />

EDUCATI PER EDUCARE: Nemo dat quod non habet<br />

_________________<br />

FAMIGLIA COMUNITÀ EDUCANTE<br />

Nella comunità il primato educativo spetta alla famiglia. Giovanni<br />

Paolo II, nella Lettera alla Famiglie affermava:<br />

Nell’ambito dell’educazione la Chiesa ha un ruolo specifico da svolgere.<br />

Alla luce della Tra<strong>di</strong>zione e del Magistero conciliare, si può ben <strong>di</strong>re<br />

che non è soltanto questione <strong>di</strong> affidare alla Chiesa l’educazione religiosomorale<br />

della persona, ma <strong>di</strong> promuovere tutto il processo educativo della<br />

persona « insieme con » la Chiesa. La famiglia è chiamata a svolgere il suo<br />

compito educativo nella Chiesa, partecipando così alla vita e alla missione<br />

ecclesiale. La Chiesa desidera educare soprattutto attraverso la famiglia, a<br />

ciò abilitata dal sacramento del matrimonio, con la « grazia <strong>di</strong> stato » che ne<br />

consegue e lo specifico « carisma » che è proprio dell’intera comunità familiare<br />

che il compito della famiglia <strong>di</strong> educare alla vita e alla fede è «essenziale,<br />

originale, primario, insostituibile e inalienabile» (FC, 36).<br />

Purtroppo, oggi, molti genitori vivono un senso d’impotenza educativa<br />

e la famiglia appare una realtà debole, incerta e succube <strong>di</strong> altre agenzie<br />

culturali e sociali che ne con<strong>di</strong>zionano fortemente la vita, il tempo e le potenzialità<br />

educative. Si sta verificando, infatti, in maniera sempre più evidente,<br />

la mancanza <strong>di</strong> figure autorevoli come erano un tempo il padre e il maestro.<br />

Ne consegue che, da nucleo attorno a cui si costruiva l’intero sistema sociale<br />

dei rapporti, la famiglia si sia trasformata soprattutto in “famiglia affettiva”,<br />

specializzata in compiti <strong>di</strong> rassicurazione primaria che, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

erano affidati alla madre. La neutralità educativa dei genitori e la paura <strong>di</strong><br />

compromettere la loro comunicazione con i propri figli, li spinge a essere per<br />

lo più reticenti e remissivi nei loro confronti.<br />

L’adolescenza, inoltre, rischia <strong>di</strong> essere interminabile e la soglia delle<br />

scelte definitive si sposta sempre più avanti. La decisione suppone la fiducia<br />

ma questa è affievolita perché la generazione adulta propone per lo più<br />

modelli sbia<strong>di</strong>ti, e l’unico modo per <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong> sia quello <strong>di</strong> provare<br />

per credere.<br />

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Che la questione dell’emergenza educativa sia prevalentemente legata<br />

alla crisi della famiglia lo affermano in molti e l’evidenza lo conferma.<br />

Qual è la causa culturale <strong>di</strong> questa emergenza educativa? La risposta è molto<br />

chiara: è il nichilismo che ha come conseguenza logica il relativismo.<br />

Il Papa, il 12 gennaio scorso, parlando agli amministratori della Regione<br />

Lazio, della Provincia e del Comune <strong>di</strong> Roma, ha detto queste parole:<br />

“(Tra i giovani si affievoliscono) i valori naturali e cristiani che danno significato<br />

al vivere quoti<strong>di</strong>ano e formano ad una visione della vita aperta alla<br />

speranza (ed)emergono invece desideri effimeri e attese non durature, che<br />

alla fine generano noia e fallimenti.” Dunque, il non voler riconoscere una<br />

<strong>di</strong>mensione valoriale nella propria vita, porta il giovane a nutrire un atteggiamento<br />

<strong>di</strong> noia. Se alla vita non può essere dato un senso, ma tutto deve<br />

essere riconosciuto come esito del caso e del non-significato, allora la vita<br />

esclude la risposta. La richiesta <strong>di</strong> senso ritorna ossessivamente, ma la constatazione<br />

obbliga ad una censura. Ciò determina inevitabilmente un corto<br />

circuito: da una parte il bisogno <strong>di</strong> capire perché si vive, dall’altra il doversi<br />

convincere che non può esserci un significato alla vita. Da qui un approccio<br />

negativo nei confronti della vita stessa, che può manifestarsi tanto con atteggiamenti<br />

suici<strong>di</strong> espliciti, quanto con atteggiamenti <strong>di</strong> continuo rischio<br />

della propria e dell’altrui vita che costituiscono una sorta <strong>di</strong> “lento suici<strong>di</strong>o”.<br />

Quale ragazzo non sa che assumendo superalcolici già a 13/14 anni si ritroverà<br />

a venticinque con il fegato come un groviera? Quale ragazzo non sa che<br />

sparando l’auto a 180 chilometri orari, alle sei del mattino, dopo ore ed ore<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scoteca, dopo aver bevuto ed essersi impasticcato, non mette seriamente<br />

a repentaglio la vita propria e quella altrui?<br />

Il problema è che la cultura dominante è talmente menzognera da<br />

far passare come convincenti cose che, se non ci fosse da piangere, farebbero<br />

ridere per la loro stupi<strong>di</strong>tà. Da una parte tale cultura riconosce che c’è un’urgenza<br />

della legalità, che bisogna quanto più possibile sensibilizzare i giovani<br />

al rispetto delle regole; dall’altra questa stessa cultura decreta che chi dovesse<br />

credere nella Verità, quin<strong>di</strong> mettere seriamente in <strong>di</strong>scussione la “<strong>di</strong>ttatura<br />

del relativismo”, sarebbe un tipo potenzialmente pericoloso e incapace<br />

<strong>di</strong> capire seriamente i problemi. Un gigante della pedagogia quale fu san<br />

Giovanni Bosco riuscì a mettere in crisi tutta la morale borghese imperante<br />

nel XIX secolo, ovvero quella morale post-kantiana del dovere per il dovere,<br />

cioè del non fondare razionalmente le motivazioni, bensì <strong>di</strong> riconoscerle solo<br />

sul piano della volontà e dell’esigenza morale. Per <strong>di</strong>rla più semplicemente:<br />

Devi fare così! Ma perché? Perché c’è una regola che te lo impone. E perché<br />

me lo impone? Perché lo hanno deciso alcuni. E chi sono costoro? Sono degli<br />

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Documenti<br />

uomini. E perché loro e non noi? Non lo so. E perché questo e non altro? Non<br />

lo so. Ebbene, san Giovanni Bosco riusciva a far innamorare i suoi ragazzi<br />

alla Verità e li cambiava profondamente: molti <strong>di</strong> loro erano ladruncoli <strong>di</strong><br />

strada che, dopo averlo incontrato, vedranno completamente trasformata la<br />

propria esistenza. La particolarità <strong>di</strong> don Bosco era che oltre a <strong>di</strong>re ai ragazzi<br />

questo non si fa, faceva loro capire che non si è “gettati” nel mondo, che c’è<br />

Qualcuno che ti ha pensato e ti ha amato dall’eternità e che – se lo si vuole - è<br />

<strong>di</strong>sposto ad accompagnare per sempre la propria vita. Questa era una proposta<br />

che toccava il cuore, che riusciva veramente a riconoscersi in parole<br />

profondamente umane e ragionevoli. Sì, ragionevoli, perché è possibile “or<strong>di</strong>nare”<br />

la propria vita solo se riconosce un “Or<strong>di</strong>ne”, è possibile “orientare”<br />

la propria vita, solo se se ne riconosce un “senso”. Ecco: la menzogna della<br />

cultura dominante è quella <strong>di</strong> affermare che si potrebbe or<strong>di</strong>nare la propria<br />

vita e poi, nello stesso tempo, convincersi che essa è del tutto senza senso. E’<br />

la menzogna più grande che possa esistere: pretendere <strong>di</strong> educare negando<br />

la Verità!<br />

______________<br />

IL TEMPO È AMICO DEL bENE<br />

Nel Convegno <strong>di</strong> Verona è stato forte il richiamo alla speranza. Va<br />

ripreso perché anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo<br />

una “speranza affidabile”, ossia basata su ragioni fondate e oggettive.<br />

Oggi la nostra speranza è insi<strong>di</strong>ata da molte parti e rischiamo <strong>di</strong><br />

ri<strong>di</strong>ventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e<br />

senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani <strong>di</strong><br />

Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la <strong>di</strong>fficoltà forse più profonda per una<br />

vera opera educativa: alla ra<strong>di</strong>ce della crisi dell’educazione c’è, infatti, una<br />

crisi <strong>di</strong> fiducia nella vita”.<br />

Lo specifico contributo della visione cristiana dell’educazione consiste<br />

perciò nella “speranza affidabile”, che deriva dalla risurrezione <strong>di</strong> Cristo<br />

e che ci dà la possibilità <strong>di</strong> testimoniare la nostra fiducia nell’uomo, nella sua<br />

vita, nella sua capacità <strong>di</strong> amare. “ Gesù fissò lo sguardo su <strong>di</strong> lui, lo amò”<br />

(Mc 10,21): ogni atto educativo è prima <strong>di</strong> tutto un atto <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> fiducia;<br />

formare, educare, far crescere, si ra<strong>di</strong>cano in una visione dell’uomo carica <strong>di</strong><br />

speranza, offerta a tutti, gratuitamente, con l’unica preoccupazione <strong>di</strong> far sì<br />

che tutti “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).<br />

252 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Documenti<br />

CALENDARIO DELLE GIORNATE MONDIALI E NAzIONALI<br />

PER L’ANNO 2012<br />

_______________<br />

Le Giornate mon<strong>di</strong>ali sono riportate in neretto;<br />

le Giornate nazionali in corsivo<br />

GENNAIO<br />

1° gennaio: 45ª Giornata della Pace<br />

6 gennaio: Giornata dell’infanzia missionaria<br />

15 gennaio: 98ª Giornata delle migrazioni (colletta obbligatoria)<br />

17 gennaio: 23ª Giornata per l’approfon<strong>di</strong>mento e lo sviluppo tra<br />

cattolici ed ebrei<br />

18-25 gennaio: Settimana <strong>di</strong> preghiera per l’unità dei cristiani<br />

29 gennaio: 59ª Giornata dei malati <strong>di</strong> lebbra<br />

FEbbRAIO<br />

2 febbraio: 16ª Giornata della vita consacrata<br />

5 febbraio: 34ª Giornata per la vita<br />

11 febbraio: 20ª Giornata del malato<br />

MARzO<br />

24 marzo: Giornata <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong>giuno in memoria dei missionari<br />

martiri<br />

APRILE<br />

1° aprile: 27ª Giornata della gioventù (celebrazione nelle <strong>di</strong>ocesi)<br />

6 aprile: Venerdì santo (o altro giorno determinato dal Vescovo<br />

<strong>di</strong>ocesano) Giornata per le opere della Terra <strong>San</strong>ta<br />

(colletta obbligatoria)<br />

22 aprile: 88ª Giornata per l’Università cattolica del Sacro Cuore<br />

(colletta obbligatoria)<br />

29 aprile: 49ª Giornata <strong>di</strong> preghiera per le vocazioni<br />

MAGGIO<br />

6 maggio: Giornata <strong>di</strong> sensibilizzazione per il sostegno economico alla<br />

Chiesa Cattolica<br />

20 maggio: 46ª Giornata per le comunicazioni sociali<br />

GIUGNO<br />

253<br />

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Documenti<br />

15 giugno: solennità del Sacratissimo Cuore <strong>di</strong> Gesù<br />

Giornata <strong>di</strong> <strong>San</strong>tificazione Sacerdotale<br />

24 giugno: Giornata per la Carità del Papa<br />

(colletta obbligatoria)<br />

SETTEMbRE<br />

1° settembre: 7ª giornata per la salvaguar<strong>di</strong>a del creato<br />

OTTObRE<br />

21 ottobre: Giornata missionaria (colletta obbligatoria)<br />

NOVEMbRE<br />

1° novembre: Giornata della santificazione universale<br />

11 novembre: Giornata del Ringraziamento<br />

21 novembre: Giornata delle claustrali<br />

25 novembre: Giornata <strong>di</strong> sensibilizzazione per il<br />

sostentamento del clero<br />

N.B. La giornata del Quoti<strong>di</strong>ano Cattolico può essere svolta in una<br />

domenica a scelta<br />

254 Rivista Diocesana n°3 - 2011


DAL DIARIO PASTORALE DEL VESCOVO<br />

Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Diario Pastorale<br />

LUGLIO<br />

Ve n e r d ì 1<br />

Alle ore 21 prende parte alla processione e bene<strong>di</strong>zione, in <strong>Ventimiglia</strong> alta,<br />

per l’inaugurazione dell’Oratorio dei Neri.<br />

Sa b a t o 2<br />

In mattinata, prende parte al matrimonio del Principe Alberto <strong>di</strong> Monaco.<br />

do m e n i c a 3<br />

Alle ore 11, amministra la S. Cresima nella Chiesa Parrocchiale <strong>di</strong> Bussana.<br />

Lu n e d ì 4 - Sa b a t o 9<br />

Presiede il Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano a Lourdes.<br />

me r c o L e d ì 13<br />

A Mendatica, prende parte al campo sul Beato Giovanni Paolo II dove celebra<br />

la S. Messa per i 25 ragazzi <strong>di</strong>scutendo e conversando con loro sulla<br />

figura del Papa.<br />

Sa b a t o 16<br />

Prende parte a Crotone al Premio Meeting del Mare alla vita e alla carriera.<br />

do m e n i c a 17<br />

Rientra da Crotone.<br />

Gi o V e d ì 21 - do m e n i c a 24<br />

Su invito <strong>di</strong> S.E. Mgr. Dominique Rey, vescovo della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Fréjus – Toulon<br />

e <strong>di</strong> Mgr Jean Pierre Ravotti presiede e prende parte ai solenni festeggiamenti<br />

in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria Maddalena, patrona principale della <strong>Diocesi</strong>.<br />

me r c o L e d ì 27<br />

Alle 11,30 riceve i fedeli della Parrocchia <strong>di</strong> S. Ambrogio <strong>di</strong> Zoagli, guidati<br />

dal loro parroco, il can. Luigi Sbarbaro.<br />

255<br />

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Diario Pastorale<br />

AGOSTO<br />

Lu n e d ì 1<br />

Alle ore 9 in Curia presiede l’incontro regionale con i responsabili della Caritas.<br />

Alle ore 19,30 incontra i giovani in partenza per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Gioventù <strong>di</strong> Madrid.<br />

me r c o L e d ì 3<br />

Alle ore 21 a Laigueglia tiene una conferenza su Papa Giovanni Paolo II.<br />

Sa b a t o 6<br />

In mattinata, presiede la S. Messa insieme a don Valentino Bacigalupo, in<br />

pellegrinaggio presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna Miracolosa <strong>di</strong> Taggia, con<br />

parrocchiani della Val Fontanabuona Ognio.<br />

Alle ore 18,30 presiede la S. Messa a Mendatica<br />

do m e n i c a 7<br />

Partecipa alla festa sul Monte Saccarello.<br />

Gi o V e d ì 11<br />

Alle ore 21,15 nella Chiesa Parrocchiale <strong>di</strong> Dolceacqua partecipa al concerto<br />

d’organo.<br />

Ve n e r d ì 12<br />

Alle ore 21, ad Arma <strong>di</strong> Taggia, presiede una celebrazione penitenziale per i<br />

giovani appartenenti al Cammino Neocatecumenale.<br />

Sa b a t o 13<br />

Alle ore 21, ad Arma <strong>di</strong> Taggia, presiede la Celebrazione Eucaristica con 100<br />

ragazzi appartenenti al Cammino Neocatecumenale.<br />

do m e n i c a 14<br />

Alle ore 18 nella Parrocchia Maria Ausiliatrice a Vallecrosia, alla presenza <strong>di</strong><br />

S.E. Mons. Bregantini e <strong>di</strong> don Alberto Lorenzelli, incontra 500 giovani del<br />

Movimento Salesiano.<br />

Alle ore 20,30 presiede la Bene<strong>di</strong>zione delle corone presso il porto <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

256 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Diario Pastorale<br />

Lu n e d ì 15<br />

Alle 10,30, presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna della Costa, partecipa alla Investitura<br />

dei nuovi Consoli del Mare. Al termine, presiede il Solenne Pontificale<br />

per l’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria.<br />

me r c o L e d ì 24<br />

Alle ore 11 riceve il Prefetto Di Menna prima della sua partenza.<br />

Ve n e r d ì 25<br />

Alle ore 10,30 presso la Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> presiede il Solenne Pontificale<br />

per <strong>San</strong> Secondo e, al termine della S. Messa, conferisce il premio <strong>San</strong><br />

Segun<strong>di</strong>n d’argentu a Luciano Codari, Presidente della SPES.<br />

do m e n i c a 28 - Lu n e d ì 5 Se t t e m b r e<br />

Su invito della Nunziatura <strong>di</strong> Brazzaville, è ospite in Congo dove visita numerosi<br />

centri missionari.<br />

SETTEMbRE<br />

ma r t e d ì 6<br />

In mattinata rientra dall’Africa.<br />

Alle ore 20 cena con i seminaristi del Seminario Inter<strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Laghet a<br />

<strong>San</strong>to Stefano al Mare.<br />

Sa b a t o 10<br />

Alle ore 10,30 presso l’ambulatorio me<strong>di</strong>co della Pigna <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, incontra<br />

il Presidente, il dott. Renato Graffigna, il gruppo <strong>di</strong> collaboratori me<strong>di</strong>ci, alcuni<br />

membri del Sovrano Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta e alcuni rappresentanti<br />

da Genova .<br />

Alle ore 13 presiede la S. Messa, presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna Miracolosa<br />

<strong>di</strong> Taggia, per un gruppo <strong>di</strong> pellegrini giunti da Pila.<br />

Alle ore 15 incontra gli alpini <strong>di</strong> Aosta i quali, da parte della Famiglia Todeschi,<br />

consegnano in regalo un piviale.<br />

ma r t e d ì 13<br />

Alle ore 9,30 riceve il postulatore per la causa <strong>di</strong> Beatificazione <strong>di</strong> Maddalena<br />

Carini.<br />

257<br />

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Diario Pastorale<br />

Ve n e r d ì 16<br />

Alle ore 20,30 nella Basilica Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro tiene la presentazione<br />

del Programma Pastorale <strong>di</strong>ocesano per l’anno 2011/2012.<br />

Lu n e d ì 19<br />

Alle ore 16 riceve in u<strong>di</strong>enza il Prefetto.<br />

ma r t e d ì 20<br />

Alle ore 10 partecipa alla conferenza episcopale dei Vescovi liguri a Genova.<br />

Gi o V e d ì 22<br />

Presiede il Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano a Saluzzo e al <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Cussanio.<br />

Sa b a t o 24<br />

Alle ore 18,30 nella Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> celebra la S. Cresima per gli<br />

adulti.<br />

do m e n i c a 25<br />

Alle ore 11 presiede la S. Messa solenne per il Cinquantesimo anno <strong>di</strong> erezione<br />

della Parrocchia <strong>San</strong>ti Francesco Saverio e Paola Romana Levà.<br />

me r c o L e d ì 28<br />

Alle ore 10,30, a Torino, partecipa ad un incontro con i Cappellani del Sovrano<br />

Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta.<br />

Gi o V e d ì 29<br />

Alle ore 9,30 riceve in u<strong>di</strong>enza il Capitano dei Carabinieri Cre<strong>di</strong><strong>di</strong>o in partenza<br />

da <strong>San</strong>remo.<br />

258 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Nomine<br />

COSTITUITO IL NUOVO CONSIGLIO PRESbITERALE<br />

PER IL PERIODO 2011 - 2015<br />

Il Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, a seguito delle scadenze<br />

previste dal regolamento e, tenendo conto delle elezioni avvenute nei<br />

Vicariati, nelle aggregazioni laicali, tra i religiosi e tra i sacerdoti con meno<br />

<strong>di</strong> 40 anni, ha costituito il nuovo Consiglio Presbiterale per il periodo 2011 -<br />

2015.<br />

Il Consiglio è costituito dai seguenti sacerdoti:<br />

Mons. Umberto Toffani, Vicario Generale<br />

Can. Antonio Rebaudo, Vicario Episcopale per il Clero<br />

Don Clau<strong>di</strong>o Bigarella, Vicario Giu<strong>di</strong>ziale<br />

Can. Daniele Bisato, Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

Can. <strong>Remo</strong> Carosi, Vicario Foraneo <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera - Valle Nervia<br />

Can. Giacomo Simonetti, Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />

Can. Antonio Arnal<strong>di</strong>, Vicario Foraneo <strong>di</strong> Levante - Valle Argentina<br />

Mons. Can. Alvise Lanteri, Presidente Istituto Diocesano<br />

per il Sostentamento del Clero<br />

Can. Luca Salomone, Rettore del Seminario Diocesano<br />

Can. Zeno Locatelli, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

Don Ferruccio Bortolotto, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera - Valle Nervia<br />

Don Pasquale Traetta, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />

Don Anton Robu, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> Levante - Valle Argentina<br />

Don Benito Cagnin, eletto tra gli assistenti delle Aggregazioni Laicali<br />

Don Jose De Gran<strong>di</strong>, eletto tra gli assistenti delle Aggregazioni Laicali<br />

P. Francesco Ruvolo, rappresentante dei religiosi<br />

Don Alessio Antonelli, eletto dai sacerdoti con meno <strong>di</strong> 40 anni<br />

Don Thomas Le Bourhis, eletto dai sacerdoti con meno <strong>di</strong> 40 anni<br />

Don Goffredo Sciubba, <strong>di</strong> nomina vescovile<br />

Don Gautier Filardo, <strong>di</strong> nomina vescovile<br />

259<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Nomine<br />

NOMINATO, DAL VESCOVO DIOCESANO, MONS. ALbERTO<br />

MARIA CAREGGIO, IL NUOVO COLLEGIO DEI CONSULTORI<br />

E’ stato nominato dal Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, il<br />

nuovo Collegio dei Consultori.<br />

Questi i sacerdoti del Collegio:<br />

Mons. Umberto Toffani<br />

Mons. Alvise Lanteri<br />

Can Daniele Bisato<br />

Can. Antonio Arnal<strong>di</strong><br />

Can. Antonio Rebaudo<br />

Don Benito Cagnin<br />

Don Pasquale Traetta<br />

260 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

DAL 3 ALL’8 LUGLIO A LOURDES CON GLI AMMALATI<br />

Si è tenuto dal 3 al 9 luglio <strong>di</strong> quest’anno il 43° Pellegrinaggio Diocesano<br />

al <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Lourdes in treno con gli ammalati.<br />

Un’esperienza sempre intensa che ha visto presenti circa trecento<br />

persone. I giorni al <strong>San</strong>tuario Mariano sono stati preceduti dagli incontri<br />

mensili, durante i quali è stato introdotto il tema dell’anno: “Pregare il Padre<br />

nostro con Bernardetta”.<br />

Il percorso spirituale per i pellegrini della <strong>Diocesi</strong> si è aperto con la<br />

celebrazione presieduta<br />

da Mons.<br />

Alberto Maria Careggio,<br />

Vescovo <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong><br />

<strong>Remo</strong>, che davanti<br />

alla statua dell’Immacolata<br />

che domina<br />

la spianata <strong>di</strong><br />

accesso ai <strong>San</strong>tuari,<br />

per primo come<br />

Pastore della Chiesa<br />

locale si è recato<br />

alla grotta per affidare<br />

alla Vergine Madre le gioie e le speranze <strong>di</strong> ogni persona affidata alla<br />

sua cura.<br />

Gli incontri <strong>di</strong> catechesi tenuti da Don Ferruccio Bortolotto, Direttore<br />

dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi, vertevano sul tema della preghiera cristiana,<br />

come risposta d’amore all’Amore <strong>di</strong> Dio che è <strong>di</strong>ventato concreto in<br />

Cristo.<br />

Più <strong>di</strong> trenta sono stati i giovani, soprattutto Mini-Dame e Mini-<br />

Barellieri, che hanno accolto le proposte formative del Servizio <strong>di</strong> Pastorale<br />

Giovanile <strong>di</strong> Lourdes scoprendo il significato dei segni che si compiono nei<br />

vari luoghi <strong>di</strong> culto attorno alla grotta, celebrando il Sacramento della Riconciliazione<br />

e preparando la <strong>San</strong>ta Messa Internazionale.<br />

L’esperienza <strong>di</strong> lasciare i luoghi abituali <strong>di</strong> vita per scoprire il messaggio<br />

ricevuto da Bernardetta è un vero e proprio bagno dentro l’unico<br />

messaggio che salva: il Vangelo <strong>di</strong> Gesù.<br />

Dall’incontro con il Signore presente negli ammalati si esce trasformati<br />

e cambiati al punto che il pellegrinaggio <strong>di</strong>venta un aiuto per tornare<br />

261<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

alla vita <strong>di</strong> tutti i giorni con maggior consapevolezza.<br />

Respirando quella serenità e quella gioia che si avverte nella grotta<br />

<strong>di</strong> Massabielle ci si sente amati e trasformati, pronti ad abbandonarsi con<br />

semplicità nelle mani tenerissime del Padre.<br />

INAUGURATO IL NUOVO<br />

CENTRO DI ASCOLTO A VENTIMIGLIA<br />

Significativi passi nel lungo cammino del Centro <strong>di</strong> Ascolto e Accoglienza<br />

Caritas Intenelia.<br />

L’organizzazione opera dal 1991 nella zona ventimigliese (<strong>Ventimiglia</strong>,<br />

Camporosso, Vallecrosia, Bor<strong>di</strong>ghera e rispettive vallate). E’ un’associazione<br />

<strong>di</strong> volontariato<br />

- ONLUS iscritta al registro<br />

regionale, promossa dalla<br />

Caritas Diocesana per la gestione<br />

dei servizi collegati<br />

nel ponente della <strong>Diocesi</strong>. Il<br />

lavoro è svolto da circa 50<br />

volontari e da altre 8 unità<br />

tra <strong>di</strong>pendenti e collaboratori<br />

(in prevalenza educatori),<br />

attraverso la gestione del<br />

Centro Ascolto e Accoglienza.<br />

Le “tipologie” prevalenti <strong>di</strong> persone che si rivolgono al Centro sono:<br />

- persone senza <strong>di</strong>mora, adulti in <strong>di</strong>fficoltà, prevalentemente invali<strong>di</strong>;<br />

- famiglie in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza economica e “vulnerabilità”<br />

sociale;<br />

- immigrati - profughi.<br />

I Servizi forniti sono i seguenti:<br />

• Centro Ascolto rivolto a tutte le persone in situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />

con sportello informativo per immigrati, profughi, rifugiati<br />

• Servizi territoriali socio-educativi operatori professionali socio-<br />

sanitari e volontari formati per sostegno domiciliare ed accom<br />

pagnamento sul territorio a favore <strong>di</strong> persone con problematiche<br />

sociali e invalide.<br />

262 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

• Servizi <strong>di</strong> Prima Assistenza<br />

buoni alimentari pronto consumo - buoni vestiario - buoni doccia<br />

• Infermeria<br />

• Servizio Visite Me<strong>di</strong>co Generiche con <strong>di</strong>spensario farmaceutico,<br />

per persone senza <strong>di</strong>mora<br />

• Accoglienza notturna maschile - femminile e mensa serale<br />

• Alloggi <strong>di</strong> Seconda Accoglienza e Alloggi Protetti<br />

Nell’anno 2010:<br />

- sono state sostenute 1.780 persone, italiane e straniere (molte con<br />

il rispettivo nucleo familiare);<br />

- gli interventi <strong>di</strong> aiuto totali sono stati 28.667 (sussi<strong>di</strong> per spese essenziali<br />

<strong>di</strong> prima necessità, quali abitazione e alimenti, pernottamenti e cene,<br />

prestazioni <strong>di</strong> sostegno socio educativo ed accompagnamento alla persona,<br />

prestazioni infermieristiche e me<strong>di</strong>co generiche, consegna <strong>di</strong> buoni vestiario,<br />

docce ed igiene, etc.).<br />

Da tempo emergeva la necessità <strong>di</strong> reperire una Nuova Sede dove<br />

trasferire i servizi citati, che erano ubicati in locali non più adatti a svolgere il<br />

crescente lavoro <strong>di</strong> assistenza. La palazzina ex sede del “Veterinario <strong>di</strong> Confine”,<br />

<strong>di</strong> proprietà dell’Agenzia del Demanio, sita in <strong>Ventimiglia</strong>, Via <strong>San</strong><br />

Secondo, civico 20, è stata concessa in locazione dall’ 1.1.2008 al 31.12.2026;<br />

è stata adeguatamente ristrutturata e rende ora possibile la ricollocazione ed<br />

il miglioramento qualitativo e quantitativo delle attività sopra descritte, in<br />

particolare con la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>:<br />

• spazi più consoni per l’attesa e per colloqui riservati con l’utenza;<br />

• un più ampio servizio docce per le persone prive <strong>di</strong> abitazione;<br />

• locali più ampi e funzionali per servizi <strong>di</strong>stribuzione alimentare,<br />

vestiario, prodotti per l’igiene;<br />

• una mensa ed un’accoglienza notturna più spaziose;<br />

• possibilità <strong>di</strong> progettare per il futuro attività <strong>di</strong>urne socializzanti<br />

e riabilitative con gli utenti.<br />

Per la ristrutturazione dello stabile la Regione Liguria ha concesso<br />

un contributo <strong>di</strong> € 382.070,18, la Compagnia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo ha erogato il<br />

contributo <strong>di</strong> € 250.000,00. Privati citta<strong>di</strong>ni hanno contribuito con generose<br />

offerte.<br />

Al piano terra sono collocati il Centro <strong>di</strong> Ascolto, i Servizi <strong>di</strong> Prima<br />

263<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

Assistenza (Docce, Vestiario, Alimenti), l’Infermeria e una sala riunioni utilizzabile<br />

in futuro anche per attività con l’utenza.<br />

Al primo piano trovano posto gli uffici , la sala mensa, la cucina con<br />

la <strong>di</strong>spensa e la sala ricreativa per gli Ospiti.<br />

Il terzo ed ultimo piano è riservato all’accoglienza notturna maschile.<br />

Il giorno 12 luglio si è svolta l’inaugurazione del nuovo Servizio,<br />

alla presenza <strong>di</strong> S.E. Monsignor Vescovo Alberto Maria Careggio, del Sindaco<br />

<strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> Gaetano Scullino, <strong>di</strong> rappresentanti delle Amministrazioni<br />

Comunali <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera, Camporosso e Vallecrosia, dell’Asl n. 1 Imperiese,<br />

dell’Agenzia del Demanio<br />

<strong>di</strong> Genova, delle<br />

Forze dell’Or<strong>di</strong>ne, del<br />

Privato Sociale e del<br />

Presbiterio Diocesano.<br />

Dopo gli interventi<br />

delle Autorità<br />

civili e religiose e la<br />

bene<strong>di</strong>zione, c’è stata<br />

una visita guidata dei<br />

tre piani con aperitivo<br />

finale. Il raggiungimento<br />

dell’obiettivo ha<br />

dato grande sod<strong>di</strong>sfazione<br />

ai volontari, agli<br />

operatori e ai responsabili dell’associazione.<br />

E’ stato ripagato un impegno profuso da parte <strong>di</strong> tutti, durato più<br />

<strong>di</strong> 10 anni; non va <strong>di</strong>menticato il grande sostegno ottenuto nell’iter anche da<br />

parte dell’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> e della Prefettura <strong>di</strong><br />

Imperia. Nel mese <strong>di</strong> settembre è stato anche rinnovato il Consiglio d’Amministrazione<br />

dell’Associazione. Dopo molti anni <strong>di</strong> servizio nel ruolo, Mons.<br />

Francesco Palmero è stato nominato Presidente Onorario.<br />

Alla Presidenza è stato chiamato Don Marco Moraglia, Parroco <strong>di</strong><br />

Mortola. Altri componenti del Consiglio: vice presidente Antonio Borfiga,<br />

tesoriere Enrica Nasi, segretaria Nevis Ravera, consiglieri Roberto Cassini,<br />

Felice Romagnone, Fulvia Rossi, Angela Tenerelli.<br />

264 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Cronaca<br />

L’INCONTRO DI MONS. VESCOVO CAREGGIO CON<br />

I GIOVANI DI TAGGIA AL CAMPO ESTIVO DI MENDATICA<br />

Mercoledì 13 luglio Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo <strong>di</strong>ocesano,<br />

si è recato a Mendatica per bene<strong>di</strong>re la casa estiva della Parrocchia<br />

<strong>di</strong> Taggia e de<strong>di</strong>carla a Giovanni Paolo II nell’anno della sua beatificazione.<br />

E’ stato accolto da un gruppo<br />

<strong>di</strong> giovani della parrocchia,<br />

dagli educatori, dalle cuoche<br />

e da don Antonio Arnal<strong>di</strong>,<br />

parroco del <strong>San</strong>tuario della<br />

Madonna Miracolosa <strong>di</strong> Taggia.<br />

Con una semplice cerimonia,<br />

dopo la bene<strong>di</strong>zione<br />

della casa, sono stati liberati<br />

in cielo palloncini colorati ai<br />

quali i ragazzi avevano legato<br />

le loro intenzioni <strong>di</strong> preghiera.<br />

Il Vescovo, servendosi poi<br />

dell’ archivio fotografico personale, contenente molte immagini ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

Karol Wojtyla, ha <strong>di</strong>alogato con i ragazzi sulla figura <strong>di</strong> questo grande Papa.<br />

Sono intervenuti alla cerimonia il Sindaco ed la Vice Sindaco del Comune <strong>di</strong><br />

Mendatica.<br />

LE INIzIATIVE ESTIVE DI CASA VENNERI A LIMONE<br />

Nel mese <strong>di</strong> luglio l’accoglienza degli ammalati del Card<br />

Tutti le estati la Casa Venneri <strong>di</strong> Limone accoglie per quin<strong>di</strong>ci giorni<br />

gli ammalati<br />

del Centro AssistenzialeRicreativo<br />

Diocesano<br />

(CARD). Il gruppo<br />

<strong>di</strong> quest’anno era<br />

<strong>di</strong> circa cento persone.<br />

Un periodo<br />

<strong>di</strong> serenità per gli<br />

ospiti e per i loro famigliari. Mons. Francesco Palmero ogni giorno ha cele-<br />

265<br />

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Cronaca<br />

brato con gli ammalati il sacrificio <strong>di</strong> Gesù, a cui si offrono le sofferenze <strong>di</strong><br />

tutti gli uomini. Il dolore spaventa tutti e potremmo cadere nell’errore <strong>di</strong><br />

pensare che il CARD sia un concentrato <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong> tristezza, invece<br />

per chi ha avuto la fortuna <strong>di</strong> poter trascorrere anche solo poche ore in compagnia<br />

degli ospiti della colonia della Panice si sente accolto e ridestato dalla<br />

profonda umanità e sensibilità che i <strong>di</strong>sabili ed i malati infondono nel cuore<br />

<strong>di</strong> ognuno.<br />

Anche la persona più superficiale o l’animo più duro non può rimanere<br />

in<strong>di</strong>fferente agli interrogativi dell’amore che supera e dà senso al<br />

dolore.<br />

Durante il soggiorno si è recato in visita alla colonia Mons. Giacomo<br />

Barabino, che ha espresso il desiderio <strong>di</strong> festeggiare con semplicità, proprio<br />

con i più poveri della <strong>Diocesi</strong>, il giorno del suo onomastico.<br />

I mini Barellieri e le mini Dame <strong>di</strong> Lourdes hanno deciso <strong>di</strong> passare<br />

una giornata <strong>di</strong> servizio a Limone quasi per proseguire l’esperienza del pellegrinaggio<br />

mettendosi alla scuola dell’amore vero; infine l’Opera Diocesana<br />

Pellegrinaggi e l’Ufficio <strong>di</strong> Pastorale della Salute hanno scelto la Casa Venneri<br />

per una giornata <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> ritiro spirituale accanto agli ammalati<br />

per gli operatori del settore.<br />

Formazione catechisti: sabato 3 e domenica 4 settembre<br />

Sabato 3 e domenica 4 settembre si è svolto a Limone un corso <strong>di</strong><br />

formazione per catechisti ed educatori organizzato dall’Ufficio Catechistico<br />

Diocesano.<br />

La tematica dell’incontro <strong>di</strong> quest’anno è stata: “Raccontare Vita –<br />

Primo Annuncio: una rinnovata passione educativa”<br />

In un clima <strong>di</strong> accoglienza, calore e servizio, una quarantina <strong>di</strong> corsisti,<br />

<strong>di</strong> età ed esperienze <strong>di</strong>verse , ha con<strong>di</strong>viso un’esperienza formativa<br />

davvero unica. Un’occasione <strong>di</strong> incontro e ascolto che ha portato stimoli e<br />

spunti da sviluppare e con<strong>di</strong>videre nelle proprie comunità.<br />

Invitati quali “registi” del corso due salesiani <strong>di</strong> grande esperienza<br />

pur in campi <strong>di</strong>versi: don Domenico Ricca, cappellano del Carcere minorile<br />

Ferrante Aporti <strong>di</strong> Torino e don Bruno Ferrero che molti catechisti conoscono<br />

per i suoi interventi sulla Rivista Dossier Catechista.<br />

Entrambi hanno lanciato un messaggio forte e deciso: non ci si può<br />

improvvisare educatori perché la buona volontà per quanto apprezzabile<br />

non può bastare: per essere educatori veri e cre<strong>di</strong>bili è necessario conoscere<br />

la realtà giovanile, comprenderla ed accostarvisi con spirito <strong>di</strong> servizio e<br />

soprattutto con grande passione, perché i giovani hanno bisogno <strong>di</strong> adulti<br />

266 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Cronaca<br />

e testimoni coerenti che sappiano farsi coinvolgere in maniera integrale e<br />

siano tali 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.<br />

Nello specifico, Don Ricca ha relazionato in merito alla sfida educativa<br />

che oggi è<br />

necessario accogliere<br />

e ha sottolineato<br />

come in un<br />

mondo dove molti<br />

concetti sono<br />

cambiati e dove il<br />

<strong>di</strong>sagio è sovente<br />

malessere nel benessere<br />

noi adulti<br />

dobbiamo esercitare<br />

la nostra responsabilità come soggetti nel processo educativo; imparando<br />

a coniugare amore e fermezza, ma anche aiutando i giovani a trovare e a<br />

dare un senso alla loro vita.<br />

La relazione <strong>di</strong> Don Bruno Ferrero ha ruotato attorno ad un perno<br />

fondamentale: “Evangelizzare Educando, Educare Evangelizzando. In essa<br />

sono stati evidenziati alcuni aspetti fondamentali del nostro essere catechisti<br />

ed educatori ed è stata sottolineata l’importanza della catechesi come “attività<br />

materna della Chiesa”.<br />

Il modello che si offre è quello che conta e non si educa con quello<br />

che si <strong>di</strong>ce, ma con quello che si fa. L’obiettivo del catechismo dovrebbe essere<br />

quello <strong>di</strong> costruire nei propri ambiti la comunità dei cristiani.<br />

LA PRIMA DOMENICA DI AGOSTO IL CONSUETO<br />

APPUNTAMENTO SUL MONTE SACCARELLO<br />

Ancora un appuntamento con il Saccarello, ancora un appuntamento<br />

con il Redentore.<br />

Come ogni prima domenica <strong>di</strong> agosto, da 111 anni a questa parte,<br />

anche quest’anno, domenica 7 agosto, si è rinnovato l’appuntamento sul Saccarello,<br />

una delle cime più alte delle alpi marittime, al confine fra l’Italia e<br />

la Francia, fra la Liguria ed il Piemonte, fra la provincia <strong>di</strong> Imperia e quella<br />

<strong>di</strong> Cuneo. Era il 1900 quando Papa Leone XIII, durante la Messa della vigilia<br />

<strong>di</strong> Natale in <strong>San</strong> Pietro, annunciando il Giubileo per l’Anno <strong>San</strong>to 1900,<br />

<strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> voler celebrare l’arrivo del XX secolo de<strong>di</strong>cando il Novecento al<br />

267<br />

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Cronaca<br />

Redentore.<br />

La sua iniziativa coinvolse tutte le regioni italiane che si fecero carico<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le vette montane che avrebbero accolto le statue, i monumenti<br />

o le gigantesche croci per rappresentare il Redentore.<br />

Così, anche nel<br />

ponente ligure, qualcosa<br />

si “mosse” e, dapprima in<br />

treno, poi con carri trainati<br />

da buoi, ed infine a forza <strong>di</strong><br />

braccia, il “nostro” Redentore<br />

si “installò” sulla cima del<br />

Monte Saccarello.<br />

Da allora, ogni<br />

anno, la prima domenica del<br />

mese <strong>di</strong> agosto, c’è l’appuntamento<br />

sul monte Saccarello:<br />

un momento <strong>di</strong> raccoglimento, un momento <strong>di</strong> pausa e <strong>di</strong> riflessione,<br />

spesso una ricarica sufficiente per proseguire per un altro anno, un anno che<br />

qualche volta ha avuto come significato la parola guerra, un anno che qualche<br />

volta ha voluto <strong>di</strong>re fame, un anno, comunque, sempre benedetto dal<br />

Signore, e la riprova è che ogni anno, qualche volta più numerosi, qualche<br />

volta meno, ma sempre con tanto affetto, gratitu<strong>di</strong>ne e speranza, ci si ritrova<br />

lassù, sperando <strong>di</strong> essere un pò più vicini al cielo, alla salvezza.<br />

Ma quale fascino emana quel posto, quella statua ad oltre 2000 metri<br />

<strong>di</strong> altezza? Se sei <strong>di</strong>steso su una spiaggia puoi pensarci meno, ma se solo<br />

superi i cinquecento metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong>venta quasi una smania, il doverci<br />

arrivare a tutti i costi, anche con la lingua penzoloni, ma ci si deve arrivare e<br />

poi a mano a mano che il sentiero sale in quota, si vede la statua sempre più<br />

vicina e sembra <strong>di</strong> toccarla con un <strong>di</strong>to anche se, a <strong>di</strong>re il vero, si riesce, una<br />

volta giunti, a toccare soltanto il basamento alto più <strong>di</strong> 5 metri su cui si erge<br />

la statua.<br />

Alle spalle il Marguareis, a sinistra in basso le malghe, la strada per<br />

le navette e Piaggia, poi proprio sotto la statua, come al fondo <strong>di</strong> un burrone,<br />

Verdeggia.<br />

Eppure il raduno annuale ha il suo fascino, come lo ha la presenza<br />

costante del vescovo <strong>di</strong>ocesano, Mons. Alberto Maria Careggio che dal 2004,<br />

anno del suo ingresso in <strong>Diocesi</strong>, non è mai voluto mancare all’appuntamento<br />

e che il sabato, questa volta a Mendatica, alle 18.30, ha celebrato una <strong>San</strong>ta<br />

Messa in preparazione al raduno del Redentore.<br />

268 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Cronaca<br />

E’ stato una sorta <strong>di</strong> ringraziamento per la fattiva collaborazione <strong>di</strong><br />

quella Pro Loco, così come lo è stato negli anni passati per le altre aggregazioni<br />

locali.<br />

Del “Redentore” se ne occupa, e se ne cura, un comitato sorto spontaneamente<br />

qualche<br />

anno fa, ma il suo<br />

lavoro non avrebbe<br />

senso e non darebbe<br />

risultati se non fosse<br />

supportato dalla fattiva<br />

collaborazione<br />

delle varie Pro Loco.<br />

S e m b r a<br />

semplice, ma organizzare,<br />

oltre alla<br />

cerimonia religiosa,<br />

la trasmissione della<br />

S. Messa in <strong>di</strong>retta<br />

<strong>di</strong>ffusa da Ra<strong>di</strong>o Riviera<br />

24, l’aperitivo per tutti i partecipanti ed il pranzo per i molti convenuti,<br />

non è uno scherzo.<br />

Quest’anno, poi, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia,<br />

la Pro Loco <strong>di</strong> Mendatica ha voluto ricordare l’appuntamento con una<br />

pastasciutta tricolore e lassù, vista la vicinanza con la Francia, qualcuno ha<br />

ironizzato sui cugini francesi: “....chissà come avrebbero fatto a fare la pasta<br />

blu...”<br />

L’ESPERIENzA DEI GIOVANI DI VENTIMIGLIA - SANREMO<br />

ALLA GMG DI MADRID<br />

Lo squadrone degli oltre 50 giovani pellegrini della <strong>di</strong>ocesi <strong>Ventimiglia</strong>-<strong>San</strong>remo,<br />

dopo la nottata <strong>di</strong> Veglia e la <strong>San</strong>ta Messa celebrata dal<br />

Papa Benedetto XVI a “Cuatro Vientos” <strong>di</strong> Madrid (domenica 21 agosto), con<br />

tanta stanchezza, ma il cuore pieno <strong>di</strong> gioia ed emozioni indescrivibili, hanno<br />

fatto ritorno verso il quartier generale della Liguria, la citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Pinto.<br />

Dopo un pomeriggio <strong>di</strong> relax, tutti i ragazzi e ragazze della <strong>di</strong>ocesi<br />

hanno organizzato una cena <strong>di</strong> fine GMG in un ristorantino nella città che li<br />

ha ospitati alle porte <strong>di</strong> Madrid, dove è stato possibile percepire ogni sensa-<br />

269<br />

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Cronaca<br />

zione vissuta dai ragazzi che non hanno mai smesso <strong>di</strong> ricordare e con<strong>di</strong>videre<br />

le personali emozioni vissute la notte prima.<br />

All’alba <strong>di</strong> lunedì, tutti i pellegrini liguri hanno atteso il car<strong>di</strong>nale<br />

Angelo Bagnasco, il quale insieme al vescovo <strong>di</strong> Chiavari (responsabile ligure<br />

della pastorale giovanile)<br />

mons. Alberto Tanasini, hanno<br />

desiderato ringraziare l’organizzazione,<br />

ma soprattutto gli<br />

oltre 1200 giovani giunti dalle<br />

7 <strong>di</strong>ocesi liguri che con vivace<br />

partecipazione hanno vissuto<br />

la Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù<br />

nella capitale spagnola.<br />

Al termine del saluto<br />

del presidente CEI, i 24 bus si<br />

sono messi in marcia con <strong>di</strong>rezione<br />

Barcellona, dove, arrivati<br />

per cena, i pellegrini liguri hanno<br />

potuto partecipare alla <strong>San</strong>ta<br />

Messa a pochi passi dalla basilica<br />

<strong>di</strong> Monserrat, cuore della fede benedettina catalana.<br />

Dopo la cena, ogni gruppo si è <strong>di</strong>retto verso locali messi a <strong>di</strong>sposizione<br />

dagli enti comunali per trascorrere la notte, come scuole, sale da ballo, palestre<br />

e piscine; certamente non con gran<strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà ma per molti ragazzi il<br />

dormire anche sotto il cielo stellato <strong>di</strong> Barcellona è stata un’ulteriore esperienza<br />

a conclusione <strong>di</strong> questi giorni che con rapi<strong>di</strong>tà sono trascorsi immagazzinando<br />

migliaia <strong>di</strong><br />

emozioni e sensazioni<br />

che solo<br />

con il passare del<br />

tempo potranno<br />

essere ricordate a<br />

pieno e comprese<br />

in profon<strong>di</strong>tà.<br />

Dopo il<br />

risveglio alle prime<br />

ore dell’alba,<br />

tutti i bus si sono<br />

messi in cammino<br />

270 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

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Cronaca<br />

verso la Liguria e, in tarda serata, i nostri giovani pellegrini sono stati accolti<br />

a <strong>Ventimiglia</strong> e ad Arma <strong>di</strong> Taggia dai genitori e dai parenti che hanno subito<br />

percepito nei loro volti la gioia e la festa per aver partecipato ad un evento<br />

storico.<br />

Certamente l’esperienza <strong>di</strong> questa GMG è e sarà per molti in<strong>di</strong>menticabile:<br />

nuove amicizie, con<strong>di</strong>visioni profonde, conforto e sostegno fraterno<br />

nei momenti <strong>di</strong>fficili, passeggiate sotto il sole madrileno, urla e canti nei<br />

gran<strong>di</strong> momenti <strong>di</strong> festa internazionale, ma soprattutto ogni giovane si è rafforzato<br />

nel proprio cammino <strong>di</strong> fede potendo comprendere come la Chiesa è<br />

giovane, brillante e determinata a portare a tutto il mondo quella gioia piena<br />

che racchiude i sogni e desideri <strong>di</strong> ogni persona: l’amore <strong>di</strong> Gesù!<br />

IL NUOVO INNO IN ONORE DI SAN SECONDO MARTIRE<br />

Una pagina del Bollettino Ceciliano (organo ufficiale dell’Associazione<br />

Italiana <strong>San</strong>ta Cecilia), de<strong>di</strong>cata ad una delle più recenti composizioni<br />

liturgiche <strong>di</strong> cui è autore il Maestro <strong>di</strong> Cappella della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

- <strong>San</strong>remo, dottor Davide Tepasso.<br />

Si tratta dell’Inno a <strong>San</strong> Secondo Martire, primo Patrono della nostra<br />

Chiesa locale. Il canto è stato commissionato a Tepasso dal Parroco della<br />

chiesa Cattedrale <strong>di</strong> “Nostra Signora<br />

Assunta” in <strong>Ventimiglia</strong>,<br />

il Can. Luca Salomone. Nel repertorio<br />

tra<strong>di</strong>zionale della festa<br />

del Patrono, celebrata in <strong>Ventimiglia</strong>,<br />

ogni anno con grande<br />

solennità, esisteva già un canto<br />

in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo, alquanto<br />

“datato”, però, sia circa<br />

il testo che la melo<strong>di</strong>a.<br />

La composizione realizzata<br />

da Tepasso (nella foto)<br />

è stata presentata per la prima<br />

volta durante i Vespri solenni del <strong>San</strong>to, in Cattedrale, nel pomeriggio del<br />

26 agosto scorso. Significativa la partecipazione attiva nel canto da parte dei<br />

celebranti e dei fedeli presenti.<br />

Titolo dell’Inno: “<strong>San</strong> Secondo, araldo della pace”. Il testo del ritornello<br />

è dello stesso autore della musica e così recita: “Legionario della<br />

271<br />

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Cronaca<br />

Verità,/ <strong>San</strong> Secondo, araldo della pace,/ a te innalza lo<strong>di</strong> la Chiesa,/ la tua<br />

gloria celebra festante”. Mentre per le strofe è stato utilizzato il testo liturgico<br />

dell’Inno dei Vespri dei Martiri.<br />

Così si è espresso il compositore: “Sono molto onorato <strong>di</strong> aver potuto<br />

scrivere l’Inno in onore del nostro Patrono, la cui venerazione nella nostra<br />

terra dell’estremo ponente ligure affonda le ra<strong>di</strong>ci in tempi assai lontani. E<br />

sono lieto che, durante la celebrazione del 26 agosto, nell’esecuzione del ritornello,<br />

alla schola si sia presto unita l’assemblea dei fedeli presenti in Basilica.<br />

Spero che il mio povero lavoro musicale possa costituire un‘occasione<br />

utile in più per aiutarci a riscoprire l’attualità e la freschezza del messaggio<br />

<strong>di</strong> questo fulgido testimone <strong>di</strong> Cristo, “soldato del Vangelo”, che, per la Verità,<br />

ha vissuto la sua fedeltà al Maestro fino all’effusione del sangue”.<br />

SOLENNITA’ DI SAN SECONDO<br />

ASSEGNAzIONE DEL “SAN SEGUNDIN D’ARGENTU”<br />

“Il premio “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, nato nel cuore della Chiesa<br />

ventimiusa nel 1992, avrà un futuro?” A tale domanda S.E. Rev.ma Mons.<br />

Alberto Maria Careggio, Vescovo Diocesano, ha così risposto nel corso<br />

dell’Omelia in occasione della solenne Concelebrazione del 26 Agosto 2011,<br />

festa del Patrono della<br />

città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

e della <strong>Diocesi</strong>: “Me<br />

lo auguro, ma, per essere<br />

degno del nome,<br />

dovrà mantenersi fedele<br />

allo spirito cristiano<br />

che lo ha ideato:<br />

ossia premiare<br />

chi ha svolto lodevolmente<br />

un’attività nel<br />

campo sia ecclesiale,<br />

sia sociale, sia culturale,<br />

in consonanza a<br />

quelli che sono i veri valori del Cristianesimo.<br />

Questa premiazione non è priva <strong>di</strong> un elevato valore esemplare per<br />

tutti, in modo particolare per le giovani generazioni, sempre più povere <strong>di</strong><br />

punti <strong>di</strong> riferimento sicuri e <strong>di</strong> modelli comportamentali coerenti con una<br />

272 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

vita buona e ricca <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bene”.<br />

Il Presule ha così concluso l’Omelia: ”Avete capito che questo mio<br />

<strong>di</strong>scorso è stato ispirato non solo al <strong>San</strong>to Patrono, ma anche al Premio che<br />

oggi è consegnato a un citta<strong>di</strong>no benemerito,<br />

il quale ha scelto quale ideale della<br />

propria vita <strong>di</strong> andare contro corrente e <strong>di</strong><br />

occuparsi, in prima persona, dei più sfortunati.<br />

Plaudo a questa destinazione: è la<br />

prova che nella città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> i valori<br />

cristiani non sono morti del tutto, ma sanno<br />

ancora irra<strong>di</strong>are e fecondare molte opere <strong>di</strong><br />

bene. Plaudo a questa scelta anche perché<br />

avviene nell’Anno Internazionale del Volontariato.<br />

Che parola nobile è questa: “Volontariato!”<br />

Tale è veramente quando si<br />

lavora per gli altri nel silenzio, nella generosità,<br />

con <strong>di</strong>sinteresse, con amore sincero e<br />

gratuito. Chi crede, e in nome della propria<br />

fede agisce così, merita davvero il premio.<br />

Il primo a darlo è sempre Colui che si è sacrificato per tutti. L’amore ha soltanto<br />

un nome: Gesù Cristo”.<br />

Il destinatario del Premio, Luciano Codarri ha voluto con<strong>di</strong>videre<br />

l’alto riconoscimento con tutta la Spes, la “sua” famiglia, presente con i ragazzi,<br />

i genitori, i sostenitori, gli amici, gli educatori e tutti gli operatori.<br />

Subito dopo la consegna del Premio, Codarri, con comprensibile<br />

emozione, è cosi’ intervenuto: “ Sono molto confuso e sento il peso e la responsabilità<br />

delle parole del Sindaco e <strong>di</strong> quelle dure <strong>di</strong> Sua Eccellenza il<br />

Vescovo. Io ho avuto tanta fortuna dalla vita, in particolare quella <strong>di</strong> essere<br />

sempre vissuto accanto ai deboli: agli operai, ai pensionati, ai <strong>di</strong>soccupati,<br />

agli zingari, agli immigrati, alle persone con han<strong>di</strong>cap.<br />

Da loro ho imparato tante cose, così come sto imparando dai nostri<br />

ragazzi, ai quali voglio de<strong>di</strong>care questo premio.<br />

Permettetemi, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> rivolgermi <strong>di</strong>rettamente a loro. Ragazzi,<br />

voglio <strong>di</strong>rvi alcune cose.<br />

Grazie <strong>di</strong> avermi accettato al vostro interno e <strong>di</strong> avermi dato la vostra<br />

amicizia. Tutte le mattine io cerco <strong>di</strong> imparare qualcosa da voi. Tutte le<br />

mattine mi impressiona il vostro sorriso, nonostante un corpo spesso instabi-<br />

273<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

le, spesso malato. Mi impressiona la capacità <strong>di</strong> essere spontanei. Da voi ho<br />

imparato che la felicità non è legata alle cose, ma è legata a un incontro con le<br />

persone: basta essere spontanei e rimanere se stessi. Ho imparato che ci sono<br />

valori fondamentali, come l’amore e l’amicizia. Spesso la società e la politica<br />

vi considerano dei costi.<br />

Non è vero, non<br />

siete dei costi, ma persone<br />

e citta<strong>di</strong>ni cui <strong>di</strong>co: dovete<br />

fare il vostro dovere. Solo<br />

in questo modo potrete<br />

pretendere e non elemosinare<br />

i vostri <strong>di</strong>ritti. Sappiate<br />

che ci sono tante cose<br />

belle nella vita, ma soprattutto<br />

sappiate che si può<br />

lavorare per avere una società<br />

migliore a portata <strong>di</strong><br />

tutti”.<br />

Il lungo, commosso<br />

applauso <strong>di</strong> tutti gli intervenuti ha sottolineato ulteriormente la felice<br />

attribuzione del Premio. Molte le testimonianze raccolte sull’impegno del<br />

premiato, tutte molto belle e significative. Ne pubblichiamo una, che in un<br />

certo senso le riassume tutte, “una lettera scritta con il cuore”.<br />

“Egr. Sig. Luciano, ieri ho vissuto uno <strong>di</strong> quei momenti magici che<br />

a volte accadono durante il cammino della nostra esistenza. Io ero nascosto<br />

in posizione defilata e poco visibile. Per fortuna faceva molto caldo e io continuavo<br />

con il fazzoletto ad asciugare il mio sudore, così nessuno si è accorto<br />

che a un certo momento oltre al sudore asciugavo anche le lacrime.<br />

Ahimé! Sono sempre stato, grazie a Dio, una persona particolarmente<br />

sensibile, anche se questa innata sensibilità ha sempre finito col darmi<br />

dei problemi.<br />

Le sue parole “Sono un uomo fortunato” le con<strong>di</strong>vido appieno, anche<br />

io sono un uomo fortunato perché ho avuto il dono <strong>di</strong> vivere la vita.<br />

E’ una felicità immensa prendere coscienza del fatto che esistono<br />

ancora certi valori e particolarmente certi uomini. Non so se ringraziare lei<br />

<strong>di</strong> esistere o forse il buon Dio, ma sino a quando ci saranno gli Angeli l’uomo<br />

non potrà avere mai paura. Un grande abbraccio e che Dio l’assista sempre.”<br />

274 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

VIAGGIO MISSIONARIO IN CONGO-bRAzzAVILLE DI S.E.<br />

MONS. ALbERTO MARIA CAREGGIO<br />

Significativa, durante il viaggio missionario in Congo-Brazzaville<br />

<strong>di</strong> S.E. Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo,<br />

(nei primi giorni <strong>di</strong> settembre)<br />

è stata la visita alla missione<br />

<strong>di</strong> Mbuono, nei sobborghi<br />

rurali <strong>di</strong> Brazzaville,<br />

dove operano le Suore Figlie<br />

<strong>di</strong> <strong>San</strong> Giuseppe <strong>di</strong> Genoni,<br />

una Congregazione italiana<br />

presente da molti anni in terra<br />

africana.<br />

Le Religiose, infatti,<br />

lavorano in un reparto <strong>di</strong><br />

maternità, dove ogni mese<br />

vengono alla luce più <strong>di</strong> quaranta<br />

bambini e dove ogni giorno sono assistiti centinaia <strong>di</strong> malati, provenienti<br />

dai sobborghi più poveri e rurali della capitale.<br />

Suor Maria Albina, una missionaria italiana presente in Congo da<br />

trent’anni, è <strong>di</strong>sponibile giorno e notte per aiutare le giovani donne durante<br />

il parto. Spesso<br />

si tratta <strong>di</strong> ragazze<br />

<strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci<br />

e quattor<strong>di</strong>ci<br />

anni che necessitano<br />

<strong>di</strong> tutto.<br />

Il Vescovo,<br />

nel corso della<br />

sua visita, ha<br />

incontrato le<br />

mamme in attesa<br />

<strong>di</strong> partorire<br />

e le ha rasserenate<br />

con la<br />

bene<strong>di</strong>zione del Signore e con la preghiera <strong>di</strong> affidamento alla Madonna.<br />

Mons. Careggio, poi, ha potuto congratularsi con una neo-mamma,<br />

che aveva partorito un’ora prima e che, in onore del Vescovo, ha deciso <strong>di</strong><br />

275<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

chiamare il suo bambino con il nome <strong>di</strong> Alberto Maria.<br />

La visita alla comunità <strong>di</strong> Mbuono è stata anche l’occasione per festeggiare<br />

Suor Maria Irene, la quale proprio in quei giorni ha compiuto i<br />

novant’anni, <strong>di</strong> cui più <strong>di</strong> quaranta trascorsi in Africa.<br />

Malgrado la veneranda età, Suor Irene, religiosa <strong>di</strong> origini sarde,<br />

continua il lavoro e da autentica missionaria continua a fare del bene grazie<br />

alla sua bontà e alla sua esperienza.<br />

Il Vescovo, poi, ha visitato la scuola delle Religiose, dove stu<strong>di</strong>ano<br />

più <strong>di</strong> cento bambini, molti dei quali gratuitamente, e ha colto l’occasione<br />

per fare dono <strong>di</strong> penne, materiale <strong>di</strong>dattico, magliette e cappellini in favore<br />

dei bambini più <strong>di</strong>sagiati.<br />

L’immersione in questa comunità missionaria ci ha fatto toccare con<br />

mano quanto bene la Chiesa cattolica, pur nel silenzio <strong>di</strong>screto, profonde per<br />

la salute, la promozione della vita nascente e l’educazione integrale della<br />

persona.<br />

AL CONGRESSO EUCARISTICO NAzIONALE DI ANCONA<br />

PREMIATO L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI TAGGIA<br />

Si è svolta giovedì 8 settembre, a Senigallia, in Provincia <strong>di</strong> Ancona,<br />

la cerimonia <strong>di</strong> premiazione del Concorso Nazionale “Eucharistia” promosso<br />

dalla CEI nell’ambito delle iniziative previste per il XXV° Congresso<br />

Eucaristico. Alla cerimonia,<br />

che si è svolta presso il Teatro<br />

comunale La Fenice<br />

alla presenza <strong>di</strong> S. E. Mons.<br />

E. Menichelli, Arcivescovo<br />

<strong>di</strong> Ancona-Osimo e Presidente<br />

del Comitato organizzativo<br />

del Congresso,<br />

erano presenti il responsabile<br />

dell’Ufficio Scuola<br />

della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo e<br />

<strong>Ventimiglia</strong>, Don Goffredo<br />

Sciubba, Annunziata Venturelli<br />

e Rosanna Verta, due<br />

delle insegnanti <strong>di</strong> religione<br />

dell’Istituto Comprensivo<br />

276 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

<strong>di</strong> Taggia, che hanno coor<strong>di</strong>nato le varie fasi <strong>di</strong> produzione del cortometraggio<br />

“Eucharistia” realizzato dalle classi 1A e 2A della Scuola Secondaria <strong>di</strong><br />

1°grado “Giovanni Ruffini” <strong>di</strong> Taggia e presentato al Concorso.<br />

Alla delegazione imperiese è stato consegnato il primo premio messo<br />

in palio: una LIM, Lavagna Interattiva Multime<strong>di</strong>ale. Grande è stata la<br />

sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> insegnanti e studenti dell’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Taggia.<br />

Da parte degli alunni e dei molti che hanno contribuito alla realizzazione<br />

del lavoro, viene espresso un particolare ringraziamento al Dirigente<br />

Scolastico, R. Michero, che aveva in<strong>di</strong>viduato nel Prof. dell’Istituto d’Arte <strong>di</strong><br />

Imperia, Tino Dolmetta, il regista del filmato.<br />

“Lavorare con il prof. Dolmetta - <strong>di</strong>chiarano le insegnanti Venturelli<br />

e Verta - è stata un’esperienza entusiasmante; grazie alla sua alta professionalità<br />

e sotto il suo occhio vigile siamo stati accompagnati a rivivere sia<br />

nell’Orto degli Ulivi della famiglia Beranger che all’interno del convento dei<br />

P.P. Domenicani e dei P.P. Cappuccini, i momenti fondamentali dell’istituzione<br />

dell’Eucaristia.<br />

I ragazzi si sono potuti misurare con l’esperienza del silenzio e della<br />

concentrazione, esperienze non sempre possibili nelle aule scolastiche.”<br />

Dalle <strong>di</strong>chiarazioni delle insegnanti emerge inoltre che “quando entrambi<br />

i consigli delle classi 1A e 2A decisero, nell’aprile scorso, <strong>di</strong> cimentarsi<br />

in questa impresa, <strong>di</strong> sicuro non si aspettavano quello che è stato il vero<br />

regalo: vedere un’intera comunità civile e religiosa <strong>di</strong>sponibile nella gratuità<br />

a collaborare per la realizzazione del cortometraggio”.<br />

Nelle motivazioni espresse a corredo del film emerge infatti che tutto<br />

ciò che la scuola è riuscita a realizzare è stato possibile perché la comunità<br />

<strong>di</strong> Taggia vive nella quoti<strong>di</strong>anità l’eucaristia: dono <strong>di</strong> solidarietà e collaborazione.<br />

La nuova LIM verrà installata in un Laboratorio del Plesso scolastico<br />

“G.Ruffini”.<br />

IL CAMMINO RIPRENDE DA bORDIGhERA<br />

Nei primi giorni <strong>di</strong> settembre i seminaristi <strong>di</strong> Notre Dame <strong>di</strong> Laghet,<br />

hanno dato inizio all’anno <strong>di</strong> formazione 2011/2012 presso il seminario<br />

vescovile Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera.<br />

I seminaristi <strong>di</strong> Nizza, Laurent, Christophe e Francois-Xavier insieme<br />

al seminarista della nostra <strong>Diocesi</strong>, Clau<strong>di</strong>o Luigi, si sono ritrovati insieme<br />

al rettore del seminario <strong>di</strong> Nizza padre Marc Ruiz, il rettore del santuario<br />

<strong>di</strong> Laghet padre Jean-Marie Tschann e al <strong>di</strong>rettore degli stu<strong>di</strong> padre Pierre-<br />

277<br />

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Cronaca<br />

Joseph Digrè per trascorrere alcuni giorni sia <strong>di</strong> formazione che <strong>di</strong> svago nel<br />

conoscere la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>.<br />

Il pomeriggio <strong>di</strong> martedì 6 settembre è stato de<strong>di</strong>cato alla conoscenza<br />

delle terre della nostra <strong>di</strong>ocesi e le tante “scoperte” culturali e religiose<br />

hanno suscitato grande apprezzamento da tutti i seminaristi e formatori <strong>di</strong><br />

Notre Dame <strong>di</strong> Laghet.<br />

La visita della <strong>Diocesi</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> è iniziata dal convento<br />

dei domenicani <strong>di</strong> Taggia dove il vicario generale Mons. Umberto Toffani<br />

ha presentato la nostra <strong>di</strong>ocesi sia a livello storico-geografico che nella visione<br />

attuale e futura <strong>di</strong><br />

Chiesa locale sottolineando<br />

la volontà <strong>di</strong><br />

sostenere sempre al<br />

meglio la vicinanza<br />

con i fedeli concedendo<br />

sempre maggior<br />

spazio alla <strong>di</strong>namicità<br />

del clero unito ad<br />

una scelta <strong>di</strong> sacerdoti<br />

sempre più attivi<br />

nel campo dell’evangelizzazione<br />

e del<br />

mantenimento delle<br />

tra<strong>di</strong>zioni locali.<br />

Dopo questo<br />

momento <strong>di</strong> conoscenza<br />

della <strong>Diocesi</strong>,<br />

preceduto da un momento<br />

<strong>di</strong> preghiera<br />

comunitario nella cappella del convento domenicano, il seminario <strong>di</strong> Laghet<br />

ha potuto apprezzare i <strong>di</strong>pinti e l’arte presente in questo luogo che per tanti<br />

secoli ha avuto una presenza domenicana molto importante; dopo<strong>di</strong>ché, la<br />

visita culturale è proseguita al santuario <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Taggia dove, oltre alla<br />

visita storico-culturale della chiesa, si è affidato l’intero anno <strong>di</strong> formazione<br />

alla Vergine Maria con un momento <strong>di</strong> preghiera comunitario ai pie<strong>di</strong> della<br />

statua della Madonna miracolosa, venerata e amata da tutta la <strong>di</strong>ocesi ventimigliese<br />

e presa come riferimento per il sostegno dei seminaristi <strong>di</strong> Laghet.<br />

L’ultima tappa del pomeriggio è stato il santuario <strong>di</strong> Lampedusa,<br />

dove il racconto della storia <strong>di</strong> Andrea Anfossi, marinaio che ha ricevuto la<br />

278 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

grazia <strong>di</strong> tornare nella terra natia dalla lontana isola siciliana <strong>di</strong> Lampedusa<br />

fuggendo dalle incursioni saracene, ha suscitato nei presenti grande devozione<br />

e ammirazione; prima della partenza dal santuario che sovrasta Castellaro<br />

si sono pregati i<br />

vespri con uno specialeaffidamento<br />

alla Vergine <strong>di</strong><br />

Lampedusa così<br />

vicina all’aiuto nei<br />

momenti <strong>di</strong>fficili<br />

della vita <strong>di</strong> ogni<br />

persona.<br />

La serata<br />

è terminata con un<br />

incontro conviviale<br />

a <strong>San</strong>to Stefano<br />

al Mare con la<br />

presenza <strong>di</strong> Mons.<br />

Umberto Toffani (vicario generale <strong>di</strong>ocesano), don Luca Salomone (rettore<br />

del seminario <strong>di</strong>ocesano), don Andrea Francia (incaricato d’affari a.i. della<br />

Nunziatura Apostolica in Congo) e da S.E. Mons. Alberto Maria Careggio,<br />

vescovo <strong>di</strong>ocesano; incontro che ha unito ancora <strong>di</strong> più la <strong>di</strong>ocesi italiana e<br />

francese con momenti <strong>di</strong> forte intesa e <strong>di</strong> gioia con<strong>di</strong>visa proprio a sottolineare<br />

la vicinanza non solo geografica delle due <strong>di</strong>ocesi.<br />

La conclusione <strong>di</strong> questi giorni nella <strong>Diocesi</strong> <strong>Ventimiglia</strong>-<strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

è avvenuta mercoledì 7 settembre presso la cattedrale; dopo la visita della<br />

preziosa e storica chiesa madre della <strong>Diocesi</strong>, il momento culmine è stata<br />

la <strong>San</strong>ta Messa presieduta dal rettore del santuario <strong>di</strong> Laghet e concelebrata<br />

dai sacerdoti presenti tra cui don Luca Salomone che, a fine celebrazione, ha<br />

ricevuto parole <strong>di</strong> profonda gratitu<strong>di</strong>ne da parte del confratello francese per<br />

l’accoglienza e la famigliarità dei giorni vissuti sia in seminario a Bor<strong>di</strong>ghera<br />

che in ogni luogo visitato nella <strong>Diocesi</strong> ventimigliese, segno della forte unione<br />

che da anni caratterizza le tre <strong>di</strong>ocesi: Nizza, Monaco e <strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong><br />

<strong>Remo</strong>.<br />

279<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

PRESENTATO NELLA CONCATTEDRALE DI SAN SIRO<br />

IL PIANO PASTORALE PER L’ANNO 2011-2012<br />

Si è tenuta nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro in <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> (venerdì 16<br />

settembre), con una Veglia <strong>di</strong> preghiera,<br />

la presentazione del piano pastorale per l’anno 2011-2012. Don Goffredo<br />

Sciubba, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

- <strong>San</strong>remo ha introdotto l’incontro con la presentazione dei lineamenti<br />

della Chiesa Italiana, contenuti nel Documento della CEI “Educare<br />

alla vita buona del Vangelo”, poi il Vescovo Diocesano, presente il Preside<br />

dell’Istituto <strong>di</strong> Scienze Religiose <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, Don Giacomo Simonetti, ha<br />

consegnato i <strong>di</strong>plomi in Scienze Religiose a coloro che hanno terminato il<br />

ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> teologici.<br />

Dopo la celebrazione iniziale della Parola <strong>di</strong> Dio, ha preso poi la parola<br />

Mons. Alberto Maria Careggio.<br />

“I programmi che si potranno<br />

fare dovranno tutti avere un obiettivo<br />

<strong>di</strong> fondo comune: costruire l’uomo, costruire<br />

il cristiano.<br />

Tale obiettivo va raggiunto, al<br />

<strong>di</strong> là dei fenomeni del pluralismo, della<br />

secolarizzazione, del relativismo e<br />

dell’in<strong>di</strong>vidualismo, tenendo presenti<br />

le due questioni focali: la tra<strong>di</strong>zione e<br />

l’identità.”<br />

Con queste parole il Vescovo<br />

ha tracciato il cammino della nostra<br />

Chiesa locale, che ha voluto in<strong>di</strong>viduare<br />

alcune priorità nel compito educativo:<br />

la formazione permanente degli adulti e delle famiglie, il rilancio della<br />

vocazione educativa degli Istituti <strong>di</strong> vita consacrata, associazioni e movimenti<br />

ecclesiali ed infine la promozione <strong>di</strong> un ampio <strong>di</strong>battito e confronto,<br />

anche esterno alla Chiesa, sulla questione educativa.<br />

Il percorso in<strong>di</strong>cato può essere riassunto nello slogan: “Accompagnare<br />

all’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale” e richiede alle Parrocchie<br />

ed ai loro Consigli Pastorali una capacità <strong>di</strong> vedere e giu<strong>di</strong>care le<br />

situazioni proprie per poi programmare e verificare senza più cedere alla<br />

tentazione dell’improvvisazione.<br />

280 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

PELLEGRINAGGIO DIOCESANO IN OCCASIONE<br />

DELL’APERTURA DELL’ANNO PASTORALE<br />

Cronaca<br />

Quasi in continuità con l’incontro <strong>di</strong> presentazione del Piano Pastorale<br />

tenutosi nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro a <strong>San</strong>remo, giovedì 16 settembre,<br />

si è svolto l’annuale Pellegrinaggio <strong>di</strong> fine estate (22 settembre).<br />

Meta la Cattedrale/Duomo <strong>di</strong> Saluzzo de<strong>di</strong>cato a N. S. Assunta ed<br />

il <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Cussanio, nel quale si venera la Madonna della Divina Provvidenza.<br />

Il Vescovo, Mons.<br />

Alberto Maria Careggio,<br />

nell’omelia della celebrazione<br />

del mattino, ha ripreso<br />

l’argomento già sviluppato<br />

nell’incontro <strong>di</strong> presentazione<br />

del piano pastorale,<br />

richiamando l’affermazione<br />

<strong>di</strong> Papa Benedetto XVI:<br />

“All’inizio dell’essere cristiano<br />

non c’è una decisione<br />

etica, o una grande idea,<br />

bensì l’incontro con un avvenimento,<br />

con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la<br />

<strong>di</strong>rezione decisiva”. Un impegno <strong>di</strong> tutta la Comunità <strong>di</strong>ocesana a favorire<br />

un processo <strong>di</strong> maturazione e <strong>di</strong> crescita nella fede.<br />

50° ANNIVERSARIO DELLA PARROCChIA DI LEVÀ<br />

Domenica 25 settembre 2011,<br />

la Comunità cristiana <strong>di</strong> Levà ha festeggiato<br />

un evento importante della<br />

sua storia: il 50° anniversario <strong>di</strong> elevazione<br />

a Parrocchia.<br />

Alla presenza del Vescovo<br />

Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio,<br />

una solenne Concelebrazione<br />

ha ricordato questa decisione voluta<br />

da Mons. Agostino Rousset (Vescovo<br />

281<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

<strong>di</strong> allora) in data 21 settembre 1961.<br />

Accanto all’attuale parroco,<br />

don Thomas Le Bourhis, erano<br />

presenti il primo parroco, don Rodolfo<br />

Sterlocchi, venuto per l’occasione<br />

da Chiavenna e che numerosi<br />

parrocchiani, con qualche anno in<br />

più sulle spalle, hanno avuto la gioia<br />

<strong>di</strong> rivedere, don Antonio Arnal<strong>di</strong>,<br />

parroco <strong>di</strong> Taggia e don Livio Realini<br />

che per <strong>di</strong>versi anni ha servito<br />

questa Comunità come vice parroco,<br />

aiutando il secondo parroco,<br />

don Giuseppe Lizzari, richiamato<br />

improvvisamente a Dio il 26 febbraio<br />

2009. Alta la partecipazione <strong>di</strong> fedeli,<br />

con la presenza delle Autorità<br />

Civili, ma soprattutto della madrina della chiesa parrocchiale, la Contessa<br />

Eleonora Feo in Naselli. In occasione dell’anniversario, alcuni fedeli hanno<br />

preparato una mostra<br />

fotografica, che ha ripercorso<br />

dall’inizio<br />

la storia della zona<br />

delle levà. Un altro<br />

gruppo ha voluto<br />

festeggiare l’evento<br />

con una stupenda<br />

infiorata, rappresentando<br />

la chiesa parrocchiale.<br />

La giornata<br />

si è poi conclusa nel<br />

tardo pomeriggio,<br />

con un concerto offerto dalla Banda Pasquale Anfossi <strong>di</strong> Taggia.<br />

(La prima foto riguarda la Consacrazione della chiesa 50 anni fa e vede la presenza<br />

del Vescovo <strong>di</strong> allora, Mons. Agostino Rousset. Nella seconda: il parroco <strong>di</strong> allora, don Rodolfo<br />

Sterlocchi e il parroco <strong>di</strong> oggi, don Thomas Le Bourhis. Nell’ultima immagine un momento<br />

della festa con la presenza del Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio)<br />

282 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

DON ANGELO DI LORENzO LASCIA LA PARROCChIA DI<br />

RIVA LIGURE E PARTE PER LA MISSIONE<br />

Don Angelo Di Lorenzo il prossimo giugno parte per la Missione<br />

e… non proprio <strong>di</strong>etro l’angolo…, ma ad<strong>di</strong>rittura per la Papua Nuova Guinea!<br />

Non è più una novità, dunque, ma queste poche righe hanno l’unico<br />

scopo <strong>di</strong> ricordarci che tra qualche mese la nostra <strong>Diocesi</strong> avrà un sacerdote<br />

in meno, un parroco in meno, un insegnante in meno… certamente “tutti<br />

sono utili, ma nessuno è in<strong>di</strong>spensabile”, lo sappiamo bene, tuttavia ne sentiremo<br />

la sua mancanza.<br />

E’ pur vero che lui realizza un sogno, o meglio una vocazione, che<br />

<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver cullato da sempre; è vero che in Papua Nuova Guinea (che pare<br />

non sia una meta tanto ambita dai missionari) c’è sicuramente bisogno della<br />

sua opera e della sua testimonianza, ma è altrettanto vero che qui lascia un<br />

vuoto.<br />

Il suo carattere<br />

un pò schivo e la sua riservatezza,<br />

talvolta, gli<br />

hanno forse procurato<br />

qualche problema con<br />

persone che, probabilmente,<br />

non conoscendo<br />

bene lui e la sua storia, lo<br />

hanno giu<strong>di</strong>cato sempre<br />

e solo dalle apparenze,<br />

non apprezzando le sue<br />

qualità interiori ed i suoi<br />

meriti.<br />

La <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo<br />

ha avuto in Don Angelo<br />

un grande collaboratore,<br />

fin dal 1983, quando il Vescovo <strong>di</strong> allora, Mons. Angelo Raimondo Verardo,<br />

affidava alle sue giovani mani la creazione e la <strong>di</strong>rezione del Centro <strong>di</strong> Solidarietà<br />

“l’Ancora”, per la prevenzione e il recupero dei tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />

Compito che ha portato avanti per anni con fatica e determinazione, ottenendo<br />

i risultati che ancora oggi possiamo valutare, ma che hanno, inevitabilmente,<br />

influito sul suo carattere.<br />

283<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

Possiamo immaginare che avendo dato tanto, si sia sentito un po’<br />

come “svuotato”.<br />

E’ stato per anni responsabile della Commissione per la Catechesi,<br />

Delegato vescovile della consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali,<br />

Responsabile della Ra<strong>di</strong>o<br />

Diocesana e della testata<br />

giornalistica on-line “Riviera24”,<br />

docente presso l’Istituto<br />

<strong>di</strong> Scienze Religiose e<br />

per 30 anni parroco.<br />

Da oltre 10 anni è<br />

parroco a Riva Ligure, <strong>di</strong><br />

cui è recentemente <strong>di</strong>ventato<br />

Citta<strong>di</strong>no Onorario, ricevendo<br />

dal sindaco tale riconoscimento<br />

pubblico.<br />

In questo paese,<br />

come probabilmente in<br />

molti altri, i parroci <strong>di</strong>ventano<br />

“santi” soltanto dopo<br />

essersene andati (per trasferimento,<br />

ben inteso…!),<br />

perché fintanto che sono<br />

nell’esercizio della loro<br />

funzione, in genere, sono<br />

criticati, giu<strong>di</strong>cati e, ahimè,<br />

sempre raffrontati ai predecessori.<br />

Il nostro Don Angelo, quin<strong>di</strong>, ha la certezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare presto<br />

“santo” come gli altri che lo hanno preceduto e i suoi parrocchiani riconosceranno<br />

le cose buone che egli ha fatto nella loro parrocchia soltanto quando<br />

sarà dall’altra parte del mondo dove gli auguriamo <strong>di</strong> trovare quello che<br />

cerca da sempre e che, ci rincresce <strong>di</strong>rlo, forse, non ha trovato qui da noi.<br />

Don Angelo, noi che restiamo ti sosterremo con la preghiera in questa<br />

tua scelta coraggiosa e vogliamo esprimerti il nostro “grazie” per tutto<br />

quello che hai dato e fatto per tutti noi.<br />

284 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Restauri<br />

PRESENTATO IL DIPINTO RESTAURATO ALLA MADONNA<br />

DELLE GRAzIE A TRIORA<br />

Triora è piuttosto nota per le sue numerose chiese e tutti sanno che<br />

in quella de<strong>di</strong>cata a <strong>San</strong> Bernar<strong>di</strong>no vi sono suggestivi affreschi, che nella<br />

Collegiata destano stupore e meraviglia le tre tele tardo trecentesche, che nel<br />

vicino oratorio <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giovanni Battista sta per essere allestita una pinacoteca<br />

con <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> grande interesse.<br />

Pochi invece sanno che esiste anche la chiesa della Madonna delle<br />

Grazie, che si incontra prima <strong>di</strong> svoltare nel centro storico.<br />

Gli abitanti del “carugiu sutan” ed in generale quelli della zona bassa<br />

dell’abitato, la conoscono benissimo, anzi ne curano la manutenzione e la<br />

pulizia.<br />

E<strong>di</strong>ficata agli inizi del Seicento, venne nel 1621 arricchita <strong>di</strong> una pala<br />

lignea raffigurante Cristo risorto ed altri <strong>San</strong>ti.<br />

A <strong>di</strong>pingerla fu un triorese, Battista Gastal<strong>di</strong> (1581-1659), del quale<br />

si stanno riscoprendo opere in <strong>di</strong>verse località della Liguria <strong>di</strong> Ponente e<br />

nella vicina Francia.<br />

A commissionargli la tavola fu Fabrizio Velli, appartenente ad<br />

un’antica casata nobiliare, che fece al proprio borgo, Triora, numerose donazioni.<br />

Il <strong>di</strong>pinto si trovava ormai in pessime con<strong>di</strong>zioni, tanto che una<br />

benemerita signora<br />

armese decise lo<br />

scorso anno <strong>di</strong> far<br />

eseguire a proprie<br />

spese il restauro, incaricando<br />

allo scopo<br />

il Laboratorio Bonifacio<br />

<strong>di</strong> Bussana.<br />

Il restauro<br />

è ora terminato ed il<br />

<strong>di</strong>pinto, un polittico<br />

<strong>di</strong> ben sette pezzi,<br />

è stato ricollocato,<br />

non senza fatica, al suo posto, <strong>di</strong>etro all’altare, apparendo nella sua antica<br />

bellezza.<br />

Alcune donne del paese, le stesse che vigilano sulla “loro” chiesa,<br />

285<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Restauri<br />

hanno anche fatto restaurare<br />

una bella statua del Sacro<br />

Cuore, rimessa a nuovo.<br />

Giovedì 11 agosto,<br />

alle 15,30, i due restauri sono<br />

stati presentati al pubblico<br />

dal restauratore stesso, Riccardo<br />

Bonifacio.<br />

Erano presenti, fra<br />

gli altri, il Vicario Generale,<br />

Mons. Umberto Toffani, che<br />

ha rivolto ai presenti, piuttosto<br />

numerosi, alcune parole<br />

<strong>di</strong> circostanza, lodando queste<br />

iniziative dalle ra<strong>di</strong>ci lontane,<br />

ed il parroco <strong>di</strong> Triora,<br />

don Anton Robu, che prima<br />

della cerimonia ha celebrato<br />

una <strong>San</strong>ta Messa.<br />

A concludere degnamente<br />

il pomeriggio è stato<br />

un abbondante rinfresco,<br />

all’ombra <strong>di</strong> un vetusto acero,<br />

offerto da alcune signore del<br />

paese, coa<strong>di</strong>uvate dalla Pro Triora.<br />

Quest’ultima, in testa il presidente Roberto Faral<strong>di</strong>, ha preparato<br />

alcuni pannelli illustranti il restauro e redatto un opuscolo con la storia della<br />

chiesa della Madonna delle Grazie, con la descrizione del <strong>di</strong>pinto, del suo<br />

restauro e con alcuni cenni sul pittore Battista Gastal<strong>di</strong>, vera gloria triorese.<br />

286 Rivista Diocesana n°3 - 2011


Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Restauri<br />

IL LIONS CLUb SANREMO hOST CONSEGNA L’OPERA DI<br />

RESTAURO DEL SAGRATO DELLA<br />

MADONNA DELLA COSTA<br />

Con una sobria, ma significativa cerimonia, sabato 10 settembre,<br />

alla presenza <strong>di</strong> autorità, soci e citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, è stata consegnata ufficialmente<br />

dal Presidente Mario Berar<strong>di</strong> del Lions Club <strong>San</strong>remo Host, al<br />

Rettore del <strong>San</strong>tuario della Madonna della Costa, Mons. Vittorio Marteletti,<br />

l’opera <strong>di</strong> restauro del Sagrato, che è stata realizzata grazie all’iniziativa <strong>di</strong><br />

alcuni soci del Lions Club <strong>San</strong>remo Host.<br />

La ristrutturazione del sagrato, terminata già da alcuni anni, non<br />

era ancora stata riconsegnata ufficialmente, in quanto alcuni lavori <strong>di</strong> manutenzione<br />

del Cottolengo <strong>di</strong> Don Orione avevano interessato parte del selciato,<br />

impedendone la sua ultimazione nei tempi stabiliti.<br />

Il cerimoniere del Lions Club <strong>San</strong>remo Host, avv.Luca Spada, dopo<br />

aver ringraziato<br />

tutte le persone<br />

presenti alla cerimonia,<br />

ha ricordato<br />

i soci e gli sponsor<br />

(Fondazione<br />

Carige, il Comune<br />

<strong>di</strong> <strong>San</strong>remo e naturalmente<br />

i fedeli<br />

del <strong>San</strong>tuario), che<br />

avevano permesso<br />

<strong>di</strong> realizzare l’importante<br />

opera <strong>di</strong><br />

restauro.<br />

Alla cerimonia erano presenti il Consigliere Comunale Maria Luisa<br />

Gugliotta, in rappresentanza del Comune <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, il Dott. Diego Frascarelli,<br />

in rappresentanza della Provincia, il rettore del <strong>San</strong>tuario Mons. Vittorio<br />

Marteletti, Giuliano Rossi quale Presidente dell’epoca, che aveva sostenuto<br />

con il suo Consiglio Direttivo l’iniziativa, il socio e responsabile della<br />

ristrutturazione arch. Piero Pieroni (tecnico e progettista dell’opera).<br />

Nota <strong>di</strong> merito anche al socio Gastone Lombar<strong>di</strong> che aveva curato<br />

la parte storica e iconografica.<br />

Un ringraziamento particolare, è stato rivolto dal Cerimoniere anche<br />

al Dott. Umberto Calandrella (ex Commissario prefettizio del Comune <strong>di</strong><br />

287<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Restauri<br />

<strong>San</strong>remo) e all’ex <strong>di</strong>rigente al patrimonio, la dott.ssa Rita Serafini.<br />

Sod<strong>di</strong>sfazione<br />

del Presidente Mario<br />

Berar<strong>di</strong> e del Past Presidente<br />

Enzo Benza per<br />

l’importante services<br />

realizzato dal club.<br />

Il Lions Club<br />

<strong>San</strong>remo Host, al termine<br />

della cerimonia, con<br />

il benestare del rettore<br />

del <strong>San</strong>tuario Mons.<br />

Vittorio Marteletti, ha<br />

offerto a tutti gli intervenuti<br />

un simpatico rinfresco,<br />

consumato sul nuovo sagrato del <strong>San</strong>tuario.<br />

288 Rivista Diocesana n°3 - 2011


<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Pubblicazione trimestrale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Poste Italiane S.p.A. - Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n. 46) - art. 1, comma 2, DCB IMPERIA<br />

Direttore: Can. Giacomo Simonetti<br />

Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />

Redazione: Curia Vescovile <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Sede: <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, Via C. Pisacane n. 2<br />

Stampa: PETRILLI Tipolitografia Ligure s.r.l.<br />

Corso Limone Piemonte, 21 bis - 18039 <strong>Ventimiglia</strong> (IM)<br />

ATTENZIONE: in caso <strong>di</strong> mancato recapito rinviare all’ufficio <strong>di</strong> 18100 IMPERIA CPO<br />

per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />

In copertina opere realizzate grazie al contributo<br />

In copertina: <strong>San</strong>to Stefano al Mare, chiesa parrocchiale <strong>San</strong>to Stefano Protomartire: restauro coperture e facciate<br />

Retro: <strong>Ventimiglia</strong>, fraz. Latte, chiesa parrocchiale <strong>San</strong> Bartolomeo: restauro del tetto e facciate

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