RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo
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DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />
<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />
Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />
Anno 2011- n. 3 ( Luglio - Settembre)
<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />
Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />
DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />
Anno 2011- n. 3 (Luglio - Settembre)
ATTI DELLA SANTA SEDE<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
sO m m a r iO<br />
Luglio - Settembre 2011<br />
Introduzione e Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione della<br />
XXVI Giornata della Gioventù a Madrid ...................................................... 207<br />
Messaggio del Card. Segretario <strong>di</strong> Stato Tarcisio Bertone, a nome del<br />
<strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI, ai partecipanti alla<br />
LXII settimana Liturgica Nazionale italiana ................................................. 210<br />
Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione del<br />
XXV Congresso Eucaristico Nazionale .......................................................... 212<br />
Messaggio del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI per la giornata mon<strong>di</strong>ale<br />
del Migrante e del Rifugiato (2012) ................................................................ 216<br />
ATTI DEL VESCOVO<br />
Omelie<br />
Solennità del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù ................................................................. 220<br />
Sainte Marie Madeleine .................................................................................... 224<br />
Fete de Sainte Marie-Madeleine ...................................................................... 227<br />
Solennità <strong>di</strong> Maria Assunta in Cielo ............................................................... 230<br />
Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo ................................................................................. 234<br />
Documenti<br />
Convegno Diocesano - Orientamenti Pastorali per la <strong>Diocesi</strong> ................... 238<br />
Calendario delle giornate mon<strong>di</strong>ali e nazionali per l’anno 2012 ............... 253<br />
203
sO m m a r iO<br />
Luglio - Settembre 2011<br />
Diario Pastorale<br />
Luglio - Settembre 2011 .................................................................................... 255<br />
Cancelleria -Nomine<br />
Costituito il nuovo Consiglio Presbiterale<br />
per il periodo 2011-2015 ................................................................................... 259<br />
Nominato il Nuovo Collegio dei Consultori ................................................. 260<br />
VITA <strong>DIOCESANA</strong><br />
Cronaca<br />
Dal 3 all’8 luglio a Lourdes con gli ammalati ............................................... 261<br />
Inaugurato il nuovo Centro Ascolto della Caritas a <strong>Ventimiglia</strong> .............. 262<br />
L’incontro <strong>di</strong> Mons. Alberto Maria Careggio con i giovani <strong>di</strong> Taggia<br />
al campo estivo <strong>di</strong> Mendatica .......................................................................... 265<br />
Le inizative estive <strong>di</strong> Casa Venneri a Limone ............................................... 265<br />
La prima domenica <strong>di</strong> agosto il consueto appuntamento<br />
sul Monte Saccarello ......................................................................................... 267<br />
L’esperienza dei giovani <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />
alla Gmg <strong>di</strong> Madrid .......................................................................................... 269<br />
Il nuovo inno in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo Martire ............................................ 271<br />
Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> secondo<br />
Assegnazione del “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’argentu” ............................................... 272<br />
Viaggio missionario in Congo-Brazzaville<br />
<strong>di</strong> S.E. Mons. Alberto Maria Careggio ........................................................... 275<br />
204 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
sO m m a r iO<br />
Luglio - Settembre 2011<br />
Al congresso Eucaristico Nazionale <strong>di</strong> Ancona<br />
premiato l’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Taggia ................................................... 276<br />
Al Seminario Diocesano Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera i seminaristi <strong>di</strong> Laghet<br />
hanno dato inizio all’anno <strong>di</strong> formazione 2011/2012 .................................. 277<br />
Presentato il Piano Pastorale per l’anno 2011-2012 ...................................... 280<br />
Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano in occasione<br />
dell’apertura dell’Anno Pastoralee ................................................................. 281<br />
50° Anniversario della Parrocchia <strong>di</strong> Levà .................................................... 281<br />
Don Angelo Di Lorenzo lascia la parrocchia <strong>di</strong> Riva Ligure e<br />
parte per la Missione ........................................................................................ 283<br />
Restauri<br />
Presentato il <strong>di</strong>pinto restaurato alla<br />
Madonna delle Grazie a Triora ....................................................................... 285<br />
Il Lions Club <strong>San</strong>remo Host consegna l’opera <strong>di</strong> restauro<br />
del sagrato della Madonna della Costa .......................................................... 287<br />
205
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
XXVI GIORNATA DELLA GIOVENTU’<br />
CELEbRAzIONE EUCARISTICA CONCLUSIVA<br />
Introduzione del <strong>San</strong>to Padre<br />
Base aerea dei quattro Venti <strong>di</strong> Madrid<br />
Domenica 21 agosto<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
Cari giovani,<br />
ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo visti. Spero<br />
che abbiate potuto dormire almeno un poco, nonostante l’inclemenza del<br />
tempo. Sono sicuro che all’alba <strong>di</strong> oggi avete levato gli occhi al cielo più <strong>di</strong><br />
una volta e non solo gli occhi, ma anche il cuore, e questo vi avrà permesso<br />
<strong>di</strong> pregare.<br />
Dio sa ricavare il bene da tutto. Con questa fiducia, e sapendo che<br />
il Signore non ci abbandona mai, iniziamo la nostra Celebrazione eucaristica<br />
pieni <strong>di</strong> entusiasmo e sal<strong>di</strong> nella fede.<br />
Omelia<br />
Cari giovani,<br />
con la celebrazione dell’Eucaristia giungiamo al momento culminante<br />
<strong>di</strong> questa Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù. Nel vedervi qui, venuti<br />
in gran numero da ogni parte, il mio cuore si riempie <strong>di</strong> gioia pensando<br />
all’affetto speciale con il quale Gesù vi guarda. Sì, il Signore vi vuole bene e<br />
vi chiama suoi amici (cfr Gv 15,15). Egli vi viene incontro e desidera accompagnarvi<br />
nel vostro cammino, per aprirvi le porte <strong>di</strong> una vita piena e farvi<br />
partecipi della sua relazione intima con il Padre.<br />
Noi, da parte nostra, coscienti della grandezza del suo amore, desideriamo<br />
corrispondere con ogni generosità a questo segno <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione<br />
con il proposito <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre anche con gli altri la gioia che abbiamo ricevuto.<br />
Certamente, sono molti attualmente coloro che si sentono attratti dalla<br />
figura <strong>di</strong> Cristo e desiderano conoscerlo meglio. Percepiscono che Egli è la<br />
risposta a molte delle loro inquietu<strong>di</strong>ni personali. Ma chi è Lui veramente?<br />
Come è possibile che qualcuno che ha vissuto sulla terra tanti anni fa abbia<br />
qualcosa a che fare con me, oggi?<br />
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Mt 16,13-20) ve<strong>di</strong>amo descritti<br />
due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> conoscere Cristo. Il primo consisterebbe in una<br />
conoscenza esterna, caratterizzata dall’opinione corrente. Alla domanda <strong>di</strong><br />
Gesù: «La gente chi <strong>di</strong>ce che sia il Figlio dell’Uomo?», i <strong>di</strong>scepoli rispondo-<br />
207<br />
sa n t a se d e
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
no: «Alcuni <strong>di</strong>cono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno<br />
dei profeti». Vale a <strong>di</strong>re, si considera Cristo come un personaggio religioso<br />
in più <strong>di</strong> quelli già conosciuti. Poi, rivolgendosi personalmente ai <strong>di</strong>scepoli,<br />
Gesù chiede loro: «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?». Pietro risponde con quella<br />
che è la prima confessione <strong>di</strong> fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».<br />
La fede va al <strong>di</strong> là dei semplici dati empirici o storici, ed è capace <strong>di</strong> cogliere<br />
il mistero della persona <strong>di</strong> Cristo nella sua profon<strong>di</strong>tà.<br />
Però la fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì<br />
è un dono <strong>di</strong> Dio: «Beato sei tu, Simone, figlio <strong>di</strong> Giona, perché né carne,<br />
né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Ha la sua<br />
origine nell’iniziativa <strong>di</strong> Dio, che ci rivela la sua intimità e ci invita a partecipare<br />
della sua stessa vita <strong>di</strong>vina. La fede non dà solo alcune informazioni<br />
sull’identità <strong>di</strong> Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione<br />
<strong>di</strong> tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla<br />
manifestazione che Dio fa <strong>di</strong> se stesso.<br />
Così, la domanda «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?», in fondo sta provocando<br />
i <strong>di</strong>scepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui.<br />
Fede e sequela <strong>di</strong> Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la<br />
sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda<br />
e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù,<br />
la intimità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzare per<br />
questo cammino, fino a che l’incontro con il Signore risorto aprì loro gli occhi<br />
a una fede piena.<br />
Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda<br />
che fece agli apostoli: «Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?». Rispondetegli con<br />
generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro.<br />
Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio <strong>di</strong> Dio, che hai dato la tua vita per me.<br />
Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci<br />
e mi ami. Io mi fido <strong>di</strong> te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio<br />
che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona.<br />
Nella sua risposta alla confessione <strong>di</strong> Pietro, Gesù parla della Chiesa:<br />
«E io a te <strong>di</strong>co: tu sei Pietro, e su questa pietra e<strong>di</strong>ficherò la mia Chiesa».<br />
Che significa ciò? Gesù costruisce la Chiesa sopra la roccia della fede <strong>di</strong> Pietro,<br />
che confessa la <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Cristo.<br />
Sì, la Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi<br />
altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come<br />
alla «sua» Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si<br />
può separare la testa dal corpo (cfr 1Cor 12,12). La Chiesa non vive <strong>di</strong> se stessa,<br />
bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
e forza. Cari giovani, permettetemi che, come Successore <strong>di</strong> Pietro, vi inviti a<br />
rafforzare questa fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli, a porre Cristo,<br />
il Figlio <strong>di</strong> Dio, al centro della vostra vita. Però permettetemi anche che vi<br />
ricor<strong>di</strong> che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione<br />
della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione <strong>di</strong><br />
andare «per conto suo» o <strong>di</strong> vivere la fede secondo la mentalità in<strong>di</strong>vidualista,<br />
che predomina nella società, corre il rischio <strong>di</strong> non incontrare mai Gesù<br />
Cristo, o <strong>di</strong> finire seguendo un’immagine falsa <strong>di</strong> Lui.<br />
Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la<br />
tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vi chiedo,<br />
cari amici, <strong>di</strong> amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutato<br />
a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore.<br />
Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere<br />
l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e<br />
movimenti, così come la partecipazione all’Eucarestia <strong>di</strong> ogni domenica, il<br />
frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera<br />
e la me<strong>di</strong>tazione della Parola <strong>di</strong> Dio.<br />
Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce<br />
a dare testimonianza della fede negli ambienti più <strong>di</strong>versi, incluso dove vi è<br />
rifiuto o in<strong>di</strong>fferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere<br />
agli altri. Quin<strong>di</strong>, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri<br />
la gioia della vostra fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra<br />
fede, ha bisogno certamente <strong>di</strong> Dio.<br />
Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti,<br />
sia una meravigliosa prova della fecon<strong>di</strong>tà del mandato <strong>di</strong> Cristo alla<br />
Chiesa: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»<br />
(Mc 16,15). Anche a voi spetta lo straor<strong>di</strong>nario compito <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>scepoli e<br />
missionari <strong>di</strong> Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> giovani<br />
che aspirano a cose più gran<strong>di</strong> e, scorgendo nei propri cuori la possibilità <strong>di</strong><br />
valori più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse <strong>di</strong> uno stile<br />
<strong>di</strong> vita senza Dio. Cari giovani, prego per voi con tutto l’affetto del mio cuore.<br />
Vi raccomando alla Vergine Maria, perché vi accompagni sempre con la<br />
sua intercessione materna e vi insegni la fedeltà alla Parola <strong>di</strong> Dio.<br />
Vi chiedo anche <strong>di</strong> pregare per il Papa, perché come Successore <strong>di</strong><br />
Pietro, possa proseguire confermando i suoi fratelli nella fede. Che tutti nella<br />
Chiesa, pastori e fedeli, ci avviciniamo ogni giorno <strong>di</strong> più al Signore, per<br />
crescere nella santità della vita e dare così testimonianza efficace che Gesù<br />
Cristo è veramente il Figlio <strong>di</strong> Dio, il Salvatore <strong>di</strong> tutti gli uomini e la fonte<br />
viva della loro speranza. Amen.<br />
209<br />
sa n t a se d e
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
MESSAGGIO DEL CARD. SEGRETARIO DI STATO<br />
TARCISIO bERTONE, A NOME DEL<br />
SANTO PADRE bENEDETTO XVI, AI PARTECIPANTI<br />
ALLA LXII SETTIMANA LITURGICA NAzIONALE ITALIANA<br />
A Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />
Mons. FELICE DI MOLFETTA<br />
Vescovo <strong>di</strong> Cerignola-Ascoli Satriano<br />
Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />
sono lieto <strong>di</strong> trasmettere il cor<strong>di</strong>ale saluto del <strong>San</strong>to Padre a Lei e<br />
ai partecipanti alla 62a Settimana Liturgica Nazionale, che si svolgerà dal<br />
22 al 26 agosto a Trieste. Il tema dell’incontro - “Dio educa il suo popolo.<br />
La liturgia, sorgente inesauribile <strong>di</strong> catechesi” – si colloca nella prospettiva<br />
degli Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia per il decennio 2010-2020,<br />
tesi ad affrontare l’attuale emergenza educativa, e intende mettere “inequivocabilmente<br />
in luce il primato <strong>di</strong> Dio… prima <strong>di</strong> tutto Dio” (J. Ratzinger,<br />
Teologia della liturgia, Opera Omnia, XI, p. 5), la sua assoluta priorità nel<br />
ruolo educativo della liturgia.<br />
La Chiesa, specialmente quando celebra i <strong>di</strong>vini misteri, si riconosce<br />
e si manifesta quale realtà che non può essere ridotta al solo aspetto terreno<br />
e organizzativo. In essi deve apparire chiaramente che il cuore pulsante della<br />
comunità è da riconoscersi oltre gli angusti e pur necessari confini della<br />
ritualità, perché la liturgia non è ciò che fa l’uomo, ma quello che fa Dio con<br />
la sua mirabile e gratuita con<strong>di</strong>scendenza.<br />
Questo primato <strong>di</strong> Dio nell’azione liturgica era stato evidenziato dal<br />
Servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI alla chiusura del secondo periodo del Concilio Vaticano<br />
II mentre annunciava la proclamazione della Costituzione Sacrosanctum<br />
Concilium: “In questo fatto ravvisiamo che è stato rispettato il giusto or<strong>di</strong>ne<br />
dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto<br />
d’onore va riservato a Dio; che noi come primo dovere siamo tenuti ad innalzare<br />
preghiere a Dio; che la sacra Liturgia è la fonte primaria <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>vino<br />
scambio nel quale ci viene comunicata la vita <strong>di</strong> Dio, è la prima scuola del<br />
nostro animo, è il primo dono che da noi deve essere fatto al popolo cristiano…”<br />
(Paolo VI, Discorso per la chiusura del secondo periodo, 4 <strong>di</strong>cembre<br />
1963, AAS [1964], 34). La liturgia, oltre ad esprimere la priorità assoluta <strong>di</strong><br />
Dio, manifesta il suo essere “Dio-con-noi”, perché “all’inizio dell’essere cristiano<br />
non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un<br />
avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
la <strong>di</strong>rezione decisiva.” (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 1). In tal senso,<br />
Dio è il grande educatore del suo popolo, la guida amorevole, sapiente, instancabile<br />
nella e attraverso la liturgia, azione <strong>di</strong> Dio nell’oggi della Chiesa.<br />
A partire da questo aspetto fondativo, la 62a Settimana Liturgica<br />
Nazionale è chiamata a riflettere sulla <strong>di</strong>mensione educativa dell’azione liturgica,<br />
in quanto “scuola permanente <strong>di</strong> formazione attorno al Signore risorto,<br />
luogo educativo e rivelativo in cui la fede prende forma e viene trasmessa”<br />
(Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 39).<br />
A tale proposito, è necessario approfon<strong>di</strong>re sempre meglio il rapporto tra<br />
catechesi e liturgia, rifiutando, tuttavia, ogni indebita strumentalizzazione<br />
della liturgia a scopi “catechistici”.<br />
Al riguardo, la vivente tra<strong>di</strong>zione patristica della Chiesa ci insegna<br />
che la stessa celebrazione liturgica, senza perdere la sua specificità, possiede<br />
sempre un’importante <strong>di</strong>mensione catechetica (cfr Sacrosanctum Concilium,<br />
33). Infatti, in quanto “prima e per <strong>di</strong> più necessaria sorgente dalla quale<br />
i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano” (ibidem, 14), la<br />
liturgia può essere chiamata catechesi permanente della Chiesa, sorgente<br />
inesauribile <strong>di</strong> catechesi, preziosa catechesi in atto (cfr Conferenza Episcopale<br />
Italiana, Il rinnovamento della catechesi, 7 febbraio 1970, 113). Essa, in<br />
quanto esperienza integrata <strong>di</strong> catechesi, celebrazione, vita, esprime inoltre<br />
l’accompagnamento materno della Chiesa, contribuendo così a sviluppare<br />
la crescita della vita cristiana del credente e alla maturazione della sua coscienza.<br />
Il <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI assicura volentieri la sua preghiera<br />
affinché la 62a Settimana Liturgica Nazionale sia fruttuosa per i partecipanti<br />
e per l’intera Chiesa che è in Italia. Egli auspica che l’importante Convegno,<br />
come pure le iniziative promosse dal Centro <strong>di</strong> Azione Liturgica, si pongano<br />
sempre più a servizio del genuino senso della liturgia, favorendo una solida<br />
formazione teologico-pastorale in piena consonanza con il Magistero e la vivente<br />
tra<strong>di</strong>zione della Chiesa. A tal fine, il Sommo Pontefice invoca su tutti<br />
i partecipanti la materna protezione <strong>di</strong> Maria <strong>San</strong>tissima e imparte <strong>di</strong> cuore<br />
a Vostra Eccellenza, all’Arcivescovo <strong>di</strong> Trieste, ai Vescovi e ai sacerdoti presenti,<br />
ai relatori e a tutti i congressisti una speciale Bene<strong>di</strong>zione Apostolica.<br />
Con un fraterno saluto e augurio, profitto della circostanza per confermarmi<br />
dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima dev.mo nel Signore<br />
Tarcisio Card. Bertone<br />
Segretario <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Sua <strong>San</strong>tità<br />
211<br />
sa n t a se d e
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAzIONALE<br />
OMELIA S. PADRE<br />
Ancona 11 settembre<br />
Carissimi fratelli e sorelle!<br />
Sei anni fa, il primo viaggio apostolico in Italia del mio pontificato<br />
mi condusse a Bari, per il 24° Congresso Eucaristico Nazionale. Oggi sono<br />
venuto a concludere solennemente il 25°, qui ad Ancona. Ringrazio il Signore<br />
per questi intensi momenti ecclesiali che rafforzano il nostro amore<br />
all’Eucaristia e ci vedono uniti attorno all’Eucaristia! Bari e Ancona, due città<br />
affacciate sul mare Adriatico; due città ricche <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> vita cristiana; due<br />
città aperte all’Oriente, alla sua cultura e alla sua spiritualità; due città che i<br />
temi dei Congressi Eucaristici hanno contribuito ad avvicinare: a Bari abbiamo<br />
fatto memoria <strong>di</strong> come “senza la Domenica non possiamo vivere”; oggi il<br />
nostro ritrovarci è all’insegna dell’“Eucaristia per la vita quoti<strong>di</strong>ana”.<br />
Prima <strong>di</strong> offrivi qualche pensiero, vorrei ringraziarvi per questa vostra<br />
corale partecipazione: in voi abbraccio spiritualmente tutta la Chiesa<br />
che è in Italia. Rivolgo un saluto riconoscente al Presidente della Conferenza<br />
Episcopale, Car<strong>di</strong>nale Angelo Bagnasco, per le cor<strong>di</strong>ali parole che mi ha rivolto<br />
anche a nome <strong>di</strong> tutti voi; al mio Legato a questo Congresso, Car<strong>di</strong>nale<br />
Giovanni Battista Re; all’Arcivescovo <strong>di</strong> Ancona-Osimo, Mons. Edoardo<br />
Menichelli, ai Vescovi della Metropolìa, delle Marche e a quelli convenuti<br />
numerosi da ogni parte del Paese. Insieme con loro, saluto i sacerdoti, i <strong>di</strong>aconi,<br />
i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, fra i quali vedo molte famiglie<br />
e molti giovani. La mia gratitu<strong>di</strong>ne va anche alle Autorità civili e militari e a<br />
quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito <strong>di</strong> questo evento.<br />
“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” (Gv 6,60). Davanti al<br />
<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga <strong>di</strong> Cafarnao, la reazione<br />
dei <strong>di</strong>scepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana<br />
dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa <strong>di</strong> se stesso. Perché<br />
accogliere veramente questo dono vuol <strong>di</strong>re perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere<br />
e trasformare, fino a vivere <strong>di</strong> Lui, come ci ha ricordato l’apostolo<br />
Paolo nella seconda Lettura: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi<br />
moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo<br />
dunque del Signore” (Rm 14,8).<br />
“Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confon<strong>di</strong>amo la libertà<br />
con l’assenza <strong>di</strong> vincoli, con la convinzione <strong>di</strong> poter fare da soli, senza<br />
Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda<br />
212 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
a volgersi in delusione, generando inquietu<strong>di</strong>ne e paura e portando, paradossalmente,<br />
a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano<br />
del Signore nella terra d’Egitto…” – <strong>di</strong>cevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3),<br />
come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza<br />
del suo dono, <strong>di</strong>ventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato<br />
che sfigura il volto dell’uomo e capaci <strong>di</strong> servire al vero bene dei fratelli.<br />
“Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione<br />
<strong>di</strong> poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte<br />
Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con<br />
la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con<br />
la forza del potere e dell’economia. La storia ci <strong>di</strong>mostra, drammaticamente,<br />
come l’obiettivo <strong>di</strong> assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace<br />
prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli<br />
uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è “frutto del lavoro<br />
dell’uomo”, e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata<br />
alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora,<br />
“frutto della terra”, che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere,<br />
che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: “Padre<br />
(…), dacci oggi il nostro pane quoti<strong>di</strong>ano” (Mt 6,11).<br />
L’uomo è incapace <strong>di</strong> darsi la vita da se stesso, egli si comprende<br />
solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra<br />
umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chie<strong>di</strong>amo<br />
che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia<br />
la Sua volontà. E’ anzitutto il primato <strong>di</strong> Dio che dobbiamo recuperare nel<br />
nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci <strong>di</strong><br />
ritrovare la verità <strong>di</strong> ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà <strong>di</strong><br />
Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia<br />
il centro vitale della nostra esistenza.<br />
Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il<br />
primato <strong>di</strong> Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo,<br />
qui Egli si fa forza nel cammino spesso <strong>di</strong>fficile, qui si fa presenza amica che<br />
trasforma. Già la Legge data per mezzo <strong>di</strong> Mosè veniva considerata come<br />
“pane del cielo”, grazie al quale Israele <strong>di</strong>venne il popolo <strong>di</strong> Dio, ma in Gesù<br />
la parola ultima e definitiva <strong>di</strong> Dio si fa carne, ci viene incontro come Persona.<br />
Egli, Parola eterna, è la vera manna, è il pane della vita (cfr Gv 6,32-35) e<br />
compiere le opere <strong>di</strong> Dio è credere in Lui (cfr Gv 6,28-29). Nell’Ultima Cena<br />
Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande<br />
bene<strong>di</strong>zione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come ren<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> grazie al Padre per il suo immenso amore. Gesù spezza il pane e lo con-<br />
213<br />
sa n t a se d e
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
<strong>di</strong>vide, ma con una profon<strong>di</strong>tà nuova, perché Egli dona se stesso. Prende<br />
il calice e lo con<strong>di</strong>vide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto<br />
Egli dona la “nuova alleanza nel suo sangue”, dona se stesso. Gesù anticipa<br />
l’atto <strong>di</strong> amore supremo, in obbe<strong>di</strong>enza alla volontà del Padre: il sacrificio<br />
della Croce. La vita gli sarà tolta sulla Croce, ma già ora Egli la offre da se<br />
stesso. Così la morte <strong>di</strong> Cristo non è ridotta ad un’esecuzione violenta, ma è<br />
trasformata da Lui in un libero atto d’amore, in un atto <strong>di</strong> auto-donazione,<br />
che attraversa vittoriosamente la stessa morte e riba<strong>di</strong>sce la bontà della creazione<br />
uscita dalle mani <strong>di</strong> Dio, umiliata dal peccato e finalmente redenta.<br />
Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio<br />
si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero<br />
<strong>di</strong> amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui<br />
proveniamo e per anticipare la nuova con<strong>di</strong>zione della vita piena in Dio, in<br />
attesa della quale viviamo.<br />
Ma che cosa comporta per la nostra vita quoti<strong>di</strong>ana questo partire<br />
dall’Eucaristia per riaffermare il primato <strong>di</strong> Dio? La comunione eucaristica,<br />
cari amici, ci strappa dal nostro in<strong>di</strong>vidualismo, ci comunica lo spirito del<br />
Cristo morto e risorto, e ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in<br />
quel mistero <strong>di</strong> comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un<br />
solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realizzando la preghiera della comunità cristiana<br />
delle origini riportata nel libro della Didaché: “Come questo pane spezzato<br />
era sparso sui colli e raccolto <strong>di</strong>venne una cosa sola, così la tua Chiesa dai<br />
confini della terra venga radunata nel tuo Regno” (IX, 4). L’Eucaristia sostiene<br />
e trasforma l’intera vita quoti<strong>di</strong>ana. Come ricordavo nella mia prima<br />
Enciclica, “nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare<br />
a propria volta gli altri”, per cui “un’Eucaristia che non si traduca in amore<br />
concretamente praticato è in se stessa frammentata” (Deus caritas est, 14).<br />
La bimillenaria storia della Chiesa è costellata <strong>di</strong> santi e sante, la cui<br />
esistenza è segno eloquente <strong>di</strong> come proprio dalla comunione con il Signore,<br />
dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione <strong>di</strong> responsabilità a tutti<br />
i livelli della vita comunitaria, nasca quin<strong>di</strong> uno sviluppo sociale positivo,<br />
che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o <strong>di</strong>sagiata. Nutrirsi<br />
<strong>di</strong> Cristo è la via per non restare estranei o in<strong>di</strong>fferenti alle sorti dei fratelli,<br />
ma entrare nella stessa logica <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> dono del sacrificio della Croce;<br />
chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore<br />
non può non essere attento, nella trama or<strong>di</strong>naria dei giorni, alle situazioni<br />
indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare<br />
il proprio pane con l’affamato, con<strong>di</strong>videre l’acqua con l’assetato, rivestire<br />
chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). In ogni perso-<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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<strong>San</strong>to Padre<br />
na saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso<br />
per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto<br />
all’in<strong>di</strong>vidualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />
porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a<br />
partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>sgregate.<br />
Una spiritualità eucaristica è anima <strong>di</strong> una comunità ecclesiale che<br />
supera <strong>di</strong>visioni e contrapposizioni e valorizza le <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> carismi e ministeri<br />
ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della<br />
sua missione. Una spiritualità eucaristica è via per restituire <strong>di</strong>gnità ai giorni<br />
dell’uomo e quin<strong>di</strong> al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i<br />
tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del<br />
precariato e il problema della <strong>di</strong>soccupazione. Una spiritualità eucaristica ci<br />
aiuterà anche ad accostare le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> fragilità umana consapevoli<br />
che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità,<br />
accoglienza e aiuto. Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità<br />
educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del<br />
sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la<br />
città degli uomini con la <strong>di</strong>sponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene<br />
comune per la costruzione <strong>di</strong> una società più equa e fraterna.<br />
Cari amici, ripartiamo da questa terra marchigiana con la forza<br />
dell’Eucaristia in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e gli ambiti<br />
del nostro quoti<strong>di</strong>ano. Non c’è nulla <strong>di</strong> autenticamente umano che non<br />
trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong>venti dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le<br />
circostanze il primato <strong>di</strong> Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta<br />
al Padre (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 71). Sì, “non <strong>di</strong><br />
solo pane vivrà l’uomo, ma <strong>di</strong> ogni parola che esce dalla bocca <strong>di</strong> Dio” (Mt<br />
4,4): noi viviamo dell’obbe<strong>di</strong>enza a questa parola, che è pane vivo, fino a<br />
consegnarci, come Pietro, con l’intelligenza dell’amore: “Signore, da chi andremo?<br />
Tu hai parole <strong>di</strong> vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che<br />
tu sei il <strong>San</strong>to <strong>di</strong> Dio” (Gv 6,68-69).<br />
Come la Vergine Maria, <strong>di</strong>ventiamo anche noi “grembo” <strong>di</strong>sponibile<br />
ad offrire Gesù all’uomo del nostro tempo, risvegliando il desiderio<br />
profondo <strong>di</strong> quella salvezza che viene soltanto da Lui. Buon cammino, con<br />
Cristo Pane <strong>di</strong> vita, a tutta la Chiesa che è in Italia! Amen.<br />
215<br />
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<strong>San</strong>to Padre<br />
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE bENEDETTO XVI<br />
PER LA GIORNATA MONDIALE<br />
DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (2012)<br />
“Migrazioni e nuova evangelizzazione”<br />
Cari Fratelli e Sorelle!<br />
Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo “costituisce la<br />
missione essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profon<strong>di</strong><br />
mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti” (Esort. ap.<br />
Evangelii nuntian<strong>di</strong>, 14). Anzi, oggi avvertiamo l’urgenza <strong>di</strong> promuovere,<br />
con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera <strong>di</strong> evangelizzazione in un<br />
mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi <strong>di</strong> globalizzazione<br />
rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei<br />
mezzi <strong>di</strong> comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi<br />
possibili spostamenti <strong>di</strong> singoli e <strong>di</strong> gruppi.<br />
In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno <strong>di</strong> noi<br />
l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane ad essere<br />
intrepide annunciatrici della novità evangelica, facendo risuonare nel nostro<br />
cuore le parole <strong>di</strong> san Paolo: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto;<br />
perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!”<br />
(1Cor 9,16).<br />
Il tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Migrante<br />
e del Rifugiato – “Migrazioni e nuova evangelizzazione” – nasce da<br />
questa realtà. L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova<br />
evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana,<br />
intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni <strong>di</strong> primo annuncio,<br />
sia nei Paesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione cristiana.<br />
Il Beato Giovanni Paolo II ci invitava a “nutrirci della Parola, per<br />
essere «servi della Parola» nell’impegno dell’evangelizzazione ..., [in una<br />
situazione] che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione<br />
e del nuovo e mutevole intreccio <strong>di</strong> popoli e culture che la caratterizza”<br />
(Lett. ap. Novo millennio ineunte, 40).<br />
Le migrazioni interne o internazionali, infatti, come sbocco per la<br />
ricerca <strong>di</strong> migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita o per fuggire dalla minaccia <strong>di</strong> persecuzioni,<br />
guerre, violenza, fame e catastrofi naturali, hanno prodotto una mescolanza<br />
<strong>di</strong> persone e <strong>di</strong> popoli senza precedenti, con problematiche nuove<br />
non solo da un punto <strong>di</strong> vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale.<br />
Le attuali ed evidenti conseguenze della secolarizzazione, l’emergere <strong>di</strong><br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l l a sa n t a se d e<br />
<strong>San</strong>to Padre<br />
nuovi movimenti settari, una <strong>di</strong>ffusa insensibilità nei confronti della fede<br />
cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono <strong>di</strong>fficile focalizzare<br />
un riferimento unificante che incoraggi la formazione <strong>di</strong> “una sola<br />
famiglia <strong>di</strong> fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e<br />
interculturali, dove anche le persone <strong>di</strong> varie religioni sono spinte al <strong>di</strong>alogo,<br />
perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle<br />
legittime <strong>di</strong>fferenze”, come scrivevo nel Messaggio dello scorso anno per<br />
questa Giornata Mon<strong>di</strong>ale.<br />
Il nostro tempo è segnato da tentativi <strong>di</strong> cancellare Dio e l’insegnamento<br />
della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio,<br />
lo scetticismo e l’in<strong>di</strong>fferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni<br />
visibilità sociale e simbolica della fede cristiana.<br />
In tale contesto, i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto<br />
non <strong>di</strong> rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita,<br />
a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e<br />
spesso conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo.<br />
Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso<br />
Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fede<br />
non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta<br />
ad un fatto culturale.<br />
Qui la Chiesa è posta <strong>di</strong> fronte alla sfida <strong>di</strong> aiutare i migranti a mantenere<br />
salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva<br />
nel Paese d’origine, in<strong>di</strong>viduando anche nuove strategie pastorali, come<br />
pure meto<strong>di</strong> e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola <strong>di</strong><br />
Dio. In alcuni casi si tratta <strong>di</strong> un’occasione per proclamare che in Gesù Cristo<br />
l’umanità è resa partecipe del mistero <strong>di</strong> Dio e della sua vita <strong>di</strong> amore, viene<br />
aperta ad un orizzonte <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> pace, anche attraverso il <strong>di</strong>alogo<br />
rispettoso e la testimonianza concreta della solidarietà, mentre in altri casi<br />
c’è la possibilità <strong>di</strong> risvegliare la coscienza cristiana assopita, attraverso un<br />
rinnovato annuncio della Buona Novella e una vita cristiana più coerente,<br />
in modo da far riscoprire la bellezza dell’incontro con Cristo, che chiama il<br />
cristiano alla santità dovunque si trovi, anche in terra straniera.<br />
L’o<strong>di</strong>erno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale<br />
per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne<br />
provenienti da varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato<br />
Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale, chiedono <strong>di</strong> essere<br />
accolti in Paesi <strong>di</strong> antica tra<strong>di</strong>zione cristiana.<br />
Nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché<br />
possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestima-<br />
217<br />
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<strong>San</strong>to Padre<br />
bile della salvezza, che per tutti è sorgente <strong>di</strong> “vita in abbondanza” (cfr Gv<br />
10,10); gli stessi migranti hanno un ruolo prezioso a questo riguardo poiché<br />
possono a loro volta <strong>di</strong>ventare “annunciatori della Parola <strong>di</strong> Dio e testimoni<br />
<strong>di</strong> Gesù Risorto, speranza del mondo” (Esort. ap. Verbum Domini, 105).<br />
Nell’impegnativo itinerario della nuova evangelizzazione, in ambito<br />
migratorio, assumono un ruolo decisivo gli Operatori pastorali – sacerdoti,<br />
religiosi e laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto<br />
pluralista: in comunione con i loro Or<strong>di</strong>nari, attingendo al Magistero della<br />
Chiesa, li invito a cercare vie <strong>di</strong> fraterna con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> rispettoso annuncio,<br />
superando contrapposizioni e nazionalismi.<br />
Da parte loro, le Chiese d’origine, quelle <strong>di</strong> transito e quelle d’accoglienza<br />
dei flussi migratori sappiano intensificare la loro cooperazione, a<br />
beneficio sia <strong>di</strong> chi parte sia <strong>di</strong> chi arriva e, in ogni caso, <strong>di</strong> chi ha bisogno <strong>di</strong><br />
incontrare sul suo cammino il volto misericor<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> Cristo nell’accoglienza<br />
del prossimo. Per realizzare una fruttuosa pastorale <strong>di</strong> comunione, potrà<br />
essere utile aggiornare le tra<strong>di</strong>zionali strutture <strong>di</strong> attenzione ai migranti e ai<br />
rifugiati, affiancandole a modelli che rispondano meglio alle mutate situazioni<br />
in cui si trovano a interagire culture e popoli <strong>di</strong>versi.<br />
I rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e<br />
situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra<br />
comprensione e accoglienza, del rispetto della loro <strong>di</strong>gnità umana e dei loro<br />
<strong>di</strong>ritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca<br />
dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti<br />
<strong>di</strong> mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />
e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche me<strong>di</strong>ante<br />
adeguate strutture <strong>di</strong> ospitalità e programmi <strong>di</strong> reinse<strong>di</strong>amento. Tutto ciò<br />
comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da<br />
anni accolgono un gran numero <strong>di</strong> persone in fuga e una maggiore con<strong>di</strong>visione<br />
delle responsabilità tra gli Stati.<br />
La stampa e gli altri mezzi <strong>di</strong> comunicazione hanno un ruolo importante<br />
nel far conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione<br />
<strong>di</strong> chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e<br />
desidera iniziare a costruirsi una nuova esistenza.<br />
Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori<br />
migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera,<br />
della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione <strong>di</strong> ciò che<br />
reciprocamente arricchisce, come pure la promozione <strong>di</strong> nuove progettualità<br />
politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />
ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una <strong>di</strong>gnitosa si-<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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<strong>San</strong>to Padre<br />
stemazione, al lavoro e all’assistenza.<br />
Sacerdoti, religiosi e religiose, laici e, soprattutto, giovani uomini<br />
e giovani donne siano sensibili nell’offrire sostegno a tante sorelle e fratelli<br />
che, fuggiti dalla violenza, devono confrontarsi con nuovi stili <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> integrazione. L’annuncio della salvezza in Gesù Cristo sarà fonte <strong>di</strong><br />
sollievo, speranza e “gioia piena” (cfr Gv 15,11).<br />
Desidero infine ricordare la situazione <strong>di</strong> numerosi studenti internazionali<br />
che affrontano problemi <strong>di</strong> inserimento, <strong>di</strong>fficoltà burocratiche,<br />
<strong>di</strong>sagi nella ricerca <strong>di</strong> alloggio e <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> accoglienza. In modo particolare<br />
le comunità cristiane siano sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che,<br />
proprio per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno <strong>di</strong><br />
punti <strong>di</strong> riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete <strong>di</strong> verità e<br />
il desiderio <strong>di</strong> incontrare Dio.<br />
In modo speciale, le Università <strong>di</strong> ispirazione cristiana siano luogo<br />
<strong>di</strong> testimonianza e d’irra<strong>di</strong>azione della nuova evangelizzazione, seriamente<br />
impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale<br />
e umano, oltre che a promuovere il <strong>di</strong>alogo fra le culture, valorizzando<br />
l’apporto che possono dare gli studenti internazionali. Questi saranno spinti<br />
a <strong>di</strong>ventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione se incontreranno<br />
autentici testimoni del Vangelo ed esempi <strong>di</strong> vita cristiana.<br />
Cari amici, invochiamo l’intercessione <strong>di</strong> Maria, “Madonna del<br />
cammino”, perché l’annuncio gioioso della salvezza <strong>di</strong> Gesù Cristo porti<br />
speranza nel cuore <strong>di</strong> coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mobilità. A tutti assicuro la mia preghiera e imparto la Bene<strong>di</strong>zione<br />
Apostolica.<br />
Dal Vaticano, 21 Settembre 2011<br />
219<br />
sa n t a se d e
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Omelie<br />
SOLENNITA’ DEL SACRO CUORE DI GESU’<br />
Responsabilità del cresimato: cogliere e vivere “in pienezza”<br />
il progetto cristiano della propria vita<br />
<strong>San</strong>tuario del S. Cruore<br />
Bussana, 3 luglio<br />
Il parroco ha appena ricordato il nostro incontro <strong>di</strong> quel bel pomeriggio<br />
che abbiamo trascorso insieme. Ora si tratta non tanto <strong>di</strong> rievocare le<br />
cose che sono state dette, ma <strong>di</strong> assimilarle e <strong>di</strong> imparare a viverle. Dovete<br />
anche farvene testimoni parlandone e vivendole come “cresimati” e perciò<br />
promossi ad un più alto livello <strong>di</strong> grazia dalla parola <strong>di</strong> Dio.<br />
A sostegno <strong>di</strong> questo vostro compito, il parroco ha concluso il suo<br />
benvenuto, invocando la luce e la forza dello Spirito.<br />
Lo Spirito <strong>San</strong>to per un “cuore nuovo”<br />
Ed è giusto che sia così. Già nell’antichità il profeta Ezechiele ha<br />
parlato dello Spirito <strong>San</strong>to quando ha fatto una profezia molto interessante,<br />
molto bella: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro <strong>di</strong> voi uno spirito nuovo<br />
[…] e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in<br />
pratica le mie leggi” (Ez 36, 26-27).<br />
Certo siamo d’accordo che lo Spirito <strong>San</strong>to rinnova il cuore, ma<br />
bisogna fare ancora attenzione: questo non basta senza una corrispondenza<br />
costante, come non basta venire oggi in chiesa, come non basta venire qualche<br />
volta, perché la vita non è il miracolo <strong>di</strong> un momento, la vita è il miracolo<br />
<strong>di</strong> un’intera esistenza.<br />
E mi spiego: Gesù presentandosi come il Buon Pastore ha detto <strong>di</strong><br />
se stesso: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”<br />
(Gv 10, 10).<br />
Dare la vita: siamo tutti d’accordo che è una cosa importante e lo<br />
sono certo i vostri genitori, che vi hanno messo al mondo. Cari ragazzi, vi<br />
hanno messo al mondo perché abbiate la vita e non la stronchiate. Ma il dono<br />
<strong>di</strong> Gesù va ben oltre.<br />
Saper “nuotare” per tuffarsi nella vita<br />
Oggi si farà il funerale <strong>di</strong> un ragazzo adolescente <strong>di</strong> Dolceacqua,<br />
un chierichetto che ho conosciuto, vittima <strong>di</strong> un incidente stupido (bisogna<br />
proprio <strong>di</strong>re così): nell’incoscienza della vita nascente si è tuffato nell’acqua<br />
senza saper nuotare, come mi hanno detto.<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
Ve ne accenno per proporvi un paragone al fine <strong>di</strong> farvi comprendere<br />
come sia rischioso tuffarsi nella vita senza “saper nuotare” ossia, fuor <strong>di</strong><br />
metafora, senza essere pronti ad affrontarla nelle sue prospettive, ma anche<br />
nelle sue insi<strong>di</strong>e.<br />
Ripensiamo alle parole <strong>di</strong> Gesù: <strong>di</strong>ce che è venuto per dare la vita e<br />
per darla in abbondanza, in pienezza.<br />
E qui nasce una domanda. Cosa significa la vita nella sua pienezza<br />
e chi altro, se non Gesù, è in grado <strong>di</strong> darcela? Credo che neanche i vostri<br />
genitori o gli adulti che sono qui saprebbero rispondere subito. Tant’è che<br />
quando l’ho fatta, questa domanda, ho colto una certa silenziosa perplessità.<br />
E’, in effetti, una domanda esistenziale complessa!<br />
“Non <strong>di</strong> solo pane”: la preminenza dello spirito<br />
Noi ci preoccupiamo <strong>di</strong> mille cose, anche i vostri genitori si preoccupano<br />
<strong>di</strong> tante cose ed è certo un bene. Ma non basta che si impegnino perché<br />
voi <strong>di</strong>ventiate dei ragazzi in buona salute, tutti promossi senza raccomandazioni,<br />
ragazzi che sappiano fare anche bene nella vita: una professione<br />
ben remunerata e poi tante altre cose che io non saprei neppure immaginare<br />
perché i miei interessi vanno ben oltre e non trovo in tutte queste cose i valori<br />
che possano adeguare il livello dell’uomo completo.<br />
E invece è proprio questo quello che conta. Ed allora, se è giusto<br />
che i vostri genitori si preoccupino che stiate bene in salute, che siate promossi,<br />
che siate dei ragazzi educati, ubbi<strong>di</strong>enti (tutte virtù, è pur vero, che<br />
sono oggi assai rare) è ancora più giusto e più importante che abbiano come<br />
prospettiva, come impegno, lo sviluppo del vostro spirito.<br />
Gesù ci <strong>di</strong>ce che la vita non è fatta soltanto <strong>di</strong> aspetti materiali e<br />
che abbiamo anzi delle esigenze spirituali che non devono esserci sottratte<br />
da nessuno. E questo comporta, nell’impegno educativo, ben più alte prospettive.<br />
Un progetto <strong>di</strong> vita<br />
Non possiamo noi mo<strong>di</strong>ficare il progetto <strong>di</strong> un’automobile perché<br />
l’automobile è fatta per quel determinato scopo e se la vogliamo guidare<br />
bene dobbiamo attenerci alle regole. Applicando questo concetto alla vita<br />
umana ci risulta chiaro che noi non siamo buttati nel mondo senza avere un<br />
progetto che comprenda i valori inalienabili dello spirito.<br />
Il fatto è che oggi siamo veramente stor<strong>di</strong>ti. Lo ha rilevato anche il<br />
parroco. La situazione è preoccupante perché ciò che cambia non sono tanto<br />
le abitu<strong>di</strong>ni, quanto piuttosto il funzionamento stesso del “cervello” (pare<br />
221<br />
Ve s c O V O
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
che il pesce incominci a marcire dalla testa). E quando l’uomo non sa più che<br />
cosa significa “vivere”, e perde perciò <strong>di</strong> vista lo scopo stesso per cui vive,<br />
egli rovina non soltanto se stesso ma tutta la società.<br />
Un’antropologia cristiana<br />
Cari genitori, dobbiamo riprendere con molto coraggio quella antropologia<br />
cristiana ossia quel <strong>di</strong>scorso sull’uomo che si rifà alle proposte del<br />
Vangelo. In tal senso Gesù si è proposto <strong>di</strong>cendo: “Io sono la via, la verità<br />
e la vita” (Gv 14, 6). Lo ha fatto in quella maniera molto affascinante, che ci<br />
viene ricordata in questo <strong>San</strong>tuario col riferimento al Cuore. Avete come<br />
protettore proprio Gesù nel suo aspetto più profondo, più vero in or<strong>di</strong>ne alla<br />
sua missione, nell’aspetto, cioè, che concerne il suo rapporto con ciascuno <strong>di</strong><br />
noi: se Gesù esiste, infatti, esiste l’amore <strong>di</strong> Dio per me che sono una creatura<br />
irripetibile. Irripetibile vuol <strong>di</strong>re che come me non c’è nessun altro perché io<br />
sono da sempre pensato e amato da Dio, tant’è che persino le mie impronte<br />
<strong>di</strong>gitali sono soltanto le mie, per sempre è così.<br />
Ognuno <strong>di</strong> voi, ragazzini cari, e i genitori lo devono ricordare, è una<br />
creatura irripetibile che ha un progetto, che ha uno scopo da raggiungere e<br />
che deve raggiungerlo per essere felice; per avere, in altre parole, una buona<br />
vita.<br />
Dire “rinuncio” per vivere in pienezza<br />
Dico una buona vita e non una “bella vita”: non mi piace questo<br />
termine perché l’abbiamo anche stravolto: fare la “bella vita” vuol <strong>di</strong>re stor<strong>di</strong>rsi.<br />
Attenti ragazzi! Adesso siete ancora degli adolescenti e ciò che voi oggi<br />
capite, lo capite in proporzione della vostra età, ma tra un anno o due la vostra<br />
responsabilità aumenterà con l’accrescersi della consapevolezza.<br />
Ebbene tra poco, rinnovando i voti battesimali, risponderete a delle<br />
domande in modo forse oggi non del tutto consapevole, ma tanto impegnativo<br />
come comprenderete col tempo.<br />
Una <strong>di</strong> queste risposte è quel “rinuncio” che i vostri genitori hanno<br />
detto portandovi al fonte battesimale. Ma non rinunciate alla vita, <strong>di</strong>cendo<br />
“rinuncio”, rinunciate alle seduzioni negative, che la rendono “meno vita”.<br />
Quante seduzioni ci sono oggi: richiami apparentemente allucinanti,<br />
<strong>di</strong>etro cui si cela l’inganno, si profila la morte. Pensate quanti giovani si<br />
sono lasciati sedurre anche fino allo sbalor<strong>di</strong>mento alla ricerca <strong>di</strong> una felicità<br />
illusoria. Non lasciatevi ingannare.<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
“Sarò con voi”: l’impegno da parte <strong>di</strong> Gesù.<br />
Vivere dunque in pienezza! A tal fine sappiate che non siete soli,<br />
perché quell’impegno che nella Cresima prendete a conferma del vostro<br />
Battesimo non è soltanto un impegno vostro, ma è un impegno da parte <strong>di</strong><br />
Dio. Gesù Cristo, infatti ci ha assicurato “Io sono con voi tutti i giorni fino<br />
alla fine del mondo” (Mt 28, 20) .<br />
Si tratta <strong>di</strong> una presenza attiva, <strong>di</strong> un’energia spirituale interiore<br />
che è una guida, una luce. Non possiamo farne a meno. E se poi volessimo<br />
farne a meno? La Sacra Scrittura ci porge un grave ammonimento: “chi semina<br />
vento raccoglie tempesta” (Osea 8, 7). Ma Gesù ci ha portato ben altro<br />
seme, quello buono della sua Parola, un seme che, se accolto, porterà frutto<br />
in proporzione al nostro accoglimento. Ricordate la famosa parabola? Il frutto<br />
ascenderà al trenta, al sessanta, al cento per uno.<br />
Una vita in crescita<br />
Ed ecco allora, cari ragazzi, io non posso che augurarvi <strong>di</strong> cominciare<br />
oggi una nuova vita, <strong>di</strong> cominciare oggi un cammino nuovo. Non siete<br />
licenziati: il vostro Vescovo non viene a licenziare nessuno. E’ desiderio del<br />
Vescovo, del Parroco, delle Catechiste, della comunità cristiana praticante<br />
che la conferma vostra <strong>di</strong> oggi sia la conferma per tutta la vita.<br />
E allora bisogna crescere! Crescere nel corpo, nell’intelligenza e nello<br />
spirito. Lo Spirito <strong>San</strong>to vi aiuterà in questo cammino.<br />
L’ impegno dei genitori e la sollecitu<strong>di</strong>ne del Vescovo<br />
Allora, cari genitori, mi rivolgo a voi sottolineando ancora il vostro<br />
impegno. Giovanni Paolo II <strong>di</strong>ceva che quando si sfilaccia il tessuto morale<br />
<strong>di</strong> una società tutto è da temere. Non pren<strong>di</strong>amola così semplicemente come<br />
una citazione; è una constatazione. Da qui ha origine la preoccupazione nel<br />
veder crescere al giorno d’oggi questi ragazzi, la vostra perché sono figli <strong>di</strong><br />
sangue, la mia perché sono anche figli miei spirituali.<br />
Attenti, dunque: il tessuto morale non si corrompe, come donna<br />
Prassede credeva, attraverso le congiunture stellari: la società cresce se la<br />
vogliamo far crescere, decresce, si corrompe, si corrode, se la vogliamo tale.<br />
Che cosa dobbiamo fare? Sarà l’oggetto, la materia <strong>di</strong> altri incontri<br />
che mi auguro si facciano con voi genitori e con voi ragazzi. Perché, ripeto e<br />
concludo, il Vescovo non viene a dare il biglietto <strong>di</strong> uscita dalla Chiesa, ma<br />
viene a <strong>di</strong>re: benvenuti nella Comunità, in questa nuova importantissima<br />
tappa del vostro cammino: tale è infatti la Cresima: tappa fondamentale <strong>di</strong><br />
una vita in crescita nell’impegno cristiano.<br />
223<br />
Ve s c O V O
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
SAINTE MARIE MADELEINE<br />
basilique de Saint-Maximin, 21 juillet 2011<br />
La solennité de Sainte Marie-Madeleine s’impose chaque année<br />
comme un événement liturgique et populaire très riche de rencontres et de<br />
célébrations fort intéressantes. A l’instar d’une symphonie musicale, votre<br />
fête elle aussi a une « ouverture » qui nous permet de pénétrer la richesse du<br />
mystère et, en même temps, que de <strong>di</strong>sposer nos esprits à saisir, d’une façon<br />
synthétique, le message spirituel et universel de notre sainte Patronne.<br />
Si nous sommes des créatures façonnées par la main de Dieu,<br />
notre vocation ce n’est que la sainteté, d’après ce que saint Paul nous <strong>di</strong>t<br />
clairement : « La volonté de Dieu, c’est que vous viviez dans la sainteté » (1<br />
Th 4,3). A ce propos, avant de donner des prescriptions morales et cultuelles<br />
au peuple, Yahvé parle à Moise et lui <strong>di</strong>t : «Parle à toute la communauté des<br />
enfants d’Israël, <strong>di</strong>s-leur : Soyez saints, car moi, Yahvé votre Dieu, je suis<br />
saint» (Lv 19,1-2).<br />
Il s’agit d’une volonté tellement connaturelle à la sainteté de Dieu<br />
qu’elle est une vocation universelle : personne n’en est exclu. En effet, on<br />
est souvent porté à penser que la sainteté est une destination réservée à de<br />
rares élus. Saint Paul, en revanche, parle du grand dessein de Dieu et affirme:<br />
«C’est ainsi qu’Il nous a élus en lui (le Christ), dès avant la fondation du<br />
monde, pour être saints et immaculés en sa présence, dans l’amour» (Ep 1,<br />
4). Et il parle de nous tous. Au centre du dessein <strong>di</strong>vin, il y a le Christ, dans<br />
lequel Dieu montre son visage: le mystère caché dans les siècles s’est révélé<br />
en plénitude dans le Verbe qui s’est fait chair. Et Paul <strong>di</strong>t ensuite: «Car Dieu<br />
s’est plu à faire habiter en lui toute la plénitude» (Col 1, 19). C’est pourquoi<br />
toute l’existence chrétienne connaît une unique loi suprême, celle que saint<br />
Paul exprime dans une formule qui revient dans toutes ses lettres: en Jésus<br />
Christ. La sainteté, la plénitude de la vie chrétienne ne consiste pas à accomplir<br />
des actions extraor<strong>di</strong>naires, mais à s’unir au Christ, à vivre ses mystères,<br />
à faire nôtres ses attitudes, ses pensées, ses comportements.<br />
Il est bon de rappeler ici qu’un saint n’est pas quelqu’un de parfait.<br />
La perfection est impossible pour l’homme et Dieu ne nous demande pas<br />
d’atteindre des buts qui nous sont inaccessibles. Mais alors qu’est-ce qu’un<br />
saint? Un saint est quelqu’un dont on peut <strong>di</strong>re qu’à la fin de sa vie, tout du<br />
moins, a essayé d’un cœur sincère d’aimer Dieu et de répandre cet Amour<br />
parmi les hommes. Les grands <strong>di</strong>scours et les grandes actions ne servent à<br />
rien si elles ne sont pas faîtes avec amour. « Quand j’aurais le don de prophétie,<br />
– écrit Saint Paul – et que je connaîtrais tous les mystères, et que je<br />
224 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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Omelie<br />
posséderais toute science; quand j’aurais même toute la foi, jusqu’à transporter<br />
des montagnes, si je n’ai pas la charité, je ne suis rien » (1 Co 13, 2). Donc,<br />
c’est dans l’amour que l’on peut percevoir la grandeur des saints, hommes et<br />
femmes, que l’Eglise nous propose à l’imitation et nous fait prier et confier à<br />
leur protection.<br />
Ce soir c’est un moment privilégié non seulement pour prier Sainte<br />
Marie Madeleine, mais aussi pour trouver la véritable nourriture de notre<br />
foi et le bon chemin de la sainteté,<br />
celui qui nous conduit à Dieu.<br />
Si Madeleine est une sainte, cela<br />
est sans doute le fruit de la bienveillance<br />
de Dieu qui l’a profondément<br />
aimée. Toutefois, on ne<br />
peut méconnaître la réponse libre<br />
et généreuse de la pécheresse<br />
à l’appel du Christ. Elle a reconnu<br />
en Jésus le Prophète véritable,<br />
le fils de Dieu ressuscité, le Sauveur<br />
des hommes, Celui qui l’a<br />
délivrée des entraves du péché.<br />
Maintenant une question<br />
se pose: une société qui<br />
a perdu conscience du péché,<br />
peut-elle se développer vers le<br />
véritable bonheur de l’homme ?<br />
Peut-elle demander pardon au<br />
Seigneur? Peut-elle lui implorer<br />
sa purification? Loin de Dieu il n’y a que l’abîme et le désespoir du néant.<br />
Nous connaissons tous des gens qui souffrent et dont le cœur est blessé, mais<br />
leur drame est qu’ils ne sont pas toujours conscients de leur situation personnelle.<br />
Malgré tout, Jésus continue de passer près de nous, jour après jour<br />
(cf. Mt 28,20), et Il attend de nous toujours la même réponse: «Seigneur, si tu<br />
le veux tu peux me purifier» (Mt 8,2).<br />
La sainteté personnelle et le bonheur social ne sont pas le résultat<br />
d’un coup de baguette magique, mais de l’action de l’Esprit <strong>di</strong>vin et de la<br />
collaboration de l’homme. Saint Augustin nous le rappelle dans sa formule<br />
classique: « Celui qui t’a créé sans toi, ne te sauvera pas sans toi ». Donc, nous<br />
devons humblement être capables de demander au Seigneur son aide, de<br />
vouloir changer notre vie et d’abandonner, par sa grâce, notre péché.<br />
225<br />
Ve s c O V O
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
Quelqu’un se demandera: pourquoi est-il si important de se rendre<br />
compte de se convertir et de désirer changer? Tout simplement parce que,<br />
sinon, nous ne pourrions toujours<br />
pas donner une réponse<br />
affirmative à la question<br />
précédente, où nous <strong>di</strong>sions<br />
qu’une société sans conscience<br />
du péché ne ressentira que <strong>di</strong>fficilement<br />
le désir ou le besoin<br />
de chercher le Seigneur pour<br />
lui demander son aide.<br />
Toute l’histoire de<br />
l’Eglise est marquée par des<br />
femmes et des hommes qui par<br />
leur foi, par leur charité, par<br />
leur vie de sainteté ont été des<br />
phares pour de si nombreuses<br />
générations, et qu’ils le sont<br />
aussi pour nous. Les saints<br />
manifestent de <strong>di</strong>fférentes manières<br />
la présence puissante et<br />
transformatrice du Ressuscité.<br />
A l’instar de Marie Madeleine<br />
ils ont laissé le Christ se saisir<br />
si pleinement de leur vie qu’ils<br />
peuvent affirmer avec saint<br />
Paul: «Ce n’est plus moi qui vis, mais le Christ qui vit en moi» (Ga 2, 20).<br />
Suivre leur exemple, recourir à leur intercession, entrer en communion avec<br />
eux, «nous unit au Christ de qui découlent, comme de leur source et de leur<br />
tête, toutes grâces et la vie du Peuple de Dieu lui-même» (Conc. Œc. Vat. II,<br />
Const. dogm. Lumen gentium, n. 50).<br />
Ainsi la véritable question est celle-ci: ai-je vraiment le désir d’embrasser<br />
ce chemin - qui n’est pas un chemin facile - permettant de devenir<br />
pleinement moi-même et qui mène au bonheur? « Venez à moi vous tous qui<br />
peinez sous le poids du fardeau, et moi, je vous procurerai le repos. Prenez<br />
sur vous mon joug, devenez mes <strong>di</strong>sciples, car je suis doux et humble de<br />
cœur, et vous trouverez le repos. Oui, mon joug est facile à porter et mon<br />
fardeau, léger. » <strong>di</strong>t le Seigneur Jésus (Mt 11,28-30). Marie Madeleine et tous<br />
les saints nous témoignent que cela est possible pour tous.<br />
226 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
FETE DE SAINTE MARIE-MADELEINE<br />
basilique de Saint-Maximin, 24 juillet 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
Je suis heureux et ému d’être ici dans cette magnifique basilique de<br />
saint Maximin pour fêter ensemble sainte Marie-Madeleine, votre Patronne.<br />
C’est la première fois que je m’arrête si longtemps dans votre ville et je suis ravis<br />
par la richesse de vos tra<strong>di</strong>tions populaires et par l’imposante construction de<br />
votre église : un monument glorieux, riche d’art et d’histoire, sanctifié par les<br />
sépultures des saints Evangélisateurs de la Provence. En effet, c’est autour des<br />
sépultures des saints Maximin, Marie-Madeleine, Marcelle, Suzanne et Sidoine<br />
que s’est développé le culte chrétien dans cette région. Comment pourraiton<br />
demeurer<br />
i n s e n s i b l e s<br />
au fait qu’en<br />
ce lieu des<br />
multitudes inn<br />
o m b r a b l e s<br />
de fidèles ont<br />
prié, nourri et<br />
fortifié leur foi<br />
dans le Christ?<br />
Et nous, quel<br />
sens voulonsnous<br />
donner<br />
à notre pèlerinage<br />
le jour de<br />
la fête de sainte Marie-Madeleine?<br />
Avant de nous donner une réponse, il est tout-à-fait légitime de se<br />
demander quelles sont les sources de la foi chrétienne ? Si l’on admet que la<br />
foi est « la réponse de l’homme à Dieu », il importe de comprendre par quels<br />
moyens Dieu se fait connaître à l’homme, se propose à son amitié et l’invite à<br />
cette réponse de la foi. Nous lisons dans le Catéchisme de l’Eglise Catholique<br />
: «“Dans sa doctrine, sa vie et son culte, l’Église perpétue et transmet à chaque<br />
génération tout ce qu’elle est elle-même, tout ce qu’elle croit” (n. 8)».<br />
Donc, dans le sillon millénaire de la tra<strong>di</strong>tion catholique et<br />
d’après d’une tra<strong>di</strong>tion populaire vielle, de plusieurs siècles, très documentée,<br />
nous voici réunis en cette basilique pour vénérer et prier notre sainte<br />
Patronne qui brille de sa sainteté par trois aspects: sa conversion ; sa joie<br />
pascale, son élan missionnaire.<br />
227<br />
Ve s c O V O
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
Tout d’abord, sa conversion.<br />
Marie–Madeleine est la pénitente: elle apparait comme le modèle<br />
de la conversion. L’évangéliste Marc atteste que sept démons furent chassés<br />
d’elle, c’est-à-<strong>di</strong>re une multitude innombrables comprenant non seulement<br />
un usage déréglé de la sexualité, mais tous les désordres moraux qui assaillent<br />
l’homme. Si d’une part l’esclavage le plus grave existant au monde est<br />
celui du péché, d’autre part nous apprenons que l’homme est incapable de<br />
se libérer de ses échecs et de ses ambigüités. Reconnaître, accepter notre incapacité<br />
et la remettre au Seigneur c’est tout ce que nous pouvons faire. La<br />
pécheresse de l’Evangile se jette aux pieds de Jésus, les arrose de ses larmes,<br />
les essuie avec ses cheveux, les oint de parfum. Au-delà de ses fautes, dans<br />
l’expérience même de sa faiblesse, elle a la foi. Elle est persuadée que l’amour<br />
et la miséricorde du Seigneur sont plus grands, plus puissants que sa faute.<br />
Saint Grégoire le Grand, commente ainsi la scène évangélique : «<br />
Voyez quelle douleur consume cette femme qui ne rougit point de verser des<br />
larmes au milieu des joies d’un festin. Ses yeux avaient convoité toutes les<br />
jouissances de la terre, mais maintenant par la pénitence, elle en éteint le feu<br />
dans un déluge de larmes; elle avait fait servir ses cheveux à rehausser la beauté<br />
de son visage, elle s’en sert pour essuyer ses larmes... Elle avait employé<br />
les parfums pour donner à son corps une agréable odeur, et ce qu’elle avait<br />
honteusement pro<strong>di</strong>gué pour elle-même, elle en fait à Dieu un admirable<br />
sacrifice » (Saint Grégoire le Grand, Homélie sur les Evangiles, 33, 2).<br />
Notre foi ne commence pas avec notre conversion. Ce serait nous<br />
imaginer à tort, que tout dépendrait uniquement de nous. Avant même que<br />
nous connaissions Dieu, Dieu nous connaissait déjà. La Bible nous parle de<br />
son élection en ces termes : « En Christ, Dieu nous a élus avant la fondation<br />
du monde...» (Eph. 1.4). Dès le sein de notre mère, alors que nous n’étions<br />
qu’une masse informe, Dieu nous voyait et comptait nos jours. Qu’elle merveille<br />
!<br />
Marie-Madeleine, femme à la joie pascale. La vraie joie c’est l’aboutissement<br />
d’un parcours intérieur vers un bien impérissable. C’est le fruit<br />
d’une transformation intérieure qui nous amène à découvrir la véritable sagesse<br />
; c’est le résultat d’une libération intérieure, de l’esprit. La Madeleine<br />
jouissait déjà de cette grâce intérieure. Prisonnière auparavant du mal, dans<br />
son corps comme dans son âme, elle avait été guérie par l’action délivrante<br />
du Christ. La joie qu’elle possédait déjà devient pascale quand elle est appelée<br />
familièrement par son nom « Marie » et par sa réponse au Maître. Ainsi<br />
– relève notre Mgr Jean-Pierre Ravotti – « ce qui restait caché au regard se<br />
révèle par la grâce de la Parole accueillie dans la foi » (Ravotti - Boeuf, Sainte<br />
228 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
Marie-Madeleine, Evangile et Tra<strong>di</strong>tion, Gémenos 2010, p. 25). La vraie joie<br />
n’est pas dans l’acquisition d’un bien sensible, périssable, mais dans la rencontre<br />
par la foi avec le Ressuscité.<br />
Pour peu que nous réfléchissions, nous découvrons qu’il est <strong>di</strong>fficile<br />
d’être joyeux et très facile d’être tristes ; et, en même temps, que la tristesse<br />
est la source de bien des démissions. Pourquoi les hommes – de notre temps<br />
surtout – sont-ils tristes, découragés, affa<strong>di</strong>s, incapables d’aimer ? La raison<br />
n’est que dans un manque de foi pascale. Saint Augustin l’énonce clairement,<br />
lorsqu’il affirme : Gau<strong>di</strong>um de veritate, c’est-à-<strong>di</strong>re : la joie a sa source dans<br />
la Verité (Conf. X,22), qui se trouve dans la vérité du Christ Ressuscité. La<br />
vraie joie est toujours l’œuvre de Dieu que l’homme accepte librement, une<br />
action à laquelle il se fie et collabore ; elle est la docilité lucide à la présence<br />
du Dieu vivant, toujours au milieu de nous.<br />
Sainte Marie-Madeleine nou rappelle aujouerd’hui que la joie de la<br />
foi pascale jaillit toujours d’un acte de communion au Christ, un acte d’amour<br />
qui part du Christ lui-même et se propage en sa rencontre avec le siens. C’est<br />
ainsi que la Madeleine et tous les autres avec elle sont devenus croyants:<br />
Thomas, les <strong>di</strong>sciples d’Emmaüs et Paul. C’est le fruit de l’Esprit Saint : lui<br />
seul nous découvre son passage. Pour le voir et le saisir il faut savoir reconnaître<br />
sa lumière au milieu d’un monde superficiel et trompeur.<br />
Tout près du sépulcre vide, Marie-Madeleine reçoit du Seigneur<br />
une mission extraor<strong>di</strong>naire. C’est elle qui, la première, rencontre le Ressuscité<br />
et devient la destinataire d’un message qu’elle doit porter aux <strong>di</strong>sciples<br />
: « Ne me touche pas, – lui <strong>di</strong>t Jésus – car je ne suis pas encore monté vers le<br />
Père. Mais va trouver mes frères et <strong>di</strong>s-leur: je monte vers mon Père et votre<br />
Père, vers mon Dieu et votre Dieu » (Jn 20, 16-18). Avant les Apôtres, elle fut<br />
témoin oculaire du Christ ressuscité et, pour cette raison, elle fut aussi la première<br />
à lui rendre témoignage devant les Apôtres. C’est pour cela que Saint-<br />
Thomas d’Aquin l’appelle «l’apôtre des Apôtres» (S. Thomas d’Aquin, In<br />
Ioannem Evangelistam Expositio, c. XX, l. III, 6). Cet événement, en un sens,<br />
est comme le couronnement de tout ce que l’Ecriture sainte <strong>di</strong>t des femmes<br />
et témoigne aussi que les paroles du Prophète sont accomplies: «Je répandrai<br />
mon Esprit sur toute chair. Vos fils et vos filles prophétiseront » (Jl 3, 1).<br />
Le rôle et la mission de la femme dans la société et dans la communauté<br />
ecclésiale ont pris un relief tout-à-fait particulier, surtout dans les<br />
interventions du Magistère de l’Eglise. Dans le Message final aux femmes du<br />
Concile Vatican II on lit : «L’heure vient, l’heure est venue où la vocation de<br />
la femme s’accomplit en plénitude, l’heure où la femme acquiert dans la cité<br />
229<br />
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at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
une influence, un rayonnement, un pouvoir jamais atteints jusqu’ici. C’est<br />
pourquoi, en ce moment où l’humanité connaît une si profonde mutation, les<br />
femmes imprégnées de l’esprit de l’Evangile peuvent tant pour aider l’humanité<br />
à ne pas déchoir. »<br />
Nous savons gré a toutes ces épouses et à ces mères qui vivent évangéliquement<br />
leur mission ; à toutes ces femmes qui dans la société jouent un<br />
rôle important et dévoué dans les hôpitaux, dans les maisons de retraite,<br />
dans l’enseignement et, en général, dans l’assistance sociale.<br />
Ce n’est pas le cas de mentionner ici le danger social et la confusion<br />
idéologique que provoquent ces mouvements qui œuvrent pour l’émancipation<br />
de la femme hors de l’ordre naturel, proposant, à notre avis, une vie<br />
déréglée, licencieuse, contre nature et contre les principes moraux.<br />
Rendons grâces au Seigneur pour tous ceux qui ont porté la Parole<br />
de vie dans cette région. Ce sont les Apôtres, les martyrs, l’Eglise deux fois<br />
millénaire, les ministères et la multitude des chrétiens d’aujourd’hui. Que<br />
sainte Marie-Madeleine veille toujours sur son peuple provençal qui la chante<br />
et qui depuis toujours l’honore par un élan de foi et de joie populaire qu’il<br />
faut conserver jalousement et consigner aux générations futures comme un<br />
héritage très précieux.<br />
SOLENNITÀ DI MARIA ASSUNTA IN CIELO<br />
<strong>San</strong>remo, <strong>San</strong>tuario della Costa, 15 agosto 2011<br />
Nella solennità dell’Assunta tutti siamo chiamati a contemplare la<br />
gloria <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Maria in una <strong>di</strong>mensione che certamente sorpassa ogni nostra<br />
capacità <strong>di</strong> percezione piena. Non è facile, per non <strong>di</strong>re impossibile, raggiungere<br />
una raffigurazione adeguata della Madonna, innalzata alla gloria<br />
del cielo in corpo e anima, sebbene i santi Padri e i gran<strong>di</strong> Dottori della Chiesa,<br />
nelle loro omelie e nei loro <strong>di</strong>scorsi, mettessero già in evidenza non solo il<br />
fatto che le sue spoglie mortali fossero state preservate dalla corruzione, ma<br />
anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione.<br />
Un motivo <strong>di</strong> grande gioia della nostra festa è comunque questo: la<br />
sorte <strong>di</strong> Maria è anche quella <strong>di</strong> tutti noi, destinati a partecipare alla stessa<br />
realtà, come professiamo nel Credo: credo la risurrezione della carne, credo<br />
la vita eterna.<br />
Oggi la Liturgia ci fa chiedere a Dio <strong>di</strong> «vivere in questo mondo<br />
costantemente rivolti ai beni eterni, per con<strong>di</strong>videre la stessa corona <strong>di</strong><br />
Maria». Ciò vuol <strong>di</strong>re che i cristiani devono essere pienamente consapevoli<br />
230 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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Omelie<br />
che tutto ha un termine sulla terra: passa questo mondo e tutti siamo chiamati<br />
a realtà superiori, vere, seppure non percepibili ai sensi del corpo.<br />
Il Concilio parla della Chiesa come del nuovo popolo <strong>di</strong> Dio «dell’era<br />
presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente» (Lumen<br />
Gentium, 9; cfr. Eb 13,14). A nessuno, tuttavia, sfugge il fatto che la nostra<br />
gravitazione spirituale sia soprattutto verso la terra. Questa è la ragione per<br />
cui <strong>San</strong> Paolo invita a cercare «le cose <strong>di</strong> lassù, (quae sursum sunt) dove è<br />
Cristo, seduto alla destra <strong>di</strong> Dio» (Col 3, 1). L’apostolo insiste nell’esortazione:<br />
«rivolgete il pensiero alle cose <strong>di</strong> lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).<br />
Ai Filippesi raccomanda <strong>di</strong> essere «irreprensibili e puri, figli <strong>di</strong> Dio, immacolati,<br />
in mezzo ad una generazione malvagia e perversa» (Fil 2,15).<br />
In tal senso, mi permetto <strong>di</strong> citare quello che <strong>di</strong>sse Giovanni Paolo II<br />
sul monte Chétif in Valle d’Aosta il 7 settembre 1986, in occasione del bicentenario<br />
della conquista del Monte Bianco. Nell’invitare l’Europa a riflettere<br />
sulle sue ra<strong>di</strong>ci cristiane e sull’unità profonda raggiunta attorno a tale patrimonio<br />
<strong>di</strong> fede, ebbe a <strong>di</strong>re:<br />
«L’uomo contemporaneo, che sembra talora seguire il principio …<br />
del sápere quae supra terram, cioè del rivolgersi unicamente alle cose della<br />
terra, in una visione materialistica della vita, deve <strong>di</strong> nuovo saper guardare<br />
verso l’alto, verso le vette della grazia e della gloria, per le quali è stato creato<br />
e a cui è chiamato dalla bontà e grandezza <strong>di</strong> Dio. “Agnosce, christiane,<br />
<strong>di</strong>gnitatem tuam”: oltrepassa il creato, oltrepassa anche te stesso, per trovare<br />
l’orma del Dio vivente, impressa non soltanto in queste maestose bellezze<br />
naturali, ma soprattutto nel tuo spirito immortale! Cerca, come i tuoi padri,<br />
“le cose <strong>di</strong> lassù, non quelle della terra”!» (Giovanni Paolo II Angelus, Mont<br />
Chétif, 7 settembre 1986).<br />
Un ostacolo molto serio, che impe<strong>di</strong>sce all’uomo <strong>di</strong> aprirsi alla trascendenza,<br />
è la sua graduale rinuncia a pensare, intorpi<strong>di</strong>to, appesantito<br />
com’è dall’affannosa e principale ricerca del benessere materiale, visto come<br />
l’unico scopo della propria vita. Ho parlato <strong>di</strong> “rinuncia”, ma bisognerebbe<br />
pur <strong>di</strong>re che, oggi più che mai, vi è una incapacità al retto uso dell’intelligenza,<br />
causato tanto dall’intorpi<strong>di</strong>mento dei mass-me<strong>di</strong>a, la TV in primis dove<br />
c’è sempre chi pensa per te, quanto dal consumo <strong>di</strong>lagante <strong>di</strong> alcool e <strong>di</strong> droghe<br />
che creano nel cervello umano turbe spesso irreversibili e omologano le<br />
masse: tutti uguali e tutti spettri. Infatti, l’appiattimento e l’azzeramento <strong>di</strong><br />
molti valori, la superficialità con cui oggi si affronta la vita, rendono sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile ogni riferimento ai valori dello spirito che sono la vera risorsa<br />
dell’uomo. È più facile non pensare, non pensare affatto, neppure <strong>di</strong> fronte<br />
al mistero della morte, che è tanto sfacciatamente esorcizzata con l’in<strong>di</strong>ffe-<br />
231<br />
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Omelie<br />
renza, quanto con protervia violenza entra ogni giorno nelle nostre case attraverso<br />
la TV. Tutto questo è sconcertante; è frutto senza dubbio anche del<br />
cosiddetto “pensiero debole”! La cultura laicista contemporanea, infatti, ha<br />
un atteggiamento critico negativo, per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aperto scetticismo, verso<br />
la trascendenza ed il destino soprannaturale dell’uomo.<br />
Essere il “nuovo popolo <strong>di</strong> Dio che cammina alla ricerca della città<br />
futura”, come richiede il Concilio (cfr. Lumen Gentium, 9), impegna al<br />
dovere <strong>di</strong> dare un più vivo soffio spirituale alla nostra società che, <strong>di</strong>versamente,<br />
sarà condannata ad un’inesorabile fine. Giovanni Paolo II, nell’Atto<br />
<strong>di</strong> affidamento del mondo a Maria, a conclusione dell’Anno <strong>San</strong>to del 2000,<br />
affermava: «Oggi come mai nel passato, l’umanità è a un bivio. … L’umanità<br />
possiede oggi strumenti d’inau<strong>di</strong>ta potenza: può fare <strong>di</strong> questo mondo un<br />
giar<strong>di</strong>no, o ridurlo a un ammasso <strong>di</strong> macerie» (Giovanni Paolo VI, Affidamento<br />
del mondo a Maria, Giubileo dei Vescovi, 8 Ottobre 2000).<br />
Una società come la nostra, che ha fatto progressi strabilianti nel<br />
campo scientifico e tecnico, ha dunque altrettanto bisogno <strong>di</strong> un vero e proprio<br />
rilancio nel campo spirituale. Ciò vuol <strong>di</strong>re che occorrono gran<strong>di</strong> forze<br />
morali per superare gli ostacoli che minacciano il suo progresso. Questa è la<br />
ragione per cui la Chiesa, alla luce del Vangelo, non può e non deve <strong>di</strong>sinteressarsi<br />
dell’uomo e della società. Coloro che la accusano <strong>di</strong> “fare politica” e<br />
invitano vescovi e preti a starsene rintanati nelle loro sacrestie sono in perfetta<br />
malafede o nella più squallida ignoranza: costoro parlano e giu<strong>di</strong>cano<br />
senza alcuna cognizione <strong>di</strong> causa. Anche questo è il risultato dell’ appiattimento<br />
culturale e sociale a cui si è arrivati soprattutto dopo la rivoluzione<br />
sessantottina. La verità è questa: l’uomo, lontano da Dio, dalla sorgente della<br />
vita, non può vivere, muore. A coloro che si pongono la domanda: «Come<br />
sarà il mondo <strong>di</strong> domani?», la risposta è, dunque, solo questa: come lo vogliamo<br />
noi, ossia dal comportamento degli uomini, dal retto o dal <strong>di</strong>storto<br />
funzionamento delle nostre capacità intellettuali e volitive.<br />
È innegabile che siano sempre più pressanti e <strong>di</strong>ffuse le aspettative<br />
<strong>di</strong> un generale rinnovamento. Ma quale rinnovamento è possibile quando<br />
si stanno perdendo le coor<strong>di</strong>nate sul vero senso della vita? Le fessure che si<br />
sono aperte sul mondo della politica, della giustizia, dell’economia, del costume<br />
e perfino dello sport ci fanno intravedere una realtà così corrotta e devastata<br />
da apparire davvero insanabile. Non c’è proprio da ridere, pensando<br />
che il futuro della società sono i giovani <strong>di</strong> oggi e che, da parte degli adulti,<br />
hanno pochi esempi e<strong>di</strong>ficanti.<br />
Tuttavia, chi volesse tirarsi fuori da questa triste realtà e contribuire<br />
ad un suo effettivo risanamento dovrebbe agire nella consapevolezza che le<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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Omelie<br />
aspettative <strong>di</strong> ripresa appartengono al mondo della concretezza e non dei<br />
sogni. Tenendo pur presente che un’antropologia senza Dio porta la morte<br />
dell’uomo, che una società sibarita, ossia dai costumi corrotti, non potrà mai<br />
migliorare i destini dell’umanità, ma li peggiorerà sempre <strong>di</strong> più, noi <strong>di</strong>ciamo<br />
che è un dovere <strong>di</strong> tutti rispondere alle attese della parte più sana della<br />
nostra società che ancora esiste. Come? Certamente andando contro corrente,<br />
sostenendo quella cultura veramente rispettosa dell’uomo, dell’etica cristiana<br />
e dei valori spirituali del Vangelo e insegnati dalla dottrina sociale<br />
della Chiesa. In questo noi speriamo, facendo affidamento – come ripeto –<br />
sulla parte migliore della nostra società e sulla Provvidenza <strong>di</strong> Dio che non<br />
abbandona i suoi figli.<br />
Ogni impegno, atto ad arginare le <strong>di</strong>ffuse forme <strong>di</strong> devianza, è meritevole<br />
<strong>di</strong> alta considerazione. Benedette quelle famiglie che offrono ai loro<br />
figli esempi <strong>di</strong> virtù umane e cristiane; benemeriti tutti coloro che s’impegnano<br />
ad offrire loro autentici modelli <strong>di</strong> vita buona, specie se occupano<br />
posti pubblici <strong>di</strong> rilievo; lodevoli coloro che operano nelle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne<br />
e mettono a segno maxi operazioni come quella recente del 9 agosto ad opera<br />
dei Carabinieri <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo che hanno posto sotto sequestro ben 35 chilogrammi<br />
<strong>di</strong> stupefacente!<br />
Nel cuore dell’estate, quando il pensiero <strong>di</strong> molti è rivolto alla terra<br />
o al mare, per lo più alle vacanze, il credente è invitato a guardare al cielo, a<br />
quella Creatura che la liturgia o<strong>di</strong>erna celebra come «Colei che ci <strong>di</strong>schiude il<br />
cammino verso il regno dei cieli» (cfr. Inno delle Lo<strong>di</strong> della Solennità).<br />
Effettivamente, contemplando l’assunzione <strong>di</strong> Maria, il cristiano riscopre<br />
le ragioni della propria fede e la gioia del mistero che vive in Colei che<br />
è stata «innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove – come si legge<br />
nella bolla Pio XII a definizione del dogma – risplende Regina alla destra del<br />
Figlio suo, Re immortale dei secoli» (Pio XII, Cost. Ap. Munificentissimus<br />
Deus). La solennità del 15 agosto è dunque, come scriveva Paolo VI, «la festa<br />
del suo destino <strong>di</strong> pienezza e <strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne, della glorificazione della sua<br />
anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione<br />
a Cristo risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine<br />
e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché<br />
tale piena glorificazione – continuava il Papa – è il destino <strong>di</strong> quanti Cristo<br />
ha fatto fratelli, avendo con loro “in comune il sangue e la carne” (Eb 2,14; cf.<br />
Gal 4,4)» (Paolo VI, Es. Ap. Il culto mariano, n. 27).<br />
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Omelie<br />
SOLENNITA’ DI SAN SECONDO<br />
Patrono della <strong>Diocesi</strong><br />
<strong>Ventimiglia</strong>, 26 agosto 2011<br />
Ogni anno la solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo si presenta sotto l’aspetto<br />
della tra<strong>di</strong>zione e della novità. Quello della novità è la consegna del Premio<br />
“<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, quest’anno a Luciano Codarri, fondatore e anima<br />
della Spes-Auser; quello della tra<strong>di</strong>zione è la figura, sempre attuale, del<br />
nostro <strong>San</strong>to Patrono che brilla per il suo amore a Gesù Cristo, fino a versare<br />
per Lui il proprio sangue.<br />
È sempre opportuno ricordare che la memoria <strong>di</strong> un santo Patrono<br />
non è per omaggiare un passato. C’è sempre da domandarsi perché si ricor<strong>di</strong><br />
un santo, perché sia stato scelto uno piuttosto che un altro, quale significato<br />
possa ancora avere oggi la sua memoria, in una società non più cristiana<br />
come un tempo.<br />
Sono domande che devono farci riflettere e metterci <strong>di</strong> fronte alle<br />
personali responsabilità che abbiamo come cristiani: il Patrono, <strong>San</strong> Secondo,<br />
è nostro e ci appartiene.<br />
Non dobbiamo permettere che i Patroni delle parrocchie della nostra<br />
<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong>ventino una copertura per espressioni pagane e soltanto festaiole,<br />
nonostante la festa patronale abbia un innegabile risvolto anche civile.<br />
<strong>San</strong> Secondo è una figura molto scomoda perché non fu l’uomo del<br />
compromesso e, per la sua coerenza alla fede cristiana, lasciò la testa sotto la<br />
spada del persecutore. È venerato come un martire, ossia come un testimone<br />
della fede in Gesù Cristo. Appartenente alla legione Tebea, cadde sotto la<br />
spada all’epoca dell’imperatore Massimiano, all’inizio del IV secolo, sulla<br />
Via Francigena che da Vercelli porta ad Aosta.<br />
<strong>San</strong> Giustino, lui pure pagano e convertitosi al cristianesimo<br />
intorno al 130, morto martire come <strong>San</strong> Secondo, fece nella sua “Prima<br />
Apologia” alcune affermazioni che illuminano tanto la vita del nostro santo<br />
Patrono, quanto la nostra <strong>di</strong> cristiani, sempre facili a rinnegare, nei fatti, la<br />
nostra fede. Ecco le parole <strong>di</strong> Giustino:<br />
«Non vogliamo vivere da menzogneri; noi che aspiriamo a una vita<br />
eterna e pura, preten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> vivere insieme a Dio Padre e creatore <strong>di</strong> tutte<br />
le cose; e desideriamo perciò confessare la fede nella convinzione e nella<br />
certezza che potranno conseguire ciò coloro che hanno creduto in Dio attraverso<br />
le opere, poiché lo hanno seguito bramando <strong>di</strong> vivere vicino a lui dove<br />
il male non oppone resistenza» (Giustino, I Apologia, 8,1).<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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Omelie<br />
È chiaro in queste affermazioni il riferimento all’insegnamento <strong>di</strong><br />
Gesù che ha detto ai suoi <strong>di</strong>scepoli: «Il vostro parlare sia sì, sì; no, no; il <strong>di</strong> più<br />
viene dal maligno» (Mt 5,33-34). E ancora: «Non chiunque mi <strong>di</strong>ce: “Signore,<br />
Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio<br />
che è nei cieli» (Mt 7,21) ?<br />
A conclusione del lungo Discorso della Montagna, Gesù porta i suoi<br />
interlocutori al cuore del problema: chi sia veramente <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Cristo.<br />
Gesù si rivolge a <strong>di</strong>scepoli che già credono in lui, ma intende precisare quali<br />
siano i comportamenti concreti per “entrare nel Regno dei cieli”. Il linguaggio<br />
<strong>di</strong> Gesù è schietto e drastico: spaventa e fa pensare a quella condanna,<br />
giunta a sorpresa, per chi si credeva giusto: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi<br />
da me, voi che operate l’iniquità” (Mt 7,23). Gesù chiede fede e<br />
opere.<br />
La vita cristiana non si ferma alla prima Comunione o alla Cresima,<br />
oppure ad una Messa ascoltata, forse <strong>di</strong>strattamente, ogni tanto. Non<br />
sono neppure veri cristiani coloro che pensano essere sufficiente <strong>di</strong>fendere<br />
le tra<strong>di</strong>zioni religiose del passato, standosene però fuori dalla Chiesa; lo ha<br />
ancora richiamato il Papa alla recente GMG. Il Cristianesimo è ben altra cosa:<br />
è una vita nella Chiesa, è sempre una vita nuova e coerente all’insegnamento<br />
e all’esempio <strong>di</strong> Gesù Cristo. “Fare la volontà del Padre” significa, dunque,<br />
vivere secondo il Vangelo, insegnato dal Magistero autentico della Chiesa.<br />
Il premio “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, nato nel cuore della<br />
Chiesa ventimiusa nel 1992, avrà un futuro? Me lo auguro, ma, per essere<br />
degno del nome, dovrà mantenersi fedele allo spirito cristiano che lo ha ideato:<br />
ossia premiare chi ha svolto lodevolmente un’attività nel campo sia ecclesiale,<br />
sia sociale, sia culturale, in consonanza a quelli che sono i veri valori<br />
del Cristianesimo.<br />
Questa premiazione non è priva <strong>di</strong> un elevato valore esemplare per<br />
tutti, in modo particolare per le giovani generazioni, sempre più povere <strong>di</strong><br />
punti <strong>di</strong> riferimento sicuri e <strong>di</strong> modelli comportamentali coerenti con una<br />
vita buona e ricca <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bene.<br />
Se si pensa che i giovani <strong>di</strong> oggi sono il nostro futuro, c’è da<br />
preoccuparsi molto. Dovremmo domandarci se la loro scostumata spavalderia,<br />
i loro atteggiamenti libertini, spregiu<strong>di</strong>cati, trasgressivi, le loro sregolatezze<br />
non nascondano una forma <strong>di</strong> ribellione istintiva al vuoto <strong>di</strong> quei<br />
valori che, soltanto alcuni decenni fa, erano ancora, nonostante tutto, l’anima<br />
della nostra società: erano conservati e proposti nelle nostre buone famiglie<br />
cristiane. Che cosa è successo dopo che anche la maggioranza dei cattolici<br />
ha aderito a quelle forze <strong>di</strong>sgregatrici dell’unità e sacralità della famiglia? La<br />
235<br />
Ve s c O V O
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Omelie<br />
famiglia si è lentamente sfasciata, il valore della vita nascente è venuto meno<br />
in molti. È sintomatico il fatto che oggi si sia giunti a fare campagne <strong>di</strong> denuncia<br />
contro l’abbandono <strong>di</strong> un cane (e su questo non ho nulla da eccepire)<br />
ma, nello stesso tempo, si taccia sempre più sull’uccisione dell’innocente nel<br />
seno della madre; non soltanto: lo si è reso del tutto gratuito e mistificato,<br />
sotto l’innocua e facile assunzione <strong>di</strong> una pillola, presente soprattutto nel<br />
corredo <strong>di</strong> chi parte in vacanza.<br />
I giovani che cosa possono ancora imparare da questa società, quando<br />
la loro formazione, i loro giochi – i “video games” – e gli spettacoli televisivi<br />
sono sempre più colorati <strong>di</strong> rosso sangue, per le scene <strong>di</strong> violenza della<br />
cronaca nera e pervasi <strong>di</strong> piaceri illeciti? Sarebbe veramente la fine del mondo<br />
se tutto questo continuasse e avvenisse nell’in<strong>di</strong>fferenza, per non <strong>di</strong>re con<br />
“il consenso” dell’intera opinione pubblica, cristiani compresi.<br />
Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica Deus caritas est (Dio è carità),<br />
scrive: «Tutta l’attività della Chiesa è espressione <strong>di</strong> un amore che cerca<br />
il bene integrale dell’uomo» (n. 19). Sottolineo le parole “attività”, “amore”,<br />
“bene integrale”. Il vero cristiano non sta con le mani in mano; non può<br />
guardare alle necessità degli altri e andare oltre, <strong>di</strong> fronte al male in<strong>di</strong>viduale<br />
e sociale. Al contrario, si responsabilizza, lavora, s’ingegna, si sforza per<br />
costruire una società migliore. Di una cosa egli non deve proprio curarsi: <strong>di</strong><br />
coloro che sono sempre pronti a criticare, piuttosto che lavorare, <strong>di</strong> coloro<br />
che <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> rispettare tutte le credenze, ma poi accusano la Chiesa col <strong>di</strong>re:<br />
«Non sta mai zitta; se pensasse un po’ per sé; cosa c’entra la Chiesa con la<br />
vita, se poi Dio, forse, non c’è?».<br />
Amare è servire la Chiesa non soltanto nella evangelizzazione, ma<br />
anche nella promozione dell’uomo in tutti gli ambiti della sua vita. <strong>San</strong> Paolo<br />
<strong>di</strong>ceva: Caritas Christi urget nos, (2 Cor 5,14) è l’amore <strong>di</strong> Dio che ci spinge<br />
e ci dà forza. Smettiamola, allora, con un cristianesimo vissuto all’acqua <strong>di</strong><br />
rose. Anche noi, sacerdoti, non accontentiamoci del poco e non per<strong>di</strong>amoci<br />
<strong>di</strong> coraggio <strong>di</strong> fronte alle maggiori <strong>di</strong>fficoltà che ci stanno <strong>di</strong> fronte.<br />
L’apostolo Giacomo scriveva ai cristiani del suo tempo: “Che giova,<br />
fratelli miei, se uno <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella<br />
fede può salvarlo? (Gc 2,17). Già allora vi erano alcuni <strong>di</strong> quei credenti che,<br />
pur avendo fede in Gesù, rifiutavano <strong>di</strong> compiere le opere buone, pensando<br />
che la loro fede sarebbe stata sufficiente. Rifiutare <strong>di</strong> fare il bene, vivere nel<br />
peccato e, al tempo stesso, <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere cristiani, porta il nostro prossimo<br />
a biasimare il Signore. Era già questo il rimprovero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo «Per causa<br />
vostra il nome <strong>di</strong> Dio è bestemmiato» (Rm 2,24).<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
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Omelie<br />
Avete capito che questo mio <strong>di</strong>scorso è stato ispirato non solo<br />
al nostro Patrono, ma anche al Premio che oggi è consegnato a un citta<strong>di</strong>no<br />
benemerito, il quale ha scelto come ideale della propria vita <strong>di</strong> andare contro<br />
corrente e <strong>di</strong> occuparsi, in prima persona, dei più sfortunati. Plaudo a questa<br />
destinazione: è la prova che nella città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> i valori cristiani non<br />
sono morti del tutto, ma sanno ancora irra<strong>di</strong>are e fecondare molte opere <strong>di</strong><br />
bene. Plaudo a questa scelta anche perché avviene nell’Anno Internazionale<br />
del volontariato.<br />
Che parola nobile è questa: “Volontariato”! Tale è veramente quando<br />
si lavora per gli altri nel silenzio, nella generosità, con <strong>di</strong>sinteresse, con<br />
amore sincero e gratuito. Chi crede, e in nome della propria fede agisce così,<br />
merita davvero il premio Il primo a darlo è sempre Colui che si è sacrificato<br />
per tutti. L’amore ha soltanto un nome: Gesù Cristo.<br />
237<br />
Ve s c O V O
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
CONVEGNO DIOCESANO<br />
ORIENTAMENTI PASTORALI PER LA DIOCESI<br />
ACCOMPAGNARE ALL’INCONTRO CON CRISTO<br />
NELLA COMUNITA’ ECCLESIALE<br />
INTRODUZIONE<br />
UN PO’ DI CRONISTORIA<br />
Il 4 ottobre 2010, con il documento Educare alla vita buona del vangelo,<br />
la CEI affidava alla Chiesa Italiana gli Orientamenti pastorali per il<br />
decennio 2010-2020, ossia «alcune linee <strong>di</strong> fondo per una crescita concorde<br />
delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione».<br />
La scelta <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care al campo educativo una particolare attenzione<br />
affonda le ra<strong>di</strong>ci nel 4° Convegno Ecclesiale <strong>di</strong> Verona celebrato dal 16 al 20<br />
ottobre 2006 e ne costituisce una continuazione logica, coerente con la necessità<br />
<strong>di</strong> Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Sta cambiando in<br />
maniera vertiginosa: fino a qualche anno fa era impensabile <strong>di</strong> dover leggere<br />
una notizia come quella apparsa invece sul giornale “Il Levante” <strong>di</strong> Venerdì<br />
9 settembre 2011: “Eroinomani a 14 anni. È shock nel Tigullio – Sestri Levante<br />
– sorpresi in un parchetto a iniettarsi la sostanza stupefacente”.<br />
Se alcuni anni fa era chiaro il riconoscimento da parte dell’Episcopato<br />
italiano <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte ad una sfida culturale sempre più acuta,<br />
oggi emerge, con drammatica urgenza, la necessità <strong>di</strong> non perdere <strong>di</strong> vista<br />
come «una <strong>di</strong>mensione costitutiva e permanente della nostra missione» sia<br />
«la necessità <strong>di</strong> rendere Dio presente in questo mondo e <strong>di</strong> far sì che ogni<br />
uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e<br />
della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello,<br />
buono e vero». Così, infatti, scriveva il Card. Angelo Bagnasco, nella Presentazione<br />
al documento Educare alla vita buona del Vangelo.<br />
Nella Nota pastorale “Rigenerati per una speranza viva: testimoni<br />
del grande “sì” dell’uomo” con la quale si concludeva il Convegno <strong>di</strong> Verona<br />
(16 – 20 ottobre 2006) si legge al n. 17, de<strong>di</strong>cato alla sfida educativa:<br />
«L’appello risuonato in tutti gli ambiti ci spinge a un rinnovato protagonismo<br />
in questo campo: ci è chiesto un investimento educativo capace<br />
<strong>di</strong> rinnovare gli itinerari formativi, per renderli più adatti al tempo presente<br />
e significativi per la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli<br />
adulti. La formazione, a partire dalla famiglia, deve essere in grado <strong>di</strong> dare<br />
significato alle esperienze quoti<strong>di</strong>ane, interpretando la domanda <strong>di</strong> senso<br />
che alberga nella coscienza <strong>di</strong> molti. Nello stesso tempo, le persone devono<br />
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
essere aiutate a leggere la loro esistenza alla luce del vangelo, così che trovi<br />
risposta il desiderio <strong>di</strong> quanti chiedono <strong>di</strong> essere accompagnati a vivere la<br />
fede come cammino <strong>di</strong> sequela del Signore Gesù, segnato da una rela¬zione<br />
creativa tra la parola <strong>di</strong> Dio e la vita <strong>di</strong> ogni giorno.<br />
Il tempo presente è straor<strong>di</strong>nariamente favorevole a nuovi cammini<br />
<strong>di</strong> fede, che esprimano la ricchezza dell’azione dello Spirito e la possibilità<br />
<strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> santità. Tutto questo però potrà realizzarsi solo se le comunità<br />
cristiane sapranno accompagnare le persone, non accontentandosi <strong>di</strong> rivolgersi<br />
solo ai ragazzi e ai giovani, ma proponendosi più decisamente anche al<br />
mondo adulto, valorizzando nel <strong>di</strong>alogo la maturità, l’esperienza e la cultura<br />
<strong>di</strong> questa generazione. Rilevante sarà, in proposito, il contributo delle scuole<br />
cattoliche, dei centri universitari e delle facoltà e degli istituti teologici.<br />
Per rendere maggiormente efficace questa azione, non va sottovalutata<br />
l’importanza <strong>di</strong> un migliore coor<strong>di</strong>namento dei soggetti educativi<br />
ecclesiali, le cui originalità potrebbero trovare un luogo <strong>di</strong> collegamento e<br />
valorizzazione in un forum nazionale delle realtà educative» (n. 17).<br />
Siamo <strong>di</strong> fronte ad una sintesi completa e stimolante, sufficiente <strong>di</strong><br />
per sé a mettere in moto le molte energie esistenti in tutte le <strong>Diocesi</strong> d’Italia<br />
e in tutte le nostre parrocchie.<br />
EDUCARE ALLA VITA bUONA DEL VANGELO<br />
Educare alla vita buona del Vangelo che cosa significa, se non farsi<br />
<strong>di</strong>scepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa <strong>di</strong> educare a una umanità<br />
nuova e piena? Il Maestro continua ad educare e lo fa attraverso la me<strong>di</strong>azione<br />
della Chiesa che incessantemente svolge la sua opera bimillenaria,<br />
tutta un intreccio fecondo <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> educazione.<br />
Siamo convinti che annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa<br />
portare a pienezza l’umanità e quin<strong>di</strong> seminare cultura e civiltà. Non c’è<br />
nulla, nella nostra azione, che non abbia una significativa valenza educativa.<br />
Partendo da queste considerazioni, gli Orientamenti Cei offrono un<br />
percorso scan<strong>di</strong>to da alcune tappe strettamente conseguenti e complementari.<br />
L’introduzione risponde alla domanda: perché la CEI ha scelto per<br />
il decennio 2010-2010 il tema dell’educazione? E lo fa partendo da alcune ragioni<br />
<strong>di</strong> fondo: la continuità con il cammino ecclesiale precedente, dal Concilio<br />
ad oggi; la fedeltà alla missione che il Maestro <strong>di</strong>vino ha dato alla sua<br />
239<br />
Ve s c O V O
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Documenti<br />
Chiesa; la speranza che educare è non solo doveroso, ma possibile anche <strong>di</strong><br />
fronte alle <strong>di</strong>fficoltà del nostro tempo.<br />
I passaggi chiave e lo scopo precipuo del presente documento sono<br />
quin<strong>di</strong>:<br />
1. I problemi che s’incontrano oggi nell’educazione: Educare in un<br />
mondo che cambia.<br />
2. La finalità dell’educazione: promuovere la formazione integrale<br />
della persona, accogliendo Cristo come “via, verità e vita”.<br />
3. Le modalità della relazione educativa efficace.<br />
4. I protagonisti dell’azione educativa. La Chiesa, come comunità<br />
educante.<br />
5. Progettazione pastorale con al centro l’educazione.<br />
Capitolo 1 - Educare in un mondo che cambia<br />
Problemi che s’incontrano oggi<br />
1. Un segno dei tempi è l’accresciuta sensibilità per la libertà in tutti<br />
gli ambiti della vita.<br />
2. Difficoltà <strong>di</strong> dare un senso profondo all’esistenza, con la conseguente<br />
per<strong>di</strong>ta del senso <strong>di</strong> Dio e un accentuato in<strong>di</strong>fferentismo religioso.<br />
Sintomi: <strong>di</strong>sorientamento, narcisismo, desiderio insaziabile del possesso, ricerca<br />
del sesso sfrenato e slegato dall’affettività e dall’impegno, ansia, paura<br />
incapacità <strong>di</strong> sperare: negazione della vocazione trascendente dell’uomo.<br />
Ecco l’emergenze educativa.<br />
3. La formazione dell’identità personale avviene in un contesto pluralistico<br />
con <strong>di</strong>versi soggetti: non solo la famiglia, scuola, lavoro, la comunità<br />
ecclesiale, ma anche comunicazione multime<strong>di</strong>ale. Occorre educare a scelte<br />
responsabili.<br />
4. Altre ra<strong>di</strong>ci dell’emergenza educativa sono lo scetticismo e il relativismo<br />
che escludono dal cammino umano la natura e la rivelazione.<br />
5. I rapporti tra le generazioni (famiglia e società) all’interno della<br />
famiglia sono sempre più separati: la crisi della famiglia ha messo in crisi<br />
anche la reciprocità, il <strong>di</strong>alogo e il tempo che l’educazione richiede.<br />
6. La formazione integrale è resa <strong>di</strong>fficile dalla separazione tra le<br />
<strong>di</strong>mensioni costitutive della persona, in modo speciale la razionalità e l’affettività,<br />
la corporeità e la spiritualità. La cultura o<strong>di</strong>erna tende a relegare<br />
gli affetti e le relazioni in un orizzonte dominato dall’impulso del momento,<br />
privi <strong>di</strong> riferimenti significativi.<br />
7. Compresenza sempre più <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> culture, credenze ed espres-<br />
240 Rivista Diocesana n°3 - 2011
sioni religiose <strong>di</strong>verse a causa della mobilità dei popoli.<br />
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Capitolo 2- Gesù Maestro<br />
La finalità dell’educazione<br />
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
Dio educa il suo popolo. Gesù Cristo è il Maestro: Via, Verità e<br />
Vita.<br />
Alla scuola <strong>di</strong> Gesù, Maestro <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> vita, compimento <strong>di</strong> tutta<br />
la storia della salvezza, inten<strong>di</strong>amo imparare a gestire con frutto l’impegno<br />
educativo nel nostro tempo. Confermiamo così che l’educazione è parte integrante<br />
e insostituibile della missione della Chiesa, madre e maestra e definiamo<br />
con chiarezza il fine ultimo dell’educazione cristiana che è quello <strong>di</strong><br />
formare alla vita secondo lo Spirito.<br />
capitolo 3 – Educare, cammino <strong>di</strong> relazione e <strong>di</strong> fiducia<br />
Come educare?<br />
L’evangelista Giovanni ci offre nel suo Vangelo alcuni tratti essenziali<br />
della relazione educativa che Gesù ha stabilito con i suoi <strong>di</strong>scepoli e che<br />
propone anche a noi.<br />
• Gv 1,38: Che cosa cercate? Gesù suscita e riconosce un desiderio.<br />
• Gv 1,38-39:Venite e vedete. Gesù fa una proposta concreta.<br />
• Gv 1,39: Rimasero con lui. I due <strong>di</strong>scepoli accettano la sfida.<br />
• Gv 6,68: Signore, da chi andremo? Gli apostoli perseverano nel<br />
cammino.<br />
• Gv 13,1: Li amò sino alla fine. Gli apostoli accettano <strong>di</strong> essere<br />
amati.<br />
• Gv 13,34:Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi.<br />
Gesù li invita a vivere una relazione <strong>di</strong> amore.<br />
Gesù ci fa capire che l’educazione è fondata sulla relazione tra persone<br />
e fiducia tra l’educatore e l’educando.<br />
L’educatore deve essere cre<strong>di</strong>bile e autorevole. La relazione educativa<br />
si sviluppa lungo tutte le stagioni dell’esistenza: bambini, ragazzi, adolescenti,<br />
giovani.<br />
Particolare importanza assume la formazione dei seminaristi, dei<br />
<strong>di</strong>aconi e del presbiteri al ruolo <strong>di</strong> educatori.<br />
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Documenti<br />
Capitolo 4 – La Chiesa e le alleanze educative<br />
La collaborazione tra le “agenzie” educative<br />
La sfida educativa esige oggi la promozione <strong>di</strong> una alleanza educativa<br />
tra tutti soggetti e le realtà coinvolte. Solo una stretta collaborazione e<br />
sinergie adeguate tra gli educatori rendono possibile una risposta e proposta<br />
adeguate alla crescita armonica delle nuove generazioni.<br />
E’ la tappa più estesa del cammino che affronta il tema approfondendo<br />
lo specifico e complementare apporto dei vari luoghi (nel senso antropologico<br />
e culturale) educativi coinvolti: la famiglia, la parrocchia, la scuola<br />
e Università, i mass me<strong>di</strong>a, la società.<br />
1. Il primato educativo della famiglia. La famiglia è la prima e in<strong>di</strong>spensabile<br />
comunità educante alla vita e alla fede. Tale compito spetta prima<br />
<strong>di</strong> tutto ai genitori, ed è un dovere “essenziale, originale, primario, insostituibile<br />
e inalienabile” (FC 36). Le famiglie oggi sono molto “con<strong>di</strong>zionate”<br />
nel loro compito educativo, da motivi interni e da motivi esterni: conciliare<br />
l’impegno lavorativo con la vita familiare, costruire rapporti sereni in con<strong>di</strong>zioni<br />
abitative e urbanistiche sfavorevoli, gestire il problema degli anziani<br />
malati, ecc. Ogni famiglia va valorizzata come soggetto <strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong><br />
testimonianza umana e cristiana che offre un ambiente formativo, al quale<br />
sacerdoti, catechisti e animatori debbono riferirsi, per una stretta collaborazione<br />
e in spirito <strong>di</strong> servizio. La comunità deve offrire alle famiglie il necessario<br />
supporto al loro compito educativo. Per questo anche la preparazione<br />
al matrimonio deve assumere i tratti <strong>di</strong> un itinerario <strong>di</strong> riscoperta della fede<br />
e <strong>di</strong> inserimento nella vita della comunità ecclesiale. Le famiglie cristiane, a<br />
loro volta, devono <strong>di</strong>ventare protagoniste attive dell’educazione non solo<br />
per i figli, ma dell’intera comunità e devono aiutare la parrocchia a <strong>di</strong>ventare<br />
“famiglia <strong>di</strong> famiglie” (CC.CD 24).<br />
2. La Chiesa comunità educante. La Chiesa promuove una capillare<br />
presenza educativa nel territorio, grazie alle sue varie articolazioni: <strong>di</strong>ocesi,<br />
parrocchie, istituti <strong>di</strong> vita consacrata, associazioni e movimenti, scuole<br />
cattoliche, oratori, centri giovanili e culturali. La parrocchia rappresenta la<br />
comunità educante più completa e più vicina al vissuto delle persone e agli<br />
ambienti <strong>di</strong> vita, in or<strong>di</strong>ne alla fede. Essa offre gli elementi essenziali del<br />
cammino or<strong>di</strong>nario dei cristiani e accompagna l’esistenza del credente verso<br />
la pienezza della vita in Cristo, me<strong>di</strong>ante l’evangelizzazione e la catechesi<br />
(primo atto educativo della Chiesa), la liturgia (scuola permanente <strong>di</strong> for-<br />
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Documenti<br />
mazione cristiana), la carità (educa alla comunione e al servizio). Esperienza<br />
fondamentale dell’educazione alla vita <strong>di</strong> fede è l’iniziazione cristiana. Il primo<br />
annuncio della fede rappresenta l’anima <strong>di</strong> ogni azione pastorale.<br />
Per questo la parrocchia ha bisogno <strong>di</strong> educatori, animatori, catechisti,<br />
testimoni <strong>di</strong> gratuità, accoglienza e servizio. Il nuovo contesto sociale<br />
provoca la comunità parrocchiale a rivedere e aggiornare le proprie strutture<br />
educative e i processi <strong>di</strong> iniziazione alla fede, a riformulare il linguaggio<br />
dell’annuncio e della catechesi, a valorizzare anche la pietà popolare.<br />
E’ necessario che la parrocchia valorizzi per l’attività educativa gli<br />
operatori pastorali, le persone <strong>di</strong> vita consacrata, ma anche le associazioni, i<br />
movimenti, i gruppi e i luoghi educativi, come gli oratori giovanili.<br />
3. La scuola e l’università. La scuola ha il compito <strong>di</strong> trasmettere il<br />
patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far<br />
acquisire le competenze per costruire il futuro, me<strong>di</strong>ante lo stu<strong>di</strong>o e la formazione<br />
<strong>di</strong> una coscienza critica; dovrebbe insegnare “come essere”, più che<br />
“come fare”. La comunità cristiana promuove la collaborazione permanente<br />
con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni<br />
familiari, professionali e studentesche, i movimenti ecclesiali, i collegi e<br />
convitti. A questi obiettivi mira, in particolare, il docente <strong>di</strong> religione cattolica.<br />
L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni <strong>di</strong> affrontare<br />
le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce<br />
della Rivelazione cristiana e della testimonianza ecclesiale. L’incontro con le<br />
fonti e le forme storiche del cattolicesimo <strong>di</strong>venta così parte integrante della<br />
conoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e<br />
della ra<strong>di</strong>ci cristiane della cultura europea.<br />
4. La comunicazione nella cultura <strong>di</strong>gitale. Aumentano le relazioni<br />
comunicative in quantità e frequenza, ma rischiano <strong>di</strong> impoverire le relazioni<br />
interpersonali. Vanno considerati positivamente come delle risorse. Ma<br />
vanno adoperati con attenzione agli effetti che determinano nei destinatari.<br />
Tali mezzi, i loro messaggi e i loro linguaggi, sono ambivalenti: possono contribuire<br />
al nostro bene o possono farci del male. Ciò che decide quale valenza<br />
morale essi hanno per noi è, ovviamente, il modo <strong>di</strong> usarli. Su questo punto<br />
deve concentrarsi l’attenzione educativa per sviluppare un atteggiamento<br />
critico verso l’uso <strong>di</strong> tali mezzi il loro messaggio e il loro influsso. Sarà importante<br />
aiutare la socialità e la con<strong>di</strong>visione tra le famiglie, per costruire<br />
ambienti vitali che favoriscano un uso corretto e costruttivo dei me<strong>di</strong>a.<br />
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Documenti<br />
Capitolo 5 - In<strong>di</strong>cazioni per la progettazione pastorale<br />
Le in<strong>di</strong>cazioni che seguono suggeriscono alcune linee <strong>di</strong> fondo, perché<br />
ogni Chiesa particolare possa progettare il proprio cammino pastorale<br />
in sintonia con gli orientamenti nazionali. Alla base del nostro cammino, sta<br />
la necessità <strong>di</strong> prendere coscienza delle caratteristiche e dell’ urgenza della<br />
questione educativa.<br />
Nell’ottica della corresponsabilità educativa della comunità ecclesiale,<br />
andrà condotta un’ attenta verifica delle scelte pastorali sinora compiute:<br />
• a livello nazionale, sarà opportuno valutare gli effetti dei progetti<br />
educativi e gli strumenti elaborati dalla Conferenza Episcopale nei vari ambiti<br />
pastorali;<br />
• a livello locale, si farà un esame attento dei cammini <strong>di</strong> formazione<br />
dei catechisti, degli operatori pastorali e degli insegnanti <strong>di</strong> religione<br />
cattolica e dei percorsi educativi delle Associazioni e dei Movimenti<br />
PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO<br />
Occorre fare una precisazione <strong>di</strong> metodo: abbiamo una pastorale<br />
or<strong>di</strong>naria ed una pastorale straor<strong>di</strong>naria. E’ giunto il momento <strong>di</strong> superare<br />
questo dualismo che, permetteva altre volte <strong>di</strong> fare programmi autonomi,<br />
paralleli e <strong>di</strong>vergenti. Con le in<strong>di</strong>cazioni che ci sono giunte questo non è<br />
possibile in quanto, dopo le premesse, esse sono nel cuore della pastorale e<br />
sono onnicomprensive, ossia spingono la Chiesa <strong>di</strong>ocesana, le parrocchie, le<br />
associazioni, i movimenti, le famiglie ad entrare nella nell’ottica <strong>di</strong> educare<br />
“tutti” all’incontro con Cristo.<br />
Educare può significare:<br />
1. Semplicemente trasmettere ai più giovani i propri valori, i propri<br />
co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comportamento, la propria visione della vita, del matrimonio, della<br />
religione e della politica.<br />
2. Oppure essere un impegno affettivo, l’offerta <strong>di</strong> una relazione, <strong>di</strong><br />
un sostegno, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni fondamentali, che permettono alla libertà <strong>di</strong> realizzarsi,<br />
nella consapevolezza che le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> scelta mutano.<br />
In tal senso, non si possono dare “istruzioni” sufficienti o piani per<br />
realizzare settorialmente un progetto pastorale. “Agere sequitur esse”, “Le<br />
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Documenti<br />
style c’est l’homme”, il genitore è per natura sua un educatore; altrettanto un<br />
sacerdote è l’uomo della relazione tra Dio e i suoi fedeli. I programmi che si<br />
potranno fare dovranno tutti avere un obiettivo <strong>di</strong> fondo comune: costruire<br />
l’uomo, costruire il cristiano. Tale obiettivo va raggiunto, al <strong>di</strong> là dei fenomeni<br />
del pluralismo, della secolarizzazione, del relativismo e dell’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />
tenendo presente le due questioni focali: la tra<strong>di</strong>zione e l’identità.<br />
Da un lato, la sfida principale e strutturale dell’educazione è legata<br />
ai rapporti intergenerazionali e alla trasmissione dei valori, che avvengono<br />
all’interno della famiglia, in cui si genera e si trasmette la vita, e da<br />
qui si espandono nella società. Dall’altro va colto il processo <strong>di</strong> formazione<br />
dell’identità personale e dell’identità cristiana, nel contesto attuale, dove<br />
l’attenzione maggiore va posta alla sofferta scelta personale con cui si recepiscono<br />
determinati valori o visioni della vita. Ne consegue che la <strong>di</strong>namica<br />
fondamentale del processo educativo è la relazione educativa, l’attenzione<br />
all’altro, l’accoglienza e il servizio che si presta al singolo e alle comunità.<br />
Nella prolusione <strong>di</strong> apertura della Assemblea generale della CEI del maggio<br />
2010 il Card. Bagnasco affermava:<br />
«Educare è aiutare l’altro a introdursi in modo critico e responsabile<br />
alla realtà intera. Di questa realtà ognuno è parte integrante e irripetibile. I<br />
giovani «sentono l’esigenza <strong>di</strong> accostarsi ai valori autentici quali la centralità<br />
della persona, la <strong>di</strong>gnità umana, la pace e la giustizia, la tolleranza e la<br />
solidarietà. Ricercano anche, in mo<strong>di</strong> a volte confusi e contrad<strong>di</strong>tori, la spiritualità<br />
e la trascendenza, per trovare equilibrio e armonia» (Benedetto XVI,<br />
Saluto al Concerto per il V anniversario <strong>di</strong> Pontificato, 29 aprile 2010).<br />
Ma questo impegna noi adulti a superare incertezze e reticenze,<br />
per recuperare una nozione adeguata <strong>di</strong> educazione che si avvicini alla “paideia”,<br />
cioè ad un processo formativo articolato, ma mai evasivo rispetto alla<br />
verità dell’essere, ad una capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere ciò che è bene da ciò che è<br />
male, ad una concreta <strong>di</strong>sciplina dei sentimenti e delle emozioni. Bisogna, in<br />
altre parole, che si affermi una generazione <strong>di</strong> adulti che non fuggano dalle<br />
proprie responsabilità, siano <strong>di</strong>sposti a mettersi in gioco, a onorare le scelte<br />
qualificanti e definitive, a cogliere – loro per primi – la <strong>di</strong>fferenza abissale tra<br />
“il vivere e il vivacchiare» (Card. Bagnasco, Assemblea CEI, 24-28 maggio<br />
2010).<br />
Tutto questo premesso, dobbiamo agire con metodo “scientifico”:<br />
bando alle improvvisazioni. Per curare occorre conoscere l’anamnesi del paziente,<br />
fare delle analisi, formulare della <strong>di</strong>agnosi e trovare le cure.<br />
Inoltre, più che puntare sull’organizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi, (se si<br />
faranno saranno pure benvenuti), occorrerà operare soprattutto con inter-<br />
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venti continui e capillari, relazionandosi bene con le famiglie, gl’insegnanti,<br />
collaborando con i Gruppi, i Movimenti, gli organismi educativi e culturali<br />
del posto, con gli stessi giovani e ragazzi delle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado,<br />
compresi i ragazzi che si preparano a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione<br />
cristiana.<br />
GLI AMbITI PRIVILEGIATI DELLA VERIFICA<br />
1 - L’iniziazione cristiana: promuovere la responsabilità primaria<br />
della comunità, le forme del primo annuncio, gli itinerari <strong>di</strong> preparazione<br />
al battesimo e il conseguente cammino <strong>di</strong> iniziazione per fanciulli, ragazzi,<br />
giovani; il coinvolgimento della famiglia, la centralità del giorno del Signore<br />
e dell’eucaristia, l’attenzione alle persone <strong>di</strong>sabili, la catechesi degli adulti<br />
quale impegno <strong>di</strong> formazione permanente.<br />
In questo decennio, a livello nazionale, si prevede l’aggiornamento<br />
degli strumenti catechistici e dei nuovi linguaggi della comunicazione.<br />
2 - Percorsi <strong>di</strong> vita buona: rivisitare i cinque ambiti e le in<strong>di</strong>cazioni<br />
maturate a Verona nel campo della vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità<br />
umana, la tra<strong>di</strong>zione, la citta<strong>di</strong>nanza responsabile.<br />
3 - Alcuni luoghi significativi: la famiglia, la comunità ecclesiale,<br />
nuove figure educative (laici qualificati, accompagnatori, evangelizzatori <strong>di</strong><br />
strada…)<br />
Priorità per dare impulso e forza al compito educativo:<br />
a) Formazione permanente degli adulti e delle famiglie.<br />
b) Rilancio della vocazione educativa degli Istituti <strong>di</strong> vita consacrata,<br />
associazioni e movimenti ecclesiali.<br />
c) Promozione <strong>di</strong> un ampio <strong>di</strong>battito e confronto, anche esterno alla<br />
Chiesa, sulla questione educativa.<br />
ACCOMPAGNARE ALL’INCONTRO CON CRISTO<br />
La verifica richiesta in ambito locale va portata avanti sullo sfondo<br />
<strong>di</strong> questo grande obiettivo: accompagnare all’incontro con cristo nella comunità<br />
ecclesiale. Nella Introduzione alla lettera enciclica Deus caritas est Papa<br />
Benedetto XVI fa questa importante affermazione:<br />
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica, o una<br />
grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà<br />
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alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la <strong>di</strong>rezione decisiva» (n. 1).<br />
È, dunque, da questo presupposto che ci proponiamo <strong>di</strong> compiere il<br />
primo passo in un decennio de<strong>di</strong>cato all’educazione.<br />
La scelta è maturata all’interno del Consiglio Permanente della CEI<br />
nell’intento <strong>di</strong> sottolineare quello che potremmo ritenere l’evento fondante<br />
della Chiesa e del suo agire. Leggiamo in 1Gv 1,1-4: «Quello che era da principio,<br />
quello che noi abbiamo u<strong>di</strong>to, quello che abbiamo veduto con i nostri<br />
occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo<br />
della vita.., quello che abbiamo veduto e u<strong>di</strong>to, noi lo annunciamo anche a<br />
voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è<br />
con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo». Di quest’«incontro», parliamo;<br />
ossia <strong>di</strong> un’esperienza che attraverso la testimonianza apostolica ci raggiunge<br />
e noi sentiamo, a nostra volta, l’intimo bisogno <strong>di</strong> trasmettere. L’evento<br />
da cui parte l’azione della Chiesa (e pure la sua opera educativa) è l’incontro<br />
con Cristo, sorgente, itinerario e traguardo <strong>di</strong> ogni prassi pastorale. Da qui il<br />
titolo Accompagnare all’incontro con cristo nella comunità ecclesiale scelto<br />
per la nostra riflessione.<br />
All’origine della comunità cristiana c’è l’esperienza <strong>di</strong> Cristo, ossia<br />
l’incontro con la sua Persona. La fede si compie in quest’incontro con Cristo<br />
e «con Lui la fede prende la forma dell’incontro con una Persona alla quale si<br />
affida la propria vita» (Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 25).<br />
Questo incontro, però, nel tempo presente non si attua senza una<br />
me<strong>di</strong>azione della Chiesa (cfr. Lumen gentium, n. 1).<br />
Perciò tutti dobbiamo sentire viva la vocazione <strong>di</strong> «introdurre e accompagnare»<br />
all’incontro con Cristo.<br />
L’attenzione a questo punto nodale deve spingersi fino alla <strong>di</strong>mensione<br />
concreta dei soggetti e dei meto<strong>di</strong> della missione ecclesiale e, in particolare,<br />
dell’educazione alla fede.<br />
2. La forma dell’uomo: la relazione<br />
L’atto creatore <strong>di</strong> Dio ha sempre la forma della chiamata: la<br />
chiamata alla vita. Pertanto l’uomo non solo può incontrarsi con un’altra<br />
persona, ma anche con Dio stesso. Fede vuole <strong>di</strong>re entrare nel <strong>di</strong>namismo<br />
della chiamata; è l’entrata nel rapporto io-tu col Dio che si rivela. È il legarsi<br />
della persona che ascolta con la persona che parla. In definitiva l’uomo non<br />
un “ens a se”, ma “ ens ab alio”; non è un essere concluso in sé , ma esiste a<br />
partire da Dio ed è chiamato ad andare verso Dio. L’uomo si realizza nell’incontro.<br />
Siamo così condotti alle ra<strong>di</strong>ci dell’«emergenza educativa».<br />
Occorre superare quella falsa idea <strong>di</strong> autonomia che induce l’uomo<br />
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a concepirsi come un «io» completo in se stesso, laddove, invece, egli <strong>di</strong>venta<br />
«io» nella relazione con il “tu” e con il “noi”.<br />
Tale <strong>di</strong>storsione è stata magistralmente illustrata dal <strong>San</strong>to Padre<br />
BENEDETTO XVI nel suo Discorso alla 61ª Assemblea generale della CEI,<br />
27 maggio 2010:<br />
«Una ra<strong>di</strong>ce essenziale consiste - mi sembra - in un falso concetto<br />
<strong>di</strong> autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso,<br />
senza imposizioni da parte <strong>di</strong> altri, quali potrebbero assistere il suo autosviluppo,<br />
ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la<br />
persona umana il fatto che <strong>di</strong>venta se stessa solo dall’altro, l’”io” <strong>di</strong>venta se<br />
stesso solo dal “tu” e dal “noi”, è creato per il <strong>di</strong>alogo, per la comunione sincronica<br />
e <strong>di</strong>acronica. E solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’”io” a<br />
se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione,<br />
ma ri¬nuncia all’educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori<br />
<strong>di</strong> dare agli altri, cioè questo “tu” e “noi” nel quale si apre l’”io” a se stesso».<br />
(Benedetto XVI, Discorso alla 61ª Assemblea generale della CEI, 27 maggio<br />
2010).<br />
Anche nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (30 settembre<br />
2010) la categoria dell’incontro si mostra come guida feconda per la lettura<br />
dell’intero documento. Qui richiamerei solo alcune battute iniziali.<br />
«E’ dono e compito imprescin<strong>di</strong>bile della Chiesa comunicare la gioia<br />
che viene dall’incontro con la Persona <strong>di</strong> Cristo, Parola <strong>di</strong> Dio presente in<br />
mezzo a noi... Non esiste priorità più grande <strong>di</strong> questa: riaprire all’uomo <strong>di</strong><br />
oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo<br />
vita in abbondanza» (n. 2).<br />
3. Contesto <strong>di</strong> ogni educazione “alla” e “della” fede<br />
L’incontro con Cristo è l’obiettivo primario <strong>di</strong> tutta la nostra<br />
azione pastorale: è l’evento fondamentale che la origina, la sostiene, la motiva.<br />
1) È sorgente, perché all’inizio dell’essere cristiano c’è, come già ricordato,<br />
«l ‘ incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita<br />
un nuovo orizzonte e con ciò la <strong>di</strong>rezione decisiva».<br />
2) Nell’itinerario della vita cristiana, la necessità dell’incontro si<br />
ripresenta in forma sempre nuova, corrispondente alle età della vita, alle<br />
con<strong>di</strong>zioni interiori ed esteriori, ai mutamenti della storia personale e comunitaria.<br />
È, perciò, sempre importante ricordare che l’incontro con Cristo deve<br />
essere precisato e spiegato, <strong>di</strong> volta in volta, in rapporto all’intero processo<br />
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<strong>di</strong> maturità della fede e del progetto <strong>di</strong> vita cristiana, <strong>di</strong> cui è parte integrante;<br />
sottolineare che all’educazione alla fede, una comunità ecclesiale deve<br />
anche necessariamente unire un’educazione della fede con tutti coloro che<br />
sono in cammino <strong>di</strong> maturazione.<br />
La Nota L’Iniziazione cristiana/3, «a motivo della grande <strong>di</strong>versificazione<br />
delle situazioni in cui oggi vivono coloro che si mettono alla ricerca<br />
<strong>di</strong> Cristo», ipotizza itinerari <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong>fferenziati che esprimano «il rispetto<br />
del cammino personale e siano in ascolto delle domande e delle attese, non<br />
<strong>di</strong> rado inespresse ma non per questo meno vive, della persona» (n. 27). Conclude<br />
che l’itinerario d’iniziazione cristiana deve condurre «al progressivo<br />
inserimento nella comunità» e orientare «a una seria decisione <strong>di</strong> aderire a<br />
Cristo, per assumere nella Chiesa un servizio <strong>di</strong> testimonianza e <strong>di</strong> carità, nel<br />
quale continuare la crescita e la maturazione della vita cristiana» (n. 40).<br />
3) Scopo definitivo della catechesi e dell’intera vita è l’incontro con<br />
Cristo.<br />
Dio «me<strong>di</strong>ante la risurrezione del suo Figlio ci ha rigenerati e, nella<br />
fede, ci ha donato una speranza invincibile nella vita eterna, così che noi viviamo<br />
nel presente sempre protesi verso la meta, che è l’incontro finale con il<br />
nostro Signore e Salvatore» (Benedetto XVI, Omelia al Congresso Ecclesiale<br />
Nazionale <strong>di</strong> Verona, 19 ottobre 2006).<br />
Dovrebbe apparire chiaro a tutti che: il contesto proprio <strong>di</strong> una educazione<br />
alla fede e <strong>di</strong> una autentica catechesi è [...] l’esperienza cristiana nella<br />
sua autenticità, concepita come l’avvenimento dell’incontro con Cristo, qui<br />
e oggi, nel mio presente, che interpella e muove la mia libertà attraverso la<br />
grazia <strong>di</strong> un cambiamento.<br />
Evidenza, questa, da cui deriva un criterio valido per affrontare<br />
domande del tipo: se un uomo non ha incontrato Cristo, come può sentire<br />
il desiderio <strong>di</strong> un’intelligenza della vita secondo Cristo (catechesi)? Se un<br />
battezzato non coglie l’urgenza e la necessità <strong>di</strong> vivere la propria vita come<br />
vocazione, cioè nella verifica dell’incontro fatto, come potrà sentire il desiderio<br />
della catechesi? (cfr A. Scola, Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica<br />
e sacramentale per l’ecclesiologia, Brescia 2005, p. 256). Quin<strong>di</strong>, è urgente<br />
educare al pensiero <strong>di</strong> Cristo; giu<strong>di</strong>care la vita come Lui; scegliere e amare<br />
come Lui; vivere in Lui la comunione.<br />
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TRE VERBI FONDAMENTALI: Introdurre – Reintrodurre – Accompagnare.<br />
SOGGETTI EDUCANTI: Comunità ecclesiale – Parroco e Catechisti<br />
– Comunità familiare – Comunità civile.<br />
EDUCATI PER EDUCARE: Nemo dat quod non habet<br />
_________________<br />
FAMIGLIA COMUNITÀ EDUCANTE<br />
Nella comunità il primato educativo spetta alla famiglia. Giovanni<br />
Paolo II, nella Lettera alla Famiglie affermava:<br />
Nell’ambito dell’educazione la Chiesa ha un ruolo specifico da svolgere.<br />
Alla luce della Tra<strong>di</strong>zione e del Magistero conciliare, si può ben <strong>di</strong>re<br />
che non è soltanto questione <strong>di</strong> affidare alla Chiesa l’educazione religiosomorale<br />
della persona, ma <strong>di</strong> promuovere tutto il processo educativo della<br />
persona « insieme con » la Chiesa. La famiglia è chiamata a svolgere il suo<br />
compito educativo nella Chiesa, partecipando così alla vita e alla missione<br />
ecclesiale. La Chiesa desidera educare soprattutto attraverso la famiglia, a<br />
ciò abilitata dal sacramento del matrimonio, con la « grazia <strong>di</strong> stato » che ne<br />
consegue e lo specifico « carisma » che è proprio dell’intera comunità familiare<br />
che il compito della famiglia <strong>di</strong> educare alla vita e alla fede è «essenziale,<br />
originale, primario, insostituibile e inalienabile» (FC, 36).<br />
Purtroppo, oggi, molti genitori vivono un senso d’impotenza educativa<br />
e la famiglia appare una realtà debole, incerta e succube <strong>di</strong> altre agenzie<br />
culturali e sociali che ne con<strong>di</strong>zionano fortemente la vita, il tempo e le potenzialità<br />
educative. Si sta verificando, infatti, in maniera sempre più evidente,<br />
la mancanza <strong>di</strong> figure autorevoli come erano un tempo il padre e il maestro.<br />
Ne consegue che, da nucleo attorno a cui si costruiva l’intero sistema sociale<br />
dei rapporti, la famiglia si sia trasformata soprattutto in “famiglia affettiva”,<br />
specializzata in compiti <strong>di</strong> rassicurazione primaria che, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
erano affidati alla madre. La neutralità educativa dei genitori e la paura <strong>di</strong><br />
compromettere la loro comunicazione con i propri figli, li spinge a essere per<br />
lo più reticenti e remissivi nei loro confronti.<br />
L’adolescenza, inoltre, rischia <strong>di</strong> essere interminabile e la soglia delle<br />
scelte definitive si sposta sempre più avanti. La decisione suppone la fiducia<br />
ma questa è affievolita perché la generazione adulta propone per lo più<br />
modelli sbia<strong>di</strong>ti, e l’unico modo per <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong> sia quello <strong>di</strong> provare<br />
per credere.<br />
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Che la questione dell’emergenza educativa sia prevalentemente legata<br />
alla crisi della famiglia lo affermano in molti e l’evidenza lo conferma.<br />
Qual è la causa culturale <strong>di</strong> questa emergenza educativa? La risposta è molto<br />
chiara: è il nichilismo che ha come conseguenza logica il relativismo.<br />
Il Papa, il 12 gennaio scorso, parlando agli amministratori della Regione<br />
Lazio, della Provincia e del Comune <strong>di</strong> Roma, ha detto queste parole:<br />
“(Tra i giovani si affievoliscono) i valori naturali e cristiani che danno significato<br />
al vivere quoti<strong>di</strong>ano e formano ad una visione della vita aperta alla<br />
speranza (ed)emergono invece desideri effimeri e attese non durature, che<br />
alla fine generano noia e fallimenti.” Dunque, il non voler riconoscere una<br />
<strong>di</strong>mensione valoriale nella propria vita, porta il giovane a nutrire un atteggiamento<br />
<strong>di</strong> noia. Se alla vita non può essere dato un senso, ma tutto deve<br />
essere riconosciuto come esito del caso e del non-significato, allora la vita<br />
esclude la risposta. La richiesta <strong>di</strong> senso ritorna ossessivamente, ma la constatazione<br />
obbliga ad una censura. Ciò determina inevitabilmente un corto<br />
circuito: da una parte il bisogno <strong>di</strong> capire perché si vive, dall’altra il doversi<br />
convincere che non può esserci un significato alla vita. Da qui un approccio<br />
negativo nei confronti della vita stessa, che può manifestarsi tanto con atteggiamenti<br />
suici<strong>di</strong> espliciti, quanto con atteggiamenti <strong>di</strong> continuo rischio<br />
della propria e dell’altrui vita che costituiscono una sorta <strong>di</strong> “lento suici<strong>di</strong>o”.<br />
Quale ragazzo non sa che assumendo superalcolici già a 13/14 anni si ritroverà<br />
a venticinque con il fegato come un groviera? Quale ragazzo non sa che<br />
sparando l’auto a 180 chilometri orari, alle sei del mattino, dopo ore ed ore<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scoteca, dopo aver bevuto ed essersi impasticcato, non mette seriamente<br />
a repentaglio la vita propria e quella altrui?<br />
Il problema è che la cultura dominante è talmente menzognera da<br />
far passare come convincenti cose che, se non ci fosse da piangere, farebbero<br />
ridere per la loro stupi<strong>di</strong>tà. Da una parte tale cultura riconosce che c’è un’urgenza<br />
della legalità, che bisogna quanto più possibile sensibilizzare i giovani<br />
al rispetto delle regole; dall’altra questa stessa cultura decreta che chi dovesse<br />
credere nella Verità, quin<strong>di</strong> mettere seriamente in <strong>di</strong>scussione la “<strong>di</strong>ttatura<br />
del relativismo”, sarebbe un tipo potenzialmente pericoloso e incapace<br />
<strong>di</strong> capire seriamente i problemi. Un gigante della pedagogia quale fu san<br />
Giovanni Bosco riuscì a mettere in crisi tutta la morale borghese imperante<br />
nel XIX secolo, ovvero quella morale post-kantiana del dovere per il dovere,<br />
cioè del non fondare razionalmente le motivazioni, bensì <strong>di</strong> riconoscerle solo<br />
sul piano della volontà e dell’esigenza morale. Per <strong>di</strong>rla più semplicemente:<br />
Devi fare così! Ma perché? Perché c’è una regola che te lo impone. E perché<br />
me lo impone? Perché lo hanno deciso alcuni. E chi sono costoro? Sono degli<br />
251<br />
Ve s c O V O
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
uomini. E perché loro e non noi? Non lo so. E perché questo e non altro? Non<br />
lo so. Ebbene, san Giovanni Bosco riusciva a far innamorare i suoi ragazzi<br />
alla Verità e li cambiava profondamente: molti <strong>di</strong> loro erano ladruncoli <strong>di</strong><br />
strada che, dopo averlo incontrato, vedranno completamente trasformata la<br />
propria esistenza. La particolarità <strong>di</strong> don Bosco era che oltre a <strong>di</strong>re ai ragazzi<br />
questo non si fa, faceva loro capire che non si è “gettati” nel mondo, che c’è<br />
Qualcuno che ti ha pensato e ti ha amato dall’eternità e che – se lo si vuole - è<br />
<strong>di</strong>sposto ad accompagnare per sempre la propria vita. Questa era una proposta<br />
che toccava il cuore, che riusciva veramente a riconoscersi in parole<br />
profondamente umane e ragionevoli. Sì, ragionevoli, perché è possibile “or<strong>di</strong>nare”<br />
la propria vita solo se riconosce un “Or<strong>di</strong>ne”, è possibile “orientare”<br />
la propria vita, solo se se ne riconosce un “senso”. Ecco: la menzogna della<br />
cultura dominante è quella <strong>di</strong> affermare che si potrebbe or<strong>di</strong>nare la propria<br />
vita e poi, nello stesso tempo, convincersi che essa è del tutto senza senso. E’<br />
la menzogna più grande che possa esistere: pretendere <strong>di</strong> educare negando<br />
la Verità!<br />
______________<br />
IL TEMPO È AMICO DEL bENE<br />
Nel Convegno <strong>di</strong> Verona è stato forte il richiamo alla speranza. Va<br />
ripreso perché anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo<br />
una “speranza affidabile”, ossia basata su ragioni fondate e oggettive.<br />
Oggi la nostra speranza è insi<strong>di</strong>ata da molte parti e rischiamo <strong>di</strong><br />
ri<strong>di</strong>ventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e<br />
senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani <strong>di</strong><br />
Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la <strong>di</strong>fficoltà forse più profonda per una<br />
vera opera educativa: alla ra<strong>di</strong>ce della crisi dell’educazione c’è, infatti, una<br />
crisi <strong>di</strong> fiducia nella vita”.<br />
Lo specifico contributo della visione cristiana dell’educazione consiste<br />
perciò nella “speranza affidabile”, che deriva dalla risurrezione <strong>di</strong> Cristo<br />
e che ci dà la possibilità <strong>di</strong> testimoniare la nostra fiducia nell’uomo, nella sua<br />
vita, nella sua capacità <strong>di</strong> amare. “ Gesù fissò lo sguardo su <strong>di</strong> lui, lo amò”<br />
(Mc 10,21): ogni atto educativo è prima <strong>di</strong> tutto un atto <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> fiducia;<br />
formare, educare, far crescere, si ra<strong>di</strong>cano in una visione dell’uomo carica <strong>di</strong><br />
speranza, offerta a tutti, gratuitamente, con l’unica preoccupazione <strong>di</strong> far sì<br />
che tutti “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).<br />
252 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
CALENDARIO DELLE GIORNATE MONDIALI E NAzIONALI<br />
PER L’ANNO 2012<br />
_______________<br />
Le Giornate mon<strong>di</strong>ali sono riportate in neretto;<br />
le Giornate nazionali in corsivo<br />
GENNAIO<br />
1° gennaio: 45ª Giornata della Pace<br />
6 gennaio: Giornata dell’infanzia missionaria<br />
15 gennaio: 98ª Giornata delle migrazioni (colletta obbligatoria)<br />
17 gennaio: 23ª Giornata per l’approfon<strong>di</strong>mento e lo sviluppo tra<br />
cattolici ed ebrei<br />
18-25 gennaio: Settimana <strong>di</strong> preghiera per l’unità dei cristiani<br />
29 gennaio: 59ª Giornata dei malati <strong>di</strong> lebbra<br />
FEbbRAIO<br />
2 febbraio: 16ª Giornata della vita consacrata<br />
5 febbraio: 34ª Giornata per la vita<br />
11 febbraio: 20ª Giornata del malato<br />
MARzO<br />
24 marzo: Giornata <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong>giuno in memoria dei missionari<br />
martiri<br />
APRILE<br />
1° aprile: 27ª Giornata della gioventù (celebrazione nelle <strong>di</strong>ocesi)<br />
6 aprile: Venerdì santo (o altro giorno determinato dal Vescovo<br />
<strong>di</strong>ocesano) Giornata per le opere della Terra <strong>San</strong>ta<br />
(colletta obbligatoria)<br />
22 aprile: 88ª Giornata per l’Università cattolica del Sacro Cuore<br />
(colletta obbligatoria)<br />
29 aprile: 49ª Giornata <strong>di</strong> preghiera per le vocazioni<br />
MAGGIO<br />
6 maggio: Giornata <strong>di</strong> sensibilizzazione per il sostegno economico alla<br />
Chiesa Cattolica<br />
20 maggio: 46ª Giornata per le comunicazioni sociali<br />
GIUGNO<br />
253<br />
Ve s c O V O
Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
15 giugno: solennità del Sacratissimo Cuore <strong>di</strong> Gesù<br />
Giornata <strong>di</strong> <strong>San</strong>tificazione Sacerdotale<br />
24 giugno: Giornata per la Carità del Papa<br />
(colletta obbligatoria)<br />
SETTEMbRE<br />
1° settembre: 7ª giornata per la salvaguar<strong>di</strong>a del creato<br />
OTTObRE<br />
21 ottobre: Giornata missionaria (colletta obbligatoria)<br />
NOVEMbRE<br />
1° novembre: Giornata della santificazione universale<br />
11 novembre: Giornata del Ringraziamento<br />
21 novembre: Giornata delle claustrali<br />
25 novembre: Giornata <strong>di</strong> sensibilizzazione per il<br />
sostentamento del clero<br />
N.B. La giornata del Quoti<strong>di</strong>ano Cattolico può essere svolta in una<br />
domenica a scelta<br />
254 Rivista Diocesana n°3 - 2011
DAL DIARIO PASTORALE DEL VESCOVO<br />
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Ve s c O V O<br />
Diario Pastorale<br />
LUGLIO<br />
Ve n e r d ì 1<br />
Alle ore 21 prende parte alla processione e bene<strong>di</strong>zione, in <strong>Ventimiglia</strong> alta,<br />
per l’inaugurazione dell’Oratorio dei Neri.<br />
Sa b a t o 2<br />
In mattinata, prende parte al matrimonio del Principe Alberto <strong>di</strong> Monaco.<br />
do m e n i c a 3<br />
Alle ore 11, amministra la S. Cresima nella Chiesa Parrocchiale <strong>di</strong> Bussana.<br />
Lu n e d ì 4 - Sa b a t o 9<br />
Presiede il Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano a Lourdes.<br />
me r c o L e d ì 13<br />
A Mendatica, prende parte al campo sul Beato Giovanni Paolo II dove celebra<br />
la S. Messa per i 25 ragazzi <strong>di</strong>scutendo e conversando con loro sulla<br />
figura del Papa.<br />
Sa b a t o 16<br />
Prende parte a Crotone al Premio Meeting del Mare alla vita e alla carriera.<br />
do m e n i c a 17<br />
Rientra da Crotone.<br />
Gi o V e d ì 21 - do m e n i c a 24<br />
Su invito <strong>di</strong> S.E. Mgr. Dominique Rey, vescovo della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Fréjus – Toulon<br />
e <strong>di</strong> Mgr Jean Pierre Ravotti presiede e prende parte ai solenni festeggiamenti<br />
in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria Maddalena, patrona principale della <strong>Diocesi</strong>.<br />
me r c o L e d ì 27<br />
Alle 11,30 riceve i fedeli della Parrocchia <strong>di</strong> S. Ambrogio <strong>di</strong> Zoagli, guidati<br />
dal loro parroco, il can. Luigi Sbarbaro.<br />
255<br />
Ve s c O V O
Ve s c O V O<br />
Diario Pastorale<br />
AGOSTO<br />
Lu n e d ì 1<br />
Alle ore 9 in Curia presiede l’incontro regionale con i responsabili della Caritas.<br />
Alle ore 19,30 incontra i giovani in partenza per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale della<br />
Gioventù <strong>di</strong> Madrid.<br />
me r c o L e d ì 3<br />
Alle ore 21 a Laigueglia tiene una conferenza su Papa Giovanni Paolo II.<br />
Sa b a t o 6<br />
In mattinata, presiede la S. Messa insieme a don Valentino Bacigalupo, in<br />
pellegrinaggio presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna Miracolosa <strong>di</strong> Taggia, con<br />
parrocchiani della Val Fontanabuona Ognio.<br />
Alle ore 18,30 presiede la S. Messa a Mendatica<br />
do m e n i c a 7<br />
Partecipa alla festa sul Monte Saccarello.<br />
Gi o V e d ì 11<br />
Alle ore 21,15 nella Chiesa Parrocchiale <strong>di</strong> Dolceacqua partecipa al concerto<br />
d’organo.<br />
Ve n e r d ì 12<br />
Alle ore 21, ad Arma <strong>di</strong> Taggia, presiede una celebrazione penitenziale per i<br />
giovani appartenenti al Cammino Neocatecumenale.<br />
Sa b a t o 13<br />
Alle ore 21, ad Arma <strong>di</strong> Taggia, presiede la Celebrazione Eucaristica con 100<br />
ragazzi appartenenti al Cammino Neocatecumenale.<br />
do m e n i c a 14<br />
Alle ore 18 nella Parrocchia Maria Ausiliatrice a Vallecrosia, alla presenza <strong>di</strong><br />
S.E. Mons. Bregantini e <strong>di</strong> don Alberto Lorenzelli, incontra 500 giovani del<br />
Movimento Salesiano.<br />
Alle ore 20,30 presiede la Bene<strong>di</strong>zione delle corone presso il porto <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />
256 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Ve s c O V O<br />
Diario Pastorale<br />
Lu n e d ì 15<br />
Alle 10,30, presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna della Costa, partecipa alla Investitura<br />
dei nuovi Consoli del Mare. Al termine, presiede il Solenne Pontificale<br />
per l’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria.<br />
me r c o L e d ì 24<br />
Alle ore 11 riceve il Prefetto Di Menna prima della sua partenza.<br />
Ve n e r d ì 25<br />
Alle ore 10,30 presso la Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> presiede il Solenne Pontificale<br />
per <strong>San</strong> Secondo e, al termine della S. Messa, conferisce il premio <strong>San</strong><br />
Segun<strong>di</strong>n d’argentu a Luciano Codari, Presidente della SPES.<br />
do m e n i c a 28 - Lu n e d ì 5 Se t t e m b r e<br />
Su invito della Nunziatura <strong>di</strong> Brazzaville, è ospite in Congo dove visita numerosi<br />
centri missionari.<br />
SETTEMbRE<br />
ma r t e d ì 6<br />
In mattinata rientra dall’Africa.<br />
Alle ore 20 cena con i seminaristi del Seminario Inter<strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Laghet a<br />
<strong>San</strong>to Stefano al Mare.<br />
Sa b a t o 10<br />
Alle ore 10,30 presso l’ambulatorio me<strong>di</strong>co della Pigna <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, incontra<br />
il Presidente, il dott. Renato Graffigna, il gruppo <strong>di</strong> collaboratori me<strong>di</strong>ci, alcuni<br />
membri del Sovrano Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta e alcuni rappresentanti<br />
da Genova .<br />
Alle ore 13 presiede la S. Messa, presso il <strong>San</strong>tuario della Madonna Miracolosa<br />
<strong>di</strong> Taggia, per un gruppo <strong>di</strong> pellegrini giunti da Pila.<br />
Alle ore 15 incontra gli alpini <strong>di</strong> Aosta i quali, da parte della Famiglia Todeschi,<br />
consegnano in regalo un piviale.<br />
ma r t e d ì 13<br />
Alle ore 9,30 riceve il postulatore per la causa <strong>di</strong> Beatificazione <strong>di</strong> Maddalena<br />
Carini.<br />
257<br />
Ve s c O V O
Ve s c O V O<br />
Diario Pastorale<br />
Ve n e r d ì 16<br />
Alle ore 20,30 nella Basilica Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro tiene la presentazione<br />
del Programma Pastorale <strong>di</strong>ocesano per l’anno 2011/2012.<br />
Lu n e d ì 19<br />
Alle ore 16 riceve in u<strong>di</strong>enza il Prefetto.<br />
ma r t e d ì 20<br />
Alle ore 10 partecipa alla conferenza episcopale dei Vescovi liguri a Genova.<br />
Gi o V e d ì 22<br />
Presiede il Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano a Saluzzo e al <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Cussanio.<br />
Sa b a t o 24<br />
Alle ore 18,30 nella Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> celebra la S. Cresima per gli<br />
adulti.<br />
do m e n i c a 25<br />
Alle ore 11 presiede la S. Messa solenne per il Cinquantesimo anno <strong>di</strong> erezione<br />
della Parrocchia <strong>San</strong>ti Francesco Saverio e Paola Romana Levà.<br />
me r c o L e d ì 28<br />
Alle ore 10,30, a Torino, partecipa ad un incontro con i Cappellani del Sovrano<br />
Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta.<br />
Gi o V e d ì 29<br />
Alle ore 9,30 riceve in u<strong>di</strong>enza il Capitano dei Carabinieri Cre<strong>di</strong><strong>di</strong>o in partenza<br />
da <strong>San</strong>remo.<br />
258 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Nomine<br />
COSTITUITO IL NUOVO CONSIGLIO PRESbITERALE<br />
PER IL PERIODO 2011 - 2015<br />
Il Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, a seguito delle scadenze<br />
previste dal regolamento e, tenendo conto delle elezioni avvenute nei<br />
Vicariati, nelle aggregazioni laicali, tra i religiosi e tra i sacerdoti con meno<br />
<strong>di</strong> 40 anni, ha costituito il nuovo Consiglio Presbiterale per il periodo 2011 -<br />
2015.<br />
Il Consiglio è costituito dai seguenti sacerdoti:<br />
Mons. Umberto Toffani, Vicario Generale<br />
Can. Antonio Rebaudo, Vicario Episcopale per il Clero<br />
Don Clau<strong>di</strong>o Bigarella, Vicario Giu<strong>di</strong>ziale<br />
Can. Daniele Bisato, Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />
Can. <strong>Remo</strong> Carosi, Vicario Foraneo <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera - Valle Nervia<br />
Can. Giacomo Simonetti, Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />
Can. Antonio Arnal<strong>di</strong>, Vicario Foraneo <strong>di</strong> Levante - Valle Argentina<br />
Mons. Can. Alvise Lanteri, Presidente Istituto Diocesano<br />
per il Sostentamento del Clero<br />
Can. Luca Salomone, Rettore del Seminario Diocesano<br />
Can. Zeno Locatelli, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />
Don Ferruccio Bortolotto, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera - Valle Nervia<br />
Don Pasquale Traetta, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />
Don Anton Robu, eletto dal Vicariato <strong>di</strong> Levante - Valle Argentina<br />
Don Benito Cagnin, eletto tra gli assistenti delle Aggregazioni Laicali<br />
Don Jose De Gran<strong>di</strong>, eletto tra gli assistenti delle Aggregazioni Laicali<br />
P. Francesco Ruvolo, rappresentante dei religiosi<br />
Don Alessio Antonelli, eletto dai sacerdoti con meno <strong>di</strong> 40 anni<br />
Don Thomas Le Bourhis, eletto dai sacerdoti con meno <strong>di</strong> 40 anni<br />
Don Goffredo Sciubba, <strong>di</strong> nomina vescovile<br />
Don Gautier Filardo, <strong>di</strong> nomina vescovile<br />
259<br />
Ve s c O V O
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Nomine<br />
NOMINATO, DAL VESCOVO DIOCESANO, MONS. ALbERTO<br />
MARIA CAREGGIO, IL NUOVO COLLEGIO DEI CONSULTORI<br />
E’ stato nominato dal Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, il<br />
nuovo Collegio dei Consultori.<br />
Questi i sacerdoti del Collegio:<br />
Mons. Umberto Toffani<br />
Mons. Alvise Lanteri<br />
Can Daniele Bisato<br />
Can. Antonio Arnal<strong>di</strong><br />
Can. Antonio Rebaudo<br />
Don Benito Cagnin<br />
Don Pasquale Traetta<br />
260 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
DAL 3 ALL’8 LUGLIO A LOURDES CON GLI AMMALATI<br />
Si è tenuto dal 3 al 9 luglio <strong>di</strong> quest’anno il 43° Pellegrinaggio Diocesano<br />
al <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Lourdes in treno con gli ammalati.<br />
Un’esperienza sempre intensa che ha visto presenti circa trecento<br />
persone. I giorni al <strong>San</strong>tuario Mariano sono stati preceduti dagli incontri<br />
mensili, durante i quali è stato introdotto il tema dell’anno: “Pregare il Padre<br />
nostro con Bernardetta”.<br />
Il percorso spirituale per i pellegrini della <strong>Diocesi</strong> si è aperto con la<br />
celebrazione presieduta<br />
da Mons.<br />
Alberto Maria Careggio,<br />
Vescovo <strong>di</strong><br />
<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong><br />
<strong>Remo</strong>, che davanti<br />
alla statua dell’Immacolata<br />
che domina<br />
la spianata <strong>di</strong><br />
accesso ai <strong>San</strong>tuari,<br />
per primo come<br />
Pastore della Chiesa<br />
locale si è recato<br />
alla grotta per affidare<br />
alla Vergine Madre le gioie e le speranze <strong>di</strong> ogni persona affidata alla<br />
sua cura.<br />
Gli incontri <strong>di</strong> catechesi tenuti da Don Ferruccio Bortolotto, Direttore<br />
dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi, vertevano sul tema della preghiera cristiana,<br />
come risposta d’amore all’Amore <strong>di</strong> Dio che è <strong>di</strong>ventato concreto in<br />
Cristo.<br />
Più <strong>di</strong> trenta sono stati i giovani, soprattutto Mini-Dame e Mini-<br />
Barellieri, che hanno accolto le proposte formative del Servizio <strong>di</strong> Pastorale<br />
Giovanile <strong>di</strong> Lourdes scoprendo il significato dei segni che si compiono nei<br />
vari luoghi <strong>di</strong> culto attorno alla grotta, celebrando il Sacramento della Riconciliazione<br />
e preparando la <strong>San</strong>ta Messa Internazionale.<br />
L’esperienza <strong>di</strong> lasciare i luoghi abituali <strong>di</strong> vita per scoprire il messaggio<br />
ricevuto da Bernardetta è un vero e proprio bagno dentro l’unico<br />
messaggio che salva: il Vangelo <strong>di</strong> Gesù.<br />
Dall’incontro con il Signore presente negli ammalati si esce trasformati<br />
e cambiati al punto che il pellegrinaggio <strong>di</strong>venta un aiuto per tornare<br />
261<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
alla vita <strong>di</strong> tutti i giorni con maggior consapevolezza.<br />
Respirando quella serenità e quella gioia che si avverte nella grotta<br />
<strong>di</strong> Massabielle ci si sente amati e trasformati, pronti ad abbandonarsi con<br />
semplicità nelle mani tenerissime del Padre.<br />
INAUGURATO IL NUOVO<br />
CENTRO DI ASCOLTO A VENTIMIGLIA<br />
Significativi passi nel lungo cammino del Centro <strong>di</strong> Ascolto e Accoglienza<br />
Caritas Intenelia.<br />
L’organizzazione opera dal 1991 nella zona ventimigliese (<strong>Ventimiglia</strong>,<br />
Camporosso, Vallecrosia, Bor<strong>di</strong>ghera e rispettive vallate). E’ un’associazione<br />
<strong>di</strong> volontariato<br />
- ONLUS iscritta al registro<br />
regionale, promossa dalla<br />
Caritas Diocesana per la gestione<br />
dei servizi collegati<br />
nel ponente della <strong>Diocesi</strong>. Il<br />
lavoro è svolto da circa 50<br />
volontari e da altre 8 unità<br />
tra <strong>di</strong>pendenti e collaboratori<br />
(in prevalenza educatori),<br />
attraverso la gestione del<br />
Centro Ascolto e Accoglienza.<br />
Le “tipologie” prevalenti <strong>di</strong> persone che si rivolgono al Centro sono:<br />
- persone senza <strong>di</strong>mora, adulti in <strong>di</strong>fficoltà, prevalentemente invali<strong>di</strong>;<br />
- famiglie in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza economica e “vulnerabilità”<br />
sociale;<br />
- immigrati - profughi.<br />
I Servizi forniti sono i seguenti:<br />
• Centro Ascolto rivolto a tutte le persone in situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />
con sportello informativo per immigrati, profughi, rifugiati<br />
• Servizi territoriali socio-educativi operatori professionali socio-<br />
sanitari e volontari formati per sostegno domiciliare ed accom<br />
pagnamento sul territorio a favore <strong>di</strong> persone con problematiche<br />
sociali e invalide.<br />
262 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
• Servizi <strong>di</strong> Prima Assistenza<br />
buoni alimentari pronto consumo - buoni vestiario - buoni doccia<br />
• Infermeria<br />
• Servizio Visite Me<strong>di</strong>co Generiche con <strong>di</strong>spensario farmaceutico,<br />
per persone senza <strong>di</strong>mora<br />
• Accoglienza notturna maschile - femminile e mensa serale<br />
• Alloggi <strong>di</strong> Seconda Accoglienza e Alloggi Protetti<br />
Nell’anno 2010:<br />
- sono state sostenute 1.780 persone, italiane e straniere (molte con<br />
il rispettivo nucleo familiare);<br />
- gli interventi <strong>di</strong> aiuto totali sono stati 28.667 (sussi<strong>di</strong> per spese essenziali<br />
<strong>di</strong> prima necessità, quali abitazione e alimenti, pernottamenti e cene,<br />
prestazioni <strong>di</strong> sostegno socio educativo ed accompagnamento alla persona,<br />
prestazioni infermieristiche e me<strong>di</strong>co generiche, consegna <strong>di</strong> buoni vestiario,<br />
docce ed igiene, etc.).<br />
Da tempo emergeva la necessità <strong>di</strong> reperire una Nuova Sede dove<br />
trasferire i servizi citati, che erano ubicati in locali non più adatti a svolgere il<br />
crescente lavoro <strong>di</strong> assistenza. La palazzina ex sede del “Veterinario <strong>di</strong> Confine”,<br />
<strong>di</strong> proprietà dell’Agenzia del Demanio, sita in <strong>Ventimiglia</strong>, Via <strong>San</strong><br />
Secondo, civico 20, è stata concessa in locazione dall’ 1.1.2008 al 31.12.2026;<br />
è stata adeguatamente ristrutturata e rende ora possibile la ricollocazione ed<br />
il miglioramento qualitativo e quantitativo delle attività sopra descritte, in<br />
particolare con la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>:<br />
• spazi più consoni per l’attesa e per colloqui riservati con l’utenza;<br />
• un più ampio servizio docce per le persone prive <strong>di</strong> abitazione;<br />
• locali più ampi e funzionali per servizi <strong>di</strong>stribuzione alimentare,<br />
vestiario, prodotti per l’igiene;<br />
• una mensa ed un’accoglienza notturna più spaziose;<br />
• possibilità <strong>di</strong> progettare per il futuro attività <strong>di</strong>urne socializzanti<br />
e riabilitative con gli utenti.<br />
Per la ristrutturazione dello stabile la Regione Liguria ha concesso<br />
un contributo <strong>di</strong> € 382.070,18, la Compagnia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo ha erogato il<br />
contributo <strong>di</strong> € 250.000,00. Privati citta<strong>di</strong>ni hanno contribuito con generose<br />
offerte.<br />
Al piano terra sono collocati il Centro <strong>di</strong> Ascolto, i Servizi <strong>di</strong> Prima<br />
263<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
Assistenza (Docce, Vestiario, Alimenti), l’Infermeria e una sala riunioni utilizzabile<br />
in futuro anche per attività con l’utenza.<br />
Al primo piano trovano posto gli uffici , la sala mensa, la cucina con<br />
la <strong>di</strong>spensa e la sala ricreativa per gli Ospiti.<br />
Il terzo ed ultimo piano è riservato all’accoglienza notturna maschile.<br />
Il giorno 12 luglio si è svolta l’inaugurazione del nuovo Servizio,<br />
alla presenza <strong>di</strong> S.E. Monsignor Vescovo Alberto Maria Careggio, del Sindaco<br />
<strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> Gaetano Scullino, <strong>di</strong> rappresentanti delle Amministrazioni<br />
Comunali <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera, Camporosso e Vallecrosia, dell’Asl n. 1 Imperiese,<br />
dell’Agenzia del Demanio<br />
<strong>di</strong> Genova, delle<br />
Forze dell’Or<strong>di</strong>ne, del<br />
Privato Sociale e del<br />
Presbiterio Diocesano.<br />
Dopo gli interventi<br />
delle Autorità<br />
civili e religiose e la<br />
bene<strong>di</strong>zione, c’è stata<br />
una visita guidata dei<br />
tre piani con aperitivo<br />
finale. Il raggiungimento<br />
dell’obiettivo ha<br />
dato grande sod<strong>di</strong>sfazione<br />
ai volontari, agli<br />
operatori e ai responsabili dell’associazione.<br />
E’ stato ripagato un impegno profuso da parte <strong>di</strong> tutti, durato più<br />
<strong>di</strong> 10 anni; non va <strong>di</strong>menticato il grande sostegno ottenuto nell’iter anche da<br />
parte dell’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> e della Prefettura <strong>di</strong><br />
Imperia. Nel mese <strong>di</strong> settembre è stato anche rinnovato il Consiglio d’Amministrazione<br />
dell’Associazione. Dopo molti anni <strong>di</strong> servizio nel ruolo, Mons.<br />
Francesco Palmero è stato nominato Presidente Onorario.<br />
Alla Presidenza è stato chiamato Don Marco Moraglia, Parroco <strong>di</strong><br />
Mortola. Altri componenti del Consiglio: vice presidente Antonio Borfiga,<br />
tesoriere Enrica Nasi, segretaria Nevis Ravera, consiglieri Roberto Cassini,<br />
Felice Romagnone, Fulvia Rossi, Angela Tenerelli.<br />
264 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
L’INCONTRO DI MONS. VESCOVO CAREGGIO CON<br />
I GIOVANI DI TAGGIA AL CAMPO ESTIVO DI MENDATICA<br />
Mercoledì 13 luglio Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo <strong>di</strong>ocesano,<br />
si è recato a Mendatica per bene<strong>di</strong>re la casa estiva della Parrocchia<br />
<strong>di</strong> Taggia e de<strong>di</strong>carla a Giovanni Paolo II nell’anno della sua beatificazione.<br />
E’ stato accolto da un gruppo<br />
<strong>di</strong> giovani della parrocchia,<br />
dagli educatori, dalle cuoche<br />
e da don Antonio Arnal<strong>di</strong>,<br />
parroco del <strong>San</strong>tuario della<br />
Madonna Miracolosa <strong>di</strong> Taggia.<br />
Con una semplice cerimonia,<br />
dopo la bene<strong>di</strong>zione<br />
della casa, sono stati liberati<br />
in cielo palloncini colorati ai<br />
quali i ragazzi avevano legato<br />
le loro intenzioni <strong>di</strong> preghiera.<br />
Il Vescovo, servendosi poi<br />
dell’ archivio fotografico personale, contenente molte immagini ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />
Karol Wojtyla, ha <strong>di</strong>alogato con i ragazzi sulla figura <strong>di</strong> questo grande Papa.<br />
Sono intervenuti alla cerimonia il Sindaco ed la Vice Sindaco del Comune <strong>di</strong><br />
Mendatica.<br />
LE INIzIATIVE ESTIVE DI CASA VENNERI A LIMONE<br />
Nel mese <strong>di</strong> luglio l’accoglienza degli ammalati del Card<br />
Tutti le estati la Casa Venneri <strong>di</strong> Limone accoglie per quin<strong>di</strong>ci giorni<br />
gli ammalati<br />
del Centro AssistenzialeRicreativo<br />
Diocesano<br />
(CARD). Il gruppo<br />
<strong>di</strong> quest’anno era<br />
<strong>di</strong> circa cento persone.<br />
Un periodo<br />
<strong>di</strong> serenità per gli<br />
ospiti e per i loro famigliari. Mons. Francesco Palmero ogni giorno ha cele-<br />
265<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
brato con gli ammalati il sacrificio <strong>di</strong> Gesù, a cui si offrono le sofferenze <strong>di</strong><br />
tutti gli uomini. Il dolore spaventa tutti e potremmo cadere nell’errore <strong>di</strong><br />
pensare che il CARD sia un concentrato <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong> tristezza, invece<br />
per chi ha avuto la fortuna <strong>di</strong> poter trascorrere anche solo poche ore in compagnia<br />
degli ospiti della colonia della Panice si sente accolto e ridestato dalla<br />
profonda umanità e sensibilità che i <strong>di</strong>sabili ed i malati infondono nel cuore<br />
<strong>di</strong> ognuno.<br />
Anche la persona più superficiale o l’animo più duro non può rimanere<br />
in<strong>di</strong>fferente agli interrogativi dell’amore che supera e dà senso al<br />
dolore.<br />
Durante il soggiorno si è recato in visita alla colonia Mons. Giacomo<br />
Barabino, che ha espresso il desiderio <strong>di</strong> festeggiare con semplicità, proprio<br />
con i più poveri della <strong>Diocesi</strong>, il giorno del suo onomastico.<br />
I mini Barellieri e le mini Dame <strong>di</strong> Lourdes hanno deciso <strong>di</strong> passare<br />
una giornata <strong>di</strong> servizio a Limone quasi per proseguire l’esperienza del pellegrinaggio<br />
mettendosi alla scuola dell’amore vero; infine l’Opera Diocesana<br />
Pellegrinaggi e l’Ufficio <strong>di</strong> Pastorale della Salute hanno scelto la Casa Venneri<br />
per una giornata <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> ritiro spirituale accanto agli ammalati<br />
per gli operatori del settore.<br />
Formazione catechisti: sabato 3 e domenica 4 settembre<br />
Sabato 3 e domenica 4 settembre si è svolto a Limone un corso <strong>di</strong><br />
formazione per catechisti ed educatori organizzato dall’Ufficio Catechistico<br />
Diocesano.<br />
La tematica dell’incontro <strong>di</strong> quest’anno è stata: “Raccontare Vita –<br />
Primo Annuncio: una rinnovata passione educativa”<br />
In un clima <strong>di</strong> accoglienza, calore e servizio, una quarantina <strong>di</strong> corsisti,<br />
<strong>di</strong> età ed esperienze <strong>di</strong>verse , ha con<strong>di</strong>viso un’esperienza formativa<br />
davvero unica. Un’occasione <strong>di</strong> incontro e ascolto che ha portato stimoli e<br />
spunti da sviluppare e con<strong>di</strong>videre nelle proprie comunità.<br />
Invitati quali “registi” del corso due salesiani <strong>di</strong> grande esperienza<br />
pur in campi <strong>di</strong>versi: don Domenico Ricca, cappellano del Carcere minorile<br />
Ferrante Aporti <strong>di</strong> Torino e don Bruno Ferrero che molti catechisti conoscono<br />
per i suoi interventi sulla Rivista Dossier Catechista.<br />
Entrambi hanno lanciato un messaggio forte e deciso: non ci si può<br />
improvvisare educatori perché la buona volontà per quanto apprezzabile<br />
non può bastare: per essere educatori veri e cre<strong>di</strong>bili è necessario conoscere<br />
la realtà giovanile, comprenderla ed accostarvisi con spirito <strong>di</strong> servizio e<br />
soprattutto con grande passione, perché i giovani hanno bisogno <strong>di</strong> adulti<br />
266 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
e testimoni coerenti che sappiano farsi coinvolgere in maniera integrale e<br />
siano tali 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.<br />
Nello specifico, Don Ricca ha relazionato in merito alla sfida educativa<br />
che oggi è<br />
necessario accogliere<br />
e ha sottolineato<br />
come in un<br />
mondo dove molti<br />
concetti sono<br />
cambiati e dove il<br />
<strong>di</strong>sagio è sovente<br />
malessere nel benessere<br />
noi adulti<br />
dobbiamo esercitare<br />
la nostra responsabilità come soggetti nel processo educativo; imparando<br />
a coniugare amore e fermezza, ma anche aiutando i giovani a trovare e a<br />
dare un senso alla loro vita.<br />
La relazione <strong>di</strong> Don Bruno Ferrero ha ruotato attorno ad un perno<br />
fondamentale: “Evangelizzare Educando, Educare Evangelizzando. In essa<br />
sono stati evidenziati alcuni aspetti fondamentali del nostro essere catechisti<br />
ed educatori ed è stata sottolineata l’importanza della catechesi come “attività<br />
materna della Chiesa”.<br />
Il modello che si offre è quello che conta e non si educa con quello<br />
che si <strong>di</strong>ce, ma con quello che si fa. L’obiettivo del catechismo dovrebbe essere<br />
quello <strong>di</strong> costruire nei propri ambiti la comunità dei cristiani.<br />
LA PRIMA DOMENICA DI AGOSTO IL CONSUETO<br />
APPUNTAMENTO SUL MONTE SACCARELLO<br />
Ancora un appuntamento con il Saccarello, ancora un appuntamento<br />
con il Redentore.<br />
Come ogni prima domenica <strong>di</strong> agosto, da 111 anni a questa parte,<br />
anche quest’anno, domenica 7 agosto, si è rinnovato l’appuntamento sul Saccarello,<br />
una delle cime più alte delle alpi marittime, al confine fra l’Italia e<br />
la Francia, fra la Liguria ed il Piemonte, fra la provincia <strong>di</strong> Imperia e quella<br />
<strong>di</strong> Cuneo. Era il 1900 quando Papa Leone XIII, durante la Messa della vigilia<br />
<strong>di</strong> Natale in <strong>San</strong> Pietro, annunciando il Giubileo per l’Anno <strong>San</strong>to 1900,<br />
<strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> voler celebrare l’arrivo del XX secolo de<strong>di</strong>cando il Novecento al<br />
267<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
Redentore.<br />
La sua iniziativa coinvolse tutte le regioni italiane che si fecero carico<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le vette montane che avrebbero accolto le statue, i monumenti<br />
o le gigantesche croci per rappresentare il Redentore.<br />
Così, anche nel<br />
ponente ligure, qualcosa<br />
si “mosse” e, dapprima in<br />
treno, poi con carri trainati<br />
da buoi, ed infine a forza <strong>di</strong><br />
braccia, il “nostro” Redentore<br />
si “installò” sulla cima del<br />
Monte Saccarello.<br />
Da allora, ogni<br />
anno, la prima domenica del<br />
mese <strong>di</strong> agosto, c’è l’appuntamento<br />
sul monte Saccarello:<br />
un momento <strong>di</strong> raccoglimento, un momento <strong>di</strong> pausa e <strong>di</strong> riflessione,<br />
spesso una ricarica sufficiente per proseguire per un altro anno, un anno che<br />
qualche volta ha avuto come significato la parola guerra, un anno che qualche<br />
volta ha voluto <strong>di</strong>re fame, un anno, comunque, sempre benedetto dal<br />
Signore, e la riprova è che ogni anno, qualche volta più numerosi, qualche<br />
volta meno, ma sempre con tanto affetto, gratitu<strong>di</strong>ne e speranza, ci si ritrova<br />
lassù, sperando <strong>di</strong> essere un pò più vicini al cielo, alla salvezza.<br />
Ma quale fascino emana quel posto, quella statua ad oltre 2000 metri<br />
<strong>di</strong> altezza? Se sei <strong>di</strong>steso su una spiaggia puoi pensarci meno, ma se solo<br />
superi i cinquecento metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong>venta quasi una smania, il doverci<br />
arrivare a tutti i costi, anche con la lingua penzoloni, ma ci si deve arrivare e<br />
poi a mano a mano che il sentiero sale in quota, si vede la statua sempre più<br />
vicina e sembra <strong>di</strong> toccarla con un <strong>di</strong>to anche se, a <strong>di</strong>re il vero, si riesce, una<br />
volta giunti, a toccare soltanto il basamento alto più <strong>di</strong> 5 metri su cui si erge<br />
la statua.<br />
Alle spalle il Marguareis, a sinistra in basso le malghe, la strada per<br />
le navette e Piaggia, poi proprio sotto la statua, come al fondo <strong>di</strong> un burrone,<br />
Verdeggia.<br />
Eppure il raduno annuale ha il suo fascino, come lo ha la presenza<br />
costante del vescovo <strong>di</strong>ocesano, Mons. Alberto Maria Careggio che dal 2004,<br />
anno del suo ingresso in <strong>Diocesi</strong>, non è mai voluto mancare all’appuntamento<br />
e che il sabato, questa volta a Mendatica, alle 18.30, ha celebrato una <strong>San</strong>ta<br />
Messa in preparazione al raduno del Redentore.<br />
268 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
E’ stato una sorta <strong>di</strong> ringraziamento per la fattiva collaborazione <strong>di</strong><br />
quella Pro Loco, così come lo è stato negli anni passati per le altre aggregazioni<br />
locali.<br />
Del “Redentore” se ne occupa, e se ne cura, un comitato sorto spontaneamente<br />
qualche<br />
anno fa, ma il suo<br />
lavoro non avrebbe<br />
senso e non darebbe<br />
risultati se non fosse<br />
supportato dalla fattiva<br />
collaborazione<br />
delle varie Pro Loco.<br />
S e m b r a<br />
semplice, ma organizzare,<br />
oltre alla<br />
cerimonia religiosa,<br />
la trasmissione della<br />
S. Messa in <strong>di</strong>retta<br />
<strong>di</strong>ffusa da Ra<strong>di</strong>o Riviera<br />
24, l’aperitivo per tutti i partecipanti ed il pranzo per i molti convenuti,<br />
non è uno scherzo.<br />
Quest’anno, poi, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia,<br />
la Pro Loco <strong>di</strong> Mendatica ha voluto ricordare l’appuntamento con una<br />
pastasciutta tricolore e lassù, vista la vicinanza con la Francia, qualcuno ha<br />
ironizzato sui cugini francesi: “....chissà come avrebbero fatto a fare la pasta<br />
blu...”<br />
L’ESPERIENzA DEI GIOVANI DI VENTIMIGLIA - SANREMO<br />
ALLA GMG DI MADRID<br />
Lo squadrone degli oltre 50 giovani pellegrini della <strong>di</strong>ocesi <strong>Ventimiglia</strong>-<strong>San</strong>remo,<br />
dopo la nottata <strong>di</strong> Veglia e la <strong>San</strong>ta Messa celebrata dal<br />
Papa Benedetto XVI a “Cuatro Vientos” <strong>di</strong> Madrid (domenica 21 agosto), con<br />
tanta stanchezza, ma il cuore pieno <strong>di</strong> gioia ed emozioni indescrivibili, hanno<br />
fatto ritorno verso il quartier generale della Liguria, la citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Pinto.<br />
Dopo un pomeriggio <strong>di</strong> relax, tutti i ragazzi e ragazze della <strong>di</strong>ocesi<br />
hanno organizzato una cena <strong>di</strong> fine GMG in un ristorantino nella città che li<br />
ha ospitati alle porte <strong>di</strong> Madrid, dove è stato possibile percepire ogni sensa-<br />
269<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
zione vissuta dai ragazzi che non hanno mai smesso <strong>di</strong> ricordare e con<strong>di</strong>videre<br />
le personali emozioni vissute la notte prima.<br />
All’alba <strong>di</strong> lunedì, tutti i pellegrini liguri hanno atteso il car<strong>di</strong>nale<br />
Angelo Bagnasco, il quale insieme al vescovo <strong>di</strong> Chiavari (responsabile ligure<br />
della pastorale giovanile)<br />
mons. Alberto Tanasini, hanno<br />
desiderato ringraziare l’organizzazione,<br />
ma soprattutto gli<br />
oltre 1200 giovani giunti dalle<br />
7 <strong>di</strong>ocesi liguri che con vivace<br />
partecipazione hanno vissuto<br />
la Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù<br />
nella capitale spagnola.<br />
Al termine del saluto<br />
del presidente CEI, i 24 bus si<br />
sono messi in marcia con <strong>di</strong>rezione<br />
Barcellona, dove, arrivati<br />
per cena, i pellegrini liguri hanno<br />
potuto partecipare alla <strong>San</strong>ta<br />
Messa a pochi passi dalla basilica<br />
<strong>di</strong> Monserrat, cuore della fede benedettina catalana.<br />
Dopo la cena, ogni gruppo si è <strong>di</strong>retto verso locali messi a <strong>di</strong>sposizione<br />
dagli enti comunali per trascorrere la notte, come scuole, sale da ballo, palestre<br />
e piscine; certamente non con gran<strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà ma per molti ragazzi il<br />
dormire anche sotto il cielo stellato <strong>di</strong> Barcellona è stata un’ulteriore esperienza<br />
a conclusione <strong>di</strong> questi giorni che con rapi<strong>di</strong>tà sono trascorsi immagazzinando<br />
migliaia <strong>di</strong><br />
emozioni e sensazioni<br />
che solo<br />
con il passare del<br />
tempo potranno<br />
essere ricordate a<br />
pieno e comprese<br />
in profon<strong>di</strong>tà.<br />
Dopo il<br />
risveglio alle prime<br />
ore dell’alba,<br />
tutti i bus si sono<br />
messi in cammino<br />
270 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
verso la Liguria e, in tarda serata, i nostri giovani pellegrini sono stati accolti<br />
a <strong>Ventimiglia</strong> e ad Arma <strong>di</strong> Taggia dai genitori e dai parenti che hanno subito<br />
percepito nei loro volti la gioia e la festa per aver partecipato ad un evento<br />
storico.<br />
Certamente l’esperienza <strong>di</strong> questa GMG è e sarà per molti in<strong>di</strong>menticabile:<br />
nuove amicizie, con<strong>di</strong>visioni profonde, conforto e sostegno fraterno<br />
nei momenti <strong>di</strong>fficili, passeggiate sotto il sole madrileno, urla e canti nei<br />
gran<strong>di</strong> momenti <strong>di</strong> festa internazionale, ma soprattutto ogni giovane si è rafforzato<br />
nel proprio cammino <strong>di</strong> fede potendo comprendere come la Chiesa è<br />
giovane, brillante e determinata a portare a tutto il mondo quella gioia piena<br />
che racchiude i sogni e desideri <strong>di</strong> ogni persona: l’amore <strong>di</strong> Gesù!<br />
IL NUOVO INNO IN ONORE DI SAN SECONDO MARTIRE<br />
Una pagina del Bollettino Ceciliano (organo ufficiale dell’Associazione<br />
Italiana <strong>San</strong>ta Cecilia), de<strong>di</strong>cata ad una delle più recenti composizioni<br />
liturgiche <strong>di</strong> cui è autore il Maestro <strong>di</strong> Cappella della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />
- <strong>San</strong>remo, dottor Davide Tepasso.<br />
Si tratta dell’Inno a <strong>San</strong> Secondo Martire, primo Patrono della nostra<br />
Chiesa locale. Il canto è stato commissionato a Tepasso dal Parroco della<br />
chiesa Cattedrale <strong>di</strong> “Nostra Signora<br />
Assunta” in <strong>Ventimiglia</strong>,<br />
il Can. Luca Salomone. Nel repertorio<br />
tra<strong>di</strong>zionale della festa<br />
del Patrono, celebrata in <strong>Ventimiglia</strong>,<br />
ogni anno con grande<br />
solennità, esisteva già un canto<br />
in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo, alquanto<br />
“datato”, però, sia circa<br />
il testo che la melo<strong>di</strong>a.<br />
La composizione realizzata<br />
da Tepasso (nella foto)<br />
è stata presentata per la prima<br />
volta durante i Vespri solenni del <strong>San</strong>to, in Cattedrale, nel pomeriggio del<br />
26 agosto scorso. Significativa la partecipazione attiva nel canto da parte dei<br />
celebranti e dei fedeli presenti.<br />
Titolo dell’Inno: “<strong>San</strong> Secondo, araldo della pace”. Il testo del ritornello<br />
è dello stesso autore della musica e così recita: “Legionario della<br />
271<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
Verità,/ <strong>San</strong> Secondo, araldo della pace,/ a te innalza lo<strong>di</strong> la Chiesa,/ la tua<br />
gloria celebra festante”. Mentre per le strofe è stato utilizzato il testo liturgico<br />
dell’Inno dei Vespri dei Martiri.<br />
Così si è espresso il compositore: “Sono molto onorato <strong>di</strong> aver potuto<br />
scrivere l’Inno in onore del nostro Patrono, la cui venerazione nella nostra<br />
terra dell’estremo ponente ligure affonda le ra<strong>di</strong>ci in tempi assai lontani. E<br />
sono lieto che, durante la celebrazione del 26 agosto, nell’esecuzione del ritornello,<br />
alla schola si sia presto unita l’assemblea dei fedeli presenti in Basilica.<br />
Spero che il mio povero lavoro musicale possa costituire un‘occasione<br />
utile in più per aiutarci a riscoprire l’attualità e la freschezza del messaggio<br />
<strong>di</strong> questo fulgido testimone <strong>di</strong> Cristo, “soldato del Vangelo”, che, per la Verità,<br />
ha vissuto la sua fedeltà al Maestro fino all’effusione del sangue”.<br />
SOLENNITA’ DI SAN SECONDO<br />
ASSEGNAzIONE DEL “SAN SEGUNDIN D’ARGENTU”<br />
“Il premio “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’Argentu”, nato nel cuore della Chiesa<br />
ventimiusa nel 1992, avrà un futuro?” A tale domanda S.E. Rev.ma Mons.<br />
Alberto Maria Careggio, Vescovo Diocesano, ha così risposto nel corso<br />
dell’Omelia in occasione della solenne Concelebrazione del 26 Agosto 2011,<br />
festa del Patrono della<br />
città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />
e della <strong>Diocesi</strong>: “Me<br />
lo auguro, ma, per essere<br />
degno del nome,<br />
dovrà mantenersi fedele<br />
allo spirito cristiano<br />
che lo ha ideato:<br />
ossia premiare<br />
chi ha svolto lodevolmente<br />
un’attività nel<br />
campo sia ecclesiale,<br />
sia sociale, sia culturale,<br />
in consonanza a<br />
quelli che sono i veri valori del Cristianesimo.<br />
Questa premiazione non è priva <strong>di</strong> un elevato valore esemplare per<br />
tutti, in modo particolare per le giovani generazioni, sempre più povere <strong>di</strong><br />
punti <strong>di</strong> riferimento sicuri e <strong>di</strong> modelli comportamentali coerenti con una<br />
272 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
vita buona e ricca <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bene”.<br />
Il Presule ha così concluso l’Omelia: ”Avete capito che questo mio<br />
<strong>di</strong>scorso è stato ispirato non solo al <strong>San</strong>to Patrono, ma anche al Premio che<br />
oggi è consegnato a un citta<strong>di</strong>no benemerito,<br />
il quale ha scelto quale ideale della<br />
propria vita <strong>di</strong> andare contro corrente e <strong>di</strong><br />
occuparsi, in prima persona, dei più sfortunati.<br />
Plaudo a questa destinazione: è la<br />
prova che nella città <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> i valori<br />
cristiani non sono morti del tutto, ma sanno<br />
ancora irra<strong>di</strong>are e fecondare molte opere <strong>di</strong><br />
bene. Plaudo a questa scelta anche perché<br />
avviene nell’Anno Internazionale del Volontariato.<br />
Che parola nobile è questa: “Volontariato!”<br />
Tale è veramente quando si<br />
lavora per gli altri nel silenzio, nella generosità,<br />
con <strong>di</strong>sinteresse, con amore sincero e<br />
gratuito. Chi crede, e in nome della propria<br />
fede agisce così, merita davvero il premio.<br />
Il primo a darlo è sempre Colui che si è sacrificato per tutti. L’amore ha soltanto<br />
un nome: Gesù Cristo”.<br />
Il destinatario del Premio, Luciano Codarri ha voluto con<strong>di</strong>videre<br />
l’alto riconoscimento con tutta la Spes, la “sua” famiglia, presente con i ragazzi,<br />
i genitori, i sostenitori, gli amici, gli educatori e tutti gli operatori.<br />
Subito dopo la consegna del Premio, Codarri, con comprensibile<br />
emozione, è cosi’ intervenuto: “ Sono molto confuso e sento il peso e la responsabilità<br />
delle parole del Sindaco e <strong>di</strong> quelle dure <strong>di</strong> Sua Eccellenza il<br />
Vescovo. Io ho avuto tanta fortuna dalla vita, in particolare quella <strong>di</strong> essere<br />
sempre vissuto accanto ai deboli: agli operai, ai pensionati, ai <strong>di</strong>soccupati,<br />
agli zingari, agli immigrati, alle persone con han<strong>di</strong>cap.<br />
Da loro ho imparato tante cose, così come sto imparando dai nostri<br />
ragazzi, ai quali voglio de<strong>di</strong>care questo premio.<br />
Permettetemi, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> rivolgermi <strong>di</strong>rettamente a loro. Ragazzi,<br />
voglio <strong>di</strong>rvi alcune cose.<br />
Grazie <strong>di</strong> avermi accettato al vostro interno e <strong>di</strong> avermi dato la vostra<br />
amicizia. Tutte le mattine io cerco <strong>di</strong> imparare qualcosa da voi. Tutte le<br />
mattine mi impressiona il vostro sorriso, nonostante un corpo spesso instabi-<br />
273<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
le, spesso malato. Mi impressiona la capacità <strong>di</strong> essere spontanei. Da voi ho<br />
imparato che la felicità non è legata alle cose, ma è legata a un incontro con le<br />
persone: basta essere spontanei e rimanere se stessi. Ho imparato che ci sono<br />
valori fondamentali, come l’amore e l’amicizia. Spesso la società e la politica<br />
vi considerano dei costi.<br />
Non è vero, non<br />
siete dei costi, ma persone<br />
e citta<strong>di</strong>ni cui <strong>di</strong>co: dovete<br />
fare il vostro dovere. Solo<br />
in questo modo potrete<br />
pretendere e non elemosinare<br />
i vostri <strong>di</strong>ritti. Sappiate<br />
che ci sono tante cose<br />
belle nella vita, ma soprattutto<br />
sappiate che si può<br />
lavorare per avere una società<br />
migliore a portata <strong>di</strong><br />
tutti”.<br />
Il lungo, commosso<br />
applauso <strong>di</strong> tutti gli intervenuti ha sottolineato ulteriormente la felice<br />
attribuzione del Premio. Molte le testimonianze raccolte sull’impegno del<br />
premiato, tutte molto belle e significative. Ne pubblichiamo una, che in un<br />
certo senso le riassume tutte, “una lettera scritta con il cuore”.<br />
“Egr. Sig. Luciano, ieri ho vissuto uno <strong>di</strong> quei momenti magici che<br />
a volte accadono durante il cammino della nostra esistenza. Io ero nascosto<br />
in posizione defilata e poco visibile. Per fortuna faceva molto caldo e io continuavo<br />
con il fazzoletto ad asciugare il mio sudore, così nessuno si è accorto<br />
che a un certo momento oltre al sudore asciugavo anche le lacrime.<br />
Ahimé! Sono sempre stato, grazie a Dio, una persona particolarmente<br />
sensibile, anche se questa innata sensibilità ha sempre finito col darmi<br />
dei problemi.<br />
Le sue parole “Sono un uomo fortunato” le con<strong>di</strong>vido appieno, anche<br />
io sono un uomo fortunato perché ho avuto il dono <strong>di</strong> vivere la vita.<br />
E’ una felicità immensa prendere coscienza del fatto che esistono<br />
ancora certi valori e particolarmente certi uomini. Non so se ringraziare lei<br />
<strong>di</strong> esistere o forse il buon Dio, ma sino a quando ci saranno gli Angeli l’uomo<br />
non potrà avere mai paura. Un grande abbraccio e che Dio l’assista sempre.”<br />
274 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
VIAGGIO MISSIONARIO IN CONGO-bRAzzAVILLE DI S.E.<br />
MONS. ALbERTO MARIA CAREGGIO<br />
Significativa, durante il viaggio missionario in Congo-Brazzaville<br />
<strong>di</strong> S.E. Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo,<br />
(nei primi giorni <strong>di</strong> settembre)<br />
è stata la visita alla missione<br />
<strong>di</strong> Mbuono, nei sobborghi<br />
rurali <strong>di</strong> Brazzaville,<br />
dove operano le Suore Figlie<br />
<strong>di</strong> <strong>San</strong> Giuseppe <strong>di</strong> Genoni,<br />
una Congregazione italiana<br />
presente da molti anni in terra<br />
africana.<br />
Le Religiose, infatti,<br />
lavorano in un reparto <strong>di</strong><br />
maternità, dove ogni mese<br />
vengono alla luce più <strong>di</strong> quaranta<br />
bambini e dove ogni giorno sono assistiti centinaia <strong>di</strong> malati, provenienti<br />
dai sobborghi più poveri e rurali della capitale.<br />
Suor Maria Albina, una missionaria italiana presente in Congo da<br />
trent’anni, è <strong>di</strong>sponibile giorno e notte per aiutare le giovani donne durante<br />
il parto. Spesso<br />
si tratta <strong>di</strong> ragazze<br />
<strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci<br />
e quattor<strong>di</strong>ci<br />
anni che necessitano<br />
<strong>di</strong> tutto.<br />
Il Vescovo,<br />
nel corso della<br />
sua visita, ha<br />
incontrato le<br />
mamme in attesa<br />
<strong>di</strong> partorire<br />
e le ha rasserenate<br />
con la<br />
bene<strong>di</strong>zione del Signore e con la preghiera <strong>di</strong> affidamento alla Madonna.<br />
Mons. Careggio, poi, ha potuto congratularsi con una neo-mamma,<br />
che aveva partorito un’ora prima e che, in onore del Vescovo, ha deciso <strong>di</strong><br />
275<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
chiamare il suo bambino con il nome <strong>di</strong> Alberto Maria.<br />
La visita alla comunità <strong>di</strong> Mbuono è stata anche l’occasione per festeggiare<br />
Suor Maria Irene, la quale proprio in quei giorni ha compiuto i<br />
novant’anni, <strong>di</strong> cui più <strong>di</strong> quaranta trascorsi in Africa.<br />
Malgrado la veneranda età, Suor Irene, religiosa <strong>di</strong> origini sarde,<br />
continua il lavoro e da autentica missionaria continua a fare del bene grazie<br />
alla sua bontà e alla sua esperienza.<br />
Il Vescovo, poi, ha visitato la scuola delle Religiose, dove stu<strong>di</strong>ano<br />
più <strong>di</strong> cento bambini, molti dei quali gratuitamente, e ha colto l’occasione<br />
per fare dono <strong>di</strong> penne, materiale <strong>di</strong>dattico, magliette e cappellini in favore<br />
dei bambini più <strong>di</strong>sagiati.<br />
L’immersione in questa comunità missionaria ci ha fatto toccare con<br />
mano quanto bene la Chiesa cattolica, pur nel silenzio <strong>di</strong>screto, profonde per<br />
la salute, la promozione della vita nascente e l’educazione integrale della<br />
persona.<br />
AL CONGRESSO EUCARISTICO NAzIONALE DI ANCONA<br />
PREMIATO L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI TAGGIA<br />
Si è svolta giovedì 8 settembre, a Senigallia, in Provincia <strong>di</strong> Ancona,<br />
la cerimonia <strong>di</strong> premiazione del Concorso Nazionale “Eucharistia” promosso<br />
dalla CEI nell’ambito delle iniziative previste per il XXV° Congresso<br />
Eucaristico. Alla cerimonia,<br />
che si è svolta presso il Teatro<br />
comunale La Fenice<br />
alla presenza <strong>di</strong> S. E. Mons.<br />
E. Menichelli, Arcivescovo<br />
<strong>di</strong> Ancona-Osimo e Presidente<br />
del Comitato organizzativo<br />
del Congresso,<br />
erano presenti il responsabile<br />
dell’Ufficio Scuola<br />
della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo e<br />
<strong>Ventimiglia</strong>, Don Goffredo<br />
Sciubba, Annunziata Venturelli<br />
e Rosanna Verta, due<br />
delle insegnanti <strong>di</strong> religione<br />
dell’Istituto Comprensivo<br />
276 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
<strong>di</strong> Taggia, che hanno coor<strong>di</strong>nato le varie fasi <strong>di</strong> produzione del cortometraggio<br />
“Eucharistia” realizzato dalle classi 1A e 2A della Scuola Secondaria <strong>di</strong><br />
1°grado “Giovanni Ruffini” <strong>di</strong> Taggia e presentato al Concorso.<br />
Alla delegazione imperiese è stato consegnato il primo premio messo<br />
in palio: una LIM, Lavagna Interattiva Multime<strong>di</strong>ale. Grande è stata la<br />
sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> insegnanti e studenti dell’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Taggia.<br />
Da parte degli alunni e dei molti che hanno contribuito alla realizzazione<br />
del lavoro, viene espresso un particolare ringraziamento al Dirigente<br />
Scolastico, R. Michero, che aveva in<strong>di</strong>viduato nel Prof. dell’Istituto d’Arte <strong>di</strong><br />
Imperia, Tino Dolmetta, il regista del filmato.<br />
“Lavorare con il prof. Dolmetta - <strong>di</strong>chiarano le insegnanti Venturelli<br />
e Verta - è stata un’esperienza entusiasmante; grazie alla sua alta professionalità<br />
e sotto il suo occhio vigile siamo stati accompagnati a rivivere sia<br />
nell’Orto degli Ulivi della famiglia Beranger che all’interno del convento dei<br />
P.P. Domenicani e dei P.P. Cappuccini, i momenti fondamentali dell’istituzione<br />
dell’Eucaristia.<br />
I ragazzi si sono potuti misurare con l’esperienza del silenzio e della<br />
concentrazione, esperienze non sempre possibili nelle aule scolastiche.”<br />
Dalle <strong>di</strong>chiarazioni delle insegnanti emerge inoltre che “quando entrambi<br />
i consigli delle classi 1A e 2A decisero, nell’aprile scorso, <strong>di</strong> cimentarsi<br />
in questa impresa, <strong>di</strong> sicuro non si aspettavano quello che è stato il vero<br />
regalo: vedere un’intera comunità civile e religiosa <strong>di</strong>sponibile nella gratuità<br />
a collaborare per la realizzazione del cortometraggio”.<br />
Nelle motivazioni espresse a corredo del film emerge infatti che tutto<br />
ciò che la scuola è riuscita a realizzare è stato possibile perché la comunità<br />
<strong>di</strong> Taggia vive nella quoti<strong>di</strong>anità l’eucaristia: dono <strong>di</strong> solidarietà e collaborazione.<br />
La nuova LIM verrà installata in un Laboratorio del Plesso scolastico<br />
“G.Ruffini”.<br />
IL CAMMINO RIPRENDE DA bORDIGhERA<br />
Nei primi giorni <strong>di</strong> settembre i seminaristi <strong>di</strong> Notre Dame <strong>di</strong> Laghet,<br />
hanno dato inizio all’anno <strong>di</strong> formazione 2011/2012 presso il seminario<br />
vescovile Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera.<br />
I seminaristi <strong>di</strong> Nizza, Laurent, Christophe e Francois-Xavier insieme<br />
al seminarista della nostra <strong>Diocesi</strong>, Clau<strong>di</strong>o Luigi, si sono ritrovati insieme<br />
al rettore del seminario <strong>di</strong> Nizza padre Marc Ruiz, il rettore del santuario<br />
<strong>di</strong> Laghet padre Jean-Marie Tschann e al <strong>di</strong>rettore degli stu<strong>di</strong> padre Pierre-<br />
277<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
Joseph Digrè per trascorrere alcuni giorni sia <strong>di</strong> formazione che <strong>di</strong> svago nel<br />
conoscere la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>.<br />
Il pomeriggio <strong>di</strong> martedì 6 settembre è stato de<strong>di</strong>cato alla conoscenza<br />
delle terre della nostra <strong>di</strong>ocesi e le tante “scoperte” culturali e religiose<br />
hanno suscitato grande apprezzamento da tutti i seminaristi e formatori <strong>di</strong><br />
Notre Dame <strong>di</strong> Laghet.<br />
La visita della <strong>Diocesi</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> è iniziata dal convento<br />
dei domenicani <strong>di</strong> Taggia dove il vicario generale Mons. Umberto Toffani<br />
ha presentato la nostra <strong>di</strong>ocesi sia a livello storico-geografico che nella visione<br />
attuale e futura <strong>di</strong><br />
Chiesa locale sottolineando<br />
la volontà <strong>di</strong><br />
sostenere sempre al<br />
meglio la vicinanza<br />
con i fedeli concedendo<br />
sempre maggior<br />
spazio alla <strong>di</strong>namicità<br />
del clero unito ad<br />
una scelta <strong>di</strong> sacerdoti<br />
sempre più attivi<br />
nel campo dell’evangelizzazione<br />
e del<br />
mantenimento delle<br />
tra<strong>di</strong>zioni locali.<br />
Dopo questo<br />
momento <strong>di</strong> conoscenza<br />
della <strong>Diocesi</strong>,<br />
preceduto da un momento<br />
<strong>di</strong> preghiera<br />
comunitario nella cappella del convento domenicano, il seminario <strong>di</strong> Laghet<br />
ha potuto apprezzare i <strong>di</strong>pinti e l’arte presente in questo luogo che per tanti<br />
secoli ha avuto una presenza domenicana molto importante; dopo<strong>di</strong>ché, la<br />
visita culturale è proseguita al santuario <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Taggia dove, oltre alla<br />
visita storico-culturale della chiesa, si è affidato l’intero anno <strong>di</strong> formazione<br />
alla Vergine Maria con un momento <strong>di</strong> preghiera comunitario ai pie<strong>di</strong> della<br />
statua della Madonna miracolosa, venerata e amata da tutta la <strong>di</strong>ocesi ventimigliese<br />
e presa come riferimento per il sostegno dei seminaristi <strong>di</strong> Laghet.<br />
L’ultima tappa del pomeriggio è stato il santuario <strong>di</strong> Lampedusa,<br />
dove il racconto della storia <strong>di</strong> Andrea Anfossi, marinaio che ha ricevuto la<br />
278 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
grazia <strong>di</strong> tornare nella terra natia dalla lontana isola siciliana <strong>di</strong> Lampedusa<br />
fuggendo dalle incursioni saracene, ha suscitato nei presenti grande devozione<br />
e ammirazione; prima della partenza dal santuario che sovrasta Castellaro<br />
si sono pregati i<br />
vespri con uno specialeaffidamento<br />
alla Vergine <strong>di</strong><br />
Lampedusa così<br />
vicina all’aiuto nei<br />
momenti <strong>di</strong>fficili<br />
della vita <strong>di</strong> ogni<br />
persona.<br />
La serata<br />
è terminata con un<br />
incontro conviviale<br />
a <strong>San</strong>to Stefano<br />
al Mare con la<br />
presenza <strong>di</strong> Mons.<br />
Umberto Toffani (vicario generale <strong>di</strong>ocesano), don Luca Salomone (rettore<br />
del seminario <strong>di</strong>ocesano), don Andrea Francia (incaricato d’affari a.i. della<br />
Nunziatura Apostolica in Congo) e da S.E. Mons. Alberto Maria Careggio,<br />
vescovo <strong>di</strong>ocesano; incontro che ha unito ancora <strong>di</strong> più la <strong>di</strong>ocesi italiana e<br />
francese con momenti <strong>di</strong> forte intesa e <strong>di</strong> gioia con<strong>di</strong>visa proprio a sottolineare<br />
la vicinanza non solo geografica delle due <strong>di</strong>ocesi.<br />
La conclusione <strong>di</strong> questi giorni nella <strong>Diocesi</strong> <strong>Ventimiglia</strong>-<strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />
è avvenuta mercoledì 7 settembre presso la cattedrale; dopo la visita della<br />
preziosa e storica chiesa madre della <strong>Diocesi</strong>, il momento culmine è stata<br />
la <strong>San</strong>ta Messa presieduta dal rettore del santuario <strong>di</strong> Laghet e concelebrata<br />
dai sacerdoti presenti tra cui don Luca Salomone che, a fine celebrazione, ha<br />
ricevuto parole <strong>di</strong> profonda gratitu<strong>di</strong>ne da parte del confratello francese per<br />
l’accoglienza e la famigliarità dei giorni vissuti sia in seminario a Bor<strong>di</strong>ghera<br />
che in ogni luogo visitato nella <strong>Diocesi</strong> ventimigliese, segno della forte unione<br />
che da anni caratterizza le tre <strong>di</strong>ocesi: Nizza, Monaco e <strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong><br />
<strong>Remo</strong>.<br />
279<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
PRESENTATO NELLA CONCATTEDRALE DI SAN SIRO<br />
IL PIANO PASTORALE PER L’ANNO 2011-2012<br />
Si è tenuta nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro in <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> (venerdì 16<br />
settembre), con una Veglia <strong>di</strong> preghiera,<br />
la presentazione del piano pastorale per l’anno 2011-2012. Don Goffredo<br />
Sciubba, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />
- <strong>San</strong>remo ha introdotto l’incontro con la presentazione dei lineamenti<br />
della Chiesa Italiana, contenuti nel Documento della CEI “Educare<br />
alla vita buona del Vangelo”, poi il Vescovo Diocesano, presente il Preside<br />
dell’Istituto <strong>di</strong> Scienze Religiose <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, Don Giacomo Simonetti, ha<br />
consegnato i <strong>di</strong>plomi in Scienze Religiose a coloro che hanno terminato il<br />
ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> teologici.<br />
Dopo la celebrazione iniziale della Parola <strong>di</strong> Dio, ha preso poi la parola<br />
Mons. Alberto Maria Careggio.<br />
“I programmi che si potranno<br />
fare dovranno tutti avere un obiettivo<br />
<strong>di</strong> fondo comune: costruire l’uomo, costruire<br />
il cristiano.<br />
Tale obiettivo va raggiunto, al<br />
<strong>di</strong> là dei fenomeni del pluralismo, della<br />
secolarizzazione, del relativismo e<br />
dell’in<strong>di</strong>vidualismo, tenendo presenti<br />
le due questioni focali: la tra<strong>di</strong>zione e<br />
l’identità.”<br />
Con queste parole il Vescovo<br />
ha tracciato il cammino della nostra<br />
Chiesa locale, che ha voluto in<strong>di</strong>viduare<br />
alcune priorità nel compito educativo:<br />
la formazione permanente degli adulti e delle famiglie, il rilancio della<br />
vocazione educativa degli Istituti <strong>di</strong> vita consacrata, associazioni e movimenti<br />
ecclesiali ed infine la promozione <strong>di</strong> un ampio <strong>di</strong>battito e confronto,<br />
anche esterno alla Chiesa, sulla questione educativa.<br />
Il percorso in<strong>di</strong>cato può essere riassunto nello slogan: “Accompagnare<br />
all’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale” e richiede alle Parrocchie<br />
ed ai loro Consigli Pastorali una capacità <strong>di</strong> vedere e giu<strong>di</strong>care le<br />
situazioni proprie per poi programmare e verificare senza più cedere alla<br />
tentazione dell’improvvisazione.<br />
280 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO IN OCCASIONE<br />
DELL’APERTURA DELL’ANNO PASTORALE<br />
Cronaca<br />
Quasi in continuità con l’incontro <strong>di</strong> presentazione del Piano Pastorale<br />
tenutosi nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro a <strong>San</strong>remo, giovedì 16 settembre,<br />
si è svolto l’annuale Pellegrinaggio <strong>di</strong> fine estate (22 settembre).<br />
Meta la Cattedrale/Duomo <strong>di</strong> Saluzzo de<strong>di</strong>cato a N. S. Assunta ed<br />
il <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Cussanio, nel quale si venera la Madonna della Divina Provvidenza.<br />
Il Vescovo, Mons.<br />
Alberto Maria Careggio,<br />
nell’omelia della celebrazione<br />
del mattino, ha ripreso<br />
l’argomento già sviluppato<br />
nell’incontro <strong>di</strong> presentazione<br />
del piano pastorale,<br />
richiamando l’affermazione<br />
<strong>di</strong> Papa Benedetto XVI:<br />
“All’inizio dell’essere cristiano<br />
non c’è una decisione<br />
etica, o una grande idea,<br />
bensì l’incontro con un avvenimento,<br />
con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la<br />
<strong>di</strong>rezione decisiva”. Un impegno <strong>di</strong> tutta la Comunità <strong>di</strong>ocesana a favorire<br />
un processo <strong>di</strong> maturazione e <strong>di</strong> crescita nella fede.<br />
50° ANNIVERSARIO DELLA PARROCChIA DI LEVÀ<br />
Domenica 25 settembre 2011,<br />
la Comunità cristiana <strong>di</strong> Levà ha festeggiato<br />
un evento importante della<br />
sua storia: il 50° anniversario <strong>di</strong> elevazione<br />
a Parrocchia.<br />
Alla presenza del Vescovo<br />
Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio,<br />
una solenne Concelebrazione<br />
ha ricordato questa decisione voluta<br />
da Mons. Agostino Rousset (Vescovo<br />
281<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
<strong>di</strong> allora) in data 21 settembre 1961.<br />
Accanto all’attuale parroco,<br />
don Thomas Le Bourhis, erano<br />
presenti il primo parroco, don Rodolfo<br />
Sterlocchi, venuto per l’occasione<br />
da Chiavenna e che numerosi<br />
parrocchiani, con qualche anno in<br />
più sulle spalle, hanno avuto la gioia<br />
<strong>di</strong> rivedere, don Antonio Arnal<strong>di</strong>,<br />
parroco <strong>di</strong> Taggia e don Livio Realini<br />
che per <strong>di</strong>versi anni ha servito<br />
questa Comunità come vice parroco,<br />
aiutando il secondo parroco,<br />
don Giuseppe Lizzari, richiamato<br />
improvvisamente a Dio il 26 febbraio<br />
2009. Alta la partecipazione <strong>di</strong> fedeli,<br />
con la presenza delle Autorità<br />
Civili, ma soprattutto della madrina della chiesa parrocchiale, la Contessa<br />
Eleonora Feo in Naselli. In occasione dell’anniversario, alcuni fedeli hanno<br />
preparato una mostra<br />
fotografica, che ha ripercorso<br />
dall’inizio<br />
la storia della zona<br />
delle levà. Un altro<br />
gruppo ha voluto<br />
festeggiare l’evento<br />
con una stupenda<br />
infiorata, rappresentando<br />
la chiesa parrocchiale.<br />
La giornata<br />
si è poi conclusa nel<br />
tardo pomeriggio,<br />
con un concerto offerto dalla Banda Pasquale Anfossi <strong>di</strong> Taggia.<br />
(La prima foto riguarda la Consacrazione della chiesa 50 anni fa e vede la presenza<br />
del Vescovo <strong>di</strong> allora, Mons. Agostino Rousset. Nella seconda: il parroco <strong>di</strong> allora, don Rodolfo<br />
Sterlocchi e il parroco <strong>di</strong> oggi, don Thomas Le Bourhis. Nell’ultima immagine un momento<br />
della festa con la presenza del Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio)<br />
282 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
DON ANGELO DI LORENzO LASCIA LA PARROCChIA DI<br />
RIVA LIGURE E PARTE PER LA MISSIONE<br />
Don Angelo Di Lorenzo il prossimo giugno parte per la Missione<br />
e… non proprio <strong>di</strong>etro l’angolo…, ma ad<strong>di</strong>rittura per la Papua Nuova Guinea!<br />
Non è più una novità, dunque, ma queste poche righe hanno l’unico<br />
scopo <strong>di</strong> ricordarci che tra qualche mese la nostra <strong>Diocesi</strong> avrà un sacerdote<br />
in meno, un parroco in meno, un insegnante in meno… certamente “tutti<br />
sono utili, ma nessuno è in<strong>di</strong>spensabile”, lo sappiamo bene, tuttavia ne sentiremo<br />
la sua mancanza.<br />
E’ pur vero che lui realizza un sogno, o meglio una vocazione, che<br />
<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver cullato da sempre; è vero che in Papua Nuova Guinea (che pare<br />
non sia una meta tanto ambita dai missionari) c’è sicuramente bisogno della<br />
sua opera e della sua testimonianza, ma è altrettanto vero che qui lascia un<br />
vuoto.<br />
Il suo carattere<br />
un pò schivo e la sua riservatezza,<br />
talvolta, gli<br />
hanno forse procurato<br />
qualche problema con<br />
persone che, probabilmente,<br />
non conoscendo<br />
bene lui e la sua storia, lo<br />
hanno giu<strong>di</strong>cato sempre<br />
e solo dalle apparenze,<br />
non apprezzando le sue<br />
qualità interiori ed i suoi<br />
meriti.<br />
La <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo<br />
ha avuto in Don Angelo<br />
un grande collaboratore,<br />
fin dal 1983, quando il Vescovo <strong>di</strong> allora, Mons. Angelo Raimondo Verardo,<br />
affidava alle sue giovani mani la creazione e la <strong>di</strong>rezione del Centro <strong>di</strong> Solidarietà<br />
“l’Ancora”, per la prevenzione e il recupero dei tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />
Compito che ha portato avanti per anni con fatica e determinazione, ottenendo<br />
i risultati che ancora oggi possiamo valutare, ma che hanno, inevitabilmente,<br />
influito sul suo carattere.<br />
283<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Cronaca<br />
Possiamo immaginare che avendo dato tanto, si sia sentito un po’<br />
come “svuotato”.<br />
E’ stato per anni responsabile della Commissione per la Catechesi,<br />
Delegato vescovile della consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali,<br />
Responsabile della Ra<strong>di</strong>o<br />
Diocesana e della testata<br />
giornalistica on-line “Riviera24”,<br />
docente presso l’Istituto<br />
<strong>di</strong> Scienze Religiose e<br />
per 30 anni parroco.<br />
Da oltre 10 anni è<br />
parroco a Riva Ligure, <strong>di</strong><br />
cui è recentemente <strong>di</strong>ventato<br />
Citta<strong>di</strong>no Onorario, ricevendo<br />
dal sindaco tale riconoscimento<br />
pubblico.<br />
In questo paese,<br />
come probabilmente in<br />
molti altri, i parroci <strong>di</strong>ventano<br />
“santi” soltanto dopo<br />
essersene andati (per trasferimento,<br />
ben inteso…!),<br />
perché fintanto che sono<br />
nell’esercizio della loro<br />
funzione, in genere, sono<br />
criticati, giu<strong>di</strong>cati e, ahimè,<br />
sempre raffrontati ai predecessori.<br />
Il nostro Don Angelo, quin<strong>di</strong>, ha la certezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare presto<br />
“santo” come gli altri che lo hanno preceduto e i suoi parrocchiani riconosceranno<br />
le cose buone che egli ha fatto nella loro parrocchia soltanto quando<br />
sarà dall’altra parte del mondo dove gli auguriamo <strong>di</strong> trovare quello che<br />
cerca da sempre e che, ci rincresce <strong>di</strong>rlo, forse, non ha trovato qui da noi.<br />
Don Angelo, noi che restiamo ti sosterremo con la preghiera in questa<br />
tua scelta coraggiosa e vogliamo esprimerti il nostro “grazie” per tutto<br />
quello che hai dato e fatto per tutti noi.<br />
284 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Restauri<br />
PRESENTATO IL DIPINTO RESTAURATO ALLA MADONNA<br />
DELLE GRAzIE A TRIORA<br />
Triora è piuttosto nota per le sue numerose chiese e tutti sanno che<br />
in quella de<strong>di</strong>cata a <strong>San</strong> Bernar<strong>di</strong>no vi sono suggestivi affreschi, che nella<br />
Collegiata destano stupore e meraviglia le tre tele tardo trecentesche, che nel<br />
vicino oratorio <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giovanni Battista sta per essere allestita una pinacoteca<br />
con <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> grande interesse.<br />
Pochi invece sanno che esiste anche la chiesa della Madonna delle<br />
Grazie, che si incontra prima <strong>di</strong> svoltare nel centro storico.<br />
Gli abitanti del “carugiu sutan” ed in generale quelli della zona bassa<br />
dell’abitato, la conoscono benissimo, anzi ne curano la manutenzione e la<br />
pulizia.<br />
E<strong>di</strong>ficata agli inizi del Seicento, venne nel 1621 arricchita <strong>di</strong> una pala<br />
lignea raffigurante Cristo risorto ed altri <strong>San</strong>ti.<br />
A <strong>di</strong>pingerla fu un triorese, Battista Gastal<strong>di</strong> (1581-1659), del quale<br />
si stanno riscoprendo opere in <strong>di</strong>verse località della Liguria <strong>di</strong> Ponente e<br />
nella vicina Francia.<br />
A commissionargli la tavola fu Fabrizio Velli, appartenente ad<br />
un’antica casata nobiliare, che fece al proprio borgo, Triora, numerose donazioni.<br />
Il <strong>di</strong>pinto si trovava ormai in pessime con<strong>di</strong>zioni, tanto che una<br />
benemerita signora<br />
armese decise lo<br />
scorso anno <strong>di</strong> far<br />
eseguire a proprie<br />
spese il restauro, incaricando<br />
allo scopo<br />
il Laboratorio Bonifacio<br />
<strong>di</strong> Bussana.<br />
Il restauro<br />
è ora terminato ed il<br />
<strong>di</strong>pinto, un polittico<br />
<strong>di</strong> ben sette pezzi,<br />
è stato ricollocato,<br />
non senza fatica, al suo posto, <strong>di</strong>etro all’altare, apparendo nella sua antica<br />
bellezza.<br />
Alcune donne del paese, le stesse che vigilano sulla “loro” chiesa,<br />
285<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Restauri<br />
hanno anche fatto restaurare<br />
una bella statua del Sacro<br />
Cuore, rimessa a nuovo.<br />
Giovedì 11 agosto,<br />
alle 15,30, i due restauri sono<br />
stati presentati al pubblico<br />
dal restauratore stesso, Riccardo<br />
Bonifacio.<br />
Erano presenti, fra<br />
gli altri, il Vicario Generale,<br />
Mons. Umberto Toffani, che<br />
ha rivolto ai presenti, piuttosto<br />
numerosi, alcune parole<br />
<strong>di</strong> circostanza, lodando queste<br />
iniziative dalle ra<strong>di</strong>ci lontane,<br />
ed il parroco <strong>di</strong> Triora,<br />
don Anton Robu, che prima<br />
della cerimonia ha celebrato<br />
una <strong>San</strong>ta Messa.<br />
A concludere degnamente<br />
il pomeriggio è stato<br />
un abbondante rinfresco,<br />
all’ombra <strong>di</strong> un vetusto acero,<br />
offerto da alcune signore del<br />
paese, coa<strong>di</strong>uvate dalla Pro Triora.<br />
Quest’ultima, in testa il presidente Roberto Faral<strong>di</strong>, ha preparato<br />
alcuni pannelli illustranti il restauro e redatto un opuscolo con la storia della<br />
chiesa della Madonna delle Grazie, con la descrizione del <strong>di</strong>pinto, del suo<br />
restauro e con alcuni cenni sul pittore Battista Gastal<strong>di</strong>, vera gloria triorese.<br />
286 Rivista Diocesana n°3 - 2011
Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Restauri<br />
IL LIONS CLUb SANREMO hOST CONSEGNA L’OPERA DI<br />
RESTAURO DEL SAGRATO DELLA<br />
MADONNA DELLA COSTA<br />
Con una sobria, ma significativa cerimonia, sabato 10 settembre,<br />
alla presenza <strong>di</strong> autorità, soci e citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, è stata consegnata ufficialmente<br />
dal Presidente Mario Berar<strong>di</strong> del Lions Club <strong>San</strong>remo Host, al<br />
Rettore del <strong>San</strong>tuario della Madonna della Costa, Mons. Vittorio Marteletti,<br />
l’opera <strong>di</strong> restauro del Sagrato, che è stata realizzata grazie all’iniziativa <strong>di</strong><br />
alcuni soci del Lions Club <strong>San</strong>remo Host.<br />
La ristrutturazione del sagrato, terminata già da alcuni anni, non<br />
era ancora stata riconsegnata ufficialmente, in quanto alcuni lavori <strong>di</strong> manutenzione<br />
del Cottolengo <strong>di</strong> Don Orione avevano interessato parte del selciato,<br />
impedendone la sua ultimazione nei tempi stabiliti.<br />
Il cerimoniere del Lions Club <strong>San</strong>remo Host, avv.Luca Spada, dopo<br />
aver ringraziato<br />
tutte le persone<br />
presenti alla cerimonia,<br />
ha ricordato<br />
i soci e gli sponsor<br />
(Fondazione<br />
Carige, il Comune<br />
<strong>di</strong> <strong>San</strong>remo e naturalmente<br />
i fedeli<br />
del <strong>San</strong>tuario), che<br />
avevano permesso<br />
<strong>di</strong> realizzare l’importante<br />
opera <strong>di</strong><br />
restauro.<br />
Alla cerimonia erano presenti il Consigliere Comunale Maria Luisa<br />
Gugliotta, in rappresentanza del Comune <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, il Dott. Diego Frascarelli,<br />
in rappresentanza della Provincia, il rettore del <strong>San</strong>tuario Mons. Vittorio<br />
Marteletti, Giuliano Rossi quale Presidente dell’epoca, che aveva sostenuto<br />
con il suo Consiglio Direttivo l’iniziativa, il socio e responsabile della<br />
ristrutturazione arch. Piero Pieroni (tecnico e progettista dell’opera).<br />
Nota <strong>di</strong> merito anche al socio Gastone Lombar<strong>di</strong> che aveva curato<br />
la parte storica e iconografica.<br />
Un ringraziamento particolare, è stato rivolto dal Cerimoniere anche<br />
al Dott. Umberto Calandrella (ex Commissario prefettizio del Comune <strong>di</strong><br />
287<br />
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a
Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />
Restauri<br />
<strong>San</strong>remo) e all’ex <strong>di</strong>rigente al patrimonio, la dott.ssa Rita Serafini.<br />
Sod<strong>di</strong>sfazione<br />
del Presidente Mario<br />
Berar<strong>di</strong> e del Past Presidente<br />
Enzo Benza per<br />
l’importante services<br />
realizzato dal club.<br />
Il Lions Club<br />
<strong>San</strong>remo Host, al termine<br />
della cerimonia, con<br />
il benestare del rettore<br />
del <strong>San</strong>tuario Mons.<br />
Vittorio Marteletti, ha<br />
offerto a tutti gli intervenuti<br />
un simpatico rinfresco,<br />
consumato sul nuovo sagrato del <strong>San</strong>tuario.<br />
288 Rivista Diocesana n°3 - 2011
<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />
Pubblicazione trimestrale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />
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Direttore: Can. Giacomo Simonetti<br />
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Redazione: Curia Vescovile <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />
Sede: <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, Via C. Pisacane n. 2<br />
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per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />
In copertina opere realizzate grazie al contributo<br />
In copertina: <strong>San</strong>to Stefano al Mare, chiesa parrocchiale <strong>San</strong>to Stefano Protomartire: restauro coperture e facciate<br />
Retro: <strong>Ventimiglia</strong>, fraz. Latte, chiesa parrocchiale <strong>San</strong> Bartolomeo: restauro del tetto e facciate