Il Carso da Stanjel a Duino/Devin (PDF - VODNIK Kras-Carso
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IL CARSO<br />
DA ŠTANJEL A<br />
DUINO/DEVIN<br />
Che meraviglia, la quiete del carso!<br />
L’ombra dei pini e delle quercie,<br />
dei carpini e dei frassini,<br />
<strong>da</strong>lla quale l’occhio s’innalza<br />
fino a trovare la pace sopra il mare.<br />
(Alojz Rebula)
<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong>, altipiano calcareo affacciato sul Golfo di Trieste, dove le acque del Mare Adriatico bagnano<br />
la terra nel loro punto più alto, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong>lla Valle del Vipava, <strong>da</strong>i Brkini, <strong>da</strong>l fiume Pivka e <strong>da</strong>ll’Istria<br />
slovena sui restanti lati, invita <strong>da</strong> millenni gli amanti delle bellezze naturali e culturali a percorrere<br />
e a conoscere le affascinanti caratteristiche del suo mondo. Anche una sola visita al misterioso<br />
mondo sotterraneo delle grotte carsiche può trasformarsi in un’esperienza unica, come pure una<br />
passeggiata tra il patrimonio naturale e culturale dei villaggi carsici con i loro dintorni, dove si rispecchia<br />
il millenario lavoro della natura e dell’uomo, creatore delle particolarità di questo mondo.<br />
Una parte importante nella formazione e nei cambiamenti della cultura carsica è <strong>da</strong>ta, oltre che <strong>da</strong>ll’influenza<br />
mediterranea e friulana, <strong>da</strong>gli importanti avvenimenti storici, i quali nel corso della storia<br />
inflissero alla popolazione un crudele destino. L’impronta più crudele fu lasciata <strong>da</strong>i continui spostamenti<br />
delle frontiere politiche le quali, dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, spaccarono il <strong>Carso</strong> in due.<br />
La frontiera condizionò fortemente lo sviluppo politico, economico e culturale del <strong>Carso</strong> e della sua<br />
gente che, nonostante la divisione, continuò a vivere pacificamente. Oggi si ripropone l’occasione<br />
di presentare un <strong>Carso</strong> senza frontiere politiche, vale a dire un <strong>Carso</strong> che può fungere <strong>da</strong> ponte tra<br />
la cultura nazionale italiana e quella slovena, dove le persone, nonostante la diversità linguistica,<br />
conservano e sviluppano il proprio patrimonio culturale e naturalistico collettivo, che configura in<br />
modo significativo l’identità di questi luoghi.<br />
La pubblicazione <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> <strong>da</strong> Štanjel a <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> vuole presentare i molteplici aspetti dell’ambiente<br />
naturale e del modo di vivere della popolazione locale, come storia, etnologia, arte ed altre<br />
curiosità; al contempo vuole essere anche un invito a visitare i villaggi carsici dei Comuni di Komen<br />
e di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina i quali, nei loro nuclei e dintorni, nascondono affascinanti testimonianze<br />
di avvenimenti passati e presenti.<br />
La pubblicazione nasce nell’ambito del progetto europeo transfrontaliero PHARE-CBC Slovenia/<br />
Italia: Sviluppo del turismo e delle attività legate al turismo tra Štanjel e <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong>, il cui scopo<br />
principale è quello di unire l’offerta turistica dei due Comuni limitrofi, il Comune di Komen <strong>da</strong>lla parte<br />
slovena e il Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina <strong>da</strong>lla parte italiana, e compiere un passo avanti per superare<br />
le conseguenze di una linea di confine. Al progetto hanno aderito l’Associazione culturale slovena<br />
Igo Gruden di Aurisina e la scuola dell’obbligo Anton Šibelja Stjenka di Komen. Durante il corso facoltativo<br />
di etnologia, gli alunni hanno svolto e documentato delle ricerche sulla cultura, sulla natura<br />
e su come si viveva una volta nei villaggi del Comune di Komen; nel Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina questo<br />
compito è stato svolto <strong>da</strong> alcuni membri dell’Associazione culturale slovena Igo Gruden. I frutti<br />
delle ricerche, svolte <strong>da</strong>gli allievi e <strong>da</strong>i membri dell’Associazione, sono contenuti nella descrizione<br />
dei beni presenti nei singoli paesi, che spesso nascondono veri e propri gioielli di un patrimonio<br />
culturale trascurato o a cui è tuttora difficile accedere. Speriamo quindi che la pubblicazione, oltre<br />
a presentare al visitatore le peculiarità carsiche, sia anche un invito alla popolazione locale per un<br />
miglior rapporto nei confronti del patrimonio naturale e culturale che ci è stato traman<strong>da</strong>to <strong>da</strong>i nostri<br />
avi; esso è un significativo elemento distintivo per la conservazione e il consoli<strong>da</strong>mento del senso<br />
di appartenenza al <strong>Carso</strong> nei giorni a venire.<br />
Abitante di Slivia.<br />
1. PREMESSA<br />
Jasna Fakin<br />
3
A differenza <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong>, la<br />
valle di Branik é attraversata<br />
<strong>da</strong> numerosi affluenti del<br />
fiume Vipava (fiume Branica<br />
presso Čipnje a Zavivalca).<br />
4<br />
I Comuni di Komen e <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina comprendono la parte occidentale del <strong>Carso</strong>.<br />
Dalla costa si eleva un ripido ciglione, che raggiunge i 150 m di altezza: lì ha inizio l’altipiano carsico<br />
per abbassarsi gradualmente solo a partire <strong>da</strong>lle sorgenti del Timavo, dove confina con la pianura<br />
alluvionale. L’altipiano è attraversato <strong>da</strong> due serie di rilievi, il versante occidentale del sistema collinare<br />
Volnik e Tabor e il versante sud-est del Trstelj, dopo di che degra<strong>da</strong> verso gli alvei dei fiumi<br />
Branica e Raša.<br />
<strong>Il</strong> Comune di Komen<br />
2. INTRODUZIONE<br />
<strong>Il</strong> Comune di Komen abbraccia una superficie di 103 km2 che si estende <strong>da</strong>l confine italo-sloveno,<br />
dove confina con il Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, alla Valle di Branik sul margine settentrionale del<br />
<strong>Carso</strong>, per proseguire poi verso la Valle del Vipava e i Comuni limitrofi sloveni di Miren-Kostanjevica,<br />
Nova Gorica, Ajdovščina e Vipava, nonché Doberdò del Lago/Doberdob (Italia). A sud confina<br />
<strong>da</strong>lla parte slovena con il Comune di Sežana, <strong>da</strong>lla quella italiana con il Comune di Sgonico/Zgonik.<br />
<strong>Il</strong> Comune di Komen comprende 35 paesi ovvero 20 Comunità di paese; sull’altipiano carsico<br />
troviamo le Comunità di Gorjansko, Brje pri Komnu, Brestovica pri Komnu, Klanec, Komen, Ivanji<br />
Grad-Zagrajec, Preserje, Volčji Grad, Sveto, Škrbina, Mali Dol, Tomačevica, Gabrovica-Coljava,<br />
Kobjeglava-Tupelče, Hruševica, Štanjel, Kobdilj, Lukovec, nella Valle di Branik invece troviamo le<br />
Comunità di Gornja Branica e Lisjaki. L’intero territorio conta circa 3.515 abitanti (nel 2002). <strong>Il</strong> centro<br />
principale del Comune è Komen, che è anche sede amministrativa, ma ben più nota, per il suo<br />
valore storico e architettonico, è la località di Štanjel con le sue antiche fortezze e il castello sul<br />
colle Thurn. Gli abitanti per la maggior parte trovano impiego nei maggiori centri urbani circostanti<br />
(Sežana, Nova Gorica e Ajdovščina), una parte di essi nelle le piccole imprese di Komen (Aluminij<br />
Oprema d.d., Aluminij Montal d.d., Iskra Avtoelektrika Livarna Komen d.o.o. e piccole aziende private).<br />
A Komen si trova anche la scuola elementare Anton Šibelja Stjenka con succursale a Štanjel. In<br />
entrambi i paesi c’è l’asilo. La maggior parte degli abitanti ha un’attività integrativa, negli ultimi anni<br />
per lo più la viticoltura, attività che va gradualmente sostituendo l’agricoltura e l’allevamento di bestiame.<br />
Negli ultimi tempi si stanno affermando attività legate al turismo, in particolare l’agriturismo,<br />
le cantine e le osmizze, alcune famiglie offrono alloggio turistico.<br />
<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina<br />
<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina ricopre 45 km2 di territorio che si espande tra il Mare<br />
Adriatico e il confine di stato; a nord confina con i Comuni di Monfalcone (Tržič) e Doberdò del<br />
Lago/Doberdob, al sud con il Comune di Sgonico/Zgonik e Trieste (Trst). Lungo la costa troviamo<br />
le località San Giovanni di <strong>Duino</strong>/Štivan, Villaggio del Pescatore/Ribiško naselje, <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> e<br />
Sistiana/Sesljan con Borgo San Mauro/Naselje sv. Mavra. Sull’altipiano carsico ci sono invece i<br />
paesi di Medeazza/Medjevas, Ceroglie/Cerovlje, Malchina/Mavhinje, Visogliano/Vižovlje, Slivia/Sli-<br />
Dal mare al <strong>Carso</strong>, il ciglione<br />
carsico presso Sistiana.
vno, Precenico/Prečnik, San Pelagio/Šempolaj, Prepotto/Praprot, Ternova piccola/Trnovca, Aurisina/Nabrežina<br />
e parte di Santa Croce/Križ. <strong>Il</strong> Comune conta circa 9.000 abitanti (nel 2004), di cui<br />
circa la metà sono autoctoni, la restante parte è rappresentata <strong>da</strong>gli immigrati, esuli provenienti<br />
<strong>da</strong>ll’Istria negli anni Cinquanta, o <strong>da</strong>gli abitanti della città che nel Comune hanno acquistato dei<br />
terreni e costruito case. I centri maggiori sono Sistiana, Aurisina, sede amministrativa del Comune,<br />
<strong>Il</strong> pittoresco castello di<br />
<strong>Duino</strong> unisce il mare con<br />
il <strong>Carso</strong>.<br />
e <strong>Duino</strong>, che con il suo castello e il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico rappresenta il fulcro<br />
culturale del territorio. <strong>Il</strong> Comune è bilingue, pertanto sono considerate lingue ufficiali sia l’italiano<br />
che lo sloveno, per cui anche le singole località hanno una denominazione bilingue. Lo stesso vale<br />
per le scuole: ci sono quattro asili con lingua d’insegnamento slovena e quattro con lingua d’insegnamento<br />
italiana, tre scuole elementari slovene e tre italiane e una scuola media per ciascuna<br />
lingua d’insegnamento. <strong>Il</strong> territorio è preminentemente di transito. La stretta fascia di territorio è attraversata<br />
longitudinalmente <strong>da</strong> tutte le vie di comunicazione, strade, autostra<strong>da</strong> e linea ferroviaria,<br />
<strong>da</strong>ll’acquedotto, oleodotto e altre infrastrutture. In passato questo territorio rappresentava un punto<br />
no<strong>da</strong>le nei collegamenti perpendicolari tra l’entroterra e le zone costiere. I cittadini del Comune<br />
lavorano per lo più a Trieste o a Monfalcone, di cui circa 500 nella cartiera Burgo a San Giovanni<br />
di <strong>Duino</strong>; una buona fonte di gua<strong>da</strong>gno è legata alle attività legate all’estrazione della pietra, alla<br />
viticoltura, alla rete alberghiera, alla pesca e alla maricoltura.<br />
Škrbina é circon<strong>da</strong>ta<br />
<strong>da</strong> piccoli monti che si<br />
abbassano gradualmente<br />
verso la valle di Vipava.<br />
5
Geologia e geomorfologia<br />
Le rocce di questa regione geografica, sviluppatesi in un intervallo di tempo tra i 137 e i 50 milioni<br />
d’anni fa, testimoniano l’esistenza di antichissimi mari, profondi in determinati periodi, a profondità<br />
ridotta fino a trasformarsi in un ambiente lagunare in altri, di specchi marini ad ampi bacini oppure a<br />
bacini ridotti, ricchi d’insenature. Nel passaggio fra il Giurassico e il Cretacico vi fu una regressione<br />
del mare succeduta <strong>da</strong> un ritorno dell’ambiente marino. Anche le condizioni climatiche subirono forti<br />
mutamenti. I mari erano popolati <strong>da</strong> diverse specie vegetali e animali, che diedero origine, con la<br />
loro attività biocostruttrice, a delle formazioni di strati carbonatici di vario spessore. Con il mutare<br />
delle caratteristiche e delle dimensioni dei bacini mutarono pure le forme di vita in essi contenute. In<br />
determinati periodi prevalsero varie specie di gasteropodi e bivalvi, in altri gli organismi unicellulari,<br />
mari più profondi erano popolati <strong>da</strong> varie specie di pesci, nelle acque meno profonde si sviluppavano<br />
le scogliere coralline, simili a quelle che oggi possiamo ammirare soltanto nei mari dei tropici.<br />
I resti vegetali ed animali, in particolare gli scheletri e i gusci calcarei, vennero a formare i fossili<br />
contenuti negli strati di rocce sedimentarie.<br />
La fine del Cretacico fu contrassegnata <strong>da</strong> una forte attività tettonica, che portò alla formazione<br />
delle catene Alpine. I fiumi incisero strette valli e profonde forre lungo i fianchi delle montagne<br />
neoformate, asportarono enormi quantità di materiale che si depositò in mare. <strong>Il</strong> materiale accumulatosi<br />
provocò l’insorgere di enormi frane sottomarine nonché di turbolente correnti torbide che<br />
trascinarono il materiale a maggiori profondità. Man mano che la massa raggiunse il fondo del mare<br />
cominciarono a sedimentarsi prima le unità più grossolane e poi le parti più fini, <strong>da</strong>ndo così origine<br />
alla caratteristica stratificazione, all’alternanza di marne ed arenarie.<br />
Spinte tettoniche, legate alla deriva di parte del continente africano verso quello europeo, in un<br />
momento successivo deformarono, innalzarono e piegarono gli strati, formatisi sul fondo marino<br />
e inizialmente orizzontali, fino a far loro assumere l’attuale posizione inarcata. <strong>Il</strong> sottile e plastico<br />
strato di flysch scivolò lungo i costoni formando così le colline di Trieste e lo strato che si assottiglia<br />
verso occidente, fino a formare una stretta fascia che cinge il fianco delle pareti scoscese sotto il<br />
crinale di Sistiana, lungo il margine sud-orientale e parte della valle del fiume Vipava verso nord. La<br />
presenza di fossili e di tracce di organismi vissuti nelle ere lontane, rinvenuti nelle rocce affioranti<br />
nell’area <strong>da</strong> noi studiata, ci permettono di suddividere la “Formazione dei calcari del <strong>Carso</strong> triestino”<br />
in sei membri, riconducibili a sei diversi ambienti sedimentari di piattaforma. Caratteristici sono in<br />
particolare gli affioramenti calcarei a rudiste. Le Rudiste sono state i più importanti biocostruttori<br />
nelle piattaforme carbonatiche del Cretacico superiore, estinte alla fine del periodo (65 milioni di<br />
anni fa). Si tratta di Molluschi dotati di una conchiglia a due valve, di cui una, quella fissata al substrato<br />
dei fon<strong>da</strong>li, a forma di cono e l’altra, più piccola, a forma di opercolo. Vivevano in colonie;<br />
talora potevano raggiungere notevoli dimensioni (anche diversi decimetri). Le Rudiste si rinvengono<br />
in un’ampia fascia di affioramento, spesso caratterizzata <strong>da</strong> cave <strong>da</strong>lle quali si ricava materiale <strong>da</strong><br />
costruzione e per finimenti.<br />
Di estrema importanza risultano inoltre gli strati di calcari neri “strati ittiolitici di Komen” formatisi nel<br />
Cretacico inferiore e così denominati <strong>da</strong> Adolf von Marolt, autore della prima carta geologica del<br />
<strong>Carso</strong> triestino e dell’Istria (1848). <strong>Il</strong> primo lavoro paleontologico sui pesci di Komen è stato stillato<br />
<strong>da</strong> J. Hechel nel 1850, successivamente sono stati studiati <strong>da</strong> eminenti scienziati europei dell’epoca.<br />
Gli strati ittiolitici di Komen, talvolta con evidenti noduli di selce, si originarono negli ambienti<br />
lagunari più profondi. Tra i numerosi reperti rinvenuti vi sono molte specie di pesci, di rettili, carapaci<br />
di tartarughe e molti resti di organismi che an<strong>da</strong>rono a completare la fauna locale di quasi 100 milioni<br />
di anni fa. Questo calcare lastroide veniva usato per realizzare i tetti carsici.<br />
Non appena le superfici carbonatiche si innalzarono e vennero a contatto con gli agenti atmosferici,<br />
ebbe inizio il processo di dissoluzione del calcare, dovuto all’aria e all’aggressività delle acque meteoriche,<br />
nonché l’asporto del materiale frantumato. Ebbe inizio così l’inesorabile modellamento e<br />
abbassamento della superficie, che diede luogo alla formazione di un paesaggio tipico, all’altipiano<br />
carsico con i suoi colli, le doline, uvala e con i fenomeni carsici superficiali quali: vaschette di corrosione,<br />
scannellature, solchi, campi solcati e le grize. Le acque, penetrando nelle minuscole fessure,<br />
continuano la loro azione corrosiva anche nel sottosuolo, <strong>da</strong>ndo origine a pozzi, caverne, gallerie<br />
e grotte tappezzate <strong>da</strong> stalattiti e stalagmiti. Alla corrosione degli strati calcarei superficiali è legato<br />
Pietre, pietre, nient’altro<br />
che pietre...<br />
3. QUADRO NATURALISTICO<br />
7
8<br />
I prati costituiscono un<br />
elemento importante<br />
del paesaggio carsico;<br />
sono inoltre la fonte<br />
della molteplicità<br />
biotica in quanto vi<br />
si trovano numerose<br />
specie animali e<br />
vegetali (Lukovec).<br />
In autunno lo scotano (Cotinus<br />
coggygria) dipinge la lan<strong>da</strong><br />
carsica con caldi colori.<br />
pure il ritrovamento dello scheletro dell’adrosauro di <strong>Duino</strong>, considerato uno dei meglio conservati<br />
in Europa.<br />
Sul <strong>Carso</strong> non ci sono acque superficiali, attraverso i calcari fessurati l’acqua penetra velocemente<br />
in profondità; ben sviluppato è invece il sistema idrico ipogeo. <strong>Il</strong> flysch è impermeabile; nei punti di<br />
contatto tra il flysch e i grossi strati di calcare le acque sotterranee sgorgano sotto forma di sorgenti<br />
carsiche. Come esempio unico di sorgenti carsiche possiamo citare le sorgenti del Timavo, presso<br />
San Giovanni al Timavo.<br />
Condizioni climatiche<br />
<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> della nostra regione, che comprende quello di Trieste e di Komen, è un altipiano, che si<br />
eleva all’estremità di un mare caldo circon<strong>da</strong>to a nord e a est <strong>da</strong> rilievi montuosi. L’influsso del mare<br />
è molto forte in particolare sulla fascia costiera, ma anche sull’altipiano carsico, cioè nella zona continentale.<br />
In prossimità del mare, al Villaggio del Pescatore, la temperatura media annua si aggira<br />
attorno a 13.8° C per abbassarsi di 2° C non appena superato il ciglione carsico.<br />
Dai rilievi montuosi, che rappresentano una larga soglia ad ENE, in <strong>da</strong>te condizioni meteorologiche<br />
scende con violenza la bora, vento gelido e secco che provoca un forte essiccamento del suolo<br />
carsico, già di per sé poco profondo e arido.<br />
Le precipitazioni sono minori nella zona costiera (1075 mm annui), mentre nell’entroterra aumentano<br />
notevolmente per raggiungere i 1400-1500 mm annui nelle zone più interne. La zona collinare<br />
di Trstelj, e in particolare la vetta (Trstelj, 643 m), forma una barriera alle nubi sciroccali, per cui le<br />
precipitazioni in questa zona sono più copiose.<br />
Vegetazione<br />
<strong>Il</strong> tratto di costa sotto il crinale carsico assume caratteristiche di falesia ed è caratterizzato <strong>da</strong> rupi<br />
scoscese e <strong>da</strong> grossi macereti. Sulle pareti soleggiate, riscal<strong>da</strong>te indirettamente ulteriormente <strong>da</strong>i<br />
raggi riflessi <strong>da</strong>lla superficie marina, nonché al riparo <strong>da</strong>lla bora, si sono sviluppate particolari condizioni<br />
microclimatiche. La vegetazione abbarbicata alle pareti rocciose, insediatasi sulle strette<br />
placche e sui macereti è dominata <strong>da</strong> una macchia di tipo mediterraneo. Tra le specie mediterranee<br />
di forma arborea la più importante è la quercia sempreverde - il leccio (Quercus ilex). Accanto ad<br />
essa appaiono la fillirea (Phillyrea latifolia), l’alloro (Laurus nobilis), il terebinto (Pistacia terebinthus)<br />
e specie lianose come: asparago selvatico (Asparagus acutifolius), caprifoglio etrusco (Lonicera<br />
aetrusca) e molte altre. Le specie mediterranee che popolano le pareti assolate e costituiscono il<br />
nucleo della vegetazione della zona costiera, si trovano al margine nordoccidentale della loro distribuzione.<br />
Sono caratteristiche per tutte le zone del Mediterraneo, <strong>da</strong>lla Grecia alla Dalmazia fino<br />
al Canal di Leme, improvvisamente scompaiono sulle coste istriane e ricompaiono sulla Costiera<br />
triestina. Accanto ad esse troviamo un complesso di specie carsiche di origine illirico-balcanica, tra<br />
cui il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus) e lo scotano (Cotinus coggygria).<br />
La caratteristica principale dell’associazione è proprio nella coesistenza delle specie mediterranee<br />
con quelle continentali. Questa macchia illirico-mediterranea, conservatasi come un isola completamente<br />
staccata <strong>da</strong>ll’areale compatto dell’associazione, ricopriva in passato, a condizioni climatiche<br />
più favorevoli, una più ampia zona carsica. <strong>Il</strong> clima locale (mesoclima), instauratosi sulle rocce<br />
calcaree della Costiera, permise la sopravvivenza alla cenosi anche in condizioni climatiche peggiorate;<br />
possiamo perciò considerarla un’associazione relitto, sopravvissuta ad epoche avverse, ma<br />
incapace di progressione ed ulteriore evoluzione.<br />
Negli ambienti rupestri si possono osservare alcune interessanti specie vegetali, ad esempio l’euforbia<br />
veneta (Euphorbia wulfenii), specie primaticcia di dimensioni imponenti. Trattasi di una specie<br />
mediterranea, abbon<strong>da</strong>nte a sud delle isole Brioni, evita le coste dell’Istria occidentale per ricomparire<br />
sulla Costiera triestina. Interessante pure la campanula pirami<strong>da</strong>le (Campanula pyrami<strong>da</strong>lis)<br />
che nasce <strong>da</strong>lla viva roccia ed emette durante l’estate degli scapi fiorali che superano i 2,5 metri.<br />
Dalle rocce nei pressi di <strong>Duino</strong> spunta il più prezioso endemismo del <strong>Carso</strong> triestino, la centaurea<br />
fronzuta (Centaurea kartschiana), <strong>da</strong>l suo ristrettissimo areale, che si estende lungo il tratto costiero<br />
tra <strong>Duino</strong> e Sistiana.<br />
Superato il crinale improvvisamente cessa l’effetto mitigatore del mesoclima costiero, <strong>da</strong>vanti a noi<br />
si apre un ambiente nuovo. Scompare la vegetazione mediterranea che viene sostituita <strong>da</strong> quella
carsica. <strong>Il</strong> ciglione carsico costituisce una importantissima soglia geologica, geomorfologica e fitoclimatica.<br />
I fattori ambientali che influiscono sulla diffusione delle varie specie vegetali ed animali, sui<br />
processi migratori e sulla struttura delle cenosi hanno tracciato qui il limite tra due mondi, tra quello<br />
mediterraneo e quello continentale.<br />
Sull’altipiano carsico oggi prevale il bosco submediterraneo a roverella e carpino nero, una formazione<br />
boschiva che ha l’aspetto di una boscaglia ra<strong>da</strong>, più o meno discontinua, di portamento<br />
piuttosto alto-arbustivo che arboreo. Oltre il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e la roverella (Qercus<br />
pubescens) costituiscono la cenosi pure l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero (Acer campestre), lo<br />
scotano (Cotinus coggygria), il ciliegio canino (Prunus mahaleb) e altre specie arbustive. Nel manto<br />
vegetale sono intessute delle formazioni boschive a pino nero (Pinus nigra) di varie dimensioni. <strong>Il</strong><br />
pino nero è stato introdotto nella secon<strong>da</strong> metà del 1800 <strong>da</strong>ll’uomo con la funzione di rimboschire gli<br />
altipiani carsici, ridotti per attività dell’uomo a un deserto di pietra. L’uomo con le proprie attività non<br />
ha smesso mai di trasformare l’ambiente. Si presume che in epoca preistorica il <strong>Carso</strong> fosse stato<br />
coperto <strong>da</strong> estese foreste di rovere e di cerro, in seguito abbattute per lo sfruttamento del legno,<br />
bruciate per ottenere nuova terra per seminativi e pascoli. Si formò così la lan<strong>da</strong> carsica con una<br />
flora di eccezionale ricchezza. L’abbandono della pastorizia e il mancato utilizzo del territorio hanno<br />
portato, nella secon<strong>da</strong> metà del secolo scorso, all’incespugliamento naturale della lan<strong>da</strong>. Questa<br />
tipica cenosi prativa, altamente specializzata, serpeggiante tra gli affioramenti rupestri, dove può<br />
disporre di substrati poveri, si è formata sotto l’azione continua degli animali pascolanti. Emerge per<br />
la particolare ricchezza della flora, costituita <strong>da</strong> specie che si possono definire tipicamente carsiche,<br />
di cui molte sono endemiche. La lan<strong>da</strong> è in fiore <strong>da</strong>ll’inizio della primavera, <strong>da</strong>l momento in cui<br />
sbucano lo zafferano d’Istria (Crocus reticulatus), la genzianella primaticcia (Gentiana tergestina),<br />
la fragola velutina (Potentilla tommasiniana), durate tutta la primavera, nei mesi più caldi ed aridi e<br />
fino a tar<strong>da</strong> estate, quando si adorna di uno splendore particolare con la fioritura del calcatreppolo<br />
ametistino (Eryngium amethystinum) e del titimalo olivello (Euphorbia nicaensis).<br />
Numerose doline di diverse forme e dimensioni, di cui alcune pure coltivate, arricchiscono notevolmente<br />
la molteplicità del manto vegetale. Esse rappresentano un ambiente peculiare, soprattutto<br />
quelle più estese, in cui s’instaura un clima particolare che si sottrae a quello generale. Sui versanti<br />
più freschi delle grandi doline, quelli esposti a nord, si è sviluppato un particolare bosco a carpino<br />
bianco (Asaro–Carpinetum betuli), che differisce completamente <strong>da</strong>lla circostante boscaglia carsica.<br />
Accanto all’essenza principale della cenosi, il carpino bianco (Carpinus betulus), tra le specie<br />
arboree incontriamo pure la rovere (Quercus petraea), il cerro (Quercus cerris) e il tiglio selvatico<br />
(Tilia cor<strong>da</strong>ta). Caratteristico è pure il sottobosco costituito <strong>da</strong> specie primaticce, tra le quali possiamo<br />
ricor<strong>da</strong>re il bucaneve (Galanthus nivalis), la primula (Primula vulgaris), le varie specie di anemoni,<br />
l’erba trinità (Hepatica nobilis) ed altre fioriture che incontriamo nei boschi di faggio.<br />
In stridente contrasto con il circostante paesaggio carsico si presentano le risorgive del Timavo.<br />
Le sue acque sgorgano <strong>da</strong>lla roccia carsica presso San Giovanni di <strong>Duino</strong> dopo un lungo percorso<br />
sotterraneo. Da qui corrono con un breve percorso a cielo aperto verso il mare, tra una densa vegetazione<br />
ripariale di pioppi e salici, formando così un ambiente del tutto particolare.<br />
Di peculiare importanza sono pure i piccoli ambienti acquatici sul <strong>Carso</strong>, come ed esempio gli abbeveratoi<br />
(kali), costruiti <strong>da</strong>ll’uomo per garantire al bestiame l’acqua potabile. Quanti si sono ancora<br />
conservati, come ad esempio l’abbeveratoio di Gorjansko, rappresentano un’importante arricchimento<br />
della molteplicità biotica.<br />
Fauna<br />
La posizione geografica e la grande varietà geomorfologica della zona considerata, le particolari<br />
condizioni climatiche nonché il caratteristico manto vegetale hanno contribuito all’insorgere delle<br />
particolari nicchie ecologiche, nelle quali hanno trovato il proprio ambiente alcune rare specie<br />
animali. È proprio nella varietà delle specie che si riflette la particolarità della zona considerata; va<br />
sottolineato inoltre che in determinati ambienti si trovano a mutuo contatto specie animali di zone<br />
calde con quelle che normalmente vivono nelle zone montane.<br />
Nella fascia costiera hanno trovato il proprio habitat molte specie mediterranee. Tra gli uccelli vanno<br />
menzionati in particolare: il passero solitario (Monticola solitarius), l’occhiocotto (Sylvia melanocephala)<br />
e la sterpazzolina (Sylvia cantillans) che nidificano tra gli arbusti mediterranei nonché la monachella<br />
(Oenanthe hispanica) che vive normalmente nelle zone desertiche dell’Africa settentrionale,<br />
ed ha trovato in questi ambienti particolari condizioni di vita a<strong>da</strong>tte. Sulle rocce strapiombanti<br />
Prato con margherite<br />
(Bellis perennis).<br />
<strong>Il</strong> fiume Timava.<br />
Nuova vita tra i grappoli.<br />
9
10<br />
Scotano in fiore<br />
(Cotinus coggygria) nel<br />
mese di giugno.<br />
Parete rocciosa con scanalatura.<br />
della zona costiera nidifica <strong>da</strong> alcuni anni il corvo imperiale (Corvus corax), frequente nella vicina<br />
Dalmazia. Le pendici assolate, rocciose e piuttosto cespugliose offrono un ambiente ideale per i<br />
rettili, dove possiamo incontrare ad esempio l’algiroide neropuntato (Algyroides nigropunctatus) il<br />
cui areale si estende lungo un’ampia fascia dell’ Adriatico, <strong>da</strong>ll’ Istria alla Grecia nordorientale e alle<br />
isole Ionie.<br />
Nei vecchi tronchi di pino nero, oltre il ciglione, nidifica la cincia <strong>da</strong>l ciuffo (Parus cristatus) che vive<br />
abitualmente nei boschi di conifere delle zone montane fino al limite degli alberi.<br />
Pure l’altipiano carsico offre una notevole quantità di habitat. Tuttavia, con le trasformazioni dell’ambiente<br />
carsico, con l’incespugliamento naturale della lan<strong>da</strong>, tendono alcuni importanti habitat a sparire,<br />
altri si stanno ampliando o stanno nascendo dei nuovi. Ciò determina profondi mutamenti nella<br />
composizione faunistica del <strong>Carso</strong>. Ciò si evidenzia in particolare nella composizione dell’avifauna;<br />
negli ultimi decenni è stata infatti notata la scomparsa di un decina di specie di uccelli nidificanti,<br />
caratteristici per la lan<strong>da</strong>. Si nota invece una maggiore presenza di uccelli <strong>da</strong> pre<strong>da</strong>, tra i quali vanno<br />
ricor<strong>da</strong>ti l’astore (Acciper gentilis), la poiana (Buteo buteo) e lo sparviere (Acciper nisus). Pure i<br />
picchi stanno diventando sempre più frequenti; nei bochi di latifoglie che si estendono quasi fino al<br />
livello del mare, è apparso pure il picchio nero (Drycopus martius).<br />
All’alba e al tramonto è facile sorprendere il capriolo (Capreolus capreolus) al pascolo. Si tratta<br />
del nostro mammifero più frequente e più grosso, anche se di recente è stata segnalata anche la<br />
presenza dello stambecco (Rupicapra rupicapra) nei pressi di Medeazza. Sempre più di rado si<br />
incontra invece la lepre (Lepus europaeus), che predilige gli spazi aperti, che con l’incespugliamento<br />
della lan<strong>da</strong>, si vanno sempre più restringendo. Raramente avremo la fortuna di vedere la volpe<br />
(Vulpes vulpes) e il tasso (Meles meles), pur non essendo delle specie rare. Numerose sono pure<br />
Paesaggio roccioso nei<br />
pressi di Sistiana.<br />
<strong>Il</strong> caratteristico pino nero<br />
fu introdotto <strong>da</strong>ll’uomo con<br />
la funzione di rimboschire<br />
il <strong>Carso</strong>.<br />
Valle del Branica.
In primavera fiorisce lo<br />
Zafferano d’ Istria (Crocus<br />
reticulatus).<br />
le specie di piccoli mammiferi, tra i quali va menzionato il riccio orientale (Erinaceus concolor), tipico<br />
dell’Europa centrale e che spesso raggiunge pure le nostre zone. È stata individuata inoltre la presenza<br />
del riccio europeo (Erinaceus europaeus) che <strong>da</strong>lla penisola italica arriva fino al <strong>Carso</strong> triestino.<br />
Va inoltre ricor<strong>da</strong>ta la particolare ricchezza di insetti, soprattutto delle farfalle, che con il progredire del<br />
bosco risultano sempre più minacciate. Con l’incespugliamento della lan<strong>da</strong> carsica si nota una progressivamente<br />
diminuita presenza della vipera cornuta (Vipera ammodytes).<br />
Nelle numerose grotte del <strong>Carso</strong> hanno trovato il proprio habitat molte specie di pipistrelli.<br />
11
Preistoria<br />
<strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> e le zone limitrofe furono ininterrottamente popolati sin <strong>da</strong>ll’età della pietra soprattutto per la<br />
loro favorevole collocazione alla confluenza dell’ambiente mediterraneo con quello alpino, tra l’Europa<br />
orientale e sud-orientale. Ai piedi del riparo sottoroccia di Visogliano gli archeologi hanno<br />
riportato alla luce resti animali e umani risalenti <strong>da</strong>i 500.000 ai 700.000 anni fa. Risalgono al mesolitico<br />
i resti di ossa umane rinvenuti in due grotte nei pressi di Prepotto: nella Caverna Caterina/Katrna<br />
pejca e nella Grotta dell’Edera/Stenašca. Una consistente quantità di vasellame e ceramiche,<br />
risalenti all’età del rame, è stata scoperta nella grotta Podganja jama a Coljava pri Gabrovici.<br />
Fino all’età del rame gli uomini vivevano soprattutto in grotte e caverne; nel periodo che risale a<br />
circa 3500 anni fa, epoca in cui diverse tribù cominciarono a migrare <strong>da</strong> est verso ovest, l’uomo<br />
abbandonò le caverne, cercò riparo sulle rocciose alture carsiche e le fortificò, <strong>da</strong>ndo così origine ai<br />
castellieri. I primi castellieri risalgono al periodo medio dell’età del bronzo, altri sorsero all’età del<br />
ferro fino all’insorgere della civiltà romana. I castellieri erano insediamenti protetti <strong>da</strong> mura in pietra,<br />
la cui forma, altezza e larghezza si configurava alla morfologia del terreno e alla loro funzione, per<br />
cui erano ben fortificati specialmente sui lati maggiormente esposti, mentre gli altri lati erano delimitati<br />
<strong>da</strong> semplici mura, le cui rovine conferiscono ancora oggi un’impronta particolare al paesaggio.<br />
L’insediamento era costituito prevalentemente <strong>da</strong> abitazioni quadrangolari, fatte con sassi o rami, il<br />
cui interno era formato <strong>da</strong> una parte diurna, un focolare e una dispensa. Per la cultura dei castellieri<br />
è caratteristica la sepoltura dei defunti in tumuli di famiglia, in ogni caso lontano <strong>da</strong>i castellieri o in<br />
tombe di famiglia. Non si sa con precisione chi fossero i primi abitanti dei castellieri; fonti romane<br />
sostengono che fossero abitati <strong>da</strong>gli Istri, popolo di origine illirica.<br />
Sul territorio di <strong>Duino</strong>-Aurisina ci sono 12 castellieri, tra cui il più noto ed esplorato è sicuramente il<br />
Castelliere Carlo De Marchesetti/Slivenski Gradec che deve il suo nome a Carlo De Marchesetti<br />
(1850-1926), che in questi luoghi per molti anni svolse le sue ricerche archeologiche. Nel territorio<br />
di Komen il castelliere più grande si trova a Volčji Grad, altri, di dimensioni minori, sono situati<br />
nei pressi degli abitati di Ivanji Grad, Sveto, Hruševica, Kobdilj e Štanjel. Rari sono i castellieri<br />
risalenti al medioevo.<br />
L’Antichità classica<br />
I Romani penetrarono nelle nostre terre nel 178 a.C. A quel tempo oltrepassarono il fiumeTimavo<br />
con l’intento di sconfiggere e sottomettere gli Istri e consoli<strong>da</strong>re i confini orientali. La città più evoluta<br />
del territorio era Aquileia; <strong>da</strong> qui si diramavano importanti strade, sia verso Roma che verso l’est e<br />
il nord. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> era attraversato <strong>da</strong>lla via Gemina, che collegava Aquileia con la Pannonia e con il<br />
Quarnero. Nei pressi di San Giovanni al Timavo (Fons Timavi) essa si diramava; una via attraverso<br />
Medeazza, Brestovica pri Komnu, Komen, Štanjel e Branik conduceva fino alla Valle del Vipava e<br />
ancor oltre verso Lubiana, l’altra attraverso Aurisina, Prosecco/Prosek e Basovizza/Bazovica portava<br />
fino a Fiume e la Dalmazia.<br />
<strong>Il</strong> porto di San Giovanni al Timavo aveva, allora, un ruolo significativo; ancor oggi si possono ammirare<br />
i mosaici di alcune ville romane e di edifici importanti, come ad esempio le terme al di là del<br />
Lisert-Moschenizze/Moščenice, il tempio dedicato alla dea Spes Augusta, il tempio di Diomede, il<br />
tempio ipogeo di Mithra, la fortificazione romana a <strong>Duino</strong> e l’ufficio postale Mansio Romana sulla<br />
Via Gemina. Le fonti del fiume Timavo sono citate nelle opere di scrittori, poeti e storiografi romani:<br />
lo storiografo romano Plinio nelle sue opere cita un famoso prodotto di queste terre - il vino<br />
Pucinum.<br />
Molto importanti furono a quel tempo le cave di Aurisina e del <strong>Carso</strong>, <strong>da</strong> cui gli antichi romani<br />
estraevano la pietra per la costruzione delle grandi città, soprattutto Aquileia. Nella cava di Aurisina,<br />
chiamata Cava Romana, sono ancora oggi visibili i segni dell’estrazione manuale della pietra. Si<br />
ritiene che le ville, rinvenute ad Aurisina e Sistiana, siano state luogo di residenza dei proprietari<br />
delle cave. In questi luoghi il potere romano perdurò fino al V secolo.<br />
Resti di castelliere preistorico<br />
(Debela griža presso Volčji Grad).<br />
4. QUADRO STORICO<br />
13
14<br />
Cava Romana, la maggiore<br />
cava ad Aurisina.<br />
Stemma della famiglia Torre<br />
e Tasso presso l’entrata al<br />
castello di <strong>Duino</strong>.<br />
<strong>Il</strong> Medioevo<br />
Durante le grandi migrazioni, le antiche strade romane del nostro territorio furono il percorso obbligato<br />
per tutti quei popoli che <strong>da</strong> oriente si dirigevano verso Roma. Qui, nel VI e VII secolo,<br />
si insediarono gli Slavi, ancor prima, lungo le coste settentrionali dell’Adriatico i Longobardi e i<br />
Bizantini, che regnarono su queste terre prima dell’arrivo dei Franchi nella secon<strong>da</strong> metà del VIII<br />
secolo. All’epoca dei Franchi si affermò il feu<strong>da</strong>lesimo e il potere passò nelle mani dei patriarchi<br />
di Aquileia. Nel IX secolo, le zone costiere furono insidiate <strong>da</strong> pirati <strong>da</strong>lmati e arabi nonché <strong>da</strong>lla<br />
neonata Repubblica di Venezia. Probabilmente risalgono a quell’epoca le immagini dei “mori”e degli<br />
“spagnoli” nei canti popolari sloveni, in particolare nel canto della Lepa Vi<strong>da</strong>/La bella Vi<strong>da</strong>. Dopo la<br />
devastante incursione magiara, a partire <strong>da</strong>l X secolo, accanto all’autorità dei patriarchi di Aquileia<br />
si affermò il potere dei Conti di Gorizia e dei Signori di <strong>Duino</strong>.<br />
Nel XI secolo i patriarchi di Aquileia attribuirono la famosa Chiesa di San Giovanni al Timavo e alcuni<br />
paesi carsici (Malchina, Brestovica pri Komnu) al monastero benedettino di San Martino di Belligna<br />
a sud di Aquileia. La Chiesa di San Giovanni al Timavo e il monastero benedettino rappresentarono<br />
il fulcro della cristianizzazione delle terre orientali già a partire <strong>da</strong>l V secolo, nonostante fossero<br />
spesso devastati <strong>da</strong> incursioni barbariche; nell’imminenza di attacchi àvari i monaci nascosero tanto<br />
bene le reliquie di San Giovanni e di altri tre santi, che furono rinvenute soltanto 500 anni più tardi,<br />
nell’ottobre del 1113, e proprio a quell’epoca risale la costruzione della basilica a tre navate. Per<br />
dimensioni era probabilmente simile alla chiesa attuale, fatta erigere <strong>da</strong>i conti Wallsee di <strong>Duino</strong> tra<br />
il 1399 e il 1472. Durante tutto il Medioevo i monaci di San Giovanni al Timavo svolsero la loro missione<br />
sul <strong>Carso</strong> e nelle regioni più interne. Particolarmente rinomata era la biblioteca del monastero,<br />
nella quale vennero stilati preziosi manoscritti, tra cui i sette vangeli di San Marco, oggi conservati in<br />
parte a Civi<strong>da</strong>le in parte a Venezia e a Praga. Particolarmente interessanti sono i manoscritti <strong>da</strong>tati<br />
tra l’VIII e il X secolo, nei quali sono riportati i nomi di famosi pellegrini che attraversarono queste<br />
terre, tra cui il re bulgaro Michele, i principi sloveni Pribina e Kocelj ed altri 280 ragguardevoli nomi<br />
di pellegrini di diverse nazionalità.<br />
Al patriarcato di Aquileia apparteneva anche il monastero benedettino di Rosazzo nei pressi di<br />
Civi<strong>da</strong>le, al quale furono attribuiti alcuni paesi carsici (Gorjansko, Gabrovica). I conti di Gorizia detenevano<br />
molte proprietà sul territorio a nord e nordovest del <strong>Carso</strong> (a Štanjel, Tomačevica, Škrbina<br />
e altrove), i conti di <strong>Duino</strong> a sud, sudovest e nella parte orientale del territorio. Costoro si diedero <strong>da</strong><br />
fare per ottenere il patronato di San Giovanni al Timavo, sia per le estese proprietà della Chiesa, sia<br />
per la fervi<strong>da</strong> attività del porto e del commercio, le fiere annuali, soprattutto di cavalli, per le tasse
di pe<strong>da</strong>ggio sui ponti, per le gabelle e i <strong>da</strong>zi, per i mulini, le segherie e i frantoi sul Timavo. Essi<br />
raggiunsero lo scopo nel 1290 e <strong>da</strong> allora la loro influenza e la loro forza crebbero continuamente.<br />
I ripetuti scontri con Trieste e Venezia per il controllo sul porto di San Giovanni al Timavo li indussero<br />
a sottomettersi agli Asburgo, ottenendo in cambio cariche importanti come il governatorato di<br />
Trieste nel 1382, nel momento in cui la città si sottomise spontaneamente al Ducato d’Austria per<br />
proteggersi <strong>da</strong>gli attacchi di Venezia. La città di Trieste e i Duinati rimasero sotto gli Asburgo fino alla<br />
prima guerra mondiale. Nel frattempo Trieste instaurò collegamenti con l’entroterra, e sviluppando<br />
la rete di trasporti su terra e le comunicazioni marittime diede il via allo sviluppo commerciale della<br />
città. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> aveva una rete stra<strong>da</strong>le ben sviluppata, fatto comprovato <strong>da</strong>lla presenza di poste<br />
<strong>da</strong>ziarie (Brestovica pri Komnu) sulle vie di comunicazione verso il mare.<br />
L’ultimo rappresentante della stirpe di <strong>Duino</strong> fu Ugo VI (1344-1390). I suoi possedimenti comprendevano<br />
oltre al governatorato di <strong>Duino</strong> (bassa Valle del Vipava, <strong>Carso</strong> Isontino, San Giovanni al<br />
Timavo, <strong>Duino</strong>, Prosecco, Komen, Tomaj e Štorje) anche quello di Senožeče e Prem, il castello<br />
Gotnik con i suoi possedimenti e la città di Fiume. Questi possedimenti passarono alla dinastia<br />
Wallsee di Svevia nel 1399; l’ultimo discendente li cedette agli Asburgo; in seguito si susseguirono<br />
diversi amministratori, in particolare la famiglia Hofer, che si distinse nelle guerre contro i veneziani<br />
e nel XV secolo contro i turchi; la prima invasione turca risale all’anno 1469, in seguito ricomparvero<br />
quasi tutti gli anni fino alla prima metà del XVI secolo. Per scampare al loro impeto, la popolazione<br />
si rifugiava nelle grotte e nei boschi o all’interno delle fortificazioni, costruite a tale scopo (i cosiddetti<br />
tabor). Alla fine del XIV secolo e nel XV, queste regioni furono colpite <strong>da</strong> numerose altre calamità<br />
e sebbene le condizioni di vita fossero molto difficili, non ci furono grosse rivolte contadine. Si sa<br />
soltanto dell’insurrezione contadina di Štanjel nel 1587.<br />
Nel frattempo la famiglia Della Torre Valsassina si unì alla famiglia Hofer, consoli<strong>da</strong>ndo così la<br />
contea di <strong>Duino</strong>. Sul <strong>Carso</strong> il medioevo si concluse nel 1500 con l’estinzione della dinastia dei conti<br />
di Gorizia, i cui eredi divennero gli Asburgo, anche se per essa dovettero battersi contro la Repubblica<br />
di Venezia in due guerre. La prima ebbe inizio nel 1508 e, a intervalli, continuò fino al 1521 con<br />
campi di battaglia anche sul <strong>Carso</strong>; i veneziani occuparono i castelli di Rihenberk, Štanjel e <strong>Duino</strong>,<br />
e giunsero fino a Trieste. In seguito all’armistizio di Worms la regione nord-occidentale del <strong>Carso</strong><br />
divenne zona di confine con la<br />
Repubblica di Venezia, e gli<br />
Asburgo mantennero nelle<br />
proprie mani l’eredità di Gorizia.<br />
Anche la secon<strong>da</strong> guerra<br />
austro-veneziana (1615<br />
– 1618) coinvolse il <strong>Carso</strong> e<br />
la sua gente, ma non comportò<br />
alcun cambiamento territoriale.<br />
L’età moderna<br />
Nel XVI secolo anche in queste regioni si diffusero i movimenti riformatori, ai quali gli Asburgo,<br />
fervidi propugnatori della Controriforma, si opposero con rigidità. Molte chiese furono restaurate e<br />
ampliate in stile barocco; a <strong>Duino</strong> fu fon<strong>da</strong>to il monastero dei serviti, che istruiva i figli degli aristocratici.<br />
Qui nacque il primo dizionario italiano-sloveno (Vocabolario italiano e sclauo), re<strong>da</strong>tto e pubblicato<br />
<strong>da</strong>l monaco Gregorio Alasia <strong>da</strong> Sommaripa nel 1607. Questo dizionario è il primo esempio<br />
di produzione letteraria slovena sul <strong>Carso</strong> e fino al XVIII secolo rappresentò l’unica testimonianza<br />
della presenza slovena in questi luoghi, allorché il parroco di Štanjel Jožef Cusani pubblicò il volume<br />
Christianus moribundus, contenente anche testi sloveni. Ai nostri luoghi è legato il nome di due<br />
importanti figure della Controriforma: il sesto vescovo di Lubiana Konrad Glušič di Komen (coprì<br />
la carica <strong>da</strong>l 1571 al 1578) e l’ottavo vescovo di Lubiana Janez Tavčar, proveniente <strong>da</strong>i dintorni di<br />
Štanjel, probabilmente <strong>da</strong> Hruševica ( vescovo <strong>da</strong>l 1580 al 1579).<br />
Dal XVI al XVIII secolo, per Štanjel è stata particolarmente significativa la presenza dei conti Co-<br />
<strong>Il</strong> castello di <strong>Duino</strong>.<br />
15
<strong>Il</strong> ponte ferroviario ad<br />
Aurisina é rimasto <strong>da</strong>lla<br />
costruzione della linea<br />
ferroviaria transalpina, la<br />
quale segnò fortemente<br />
lo sviluppo economico<br />
di Trieste così come il<br />
paesaggio e il modo di<br />
vivere dei paesi circostanti.<br />
16<br />
benzl, che avevano ottenuto <strong>da</strong>gli Asburgo il castello che divenne il centro dei loro possedimenti in<br />
territorio sloveno. Nel XVIII secolo ottennero importanti incarichi statali.<br />
Nel XVII e XVIII secolo scoppiarono le insurrezioni contadine; nel 1655 ci furono delle rivolte a<br />
Štanjel e a Komen, la più grande però risale al 1713: si tratta della grande rivolta di Tolmin, che <strong>da</strong>lla<br />
Valle dell’Isonzo si estese al <strong>Carso</strong> e coinvolse principalmente le signorie di Rihemberk, Štanjel,<br />
<strong>Duino</strong>, Podgrad, Socerb e Švarcenek. Alla base della rivolta stava l’insostenibilità delle gabelle, decime<br />
e corvè, imposte <strong>da</strong>i signori feu<strong>da</strong>li ai propri sudditi; l’insurrezione fu soffocata e non produsse<br />
sostanziali cambiamenti. Le cose cambiarono soltanto con la modernizzazione della monarchia<br />
asburgica, quando Carlo VI diede inizio al processo di rinnovamento dell’economia e della società,<br />
conferendo, agli inizi del XVIII secolo, alle città di Trieste e Fiume il titolo di porto franco. Con lo<br />
sviluppo del porto di Trieste, il porto di San Giovanni al Timavo cominciò a decadere. Sul <strong>Carso</strong> si<br />
intensificò il trasporto su stra<strong>da</strong> e con il mercantilismo ebbe inizio lo sviluppo dell’agricoltura. Ad un<br />
ulteriore miglioramento delle condizioni di vita dei contadini contribuirono le riforme introdotte <strong>da</strong>ll’imperatrice<br />
Maria Teresa d’Austria nella secon<strong>da</strong> metà del XVIII secolo. Importante fu l’intervento<br />
di Giuseppe II che, con un editto speciale, del 1782, si intromise nelle questioni della Chiesa e abolì<br />
numerosi monasteri; così nel 1786 venne abolito il monastero di <strong>Duino</strong>. La chiesa istituì già nel 1751<br />
l’arcivescovato di Gorizia che, assieme all’arcivescovato di Udine, rilevò l’eredità del patriarcato di<br />
Aquileia, incorporando gran parte delle terre slovene. Nei due secoli successivi i confini giurisdizionali<br />
della Chiesa subirono diversi cambiamenti. Oggi le parrocchie di Komen appartengono alla<br />
Diocesi di Koper/Capodistria, quelle di <strong>Duino</strong>-Aurisina all’Arcidiocesi di Trieste.<br />
Durante gli anni cruciali dell’occupazione francese (1809-1813) e dopo la sua caduta, i possedimenti<br />
degli Asburgo caddero sotto la giurisdizione di Trieste, alla quale furono annessi anche i<br />
territori di Gorizia e Gradisca.<br />
Nel XIX secolo un ruolo importante nel processo di modernizzazione dell’economia carsica va attri-
uito allo sviluppo di Trieste, il più grande porto della monarchia e importante centro industriale,<br />
raggiunto, nel 1857, <strong>da</strong>lla linea ferroviaria transalpina. Con la sua prosperità e la vita mon<strong>da</strong>na<br />
Trieste esercitava una grande attrazione, assicurando agli abitanti del luogo continui e sicuri gua<strong>da</strong>gni.<br />
Importanti centri industriali erano anche Monfalcone e Aurisina, dove si riprese a sfruttare<br />
sistematicamente la pietra. Le cave offrivano lavoro a diverse migliaia di cavatori provenienti <strong>da</strong><br />
ogni dove; cave più piccole si trovavano anche in altri paesi del <strong>Carso</strong>, per esempio a Gorjansko,<br />
Rubje, Gabrovica e altrove.<br />
La situazione cambiò sostanzialmente nel 1848 con l’abolizione del feu<strong>da</strong>lesimo, della servitù della<br />
gleba e dell’antico ordine amministrativo. <strong>Il</strong> riscatto delle terre comportò <strong>da</strong> una parte l’indebitamento<br />
dei contadini meno abbienti – il cosiddetto proletariato rurale, <strong>da</strong>ll’altra fece crescere il numero<br />
dei proprietari terrieri. Al contempo tra le comunità rurali cominciarono ad insinuarsi abitudini borghesi,<br />
apportate sia <strong>da</strong>i lavoratori impiegati nelle fabbriche di Trieste, sia <strong>da</strong>i borghesi, che nei mesi<br />
estivi venivano in vacanza e in cerca di refrigerio nell’incontaminata natura del <strong>Carso</strong>.<br />
<strong>Il</strong> XIX secolo registra un notevole sviluppo delle attività legate alla pesca soprattutto a <strong>Duino</strong>, Visogliano,<br />
Aurisina, e Santa Croce. <strong>Il</strong> conte di <strong>Duino</strong> assumeva personalmente i pescatori per la pesca<br />
del tonno, che gli portava enormi gua<strong>da</strong>gni. I pescatori sloveni venivano <strong>da</strong> lui assunti anche come<br />
marinai sulle sue navi mercantili.<br />
Al mutamento della situazione sociale e allo sfal<strong>da</strong>mento delle comunità di paese, nonché alla<br />
formazione della società moderna, contribuì anche l’istituzione dei comuni, minime unità amministrative,<br />
dove venivano impiegati per lo più stranieri provenienti <strong>da</strong> altri paesi dell’impero austro-ungarico.<br />
La cronaca di <strong>Duino</strong> parla anche di conflitti nazionali, ad esempio nel 1889, quando la Lega<br />
Nazionale fece costruire la prima scuola italiana, al che si opposero con fermezza la popolazione<br />
e lo stesso sin<strong>da</strong>co.<br />
Parallelamente allo sviluppo delle cave e dei trasporti, prima su stra<strong>da</strong> e, con la costruzione della<br />
Transalpina, anche su ferrovia, si sviluppò soprattutto il settore alberghiero a <strong>Duino</strong> e ad Aurisina;<br />
a Sistiana cominciò a fiorire il turismo con alberghi e stabilimenti balneari nella baia. La fine del XIX<br />
secolo vede l’insorgere di un movimento politico molto attivo e l’affermarsi, tra gli sloveni, di una<br />
coscienza politica con associazioni impegnate a promuovere la costituzione di uno stato unitario<br />
sloveno che comprendesse anche Trieste e Gorizia. Risale a questo periodo l’istituzione delle prime<br />
scuole elementari (a Štanjel già nel 1805) e la fon<strong>da</strong>zione di numerose associazioni culturali, sportive<br />
e di altro genere, la cui attività si protrasse al primo dopoguerra, fino al 1927.<br />
Lo sviluppo economico e sociale venne interrotto nel momento in cui l’Italia dichiarò guerra all’Impero<br />
austro-ungarico nel maggio del 1915.<br />
La prima guerra mondiale<br />
La maggior parte dei paesi visse la guerra nel retroterra ma, per paura che il fronte si spostasse<br />
verso l’interno, la popolazione del <strong>Carso</strong> fu sfollata nella Štajerska (Stiria slovena) e nella Dolenjska<br />
(Carniola inferiore), altri invece si rifugiarono in Germania. Nei paesi, dove c’erano sol<strong>da</strong>ti austroungarici,<br />
vennero allestiti ospe<strong>da</strong>li (anche nelle chiese); i sol<strong>da</strong>ti caduti venivano in un primo momento<br />
sepolti in prossimità dei cimiteri, dopo la guerra vennero costruiti cimiteri militari austro-ungarici,<br />
per esempio, a Gorjansko, Aurisina/Nabrežina, Brje pri Komnu, Sveto, Štanjel... Le spoglie dei<br />
sol<strong>da</strong>ti italiani vennero in seguito riesumate e inumate in tre grandi ossari (Kobarid, Oslavia/Oslavje,<br />
Redipuglia/Sredipolje).<br />
La guerra colpì soprattutto i paesi alle pendici del Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong>, baluardo austriaco nella<br />
difesa di Trieste contro l’esercito italiano. <strong>Il</strong> peggio avvenne qui durante l’undicesima offensiva<br />
sull’Isonzo nel mese di agosto del 1917. L’armata italiana voleva ad ogni costo scansare l’Erma<strong>da</strong><br />
passando attraverso il varco naturale <strong>da</strong> Jamiano/Jamlje a Brestovica pri Komnu per arrivare fino<br />
a Komen. Gli austriaci riuscirono però a sbarrare ogni attacco, provocando così su entrambi i fronti<br />
un ingente numero di perdite umane. I paesi alle pendici dell’Erma<strong>da</strong> furono quasi tutti rasi al suolo,<br />
in particolar modo Medeazza, San Giovanni di <strong>Duino</strong>, Ceroglie e Brestovica pri Komnu. Anche il<br />
castello di <strong>Duino</strong> fu gravemente colpito. Gli avvenimenti relativi a queste battaglie sono narrati nel<br />
romanzo Doberdob dello scrittore sloveno Prežihov Voranc.<br />
Eredità del fronte<br />
dell’Isonzo (cimitero<br />
militare austro-ungarico a<br />
Brje pri Komnu).<br />
17
18<br />
L’entrata in una caverna<br />
nei pressi di Sveto.<br />
Oltre ai monumenti e ai cimiteri militari, disseminati su tutto il <strong>Carso</strong>, anche le caverne recano i segni<br />
della guerra; si tratta di cavità scavate nella roccia, usate come nascondiglio per i sol<strong>da</strong>ti o adibite a<br />
deposito per la conservazione del cibo e delle armi. Qui i sol<strong>da</strong>ti potevano sopravvivere per diversi<br />
giorni, soprattutto quando i nemici, prima dell’offensiva, bombar<strong>da</strong>vano la zona con l’artiglieria. I<br />
nascondigli erano provvisti di giacigli (assi in legno), impianti sanitari, buona ventilazione e luminosità,<br />
spesso di elettricità, ma anche di lampade a petrolio, candele o lampade ad acetilene. Come<br />
nascondiglio e deposito venivano sfruttate anche le innumerevoli grotte carsiche. Un esempio sono<br />
le grotte nei dintorni di Brestovica pri Komnu: la Grotta del conte e la Grotta di Vale o “Jerihovca”.<br />
Interessante è anche la grotta Pejca sull’Erma<strong>da</strong>, nei cui cunicoli gli austriaci avevano allestito il<br />
proprio ospe<strong>da</strong>le militare.<br />
Per garantire l’approvvigionamento delle truppe austro-ungariche sul fronte dell’Isonzo, gli Austriaci<br />
costruirono un allacciamento ferroviario che <strong>da</strong>lla stazione di Dutovlje – Skopo raggiungeva la<br />
località di Kostanjevica sul <strong>Carso</strong>. La linea ferroviaria militare si protraeva per circa 22 km, attraversando<br />
i paesi di Gabrovica, Komen e Sveto. Per il trasporto di munizioni fu in seguito costruita una<br />
linea ferroviaria a scartamento ridotto per trazione a motore.<br />
Dopo la guerra <strong>da</strong>lle rovine dei paesi sorsero nuove case, con l’intervento su tutto il territorio dell’architetto<br />
Max Fabiani. Anche il castello di <strong>Duino</strong> fu ristrutturato e i conti Thurn und Taxis, che durante<br />
la guerra si erano trasferiti a Vienna, vi fecero ritorno. A San Giovanni di <strong>Duino</strong> fu costruita una nuova<br />
chiesa, mentre l’antica non venne ristrutturata. Anche il vicino cimitero fu dismesso per adibirne<br />
uno nuovo nella zona delle cosiddette Brajde tra San Giovanni di <strong>Duino</strong> e <strong>Duino</strong>.<br />
<strong>Il</strong> periodo tra le due guerre<br />
In base del Patto segreto di Londra del 1915 e in seguito al Trattato di Rapallo del 1920 gli sloveni<br />
del Litorale furono annessi al Regno d’Italia. Ciò li divise <strong>da</strong>gli altri sloveni, che divennero parte del<br />
nuovo Regno dei serbi, croati e sloveni (SHS). Nei territori occupati l’Italia istituì la Regione Venezia<br />
Giulia, e la maggior parte del <strong>Carso</strong> fu incorporata nella provincia di Gorizia.<br />
Con il crollo della Monarchia austro-ungarica cessarono anche i privilegi del porto di Trieste, il che<br />
comportò una crisi economica, sentita per la maggior parte <strong>da</strong>l commercio e <strong>da</strong>i trasporti. Si arrestò<br />
il flusso di lavoratori sloveni <strong>da</strong>ll’entroterra, il che costrinse la popolazione slovena a una nuova<br />
dipendenza <strong>da</strong>ll’agricoltura, già in passato frammentata e povera.<br />
La politica italiana <strong>da</strong>l 1922 fu contrassegnata <strong>da</strong>lla dittatura fascista, che sul territorio annesso<br />
In quasi ogni paese le autorità italiane costruirono<br />
una scuola dove le lezioni si svolgevano in lingua<br />
italiana (scuola a Brestovica pri Komnu).<br />
mise in atto un genocidio soprannominato bonifica etnica del territorio. <strong>Il</strong> genocidio colpì la popolazione<br />
slovena e croata: nelle scuole e negli uffici venne proibita la lingua slovena, furono italianizzati<br />
i nomi di paesi, di persone e i cognomi; persino il cognome aristocratico Thurn und Taxis nel 1929<br />
fu cambiato in Torre e Tasso. Dal 1927 fu interdetta qualsiasi attività politica o culturale. <strong>Il</strong> fascismo<br />
s’intromise anche nell’ambito della Chiesa e pretese l’abolizione di preghiere, prediche e canti in<br />
lingua slovena. In seguito alle ingiustizie e i soprusi molti fuggirono in Iugoslavia o in Argentina, molti<br />
furono perseguitati, internati e imprigionati. La persecuzione raggiunse il suo apice con il primo e il<br />
secondo processo di Trieste (1930, 1941). Gran parte della popolazione insorse contro la tirannia
fascista. Le diverse attività, costrette alla clandestinità, confluirono alla fine degli anni venti (1927)<br />
nell’organizzazione segreta TIGR (acronimo per Trieste, Istria, Gorizia, Rijeka (Fiume)) che, con<br />
una rete di troike e cellule, ricopriva l’intero Litorale sloveno, oltre ad avere stretti collegamenti in<br />
Iugoslavia. Essa è considerata la prima organizzazione antifascista in Europa. Nel 1941 la TIGR si<br />
unì alla Lotta di Liberazione Nazionale (NOB).<br />
La secon<strong>da</strong> guerra mondiale<br />
Una nuova guerra portò nuovo dolore. Giovani ragazzi e uomini furono arruolati nell’esercito italiano<br />
e nella marina militare, in Africa, in Russia, in Albania, in Iugoslavia. Dopo la capitolazione<br />
dell’Italia (1943) sul <strong>Carso</strong> operavano la neocostituita Brigata Kosovel, affiancata <strong>da</strong>l Battaglione<br />
Trieste, <strong>da</strong>l Reparto del Litorale sloveno e talvolta anche <strong>da</strong> altre unità del IX Corpo d’Armata. Le<br />
azioni militari partigiane naturalmente scatenarono misure repressive <strong>da</strong> parte delle autorità militari<br />
e poliziesche italiane e tedesche. <strong>Il</strong> 26 e il 27 settembre del 1943 i tedeschi incendiarono gli abitati<br />
di Lukovec e Komen e in parte quello di Mali Dol, il 15 febbraio 1944 la stessa sorte toccò ai paesi<br />
di Komen, Divči,Tomačevica e ancora una volta a Mali Dol. Con quest’azione di rappresaglia l’occupatore<br />
tedesco e i suoi alleati italiani vollero rivalersi sui partigiani per l’attacco alla loro colonna<br />
motorizzata nei pressi di Dovce, località tra Komen e Branik, dove oggi si trova un monumento<br />
ai caduti nello scontro armato. <strong>Il</strong> 16 agosto 1944 i tedeschi diedero alle fiamme quattro paesi alle<br />
pendici dell’Erma<strong>da</strong>: Medeazza, Ceroglie, Malchina e Visogliano per vendicare l’attacco partigiano<br />
alla linea ferroviaria di Moschenizza/Moščenice. Delle lapidi commemorative poste nei singoli paesi<br />
ancor oggi rievocano la triste vicen<strong>da</strong>. Dai villaggi incendiati gli abitanti furono deportati nei campi<br />
di concentramento in Germania, molti tra i civili e partigiani catturati finirono invece nel campo di<br />
sterminio della Risiera di San Sabba a Trieste. La guerra a <strong>Duino</strong> ebbe il seguente epilogo: il 30<br />
aprile 1945, mentre la XXXI Divisione partigiana stava avanzando <strong>da</strong> Aurisina verso Monfalcone, i<br />
tedeschi si rinchiusero nel castello in attesa delle forze alleate che si stavano avvicinando al fiume<br />
Isonzo e alle quali intendevano arrendersi. Le unità corazzate neozelandesi il 1° maggio 1945 si<br />
incontrarono con i partigiani della Brigata Gradnik, che stavano liberando Monfalcone. In serata gli<br />
alleati giunsero a <strong>Duino</strong> e i tedeschi si arresero. Così anche sul <strong>Carso</strong> la guerra ebbe fine. Seguì un<br />
periodo di instabilità che segnò nuove frontiere negli stati europei. Nell’immediato dopoguerra molti<br />
sloveni e molti italiani furono vittime della rivoluzione comunista, che dopo un giudizio sommario<br />
persero la vita nelle foibe carsiche.<br />
<strong>Il</strong> periodo del secondo dopoguerra<br />
Alla fine della guerra, il nostro territorio registrò enormi perdite materiali e umane tra combattenti<br />
e deportati nei campi di concentramento e ai lavori forzati. Le numerose lapidi commemorative e i<br />
monumenti eretti nei nostri paesi onorano il ricordo di tutte queste vittime.<br />
Nel castello di <strong>Duino</strong> si insediarono alti ufficiali anglo-americani e alla fine di maggio del 1945 ebbero<br />
inizio gli accordi tra il generale Morgan e i rappresentanti militari iugoslavi per la ritirata delle<br />
truppe iugoslave <strong>da</strong> Trieste. Nel giugno del 1945 il territorio tra il confine di Rapallo e il confine italoaustriaco<br />
del 1915 venne suddiviso in due zone: la Zona A passó sotto l’amministrazione del governo<br />
militare alleato, la Zona B sotto l’amministrazione militare dell’armata jugoslava; i paesi di <strong>Duino</strong>-<br />
Aurisina e Komen caddero in un primo momento sotto l’amministrazione militare anglo-americana,<br />
tuttavia il Trattato di pace con l’Italia, firmato a Parigi nel 1947, fissò un nuovo confine e costituì il<br />
Territorio Libero di Trieste. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> fu attraversato <strong>da</strong> un nuovo confine; una parte del territorio<br />
passò all’Italia, un’altra un po’ più estesa al Territorio Libero di Trieste, di cui facevano parte anche<br />
le frazioni del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, mentre la parte più consistente toccò alla Iugoslavia, cui<br />
appartenevano i paesi del Comune di Komen. <strong>Il</strong> confine definitivo fu fissato <strong>da</strong>l Memorandum di<br />
Londra (1954) con l’annessione dei paesi del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina all’Italia.<br />
Gli sloveni del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina rappresentavano il 90% della popolazione. L’aspetto et-<br />
Monumento dedicato alle<br />
vittime della secon<strong>da</strong> guerra<br />
mondiale a Kobjeglava<br />
19
20<br />
nico cominciò a cambiare dopo la venuta degli esuli istriani negli anni cinquanta. Per loro furono<br />
costruiti due villaggi: nei pressi delle foci del Timavo sorse il Villaggio del Pescatore e a Sistiana il<br />
Borgo San Mauro. <strong>Il</strong> numero degli abitanti raddoppiò, il che influì sull’assetto etnico e il numero dei<br />
cittadini di lingua italiana divenne superiore a quello di lingua slovena. Seguì un periodo di urbanizzazione<br />
intensiva che stravolse ulteriormente le proporzioni: oggi un terzo della popolazione è<br />
costituito <strong>da</strong> abitanti di nazionalità slovena, i rimanenti due terzi sono italiani.<br />
Alla fine della guerra, nella parte jugoslava del <strong>Carso</strong>, ebbe inizio, nello spirito della rivoluzione<br />
socialista, una nuova forma di economia comunista e di politica monopartitica. La condizione economica<br />
della popolazione migliorò notevolmente, si costruirono nuove abitazioni, fabbriche, scuole<br />
e altri impianti. Tuttavia la politica jugoslava <strong>da</strong>l motto “fratellanza ed unità” soffocò gradualmente<br />
lo sviluppo politico, economico e culturale sloveno, il che portò nel 1990 alle prime elezioni libere<br />
in Slovenia e alla vittoria delle nuove forze democratiche, nonché al plebiscito per l’indipendenza<br />
della Slovenia e la conseguente formazione del nuovo Stato sloveno nel 1991. Con l’indipendenza<br />
in Slovenia comincia ad affermarsi un sistema politico democratico, un’economia di mercato e si<br />
gettano le basi per la futura entrata nell’Unione Europea, il che è avvenuto il 1° maggio 2004. Per<br />
il <strong>Carso</strong>, che per cinquant’anni fu diviso tra due Stati, ciò rappresenta certamente una tappa importante.<br />
Con l’abolizione dei confini politici si ripresenta, nuovamente, l’occasione di unire la costa con<br />
l’entroterra carsico e sviluppare così un turismo e una cultura comune.<br />
...lavoratori liberi,<br />
costruiremo su questa terra fertile,<br />
nel Sole della libertà creeremo una nuova era.<br />
(Igo Gruden).
Ciliegi in fiore.<br />
21
Nella nostra regione nacquero e operarono personalità importanti, che con la loro conoscenza,<br />
tenacia, coraggio e con l’impegno profuso hanno lasciato un’impronta significativa nell’ampio contesto<br />
culturale europeo, sia nel mondo dell’architettura, dell’arte e della letteratura, sia nel campo<br />
religioso e militare.<br />
MAKS FABIANI (Kobdilj 1865 – Gorizia 1962), architetto, urbanista, professore, autore di saggi e<br />
testi letterari, inventore, sin<strong>da</strong>co di Štanjel (1935 – 1945).<br />
Maks Fabiani è, accanto a Jože Plečnik e Ivan Vurnik, uno dei fon<strong>da</strong>tori dell’architettura e dell’urbanistica<br />
slovena. La sua attività di architetto e urbanista lo portò nelle regioni della Monarchia<br />
asburgica, in Polonia e in Cechia fino al Golfo di Trieste. Fu professore al Politecnico di Vienna e<br />
uno tra i più importanti fautori della secessione viennese; a Vienna il suo nome riconduce ai palazzi<br />
Urania, Artaria, Portois&Fix e altri. A Lubiana viene ricor<strong>da</strong>to come l’artefice principale della sua<br />
ricostruzione dopo il terremoto; frutto del suo ingegno sono la Casa Hribar (Hribarjeva hiša), la Casa<br />
Krisper (Krisperjeva hiša) e altri edifici. <strong>Il</strong> suo Rapporto sul progetto urbanistico di Lubiana (Poročilo<br />
k načrtu občne regulacije deželnega stolnega mesta Ljubljane), risalente al 1895, rappresenta il<br />
primo saggio sloveno in materia di urbanistica. Per i risultati ottenuti nel settore dell’urbanistica<br />
l’Università di Vienna gli conferì nel 1902 il dottorato, a quel tempo in assoluto il primo conferito per<br />
questo settore. Dopo la prima guerra mondiale Maks Fabiani ritornò a Gorizia, dove per cinque anni<br />
diresse gli interventi di restauro nei paesi situati lungo il fronte dell’Isonzo e colpiti <strong>da</strong>lla guerra. In<br />
seguito rientrò a Kobdilj, <strong>da</strong>l 1935 ricoprì la carica di Sin<strong>da</strong>co di Štanjel, e fu in quel periodo che<br />
realizzò la Villa Ferrari e il parco Ferrari a Štanjel. Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale visse a Gorizia,<br />
dove morì e fu sepolto. Nel 1984 le sue spoglie furono trasferite nella tomba della famiglia Fabiani<br />
al cimitero di Kobdilj. Fino agli ultimi anni della sua vita continuò a esercitare l’attività di architetto,<br />
urbanista e scrittore.<br />
Per il lavoro svolto fu insignito di numerosi titoli: Cavaliere dell’Ordine di Francesco Giuseppe,<br />
Cavaliere dell’Ordine delle Aquile di Prussia, Cavaliere dell’Ordine delle Aquile Rosse, Cavaliere<br />
della Legione d’Onore, Coman<strong>da</strong>nte dell’Ordine di San Stanislao, Me<strong>da</strong>glia d’oro al valore militare,<br />
Cavaliere dell’Ordine della Corona italiana, Cavaliere dell’Ordine per i meriti al Vaticano, Grand prix<br />
e me<strong>da</strong>glia d’oro all’Esposizione mondiale di Parigi, me<strong>da</strong>glia d’oro per la miglior casa d’abitazione<br />
e la migliore Casa del Commercio a Vienna negli anni 1911/12, Dottorato d’oro nel 1952 a Vienna.<br />
Maks Fabiani è una personalità d’importanza europea, appartenente alla cultura sia austriaca che<br />
italiana e slovena. Nella storia slovena il suo nome è legato ad alcuni edifici famosi come il Narodni<br />
dom di Trieste (incendiato nel 1920), la Casa di Commercio di Gorizia, il Padiglione Jakopič di Lubiana<br />
(demolito negli anni sessanta) e il Liceo femminile Mladika di Lubiana. Da lui presero il nome<br />
una via di Vienna, una di Lubiana, una di Trieste e una di Gorizia. A Gorizia gli è stato dedicato il<br />
liceo artistico, a Trieste la scuola per geometri. Nell’atrio del Politecnico di Vienna è collocata una<br />
sua effigie in bronzo. A Štanjel gli è stato dedicato un sentiero.<br />
Lojze Spacal, Idillio sulla<br />
lan<strong>da</strong>, tecnica mista, 1987,<br />
(castello di Štanjel, galleria<br />
L. Spacal).<br />
5. PERSONAGGI IMPORTANTI<br />
TRA ŠTANJEL E DUINO<br />
Villa Storici - oggi sede del<br />
poliambulatorio con parco<br />
a Komen, opera di Max<br />
Fabiani.<br />
23
Bronzo dedicato ad Anton Mahnič<br />
sulla facciata della sagrestia della<br />
chiesa di Štanjel.<br />
24<br />
Dolanci, monumento al<br />
barone Andrej Čehovin.<br />
ANTON MAHNIČ (Kobdilj 1850 – Zagabria 1920) vescovo, dottore in teologia, professore, scrittore,<br />
critico, re<strong>da</strong>ttore.<br />
Anton Mahnič è una tra le più importanti personalità degli ambienti culturali, politici ed ecclesiastici<br />
sloveni della fine del XIX secolo, mentre in Croazia svolse lo stesso compito <strong>da</strong>l 1897. Era<br />
conosciuto come una persona determinata in tutti i campi della sua attività. Dopo il liceo, gli studi<br />
di teologia a Gorizia e il dottorato all’Università di Vienna nel 1881, iniziò a lavorare come professore<br />
di teologia a Gorizia. In seguito fu re<strong>da</strong>ttore di numerose riviste: dell’organo vescovile Folium<br />
Periodicum, della rivista Soča, nel 1888 iniziò a pubblicare una propria rivista, il Rimski Katolik (<strong>Il</strong><br />
Cattolico Romano), dove espose i propri punti di vista sulla società, la politica e l’arte. Nei suoi<br />
articoli attaccava duramente alcuni uomini di lettere, in particolare Josip Stritar e Simon Gregorčič,<br />
tacciandoli di incoerenza d’opinione, di influssi liberali, scetticismo e simili posizioni anticattoliche.<br />
Sollevò così nell’ambiente culturale e politico un pubblico dibattito e promosse una “divisione degli<br />
animi”, che spezzò l’unionismo nella politica slovena di allora.<br />
Nel 1897 fu vescovo dell’isola di Krk. Fondò il foglio cattolico La guardia croata e altre riviste. Al di<br />
fuori della Croazia partecipò alla fon<strong>da</strong>zione delle società studentesche croate, fu attivo nell’organizzare<br />
l’istruzione scolastica e le cooperative dei contadini. Notevole fu il suo intervento in difesa<br />
della lingua croata nelle scuole e dell’uso dello slavo antico durante i servizi liturgici. Nel 1902 fondò<br />
a Krk l’Accademia di slavo antico e una tipografia. Per la sua attività dovette giustificarsi in Vaticano.<br />
Fu firmatario della Dichiarazione di maggio e alla conferenza di pace di Parigi inviò un memoriale,<br />
nel quale chiedeva l’annessione alla Iugoslavia. A causa delle sue attività, nel 1919 fu confinato per<br />
un anno nei pressi di Roma, dove si ammalò gravemente. Tornato a Zagabria morì. Le sue spoglie<br />
furono in seguito traslate <strong>da</strong> Zagabria al Duomo di Krk.<br />
La sua attività letteraria risale già agli anni del liceo. Una sua nota opera letteraria è la breve novella<br />
Kako je oče Kobenzl na Dunaj kraški sir nosil (1881). Fu uno scrittore prolifico e poliedrico, in quanto<br />
conosceva a fondo i diversi generi letterari e pubblicistici; scrisse commenti, saggi, scritti umoristici<br />
e in particolar modo acrimoniosi scritti satirici.<br />
Una lapide lo ricor<strong>da</strong> all’interno della chiesa di Štanjel e, <strong>da</strong>ll’anno 2000, anche un ritratto bronzeo<br />
realizzato <strong>da</strong> Evgen Guštin e collocato sulla facciata della sagrestia della stessa chiesa. A Krk gli è<br />
stata dedicata una via ed è pure candi<strong>da</strong>to alla beatificazione come Santo croato.<br />
ANDREJ ČEHOVIN (Dolanci 1810 – Baden, Austria 1855) ufficiale dell’armata austriaca, barone.<br />
Andrej Čehovin, allora giovane artigliere arruolato nell’esercito austriaco in Italia, negli anni rivoluzionari<br />
1848 e 1849 partecipò alle battaglie di Montanara, Somma Campagna, Custoza, Mortara e<br />
Novara. Con la sua tenacia, la sua inventiva e il suo coraggio, contribuì notevolmente alle vittorie<br />
dell’esercito austriaco, coman<strong>da</strong>to <strong>da</strong>l famoso maresciallo Radetzky. Nelle battaglie si rivelò un<br />
artigliere estrermamente preciso; interesante è il fatto avvenuto durante la battaglia di Mortara:<br />
prima dello scontro il sol<strong>da</strong>to Čehovin si arrampicò su un albero per osservare il campo di battaglia.<br />
<strong>Il</strong> caso volle che proprio in quel mentre giungessero sotto l’albero anche gli ufficiali italiani e così<br />
ebbe modo di ascoltare la loro conversazione. Più tardi, durante la battaglia, si servì dei <strong>da</strong>ti raccolti<br />
alquanto furtivamente e contribuì così alla vittoria austriaca.<br />
Per il proprio eroismo ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui la Grande Me<strong>da</strong>glia d’argento al<br />
Valore e la Grande Me<strong>da</strong>glia d’oro al Valore. Nel 1850 l’imperatore Francesco Giuseppe gli conferì<br />
il più altro riconoscimento militare: Croce di Cavaliere dell’Ordine di Maria Teresa. Allora fu insignito<br />
anche del titolo nobiliare di barone. Negli anni seguenti fu decorato dell’Ordine dei Cavalieri di terza<br />
classe <strong>da</strong>ll’arciduca di Toscana Leopoldo II, mentre lo zar russo lo decorò dell’Ordine dei Cavalieri<br />
di San Giorgio. Come sol<strong>da</strong>to ottenne il grado di capitano. Nel 1855 si ammalò e morì mentre era<br />
in cura presso l’ospe<strong>da</strong>le di Baden in Austria, dove fu anche sepolto.<br />
Nel 1898 gli venne dedicato un monumento eretto di fronte alla casa natia a Dolanci (vedi Comunità<br />
di Gornja Branica). Nel corso della cerimonia commemorativa, svoltasi a Dolanci il 10 settembre<br />
1995, a 140 anni <strong>da</strong>lla sua morte, i maggiori rappresentanti dell’esercito sloveno lo proclamarono<br />
uno degli uomini più importanti nella storia militare slovena.
LOJZE SPACAL, (Trieste 1907 – 2000, sepolto a Škrbina), pittore e grafico.<br />
Lojze Spacal è considerato uno tra i più importanti pittori del dopoguerra sia in Slovenia che in Italia,<br />
nonché un artista a livello mondiale che raggiunse l’apice della sua attività nelle tecniche grafiche,<br />
in particolare nella linografia e nell’incisione su legno. Si servì anche di altre tecniche (olio, mosaico,<br />
arazzeria, pittura a fresco) e tecniche miste (per esempio combinazioni di scultura – rilievo e<br />
pittura). È ricor<strong>da</strong>to soprattutto come artista dell’Istria e del <strong>Carso</strong>, in quanto a queste due regioni<br />
si ispirano i suoi motivi, trasfigurati nel linguaggio artistico che gli era proprio. Per la maggior parte<br />
visse a Škrbina sul <strong>Carso</strong>, dove, per suo espresso desiderio, fu anche sepolto. Per la sua attività<br />
ottenne numerosi riconoscimenti nazionali (in Slovenia e in Italia) ed internazionali: Premio per la<br />
grafica alla Biennale d’arte contemporanea a Sao Paulo in Brasile (1953), Grand Prix grafico alla<br />
Biennale di Venezia (1958), premio Presidenza della Camera del Parlamento italiano (1968), Premio<br />
Prešeren alla carriera (1974), il San Giusto d’oro (1977), Stella d’oro dello Stato federale jugoslavo<br />
SFRJ (conferitagli <strong>da</strong> Tito nel 1978), Me<strong>da</strong>glia d’oro della Provincia di Trieste (1984), Membro<br />
corrispondente della Accademia SAZU (1987), Premio Jakopič (postumo 2000) e numerosi altri<br />
riconoscimenti per l’attività artistica. Partecipò a numerose mostre collettive e personali in Slovenia,<br />
Italia e all’estero. Partecipò quattro volte alla Biennale di Venezia, ed espose regolarmente alla<br />
Biennale di grafica a Lubiana. Le sue pitture e le sue grafiche fanno parte di numerose e importanti<br />
collezioni nelle gallerie d’arte moderna in tutto il mondo. Nel Castello di Štanjel è allestita sin <strong>da</strong>l<br />
1988 una mostra permanente delle sue opere.<br />
KAREL ŠTREKELJ (Gorjansko 1859 – Graz 1912) pubblicista, slavista, linguista ed etnologo.<br />
Dopo le elementari, frequentate a Gorjansko, continuò gli studi al liceo classico di Gorizia. Nel 1878<br />
si iscrisse all’Università di Vienna, dove studiò slavistica, filologia classica e linguistica comparata.<br />
Nel 1884 col professor Miklošic si laureò con una tesi incentrata sulla fonologia del dialetto parlato<br />
nella parte centrale del <strong>Carso</strong> isontino. Nel 1886 svolse una ricerca sulla morfologia e l’accentazione<br />
del dialetto carsico. Nel 1897 divenne professore straordinario di filologia slava presso<br />
l’Università di Graz, con particolare riguardo per la lingua e letteratura slovena, nel 1906 tenne un<br />
seminario di filologia slava. Nel 1908 divenne professore ordinario presso l’Università di Graz, dove<br />
Lojze Spacal, Tenera è<br />
la notte, tecnica mista,<br />
1986, (castello di Štanjel,<br />
galleria L. Spacal).<br />
Gorjansko, casa natale<br />
di Karel Štrekelj .<br />
25
26<br />
Aurisina, monumento<br />
dedicato a Igo Gruden.<br />
accanto all’insegnamento della lingua e letteratura slovena (fu il primo professore universitario a<br />
tenere le lezioni in lingua slovena), tenne anche corsi di slavo ecclesiastico antico e di serbocroato.<br />
Nel 1879 assieme agli studenti sloveni fondò a Vienna la Società letteraria slovena (Slovenska<br />
Matica), all’interno della quale gli studenti impararono a conoscere le caratteristiche della lingua<br />
scritta slovena. Fu il più straordinario difensore della bellezza e della purezza della lingua slovena.<br />
Gli annali storico-culturali sloveni lo reputano un impareggiabile iniziatore e promotore della raccolta<br />
di poesie popolari. Questo suo impegno risale ai tempi delle superiori, quando cominciò ad aiutare<br />
il professore russo J. Baudouin de Courtenay ad annotare i dialetti slavi occidentali e nella raccolta<br />
di materiale etnografico. Nel 1886 la Società letteraria slovena gli affidò la compilazione della raccolta<br />
di canti popolari sloveni – Slovenske narodne pesmi, pubblicate in due fascicoli; dopo la sua<br />
morte, il suo allievo J. Glonar ne compilò altri due. Fino all’anno della sua morte furono raccolte più<br />
di 10.000 canzoni e melodie.<br />
Con questo lavoro monumentale gettò le basi scientifiche all’etnologia slovena, soprattutto adottando<br />
il metodo scientifico e i procedimenti di ricerca etnologica tuttora attuali. Nella sua famosa<br />
Richiesta di materiale popolare – Prošnja za narodno blago del 1887, invitava alla raccolta preconizzando<br />
la pubblicazione di tutte le trascrizioni della tradizione orale degli sloveni.<br />
Da lui presero il nome la scuola elementare di Sistiana (in Italia) e l’Associazione culturale Karel<br />
Štrekelj di Komen, che promuove la raccolta e la trascrizione della produzione popolare, nonché le<br />
<strong>da</strong>nze e i canti popolari. In autunno viene annualmente conferito il Premio Štrekelj al miglior collezionista<br />
di materiale popolare. Sulla facciata della sua casa natia a Gorjansko, al numero 100, gli è<br />
stata dedicata nel 1956 una lapide commemorativa. Nella scuola elementare di Sistiana, che porta<br />
il suo nome, si trova una sua erma in bronzo collocata nel 1979.<br />
IGO GRUDEN (Aurisina 1893 – Lubiana 1948) poeta, traduttore, giurista.<br />
Igo Gruden è un insigne rappresentante della poesia slovena nella prima metà del XX secolo. I<br />
contenuti della sua poesia abbracciano un’ampia serie di tematiche: si tratta di liriche d’amore ed<br />
erotiche, di poesie patriottiche e spesso legate al natio <strong>Carso</strong>. Le sue poesie furono molto apprezzate,<br />
in quanto per tematica e soprattutto per i sentimenti universali che esprimono, sono molto<br />
vicine alle persone comuni.<br />
Igo Gruden terminò il liceo a Gorizia e si iscrisse a giurisprudenza a Vienna. in seguito allo scoppio<br />
della prima guerra mondiale dovette abbandonare gli studi e combatté come sol<strong>da</strong>to austriaco sul<br />
fronte dell’Isonzo, dove fu anche ferito. Alla fine della guerra terminò gli studi a Praga e Graz. A causa<br />
del contenuto di alcune sue poesie non poté ritornare nel Litorale sloveno e si trasferì a Lubiana.<br />
All’inizio della secon<strong>da</strong> guerra mondiale fu avvocato difensore degli antifascisti sloveni al tribunale<br />
italiano di Lubiana. Per le sue attività è stato confinato in diversi campi di concentramento in Italia, e<br />
a Rab (Arbe). Dopo la liberazione tornò a Lubiana, dove svolse la funzione di rappresentante legale<br />
presso il Ministero di Pubblica Istruzione. Morì dopo breve malattia.<br />
Fu un poeta eccezionalmente prolifico, in cinque raccolte di poesie per adulti e una per bambini<br />
pubblicò circa 1000 poesie. L’inizio della sua attività letteraria risale agli anni del liceo, mentre sono<br />
del 1920 le prime due raccolte di poesie: Narcis e Primorske pesmi. Nel 1922 pubblicò la raccolta di<br />
poesie per bambini Miška osedlana. La raccolta Dvanajsta ura del 1939 ottenne il Premio Banovina<br />
e il Premio della Città di Lubiana. <strong>Il</strong> libro di poesie Pesnikovo srce, a causa della guerra uscì solo nel<br />
1946, nonostante fosse pronto per la pubblicazione già cinque anni prima. La sua ultima raccolta V<br />
pregnanstvo (1945), che contiene poesie suscitate <strong>da</strong>lla guerra, ebbe un successo incredibile, tanto<br />
che in pochi mesi fu del tutto esaurita e subito ristampata.<br />
Gruden fu anche traduttore, per lo più <strong>da</strong>l serbo e <strong>da</strong>l bulgaro. Le sue poesie sono state tradotte in<br />
numerose lingue europee; la versione italiana è stata curata <strong>da</strong> Giorgio Depangher.<br />
Sulla facciata della casa natale ad Aurisina gli è stata dedicata nel 1949 una lapide commemorativa;<br />
<strong>da</strong>l 1967 portano il suo nome anche la locale scuola media e l’Associazione culturale. Un busto in<br />
bronzo, opera di Zdenko Kalin, fu scoperto nel 1978 ad Aurisina; sopra Canovella de’ Zoppoli <strong>da</strong>l<br />
1976 è affissa una lapide in pietra con i versi di Gruden.
ALOJZ REBULA (San Pelagio 1924 – vive a Opicina/Opčine) scrittore, saggista, drammaturgo,<br />
pubblicista, traduttore.<br />
Alojz Rebula è uno dei più importanti scrittori sloveni contemporanei. Nelle sue opere associa temi<br />
dell’antichità classica al cristianesimo e ai problemi nazionali. È conosciuto per i suoi romanzi storici,<br />
nei quali ha rappresentato, in epoche tuttavia lontane, la realtà del mondo contemporaneo e le<br />
sue condizioni, anche attraverso un profondo ritratto psicologico dei suoi personaggi. I suoi romanzi<br />
si distinguono per la perfezione di forma e lingua. Molti dei racconti brevi e romanzi sono ambientati<br />
a Trieste e dintorni.<br />
Frequentò il liceo a Gorizia e a Udine, studiò filologia classica e archeologia a Lubiana, nel 1960<br />
conseguì la laurea a Roma. Insegnò greco e latino a Lubiana e a Trieste. Negli anni settanta ebbe<br />
problemi con l’allora regime comunista in Iugoslavia, specialmente per la schiettezza dei suoi scritti<br />
politici. Per questo motivo in Slovenia la sua attività letteraria ottenne un adeguato riconoscimento<br />
soltanto negli anni 90, dopo l’indipendenza.<br />
Le opere più importanti: <strong>Devin</strong>ski sholar (romanzo, 1954), Vinograd rimske cesarice (novelle, 1956),<br />
Senčni ples (romanzo, 1960), V Sibilinem vetru (romanzo, 1968), Zeleno izgnanstvo (romazo,<br />
1981), Savlov demon (sei drammi, 1985), Jutri čez Jor<strong>da</strong>n (romanzo, 1988), Kačja koža (romanzo,<br />
1994), Maranathà ali leto 999 (romanzo, 1996), Cesta s cipreso in zvezdo (romanzo, 1998),<br />
Jutranjice za Slovenijo (romanzo per il decennale dell’indipendenza slovena, 2000) e Nokturno za<br />
Primorsko (romanzo 2004). Autore di numerosi saggi, soprattutto sul cristianesimo e sui problemi<br />
nazionali, nel 2002 ha pubblicato il volume Iz partiture življenja contenente pagine di diario relative<br />
agli anni 1977 – 81. Traduce <strong>da</strong>l latino e <strong>da</strong>ll’italiano, tra le altre cose ha tradotto parte del Nuovo<br />
testamento. Inoltre, in qualità di pubblicista, collabora regolarmente con varie testate italiane e slovene<br />
redigendo articoli di letteratura, di cristianesimo e di attualità. Ha tenuto diverse conferenze in<br />
Italia e in Slovenia.<br />
Nel 1969 ottenne il Premio della Fon<strong>da</strong>zione Prešeren per il romanzo V Sibilinem vetru e per lo<br />
stesso romanzo il premio Vstajenje di Trieste. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Prešeren, massimo<br />
riconoscimento nazionale sloveno. Dal 1993 è membro dell’Accademia Slovena (SAZU).<br />
Papavero tra il frumento.<br />
27
Quando oggi parliamo del <strong>Carso</strong>, immaginiamo lande e campi ricoperti <strong>da</strong> ginepri e <strong>da</strong>l sommacco,<br />
pinete, innumerevoli vigneti, muretti a secco, villaggi carsici, case in pietra ancora ben conservate,<br />
curiosi dettagli architettonici e naturalmente le specialità culinarie: il prosciutto del <strong>Carso</strong> e il vino<br />
terrano.<br />
Tuttavia la memoria storica ci rammenta che il <strong>Carso</strong> non è stato sempre tale; la regione un tempo<br />
verde e lussureggiante si trasformò, circa un secolo fa, in un paesaggio desolato e incolto. L’artefice<br />
principale di tutti questi continui cambiamenti è proprio l’uomo che con la sua millenaria presenza e<br />
il suo lavoro ha contribuito alla caratteristica configurazione del paesaggio carsico.<br />
Nel corso dei secoli sul <strong>Carso</strong> si andò formando uno specifico stile di vita. Le regole della natura<br />
determinavano la vita più di quanto la determinino oggi. La pietra era il materiale naturale che più<br />
di tutto legava l’uomo alla natura, in quanto egli la utilizzava sia per la delimitazione delle superfici<br />
agricole che per la costruzione della propria abitazione.<br />
Attività economiche tradizionali<br />
1. L’agricoltura<br />
A causa del terreno roccioso le condizioni per l’agricoltura non sono delle migliori, i veri campi<br />
si trovano infatti solo in fondo alle doline, dov’è possibile rinvenire la tipica terra rossa; altrove la<br />
gente si aiutava rimovendo i sassi e spaccando le rocce che affioravano alla superficie del terreno.<br />
I sassi venivano poi ammucchiati, mentre sulle superfici ripulite veniva portata la terra. I nuovi<br />
campi venivano cinti <strong>da</strong> “muretti a secco” costruiti con le pietre raccolte e senza l’utilizzo di leganti.<br />
I muretti a secco conferiscono ancora oggi al paesaggio un aspetto caratteristico e rappresentano<br />
l’elemento base dell’edilizia popolare. I muretti proteggevano inoltre la terra <strong>da</strong>lla spietata asprezza<br />
della bora.<br />
L’attività economica più diffusa e più antica era la zootecnia; fino al XIX secolo prevalse l’allevamento<br />
degli ovini, cui fanno riferimento tutta una serie di microtoponimi (staje, stajce, mersce,<br />
mozir), la presenza di grate in ferro battuto poste all’entrata dei cortili delle chiese per impedire agli<br />
ovini l’accesso al sacro suolo (Gorjansko, Gabrovica, Kobjeglava) e infine le casette per i pastori,<br />
costruzioni in pietra collocate nelle zone di pascolo. Lo sfruttamento eccessivo dei pascoli trasformò<br />
il <strong>Carso</strong> in una lan<strong>da</strong> di sassi, dove le violente raffiche di bora spazzavano via anche quel poco di<br />
terra rimasta, e che l’uomo aveva coltivato con tanto sacrificio e tanto amore. Al problema si interessò<br />
Jožef Ressel che già nel 1822 aveva studiato a fondo la possibilità di rimboschimento del<br />
<strong>Carso</strong> con il pino nero. La sua proposta fu accolta con interesse e 20 anni più tardi furono realizzati<br />
i primi impianti; nel Comune di Komen si iniziò a piantare il pino nero attorno al 1895.<br />
Nel XIX secolo vi fu un ristrutturazione dell’economia rurale carsica basata sull’allevamento del bestiame<br />
e sulla viticoltura; cominciò pertanto a prevalere l’allevamento di mucche di razza svizzera<br />
e di razza bruna alpina che <strong>da</strong>vano il latte, e di buoi, che venivano sfruttati come forza lavoro. L’uso<br />
del cavallo per il lavoro sui campi era riservato solo ai contadini più abbienti. Per ogni tipo d’allevamento<br />
erano importanti la fienagione e l’immagazzinamento del fieno, come foraggio per gli animali.<br />
Gli uomini normalmente falciavano i prati con una falce fienaia, mentre le donne nello sfalciare le<br />
zone pietrose e marginali del prato si servivano di una falce più piccola. In primavera e in estate i<br />
bambini pascolavano le mucche sulla lan<strong>da</strong>. Un’importante attività contadina era la mietitura e la<br />
trebbiatura dei cereali, ramo principale dell’agricoltura, sul quale, in seguito, prevalse la viticoltura.<br />
<strong>Il</strong> contadino carsico coltivava segale, miglio, grano saraceno, granoturco, avena, frumento e, dopo<br />
la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, orzo. Oggi sul <strong>Carso</strong> si coltivano, oltre ai cereali, patate, cavoli, carote,<br />
rape e altre verdure.<br />
Anche la vendita dei prodotti agricoli al mercato era un tempo fonte di gua<strong>da</strong>gno, soprattutto per la<br />
vicinanza della città di Trieste. Infatti, sul <strong>Carso</strong> non esisteva quasi famiglia, che non vendesse la<br />
verdura, il pollame, la frutta, le grappe, il vino, il pane, le uova e il latte nella vicina città. Nelle località<br />
relativamente vicine a Trieste si sviluppò il turismo, in quanto numerosi abitanti <strong>da</strong>lla città trascorrevano<br />
il fine settimana e l’estate sul <strong>Carso</strong>, contribuendo così allo sviluppo del settore alberghiero,<br />
dell’agriturismo e delle “osmizze”, ossia punti di vendita diretta del nostro vino. Di conseguenza<br />
la viticoltura, il cui ruolo nel corso della storia fu spesso condizionato <strong>da</strong>lle esigenze del tempo,<br />
divenne la più importante delle attività agricole. Tra i vini prodotti sul <strong>Carso</strong>, il più conosciuto è il<br />
vino terrano, un eccellente vino rosso, leggermente alcolico, prodotto sulla terra rossa del <strong>Carso</strong><br />
<strong>da</strong>l vitigno di refosco. Grazie alla presenza di acido cianidrico e acido lattico, questo vino possiede<br />
qualità medicamentose e viene dunque consigliato agli anemici. In seguito della comparsa della<br />
Abitante di Volčji Grad.<br />
6. IL CARSO E LA SUA GENTE<br />
Muretto a secco, costruito senza<br />
l’utilizzo di leganti (Sveto).<br />
29
La diffusione della lavorazione<br />
della pietra è testimoniata <strong>da</strong>i<br />
resti di cave di dimensioni<br />
minori dette “jave”, presenti in<br />
quasi ogni villaggio (resti di cava<br />
minore presso Volčji Grad).<br />
30<br />
filossera nella secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo, gli abitanti del <strong>Carso</strong> cominciarono a considerare la<br />
vite come coltura di terzo grado, per cui la piantavano ai margini dei campi e in zone poco fertili.<br />
La vite cresceva spontaneamente, si arrampicava sugli alberi e in genere non le veniva dedicata<br />
molta attenzione. La viticoltura specializzata ebbe un forte sviluppo soltanto dopo il 1900, quando lo<br />
Stato concesse prestiti senza interessi per la ristrutturazione e il rinnovamento dei vigneti. Oltre al<br />
terrano sul <strong>Carso</strong> si producono anche vini bianchi: malvasia, vitovska, pinot, chardonnay e altri. La<br />
viticoltura era un’attività molto importante anche nelle zone costiere che godevano di un’ottima posizione<br />
a solatio. Sui ripidi declivi e sotto le pareti scoscese, i contadini sistemavano i terrazzamenti e<br />
costruivano muri di sostegno, mentre le loro mogli portavano la terra con una specie di madia detta<br />
“nečka”. Sui terrazzi detti “paštni” cominciarono a coltivare la vite, <strong>da</strong>lla quale già nel passato si produceva<br />
il vino pucino. Nelle zone costiere si coltivava anche l’ulivo, la cui presenza è comprovata<br />
sotto Aurisina <strong>da</strong>l toponimo Oljščica. In seguito a un’on<strong>da</strong>ta di freddo eccezionale nell’inverno 1929,<br />
I vitigni di refosco in autunno si<br />
tingono di colore rosso.<br />
la maggior parte degli olivi morì, il che comportò il successivo abbandono dell’attività <strong>da</strong> parte degli<br />
abitanti del luogo. Negli ultimi anni sono sorti nuovi uliveti, il che dimostra il crescente interesse per<br />
questo tipo di coltura.<br />
Poiché sul <strong>Carso</strong> l’acqua era sempre poca, per lo sviluppo dell’agricoltura fu determinante la presenza<br />
degli stagni e degli acquitrini, che al contadino garantivano l’acqua anche nei periodi di<br />
siccità. Lo scavo veniva di solito effettuato ai piedi di un rilievo o dove si trovava già un deposito<br />
d’acqua naturale. La cavità veniva quindi rivestita con una terra carsica molto argillosa (ilovica). <strong>Il</strong><br />
rivestimento argilloso veniva quindi compattato con un particolare attrezzo, una specie di ceppo di<br />
legno detto “tovkalo”, e in seguito ci pensò lo stesso bestiame, durante l’abbeveraggio, a impastarlo<br />
ulteriormente con gli zoccoli, fino a formare un fondo impermeabile. In alcuni posti usavano collocare<br />
attorno alle cavità dei grossi blocchi di pietra. Gli stagni si riempivano di acqua piovana, sorgiva<br />
o d’acqua convogliata attraverso canali sotterranei; servivano soprattutto all’abbeveraggio del bestiame<br />
e fin <strong>da</strong>i tempi più remoti rappresentavano l’autonomia di ogni singolo paese. In seguito al<br />
progressivo abbandono del pascolo, al minor numero di capi e alla negligenza dell’uomo gli stagni<br />
si stanno per la maggior parte estinguendo, anche se in qualche paese si è provveduto al loro recupero.<br />
L’acquitrino è un bacino idrico di dimensioni minori, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un muro di pietra, dove un<br />
tempo i contadini lavavano i panni o attingevano l’acqua. Durante i periodi di siccità l’acqua veniva<br />
prelevata <strong>da</strong>lle sorgenti o <strong>da</strong>i corsi d’acqua presenti sul <strong>Carso</strong>, ad esempio <strong>da</strong>l Timavo, <strong>da</strong>l lago periodico<br />
di Doberdò o <strong>da</strong>l fiume Branica nei pressi di Štanjel, e trasportata su carri trainati <strong>da</strong> buoi.<br />
Un’attività importante, e ai tempi redditizia, fu anche l’allevamento del baco <strong>da</strong> seta, che <strong>da</strong>l Friuli<br />
si estese al <strong>Carso</strong> nel XVII secolo. Le larve del baco <strong>da</strong> seta, dette “kavalirji”, venivano nutrite con<br />
foglie di gelso, per cui nei villaggi vennero piantati numerosi gelsi, che cambiarono in modo significativo<br />
la fisionomia del paesaggio. La bachicoltura cominciò ad an<strong>da</strong>re in declino dopo la prima<br />
guerra mondiale.<br />
Fonte di gua<strong>da</strong>gno per gli abitanti dei paesi della fascia costiera (<strong>da</strong> <strong>Duino</strong>, Visogliano, Aurisina,<br />
Santa Croce fino a Barcola/Barkovlje) non era solo l’agricoltura, ma anche la pesca. Poiché sulla<br />
costa scoscesa non esistevano porti, i pescatori dovettero costruire delle barche molto semplici e
esistenti, che dopo l’uso venivano tirate sulla terra ferma. Si tratta degli zoppoli o con il termine sloveno<br />
“čupe”. Sulla costa c’è un tratto di spiaggia denominato “Pri čupah”. Inizialmente la pesca era<br />
solo per uso personale, in seguito i pescatori furono costretti a svolgere la loro attività come servi<br />
della gleba a servizio dei signori di <strong>Duino</strong>. Con diversi tipi di rete o con l’esca si pescavano sarde<br />
(Sardina clupea), cefali (Mugil spp.), passere (Platessa passer), sogliole (Solea vulgaris), calamari<br />
(Loligo vulgaris), seppie (Seppia oficinalis) e numerosi altri tipi di pesce. Nel secolo scorso furono<br />
introdotti metodi di pesca più moderni. Grazie a navi più grandi dotate di malaide e potenti fari, i<br />
pescatori cominciarono a spingersi anche in mare aperto.<br />
La più ambita e la più redditizia era tuttavia la pesca del tonno. Nel corso delle migrazioni estive<br />
il Golfo di Trieste si popolava di branchi di tonni della specie Euthynmus thunnina che spesso si<br />
spingevano fin sotto costa. Alla pesca del tonno partecipava tutto il paese. Alcuni pescatori osservavano<br />
il mare <strong>da</strong>lle vedette e aspettavano l’arrivo<br />
dei pesci; lungo la costa erano già pronte le tonnare<br />
munite di reti. Non appena il branco veniva<br />
avvistato, la vedetta, con gri<strong>da</strong> particolari, avvisava<br />
l’equipaggio di circon<strong>da</strong>re il branco con le reti.<br />
Le reti con i tonni venivano in seguito sospinte in<br />
prossimità della spiaggia; a quel punto un nutrito<br />
gruppo di persone, immerse nell’acqua fino alle gi-<br />
nocchia, raggiungeva i tonni e prendendoli con le mani li portava sulla terra ferma. Ogni aiutante<br />
veniva ripagato con un pezzo di pesce. L’ultima consistente pesca risale al 1954, quando i pescatori<br />
del luogo catturarono 800 tonni. Con questo episodio si concluse la più che secolare tradizione dei<br />
pescatori sloveni.<br />
2. Artigianato locale<br />
<strong>Il</strong> sentiero dei pescatori, <strong>da</strong> Aurisina alla spiaggia “Pri<br />
Čupah”, ci ricor<strong>da</strong> la ricca tradizione della pesca sulla<br />
costa. La posizione a solatio era favorevole anche per la<br />
viticoltura e la coltivazione dell’ulivo.<br />
Nel passato sul <strong>Carso</strong> era diffusa la produzione artigianale di fruste e l’estrazione della resina, come<br />
pure la produzione di calce e l’estrazione della pietra.<br />
La calce veniva ricavata <strong>da</strong>lla cottura della pietra nelle calcare ovvero fornaci, dove, soprattutto<br />
nel periodo invernale, vi lavorava la maggior parte degli uomini. Nella calcara, che di solito si trovava<br />
in prossimità dei villaggi, la pietra veniva sottoposta al processo di cottura che poteva durare<br />
<strong>da</strong>gli 8 ai 12 giorni consecutivi. <strong>Il</strong> calore faceva evaporare tutte le componenti, tranne la calce. La<br />
calce veniva, in genere, usata <strong>da</strong>i muratori e <strong>da</strong>gli agricoltori. Prima dell’utilizzo veniva “spenta” in<br />
piccole fosse dette “jeplence”, che potevano essere ad uso privato, se collocate negli orti accanto<br />
alle singole proprietà, oppure pubbliche se site in un luogo di proprietà comune.<br />
Alcuni luoghi erano conosciuti soprattutto per la produzione delle fruste, (Sveto e Brestovica pri<br />
Komnu) dette “škarabače”. Anche questa professione aveva origini friulane. <strong>Il</strong> legno per le fruste si<br />
ricavava <strong>da</strong>l bagolaro (Celtis Australis). In concomitanza con il rimboschimento del <strong>Carso</strong> col pino<br />
nero nel 1895, si profilò l’attività della resinatura, ossia un’attività legata alla raccolta della resina<br />
a scopi commerciali.<br />
La fama del <strong>Carso</strong> è legata soprattutto alle cave e alla lavorazione della pietra. L’estrazione della<br />
pietra sul <strong>Carso</strong> ha una tradizione millenaria riconducibile all’antichità classica. Ad Aurisina esiste<br />
ancora oggi la “Cava Romana”. In prossimità di molti paesi troviamo cave di dimensioni minori,<br />
dette “jave”, che i contadini aprivano sulle proprie terre per uso personale o per <strong>da</strong>rle in affitto;<br />
esistevano anche cave in comproprietà. La pietra veniva estratta con procedimenti particolari: gli<br />
enormi blocchi monolitici venivano prima staccati <strong>da</strong>lla parete rocciosa, quindi rovesciati su un<br />
pianale. <strong>Il</strong> lavoro di estrazione veniva svolto <strong>da</strong>i cavatori, che avevano funzioni diverse. I blocchi<br />
monolitici venivano in seguito lavorati nelle officine che si trovavano nell’ambito della cava o altrove<br />
sul <strong>Carso</strong>. Gli scalpellini accapezzavano di fino la pietra e realizzavano cornici per finestre e porte,<br />
gradini, cornici per caminetti, mensole, croci funebri, vere per i pozzi, gocciolatoi in pietra, stele<br />
sacre dette “pili”, portali ecc. <strong>Il</strong> lavoro nelle cave era molto faticoso, in quanto spesso superava le<br />
previste dieci ore giornaliere.<br />
Casetta per i pastori - costruzione<br />
in pietra realizzata senza l’utilizzo<br />
di leganti, capolavoro dei pastori<br />
carsici.<br />
Oltre al nome e al cognome<br />
del padrone di casa,<br />
sui portali è frequente il<br />
monogramma del Cristo .<br />
31
32<br />
Stretta via a Škofi.<br />
<strong>Il</strong> pozzo del cortile si<br />
trovava normalmente<br />
<strong>da</strong>vanti alla casa, ma<br />
lo possedevano solo<br />
le proprietà più grandi<br />
e ricche (Kobjeglava).<br />
Gli abitati e le case carsiche<br />
Le prime borgate carsiche sorsero su terre poco fertili, in zone sovrastanti i campi o su terreni pianeggianti,<br />
comunque sempre in prossimità di un territorio fertile. Caratteristici erano i villaggi raccolti<br />
e attraversati <strong>da</strong> strade strette, le case erano orientate verso sud e senza aperture sul versante nord<br />
(ventoso). Ogni paese aveva la propria piazza con la chiesa, il tiglio e il pozzo, dove nei mesi estivi<br />
si intrattenevano gli abitanti del paese per chiacchierare e discutere o dove si teneva l’assemblea<br />
degli abitanti, detta “moževanje”, nel corso della quale il sin<strong>da</strong>co li convocava al lavoro collettivo,<br />
detto “rabuta”, per la manutenzione degli spazi comuni del paese. Le strette vie non conducevano<br />
solo alla piazza principale, ma anche ad altre piazze più piccole, al centro delle quali si trovava il<br />
pozzo del paese – “komunska štirna”, che era di proprietà comune, in quanto alla sua costruzione<br />
avevano collaborato tutti gli abitanti del paese. In passato chi non aveva un pozzo nel proprio cortile<br />
poteva attingere <strong>da</strong>l pozzo del villaggio. Nei periodi di siccità estiva i pozzi venivano spesso chiusi a<br />
chiave. La chiave veniva di solito consegnata al sin<strong>da</strong>co, che giornalmente <strong>da</strong>va alle singole famiglie<br />
la possibilità di attingere una quantità d’acqua commisurata al numero dei suoi membri.<br />
In base alle <strong>da</strong>te incise sui portali e sui pozzi, si può desumere che i singoli nuclei assunsero l’aspetto<br />
attuale nel XIX secolo, quando le condizioni economiche degli abitanti del <strong>Carso</strong> migliorarono<br />
notevolmente soprattutto per lo stretto rapporto con la città di Trieste, dove trovavano impiego nella<br />
nascente industria o vendevano i prodotti della terra e articoli d’artigianato. Molti impiegarono il denaro<br />
gua<strong>da</strong>gnato per la ristrutturazione delle abitazioni, che <strong>da</strong> unità unicellulari si trasformarono in<br />
edifici pluricellulari di tipo chiuso e <strong>da</strong>lla tipica architettura carsica. <strong>Il</strong> passaggio nell’abitazione<br />
avveniva attraverso un portale ad arco, costituito <strong>da</strong> un’arcata detta “kolona” e <strong>da</strong> una porta detta<br />
“porton” (portone). Un’arcata scolpita artisticamente sottolinea l’identità del proprietario e definisce<br />
la sua posizione sociale e il suo prestigio personale. Spesso reca incisi il nome del proprietario, dei<br />
simboli religiosi o dei fiori stilizzati. L’ambiente principale dell’abitazione è il cortile interno – “borjač”,<br />
circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un alto muro in pietra. La forma chiusa è dovuta soprattutto alle condizioni climatiche<br />
(d’inverno la bora, d’estate il caldo), al bisogno di protezione (per le persone, gli animali e l’acqua) e<br />
a motivi psicologici (bisogno di intimità). Dal cortile è possibile dedurre quali siano le principali attività<br />
agricole della casa; attorno ad esso si trovano la stalla e il fienile, nonché la zona abitativa che occupa<br />
la parte più favorevole del cortile. Più il cortile è grande e ricco, più benestanti e importanti sono<br />
gli abitanti di quella casa. Tuttavia le differenze tra proprietà ricche e proprietà povere si riflettono<br />
solo nelle dimensioni delle abitazioni e negli ornamenti, ma non nell’architettura. <strong>Il</strong> contadino meno<br />
abbiente non poteva avvalersi dell’opera del miglior scalpellino o acquistare materiale di qualità,<br />
perciò nel costruire la sua abitazione prendeva sempre ad esempio le case più ricche del paese.<br />
Sulle facciate degli edifici rurali e delle case si trova il caratteristico ballatoio – “gank” che in passato<br />
era in legno, mentre oggi è in cemento; si tratta di un corridoio esterno, <strong>da</strong> cui un tempo si accedeva<br />
alle singole stanze di piano. <strong>Il</strong> ballatoio poteva essere raggiunto solo <strong>da</strong>ll’esterno mediante una scala
in pietra. Veniva utilizzato anche per far seccare i prodotti dei campi, principalmente il granoturco.<br />
D’estate il suo parapetto si ricopriva di fiori, soprattutto gerani. I ballatoi sono sorretti <strong>da</strong> mensole di<br />
pietra – “medjoni”.<br />
In ogni ricco cortile naturalmente non poteva mancare il pozzo – “štirna”. La costruzione dei pozzi<br />
era un lavoro impegnativo e costoso, per questo solo pochi possedevano un proprio pozzo. Una<br />
famiglia ricca poteva possedere più di un pozzo di dimensioni ragionevoli. <strong>Il</strong> pozzo veniva costruito<br />
scavando a mano una buca abbastanza profon<strong>da</strong>, le cui pareti venivano ricoperte con pietre molto<br />
aderenti e argilla. La parte superiore e visibile del pozzo – “šapa” veniva in alcuni casi ricavata <strong>da</strong> un<br />
unico blocco di pietra, in altri era formata <strong>da</strong> due o più blocchi e serviva anche ad abbellire il cortile.<br />
La porzione decorata era sempre rivolta in direzione della porta di cucina. L’acqua veniva presa <strong>da</strong>l<br />
tetto e convogliata nelle cisterne attraverso gocciolatoi in pietra. L’elemento architettonico più bello è<br />
la cucina, che si spingeva verso l’esterno rispetto al corpo della casa – “spahnenca” con copertura<br />
in lastre di pietra che terminava in un alto camino, ed era sempre orientata verso la stra<strong>da</strong> o verso il<br />
cortile. Al suo interno troviamo un focolare a fuoco aperto, per secoli il cuore e il luogo più luminoso<br />
delle case carsiche. Nel periodo tra le due guerre in molte case il focolare venne sostituito <strong>da</strong> cucine<br />
in muratura. La casa carsica aveva le finestre piccole che la proteggevano <strong>da</strong>lle raffiche di bora, <strong>da</strong>l<br />
freddo invernale e <strong>da</strong>l caldo estivo. Nella parte centrale della finestra veniva collocata un’inferriata<br />
sia per motivi di sicurezza sia come sostegno alla pesante architrave in pietra. Attorno alle finestre e<br />
alle porte principali venivano posizionate delle cornici di pietra – “jerte”.<br />
Oltre agli edifici abitativi di tipo chiuso sono presenti sul <strong>Carso</strong> anche sistemi abitativi sviluppati in<br />
linea, che vanno a formare un sistema architettonico molto simile al sistema delle vie urbane, dove<br />
non ci sono corti chiuse. Queste case riflettono la struttura originale delle case carsiche, che si sono<br />
molto probabilmente sviluppate partendo <strong>da</strong> un tipo di abitazione a piano unico con focolare aperto e<br />
senza camino, dove la gente viveva a stretto contatto con gli animali domestici, per giungere ad una<br />
tipologia abitativa sviluppata in altezza e larghezza. La cucina ha conservato la sua collocazione al<br />
piano terra, mentre le camere <strong>da</strong> letto si sono spostate al piano superiore. Al primo piano si accedeva<br />
attraverso le scale che erano sempre esterne, con al vertice un balcone sostenuto <strong>da</strong> una serie di<br />
volte e pilastri. Questo balcone si differenziava <strong>da</strong>l “gank” – ballatoio, caratteristico per le abitazioni<br />
monocellulari e aveva la funzione di corridoio esterno. È importante sottolineare che il sistema di costruzione<br />
addizionale è una delle prerogative dell’architettura carsica; esso consiste nel progressivo<br />
ampliamento delle unità abitative con la costante aggiunta di elementi costruiti sia in altezza che in<br />
lunghezza. Per questo motivo i muri laterali non presentano aperture.<br />
Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale gran parte degli edifici di nuova costruzione rifletteva lo stile tipicamente<br />
urbano o delle ville, il che stravolse notevolmente il tipico aspetto compatto dei paesi. Notevoli<br />
e ben maggiori furono i cambiamenti subiti <strong>da</strong>i paesi colpiti <strong>da</strong>gli orrori della guerra, in quanto la<br />
ricostruzione non tenne minimamente conto delle esigenze tipologiche del territorio.<br />
<strong>Il</strong> ballatoio-”gank”era<br />
raggiungibile solo <strong>da</strong>lle<br />
scale esterne (Slivia).<br />
Pozzo del paese a Kobjeglava.<br />
Un tempo le case carsiche<br />
erano ricoperte <strong>da</strong> lastre di<br />
pietra - “skrlami”, le quali<br />
a partire <strong>da</strong>l XVIII secolo<br />
furono sostituite <strong>da</strong>lle<br />
tegole (Tupelče).<br />
33
34<br />
Vista sul cortile - “borjač”<br />
di un’ abitazione carsica<br />
con zona abitativa e<br />
ripostiglio-”lopa” sorretto<br />
<strong>da</strong> una colonna in pietra<br />
(Ivanji Grad).<br />
Fontana con abbeveratoio a<br />
Čehovini.<br />
Caratteristica dei villaggi carsici è la<br />
struttura raccolta (Gorjansko).<br />
Nel corso della storia si svilupparono diversi<br />
tipi di portali. Inizialmente ad arco, si affermò in<br />
seguito il portale a forma quadrata (portali ad<br />
arco presso Sveto).
Feste tradizionali sul <strong>Carso</strong>: usi e costumi<br />
Gran parte delle feste tradizionali sono legate alla religione cristiana, che rappresentava per i contadini<br />
l’autorità ecclesiastica e profana. Gli usi e i costumi legati alle molteplici feste tradizionali<br />
dimostrano quanto sia stato forte in passato il legame tra l’uomo e la natura, soprattutto quando il<br />
popolo si appellava alle forze divine per un buon raccolto. La festa più importante per la comunità<br />
era la festa del patrono del paese, che veniva celebrata normalmente la domenica successiva<br />
al giorno di ricorrenza stabilito <strong>da</strong>l calen<strong>da</strong>rio oppure lo stesso giorno. In quei giorni il paese era<br />
vestito a festa e in alcune località era anche giorno di mercato. La giornata di festa iniziava abitualmente<br />
con la santa messa e la processione per le vie del paese. Nelle case le donne preparavano<br />
lauti pranzi, ai quali erano invitati anche i parenti dei paesi vicini e lontani, mentre al pomeriggio<br />
si ballava. <strong>Il</strong> ballo, però, veniva spesso interdetto <strong>da</strong>lle autorità ecclesiastiche. In molte parrocchie<br />
questi festeggiamenti si sono traman<strong>da</strong>ti fino ai nostri giorni, anche se in forma più modesta e senza<br />
mercato; in alcuni paesi si cerca di rinnovare questa tradizione (Štanjel).<br />
Un’importante festa paesana è anche il carnevale che, come vuole la tradizione, cacciava l’inverno<br />
e segnava l’arrivo della primavera. Giovani e vecchi vestiti in maschera vanno di casa in casa; la<br />
gente li accoglie offrendo loro le specialità di carnevale (krapfen, frittole – fancli e crostoli – štraubi)<br />
e, ovviamente, un bicchiere di buon vino; in offerta viene <strong>da</strong>to denaro, uova, salsicce e vino. <strong>Il</strong> mercoledì<br />
delle ceneri il carnevale viene seppellito.<br />
Dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale è stata ripristinata la festa del 1° maggio, <strong>da</strong>l 1890 festa internazionale<br />
del lavoro, che fu bandita nel periodo fascista. In molte località slovene e in alcuni paesi nei<br />
dintorni di Trieste la festa è legata all’innalzamento del “mlaj”: un alto fusto di pino o abete cui viene<br />
tolta la corteccia fino all’altezza della chioma, che viene in seguito circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> una ghirlan<strong>da</strong>,<br />
alla quale viene appesa della frutta (mele, arance); sulla cima sventola la bandiera. <strong>Il</strong> “mlaj” viene<br />
collocato la sera precedente la festa, in qualche località accompagnato <strong>da</strong> un falò, che un tempo<br />
bruciava anche in occasione della festa di San Giovanni Battista (24 giugno). Quest’abitudine risale<br />
a un antico rito pagano legato al giorno più lungo dell’anno. Attualmente il 25 giugno in Slovenia si<br />
festeggia la Giornata della Repubblica.<br />
Un’altra usanza interessante è legata al matrimonio: alla vigilia del grande evento i due giovani<br />
sposi organizzano nelle loro case una grande festa, mentre i ragazzi del paese decorano l’entrata<br />
della casa o del cortile del futuro sposo con una “kaluna” (portone ad arco) fatta con ramoscelli di<br />
ginepro e fiori. Un tempo le “kalune” erano riservate solo ai giovani del paese, oggi invece hanno<br />
Attorno al cortile-”borjač” si<br />
trovano la zona abitativa e<br />
la zona con la stalla, l’aia e<br />
il ripostiglio, mentre sopra<br />
di esse si trova il fienile.<br />
Con la forca il fieno veniva<br />
gettato <strong>da</strong>l carro attraverso<br />
un’apertura situata sopra<br />
l’entrata della stalla<br />
(Kobjeglava).<br />
35
36<br />
La frasca ci indica come<br />
raggiungere le osmizze.<br />
Per il 1° maggio i giovani del<br />
paese innalzano il “mlaj” (Sveto).<br />
preso l’aspetto di vere e proprie feste paesane, alle quali partecipano non solo gli amici, ma anche<br />
altri abitanti del luogo e ospiti provenienti <strong>da</strong>i vicini paesi.<br />
I giorni di festa sono accompagnati <strong>da</strong>lle tipiche specialità gastronomiche – potizza, strudel di<br />
mele, presnitz (pan dolce) e altre bontà culinarie, che sul <strong>Carso</strong> riflettono l’intrecciarsi di influenze<br />
storiche e culturali con l’ambiente naturale. Le donne carsiche nel tempo hanno imparato ad abbinare<br />
le novità gastronomiche con le pietanze locali. L’influenza mediterranea si fece sentire anche<br />
in cucina, che si arricchì di nuove spezie, odori e verdure.<br />
Una particolarità della tradizionale cucina carsica sono le pietanze preparate con il vino terrano, ad<br />
esempio il “toč” di terrano (prosciutto soffritto nell’olio e spruzzato con il terrano), schnitte di terrano<br />
– “supe” (fette di pane raffermo bagnate nel latte e uova, fritte e spruzzate di terrano) e diverse<br />
frittate – “frtalje” preparate con il finocchio selvatico, la menta, la melissa e altre erbe aromatiche.<br />
Tipico piatto carsico è la jota, minestra fatta con i crauti, le rape o le verze. Famosi sono gli gnocchi<br />
di patate con le prugne. Sul tavolo c’era spesso la polenta di grano saraceno e di mais.<br />
Sui tavoli delle località di mare non mancava mai il pesce di stagione: sardoni, sarde, seppie, calamari<br />
e sgombri, tonno e pesce bianco; a Natale si mangiava passere, anguille, granchi, canocchie,<br />
ghiozzi (guati), pesci piccoli, triglie ecc.<br />
Piatti tipici della cucina carsica si possono degustare nelle numerose trattorie e agriturismi, che in<br />
alcuni casi offrono anche alloggio a chi volesse trascorrere un po’ del suo tempo in un ambiente rurale,<br />
a stretto contatto con la sua gente e le sue abitudini. Tuttavia, una particolarità gastronomica a<br />
se stante è rappresentata <strong>da</strong>ll’osmizza, dove i contadini, una o due volte all’anno nelle proprie case<br />
offrono agli ospiti vino nostrano e specialità casalinghe: prosciutto del <strong>Carso</strong>, salsicce cotte con<br />
crauti, arrosto con patate “in tecia”, jota e struccoli cotti alla carsolina. Per raggiungere le osmizze<br />
seguite le frasche posizionate agli incroci e munite di cartellino con il nome del paese.<br />
L’osmizza ha nel Litorale una lunga tradizione, che risale ai tempi in cui Maria Teresa con un editto<br />
speciale permise ai contadini di vendere esentasse il vino dell’anno precedente. Questo tipo di<br />
vendita in Slovenia si mantenne anche ai tempi del governo italiano. Sul <strong>Carso</strong> triestino continuò<br />
ininterrottamente sino ai nostri giorni, mentre in Slovenia questo tipo di attività, interrotta ai tempi<br />
della Iugoslavia, si sta nuovamente affermando. Le osmizze di un tempo erano molto diverse <strong>da</strong>lle<br />
attuali. Allora vi si vendeva soltanto il vino o al massimo uova sode e pane casereccio, che il cliente<br />
inzuppava nel terrano. Gli ospiti potevano portare con sé qualcosa <strong>da</strong> mangiare, che il più delle<br />
volte consisteva in pollo di casa arrosto. A volte il vino veniva ordinato a brente, dette “brentači”<br />
– recipienti in legno per la raccolta dell’uva. <strong>Il</strong> padrone di casa collocava il recipiente sul tavolo, <strong>da</strong><br />
cui gli ospiti attingevano il vino con un mestolo – “šjeferca” e lo versavano nei bicchieri. In seguito<br />
il vino veniva ordinato a quartini (“kvartini”); se il gruppo era numeroso si ordinava a “contratto”<br />
ovvero il vino veniva servito per un’ora di seguito a prezzo forfetario. Le compagnie più numerose<br />
riuscivano a bere <strong>da</strong>i quattro ai cinque litri di vino all’ora.<br />
Per la festa di San Giovanni<br />
Battista (24 giugno) le donne<br />
di Štanjel intrecciano delle<br />
ghirlande per proteggere la<br />
casa <strong>da</strong>lle “disgrazie”.
Arti figurative<br />
Le arti figurative del <strong>Carso</strong>, tra le quali possiamo annoverare la pittura, la scultura e l’architettura,<br />
si sono sviluppate nell’interagire di due forze tra loro contrastanti – la tradizione locale e l’influenza<br />
esterna. Gli stili artistici storici giunsero in questa regione relativamente isolata <strong>da</strong>i grossi centri<br />
urbani, e a volte anche con un certo ritardo. E proprio la presenza di espressioni artistiche come il<br />
romanticismo, il gotico, il rinascimento e il barocco fa sì che una zona così marginale possa inserirsi<br />
nell’ampio contesto artistico e culturale europeo. <strong>Il</strong> <strong>Carso</strong> ha interpretato il pensiero artistico europeo<br />
attraverso la propria tradizione, che è riconoscibile soprattutto per l’uso della pietra, il materiale<br />
più importante tanto nell’edilizia quanto nelle creazioni artistiche, e per le caratteristiche dell’architettura<br />
che, così come l’edilizia popolare, ha saputo a<strong>da</strong>ttarsi al clima e alle forme della natura.<br />
Essendo il <strong>Carso</strong> una regione di passaggio tra il mediterraneo e il mondo alpino, anche l’arte risentì<br />
delle influenze culturali provenienti una volta <strong>da</strong> ovest, un’altra <strong>da</strong> nord-est. In seguito alla suddivisione<br />
politico-amministrativa <strong>da</strong>l medioevo in poi, il centro artistico principale per questa parte del<br />
<strong>Carso</strong> fu Gorizia, città, che già <strong>da</strong> allora gravitava tra l’Europa centrale e il soleggiato sud.<br />
Qui l’arte si esprimeva per la maggior parte nell’architettura sacrale e negli arredi delle chiese (dipinti,<br />
altari...), tanto <strong>da</strong> influenzare l’edilizia popolare che prese ad esempio gli edifici sacri per la<br />
realizzazione delle abitazioni.<br />
La preistoria e l’epoca romana hanno lasciato disseminati su questo territorio numerosi castellieri<br />
e alcuni monumenti romani (vedi Introduzione e quadro storico), mentre gran parte del patrimonio<br />
artistico di queste regioni risale al medioevo e ai periodi successivi.<br />
Del periodo romanico, che coincide con l’alto medioevo, non si sono conservati monumenti particolarmente<br />
importanti, tuttavia possiamo presumere che risalgano a quell’epoca le chiese con<br />
presbiterio a forma semicircolare e navata ortogonale. Ne sono un esempio le rovine della chiesetta<br />
di Santa Caterina/Sveta Katarina sopra Škrbina.<br />
Del periodo successivo al medioevo – il Gotico – si sono conservati soprattutto l’architettura e gli<br />
elementi architettonici, riconoscibili per la forma ogivale e il profilo, mentre esempi di architettura<br />
gotica nell’edilizia abitativa sono riscontrabili per lo più a Štanjel. Lo stile gotico raggiunse i nostri<br />
luoghi <strong>da</strong>ll’interno della Slovenia, ovvero <strong>da</strong>lla Gorenjska, <strong>da</strong> dove proveniva gran parte degli artigiani<br />
edili, che trovarono lavoro nell’area di Gorizia. Anche i nostri più significativi monumenti in<br />
La costruzione in legno<br />
del soffitto a forma<br />
ottagonale nella chiesa di<br />
Sveto poggia su un unico<br />
pilastro.<br />
37
<strong>Il</strong> martirio di San Andrea,<br />
dipinto <strong>da</strong> Tone Kralj nella<br />
chiesa di Gorjansko.<br />
Mensola gotica nell’antica chiesa<br />
di San Giovanni di <strong>Duino</strong><br />
38<br />
stile gotico, le chiese di San Giovanni di <strong>Duino</strong> e di Štanjel, sono riconducibili alla stessa officina,<br />
gestita <strong>da</strong> un capomastro sconosciuto che, in precedenza, aveva realizzato la volta della chiesa<br />
parrocchiale di Kranj (vedi Comunità di Štanjel, San Giovanni di <strong>Duino</strong> e Quadro storico), della<br />
stessa officina è anche il presbiterio della chiesa parrocchiale nella vicina Vipava. A Štanjel i pilastri<br />
della volta gotica non si sono conservati, mentre la chiesa di San Giovanni di <strong>Duino</strong> non solo conserva<br />
la volta, ma anche la plastica architettonica: chiavi di volta, mensole, bal<strong>da</strong>cchini e rosoni.<br />
Le rimanenti chiese in stile gotico sono più piccole, per la maggior parte sono del XV e in parte del<br />
XVI secolo, esternamente sono riconoscibili <strong>da</strong>l presbiterio gotico chiuso sui tre lati e <strong>da</strong>l campanile<br />
a rocca. Un esempio di tale costruzione è la chiesa di San Gregorio/Sveti Gregor sopra Kobdilj,<br />
che ha conservato una volta gotica. Questa forma di campanile, con un’aggiunta per le campane<br />
sopra l’entrata principale, caratterizza anche le piccole chiese lungo il Litorale, costruite nelle successive<br />
epoche artistiche. Nel campo della pittura e della scultura non emergono monumenti gotici<br />
di rilievo.<br />
<strong>Il</strong> periodo artistico successivo – il Rinascimento – sul territorio sloveno non lasciò tracce significative,<br />
anche perché si stava affermando nell’epoca in cui queste terre furono interessate <strong>da</strong>lle<br />
incursioni turche, <strong>da</strong>l protestantesimo, <strong>da</strong>lle guerre tra gli Asburgo e Venezia e altre avversità che<br />
ostacolavano lo sviluppo dell’arte. Tuttavia, questo stile di origine italiana, influenzò, sebbene indirettamente,<br />
la realizzazione di un importante monumento architettonico – la chiesa a pianta ottagonale<br />
di Sant’Egidio/Sveti Tilen a Sveto del 1576 (vedi Comunità di Sveto).<br />
L’arte visse un momento di vera e propria fioritura all’epoca del barocco, nel XVII e soprattutto nel<br />
XVIII secolo, quando vennero costruite o ristrutturate la maggior parte delle chiese. A differenza<br />
del gotico, il barocco goriziano risentì dell’influenza di Venezia, che si allargò anche a Lubiana.<br />
Per quanto riguar<strong>da</strong> l’architettura si assiste al sorgere di numerose chiese ad una navata con volta<br />
barocca, accanto ad esse si elevano alti campanili, di cui molti sono ispirati al campanile di Aquileia<br />
(hanno il caratteristico campanile in stile Aquileia le chiese di Komen, Kobljeglava, Gabrovica...).<br />
<strong>Il</strong> campanile separato <strong>da</strong>lla chiesa è di fattura tipicamente italiana, e riscontrabile in alcune delle<br />
nostre chiese (Volčji Grad, Komen...).<br />
Gli arredi sacri in stile barocco sono riconoscibili attraverso i caratteristici altari in pietra, per la maggior<br />
parte opera <strong>da</strong>lle officine dell’Isontino (per esempio l’officina Lazzarini). La pietra è in ogni caso<br />
il segno distintivo dell’influenza del barocco veneziano nelle nostre regioni. Gli altari in pietra erano<br />
corre<strong>da</strong>ti di dipinti con immagini dei santi, per lo più opere di artisti goriziani, che si sono formati a<br />
Venezia (Antonio Paroli, Johannes Michael Lichtenreit e altri). <strong>Il</strong> più importante esempio di pittura su<br />
muro si trova nella chiesa della Madonna di Obršljan nei pressi di Komen, opera del pittore Giulio<br />
Quaglia (vedi Comunità di Tomačevica). In generale il barocco contrassegnò notevolmente l’arte<br />
Presbiterio nella chiesa della Madonna<br />
di Obršljan con altare barocco in pietra<br />
e affreschi di Giulio Quaglia.
sacra ed è considerato l’ultimo vero stile importante nelle chiese cattoliche. Così anche nel XIX<br />
secolo e più tardi ci sono molte opere che imitano l’arte barocca, sia nelle chiese che nei particolari<br />
architettonici delle case carsiche, nei simboli sacri dei paesi e tra gli artisti popolari.<br />
<strong>Il</strong> periodo <strong>da</strong>l 1800 alla prima guerra mondiale segna nell’arte sacra il periodo dello storicismo,<br />
quando gli artisti imitavano diversi stili antichi, per esempio il barocco, sia nell’ arredo edilizio che<br />
in quello sacro. In quel periodo furono ristrutturate o costruite alcune chiese (Škrbina, Ivanji grad,<br />
Slivia...), vi fu un ritorno all’arredo pittorico degli interni delle chiese seguendo il cosiddetto stile nazareno,<br />
che riprendeva gli elementi caratteristici dei pittori medievali, barocchi e classicisti e li univa<br />
in una totalità riconoscibile (per esempio l’arredo pittorico della chiesa di Komen). A questo periodo<br />
appartiene anche il monumento, tra i più interessanti sul nostro territorio, dedicato al barone Andrej<br />
Čehovin (vedi Comunità Gornja Branica).<br />
La prima metà del XX secolo portò anche nella nostra regione una ventata artistica più moderna.<br />
In questo periodo è attivo Maks Fabiani (vedi Personaggi importanti). Nel clima di rinnovo del dopoguerra<br />
egli ci ha lasciato, oltre al giardino Ferrari di Štanjel e al poliambulatorio di Komen, i piani<br />
urbanistici e di restauro per le frazioni di Brestovica pri Komnu, Medeazza, <strong>Duino</strong> e per altri paesi<br />
distrutti <strong>da</strong>lla guerra. A questo periodo appartiene anche la nuova chiesa di San Giovanni Battista a<br />
San Giovanni di <strong>Duino</strong> (vedi Comunità di Štanjel, Komen e San Giovanni di <strong>Duino</strong>).<br />
Per quanto riguar<strong>da</strong> l’arte sacra del secondo dopoguerra, sono interessanti la ristrutturazione e<br />
l’arredo pittorico della chiesa di Gorjansko, opera di Tone Kralj (vedi Comunità di Gorjansko).<br />
Tuttavia, nel XX secolo non parliamo più di arte sul <strong>Carso</strong>, bensì di “arte carsica”. A questo riguardo<br />
dobbiamo citare Lojze Spacal, di cui il castello di Štanjel ospita una mostra permanente (vedi Comunità<br />
di Štanjel, Škrbina e Personaggi importanti). Questa regione è diventata de facto un luogo<br />
d’arte e fonte di ispirazione per numerosi artisti, che sempre più spesso includono queste terre, fatte<br />
di sassi, nella mappa della tradizione spirituale europea.<br />
Nelle pagine seguenti vi invitiamo a venire con noi alla scoperta dei paesi; il nostro itinerario parte<br />
<strong>da</strong> Štanjel, caratteristico borgo medievale con castello, prosegue verso la vicina Valle del Branica,<br />
quindi sale verso Komen e alla volta del confine di stato con l’Italia. Attraversata la frontiera, ci soffermeremo<br />
prima nei singoli paesi, quindi scenderemo verso Aurisina, Sistiana e il mare; il percorso<br />
si concluderà in un altro importante borgo medievale con castello – a <strong>Duino</strong>.<br />
Segno religioso - opera di un<br />
artista locale del XVIII secolo<br />
(Škrbina).<br />
Presbiterio gotico nell’antica<br />
chiesa di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />
39
1. COMUNITÀ DI ŠTANJEL<br />
Štanjel è un paese relativamente grande sul ciglio nord-orientale dell’Altipiano di Komen, sopra la<br />
Valle di Branik, che si estende verso l’estremità meridionale della Valle del Vipava. <strong>Il</strong> paese è costituito<br />
<strong>da</strong>lla parte medievale che crea il paesaggio del colle Thurn (Paese Superiore) e <strong>da</strong>lla parte<br />
più nuova del paese (Paese Inferiore), che si estende lungo le principali vie di comunicazione per<br />
Komen, Nova Gorica e Sežana. Popolazione: 304 abitanti (anno 2002). Altitudine: 364 m (colle<br />
Thurn).<br />
Come arrivare<br />
Štanjel è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica; <strong>da</strong> essa all’altezza del Paese<br />
Inferiore si dirama la stra<strong>da</strong> per Komen che <strong>da</strong> Štanjel dista 8 km. Autobus di linea collegano il paese<br />
con Nova Gorica, Sežana e Komen. Nella parte bassa del paese, al confine con il paese limitrofo<br />
Kobdilj, c’è la stazione ferroviaria raggiunta <strong>da</strong> treni <strong>da</strong> e verso Nova Gorica e Sežana.<br />
Cenni storici<br />
Štanjel è uno dei paesi più pittoreschi e antichi del <strong>Carso</strong>; è famoso soprattutto per il suo antico<br />
nucleo di origini preistoriche, plasmato con classe e impreziosito <strong>da</strong>ll’immenso valore storico e architettonico<br />
che egli stesso rappresenta. <strong>Il</strong> paese prende nome <strong>da</strong>l suo patrono San Daniele/Sveti<br />
Danijel, anche se fonti antiche lo citano come Sant’Anghelo/Sveti Angel o Arcangelo/Arhangel, che<br />
era il nome del castello. La parte vecchia del paese conserva la caratteristica tipologia carsica delle<br />
costruzioni a schiera, che hanno a tutt’oggi mantenuto l’originale struttura romanica e gotica, con<br />
anguste stradine che confluiscono nelle piccole piazze con pozzi monumentali. I primi insediamenti<br />
risalgono alla civiltà di Hallstatt (prima età del ferro), quando sulla cima del colle Thurn sorse il<br />
primo castelliere. Nell’antichità classica vi si insediarono i romani, che <strong>da</strong> qui non solo godevano<br />
del bellissimo panorama, ma riuscivano anche a controllare il valico naturale tra il <strong>Carso</strong> e la Valle<br />
del Vipava. Nel Medioevo, sui terrazzamenti a solatio, si sviluppò il paese che è stato citato per la<br />
prima volta nell’urbario di Gorizia del 1402, e che nei dintorni era conosciuto come un importante<br />
centro commerciale. Dopo il 1500, in seguito all’estinzione del ramo dinastico dei conti di Gorizia e<br />
la salita al potere degli Asburgo, la sua reputazione commerciale decadde per divenire un’importante<br />
roccaforte militare all’epoca delle guerre con Venezia e delle invasioni turche. Per sostenere<br />
l’impeto turco, alla fine del XV secolo vennero erette imponenti mura di cinta, ma passato il pericolo,<br />
le nuove case e parte del castello furono costruite, per motivi si spazio, a ridosso delle mura e della<br />
torre di difesa. Nel 1508, Štanjel fu per un breve periodo sottomesso ai veneziani. Tra il XVI e il XIX<br />
secolo vi governarono i conti Cobenzl, che fecero del castello la loro residenza, mentre scelsero la<br />
chiesa di Štanjel come tomba di famiglia. Ai membri di questa famiglia aristocratica furono all’epoca<br />
affi<strong>da</strong>ti incarichi molto prestigiosi, e così li troviamo tra gli alti funzionari e rappresentanti diplomatici<br />
degli Asburgo (ad esempio capitani a Trieste e governatori della Carniola/Kranjska), come pure tra<br />
i fon<strong>da</strong>tori dell’Accademia di Bruxelles e di simili istituzioni a Gorizia. Le successive e consistenti<br />
ristrutturazioni del castello, della chiesa e delle mura impressero al paese quell’indelebile impronta<br />
che conserva tuttora.<br />
Durante la prima guerra mondiale, il paese fu occupato <strong>da</strong>ll’esercito austriaco, che nel castello<br />
allestì l’ospe<strong>da</strong>le per gli ufficiali, mentre nella parte bassa del paese si trovavano le postazioni militari,<br />
l’ospe<strong>da</strong>le e il cimitero. Nel periodo tra le due guerre, Štanjel visse un particolare momento di<br />
sviluppo architettonico grazie all’intervento dell’architetto e urbanista Maks Fabiani di Kobdilj, che<br />
<strong>da</strong>l 1935 fu anche sin<strong>da</strong>co del paese (vedi Personaggi importanti). Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale,<br />
il castello e alcune case furono bruciati, il che costrinse gli abitanti ad abbandonare il paese<br />
e a rifugiarsi nei vicini paesi. La ristrutturazione del castello ebbe inizio negli anni sessanta del XX<br />
secolo, e continua tuttora.<br />
<strong>Il</strong> singolare campanile della chiesa di<br />
Štanjel il cui patrono, San Daniele,<br />
diede il nome anche al paese.<br />
7. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL<br />
COMUNE DI KOMEN<br />
41
Da Kobdij entriamo nelle mura di<br />
Štanjel attraverso la Torre delle<br />
porte (Torre di Kobdilj).<br />
<strong>Il</strong> fortificato Štanjel e il castello.<br />
42<br />
Personaggi importanti<br />
JOŽE ABRAM – TRENTAR, (Štanjel 1875 – Lubiana 1938) drammaturgo, traduttore, scrittore di<br />
volumi dedicati alla montagna, promotore culturale ed economico, sacerdote – svolse la sua missione<br />
pastorale a Bovec, Trenta, Novaki, Bilje, Obloke, Most na Soči, Pevma;<br />
KAREL ČIGON, (Štanjel 1848 – Štanjel 1919) scrittore religioso, sacerdote di servizio a Sveti Križ<br />
di Vipava, Črniče, Temnica, Vojščica;<br />
GAŠPER ANDREJ JAKOMINI, (Štanjel 1726 – Graz 1805), imprenditore, cavaliere, membro dei<br />
ranghi provinciali della Štajerska (1770), padre dello scrittore Jožef Andrej Jakomin; <strong>da</strong> lui ha preso<br />
nome un quartiere cittadino e una piazza a Graz (Austria);<br />
JOŽEF ANTON JAKOMIN, (Štanjel 1755 – Nova Cerkev (Strmec) 1830), sacerdote, scrittore religioso,<br />
promotore economico, promotore scolastico, figlio di G.A. Jakomini;<br />
JOŽEF CUSANI, (Šempeter presso Gorizia 1709 – <strong>da</strong>ta della morte sconosciuta) scrittore religioso,<br />
vicario a Štanjel. Autore dell’opera Umirajoči kristjan (Christianus moribondus, 1749) e probabilmente<br />
di un catechismo sloveno.<br />
Curiosità<br />
• <strong>Il</strong> castello è la parte dominante del paese vecchio. La costruzione medievale inizialmente piuttosto<br />
piccola e di proprietà dei conti di Gorizia, all’inizio del XVI secolo fu ereditata <strong>da</strong>gli Asburgo,<br />
e concessa in feudo ai conti Cobenzl. A parte brevi periodi in cui si susseguirono l’occupazione<br />
<strong>da</strong> parte di Venezia e l’entrata in possesso della famiglia Coronini di Kromberk, i conti Cobenzl<br />
governarono Štanjel fino al 1810, quando la famiglia si estinse. In seguito il castello passò nelle<br />
mani di numerose famiglie. Dalle <strong>da</strong>te incise nelle lapidi commemorative e ancora ben conservate,<br />
possiamo dedurre che i conti Cobenzl intrapresero la ristrutturazione del castello nel 1583,<br />
l’aspetto barocco e rinascimentale gli venne <strong>da</strong>to attorno al 1661, mentre otto anni più tardi collegarono<br />
la residenza a due ali alle mura di cinta e al monumentale portale rinascimentale. Durante<br />
la prima guerra mondiale, l’esercito austriaco aveva nel castello l’ospe<strong>da</strong>le per ufficiali. Tra la<br />
prima e la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, su progetto e per merito del sin<strong>da</strong>co Max Fabiani, il castello<br />
fu adibito a centro per le attività sociali; vi trovarono perciò sede il comune, la scuola, la biblioteca,<br />
un ambulatorio medico, mentre nel cortile del castello si organizzavano balli estivi, concerti<br />
e rappresentazioni teatrali. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale fu gravemente <strong>da</strong>nneggiato<br />
<strong>da</strong>ll’Esercito nazionale di liberazione; gli interventi di ristrutturazione ebbero inizio nella secon<strong>da</strong><br />
metà del XX secolo. Nel 1988, nella parte ristrutturata venne inaugurata la galleria d’arte con la<br />
mostra permanete delle opere del famoso pittore e grafico Lojze Spacal (vedi Personaggi<br />
importanti). In questo luogo, al sabato, le giovani coppie si promettono eterna fedeltà;<br />
• la Chiesa parrocchiale di San Daniele/Sveti Danijel fu costruita tra il 1455 e il 1460 al posto<br />
del vecchio edificio e, nonostante le successive ricostruzioni in stile barocco, rappresenta un<br />
monumento chiave dell’architettura gotica sul <strong>Carso</strong>. Elementi tipicamente gotici ancora visibili<br />
all’esterno sono due porte d’entrata e due finestre murate, nonché un cornicione di pilastri esterni<br />
accanto al presbiterio, al quale, nella parte interna alla chiesa, ci introduce una volta ogivale<br />
gotica. La chiesa ha assunto l’attuale aspetto barocco nei secoli XVII e XVIII. Gli altari barocchi<br />
in pietra sono riconducibili all’officina Lazzarini di Gorizia; la più interessante è, senz’ombra di<br />
dubbio, la raffigurazione in altorilievo del castello di Štanjel sulla mensa dell’altare maggiore. Le<br />
due statue lignee di santi sull’altare maggiore sono opera dell’insigne scultore stiriano Johan<br />
Straub. Alla chiesa fu nel 1609 aggiunto il campanile che per la sua incavallatura a forma di limone<br />
è diventato il simbolo di Štanjel. All’esterno e nell’interno si possono vedere le pietre tombali<br />
dei conti Cobenzl e di altre nobili famiglie; sulla facciata della sacrestia si trova un monumento al<br />
vescovo Anton Mahnič, opera di Evgen Guštin;<br />
• casa romanica o casa carsica, rispecchia le caratteristiche architettoniche delle case carsiche<br />
originali, costruite prima in stile romanico e poi in quello gotico. Al pianterreno si trova il<br />
cascinale mentre al primo piano la zona notte e la cucina. Dai tetti partono gocciolatoi in pietra,<br />
che raccoglievano le acque meteoriche e le convogliavano nel pozzo del paese. All’interno è<br />
allestita una mostra etnologica;<br />
• ghiacciaia Le<strong>da</strong>nica o Gle<strong>da</strong>nica – il punto più alto del monte Thurn, dove si trovano i resti
di una torre di avvistamento o di una torre difensiva, <strong>da</strong> cui i romani controllavano il transito verso<br />
l’Italia. A dire il vero questo punto panoramico è oggi nascosto <strong>da</strong>i pini sulla cima e <strong>da</strong>i cedri sul<br />
versante della montagna, tuttavia offre ancora un bellissimo panorama sul territorio sottostante;<br />
• Torre di Kobdilj o Torre delle porte, un tempo parte della villa Ferrari, dove si trova oggi<br />
una galleria d’arte con esposizioni temporanee e souvenir;<br />
• il giardino dei Ferrari sotto l’insediamento fortificato; l’entrata al giardino si trova al di là della<br />
torre di Kobdilj o Torre delle porte. <strong>Il</strong> complesso della villa con il giardino fu realizzato negli anni<br />
venti e trenta sotto la gui<strong>da</strong> dell’architetto Maks Fabiani ed è, per il nostro territorio, il più importante<br />
allestimento di un parco nel periodo tra le due guerre. <strong>Il</strong> proprietario del complesso, Enrico<br />
Ferrari, medico di Trieste e cognato di Maks Fabiani, acquistò maggior parte degli edifici a schiera<br />
sopra il parco, ed alcuni altri appartenenti ad un altro complesso in linea. Fabiani ristrutturò le<br />
case, ma senza l’apporto di modifiche alle parti che <strong>da</strong>vano sulla stra<strong>da</strong>. <strong>Il</strong> riattamento delle case<br />
contadine trasformandole in ville rappresentò una novità concettuale nel campo dell’architettura<br />
europea. La zona verde della casa è strutturata come una villa di campagna con giardino. Lo<br />
stesso giardino, la cui costruzione a terrazzamenti riproduce la struttura di Štanjel, forma un insieme<br />
armonico con il paesaggio circostante. Oltre alle aiuole di verdure e fiori, alle piante verdi e<br />
agli alberi, alle pergole, al campo delle bocce, ai punti panoramici e al padiglione una particolarità<br />
del giardino è la piscina, alimentata <strong>da</strong> un sistema idrico che raccoglieva le acque meteoriche<br />
<strong>da</strong>lla collina di Štanjel. Lo stesso sistema idrico riforniva d’acqua anche gli ambienti all’interno<br />
della villa. Purtroppo, questo acquedotto fu distrutto durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, così<br />
come alcune case e la torre, che chiudeva l’intero complesso nella parte nord-est. La villa e il<br />
giardino hanno anche un accesso privato, formato <strong>da</strong> un sentiero che abbraccia la collina di<br />
Štanjel e termina con una porta in ferro battuto con il monogramma del proprietario. Dal giardino<br />
Ferrari e <strong>da</strong>l sentiero alberato il visitatore può godere di una bellissima vista sulla valle del Branica,<br />
negli ultimi tempi il parco è diventato il posto preferito degli innamorati, che sul ponticello<br />
veneziano mettono alla prova il loro amore;<br />
• il cimitero militare austro-ungarico che si trova nella parta bassa del paese, non lontano <strong>da</strong>lla<br />
linea ferroviaria, è molto trascurato, tuttavia è ancora un ricordo dei giovani ragazzi austro-ungarici<br />
che persero la vita in battaglia. Si sono conservate due lapidi all’entrata e un monumento<br />
collettivo più grande. <strong>Il</strong> complesso fu realizzato <strong>da</strong>ll’architetto Joseph Ullrich, tenente maggiore<br />
dell’esercito imperiale; vi collaborò anche Maks Fabiani;<br />
• hotel Miramonti, nella parte bassa del paese; costruito per coprire le necessità della linea<br />
ferroviaria Trieste-Gorizia-Jesenice-Villach; in seguito, Fabiani lo trasformò in albergo per i clienti<br />
triestini. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale offriva protezione ai sol<strong>da</strong>ti, dopo la guerra in esso<br />
fu allestita prima una fabbrica di giocattoli (soprattutto bambole di carta) e in seguito, fino al 1999,<br />
vi ha trovato sede la locale scuola elementare. Oggi ancora una volta aspetta che gli venga restituita<br />
la funzione alberghiera di un tempo;<br />
• Sede sociale sulla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica. Lo stabile fu costruito durante il<br />
fascismo, su progetto di Maks Fabiani, come sede del Dopolavoro, in cui i fascisti italiani e gli<br />
abitanti del luogo avrebbero potuto trascorrere il loro tempo libero. Oggi è la sede sociale per gli<br />
abitanti del luogo;<br />
• manufatti realizzati durante il corso di scultura per studenti nel 1969 e nel 1970 che possiamo<br />
osservare all’entrata di Štanjel e nel Giardino Ferrari;<br />
• piazza principale inferiore con cappella votiva, pesa pubblica e lapide in memoria dei<br />
caduti della secon<strong>da</strong> guerra mondiale;<br />
• idrovora di Podlasi interessante esempio di archeologia industriale: l’idrovora risale ai tempi<br />
della costruzione della linea ferroviaria, che raggiunse Štanjel nel 1906. A Podlasi si prendeva<br />
l’acqua <strong>da</strong>l fiume Branica; qui è stato costruito in piccolo bacino artificiale, <strong>da</strong> cui l’acqua veniva<br />
convogliata fino alla stazione ferroviaria, dove c’era una cisterna per l’acqua <strong>da</strong> 1000 cubi (al<br />
suo interno si trova oggi una cantina privata di vino spumante terrano). Da qui l’acqua scorreva<br />
a caduta libera fino ai binari della ferrovia. L’acqua veniva utilizzata per la locomotiva a vapore.<br />
A Podlasi conduce una stra<strong>da</strong> bianca, che a 1 km <strong>da</strong> Štanjel (in direzione di Nova Gorica) si<br />
dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Štanjel – Nova Gorica; il sentiero continua verso Spodnja Branica<br />
(l’idrovora si trova nelle immediate vicinanze dell’incrocio per Šmarje, Čipnje e Dolanci);<br />
<strong>Il</strong> giardino Ferrari, di cui sono<br />
caratteristici la piscina con<br />
isoletta e il ponticello in stile<br />
veneziano, opere di Max<br />
Fabiani (Štanjel).<br />
Dalla casa carsica l’acqua<br />
piovana veniva convogliata nel<br />
pozzo del paese per mezzo di<br />
gocciolatoi in pietra (Štanjel).<br />
43
44<br />
Scala esterna in pietra<br />
(Štanjel).<br />
• Sentiero Fabiani – rete di percorsi turistici <strong>da</strong> Štanjel a Kobdilj, <strong>da</strong> cui si possono osservare<br />
tutte le curiosità naturali e culturali poc’anzi descritte. (Segui le indicazioni stra<strong>da</strong>li)<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nella parte vecchia del paese ci sono diversi appartamenti, una piccola trattoria, nel castello un<br />
buffet e un centro di informazioni per turisti. Nella Torre di Kobdilj o Torre alle porte si trova una<br />
galleria d’arte con esposizioni temporanee e vendita di souvenir. Nella parte bassa del paese<br />
si trova una grande trattoria, due negozi, la posta, un parrucchiere, la stazione ferroviaria, un<br />
distributore di benzina e un bancomat.<br />
Altre curiosità<br />
• gli abitanti dei paesi vicini chiamavano scherzosamente la gente di Štanjel “špagarji”, che<br />
avrebbe due significati: il primo, in quanto a servizio dei castellani, aiutavano i signori a catturare<br />
i rivoltosi; il secondo, perchè si legavano i pantaloni con una cor<strong>da</strong> detta “špaga”;<br />
• per la festa di San Giovanni/Sveti Ivan, il 24 giugno, le donne di Štanjel intrecciano coroncine<br />
di borracina – croci di San Giovanni, che in quel periodo fiorisce di giallo. Le ghirlande vengono<br />
poi appese alla porta di casa per proteggerla <strong>da</strong>lle disgrazie. Quest’usanza è stata reintrodotta<br />
alcuni anni fa <strong>da</strong>lla Società turistica di Štanjel;<br />
• la festa più grande di Štanjel si svolge la prima domenica di ottobre, il giorno di Nostra Signora<br />
del Rosario, alla quale è dedicato uno degli altari laterali della chiesa. In quest’occasione, un<br />
tempo, si svolgeva la più grande delle quattro fiere di Štanjel;<br />
• nei pressi di Štanjel c’è la cava Melišče, dove si ricava la ghiaia per le strade e per l’edilizia<br />
(diramazione <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica, a 1,5 km <strong>da</strong> Štanjel);<br />
• nella parte occidentale di Štanjel si trova la dolina Stočajnik dove, secondo testimonianze orali,<br />
gli sgherri dei conti torturavano le persone che a loro volta gemevano per il dolore (gemere =<br />
stokati), mentre vicino a Stočajnik, a Zagavga, sembra impicassero le persone. Tra Štanjel e<br />
Kobjeglava invece, a Merce, si misuravano le decime.<br />
2. COMUNITÀ DI KOBDILJ<br />
Kobdilj è un paese raccolto sul margine nordorientale del <strong>Carso</strong> di Komen, attiguo al borgo medievale<br />
Štanjel. <strong>Il</strong> paese si suddivide in Kobdilj inferiore, che si trova ai margini delle strade regionali<br />
Sežana – Nova Gorica e Kobdilj – Vipava, e poco più in alto, Kobdilj superiore che si estende su un<br />
terrazzamento a solatio del monte Gradišče (406 m) che a sua volta, con il monte Sveti Gregor e il<br />
monte Thurn, forma l’ultima propaggine del ciglione carsico. Popolazione: 194 abitanti (anno 2002)<br />
Altitudine: <strong>da</strong>i 300 ai 406 m.<br />
Come arrivare<br />
Lungo la parte più nuova del paese scorre la stra<strong>da</strong> regionale Sežana – Nova Gorica, che all’inizio<br />
del paese, venendo <strong>da</strong> Sežana, si dirama verso la parte vecchia di Kobdilj per continuare attraverso<br />
la valle del Raša fino a Vipava. All’altezza del nucleo storico di Kobdilj inferiore si dirama, a sinistra,<br />
la stra<strong>da</strong> locale per Kobdilj superiore. Da qui parte anche la stra<strong>da</strong> bianca che conduce alla parte<br />
superiore di Štanjel (il Sentiero Fabiani). Autobus di linea collegano il paese con Nova Gorica, Vipava<br />
e Sežana; una linea ferroviaria effettua collegamenti con Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
A Kobdilj superiore si trovano i resti di un castelliere - antica colonia fortificata, il che comprova la<br />
presenza di insediamenti già al tempo delle comunità preistoriche. Nella storia del paese, l’impronta
più significativa fu lasciata <strong>da</strong>lla famiglia dei Fabiani, presente in questi luoghi a partire <strong>da</strong>l XVII secolo.<br />
Essi si occupavano di agricoltura, per lo più di viticoltura e bachicoltura; in particolare furono<br />
famosi per la produzione del vino pikolit. La loro ricchezza è tuttavia legata alla vendita dell’acqua,<br />
in quanto a Kobdilj possedevano una tra le rare inesauribili fonti d’acqua. Qui sorse attorno al 1792<br />
la loro casa, allorché Janez Fabiani si sposò con Teresa Pavlič della Valle del Vipava (Cesta). La<br />
proprietà passò in eredità al figlio maggiore Anton, che sposò l’aristocratica triestina Charlotte von<br />
Kofler; <strong>da</strong>l loro matrimonio nacquero quattordici figli, tra cui il famoso architetto, urbanista e inventore<br />
Maks Fabiani (vedi capitolo: personaggi importanti). La sua casa nativa a Kobdilj si trasformò in<br />
una vera e propria residenza di campagna, che con la sua posizione e gli edifici monumentali dominava<br />
tutto il paese. La vita dei Fabiani, l’appellativo familiare “Serzentovi” è del XIX secolo, è stata<br />
narrata <strong>da</strong> Renato Ferrari nel romanzo <strong>Il</strong> Gelso dei Fabiani (Murva Fabianijevih), che è soprattutto<br />
la storia d’amore dei genitori di Maks Fabiani. A Kobdilj nacque inoltre, nel 1850, il vescovo Anton<br />
Mahnič (vedi sopra: Personaggi importanti). <strong>Il</strong> paese fu parzialmente distrutto <strong>da</strong>i tedeschi durante<br />
la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, gli abitanti furono costretti all’esilio.<br />
Personaggi importanti<br />
MAKS FABIANI, (Kobdilj 1865 – Gorizia 1962, sepolto a Kobdilj), architetto, urbanista, professore,<br />
autore di scritti tecnico-scientifici e letterari, inventore, sin<strong>da</strong>co di Štanjel (1935 – 1945). (Vedi Personaggi<br />
importanti);<br />
ANTON MAHNIČ, (Kobdilj 1850 – Zagabria 1920, sepolto a Krk): vescovo, dottore in teologia, professore,<br />
scrittore, critico; una tra i personaggi più importanti nell’ambiente culturale, politico ed religioso<br />
sloveno della fine del XIX secolo, dopo il 1897 anche croato. (Vedi Personaggi importanti).<br />
STANKO BUNC, (Kobdilj 1907 – Kranj 1969) linguista, lessicografo, poeta, pubblicista, bibliotecario,<br />
autore di numerosi manuali e testi di grammatica e, inoltre, del Vocabolario dei forestierismii<br />
(Slovar tujk), ristampato più volte.<br />
Curiosità<br />
• piazza di Kobdilj inferiore: <strong>da</strong>l punto di vista urbanistico è una piazza pittoresca,<br />
a pianta triangolare, su cui domina la presenza di tre “spahnjence”,<br />
(focolari-cucina che si protendono verso l’esterno rispetto al corpo della<br />
casa) e sopra di esse gli imponenti camini;<br />
• villa dei Fabiani a Kobdilj superiore – “Serzentova domačija” al numero<br />
39, realizzata in più fasi a partire <strong>da</strong>l 1792 e terminata <strong>da</strong> Maks Fabiani. <strong>Il</strong><br />
complesso della villa di campagna, costituito <strong>da</strong> più unità abitative con annessi<br />
cascinali, inglobava al suo interno anche una serra e un ricco giardino<br />
d’inverno; la sua posizione dominante e i suoi edifici monumentali le conferiscono<br />
una suggestiva maestosità. L’emblema della casa e della famiglia<br />
è un gelso secolare, proclamato monumento naturale e considerato il più<br />
grande esemplare della specie esistente in Slovenia; <strong>da</strong>l cortile esso sembra<br />
sfi<strong>da</strong>re il tempo, malgrado gli edifici circostanti siano stati minati e bruciati<br />
durante la guerra e in seguito ristrutturati solo in parte. La proprietà non è<br />
aperta al pubblico;<br />
• la sorgente d’acqua continua ai margini della proprietà dei Fabiani non si prosciuga nemmeno<br />
nei mesi più secchi mesi estivi. Sebbene un tempo i Fabiani vendessero l’acqua, Maks<br />
Fabiani, in qualità di sin<strong>da</strong>co, si preoccupò di fare della fonte un bene pubblico (la sorgente è<br />
raggiungibile percorrendo una stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti alla villa dei Fabiani);<br />
• resti di un’antica colonia fortificata - castelliere sulla cima del monte Gradišče, dove si<br />
trovano due castellieri preistorici, tra loro separati <strong>da</strong> una piccola dolina, ma con un unico bastione;<br />
• cimitero del paese sul monte tra Štanjel e Kobdilj, dove accanto alla gente di Kobdilj, Štanjel e<br />
Lukovec, sono sepolti nella tomba di famiglia i membri della famiglia Fabiani. Nel cimitero si trova<br />
la chiesetta tardo gotica di San Gregorio/sveti Gregor, costruita negli anni 1463-64, impreziosita<br />
“Spahnjenca” sulla piazza<br />
principale a Kobdilj inferiore.<br />
<strong>Il</strong> cimitero della chiesa di San<br />
Gregorio con il campanile<br />
a rocca, il tetto in lastre di<br />
pietra e il rilievo di una testa<br />
di pastore (Kobdilj).<br />
45
<strong>Il</strong> famoso gelso nella proprietà<br />
dei Fabiani a Kobdilj.<br />
46<br />
<strong>da</strong> un portale gotico e <strong>da</strong> un campanile a rocca. Nella parte esterna del presbiterio si trova infissa<br />
nel muro una testa scolpita, che rievoca la storia del pastore che, morso <strong>da</strong> un serpente, si salvò<br />
solo grazie alle preghiere;<br />
• il Sentiero Fabiani - rete di percorsi turistici <strong>da</strong> Štanjel a Kobdilj che collega tutti i punti<br />
di interesse già citati e le particolarità naturali e culturali di entrambi i paesi. A metà stra<strong>da</strong> tra i<br />
paesi, sopra il cimitero militare, l’escursionista può riposarsi sulle panchine di Fabiani e visitare<br />
la cappella della Madre di Dio;<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese una proprietà dispone di più alloggi per pernottamenti. A Kobdilj superiore è aperta una<br />
galleria con giardino.<br />
Altre curiosità<br />
• La gente di Kobdilj è conosciuta nei paesi vicini col nome di “rogovilci” (<strong>da</strong> rogovilež = agitatore),<br />
in quanto causavano spesso notevoli malumori tra la gente dei paesi vicini.<br />
3. COMUNITÀ DI GORNJA BRANICA (Koboli, Večkoti, Čehovini, Dolanci, Kodreti,<br />
Trebižani)<br />
La valle superiore di Branik chiude il versante nord dell’Altipiano carsico, dove si eleva fino a 80-<br />
100 m sul livello del mare, e continua verso il versante sud della Valle del Vipava ovvero verso i colli<br />
di Vipava. A differenza del <strong>Carso</strong>, la valle di Branik è caratterizzata <strong>da</strong> un terreno argilloso, intessuto<br />
<strong>da</strong> numerosi piccoli e grandi corsi d’acqua, che confluiscono gradualmente nel torrente Raša e nel<br />
fiume Branica. Nella parte superiore la valle Branica penetra nella valle Raša, a struttura tettonica,<br />
intagliata nella superficie calcarea. La valle Raša è molto stretta e incisa <strong>da</strong>i 150 ai 200 m di profondità.<br />
La comunità di Gornja Branica è composta <strong>da</strong> sei villaggi e un piccolo abitato, che essendo<br />
situati sul versante meno fertile dei colli circostanti, hanno destinato alla coltivazione le zone fertili<br />
alle sponde dei fiumi Raša e Branica.<br />
I paesini raccolti Koboli e Večkoti si trovano in prossimità del torrente Raša, che attraverso una<br />
stretta gola scorre tra le ripide pareti del monte Kobol e del monte Večkoti, per aprirsi nell’ampia<br />
valle di Branik. Nel mezzo della campagna il fiume Raša sbocca nel fiume Branica che, rinforzato<br />
con altri piccoli torrenti, confluisce verso Spodnja Branica e nel fiume Vipava. <strong>Il</strong> paese di Koboli è<br />
attraversato <strong>da</strong> una sorgente, che nel mezzo del paese funge <strong>da</strong> abbeveratoio per gli animali. I<br />
paesi distano <strong>da</strong> Štanjel 5 km, <strong>da</strong> Komen 13 km.<br />
Popolazione: Koboli – 20 abitanti (anno 2002). Altitudine: 176 m Popolazione: Večkoti – 8 abitanti<br />
(anno 2002). Altitudine: 176 m.<br />
Leggermente più grande è il paesino di Čehovini, che troviamo poco distante <strong>da</strong> Večkoti. Ad ovest<br />
del paese si trova, ma non sempre, il ruscello Suhi, mentre ad est il Gorjanšček, che sboccano<br />
nel fiume Raša. Ad est del paese confluiscono nel fiume Branica i ruscelli Bezjakovec, Farjevec e<br />
Rehelica. Al paese appartiene anche una sorgente, che scorre in un abbeveratoio un tempo ad uso<br />
degli animali. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong> Štanjel 5,5 km, <strong>da</strong> Komen 13,5 km.<br />
Popolazione: 61 abitanti (anno 2002). Altitudine: 176 m.<br />
Nella parte alta della valle di Branik, a 1,5 km <strong>da</strong> Čehovini, si trova il paesino raccolto Trebižani<br />
<strong>da</strong> dove, a sud-ovest, ossia sulle Komarče, scaturisce la principale fonte del fiume Branica. Prima<br />
del villaggio la stra<strong>da</strong> si dirama per Erzelj. A metà stra<strong>da</strong> tra Čehovini e Trebižani, a Grabnovec, la<br />
stra<strong>da</strong> si dirama verso Kodreti e Dolanci per continuare verso Spodnja Branica. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong><br />
Štanjel 7 km, <strong>da</strong> Komen 15.
Popolazione: 14 abitanti (anno 2002). Altitudine: 190 m.<br />
Kodreti è il primo paese sulla stra<strong>da</strong> locale per Branica Inferiore, presso il ruscello Podlukovnik, che<br />
più in basso sbocca nel fiume Branica; il villaggio rappresenta il centro di Gornja Branica. Secondo<br />
una testimonianza popolare il paese deve il nome alla famiglia Kodre, che si trasferì nel villaggio<br />
più di cento anni prima, ma che tuttavia si estinse nel corso degli anni. Del paese fa anche parte il<br />
piccolo abitato di Kovači, che si trova sulla stra<strong>da</strong> regionale Kobdilj – Vipava, tra i paesi di Čehovini<br />
e Trebižani. Da Štanjel dista 7 km, <strong>da</strong> Komen 15 km.<br />
Popolazione: 38 abitanti (anno 2002). Altitudine: 186 m.<br />
Poco lontano <strong>da</strong> Kodreti troviamo l’ultimo paesino di Gornja Branica Dolanci. Tra i paesi di Kodreti e<br />
Dolanci scorre il ruscello Grnščak, che si prosciuga raramente e sbocca nel fiume Branica. <strong>Il</strong> paese<br />
dista <strong>da</strong> Štanjel 7,5 km, <strong>da</strong> Komen 15,5 km.<br />
Popolazione: 18 abitanti (anno 2002). Altitudine: 170 m.<br />
Come arrivare<br />
I paesi di Koboli, Večkoti, Čehovini, il piccolo abitato di Kovač e Trebižani sono raggiungibili <strong>da</strong>lla<br />
stra<strong>da</strong> regionale Kobdilj – Vipava; <strong>da</strong> essa, all’altezza di Kodreti e Dolanci, si dirama la stra<strong>da</strong> locale<br />
in direzione di Čehovini per poi continuare in direzione di Spodnja Branica fino a Branik. Dopo Dolanci<br />
c’è la diramazione per Gabrije, mentre dopo quattro chilometri c’è la diramazione per Šmarje<br />
nella Valle del Vipava e la stra<strong>da</strong> bianca verso Štanjel (2 km). Durante l’anno scolastico un autobus<br />
collega i paesi con Sežana e Vipava.<br />
Cenni storici<br />
Le origini dei paesi di Branica Superiore si sono purtroppo perse nel tempo, si presume comunque,<br />
che ne detenevano il potere i conti di Gorizia. Nell’urbario di Gorizia si nomina Branica per la prima<br />
volta nel 1200 in relazione a San Ulderico/sveti Urh di Branica (l’odierna Branik), in un secondo<br />
momento incontriamo questo nome negli urbari di Rosazzo, attorno il 1240. Non sappiamo tuttavia<br />
quando il monastero benedettino di Rosazzo ottenne i grandi possedimenti a Branica presso<br />
Rihemberk. Purtroppo non sappiamo neppure quale influenza ebbe sullo sviluppo del paese la<br />
famiglia aristocratica Lantieri, che <strong>da</strong>l XVI secolo possedeva il castello nel vicino Branik (un tempo<br />
Rihenberk). In passato i paesi di Gornja Branica appartenevano a quatto comuni catastali (Gabrje,<br />
Erzelj, Štjak, Štanjel) e parrocchie, sotto tre governatorati regionali (Gorizia, Postojna e Sežana)<br />
e sotto due diocesi (diocesi di Lubiana e decanato di Vipava), il che dimostra la sua posizione di<br />
territorio di confine. Con lo sviluppo dell’agricoltura nell’alto medioevo divennero famosi anche gli<br />
abitanti della Valle della Branica; in particolare si distinsero nella viticoltura e nella produzione vinicola<br />
(sono conosciuti per la produzione di un gustoso vino bianco), oltre che nella frutticoltura in<br />
particolare di mele e prugne. Fecero molti gua<strong>da</strong>gni con la vendita di prugne sbucciate e seccate.<br />
In base ai molti mulini abbandonati e diroccati lungo il fiume Branica (un tempo fino a quattro),<br />
possiamo dedurre che una fonte di gua<strong>da</strong>gno importante era legata anche all’attività molitoria.<br />
Questi paesi in parte risentirono anche delle conseguenze dovute alle guerre mondiali; durante<br />
la prima guerra mondiale i sol<strong>da</strong>ti avevano qui la loro residenza e l’ospe<strong>da</strong>le; durante la secon<strong>da</strong><br />
guerra mondiale la popolazione visse gli orrori del genocidio fascista e nazista. Nel periodo tra le<br />
due guerre fu il banditismo a causare i maggiori <strong>da</strong>nni, che insidiavano la popolazione lungo la gola<br />
del torrente Raša.<br />
Personaggi importanti<br />
• ANDREJ ČEHOVIN, (Dolanci 1810 – Baden presso Vienna 1855), ufficiale dell’esercito austriaco<br />
e barone (Vedi sopra: Personaggi importanti).<br />
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale di Santa Caterina/sveta Katarina a Kodreti. Inizialmente la chiesa si<br />
Ponte sul torrente Raša a<br />
Koboli.<br />
47
48<br />
Chiesa parrocchiale di<br />
Gornja Branica (Santa<br />
Caterina a Kodreti).<br />
A causa dei passaggi <strong>da</strong>l<br />
<strong>Carso</strong> alla valle di Vipava e<br />
al conseguente mutamentio<br />
della pavimentazione in pietra,<br />
l’architettura della valle della<br />
Branica è riconoscibile anche<br />
<strong>da</strong>l colore della pietra, che è<br />
più scuro (Lisjaki).<br />
trovava nelle vicinanze del monte Lukovnik (consacrata nel 1518); in seguito alla riforma della<br />
chiesa voluta <strong>da</strong> Giuseppe II essa venne chiusa e abbattuta. La secon<strong>da</strong> chiesa fu realizzata<br />
nel 1805 a Dolanci ma, secondo testimonianze orali, venne profanata, in quanto al suo interno<br />
si verificarono atti di violenza e spargimento di sangue. Così, nel 1879, a Kodreti venne costruita<br />
la nuova chiesa di Santa Caterina, nel 1896 fu ampliata e venne aggiunto un campanile<br />
con tre campane. L’interno della chiesa è arricchito <strong>da</strong> tre altari: il maggiore è dedicato alla<br />
vergine e martire Santa Caterina di Alessandria, mentre i due laterali sono dedicati alla Santa<br />
Croce e alla Madre di Dio. La chiesa è abbellita anche <strong>da</strong> dipinti alle pareti del presbiterio raffiguranti<br />
i Santi e il simbolo dello Spirito Santo. Sul soffitto della navata si trova il dipinto della<br />
Resurrezione di Cristo;<br />
• il monumento al barone Andrej Čehovin fu eretto a Dolanci nel 1898 ed è opera dello scultore<br />
A. Bitežnik, dello scalpellino B. Bitežnik e dell’architetto M Fabiani. Nel 1926 gli abitanti del<br />
luogo lo nascosero ai van<strong>da</strong>lismi dei fascisti, nel 1987 fu nuovamente restaurato e collocato<br />
sul luogo originale;<br />
• diverse lapidi commemorative in ricordo del Movimento di liberazione nazionale<br />
(NOB): lapide commemorativa collocata ai piedi del monte Štjak presso Trebižani (ricor<strong>da</strong> il<br />
raduno della prima unità partigiana del Litorale, il 28.8.1941), lapide commemorativa a Koboli<br />
(ricor<strong>da</strong> il punto del primo incontro degli abitanti con le unità partigiane il 28.8.1941), lapide<br />
commemorativa <strong>da</strong>vanti all’abitato di Koboli ai piedi del monte Štjak (ricor<strong>da</strong> gli ostaggi caduti<br />
nel 1943), lapide commemorativa a Kalanke nei pressi di Dolanci (ricor<strong>da</strong> l’assemblea antifascista<br />
del 30 luglio 1944) e il monumento nel cimitero di Kodreti (ai caduti nel Movimento di<br />
liberazione nazionale, alle vittime del fascismo e ai caduti nell’esercito italiano);<br />
• segni religiosi – colonne votive a Čehovini con statua della Madre di Dio di Lourdes, nel<br />
punto “Popotniki” (sul sentiero <strong>da</strong> Dolanci al confine con l’abitato di Erzelj) con la Madonna di<br />
Castelmonte, all’incrocio presso la deviazione per Dolanci con i Santi Cirillo e Metodio, piccola<br />
cappella a Trebižani e colonna votiva sulla cima del monte Kobol dedicata alla Madonna.<br />
Altre curiosità<br />
• i paesani celebrano la festa di Santa Caterina il 25 novembre, quando Santa Caterina avrebbe<br />
portato un coltello per la macellazione del maiale. La festa più grande del paese viene organizzata<br />
il giorno dell’Ascensione, 40 giorni dopo Pasqua. Secondo testimonianze orali, questo<br />
giorno coincideva con la fine della “fame di Branik”, in quanto si cominciava a cogliere le ciliege<br />
e negli orti cominciava a crescere la verdura;<br />
• la zona è rinomata per la bellezza del suo paesaggio, che si realizza attraverso la presenza<br />
di numerosi boschi, di ruscelli e sorgenti d’acqua (ad es. la sorgente termale di “Lenišče” nei<br />
pressi di Dolanci), che offrono esperienze indimenticabili in simbiosi con l’ambiente naturale.<br />
4. COMUNITÀ DI LISJAK (Lisjaki, Čipnje)<br />
La comunità di Lisjaki è composta <strong>da</strong>i paesi Lisjaki, piccolo paesino raccolto sul versante soleggiato<br />
della valle di Branik, ai piedi del monte carsico Gora (cima Lukovska Škratlevica 434 m) con l’abitato<br />
di Zalisjak, e Čipnje che si trova nella conca di Branik all’uscita <strong>da</strong>lla gola del fiume Branica,<br />
il quale a sua volta prosegue il suo corso nell’ampia valle di Branik fino a Spodnja Branica. Čipnje<br />
si trova mezzo chilometro prima di Lisjaki, venendo <strong>da</strong> Štanjel. Sotto Čipnje i ruscelli Lahovski e<br />
Režilske si immettono nel fiume Branica <strong>da</strong>lla destra mentre <strong>da</strong>lla sinistra, al di sotto di Melišča, il<br />
torrente Lisičk. Quest’ultimo si trova anche sulla parte orientale di Lisjaki.<br />
Popolazione: Lisjaki – 50 abitanti(anno 2002). Altitudine: 135 m.<br />
Popolazione: Čipnje – 16 abitanti (anno 2002). Altitudine: 140 m.
Come arrivare<br />
Lisjaki e Čipnje sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Nova<br />
Gorica-Sežana nei pressi di Branik e si collega alla stra<strong>da</strong> regionale Manče-Kobdilj nei pressi di<br />
Čehovini. Dalla stra<strong>da</strong> regionale Sežana-Nova Gorica si dirama, ad 1 km <strong>da</strong> Štanjel (in direzione<br />
Nova Gorica), una stra<strong>da</strong> bianca che porta fino all’incrocio per Šmarje, Dolanci e Spodnja Branica.<br />
Durante il periodo di scuola, un autobus collega i paesi con Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
A nord di Čipnje, sul monte Ojstri vrh, gli archeologi hanno rinvenuto un tumulo preistorico largo<br />
25 m e alto 2 m, ciò dimostra che le prime popolazioni si insediarono sul territorio già nella preistoria.<br />
In cima all’altura Krištangrad, nella parte est di Čipnje, ci sono le rovine di un vecchio castello. A<br />
Lisjaki, un tempo, si trovava una grande villa di campagna di proprietà della famiglia Lisjak; <strong>da</strong> essa<br />
sono state, successivamente, ricavate tre unità abitative (ai numeri 1, 2 e 3). <strong>Il</strong> suo ricco passato si<br />
riflette anche nella struttura architettonica delle case con facciate affrescate.<br />
Curiosità<br />
• immagini sulla casa al numero 2, del XVIII secolo, raffiguranti la Crocifissione e Sant’Antonio.<br />
Altre curiosità<br />
• Zavivalca, luogo sul fiume Branica. Mezzo chilometro prima di Čipnje (venendo <strong>da</strong> Štanjel).<br />
Spazio ricreativo per piccoli giochi e sport, come nuotare nel fiume Branica, arrampicarsi sulla<br />
roccia e passeggiare nei dintorni;<br />
• Secondo una tradizione orale, presso il castello di Krištangrad i sudditi disubbidienti venivano<br />
rinchiusi in botti di legno, gettati giù <strong>da</strong>lla collina e quindi bruciati nella caverna – “Buča peč”<br />
che si trova tra Krištangrad e Podlasi, di fronte a Zavivalca.<br />
Crocifissione, alla parete<br />
di una ex proprietà<br />
contadina.<br />
49
Cappella di ringraziamento, proprietà<br />
della famiglia Turk di Lukovec.<br />
50<br />
5. COMUNITÀ DI LUKOVEC<br />
Lukovec è un piccolo paese raccolto, sul versante settentrionale dell’Altipiano di Komen. <strong>Il</strong> paese è<br />
situato ai margini dell’ampia valle carsica che poggia a ridosso del riparato versante sud del rilievo<br />
Martinca che, con la Škratljevica (434 m) a nord-est e il Brdo a nord-ovest, protegge il paese e la<br />
valle <strong>da</strong>lla bora.<br />
Popolazione: 48 abitanti (anno 2002). Altitudine: 376 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla ripi<strong>da</strong> stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Sežana-<br />
Nova Gorica, 2 km prima di Štanjel (in direzione di Nova Gorica). <strong>Il</strong> paese dista 2 km <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong><br />
regionale. Una stra<strong>da</strong> bianca collega Lukovec a Kobjeglava e sul Grižnik.<br />
Cenni storici<br />
Secondo la tradizione orale, la nascita del paese risale al medioevo, quando in queste zone governavano<br />
i conti Lantieri, i quali avevano la loro residenza nel castello di Rihemberk, l’attuale Branik.<br />
<strong>Il</strong> primo villaggio di tre case si trovava nel piccolo abitato di “Majerija”, ossia a 300 metri <strong>da</strong>ll’attuale<br />
paese. In seguito i proprietari di queste case si trasferirono nell’attuale Lukovec. Al tempo della<br />
costruzione della linea ferroviaria Sežana-Nova Gorica, ai lavori parteciparono molti paesani, sfruttando<br />
a tale scopo le vicine cave. Gli abitanti del luogo sopravvissero alla prima guerra mondiale<br />
come profughi, per la maggiore in Austria, altri invece nelle regioni vicine. Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />
mondiale la posizione riparata della zona favorì l’insediarsi di numerose unità partigiane, per cui<br />
il paese venne anche bruciato il 26.9.1943.<br />
Curiosità<br />
• segno religioso - cappella in onore della Madre di Dio, qualche chilometro prima del paese,<br />
di proprietà della famiglia Turk. La piccola cappella fu costruita nel 1911 <strong>da</strong>lla famiglia Marc,<br />
che non aveva eredi, e perciò ospitò nella loro casa i giovani sposi della famiglia Turk. La cappella<br />
fu costruita per ringraziare la continuità della stirpe e nella speranza che la nuova famiglia<br />
desse alla luce dei figli;<br />
• la piccola campana del paese un tempo invitava alle devozioni di maggio, mentre oggi annuncia<br />
la morte di qualche abitante del luogo.<br />
Altre curiosità<br />
• Grazie al bellissimo panorama sul paesaggio circostante e alla natura incontaminata, il paese<br />
è la meta preferita per passeggiate e giri in bicicletta.<br />
Pozzo in pietra nel cortile<br />
di un’abitazione a Lukovec.
6. COMUNITÀ DI HRUŠEVICA<br />
Hruševica è un paese di media grandezza e a struttura raccolta; situato nella parte orientale del<br />
<strong>Carso</strong> di Komen tra Štanjel e Tupelče; distanza <strong>da</strong> Štanjel 2,5 km, <strong>da</strong> Komen 7 km.<br />
Popolazione: 127 abitanti (anno 2002). Altitudine: 293 m.<br />
Come arrivare<br />
Hruševica è raggiungibile <strong>da</strong> due diramazioni <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Štanjel-Komen, a 1 km <strong>da</strong><br />
Štanjel (venendo <strong>da</strong> Štanjel) e a Tupelče. Da Hruševica una stra<strong>da</strong> bianca porta a Kopriva. In paese<br />
sono possibili collegamenti con gli autobus di linea per Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
I primi <strong>da</strong>ti relativi agli insediamenti su questa regione risalgono all’epoca delle comunità preistoriche;<br />
qui si trova un piccolo castelliere – Debela griža, sin <strong>da</strong>ll’inizio del XX secolo coperto <strong>da</strong> un bosco<br />
di pini. Qui in passato esisteva anche una cava, <strong>da</strong> dove si estraeva il marmo grigio del <strong>Carso</strong>.<br />
Le pendici del castelliere erano un tempo percorse <strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> romana che, passando per il <strong>Carso</strong>,<br />
collegava San Giovanni al Timavo con Ajdovščina, all’epoca un importante centro romano. Nel<br />
periodo della prima guerra mondiale il paese offriva alloggio ai sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici, mentre gli<br />
abitanti del luogo trascorsero la guerra in esilio. Secondo la tradizione orale, il paese visse momenti<br />
in cui fiorì l’allevamento degli ovini; gli abitanti del luogo si occupavano della filatura della lana e le<br />
filande del paese erano organizzate in cooperative. Alcuni si occupavano anche dell’allevamento<br />
del baco <strong>da</strong> seta, che veniva nutrito con le foglie dei numerosi gelsi che tuttora abbelliscono il paese.<br />
Alcuni paesani trovarono impiego nella cava locale e in quella di Kopriva.<br />
Personaggi importanti<br />
JANEZ TAVČAR, (nato nel 1544 nella parrocchia di Štanjel, forse a Hruševica o a Dutovlje – Graz<br />
1597, sepolto a Gornji Grad), fu parroco di Komen (1571 – 1574), ottavo vescovo di Lubiana (1580<br />
– 1597), terzo della serie di vescovi di Lubiana del XVI secolo, provenienti <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong> (Urban Tekstor<br />
di Lipa, Konrad Glušič di Komen);<br />
Curiosità<br />
• Chiesa succursale di San Giuseppe/sveti Jožef (parrocchia di Štanjel), piccola costruzione<br />
con campanile a rocca. All’interno si trova un altare barocco in pietra, probabilmente dell’officina<br />
Lazzarini di Gorizia, con un dipinto raffigurante la Morte di San Giuseppe, opera del pittore<br />
J.M Lichtenreit. Entrambe le opere sono del XVIII secolo. Sul parapetto del coro sono intagliati<br />
i nomi di sol<strong>da</strong>ti della prima guerra mondiale;<br />
• statua di San Giovanni Nepomuk/sv. Janez Nepomuk nel centro del paese. Sebbene possa<br />
sembrare strano che il protettore ceco dell’acqua e dei fiumi sia collocato nel mezzo di un<br />
villaggio carsico e non sulle rive di un torrente o su un ponte, pare che il monumento sia stato<br />
portato sul <strong>Carso</strong> <strong>da</strong>i sol<strong>da</strong>ti cechi durante la prima guerra mondiale. Sembra che la statua<br />
provenga <strong>da</strong> uno dei ponti attorno a Gorizia ed è probabilmente opera dello scultore barocco<br />
goriziano G. Mazzoleni;<br />
• monumento ai caduti nella Lotta di Liberazione Nazionale (NOB) nel centro del paese;<br />
• segno religioso – cappella ai margini della stra<strong>da</strong> che porta a Štanjel.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
In paese ci sono due agriturismo con possibilità di alloggio.<br />
Colonna con la statua di<br />
San Giovanni Nepomuk<br />
a Hruševica. La colonna<br />
fu realizzata assieme al<br />
monumento che si trova<br />
nel cimitero militare austroungarico<br />
a Štanjel.<br />
51
Protette <strong>da</strong>lla chiesa di San<br />
Michele si trovano, una<br />
vicina all’altra, poderose<br />
abitazioni con cortile chiuso<br />
(Kobjeglava).<br />
52<br />
Altre curiosità<br />
• nei paesi vicini gli abitanti di questo luogo vengono chiamati “vrzotarji” (<strong>da</strong> verza), in quanto,<br />
secondo la tradizione, il primo giorno dell’anno mettevano una verza sulle finestre delle “ragazze<br />
gentili”, mentre alle ragazze che rifiutavano la corte dei giovani del paese veniva appeso sul<br />
camino di casa un fantoccio di paglia;<br />
• al duro lavoro nei campi è in paese legata una leggen<strong>da</strong>: un contadino e sua figlia (o moglie)<br />
stavano arando con i buoi il campo a Pipenec (toponimo, lungo la stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria per Kopriva);<br />
il lavoro era duro e il contadino non la smetteva di bestemmiare. A un certo punto la terra<br />
si aprì e la voragine inghiottì la figlia (o moglie), che rivide la luce del giorno a <strong>Duino</strong>;<br />
• la popolazione del luogo celebra la festa di San Lorenzo/sveti Lovrenc la domenica successiva<br />
il 10 agosto.<br />
7. COMUNITÀ DI KOBJEGLAVA – TUPELČE<br />
La Comunità di Kobjeglava comprende Kobjeglava, un paese raccolto e di medie dimensioni,<br />
situato nella parte orientale dell’Altipiano di Komen, nonché il piccolo villaggio di Tupelče che si<br />
estende nelle immediate vicinanze di Kobjeglava, in direzione di Komen. I paesi distano 2,5 km <strong>da</strong><br />
Štanjel e 5,5 km <strong>da</strong> Komen.<br />
Popolazione: Kobjeglava – 190 abitanti (anno 2002). Altitudine: 327 m.<br />
Popolazione; Tupelče – 59 abitanti (nel 2002). Altitudine: 303 m.<br />
Come arrivare<br />
Kobjeglava e Tupelče sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen-Štanjel. Da Kobjeglava una<br />
stra<strong>da</strong> bianca porta a Lukovec (<strong>da</strong>lla parte alta del paese) e a Kosovelje (diramazione all’altezza<br />
della cappella sulla stra<strong>da</strong> regionale). Autobus di linea effettuano collegamenti con Komen, Štanjel,<br />
Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
Secondo un’interpretazione popolare il nome del paese di Kobjeglava è legato al toponimo Kop, che<br />
è il rilievo più alto del paese, che era anche il più alto dei due presenti sul luogo, <strong>da</strong> cui “Kop je glava”<br />
(Kop è il principale) - Kobjeglava. Secondo un’altra spiegazione il nome è legato alla presenza<br />
di stalle per cavalli e cavalle (<strong>da</strong> kobila = cavallo), <strong>da</strong> cui kobila-glava. In base a quanto si racconta il<br />
primo insediamento si trovava a Merce, un territorio tra Kobjeglava e Štanjel, e qui sarebbe esistito<br />
anche un monastero. I primi insediamenti su queste terre risalgono alla civiltà di Hallstatt. Nella vicina<br />
grotta di Jelenca sono stati rinvenuti reperti risalenti addirittura al neolitico. <strong>Il</strong> paese viene citato<br />
per la prima volta nel 1300 e probabilmente era sottomesso alla giurisdizione dei conti di Štanjel.<br />
Durante la prima guerra mondiale, le bombe distrussero alcune case, mentre i <strong>da</strong>nni maggiori furono<br />
arrecati <strong>da</strong>ll’esercito, che aveva in questa zona i propri bunker. Nei pressi del cimitero si trovava<br />
negli anni venti del XX secolo una cava di pietra. Alcuni abitanti del posto si occupavano di filatura<br />
della lana e del lino. <strong>Il</strong> nucleo raccolto del paese è ben conservato.<br />
Personaggi importanti<br />
JOSIP ABRAM (1832 Tupelče – Gorizia 1907) avvocato e delegato nell’Assemblea regionale di<br />
Gorizia, dove si adoperò per i diritti degli sloveni;<br />
FILIP ABRAM (1835 Tupelče – Vienna 1903) giudice, giudice distrettuale di Komen, alto funzionario<br />
giudiziario a Vienna; contribuì significativamente all’affermazione della lingua slovena e croata<br />
nelle procedure d’ufficio;<br />
ANTON RUDEŽ (1757 Kobjeglava – Ribnica na Dolenjskem 1820) amministratore, in seguito proprietario<br />
del palazzo dei Cobenzl a Ribnica nella regione della Dolenjska; durante l’occupazione
francese, fu sin<strong>da</strong>co di Ribnica. Etnologo, stretto amico di Valentin Vodnik, Jernej Kopitar e Žiga<br />
Zois;<br />
ANTON RUDEŽ (1847 Kobjeglava – Gorizia 1907) autore del libro Gluhonemi/Sordomuti (1894),<br />
primo trattato scientifico sul tema scritto in lingua slovena, autore di scritti di carattere tecnico-scientifico;<br />
VIKTOR BIRSA (Kobjeglava 1908 – Portorose 2002) pittore. Frequentò l’Accademia di Roma,<br />
dopo la guerra si trasferì a Gorizia, in seguito a Tolmin e infine a Portorose, dove morì. Le sue opere<br />
s’ispirano al Litorale sloveno e al paesaggio carsico.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale di San Michele/Sveti Mihael a Kobjeglava sul ciglione più alto del<br />
paese. La chiesa assunse l’aspetto attuale nel XVIII secolo: nel 1717 fu ristrutturata e a questo<br />
periodo risale anche la costruzione del campanile in stile Aquileia. L’altare maggiore di<br />
San Michele del 1768 è uno tra i più begli altari barocchi in pietra di tutto il Litorale; l’autore è<br />
un anonimo artista dell’officina Lazzarini. Nella chiesa troviamo inoltre altri due altari laterali<br />
in pietra. Uno reca l’immagine della Madonna, opera di J. Tominc del 1864, il secondo una<br />
raffigurazione di Papa Silvestro tra San Pietro e Sant’Andrea, opera di A. Lichtenreit del XVIII<br />
secolo. All’esterno del presbiterio si può notare una mano scolpita in altorilievo;<br />
• monumento alla Lotta di Liberazione Nazionale (NOB) al centro del paese di Kobjeglava,<br />
a forma di casa carsica stilizzata con il portale, il pozzo, i muri in pietra e con la copertura del<br />
tetto in lastre di pietra. Le pietre attorno al monumento sono collegate con una catena e rappresentano<br />
i caduti nella lotta;<br />
• due segni religiosi sulla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel e nel borgo di Čotnja a Kobjeglava;<br />
• pozzo del paese con pompa a cilindro a Tupelče, al numero 4.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
A Kobjaglava si trova un prosciuttificio che accetta gruppi di persone su prenotazione e, nei fine<br />
settimana, una discoteca chiusa durante l’estate. A Tupelče c’è una mescita della cantina vinicola<br />
di Štanjel.<br />
Altre curiosità<br />
• gli abitanti del luogo celebrano la festa di San Michele il 29 settembre. I festeggiamenti avvengono<br />
di solito con una settimana di anticipo, in quanto la domenica successiva a Štanjel ha<br />
tradizionalmente luogo una grande sagra;<br />
• la gente del luogo è conosciuta nei paesi vicini con l’appellativo di “puntarji” (<strong>da</strong> puntar = ribelle)<br />
per le continue insurrezioni contro i conti di Štanjel;<br />
• il salumificio MIP è il più grande in Slovenia dopo il salumificio <strong>Kras</strong> di Šepulje.<br />
La proprietà Abram a Tupelče.<br />
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L’aspetto dei villaggi carsici<br />
è modellato <strong>da</strong>i muretti in<br />
pietra (Kobjeglava).<br />
54<br />
8. COMUNITÀ DI GABROVICA – COLJAVA<br />
La Comunità di Gabrovica-Coljava comprende il paese di Gabrovica, che si trova nella parte sudest<br />
del <strong>Carso</strong> di Komen, e il piccolo borgo di Coljava, vicinissimo a Gabrovica (0,5 km). I paesi<br />
distano <strong>da</strong> Komen 4,5 km e <strong>da</strong> Štanjel 6 km.<br />
Popolazione: Gabrovica – 125 (nel 2002). Altitudine: 279 m.<br />
Popolazione: Coljava – 48 (nel 2002). Altitudine: 276 m.<br />
Come arrivare<br />
Gabrovica e Coljava sono raggiungibili <strong>da</strong> due diramazioni <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel:<br />
una si dirama all’altezza della piazza principale di Tomačevica, la secon<strong>da</strong> a metà stra<strong>da</strong> tra<br />
Tomačevica e Kobjeglava. Le strade conducono prima a Gabrovica, proseguono per Coljava, quindi<br />
si allacciano nuovamente alla stra<strong>da</strong> regionale che <strong>da</strong> Komen porta a Krajna Vas e a Dutovlje.<br />
A Gabrovica c’è anche una stra<strong>da</strong> bianca che porta a Komen. Autobus di linea collegano i paesi a<br />
Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
Nella grotta di Podgana presso Coljava fu rinvenuta nel 1908 una gran quantità di vasellame dell’età<br />
del rame, nel 1963, invece, ceramiche risalenti all’età del bronzo, il che dimostra che questo<br />
territorio è stato insediato relativamente presto. Nelle fonti storiche Gabrovica viene citata come<br />
possedimento del monastero di Rosazzo presso Civi<strong>da</strong>le. Durante la prima guerra mondiale di<br />
qui passava una linea ferroviaria militare, che <strong>da</strong> Dutovlje portava fino al fronte dell’Isonzo. Nella<br />
piccola pineta vicino a Coljava fu predisposta una caverna abbastanza grande per soddisfare le<br />
necessità dell’esercito; nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale la caverna fu adibita a tipografia. Nel corso<br />
del secondo conflitto mondiale a Gabrovica fu fon<strong>da</strong>ta la XIX Brigata d’assalto per l’indipendenza<br />
nazionale Slovena dell’Esercito di liberazione nazionale (NOV) ed il Reparto partigiano sloveno<br />
“Srečko Kosovel” (POS). Qui si trovava anche il punto detto Rele P13 per lo scambio tra corrieri.<br />
Gabrovica era conosciuta come paese di costruttori edili, in quanto possedeva una scuola edile,<br />
presso la quale si formarono molti muratori. Vicino al paese esisteva inoltre una cava di marmo
ianco. I lavori eseguiti <strong>da</strong>gli abili muratori e scalpellini sono visibili sulle numerose case abbellite<br />
<strong>da</strong> interessanti dettagli architettonici.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale di San Pietro/Sveti Peter all’inizio di Gabrovica, sulla piazza del<br />
paese che la gente del posto chiama Brce e dove hanno luogo tutte le manifestazioni del<br />
paese. La chiesa attuale fu costruita sul luogo della vecchia chiesa. Sopra la porta del<br />
campanile di stile Aquileia è inciso l’anno 1737, probabilmente anno di costruzione del<br />
campanile. Sotto quest’ultimo un tempo si trovava l’entrata della vecchia chiesa. All’interno<br />
della chiesa ci sono quattro altari; l’altare maggiore è dedicato a San Pietro, i laterali a<br />
Santa Lucia, all’Immacolata Vergine Maria e al Cuore di Gesù;<br />
• tigli secolari sulla piazza principale di Gabrovica che con la loro maestosa chioma<br />
abbelliscono la piazza del paese – Brce;<br />
• monumento sulla piazza principale di Gabrovica, dedicato al punto Rele P13 e ai caduti<br />
durante la Lotta di indipendenza nazionale;<br />
• lapide in memoria alla XIX Brigata d’assalto per l’indipendenza nazionale slovena (NOB)<br />
e al Reparto partigiano sloveno “Srečko Kosovel” (POS) al numero 29 di Gabrovica.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
A Coljava, durante i fine settimana, è aperta un’azien<strong>da</strong> turistica, dove si possono degustare le<br />
specialità della casa. Caratteristica del luogo è anche l’artigianato del ferro battuto.<br />
Altre curiosità<br />
• il 29 giugno per il giorno del patrono San Pietro la locale Società culturale allestisce uno<br />
spettacolo teatrale, mentre gli abitanti del paese organizzano una festa.<br />
La chiesa di San Pietro<br />
a Gabrovica.<br />
55
56<br />
Tomačevica, monumento<br />
ai caduti nella II guerra<br />
mondiale.<br />
9. COMUNITÀ DI TOMAČEVICA<br />
Tomačevica è un piccolo paese che si estende ad est di Komen, <strong>da</strong>l quale dista 2 km, <strong>da</strong> Štanjel<br />
5 km.<br />
Popolazione: 160 abitanti (nel 2002). Altitudine: 271 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel. Tra Komen e Tomačevica c’è la<br />
diramazione per Mali Dol, mentre al centro del paese si trova il bivio per Gabrovica e Coljava. Da<br />
Tomačevica una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria porta a Mali Dol. Autobus di linea effettuano collegamenti con<br />
Komen, Štanjel, Sežana e Nova Gorica.<br />
Cenni storici<br />
La cronaca del paese narra che qui, attorno all’anno 1200, i conti di Gorizia vantavano dei possedimenti;<br />
nell’urbario di Gorizia il paese viene citato nella forma di Tulmascowiz. Attraverso il paese<br />
passava una nota via di pellegrinaggio che conduceva alla chiesa della Vergine Maria di Obršljan,<br />
situata molto vicino al paese. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, i tedeschi, per vendicare la<br />
battaglia di Dovce, bruciarono e distrussero il paese, e deportarono gli abitanti in Baviera. Con la<br />
ristrutturazione molte case persero la caratteristica tipologia carsica.<br />
Personaggi importanti<br />
ANTON ŠIBELJA – STJENKA, (1914 Tomačevica – Gačnik a Gorenji Trebuši 1945, sepolto nel<br />
sacrario militare di Vojščica) negli anni trenta del XX secolo iniziò la sua attività all’interno dell’organizzazione<br />
TIGR, nel 1940 fu imprigionato e con<strong>da</strong>nnato nel corso del 2° Processo di Trieste. Nel<br />
1941 entrò a far parte del Fronte di liberazione, promovendo diverse azioni di sabotaggio sul <strong>Carso</strong>,<br />
di cui la più famosa è l’attacco al convoglio tedesco a Dovce, il 2 febbraio 1944. Come capo militare<br />
fu promosso al grado di maggiore. <strong>Il</strong> suo nome di battaglia era Stjenka.<br />
Nel 1949 fu proclamato eroe nazionale. Sulla sua casa natale a Tomačevica è affissa una lapide<br />
commemorativa; <strong>da</strong> lui hanno preso nome il rifugio sul monte Trstelj e la scuola elementare di Komen,<br />
<strong>da</strong>vanti alla quale si trova anche una sua erma, opera di A. Sigulin.<br />
Curiosità<br />
• segno religioso – colonna votiva nel centro del paese, eretta nel 1937;<br />
• monumento in memoria ai caduti nella Lotta di liberazione nazionale (NOB) al centro del<br />
paese;<br />
• lapide in memoria dell’eroe nazionale Anton Šibelja Stjenka, al numero 6;<br />
• sentiero turistico tra i pini fino alla cima del monte Zajčevec (415 m), dove potrete scoprire<br />
le peculiarità naturali e culturali del <strong>Carso</strong>, una cava <strong>da</strong> cui si estraeva la pietra per la<br />
copertura dei tetti – “skrle”, calcinai – “japlenice”, muretti a secco, cavità naturali e tante altre<br />
cose interessanti (la diramazione si trova sulla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel all’altezza dei<br />
civici 48 e 27);<br />
• Chiesa succursale dedicata alla Vergine Maria di Obršljan – un antico santuario dell’Assunzione<br />
della Santa Vergine, che risplende in tutta la sua bellezza sul piccolo colle sopra la<br />
stra<strong>da</strong> che collega Tomačevica a Komen (sentiero segnato, diramazione 400 m dopo l’abitato<br />
di Tomačevica in direzione di Komen). Nel luogo dove oggi si trova la chiesa, un tempo c’era<br />
una cappella. La chiesa fu più volte ristrutturata e ampliata. Non ci sono <strong>da</strong>ti precisi riguardo<br />
l’origine dell’attuale costruzione, tuttavia l’iscrizione scolpita nella lastra di pietra sopra l’entrata<br />
ci fa supporre che la costruzione della chiesa risalga probabilmente all’anno 1585 e che il<br />
luogo fosse già allora un’importante meta di pellegrinaggio. Nel corso della ristrutturazione del<br />
1644, venne ampliata la navata e aggiunto il campanile che, inizialmente collocato all’esterno<br />
della chiesa, oggi si trova al suo interno. Le origini della chiesa sono narrate anche in una
leggen<strong>da</strong>, secondo la quale in questo luogo apparvero agli occhi di un pastore la Madonna<br />
con Gesù Bambino, seduta su un bellissimo trono intrecciato d’edera (bršljan). La chiesa si<br />
animava soprattutto nel giorno dell’Assunzione, il 15 agosto, quando folle di fedeli vi giungevano<br />
in pellegrinaggio <strong>da</strong> tutte le parti, in particolare <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong> e <strong>da</strong>lla Valle del Vipava. La sua<br />
singolarità consisteva in una bolla – documento ecclesiastico, con la quale Papa Urbano VIII<br />
concedeva al santuario l’indulgenza plenaria. Poiché nei periodi di siccità sul <strong>Carso</strong> veniva a<br />
mancare l’acqua, i pellegrini spesso invocavano la Vergine, affinché ne concedesse qualche<br />
goccia, certi che a 36 ore <strong>da</strong>lla processione la loro preghiera sarebbe stata esaudita. L’interno<br />
della chiesa, che è particolarmente ricco di decorazioni pittoriche, prese l’aspetto barocco<br />
nel XVIII secolo. L’altare maggiore un tempo conteneva il dipinto dell’Assunzione della Santa<br />
Vergine di F. Pittoni, che oggi si trova appeso alla parete del presbiterio, mentre sull’altare<br />
troviamo una statua in cera del XIX secolo, raffigurante la Madonna con Gesù del XIX secolo;<br />
la statua è una tra le più grandi del genere in Slovenia. Gli altari laterali sono dedicati a<br />
Sant’Anna e a Sant’Antonio; il primo reca l’immagine della Famiglia di Sant’Anna, opera di A.<br />
Lichtenreit, il secondo quella di Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova e di Sant’Antonio Eremita del pittore<br />
A. Paroli. I dipinti più preziosi sono certamente gli affreschi del 1724, raffiguranti l’Assunzione<br />
e l’Incoronazione della Vergine, opera dell’officina del pittore friulano Giulio Quaglia, che ha<br />
provveduto agli affreschi della cattedrale di Lubiana e della biblioteca del seminario. L’affresco<br />
dell’ultima cena sulla parete ad arcata risale alla secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo ed è opera<br />
dell’artista locale J. Strnad.<br />
Altre curiosità<br />
• La festa più importante del paese ha luogo il 15 agosto, per il giorno dell’Assunzione della<br />
Santa Vergine. I fedeli si recano al santuario anche nelle seguenti occasioni: la processione<br />
degli uomini nel giorno dedicato alla nascita della Santa Vergine (8 settembre) e la processione<br />
delle donne il giorno di San’Anna (26 luglio).<br />
Su un piccolo colle tra i vigneti<br />
si eleva il famoso santuario<br />
della Vergine Maria di Obršljan.<br />
57
58<br />
10. COMUNITÀ DI MALI DOL<br />
Mali Dol è un piccolo paese raccolto situato a 2 km nord-est di Komen.<br />
Popolazione: 48 abitanti (nel 2003). Altitudine: 264 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel; il bivio si trova<br />
a circa metà stra<strong>da</strong> tra Komen e Tomačevica. Dal paese una stra<strong>da</strong> bianca porta a Tomačevica e a<br />
Dovce (tra Komen e Branik).<br />
Cenni storici<br />
Secondo la tradizione orale, il paese sorse nel medioevo, allorché il conte di Rihemberk concesse<br />
questo territorio ai suoi tre fratelli pastori. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, il paese fu bruciato<br />
ben due volte, il 27.9.1943 in parte e totalmente il 15.2.1944, quando i tedeschi vendicarono la<br />
battaglia di Dovce. La popolazione locale fu deportata in Baviera.<br />
Curiosità<br />
• segno religioso – cappella e pozzo nella piazzetta centrale del paese. <strong>Il</strong> pozzo è formato <strong>da</strong><br />
due vere in pietra con inciso l’anno 1896;<br />
• lapide commemorativa al centro del paese, dedicata al primo incendio del paese;<br />
• monumento in pietra al paesano e contadino Alojz Furlan, collocato fuori dell’abitato e ai<br />
margini di una carrareccia che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> principale. <strong>Il</strong> monumento è stato voluto<br />
<strong>da</strong>i figli delle famiglie locali emigrate in paesi lontani;<br />
• il sentiero turistico attorno al paese inizia al centro del paese, quindi prosegue verso il monumento<br />
di Alojz Furlan. Durante la passeggiata, potrete notare il pozzo, due gelsi, muretti a<br />
secco, una quercia maestosa con 4 m di circonferenza e uno stagno con calcinaio – “japenca”<br />
(cavità per lo spegnimento della calce).<br />
Altre curiosità<br />
Mali Dol, piccolo paese<br />
raccolto ai bordi di una<br />
fertile dolina.<br />
• attorno al paese ci sono numerose strade bianche che vi porteranno ad ammirare le bellezze<br />
naturali e culturali del paesaggio circostante.
11. COMUNITÀ DI KOMEN (Komen, Divči)<br />
Komen con il piccolo paese di Divči e l’abitato di Jablanec è situato nella parte centrale del <strong>Carso</strong><br />
di Komen, di cui è anche il centro amministrativo ed economico. Divči si trova 300 m a est di Komen,<br />
Jablanec a 1 km nord di Komen. Komen dista <strong>da</strong> Štanjel 8 km.<br />
Popolazione: Komen compreso Jablanec – 604 abitanti (nel 2003). Altitudine: 285 m.<br />
Popolazione: Divči – 36 abitanti (nel 2003). Altitudine: 285 m.<br />
Come arrivare<br />
A Komen confluiscono le strade regionali provenienti <strong>da</strong> Nova Gorica via Miren e Kostanjevica na<br />
<strong>Kras</strong>u, e <strong>da</strong> Branik. Da Sežana si arriva passando per Dutovlje oppure <strong>da</strong> Štanjel. Inoltre <strong>da</strong>ll’Italia<br />
o <strong>da</strong> Aurisina attraversando il valico di confine di San Pelagio – Gorjansko, oppure <strong>da</strong> Monfalcone<br />
attraversando il valico di frontiera di Klariči. Dal paese autobus di linea effettuano collegamenti con<br />
Sežana, Štanjel e Nova Gorica.<br />
Divči è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale, che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel all’altezza<br />
della scuola elementare. Da Divči una stra<strong>da</strong> bianca porta fino alla chiesa del santuario della<br />
Vergine Maria di Obršljan, per poi proseguire in direzione di Tomačevica. Jablanec è raggiungibile<br />
<strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria, che a 500 m <strong>da</strong>l centro di Komen si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale Komen-<br />
Škrbina.<br />
La chiesa di San Giorgio, di grandi dimensioni,<br />
è uno dei più importanti esempi di architettura<br />
sacra barocca del Litorale. Assieme ad altri<br />
pochi edifici si è mantenuta intatta malgrado la<br />
catastrofe che colpì Komen nel 1944.<br />
59
<strong>Il</strong> rinnovato stagno Luže a<br />
Komen fungeva un tempo<br />
<strong>da</strong> abbeveratoio.<br />
Monumento dedicato al<br />
selvicoltore Avgust Kafol nel<br />
bosco di Cirje a Komen. <strong>Il</strong><br />
parco è rimasto in eredità<br />
<strong>da</strong>l vivaio forestale, che<br />
rappresentava un centro<br />
tra i più importanti per<br />
l’imboschimento del <strong>Carso</strong>.<br />
60<br />
Cenni storici<br />
Secondo fonti storiche sin ora conosciute, la parrocchia di Komen, e con essa anche il paese, è<br />
citata per la prima volta nel 1247. Komen si affermò come importante centro amministrativo, economico,<br />
politico e culturale già verso la fine del XIX secolo in concomitanza con lo sviluppo dell’artigianato,<br />
del settore alberghiero e commerciale, nonché degli uffici amministrativi. Qui c’era il tribunale,<br />
il notaio, l’ufficio delle imposte, la polizia e anche il carcere. Nel periodo durante le due guerre il<br />
paese divenne un rinomato centro turistico, dove gli abitanti di Trieste, Monfalcone e persino di Venezia,<br />
venivano a trascorrere le vacanze o a fare le loro gite domenicali. Grazie alla sua particolare<br />
posizione geografica, divenne anche un importante centro climatico con due colonie per i bambini e<br />
un sanatorio per la cura delle malattie polmonari con annesso centro radiologico. <strong>Il</strong> paese, raggiunto<br />
<strong>da</strong> una linea ferroviaria militare, visse momenti molto bui durante la prima guerra mondiale e ancor<br />
più durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, quando il 15.2.1944 venne bruciato e gli abitanti furono<br />
deportati in Baviera. Negli anni del dopoguerra, con la ricostruzione, il paese cominciò a svilupparsi<br />
gradualmente fino a configurarsi nell’attuale centro economico, amministrativo e culturale del <strong>Carso</strong><br />
di Komen. In prossimità del paese (ai margini della stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria per Volčji Grad) un tempo si<br />
trovava una grande cava di pietra.<br />
Secondo la tradizione popolare il paese di Divči prese il nome <strong>da</strong> un contadino chiamato Divkač<br />
che aveva qui vasti possedimenti e un gregge di pecore. Dopo la sua morte, attorno al 1700, in questo<br />
luogo sorsero altre abitazioni fino a formare un paese raccolto. Inizialmente fu chiamato Rožce,<br />
in seguito prese il nome <strong>da</strong>l suo fon<strong>da</strong>tore. Fino alla secon<strong>da</strong> guerra mondiale era unito a Komen,<br />
oggi è una paese a se stante.<br />
Non esistono <strong>da</strong>ti storici relativi all’origine del piccolo abitato di Jablanec che oggi conta solo tre<br />
case; secondo quanto si racconta, il villaggio – Vecchio Jablanec originariamente era un po’ discosto<br />
rispetto all’attuale ubicazione delle case; le abitazioni sono state in seguito a un incendio<br />
abbandonate.<br />
Personaggi importanti<br />
VIKTOR KOS, (Podmelec 1899 – Šempeter pri Novi Gorici 1987, sepolto a Komen) fu decano di<br />
Komen <strong>da</strong>l 1932 al 1971. Dopo l’incendio del paese, assieme al cappellano MIRKO RENER (Štjak<br />
1919 – Marburg in Germania 1993), seguì di spontanea volontà la sua gente costretta all’esilio in<br />
Germania, rimanendo continuamente al loro fianco, aiutandoli a superare i momenti più difficili. Nei<br />
cuori della popolazione di Komen ambedue sono rimasti impressi come padri spirituali, che nei<br />
tragici momenti dell’oppressione non hanno mai abbandonato i propri fedeli.<br />
KONRAD GLUŠIČ (Komen 1527 – Gornji Grad 1578) parroco di Komen (1556 – 1570/71), dove<br />
fondò un ospe<strong>da</strong>le per i poveri; sesto vescovo di Lubiana (1570/71 – 78);<br />
JUST GODNIČ (Komen 1908 – Kranj 1990, sepolto a Sveto) membro attivo dell’organizzazione<br />
TIGR, <strong>da</strong>i primi anni ‘30 agiva intensivamente in clandestinità. Nel 1936 fu tra i firmatari del patto tra<br />
l’organizzazione TIGR e il Partito comunista italiano;<br />
ALBERT VRABEC – EDEN (Komen 1890 – Flossenburg (Germania) 1944) falegname, dirigente<br />
e membro della direzione regionale del Partito comunista italiano, combattente contro il fascismo<br />
in patria e all’estero;<br />
ALOJZ ŠTREKELJ, (Komen 1857 – Biograd in Croazia 1939) perito agrario per la viticoltura, lavorò<br />
in Istria, Dalmazia e in Erzegovina, fu molto proficuo nella cura della filossera e nel ripristino<br />
dei vigneti. Nel 1901 fu eletto nell’Assemblea regionale di Gorizia, nel 1907 divenne deputato al<br />
Parlamento di Vienna.<br />
JOSIP ŠTREKELJ, (Komen 1868 – Lubiana 1955) maestro di viticoltura e frutticoltura a Komen,<br />
dove fondò un vivaio di piante e un vivaio di barbatelle a scopi di<strong>da</strong>ttici, il dipartimento locale della<br />
società di frutticoltura, la cassa di risparmio e il banco di credito, l’assicurazione per i bovini, la società<br />
di lettura e la società ginnica Sokol. Fu membro dell’Assemblea regionale di Gorizia. Fu uno<br />
tra i più proficui nel campo della frutticoltura e dell’orticoltura in Slovenia;<br />
AVGUST KAFOL, (Komen 1882 – Lubiana 1955, sepolto a Komen) selvicoltore, esperto di agricoltura.<br />
Fu per molti anni selvicoltore a Komen e curò l’imboschimento del <strong>Carso</strong>. Fino alla morte gestì
proficuamente il vivaio di Komen, ebbe un ruolo determinante anche per quanto riguar<strong>da</strong> lo sviluppo<br />
della frutticoltura e dell’allevamento di bestiame sul <strong>Carso</strong>. Un monumento alla sua persona si trova,<br />
<strong>da</strong>l 1957, a Cirje (Komen), opera dello scultore I. Sajevec;<br />
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale San Giorgio/Sveti Jurij su una piccola altura al centro del paese. Qui<br />
un tempo sorgeva una piccola chiesa parrocchiale in stile gotico; essendo troppo piccola fu<br />
demolita e nel 1768 ne venne costruita una nuova in stile barocco. Accanto alla chiesa si trova<br />
il campanile in stile Aquileia; l’altare maggiore, dedicato al patrono del paese San Giorgio, è<br />
del 1773. Nella chiesa ci sono altri quattro altari laterali. Gli interni furono dipinti <strong>da</strong> C. del Neri<br />
nel 1901, mentre sono opera di Tone Kralj le lunette sopra il confessionale;<br />
• la vecchia scuola nella piazza centrale sotto la chiesa parrocchiale, costruita nel 1896. Fino<br />
al 1994 servì allo scopo per cui è stata costruita, oggi vi trovano sede le società culturali ed<br />
artistiche;<br />
• la piazza principale con la casa di cultura e il monumento ai caduti nella Lotta di liberazione<br />
nazionale e agli esiliati, eretto negli anni cinquanta del XX secolo. Sulla facciata sono<br />
infisse diverse lapidi in memoria di personaggi importanti;<br />
• ex Villa Storici – oggi adibita a servizio poliambulatoriale non lontano <strong>da</strong>lla chiesa parrocchiale<br />
sulla stra<strong>da</strong> che conduce al vicino bosco di Cirje. Assieme al parco circostante, fu<br />
costruita nel 1934 su progetto di Maks Fabiani per l’allora medico di Komen Danilo Storič<br />
(Storici) In base a quanto si dice l’edificio dovrebbe ricor<strong>da</strong>re il vecchio castello di Komen, di<br />
proprietà di Johannes Štolfa, che si trovava sul luogo dell’attuale chiesa di San Giorgio. La villa<br />
rappresenta un ottimo esempio di modernismo del periodo antecedente la secon<strong>da</strong> guerra<br />
mondiale;<br />
• il cimitero del paese vicino al bosco di Cirje. Qui riposano molti abitanti del luogo, tra cui il<br />
selvicoltore Anton Mrak e Avgust Kafol, il parroco monsignor Viktor Kos;<br />
• bosco di Cirje – sentiero boschivo di<strong>da</strong>ttico e turistico. <strong>Il</strong> sentiero vi offre la possibilità di<br />
imparare a riconoscere le diverse specie di alberi e di riposare sulle panchine. <strong>Il</strong> sentiero conduce<br />
anche al monumento di Avgust Kafol, a cui si deve l’imboschimento, e ai due stagni (Kal<br />
e Kaluže a Divči), che si trovano <strong>da</strong>ll’altra parte della stra<strong>da</strong> regionale Komen – Štanjel;<br />
• cimitero militare austro-ungarico nel bosco di Draga. Dal bosco di Cirje la stra<strong>da</strong>, ai cui<br />
margini è situato il segno religioso – colonna votiva, conduce verso il bosco di Draga, dove si<br />
trovano i resti di un cimitero della prima guerra mondiale;<br />
• lo stagno Luže – antica cisterna situata nella parte bassa del paese, ai margini della stra<strong>da</strong><br />
locale che <strong>da</strong> Komen porta verso Volčji Grad. Qui vi potrete riposare e godere la bellissima<br />
vista su Komen e i suoi dintorni;<br />
• segni religiosi – colonne votive lungo il sentiero che <strong>da</strong> Divči conduce alla Vergine Maria di<br />
Obršljan/Devica Marija Obršljanska, nel parco di Cirje ai margini dell’ospe<strong>da</strong>le militare e nella<br />
parte bassa del paese nei pressi del civico numero 1/b.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
A Komen ci sono numerosi negozi, un distributore di benzina, la posta, due banche con bancomat,<br />
una trattoria con alloggio, buffet e bar, inoltre offre anche divertimenti notturni (nightclub e, nei fine<br />
settimana, una discoteca che chiude nel periodo estivo).<br />
Altre curiosità<br />
• il 24 aprile i parrocchiani di Komen celebrano la festa del loro patrono San Giorgio;<br />
• la festa del paese ha luogo il 15 febbraio, <strong>da</strong>ta in cui il paese fu <strong>da</strong>to alle fiamme.<br />
Pozzo <strong>da</strong>vanti alla chiesa<br />
di Komen.<br />
61
62<br />
12. COMUNITÀ DI ŠKRBINA (Škrbina, Rubije, Šibelji)<br />
La comunità di Škrbina è composta <strong>da</strong> tre paesi: Rubije, Škrbina e Šibelji, che si trovano a nord<br />
di Komen e confinano con il <strong>Carso</strong> Isontino (Lipa, Temnica). Rubije si trova a due chilometri <strong>da</strong><br />
Komen, a est della stra<strong>da</strong> Komen-Škrbina. Alle sue spalle si trova Škrbina, che è un abitato un po’<br />
più grande. Se proseguiamo verso Lipa e al primo bivio imbocchiamo la stra<strong>da</strong> a destra, arriviamo<br />
al piccolo paese di Šibelji. Questi paesi sono circon<strong>da</strong>ti <strong>da</strong> numerosi monti di modeste dimensioni;<br />
a nord-est si trovano i monti Sveti Martin (476 m) e Šumka (anche Šunka 518 m), a nord i monti<br />
Ovčjak (575 m), Lipanjski vrh (536 m) e Sveta Katarina, mentre a nord-ovest il monte Trstelj (643 m).<br />
Popolazione: Škrbina – 147 abitanti (nel 2002). Altitudine: 347 m.<br />
Popolazione: Rubije – 40 abitanti (nel 2002). Altitudine: 316 m.<br />
Popolazione: Šibelji – 11 abitanti (anno 2002. Altitudine: 370 m.<br />
Come arrivare<br />
A Škrbina conduce una stra<strong>da</strong> locale proveniente <strong>da</strong> Komen. Un chilometro e mezzo prima di<br />
Škrbina c’è il bivio per Rubije (segui indicazioni stra<strong>da</strong>li). Mezzo chilometro dopo Škrbina c’è il bivio<br />
per Šibelji; attraversata la Porta di ferro, la stra<strong>da</strong> prosegue per Dornberk e la Valle del Vipava.<br />
Cenni storici<br />
Le prime informazioni storiche relative al paese risalgono al 1200, quando nell’inventario dei conti<br />
di Gorizia il paese è classificato come Serbin. Nell’elenco dei feudi dei signori di Rihemberg, attorno<br />
al 1370, troviamo il nome di Skerbin, cento anni più tardi nell’urbario dello stesso signore compare<br />
la denominazione Scörbin. <strong>Il</strong> paese fu parzialmente distrutto durante la prima guerra mondiale,<br />
quando venne occupato <strong>da</strong>ll’esercito austro-ungarico, che mandò la popolazione locale in esilio a<br />
Brkine. Gli avvenimenti della secon<strong>da</strong> guerra mondiale lasciarono una traccia profon<strong>da</strong> nella storia<br />
del paese, che fu la base militare di diverse organizzazioni di liberazione nazionale, fatto comprovato<br />
<strong>da</strong>lla presenza di numerose lapidi commemorative. Prima della guerra nei pressi di Škrbina<br />
esisteva il piccolo villaggio di Mihajli, che fu <strong>da</strong>to alle fiamme <strong>da</strong>i tedeschi il 23.9.1943, in quanto<br />
postazione partigiana. Oggi in questo luogo c’è soltanto il rifugio dei cacciatori. In cima ai colli Sveti<br />
Martin e Sveta Katarina si trovavano un tempo due piccole chiese, in seguito distrutte. Nei dintorni<br />
di Škrbina e Rubije si trovano due cave dismesse, che <strong>da</strong>vano lavoro a molti cavatori e scalpellini<br />
della zona.<br />
Personaggi importanti<br />
La chiesa Sant’Antonio Abate a Škrbina.<br />
LOJZE SPACAL (nato 1907 – Trieste 2000, sepolto a Škrbina) è considerato una delle figure più<br />
rilevanti del mondo artistico sloveno e italiano del dopoguerra. (Vedi Personaggi importanti).<br />
ANTON FAKIN, (Škrbina 1885 – 1963) insegnante, autore di scritti di carattere tecnico e biologo.<br />
Pubblicò articoli, libri e testi scolastici e di biologia.
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale Sant’Antonio Abate/Sveti Anton Opat nella parte alta di Škrbina. La<br />
sua costruzione in stile romanico risale al 1501, nel 1565 venne ristrutturata e leggermente<br />
ingrandita, nel 1623 subì un’ulteriore ristrutturazione per assumere l’aspetto attuale nel 1862.<br />
Essa è interessante per la navata quadriforme e per le aggiunte decorative sopra i timpani di<br />
tutte le facciate esterne. <strong>Il</strong> campanile è in stile Aquileia. Internamente si trovano tre altari; il<br />
maggiore è dedicato a Sant’Antonio Abate, i due laterali alla Madonna e a Santa Lucia. L’immagine<br />
di Sant’Antonio è dipinta su legno;<br />
• la residenza di Lojze Spacal nella parte bassa, al numero 24, ristrutturata <strong>da</strong>llo stesso artista<br />
nello stile che gli era proprio; qui trascorse gran parte del suo tempo. Nel castello di Štanjel gli<br />
è stata dedicata una mostra permanente delle sue opere;<br />
• diversi monumenti in memoria della NOB (Lotta di liberazione nazionale): sulla facciata<br />
dell’ex trattoria (al numero 75) una lapide commemorativa in onore dei paracadutisti sloveni<br />
caduti (radiotelegrafisti e reparti speciali d’assalto venuti <strong>da</strong>ll’Africa), ai numeri 22 e 21 una<br />
lapide in memoria di Pinko Tomažič, arrestato a Škrbina il 2 giugno 1940, con<strong>da</strong>nnato al 2°<br />
Processo di Trieste nel 1941 e quindi fucilato il 15 dicembre 1941 nel poligono di Opicina;<br />
• segno religioso – colonna votiva al centro del paese, dedicata a Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova,<br />
molto amato nell’ambiente della chiesa e maestro della parola di Dio. La colonna votiva è stata<br />
realizzata <strong>da</strong>l paesano Jože Dugulin nel 1888;<br />
• segno religioso al numero 29: un interessante altorilievo raffigurante la Crocifissione, opera<br />
di un artista locale del XIX secolo;<br />
• sentiero di pellegrinaggio verso Sveta Katarina/Santa Caterina con fermate della via Crucis<br />
lungo il percorso di salita. Sulla cima ci sono i resti di un castelliere preistorico e le rovine<br />
della chiesa romanica di Santa Caterina. Oggi sul posto ci sono due campane che dovrebbero<br />
portare fortuna. Resti di insediamenti preistorici sono visibili anche sul monte Ovčjak e<br />
dove un tempo esisteva il piccolo villaggio di Mihajli;<br />
• il monte Sveti Martin/San Martino sopra Rubije nasconde tracce di un castelliere preistorico,<br />
di una chiesa medievale e probabilmente di una fortezza contro i turchi;<br />
• resti della casa colonica “Laz” alla fine della campagna e alle porte dell’abitato di Šibelji (diramazione<br />
a destra, poco prima di Šibelji). La proprietà fu abbandonata verso la metà del XIX<br />
secolo, allorché il 2.9.1864 fu sommersa <strong>da</strong>lle acque del vicino torrente. <strong>Il</strong> popolo racconta che<br />
allora l’acqua si riversava <strong>da</strong> una dolina all’altra. A ricor<strong>da</strong>re l’episodio c’è una pietra con incisa<br />
la <strong>da</strong>ta dell’abbandono;<br />
• segno religioso – colonna votiva dedicato alla Vergine Maria di Rubije.<br />
Altre curiosità<br />
• anche se il giorno dedicato al patrono della chiesa Sant’Antonio Abate è il 17 gennaio, gli abitanti<br />
del luogo <strong>da</strong> sempre lo festeggiano la domenica seguente il 13 giugno, giorno dedicato a<br />
Sant’Antonio <strong>da</strong> Padova;<br />
• secondo alcune voci durante la prima guerra mondiale gli austriaci avevano collocato nelle<br />
vicinanze di Šibelji un cannone a lunga gittata, detto “la grossa Berta”, che riusciva a raggiungere<br />
il Monte Sabotino;<br />
• l’11 novembre, <strong>da</strong>vanti alla casa al numero 75, si commemorano i quindici paracadutisti sloveni<br />
caduti;<br />
• i rilievi circostanti (Sveta Katarina, Sveti Martin, Ovčjak e Trstelj) sono raggiungibili mediante<br />
una rete di sentieri segnati. <strong>Il</strong> bivio per Sveta Katarina, Trstelj e Ovčjak si trova sulla stra<strong>da</strong><br />
locale Škrbina-Šibelji-Dornberk; a 2 km <strong>da</strong> Škrbina per raggiungere il monte Sveta Katarina,<br />
a 3 km, sempre <strong>da</strong> Škrbina, per raggiungere i monti Trstelj e Ovčjak. Per raggiungere il monte<br />
Sveti Martin bisogna imboccare sentieri che partono <strong>da</strong> Rubije e Mali Dol.<br />
Portale “quadrato”<br />
presso la ex trattoria a<br />
Škrbina.<br />
63
Sant’Egidio <strong>da</strong>l <strong>Carso</strong>,<br />
<strong>da</strong>mmi un uomo fino alla vita,<br />
non importa se di argilla o di pietra,<br />
basta che sia di segno maschile.<br />
64<br />
13. COMUNITÀ DI SVETO<br />
Sveto è un piccolo paese nel cuore del <strong>Carso</strong> di Komen, <strong>da</strong> Komen dista solo 1,5 km.<br />
Popolazione: 205 abitanti (nel 2002). Altitudine: 314 m.<br />
Come arrivare<br />
Sveto è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale, che <strong>da</strong>l centro di Komen prosegue verso la parte alta del<br />
paese, e all’altezza dell’incrocio si dirama a destra (segui le indicazioni stra<strong>da</strong>li). Dal paese si dirama<br />
una stra<strong>da</strong> per Škrbina e Rubije (in prossimità della chiesa a destra) e una stra<strong>da</strong> bianca per<br />
Preserje (nella parte bassa del paese) e Lipa (passando accanto allo stagno).<br />
Cenni storici<br />
Nell’età del bronzo e del ferro i nostri avi costruirono le loro abitazioni all’interno di un insediamento<br />
fortificato, detto castelliere, molto vicino al paese, sul modesto rilievo di Martinišče, dove, a quanto<br />
sembra, sorgeva anche la piccola chiesa di San Nicola. <strong>Il</strong> paese si sarebbe sviluppato attorno al<br />
santuario di Sant’Egidio/Sveti Tilen, al quale la gente si rivolgeva in caso di miseria, calamità naturali<br />
o altre disgrazie, mentre le ragazze lo invocavano affinché concedesse loro un buon marito.<br />
Anche la denominazione del paese potrebbe risalire a questa consuetudine religiosa. <strong>Il</strong> paese ebbe<br />
un ruolo importante sia nella prima che nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale, in quanto offriva protezione<br />
prima ai sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici, che nel paese avevano il loro ospe<strong>da</strong>le (nella chiesa Sant’Egidio),<br />
il cimitero e la farmacia (nella vecchia scuola), e poi ai partigiani. Durante la prima guerra mondiale,<br />
la popolazione si rifugiò nella Dolenjska. A ricor<strong>da</strong>re quel periodo ci sono i resti della linea ferroviaria<br />
militare sulla lan<strong>da</strong> circostante.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa succursale di Sant’Egidio/Sveti Tilen nel centro del paese (Briteh,) attribuita alla<br />
parrocchia di Komen. La chiesa è annoverata tra i monumenti d’arte sacra più significativi della<br />
Slovenia. A renderla unica contribuisce soprattutto la navata a pianta ottagonale del 1576,<br />
sormontata <strong>da</strong> una copertura in legno a forma di ombrello, che poggia su un unico pilastro<br />
(un tempo in legno). Gli interni acquisirono l’aspetto attuale durante il barocco, quando venne<br />
allestito il presbiterio principale e realizzati tutti gli altari. L’altare maggiore proviene <strong>da</strong>lla<br />
chiesa dei frati francescani di Gorizia ed è, in parte, opera di Angelo Putti (Pozzo), autore del<br />
portale del seminario di Lubiana. La statua di Sant’Egidio è la più antica. Gli altari laterali sono<br />
dedicati a Santa Natburga e a San Giovanni Nepomuk (il dipinto dell’altare è di A. Parolli) e a<br />
San Bortolo/sveti Jernej (il dipinto dell’altare è di J.M Lichtenreit). L’altare di San Francesco<br />
Saverio/sveti Frančišek Ksaverij è situato nella parte della chiesa, dove un tempo si trovava il<br />
presbiterio principale in stile gotico. Nella parte occidentale si eleva il campanile, che risale al<br />
1599; originariamente era indipendente, e solo in seguito è stato congiunto alla chiesa con un<br />
arco;<br />
• il tiglio secolare (circa 500 anni) accanto alla chiesa un tempo era l’emblema del paese; sotto<br />
la sua chioma gli abitanti del luogo discutevano di problemi inerenti il paese e prendevano<br />
accordi di mutuo soccorso;<br />
• cimitero militare austro-ungarico nel centro del paese, dove riposano le spoglie di circa<br />
3000 sol<strong>da</strong>ti, per la maggior parte ungheresi;<br />
• tre monumenti NOB: un monumento si trova al centro del paese; il monumento in onore delle<br />
staffette partigiane uccise è collocato nella parte alta del paese, lungo il sentiero per Škrbina;<br />
un monumento dedicato alle vittime della prima assemblea preelettorale nel Comitato regionale<br />
per l’indipendenza nazionale è situato sul sentiero che porta a Sveti Miklavž/San Nicola;<br />
• numerose caverne lungo il sentiero che porta a Sveti Miklavž, e una nella parte bassa del<br />
paese, costruita <strong>da</strong>i prigionieri russi nel 1917 (vedi pianta topografica alla fermata dell’autobus<br />
vicino alla chiesa);
• stagno raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che passa <strong>da</strong>vanti al cimitero militare;<br />
• due stagni di maggiori dimensioni, dove gli abitanti del luogo imparavano anche a nuotare;<br />
uno si trova all’interno dei terrapieni del castelliere di Martinišče e un altro, più piccolo, di fronte<br />
alla casa colonica al numero 44;<br />
• il castelliere di Martinišče sovrasta la parte alta del paese e Jašče (il sentiero passa <strong>da</strong>vanti<br />
all’abitazione numero 49a). In base al perimetro e alla grandezza dei terrapieni, si ritiene che<br />
Martinišče contenga due castellieri (Martinišče e Miklavž). A mezzo chilometro di distanza,<br />
gli archeologi hanno scoperto un’antica necropoli, nella quale hanno rinvenuto una piccola<br />
cal<strong>da</strong>ia in bronzo, aghi con crune tondeggianti, una fibula con pendenti sulla catenina, anelli,<br />
bracciali e un coltellino in ferro.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Per le feste legate al primo maggio è aperta un’osmizza.<br />
Altre curiosità<br />
• gli abitanti di Sveto sono conosciuti nei paesi vicini con il soprannome di “puntarji” (<strong>da</strong> puntar =<br />
ribelle). A quanto pare l’appellativo risale al tempo del protestantesimo, quando la popolazione<br />
di Sveto rifiutò la conversione alla fede cattolica. Esiste però anche un’altra interpretazione,<br />
secondo la quale l’appellativo è dovuto al fatto che gli abitanti del posto si siano ribellati a causa<br />
del parroco;<br />
• la festa del paese viene organizzata in concomitanza della festa di Sant’Egidio o la domenica<br />
successiva il 1° settembre.<br />
14. COMUNITÀ DI PRESERJE<br />
Preserje è un piccolo paesino raccolto, a nord-ovest di Komen.<br />
Popolazione: 48 abitanti. Altitudine: 272 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica sul <strong>Carso</strong>, che <strong>da</strong>lla parte alta<br />
del centro di Komen si dirama a sinistra. <strong>Il</strong> paese dista <strong>da</strong> Komen 1 km. Dal paese una stra<strong>da</strong> bianca<br />
porta a Sveto (all’altezza del numero 4) e un’altra verso la stra<strong>da</strong> regionale Komen-Gorjansko (in<br />
fondo al paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u). Durante l’anno scolastico un autobus effettua<br />
collegamenti per Sežana.<br />
Cenni storici<br />
Per il momento non ci sono ancora <strong>da</strong>ti precisi riguardo le origini del paese. La popolazione locale<br />
soffrì moltissimo durante la prima guerra mondiale, soprattutto per la vicinanza del fronte dell’Isonzo<br />
e per la presenza in paese di postazioni militari e dell’ospe<strong>da</strong>le. Per necessità di difesa furono<br />
scavate e adibite all’uso diverse caverne, che servivano anche <strong>da</strong> deposito per le munizioni. Nel<br />
periodo tra le due guerre nel paese c’erano due vivai di barbatelle.<br />
Curiosità<br />
• pozzo del paese e pompa per l’acqua con protezione cilindrica nel centro del paese. La<br />
protezione cilindrica, che protegge la pompa manuale, fu costruita <strong>da</strong>lla gente del luogo nel<br />
1927, mentre il pozzo e la pompa sono di più vecchia costruzione.<br />
Protezione cilindrica, nella quale<br />
si nasconde la pompa manuale<br />
per l’acqua. (Preserje).<br />
65
Campo di frumento e vigneto<br />
<strong>da</strong>vanti a Ivanji Grad.<br />
66<br />
15. COMUNITÀ DI IVANJI GRAD–ZAGRAJEC<br />
La comunità di Ivanji Grad-Zagrajec comprende i paesi di Ivanji Grad, piccolo borgo raccolto a<br />
ovest dell’Altipiano di Komen, a 3 km <strong>da</strong> Komen, e Zagrajec, che si trova a 2 km <strong>da</strong> Ivanji Grad.<br />
Popolazione: Ivanji Grad – 82 abitanti (nel 2002). Altitudine: 290 m.<br />
Popolazione: Zagrajec – 23 abitanti (nel 2002). Altitudine: 300 m.<br />
Come arrivare<br />
Gli abitati di Ivanji Grad e Zagrajec sono raggiungibili <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica<br />
na <strong>Kras</strong>u che all’altezza dell’incrocio nella parte alta di Komen si dirama a sinistra. La stra<strong>da</strong> porta<br />
prima a Preserje, quindi a Ivanji Grad e Zagrajec per continuare verso il <strong>Carso</strong> isontino. Tra Ivanji<br />
Grad e Zagrajec la stra<strong>da</strong> locale si dirama verso Gorjansko. Una stra<strong>da</strong> bianca porta <strong>da</strong> Zagrajec a<br />
Klanec (bivio all’inizio del paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u), a Temnica – Lipa (bivio alla<br />
fine del paese in direzione di Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u). Durante l’anno scolastico un autobus effettua<br />
collegamenti per Sežana.<br />
Cenni storici<br />
I primi abitanti di Ivanji Grad e di Zagrajec si insediarono su una piccola altura, su un castelliere, che<br />
fu abitato ancora in epoca romana e in seguito nel medioevo, quando divenne maniero di un successore<br />
dei re longobardi, presenti a Civi<strong>da</strong>le sin <strong>da</strong>ll’anno 749. Purtroppo non disponiamo di <strong>da</strong>ti<br />
precisi riguardo al maniero, sappiamo solo che vi viveva Johannes Astolfa che, dopo la distruzione<br />
del castello nel 1550, si trasferì a Komen. Non sappiamo neanche per quali motivi il castello sia<br />
stato distrutto, probabilmente fu incendiato <strong>da</strong>i turchi. Alla<br />
vita del castello è legata anche l’origine dei nomi di questi<br />
due paesi: Ivanji Grad – il castello (grad) del proprietario<br />
Ivan (Johannes,) e Zagrajec – luogo dietro il castello (za<br />
= dietro). Durante la prima guerra mondiale il paese era<br />
attraversato <strong>da</strong> una ferrovia campale a scartamento ridotto<br />
ad uso dell’esercito austriaco.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa succursale di Santa Croce/Sveti Križ, proprietà della parrocchia di Komen, situata<br />
su un’altura ai margini del paese di Ivanji Grad. La chiesa risale a metà Ottocento, l’originaria<br />
chiesa in stile gotico si trovava un po’ più in alto, nella zona che oggi è conosciuta come Brith e<br />
dove un tempo c’era il castello. La nuova chiesa conserva ancora il portale, parte della struttura<br />
del tetto e alcuni elementi artistici di valore, appartenenti alla chiesa originaria. L’altare principale<br />
con il presbiterio è orientato verso est, anziché verso ovest (ossia verso Gerusalemme),<br />
come era d’uso nelle chiese fino all’età moderna. <strong>Il</strong> motivo del dipinto dell’altare maggiore<br />
rappresenta il ritrovamento della Santa Croce con Sant’Elena e il vescovo;<br />
• resti di un castelliere preistorico con a est un bastione fortificato lungo 370 m e circon<strong>da</strong>to<br />
<strong>da</strong> un terrapieno alto <strong>da</strong>i 3 ai 4 metri e largo <strong>da</strong>i 10 ai 15 m. <strong>Il</strong> sentiero che conduce ai resti<br />
del castelliere passa <strong>da</strong>vanti alla chiesa di Ivanji Grad e continua in direzione di Zagrajec, se<br />
invece vogliamo raggiungerlo <strong>da</strong> Zagrajec, dobbiamo imboccare il sentiero che passa <strong>da</strong>vanti<br />
alle abitazioni numero 2 e 3;<br />
• caverne, trincee e resti della ferrovia a scartamento ridotto sparse su tutta la lan<strong>da</strong> circostante,<br />
a ovest della stra<strong>da</strong> regionale Ivanji Grad – Zagrajec e lungo la stra<strong>da</strong> bianca, che <strong>da</strong><br />
Zagrajec porta a Klanec (al bivio prima dell’abitato di Zagrajec se si proviene <strong>da</strong> Ivanji Grad);
• segno religioso – colonna votiva al centro del paese di Zagrajec, dedicato alla Vergine<br />
Maria;<br />
• cisterna – pozzo con abbeveratoio a Zagrajec, ai margini della stra<strong>da</strong> bianca che porta a<br />
Temnica e a Lipa e che, all’uscita del paese a sinistra (in direzione Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u),<br />
si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen – Kostanjevica na <strong>Kras</strong>u. La cisterna è stata costruita,<br />
probabilmente, nella secon<strong>da</strong> metà del XIX secolo per soddisfare i bisogni d’acqua della<br />
popolazione e del bestiame. Da essa l’acqua scorreva nell’abbeveratoio accanto al pozzo e<br />
nell’abbeveratoio che si trova il centro del paese.<br />
Altre curiosità<br />
• la festa del paese viene celebrata la prima domenica dopo il 3 maggio in occasione della processione<br />
della Santa Croce. Una cerimonia religiosa significativa è l’Esaltazione della Santa<br />
Croce, che si svolge il 14 settembre.<br />
16. COMUNITÀ DI GORJANSKO (Gorjansko, Nadrožica)<br />
La comunità di Gorjansko comprende l’abitato Gorjansko, paese raccolto di media grandezza, che<br />
si estende a sud-ovest dell’Altipiano di Komen, a 3 km <strong>da</strong> Komen, e il piccolo borgo di Nadrožica<br />
che <strong>da</strong> Gorjansko dista 1,5 km.<br />
Popolazione: Gorjansko – 271 abitanti (nel 2002). Altitudine: 197 m.<br />
Popolazione: Nadrožica – 7 abitanti (nel 2002). Altitudine: 240 m.<br />
Come arrivare<br />
Gorjansko è raggiungibile <strong>da</strong> Komen, percorrendo la stra<strong>da</strong> regionale che 1,5 km dopo Gorjansko si<br />
dirama in direzione dell’abitato di Brje pri Komnu o prosegue verso il confine con l’Italia. Nella parte<br />
bassa del paese c’è una diramazione verso Klanec e Brestovica pri Komnu, nonché in direzione di<br />
Ivanji Grad. Dal centro del paese (accanto alla fermata dell’autobus) parte una stra<strong>da</strong> per Nadrožica<br />
(segui l’indicazione per il Rifugio dei cacciatori). Da Nadrožica una stra<strong>da</strong> bianca conduce fino a<br />
Volčji Grad (deviazione a sinistra) e a Brje pri Komnu (deviazione a destra). Da Gorjansko autobus<br />
di linea effettuano collegamenti con Sežana e Komen.<br />
Cenni storici<br />
I primi <strong>da</strong>ti relativi a Gorjansko risalgono al Medioevo ovvero al XII e XIII secolo, quando i proprietari<br />
del monastero di Rosazzo avevano qui i loro possedimenti. In base a una mappa delle proprietà<br />
fondiarie del signore di <strong>Duino</strong> del XVIII secolo, possiamo dedurre che questi possedimenti furono<br />
in seguito ereditati <strong>da</strong>i conti di <strong>Duino</strong> che, a loro volta, istituirono un distretto denominato Gorjansk,<br />
comprendente Volčji Grad, Ivanji Grad, Sveto e Brje pri Komnu. La popolazione locale risentì<br />
moltissimo della prima guerra mondiale quando, per la vicinanza del fronte dell’Isonzo, fu costretta<br />
all’esilio, rifugiandosi per lo più nella regione della Štarjerska; il paese rimase in balia dell’esercito<br />
austro-ungarico, che vi aveva collocato le proprie postazioni, l’ospe<strong>da</strong>le (nella casa natale di Karel<br />
Štrekelj) e un cimitero abbastanza grande. <strong>Il</strong> paese era raggiunto <strong>da</strong> una linea ferroviaria campale<br />
a scartamento ridotto e con trazione a motore per il trasporto delle munizioni. Gran parte della<br />
popolazione locale lavorava nelle cave di Aurisina e in altre due piccole cave nei pressi del paese,<br />
dove si estraeva la pietra rossa. In paese c’erano anche dei bravi scalpellini, la cui tradizione si è<br />
traman<strong>da</strong>ta fino ai giorni nostri. In paese continua inoltre la tradizione della panificazione. Infatti, un<br />
tempo i panettieri di Gorjansko a Trieste erano molto conosciuti; lì hanno imparato il mestiere e <strong>da</strong><br />
lì lo hanno portato nei loro paesi.<br />
Zagrajec, riposo nel<br />
cortile di casa all’ombra<br />
di un tiglio.<br />
Ogni croce bianca ci<br />
ricor<strong>da</strong> un sol<strong>da</strong>to caduto<br />
(cimitero militare austroungarico<br />
della I guerra<br />
mondiale a Gorjansko).<br />
67
Segno religioso - colonna<br />
votiva, opera di uno<br />
scalpellino locale (Gorjansko).<br />
Pompa - “pumpa” per<br />
attingere l’acqua <strong>da</strong>l pozzo<br />
(Gorjansko).<br />
68<br />
Personaggi importanti<br />
KAREL ŠTREKELJ, (Gorjansko 1859 – Graz 1912) pubblicista, slavista, linguista e etnologo. (Vedi<br />
Personaggi importanti).<br />
ANTON ŠTREKELJ, (Gorjansko 1875 – Banja Luka 1943) agronomo, insegnante, frutticoltore,<br />
enologo e autore di scritti di agricoltura. A Banja Luka fondò e diresse, fino alla morte, la Cooperativa<br />
agricola slovena e la Società di canto slovena. Era fratello del dr. Karel Štrekelj.<br />
Curiosità<br />
• il cimitero militare austro-ungarico della I guerra mondiale si trova accanto al cimitero<br />
del paese ai margini della stra<strong>da</strong> regionale che porta a Klanec e Brestovica. Si tratta del più<br />
grande cimitero dell’esercito austro-ungarico nella zona del fronte dell’Isonzo; vi sono, infatti,<br />
sepolti oltre 10.000 militari di nazionalità diverse. <strong>Il</strong> cimitero ha mantenuto il disegno originale,<br />
in armonia con il caratteristico aspetto del paesaggio carsico;<br />
• Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea/Sveti Andrej nella parte bassa dell’abitato. Qui un tempo<br />
si trovava una piccola chiesa gotica, in seguito, nel 1896, ne fu eretta una nuova. Quello<br />
che un tempo era il presbiterio gotico è oggi la sagrestia. Accanto alla chiesa si trova un<br />
campanile a se stante, in stile Aquileia. Tra il 1955 e il 1963 gli interni della chiesa vennero<br />
ristrutturati e affrescati <strong>da</strong>l famoso artista sloveno Tone Kralj. La sua opera più significativa è<br />
la Via crucis e i dipinti del Martirio di Sant’Andrea e del Cristo con in mano una corona dorata<br />
d’alloro. Sopra l’ingresso si trova un altorilievo di Gesù Buon pastore, mentre sulla facciata<br />
destra una pietra sepolcrale romana raffigurante il personaggio mitologico greco Gorgona;<br />
• monumento alle vittime della secon<strong>da</strong> guerra mondiale sulla piazza principale, accanto<br />
alla chiesa;<br />
• casa natale del linguista ed etnologo dr. Karel Štrekelj e dell’agronomo Anton Štrekelj<br />
(al numero 100), nella parte bassa di Gorjansko, ai margini della stra<strong>da</strong> principale;<br />
• segno religioso – colonna votiva, 120 m <strong>da</strong>lla casa natale di Karel e Anton Štrekelj in direzione<br />
di Brje pri Komnu e del confine di stato con l’Italia. Questo segno religioso riflette l’eccezionale<br />
abilità dello scalpellino locale nel lavorare e utilizzare la pietra; fu eretto nel 1900 <strong>da</strong><br />
Jože Petelin, al fine di proteggere la popolazione locale e i passanti che si recavano al lavoro<br />
nei dintorni di Trieste;<br />
• cisterna d’acqua con abbeveratoio alla fine del paese in direzione del confine di stato con<br />
l’Italia, a 100 m <strong>da</strong>l segno religioso. Questo eccezionale esempio di patrimonio tecnico e architettonico<br />
fu probabilmente costruito nel 1906 per l’abbeveraggio del bestiame. L’acqua piovana<br />
veniva convogliata mediante dei canali collettori, filtrata e quindi travasata in una cisterna<br />
<strong>da</strong>l volume di circa 650 m 3 . <strong>Il</strong> luogo è sepolto sotto un cumulo parzialmente ricoperto di terra<br />
ed erba. La parte anteriore forma un bel muretto di pietre con due ali laterali; lungo i muri si<br />
trovano invece due abbeveratoi. Accanto ci sono due nicchie con porticine in ferro, mentre<br />
internamente ci sono le valvole per la fuoriuscita dell’acqua <strong>da</strong>lle cisterne;<br />
• stagno all’inizio del paese (venendo <strong>da</strong> Komen), ai margini alla stra<strong>da</strong> regionale;<br />
• segno religioso – colonna votiva all’entrata dell’abitato di Nadrožica;<br />
• monumento ai paesani che dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale non tornarono <strong>da</strong>ll’esilio, all’inizio<br />
del paese di Nadrožica;<br />
• stagno del paese a Nadrožica sulla stra<strong>da</strong> bianca che porta a Brje. La stra<strong>da</strong> si trova alla fine<br />
del paese, per chi proviene <strong>da</strong> Gorjansko in direzione di Brje.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
A Gorjansko si trovano due negozi di alimentari, un fioraio e un negozio di abbigliamento. Per uno<br />
spuntino e un bicchiere di vino o per degustare le specialità carsiche, potete trattenervi in una trattoria<br />
e in una stupen<strong>da</strong> cantina di vini.
Altre curiosità<br />
• benché la festa del santo patrono del paese sia il 30 novembre, gli abitanti del luogo già <strong>da</strong><br />
tempo la celebrano d’estate, la domenica dopo la festa di Sant’Ermacora, il 12 luglio.<br />
17. COMUNITÀ DI KLANEC<br />
Klanec è un piccolo paese raccolto situato a sud-ovest del <strong>Carso</strong> di Komen e a 5 km <strong>da</strong> Komen.<br />
Popolazione: 48 abitanti (nel 2002). Altitudine: 160 m.<br />
Come arrivare<br />
Klanec è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Klariči (valico di frontiera con l’Italia). Una<br />
stra<strong>da</strong> bianca collega il paese all’abitato di Zagrajec.<br />
Cenni storici<br />
Non si sa esattamente quali siano le origini del paese; i primi <strong>da</strong>ti in nostro possesso, relativi ai primi<br />
insediamenti, risalgono alla secon<strong>da</strong> metà del XVIII secolo. <strong>Il</strong> paese soffrì moltissimo durante la<br />
prima guerra mondiale, quando la popolazione locale fu costretta all’esilio e le case distrutte, <strong>da</strong>ta<br />
la vicinanza del fronte dell’Isonzo. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale vi avevano sede diverse<br />
organizzazioni della Lotta di liberazione nazionale.<br />
Curiosità<br />
• segno religioso – colonna votiva con il dipinto di Gesù Cristo in croce, nel centro del paese;<br />
• monumento ai sol<strong>da</strong>ti ungheresi della prima guerra mondiale nel centro del paese.<br />
Klanec, nascosto nell’ombra e<br />
nel verde si trova il monumento<br />
dedicato ai sol<strong>da</strong>ti ungheresi.<br />
69
Altare in legno nella<br />
chiesa di Sant’Anastasia a<br />
Brestovica Superiore.<br />
Fruste-“škarabace”, lavoro<br />
artigianale di un abitante di<br />
Brestovica pri Komnu.<br />
70<br />
18. COMUNITÀ DI BRESTOVICA (Brestovica pri Komnu, Vale)<br />
La Comunità di Brestovica pri Komnu comprende il paese Brestovica pri Komnu e il piccolo paese<br />
di Vale che si trova a pochi chilometri <strong>da</strong> Brestovica, venendo <strong>da</strong> Komen.<br />
Brestovica pri Komnu è un paese relativamente grande, situato nella parte occidentale della bassa<br />
vallata e a sud-ovest del <strong>Carso</strong> di Komen. <strong>Il</strong> paese è circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong>i monti Gredina, Grižnik, Ostri<br />
Vrh e Reber, <strong>da</strong> cui si apre un ampio panorama sulla vicina Pianura friulana e sul mare. <strong>Il</strong> paese<br />
è suddiviso in due parti relativamente distanti: Brestovica Superiore e Brestovica Inferiore. Fanno<br />
parte di Brestovica Superiore il piccolo abitato di Mošci e Mohorini, mentre il piccolo abitato di Klariči<br />
fa parte di Brestovica Inferiore. Vale è un piccolo villaggio situato in una conca a 500 m <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong><br />
regionale Gorjansko – Brestovica pri Komnu, di cui fa parte anche il piccolo abitato di Majerji.<br />
Popolazione: Brestovica – 204 abitanti (nel 2002). Altitudine: 54 m.<br />
Popolazione: Vale – 21 abitanti (nel 2002). Altitudine: 139 m.<br />
Come arrivare<br />
Brestovica pri Komnu è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Klariči (confine di stato con<br />
l’Italia). A Brestovica Inferiore la stra<strong>da</strong> si dirama per Sela na <strong>Kras</strong>u. Un autobus collega il paese con<br />
Komen. Vale è raggiungibile <strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che, qualche chilometro prima di Brestovica,<br />
si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Gorjansko – Brestovica pri Komnu.<br />
Cenni storici<br />
I primi <strong>da</strong>ti precisi relativi a Brestovica pri Komnu risalgono al Medioevo, quando il patriarca di Aquileia<br />
attribuì i possedimenti del paese al monastero San Martino di Belligno a sud di Aquileia. Secondo<br />
la tradizione orale le prime case sorsero nel piccolo borgo di Mohorini, mentre la zona dove oggi<br />
si trova il paese era circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> un lago, lungo il quale crescevano gli olmi – bresti, che diedero<br />
nome al paese. Pure nei pressi dell’attuale chiesa succursale di Sant’Anastasia di Brestovica Superiore<br />
sorgeva un importante villaggio, mentre il paese attuale si sviluppò dopo il prosciugamento<br />
del lago. Brestovica è famosa anche per la cospicua presenza sul suo territorio di fenomeni naturali,<br />
doline (Dol, Dolinca) e grotte carsiche, tra cui le famose grotte Dolenjca e Drča jama, collegate con<br />
il corso sotterraneo del fiume Timavo. A Klariči si trova inoltre l’area di pompaggio dell’acqua per<br />
l’acquedotto del <strong>Carso</strong>, che è, a sua volta, collegato con il collettore di Sela na <strong>Kras</strong>u che fornisce<br />
acqua potabile agli abitanti del <strong>Carso</strong> e dell’Istria slovena.<br />
Durante la prima guerra mondiale Brestovica fu completamente rasa al suolo nel corso dell’undicesima<br />
battaglia sul fronte dell’Isonzo, allorché l’esercito italiano giunse quasi ai piedi del vicino Monte<br />
Erma<strong>da</strong>. Nel dopoguerra il paese fu ricostruito, ma perse quasi del tutto la caratteristica tipologia<br />
carsica. Fino alla secon<strong>da</strong> guerra mondiale Brestovica era una frazione del Comune di Opatje Selo.<br />
<strong>Il</strong> paese è già <strong>da</strong> secoli noto per la produzione artigianale di fruste, che per molti abitanti del luogo<br />
rappresentò un’ulteriore fonte di gua<strong>da</strong>gno. Alcuni allevavano il baco <strong>da</strong> seta. Nelle vicinanze del<br />
paese esistevano inoltre due cave (presso la Grotta del conte/Grofova jama e presso Klariči). Dal<br />
punto di vista architettonico sono interessanti i pozzi del paese che, per rimediare ai <strong>da</strong>nni subiti<br />
durante guerra, furono ricoperti con il cemento. Nel 2003, a seguito di un periodo di forte siccità, il<br />
paese fu coinvolto in un incendio di vaste proporzioni, che distrusse gran parte dei boschi e degli<br />
arbusti.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa parrocchiale di San Lorenzo/Sveti Lovrenc a Brestovica Inferiore, costruita nel<br />
1927 in luogo della precedente, distrutta durante la prima guerra mondiale; a ricor<strong>da</strong>rla c’è<br />
solo una lapide commemorativa infissa nel campanile accanto alla chiesa. La nuova chiesa<br />
è costruita con criterio storico, in quanto imita gli antichi stili architettonici. La porta d’entrata<br />
è decorata con un altorilievo di San Lorenzo, al quale è dedicato anche l’altare maggiore con<br />
una pittura su tela del 1929, del pittore goriziano Del Neri;
• Chiesa succursale di Sant’Anastasia/Sveta Anastazija su una leggera altura a Brestovica<br />
Superiore. Fu costruita nel XV o XVI secolo ed è costituita <strong>da</strong> una piccola navata e <strong>da</strong> un presbiterio,<br />
dove si trova un altare barocco in legno con la statua di Sant’Anastasia. Sul soffitto del<br />
presbiterio si può ammirare un dipinto della Santa Trinità. Sul posto dove un tempo sorgeva il<br />
vecchio campanile è stato allestito un portico con un piccolo campanile. Secondo la tradizione<br />
orale, questo era un luogo di sosta e riposo per i pellegrini diretti al monastero di San Giovanni<br />
al Timavo. La chiesa fu completamente ristrutturata <strong>da</strong>gli abitanti del luogo nel 1988;<br />
• cavità sopra l’abitato di Mohorini, trasformata nel corso della I guerra mondiale in fortificazione<br />
militare; durante le opere di allestimento sono stati rinvenuti alcuni monumenti, tra cui un<br />
cippo votivo con iscrizione in greco, dedicato a un’ignota divinità. In base agli oggetti rinvenuti,<br />
il santuario ipogeo è <strong>da</strong>tabile al II e III secolo. <strong>Il</strong> cippo si trova attualmente presso l’Istituto per<br />
gli Studi Carsici di Postojna (Inštitut za raziskovanje krasa ZRC-SAZU);<br />
• la Grotta del conte si trova sopra Brestovica Inferiore, sotto il Monte Erma<strong>da</strong>. Si tratta di una<br />
grotta fossile in pendenza con cinque entrate (lunga 350 m e profon<strong>da</strong> 50 m). <strong>Il</strong> nome è dovuto<br />
ai Monti del conte, una porzione di territorio di proprietà dei conti di <strong>Duino</strong>. La grotta venne adibita<br />
a ricovero per i sol<strong>da</strong>ti austro-ungarici durante la prima guerra mondiale. A questo scopo<br />
furono scavate quattro gallerie, nella parte superiore della grotta furono invece ricavati nove<br />
pianali per dormire. Questa parte è illuminata e visitabile, sul fondo la galleria si trasforma in<br />
un pozzo che conduce alle sale sottostanti. Nei dintorni ci sono numerosi resti di fortificazioni,<br />
trincee e caverne (la grotta è raggiungibile percorrendo il sentiero che passa dinanzi alla chiesa<br />
di Sant’Anastasia oppure <strong>da</strong> Brestovica Inferiore mediante una carrareccia);<br />
• la caverna “Moritz” in una dolina accanto alla Grotta del conte, dove si trovava una postazione<br />
dell’artiglieria austro-ungarica, e il Castelliere che circon<strong>da</strong> la cima del Monte Gredina (246<br />
m) in prossimità dell’Erma<strong>da</strong> e sopra Brestovica Inferiore;<br />
• colonna votiva tra Brestovica Superiore e Brestovica Inferiore realizzata <strong>da</strong>l paesano<br />
Alojz Antonič, che un tempo aveva lavorato nelle cave;<br />
• scuola all’inizio di Brestovica Inferiore (venendo <strong>da</strong> Gorjansko) costruita nel periodo tra le<br />
due guerre. In essa oggi si trova la sala del paese, dove è allestita una mostra di foto della<br />
prima guerra mondiale.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nell’abitato di Brestovica Inferiore si trova un negozio e un bar, in quello di Brestovica Superiore<br />
un’osmizza in primavera.<br />
Altre curiosità<br />
• la secon<strong>da</strong> domenica di agosto si festeggia il santo patrono del villaggio San Lorenzo;<br />
• nella chiesa succursale di Sant’Anastasia si celebra la messa solo due volte all’anno: la prima<br />
domenica di settembre, in occasione dell’anniversario della ristrutturazione della chiesa, e la<br />
domenica successiva il 5 febbraio, per la festa di Sant’ Anastasia;<br />
• l’ultima domenica di ottobre la Società Speleologica organizza una marcia sulle orme del fronte<br />
dell’Isonzo;<br />
• la Società Speleologica organizza visite gui<strong>da</strong>te alla Grotta del conte l’ultima domenica di ogni<br />
mese;<br />
• la Società speleologica organizza visite alla Gotta di Vale o “Jerihovca” su prenotazione.<br />
Chiesa di San Lorenzo a<br />
Brestovica Superiore.<br />
71
72<br />
19. COMUNITÀ DI VOLČJI GRAD<br />
Volčji Grad è un piccolo paese sul versante sud del <strong>Carso</strong> di Komen; <strong>da</strong> Komen dista 1,5 km.<br />
Popolazione: 99 abitanti (nel 2002). Altitudine: 239 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiunto <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale proveniente <strong>da</strong> Komen, che si dirama nella parte bassa<br />
del paese all’altezza dell’ufficio parrocchiale. La stra<strong>da</strong> continua in direzione di Kregolišče e Škofi<br />
per poi confluire nella stra<strong>da</strong> locale Gorjansko – Brje pri Komnu – Veliki Dol. Dal paese partono<br />
delle strade bianche verso Nadrožica e Gorjansko, nonché in direzione di Veliki Dol, Pliskovica e<br />
Gabrovica.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese ha origini preistoriche, si suppone, infatti, che gli antenati dei suoi odierni abitanti si siano<br />
insediati su uno dei maggiori castellieri del <strong>Carso</strong> – sulla Debela Griža. Da queste parti passava<br />
anche una stra<strong>da</strong> romana. <strong>Il</strong> paese è citato per la prima volta nel 1257 nella forma Volcigrat, nei<br />
Codici dell’archivio diocesano di Trieste, risalenti al 1337, lo troviamo come Volcigrad. Secondo una<br />
leggen<strong>da</strong> fu qui che si curò e guarì la nobil figlia Maria Volcia e, a quanto sembra, qui è stata anche<br />
sepolta vicino alla chiesa; <strong>da</strong> essa deriva il nome del paese. Un tempo nel paese c’erano ben quattro<br />
laboratori per la lavorazione della pietra; l’attività venne iniziata <strong>da</strong>lla famiglia Štolfa di Komen,<br />
che si trasferì in paese alla metà del XIX secolo (discendenti della nobile famiglia Astolfi di Ivanji<br />
Grad). Volčji Grad aveva probabilmente già nel XVIII secolo un importante laboratorio marmifero.<br />
<strong>Il</strong> lavoro degli scalpellini di Volčji Grad si rispecchia nelle numerose opere di rara finezza: portali<br />
– “kalune”, mensole, colonne votive, scale e altri dettagli in pietra.<br />
Personaggi importanti<br />
Volčji Grad, campo di frumento<br />
<strong>da</strong>vanti ad una proprietà.<br />
SREČKO COLJA, (Volčji Grad 1909 – Sistiana 2003 ) politico, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di Trieste,<br />
consigliere del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina;<br />
MARJAN ROŽANC, (Slape 1930 – Lubiana 1990) scrittore, saggista, drammaturgo, sceneggiatore<br />
cinematografico; la sua opera più famosa è il romanzo autobiografico Ljubezen (Amore) del 1979,
per il quale ottenne nel 1980 il premio della Fon<strong>da</strong>zione Prešeren. Nel 1991 ricevette il Premio<br />
Prešeren alla carriera. Nel 1979 acquistò una casa a Volčji Grad, dove trascorse gran parte della<br />
sua vita. All’interno della Biblioteca Srečko Kosovel di Komen è stata allestita una sezione con la<br />
Biblioteca di Rožanc.<br />
ŠTOLFA – il cognome accomuna molti mastri scalpellini di Volčji Grad che, nel XIX secolo, per<br />
un’ampia parte del territorio rappresentavano il nerbo della lavorazione artistica della pietra. <strong>Il</strong> più<br />
significativo fu FRANČIŠEK ŠTOLFA che oltre a semplici manufatti, scolpì anche arredi per le<br />
chiese (ad esempio parte degli arredi della Chiesa di Batuje).<br />
Curiosità<br />
• succursale della Chiesa di San Giovanni Battista/Sveti Janez Krstnik che si trova a Brith,<br />
un borgo distaccato <strong>da</strong>l paese. Al suo posto un tempo esisteva una piccola chiesa gotica, al cui<br />
ricordo riman<strong>da</strong> una lapide del 1492, dedicata al suo costruttore, l’architetto triestino Johannes<br />
de Pari. La chiesa in stile barocco fu costruita nel XVI o XVII secolo. Alla parete ovest è infissa<br />
una pietra tombale del II secolo dopo Cristo, posta <strong>da</strong>l padre e <strong>da</strong>lla madre in memoria alla figlia<br />
morta l’anno 15 secondo il calen<strong>da</strong>rio romano. L’interno della chiesa è decorato con arredi<br />
barocchi del XVIII secolo, sull’altare maggiore si trova un dipinto di San Giovanni <strong>da</strong>vanti alla<br />
Madonna e a Gesù, opera di F. Pavone; sopra l’altare laterale destro c’è un dipinto raffigurante<br />
il vescovo J. Leonardis. <strong>Il</strong> campanile staccato <strong>da</strong>lla chiesa è caratterizzato <strong>da</strong> un’insolita e<br />
movimentata terminazione in stile barocco;<br />
• residenza del famoso saggista sloveno Marjan Rožanc (1930 – 1990), attigua alla chiesa,<br />
dove passò gli ultimi anni della sua vita componendo opere letterarie. La sua persona viene<br />
ricor<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> una lapide posta all’ingresso della casa ristruttura e <strong>da</strong>i Premi Rožanc;<br />
• il più grande castelliere del Comune – Debela griža si trova a ovest del paese (il castelliere<br />
è raggiungibile percorrendo la stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti all’abitazione numero 6 o la<br />
stra<strong>da</strong> bianca che passa <strong>da</strong>vanti all’abitazione numero 55). Originariamente il castelliere conteneva<br />
almeno 13.000 tonnellate di pietra ed era la principale roccaforte della zona. Le pietre<br />
furono assemblate in modo <strong>da</strong> formare un unico muro di cinta, in tre punti il muro era doppio<br />
con un perimetro di circa 850 m e una circonferenza di circa 680 m. I ruderi del muro difensivo<br />
raggiungono oggi <strong>da</strong>gli 8 ai 15 m di larghezza e <strong>da</strong>i 2 ai 4 m di altezza;<br />
• simboli religiosi – colonne votive all’entrata in paese (<strong>da</strong> Komen), uno realizzato <strong>da</strong> Anton<br />
Jurca e Andrej Talčer in onore della Madre di Dio nel 1855, accanto alla chiesa si trova un<br />
segno votivo dedicato alla Vergine Maria, del 1885, opera di F. Metlikovec, mentre sul sentiero<br />
laterale, accanto alla chiesa, si trova un simbolo dedicato a Gesù, alla Madonna e a Giuseppe;<br />
• il Sentiero della pietra – il sentiero di<strong>da</strong>ttico passa per il paese e attorno ad esso; durante<br />
il percorso avrete la possibilità di scoprire le caratteristiche naturali e culturali di Volčji Grad:<br />
colonne votive – “pili”, un calcinaio per lo spegnimento della calce – “japenca”, la Debela griža<br />
– un castelliere risalente alla civiltà di Hallstatt, resti di una cava, una casetta di pastori, muretti<br />
a secco con i tipici accessi alle proprietà fondiarie – “verzele”, una foiba – “bezen”, una dolina<br />
– “globočnjak”, caverne, stagni, doline recintate. <strong>Il</strong> sentiero è lungo 4 km.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
I membri della locale Società Pro Loco organizzano percorsi gui<strong>da</strong>ti al paese e nei dintorni.<br />
Altre curiosità<br />
• la festa principale del paese è tradizionalmente legata alla celebrazione del santo patrono<br />
del paese San Giovanni Battista, la domenica successiva il 24 giugno;<br />
• gli abitanti del luogo sono membri della locale Società Pro Loco al fine di mantenere, <strong>da</strong>r<br />
vita e traman<strong>da</strong>re il patrimonio naturale e culturale del paese.<br />
Caratteristica di Volčji Grad è anche<br />
il campanile della chiesa.<br />
73
Pozzo del paese a Brje pri Komnu.<br />
74<br />
<strong>Il</strong> portale della proprietà<br />
Štrekelj a Škofi.<br />
20. COMUNITÀ DI BRJE PRI KOMNU ( Brje pri Komnu, Škofi)<br />
La Comunità di Brje pri Komnu comprende Brje pri Komnu, piccolo paese raccolto situato in una<br />
secca dolina a sud dell’Altipiano di Komen, e il più piccolo paese del Comune di Komen, Škofi,<br />
collocato su una piccola altura lungo la stra<strong>da</strong> locale che collega Volčji Grad a Brje pri Komnu.<br />
Popolazione: Brje pri Komnu – 97 abitanti (nel 2002). Altitudine: 170 m.<br />
Popolazione: Škofi – 7 abitanti (nel 2002). Altitudine: 230 m.<br />
Come arrivare<br />
L’abitato di Brje pri Komnu è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale che in prossimità di Gorjansko si dirama<br />
<strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> regionale Komen-Gorjansko-confine di stato con l’Italia. Da Brje pri Komnu la stra<strong>da</strong><br />
continua verso Veliki Dol e Dutovlje. L’abitato di Škofi è raggiungibile percorrendo una stra<strong>da</strong> locale<br />
che a 500 m <strong>da</strong>ll’uscita del paese si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale Brje – Veliki Dol. La stra<strong>da</strong> prosegue<br />
in direzione di Kregolišče, Volčji Grad e Komen.<br />
Cenni storici<br />
I primi <strong>da</strong>ti storici relativi a Brje pri Komnu, risalgono ai tempi in cui i signori di <strong>Duino</strong> avevano i loro<br />
feudi anche in questa zona. La prima guerra mondiale inflisse al paese e ai suoi abitanti gravi sofferenze;<br />
la vicinanza del fronte dell’Isonzo spinse i sol<strong>da</strong>ti austriaci ad allestire in questi luoghi le loro<br />
postazioni militari e l’ospe<strong>da</strong>le, mentre gli abitanti furono costretti all’esilio. Malgrado gli orrori della<br />
guerra, gli abitanti prestarono molta attenzione alla conservazione dell’architettura carsica; ne sono<br />
testimoni i numerosi portali, le mensole, le cornici di finestre e porte, e in particolar modo il pozzo<br />
che si trova al centro del paese.<br />
Le origini di Škofi sono purtroppo sconosciute; molto importante fu la presenza della famiglia<br />
Štrekelj, che lasciò Gorjansko per trasferirsi in questo paese. Ne è testimone il portone all’ingresso<br />
della casa, caratterizzato <strong>da</strong> uno straordinario portale ad arco (kaluna). Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />
mondiale, la posizione vantaggiosa dell’abitato spinse molte unità partigiane a trattenervisi, tra le<br />
quali anche il reparto della marina.<br />
Curiosità<br />
• il pozzo del paese nei pressi della fermata dell’autobus a Brje pri Komnu. Sulla vera è scolpito<br />
un motivo raffigurante due persone presso un pozzo; probabilmente si tratta del motivo biblico<br />
di Cristo e della Samaritana, rappresentati <strong>da</strong>ll’artista locale nelle sembianze di due donne.<br />
Presso il pozzo si trova anche una colonna votiva;<br />
• quattro cimiteri militari austro-ungarici nelle vicinanze di Brje pri Komnu; uno si trova accanto<br />
alla stra<strong>da</strong> locale Brje – Veliki Dol, due nelle immediate vicinanze della stra<strong>da</strong> e raggiungibili<br />
<strong>da</strong> una stra<strong>da</strong> bianca, che si dirama <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> locale 300 metri prima del paese,<br />
venendo <strong>da</strong> Komen (a 100 m <strong>da</strong>l laboratorio per la lavorazione del marmo). <strong>Il</strong> quarto cimitero<br />
si trova in prossimità della stra<strong>da</strong> secon<strong>da</strong>ria che porta a Škofi;<br />
• lapide in memoria al reparto della marina a Škofi al numero 4;<br />
• monumento ai tre partigiani caduti a Škofi in fondo al paese (venendo <strong>da</strong> Brje).<br />
Infrastrutture turistiche<br />
In primavera e in estate a Brje sono aperte due osmizze.
<strong>Il</strong> prosciutto affettato secondo la tradizione.<br />
75
1. TERNOVA PICCOLA/TRNOVCA<br />
<strong>Il</strong> paese è situato nella parte più alta del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, più di 500 metri ad est di<br />
Prepotto. L’antico nucleo del paese è raccolto e discosto <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale, dove invece si<br />
trova un consistente numero di nuove costruzioni che formano il borgo di Bajta. Dietro all’abitato si<br />
eleva il Bitagonjek (253 m), <strong>da</strong> cui lo sguardo spazia <strong>da</strong>l Golfo di Trieste alla pianura friulana fino al<br />
massiccio del Canin.<br />
Popolazione: 72 abitanti (nel 2004). Altitudine: 250 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> provinciale (stra<strong>da</strong> per Komeno) che <strong>da</strong><br />
San Pelagio o <strong>da</strong>l valico di San Pelagio – Gorjansko porta verso Sales/Salež. Una stra<strong>da</strong> bianca<br />
collega l’abitato alla località di Samatorza/Samatorca. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea<br />
dei trasporti urbani.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese è nominato per la prima volta nell’urbario di Gorizia del 1200 come Ternowez; lo stesso<br />
documento cita anche un certo contadino Zvoban (Suban). L’urbario di <strong>Duino</strong> la cita nel 1527 come<br />
frazione dell’unità amministrativa (župa) di San Pelagio. Durante la prima guerra mondiale nel paese<br />
venne allestito un ospe<strong>da</strong>le militare. A Bajta fu costruita nel 1857 la prima trattoria, in quanto in<br />
un primo momento era stato previsto il passaggio della linea ferroviaria in prossimità del paese.<br />
Curiosità<br />
8. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE<br />
DI DUINO-AURISINA/DEVIN-NABREŽINA<br />
• lapide in memoria ai caduti del luogo durante la Lotta di liberazione nazionale al numero 1;<br />
• centro artistico e culturale “Skerk” a Bajta, vecchia e ricca proprietà, trasformata in galleria<br />
d’arte privata;<br />
• resti di terrapieno di un insediamento preistorico a Gradišče (337,8 m) che si eleva ad<br />
un’altezza di oltre 200 m a nord del paese;<br />
• grotte: Grotta di Ternovizza/Jama v hribih, 800 metri a nord-est <strong>da</strong>l paese e nelle immediate<br />
vicinanze del confine la Grotta dell’acqua/Pejca v hribih situata a 1200 metri nord-est <strong>da</strong>l paese,<br />
dove un tempo si sfruttava l’acqua piovana per la distillazione della grappa;<br />
• passeggiata: sentiero che porta alla cima del Monte San Leonardo (402 m), percorso segnato,<br />
punto panoramico. Lunghezza: circa 2 km.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese si trova una trattoria, un agriturismo<br />
e un’osmizza.<br />
Altre curiosità<br />
• nel bosco vicino al paese ci sono ancora<br />
i resti di un calcinaio arcaico.<br />
<strong>Il</strong> castello di <strong>Duino</strong>.<br />
Portale carsico, dietro il<br />
quale si trova il centro<br />
artistico e culturale “Skerk”<br />
a Ternova.<br />
77
Particolare cantina di vini in una<br />
grotta carsica naturale presso un<br />
agriturismo a Prepotto.<br />
78<br />
2. PREPOTTO/PRAPROT<br />
<strong>Il</strong> paese è situato su un’altura a 800 metri sud-est <strong>da</strong> San Pelagio, in posizione soleggiata e con un<br />
bel panorama. È suddiviso in Preprotto Superiore e Preprotto Inferiore. Sotto il paese, in direzione<br />
di Aurisina, ci sono terrazzamenti a vigneto, dove si coltivano vitigni di uve scelte (refosco, vitovska).<br />
I rilievi più alti sono Vršič (254 m), Gričič (270 m) e Pitnji vrh (227 m). A nord-est del paese si<br />
trova la stalla sociale, dove gli abitanti del luogo tengono circa 200 capi di bestiame.<br />
Popolazione: 151 abitanti (anno 2003). Altitudine: 243 m.<br />
Come arrivare<br />
Attraverso il paese passa la stra<strong>da</strong> che <strong>da</strong> San Pelagio porta a Ternova e ancora oltre fino ai paesi<br />
del Comune di Sgonico. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea di trasporti urbani.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> nome deriva <strong>da</strong>l termine botanico praprot - felce. <strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta nel 1316;<br />
nel 1494 viene indicato come frazione del comune di San Pelagio. In passato gran parte degli abitanti<br />
si dedicava alla bachicoltura. Nel paese sono state rinvenute due pietre di epoca romana con<br />
inscrizioni dedicate alla dea Minerva.<br />
Curiosità<br />
• portale del 1776 con relativo edificio, un tempo sede del curatore del signore di <strong>Duino</strong>;<br />
• immagine sacra della Crocifissione affissa sulla facciata della casa al numero 16, oggi sede<br />
della comunità sociale di Prepotto;<br />
• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, in prossimità dell’incrocio al centro<br />
del paese;<br />
• resti di un castelliere sul Gričič (268 m), 200 m a est <strong>da</strong>l paese;<br />
• grotte: Caverna di San Pelagio/Leša pečina, Grotta dell’Edera/Stenašca, Caverna Caterina/<br />
Katrna pejca.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese ci sono un agriturismo e tre osmizze. Alcuni produttori di vini di origine protetta vendono<br />
i propri prodotti su scala nazionale e all’estero.<br />
Altre curiosità<br />
• nel paese sono molto sentite le feste legate al carnevale e all’accensione dei falò nonché le<br />
sagre estive dette “šagre”.<br />
Particolare di lavorazione<br />
artistica della pietra su un<br />
portale.
3. SAN PELAGIO/ŠEMPOLAJ<br />
<strong>Il</strong> paese è situato a 2,5 km nord-est di Aurisina. <strong>Il</strong> nucleo storico, che si addensa attorno alla chiesa,<br />
ha una struttura raccolta, mentre la restante parte si sviluppa lungo l’asse stra<strong>da</strong>le verso Aurisina e<br />
in direzione di Ternova piccola. Oggi il paese è circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> vigneti; nei secoli passati, soprattutto<br />
nel XVIII, era molto sviluppata la bachicoltura.<br />
Popolazione: 246 abitanti (anno 2003). Altitudine: 224 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale che proviene <strong>da</strong> Aurisina e continua verso Ternova<br />
piccola e verso il valico di San Pelagio – Gorjansko sul confine italo- sloveno; <strong>da</strong>l centro del paese<br />
la stra<strong>da</strong> si dirama verso Prepotto, un po’ più in alto verso Precenico. Sotto la chiesa passa una<br />
stra<strong>da</strong> bianca che conduce a Slivia. <strong>Il</strong> paese è servito <strong>da</strong> autobus di linea.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta nel 1421 con il nome di Sancto Pellagio, dove si trovava la<br />
sede amministrativa cui appartenevano anche Aurisina, Prepotto, Bristie/Brišče e Samatorza/Samatorca;<br />
nel 1524 l’urbario di <strong>Duino</strong> vi include anche Slivia, Precenico, Ternova piccola e Rubiach,<br />
un paese che non esiste più. L’ultimo sin<strong>da</strong>co di San Pelagio fu eletto nel 1922, dopo di che il paese<br />
fu incorporato nel Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina. San Pelagio è stato in passato un importante centro<br />
ecclesiastico, sede del decanato. La prima parrocchia fu fon<strong>da</strong>ta il 25 maggio 1629.<br />
Personaggi importanti<br />
ALOJZ REBULA, scrittore, saggista, traduttore, filologo classico; uno tra i più importanti scrittori<br />
contemporanei (vedi sopra: Personaggi importanti).<br />
Curiosità<br />
• la Chiesa di San Pelagio: riferimenti alla prima chiesa risalgono al 1500, dello stesso periodo<br />
è anche il campanile. La chiesa prese la forma attuale nel 1780. Qui è sepolto l’allora cappellano<br />
del paese Ivan Lupinc (1738 - 1755). L’altare laterale della navata sinistra venne portato<br />
<strong>da</strong>lla chiesa di Sant’Antonio che oggi non esiste più e che un tempo si trovava tra San Pelagio<br />
e Slivia;<br />
• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale, al centro del paese, 50 m ad est<br />
della chiesa:<br />
• resti di una fornace semiindustriale sulla stra<strong>da</strong> provinciale in direzione di Aurisina; l’edificio<br />
è in rovina, ma il sistema originario di estrazione della calce è ancora ben visibile;<br />
• grotte: Grotta Struga e Grotta Lindner/Lisičja luknja nella quale furono rinvenute ceramiche<br />
risalenti al periodo dei castellieri. La grotta è interessante, in quanto riceve luce attraverso<br />
un’apertura nella volta;<br />
• pietra diffamatoria sulla parete esterna della proprietà A<strong>da</strong>mič/A<strong>da</strong>mičeva domačija al numero<br />
26.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese si trova una trattoria, un ristorante e un’azien<strong>da</strong> di agricoltura biologica. Durante l’anno<br />
solo un contadino apre l’osmizza.<br />
<strong>Il</strong> patrono della chiesa di<br />
San Pelagio diede il nome<br />
anche al paese.<br />
<strong>Il</strong> pozzo accanto alla<br />
chiesa di San Pelagio<br />
79
Precenico, monumento ai<br />
caduti durante la secon<strong>da</strong><br />
guerra mondiale.<br />
80<br />
4. PRECENICO/PREČNIK<br />
<strong>Il</strong> paese è situato sul versante occidentale dell’altura che culmina con il Monte Sedlo (276 m) dietro<br />
il quale si trova il confine di stato. Precenico è costituito <strong>da</strong> due abitati separati a struttura addensata:<br />
Precenico Superiore e Precenico Inferiore.<br />
Popolazione: 99 abitanti (nel 2003). Altitudine: 230 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale che <strong>da</strong> Malchina conduce verso San Pelagio e<br />
verso il valico confinario di San Pelagio - Gorjansko. A metà percorso, in direzione di Malchina, la<br />
stra<strong>da</strong> si dirama verso Slivia. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea dei trasporti urbani.<br />
Cenni storici<br />
Precenico viene citato per la prima volta nell’urbario di <strong>Duino</strong> nel 1494. Durante la secon<strong>da</strong> guerra<br />
mondiale, nel paese aveva sede il comitato locale del Fronte di liberazione.<br />
Curiosità<br />
• il cortile della casa colonica della famiglia Šemec/Šemčeva domačija al numero 5 con un<br />
pozzo riccamente decorato;<br />
• monumento ai caduti durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale sulla stra<strong>da</strong> provinciale tra Precenico<br />
Superiore e Precenico Inferiore;<br />
• grotta sotto il Monte Sedlo con reperti del mesolitico, situata a nord dell’omonima altura (276 m).<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese ci sono due trattorie e saltuariamente un’osmizza.<br />
5. SLIVIA/SLIVNO<br />
<strong>Il</strong> paese è situato a 2,5 km nord di Aurisina. <strong>Il</strong> nucleo storico ha una struttura raccolta. Lungo le<br />
strade che portano verso Aurisina e San Pelagio ci sono alcune case di nuova costruzione, alquanto<br />
distanziate una <strong>da</strong>ll’altra.<br />
Popolazione: 148 abitanti (anno 2003). Altitudine: 140 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che proviene <strong>da</strong> Aurisina Cave e continua in direzione di Precenico.<br />
Alcune strade bianche portano a Sistiana e a San Pelagio, mentre un sentiero boschivo<br />
conduce fino a Malchina. Un autobus dei trasporti urbani effettua alcune corse nei giorni feriali.<br />
Cenni storici<br />
I primi insediamenti risalgono alla preistoria, come testimoniato <strong>da</strong>lla presenza sull’altura di Gradec<br />
di uno dei più grandi castellieri dell’Altipiano triestino. In prossimità del paese è stata rinvenuta<br />
un’iscrizione romana, resti romani, invece, nella zona di Sveti Anton/Sant’Antonio, dove un tempo
sorgeva una chiesa. <strong>Il</strong> paese è nominato per la prima volta nel 1319 con il nome di Scligna. Nel<br />
1494 contava solo tre case contadine e l’urbario di <strong>Duino</strong> lo cita come un comune a se stante; nel<br />
1524 faceva già parte del comune di San Pelagio.<br />
Personaggi importanti<br />
ALBERT METLIKOVEC (Slivia 1920 – Nova Gorica 1982), parroco, catechista, autore di numerosi<br />
catechismi, laurea honoris causa alla facoltà teologica di Lubiana, la Sede Apostolica gli conferì il<br />
titolo onorifico di monsignore;<br />
DORČE SARDOČ (Slivia 1898 – Gorizia 1988) svolse attività politica, membro dell’Associazione<br />
Sokol di Gorizia e del Preporod, nonché dell’organizzazione TIGR, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di<br />
Trieste, autore della raccolta di memorie Tigrova sled.<br />
Curiosità<br />
• Chiesa di Santa Maria Mad<strong>da</strong>lena, consacrata nel 1820. Sulla facciata sono visibili le statue<br />
di San Biagio e San Silvestro. È l’unica chiesa del Comune circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>l cimitero;<br />
• numerosi antichi edifici in stile carsico nella parte centrale del paese. Particolarmente interessante<br />
è la spaziosa casa colonica della famiglia Pirc/Pirčeva domačija al numero 22;<br />
• il Castelliere Carlo De Marchesetti/Slivenski Gradec (195 m), monumento culturale nazionale<br />
sito a 600 m sud-est <strong>da</strong>l paese, è uno fra i più importanti e i più studiati castellieri del<br />
<strong>Carso</strong>. Sull’altura Podgrešč (166 m), a 600 m sud <strong>da</strong>l paese, si trova il Castelliere II di Slivia,<br />
di dimensioni minori e risalente alla prima età del ferro;<br />
• Sant’Antonio: toponimo per il luogo, dove è stata rinvenuta una lapide con iscrizioni romane.<br />
Qui in passato si ergeva anche una chiesa dedicata a Sant’Antonio;<br />
• cava abbandonata, 1500 m a sud del paese, dove si ricavava un particolare calcare a zonature<br />
variegate del tipo Napoleone;<br />
• grotte: Grotta delle Torri/Pejca v Lazcu, Grotta/Pejca v Stari Ogradi, Grotta/Pejca na<br />
Velevšču;<br />
• stagni: “na Cerovcu”, “Kal v Dolu”, “Kalič v Dolu”;<br />
• il percorso di<strong>da</strong>ttico “Dalle grotte ai castellieri”, illustrato in un prospetto di<strong>da</strong>ttico, include<br />
la Grotta Antonia/Jama Tončka, la Grotta Marco/Brezno Marco, la Grotta Pocala/Jama pod<br />
Kalom, il Riparo Zaccaria/Previs na Caharijevem svetu, la Grotta Lindner/Lisičja luknja, il Castelliere<br />
di Slivia/Slivenski Gradec, gli stagni di Slivia, la breccia di Slivia e quella di Visogliano.<br />
Lunghezza circa 4 km<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese c’è una trattoria e durante l’anno tre osmizze.<br />
Altre curiosità<br />
• secondo la tradizione orale, Slivia un tempo aveva un monastero. Da ciò deriverebbe il<br />
toponimo “Fratou dou” (dolina del frate).<br />
“Spahnjenca” - cucina<br />
esterna con focolare,<br />
terminante con il<br />
caratteristico camino carsico.<br />
81
82<br />
10. AURISINA/NABREŽINA<br />
<strong>Il</strong> paese si estende tra due linee ferroviarie (Trieste-Venezia e Trieste-Lubiana) e lungo la stra<strong>da</strong><br />
provinciale carsica; nelle vicinanze si trovano i rilievi Ojstri vrh (210), Gradec (200), Babica (219)<br />
e Monte Berciza/Brščice. La parte di Santa Croce appartenente al Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina è<br />
chiamata anche Santa Croce-Aurisina, malgrado Santa Croce sia un’unità insediativa indipendente.<br />
Nella zona delle cave si trova la sede del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina.<br />
Popolazione: 2.406 abitanti (anno 2003), di cui 349 a Santa Croce, 479 ad Aurisina-Stazione, 977<br />
ad Aurisina Cave, 753 ad Aurisina Centro. Altitudine: 143 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale carsica in direzione di Sistiana e Monfalcone ovvero<br />
in direzione di Santa Croce, Opicina (Opčine) e Trieste. Da questa si dirama la stra<strong>da</strong> per Slivia e<br />
San Pelagio. Al paese appartiene un porticciolo chiamato Canovella De’ Zoppoli/Pri čupah situato ai<br />
piedi del ciglione carsico; il versante viene chiamato Breg e lo possiamo percorrere a piedi scendendo<br />
per il Sentiero dei pescatori/Ribiška pot oppure lungo la stra<strong>da</strong> Costiera passando per Sistiana.<br />
Autobus di linea collegano il paese con la città e con le vicine località. Le due reti ferroviarie hanno<br />
una propria stazione, ossia il “Bivio” sulla linea Trieste-Venezia-Udine, e la “Stazione”/“Postaja”<br />
sulla linea Trieste-Lubiana. Entrambe le stazioni sono servite solo <strong>da</strong> treni locali.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese, citato per la prima volta nel 1308 con il nome di Lebrosina, è conosciuto soprattutto per<br />
le sue cave, il cui sfruttamento risale ai tempi dei romani, quando si<br />
estraeva la pietra per la costruzione di Aquileia, Trieste e Civi<strong>da</strong>le. Ciò fa<br />
pensare che la località fosse abitata già d’allora. Da qui passava anche<br />
la stra<strong>da</strong> romana Gemina che collegava Aquileia con l’Istria e Fiume.<br />
Aurisina ebbe il suo periodo migliore all’epoca della costruzione della<br />
linea ferroviaria transalpina nel 1857; la linea collegava Trieste con<br />
Vienna e oltre al trasporto delle persone provvedeva alla distribuzione<br />
dei grandi blocchi di pietra nelle diverse città dell’impero, dove venivano<br />
utilizzati per la costruzione di imponenti palazzi (ad esempio il parlamento<br />
di Vienna). Questi furono i motivi per cui cent’anni fa l’abitato<br />
di Aurisina assunse l’aspetto di un ricco centro industriale, che offriva<br />
lavoro a migliaia di cavatori e scalpellini di tutte le nazionalità. Aurisina<br />
fu anche un importante centro culturale e politico. Dopo la prima guerra<br />
mondiale che non risparmiò neppure Aurisina e dopo l’annessione all’Italia,<br />
le cose cambiarono radicalmente; l’economia cominciò a deperire,<br />
gli intellettuali e i vari professionisti sfuggirono alla dittatura fascista,<br />
la maggior parte in Iugoslavia; la secon<strong>da</strong> guerra mondiale implicò la<br />
deportazione di tutti gli uomini in Germania e naturalmente la lotta partigiana.<br />
Sotto il governo militare alleato gli abitanti del luogo ripresero in<br />
certo qual modo fiato, tuttavia la riannessione all’Italia portò molta disoccupazione.<br />
Per questo motivo molte persone emigrarono in Australia.<br />
Nella secon<strong>da</strong> metà del XX secolo la situazione migliorò e la maggior<br />
parte della popolazione di Aurisina trovò lavoro in città, altri aprirono sul<br />
posto negozi e altri esercizi; il lavoro nelle cave riprese vita, anche se<br />
lo sviluppo tecnologico incise fortemente sulla richiesta di manodopera.<br />
Le cave di Aurisina.
Personaggi importanti<br />
IGO GRUDEN (Aurisina 1893 – Lubiana 1948) poeta, traduttore, giurista; uno dei maggiori rappresentanti<br />
della poesia slovena della prima metà del XX secolo. (Vedi sopra Personaggi importanti).<br />
SERGEJ RADOVIČ (Aurisina 1937 – 1980), pe<strong>da</strong>gogo musicale e direttore di diversi cori con i<br />
quali ottenne numerosi riconoscimenti; direttore della filiale della Glasbena matica (Società filarmonica)<br />
di Aurisina.<br />
Curiosità<br />
• nucleo storico addensato situato a nord-est sotto la piazza centrale con numerosi esempi<br />
di architettura carsica ben conservata o ristrutturata; particolarmente interessante è il grande<br />
pozzo – “štirna” nella piazza centrale del vecchio abitato detta Krža<strong>da</strong>;<br />
• Chiesa di San Rocco sulla piazza principale del paese, consacrata nel 1604. La costruzione<br />
attuale risale del 1760. La struttura esterna è in stile neoclassico con sopra la porta della facciata<br />
principale una statua di San Rocco, patrono di Aurisina (celebrato il 16 agosto). L’interno<br />
è a una navata con altare barocco in marmo. <strong>Il</strong> campanile è alto 30 metri;<br />
• monumento ai caduti nella secon<strong>da</strong> guerra mondiale eretto sulla piazza principale del<br />
paese nel 1972 su progetto dell’architetto Dario Jagodic. Vi sono incisi i nomi dei 113 caduti<br />
del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina, vittime del regime fascista e dei campi di sterminio tedeschi;<br />
• erma di Igo Gruden sul viale dietro la chiesa;<br />
• cimitero militare austro-ungarico della prima guerra mondiale nella dolina di Lišček, a 400<br />
metri nord-est <strong>da</strong>l paese vecchio, dove sono sepolti 1934 sol<strong>da</strong>ti;<br />
• i siti archeologici di epoca romana comprovano la presenza dell’allora attività di estrazione<br />
della pietra: resti di una casa romana nella zona denominata “Na rebri,” sotto il terrapieno della<br />
ferrovia e nei pressi di Canovella de’ Zoppoli sotto Aurisina, raggiungibile percorrendo a piedi il<br />
Sentiero dei pescatori/Ribiška pot (segnato) o con l’automobile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> Costiera passando<br />
per Sistiana;<br />
• le cave con una storia di 2000 anni si estendono nella zona di Aurisina Cave tra la stra<strong>da</strong><br />
provinciale e la ferrovia. Le loro pareti precipitano fino a 110 metri di profondità. Cent’anni fa<br />
<strong>da</strong>vano lavoro a circa 4.000 operai, oggi le cave sono ancora attive, tuttavia il numero degli<br />
operai è diminuito drasticamente soprattutto per l’applicazione della tecnologia nel processo<br />
di estrazione e di lavorazione della pietra. Si estraggono quattro diversi tipi di marmo: chiaro,<br />
rosato, granulato e il roman stone;<br />
• grotte: Grotta Pocala/Pod Kalom, Grotta delle Torri/V Lazcu, Grotta del Pettirosso/Vlaška<br />
jama, Riparo Zaccaria/Previs na Caharijevem svetu, Grotta Moser/Pečina na Doleh;<br />
• “Lišček” la più ampia dolina del <strong>Carso</strong> triestino, a oltre 500 metri nord-est del paese<br />
vecchio;<br />
• sorgenti: Vodica e Brojnica lungo la costa di Aurisina/Breg;<br />
• il Sentiero dei pescatori/Ribiška pot, un tempo percorso quotidianamente <strong>da</strong>i pescatori,<br />
porta <strong>da</strong>l paese fino al porticciolo di Aurisina; l’itinerario comprende esempi di architettura<br />
carsica, il ciglione carsico e la sua caratteristica flora, pareti a strapiombo e macereti, terrazzamenti<br />
coltivati, belvedere sull’Oljšča e il porticciolo. Qui un tempo si trovavano gli zoppoli/čupe,<br />
mentre un po’ più in alto c’erano i casoni/kažuni, dove i pescatori conservavano le loro reti. <strong>Il</strong><br />
sentiero si sno<strong>da</strong> per circa 1,5 km (una descrizione più particolareggiata dell’intero percorso è<br />
contenuta nella gui<strong>da</strong> pubblicata a cura del Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina);<br />
• il Percorso di<strong>da</strong>ttico di Aurisina si sviluppa attraverso un caratteristico ambiente naturale<br />
che rispecchia le peculiarità storiche, geografiche, economiche, architettoniche ed etnologiche<br />
di Aurisina. Una descrizione dettagliata del sentiero si trova nella “Gui<strong>da</strong> al percorso Di<strong>da</strong>ttico<br />
di Aurisina”. La scuola media Igo Gruden, dove inizia e termina il percorso, mette a disposizione<br />
dei visitatori opuscoli, quaderni di lavoro e videocassette. Lunghezza circa 6 km;<br />
• il Sentiero Kugy/Kugyjeva pot parte <strong>da</strong>lla piazza <strong>da</strong>vanti alla stazione ferroviaria del “Bivio”,<br />
si sno<strong>da</strong> lungo tutti i belvedere della provincia di Trieste e termina in Val Rosandra/dolina<br />
Vigneto lungo il Sentiero<br />
dei pescatori ad Aurisina.<br />
L’altare della chiesa di San<br />
Rocco ad Aurisina.<br />
83
Lo zoppolo -“čupa”, barca<br />
ricavata <strong>da</strong> un unico pezzo<br />
di legno, veniva utilizzato<br />
<strong>da</strong>i pescatori sloveni sulle<br />
coste rocciose e scoscese. <strong>Il</strong><br />
modello dovrebbe rispecchiare<br />
le antiche barche fluviali e<br />
marine slave. (ricostruzione di<br />
una “čupa” - proprietà del Club<br />
velico “Čupa” a Sistiana.<br />
84<br />
La spiaggia di Sistiana.<br />
Glinščice. Nella zona di Aurisina esistono due punti panoramici, la vedetta Tiziana Weiss e la<br />
torre piezometrica Liburnia/Turn.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese ci sono alcuni negozi di generi alimentari e di generi vari, bar, trattorie, un esercizio di<br />
catering e una pizzeria; due aziende agrituristiche e quattro osmizze.<br />
Altre curiosità<br />
• mercato sulla piazza principale del paese il primo e il terzo martedì del mese;<br />
• manifestazioni culturali e sportive nonché feste sociali durante i mesi estivi.<br />
7. SISTIANA/SESLJAN<br />
La località è turisticamente rinomata per la sua bella baia e la spiaggia.<br />
Popolazione: 2.598 abitanti (compreso Borgo San Mauro). Altitudine: 77 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è attraversato <strong>da</strong>lle più importanti vie di comunicazione che collegano Trieste con il resto<br />
dell’Italia: la stra<strong>da</strong> provinciale Trieste – Monfalcone, la stra<strong>da</strong> locale per Aurisina con diramazione<br />
per Visogliano e Ceroglie, l’autostra<strong>da</strong> A4 Trieste-Venezia-Udine e la linea ferroviaria Trieste-Venezia-Udine.<br />
Nel paese c’è una fermata per gli autobus di linea locali e interregionali e una stazione<br />
ferroviaria. La costa è raggiungibile a piedi scendendo accanto alla piccola chiesa di San Giuseppe<br />
oppure <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> statale, in direzione di <strong>Duino</strong>. Da quest’incrocio si accede<br />
anche al sentiero Rilke. Nei mesi estivi il porto offre un servizio di collegamenti marittimi con Trieste<br />
e <strong>Duino</strong>.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> luogo viene citato già ai tempi dei romani con il nome di Sixtillanum. Già a quei tempi era sviluppata<br />
l’attività estrattiva. Ai tempi di Maria Teresa alla sommità della Parete liscia/Gladka stena si<br />
scavava il pietrame per l’interramento del mare nel Borgo Teresiano di Trieste. Nel 1931 Sistiana<br />
contava 333 abitanti, dodici anni più tardi 413, di cui circa la metà erano italiani. Fino al censimento<br />
successivo (1961) la popolazione era già raddoppiata, in quanto negli anni 1955-62 venne costruito<br />
il Borgo San Mauro per i profughi istriani. Allora furono espropriati 22 ettari di terra. In seguito ad<br />
ulteriori immigrazioni il numero degli abitanti raddoppiò anche nei dieci anni successivi.<br />
Personaggi importanti<br />
SLAVKO TUTA (Tolmin 1908 – Monfalcone 1980, sepolto a Sistiana) sin <strong>da</strong> studente attivo antifascista,<br />
membro dell’organizzazione TIGR, con<strong>da</strong>nnato al 2° Processo di Trieste, dopo la guerra fu<br />
per un certo periodo rinchiuso nelle carceri della polizia segreta jugoslava a Lubiana; dopo la guerra<br />
fu pubblicista e re<strong>da</strong>ttore dei programmi radio, nonché promotore di attività pubbliche;<br />
GIORGIO DEPANGHER (Capodistria 1941 – Sistiana 2001) dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale si<br />
rifugiò con la famiglia a Trieste, in seguito fu professore di lettere nelle scuole medie di Aurisina e<br />
Trieste, più volte membro del consiglio comunale di <strong>Duino</strong> – Aurisina nonché il suo sin<strong>da</strong>co. Significativo<br />
fu il suo impegno per la convivenza e la tolleranza tra i popoli. In suo ricordo è stato istituito<br />
il Premio Depangher al fine di promuovere tra i giovani gli ideali di fratellanza e collaborazione. Fu<br />
inoltre poeta (pubblicò 4 raccolte di poesie) e traduttore di poesia lirica slovena in italiano (ha tra-
dotto poesie di France Prešeren e Igo Gruden);<br />
MARCELLO MASCHERINI (Udine 1906 – Padova 1983) scultore, visse a Sistiana in una villa<br />
situata lungo la stra<strong>da</strong> principale, dove realizzò tutte le sue opere. Le sue sculture decorano importanti<br />
palazzi e piazze in tutta Italia. La villa Mascherini è oggi per lo più chiusa, nel giardino è<br />
possibile notare alcune sculture;<br />
ALBIN ŠKERK (Visogliano 1921 – San Pelagio1995) partigiano, arrestato e internato in Germania,<br />
nel dopoguerra funzionario di partito, membro del consiglio comunale di <strong>Duino</strong> – Aurisina (1952<br />
– 84) e tre volte sin<strong>da</strong>co di questo Comune. Tra il 1968 e il 1976 è stato eletto deputato al parlamento<br />
italiano e come tale contribuì in modo significativo all’approvazione e all’applicazione delle leggi<br />
riguar<strong>da</strong>nti la minoranza slovena. Per il suo lavoro politico e sociale ottenne diversi riconoscimenti<br />
e onorificenze tra cui il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana.<br />
Curiosità<br />
• la Chiesa di San Giuseppe, situata ai margini del sentiero che conduce al mare, fu costruita<br />
nel 1773 come cappella dei conti di <strong>Duino</strong>. Durante la prima guerra mondiale fu gravemente<br />
<strong>da</strong>nneggiata, la sua riedificazione risale agli anni trenta;<br />
• la scuola vecchia, intitolata a Karel Štrekelj nel 1979, è situata di fronte al commissariato<br />
di polizia; fu costruita nel 1929 per soddisfare il fabbisogno dell’allora piccola Sistiana; questi<br />
locali sono oggi adibiti ad asilo nido per i bambini sloveni e italiani;<br />
• sito preistorico con reperti risalenti al paleolitico – uno tra i più importanti in Italia (vedi Visogliano);<br />
• sentiero Rilke (vedi anche <strong>Duino</strong>) <strong>da</strong> Sistiana a <strong>Duino</strong> (2 km,) sopra le Falesie di <strong>Duino</strong>. Riserva<br />
protetta per la presenza di caratteristiche specie vegetali e animali e per le peculiarità geomorfologiche;<br />
il sentiero è dedicato al poeta di Praga Reiner Maria Rilke che negli anni 1911-<br />
12 fu ospite della contessa di <strong>Duino</strong> e in questo luogo ebbe l’ispirazione per la composizione<br />
delle sue Elegie duinesi. La passeggiata offre una meravigiosa vista sul Golfo di Trieste;<br />
• scavi archeologici di epoca romana: resti di ville romane nei pressi del terrapieno della fer-<br />
La baia di Sistiana con la<br />
marina e i bagni.<br />
85
<strong>Il</strong> ciglione carsico a Sistiana.<br />
Borgo San Mauro fu costruito<br />
secondo un concetto di<br />
uniformità architettonica e<br />
urbanistica.<br />
86<br />
rovia, resti del porto e di ville romane lungo la spiaggia che oggi non sono più visibili;<br />
• Grotta di Sistiana/Jama Kavšca con reperti archeologici;<br />
• cave minori abbandonate nel centro del paese, a circa 70 metri sud-est del distributore di<br />
benzina;<br />
• castelliere sopra la Baia di Sistiana, resti di insediamenti sul ciglione carsico a sud-est della<br />
baia di Sistiana; luogo difficilmente raggiungibile per la folta vegetazione;<br />
• piccola fonte d’acqua potabile detta Sesljanščica al margine di una cava di alabastro calcareo<br />
sopra Dol. La cava è oggi dismessa;<br />
• monumento, all’altezza dell’incrocio che porta al mare, in memoria dell’ufficiale della marina<br />
austro-ungarica caduto durante la prima guerra mondiale;<br />
• galleria d’arte di Marcello Mascherini sulla stra<strong>da</strong> costiera, proprietà privata non aperta al<br />
pubblico.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Sistiana è il maggiore centro turistico del Comune con numerosi alberghi, ristoranti e bar, trattorie,<br />
due campeggi e un esercizio di catering. Vi sono numerosi negozi, tre banche e un distributore di<br />
benzina sulla stra<strong>da</strong> principale. Al mare vi sono spiagge libere e spiagge a pagamento. Durante i<br />
mesi estivi sono aperti gli uffici della sede locale dell’Ente per il Turismo (all’altezza della diramazione<br />
verso il mare della stra<strong>da</strong> provinciale), che dispone di uno spazio espositivo. Nella baia trovano<br />
sede le associazioni veliche con ormeggi per nautica <strong>da</strong> diporto, le singole associazioni organizzano<br />
corsi di vela e attività sportive per i giovani.<br />
Altre curiosità<br />
• nelle notti estive la baia si popola di giovani che scendono fino al mare per intrattenersi nei<br />
numerosi locali all’aperto, per ballare sulla spiaggia o per assistere alle svariate manifestazioni<br />
estive.<br />
8. BORGO SAN MAURO/NASELJE SV. MAVRA<br />
<strong>Il</strong> paese si trova alle porte di Sistiana, all’interno del triangolo tra la stra<strong>da</strong> costiera e la stra<strong>da</strong> di<br />
Aurisina. Un tempo, il villaggio era una comunità indipendente con la propria scuola, la chiesa e i<br />
negozi, oggi questa divisione sta scomparendo; i numeri civici ricadono sotto Sistiana. Gli abitanti<br />
non hanno una denominazione particolare, mentre per il luogo esiste il toponimo Kozerija.<br />
Altitudine: 77 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> villaggio è raggiungibile <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> costiera, a circa 500 metri sud <strong>da</strong>ll’incrocio principale di Sistiana<br />
oppure <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale Sistiana – Aurisina.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> villaggio fu costruito per gli esuli istriani dopo il 1954 sulle terre che in parte appartenevano al<br />
principe di <strong>Duino</strong>, in parte agli abitanti del luogo, che vennero espropriati. Tutte le case sono uguali<br />
e costituite <strong>da</strong> quattro appartamenti. I nuovi immigrati furono incoraggiati ad intraprendere l’attività
della pesca nella baia di Sistiana, tanto che ancora oggi gli istriani possiedono molti pescherecci e<br />
si occupano di maricoltura, mentre gli abitanti del luogo hanno abbandonato questo tipo di attività.<br />
Sulla costa poco prima del Borgo San Mauro sta sorgendo una nuova e grande struttura turistica<br />
conosciuta come Baia di Sistiana.<br />
Curiosità<br />
• la Chiesa di San Mauro è stata sistemata in una casa di dimensioni maggiori; nelle vicinanze<br />
si trova un campo <strong>da</strong> gioco asfaltato.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
In prossimità dell’incrocio con la stra<strong>da</strong> costiera ci sono una pizzeria, un pub, un bar, una panetteria,<br />
un fioraio e alcuni negozi; ogni secondo giovedì mattina è giorno di mercato (per gli altri servizi vedi<br />
Sistiana). Nel villaggio si trova la casa di riposo comunale “Fratelli Stuparich”.<br />
9. VISOGLIANO/VIŽOVLJE<br />
<strong>Il</strong> paese si estende sopra la stazione ferroviaria Sistiana-Visogliano ai piedi dei rilievi Hrib e Vranjek.<br />
<strong>Il</strong> nucleo, che originariamente contava circa 15 case, dopo l’ultima guerra si sviluppò enormemente<br />
in direzione degli abitati di Slivia e Malchina.<br />
Popolazione: 442 abitanti (anni 2003). Altitudine: 110 m.<br />
Come arrivare<br />
L’abitato di Visogliano è attraversato <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> provinciale Sistiana – Malchina; <strong>da</strong> qui si dirama<br />
anche una stra<strong>da</strong> per Ceroglie che, all’altezza del campo di calcio, confluisce nella stra<strong>da</strong> provinciale<br />
Sistiana – Ceroglie. Una carrareccia collega il paese con l’abitato di Slivia. Ai piedi del paese passa<br />
la linea ferroviaria a doppio binario Trieste-Venezia-Udine. Alla stazione si fermano solo i treni<br />
locali. La ferrovia delimita il confine tra Visogliano e Sistiana. In prossimità della stazione ferroviaria<br />
si trova la fermata dell’autobus che collega tutto il territorio comunale fino a Trieste.<br />
Cenni storici<br />
Visogliano è citato per la prima volta nell’urbario di <strong>Duino</strong> del 1578, quando nel paese viveva la famiglia<br />
di Gregor Gabrovic, che era l’unica famiglia tributaria del luogo. Nell’anno1794 l’allora parroco<br />
di Malchina contava in questo paese già 14 famiglie, di cui almeno 12 di cognome Gabrovic. Per<br />
desiderio dei triestini, che an<strong>da</strong>vano a fare il bagno a Sistiana, nel 1910 fu costruita una stazione<br />
lungo la linea ferroviaria che esisteva già <strong>da</strong> 50 anni. <strong>Il</strong> 16 agosto 1944 gli occupatori tedeschi e i<br />
loro alleati italiani incendiarono il paese.<br />
Curiosità<br />
• riparo di Visogliano in una piccola dolina lungo la carrareccia Sistiana – Slivia, dove sono<br />
stati riportati alla luce i più antichi reperti di ossa animali e umane (Homo erectus) del territorio<br />
triestino, risalenti a un periodo fra i 500.000 ai 700.000 anni fa;<br />
• grotte censite nel catasto delle grotte come 414 VG, 4482 VG e 4468 VG, le ultime due con<br />
reperti archeologici risalenti all’epoca dei castellieri;<br />
• il castelliere di Visogliano sulla cima del rilievo Hrib dietro al paese;<br />
San Mauro, patrono del paese.<br />
Visogliano, la piccola cappella della<br />
Vergine Maria, detta anche Santa<br />
Natburga <strong>da</strong>gli abitanti del luogo.<br />
87
Malchina, la piazza del paese<br />
con la chiesa di San Nicola.<br />
88<br />
• segno religioso con la statua della Madonna, impropriamente detta Santa Natburga; in realtà<br />
prima del 1942 il segno dedicato a questa santa era collocato sulla facciata della casa della<br />
famiglia Šuc (al n° 2), dove oggi si trova una lapide che ricor<strong>da</strong> l’incendio del paese.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Un ristorante e nel corso dell’anno anche una osmizza.<br />
Altre curiosità<br />
• le ferrovie italiane propongono ai ciclisti alcuni itinerari che partono <strong>da</strong>lla stazione e proseguono<br />
verso i paesi del <strong>Carso</strong>.<br />
10. MALCHINA/MAVHINJE<br />
<strong>Il</strong> paese, situato in una zona relativamente pianeggiante a 3 km sud-est del Monte Erma<strong>da</strong>, ha una<br />
struttura addensata e allungata lungo la diramazione per Visogliano.<br />
Popolazione: 239 abitanti (nel 2003). Altitudine: 180 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> Visogliano, <strong>da</strong> Sistiana via Ceroglie e <strong>da</strong> Precenico (strade provinciali<br />
asfaltate). Dal cimitero si dirama in direzione di Ceroglie la vecchia stra<strong>da</strong> asfaltata che un tempo<br />
proseguiva fino a Brestovica pri Komnu. Oggi la stra<strong>da</strong> è interrotta <strong>da</strong>l confine di stato, come pure<br />
la stra<strong>da</strong> bianca che porta a Gorjansko, che nell’ultimo decennio è stata eccezionalmente aperta al<br />
libero transito pedonale in occasione di una marcia transfrontaliera, organizzata nell’ambito delle<br />
manifestazioni “Confini aperti”. <strong>Il</strong> paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong> una linea dei trasporti urbani.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta in uno scritto del 1113 con il nome di Malchinasella, successivamente<br />
in un documento del 1305. L’urbario di <strong>Duino</strong> per l’anno 1525 rileva la presenza nel<br />
paese di 25 abitanti, mentre tre secoli più tardi il loro numero era cresciuto di ben otto volte. Ai tempi<br />
della monarchia austro-ungarica Malchina aveva il proprio sin<strong>da</strong>co e di questo comune faceva<br />
parte anche Sistiana. Per quanto riguar<strong>da</strong> l’aspetto ecclesiastico divenne sede parrocchiale, <strong>da</strong> cui<br />
dipendeva anche Sistiana con funzione di succursale. Durante la prima guerra mondiale nel paese<br />
venne posizionata una postazione dell’artiglieria austro-ungarica; l’abitato subì gravi <strong>da</strong>nni. Durante<br />
la secon<strong>da</strong> guerrra mondiale, il 16.8.1944, gli occupatori diedero alle fiamme il paese, mentre gli<br />
uomini furono deportati in Germania.<br />
Personaggi importanti<br />
MIRKO FILEJ, (Me<strong>da</strong>na 1912 – Gorizia 1962), musicista, uomo di cultura, sacerdote di Malchina<br />
tra il 1938 e il 1951; responsabile delle attività musicali e culturali nell’Isontino.<br />
JANKO FURLAN, (Malchina 1888 – Aurisina 1967) insegnante, pubblicista, promotore economico,<br />
traduttore, saggista e autore di scritti sull’agricoltura.<br />
Curiosità<br />
• la Chiesa di San Nicola consacrata nel 1768. Da fonti storiche la prima chiesa di Malchina,
probabilmente dedicata a Santa Domenica, risalirebbe al 1305. <strong>Il</strong> campanile accanto alla chiesa<br />
fu costruito nel 1796;<br />
• segni religiosi: sulle case ai numeri 41, 42 e 47, segno votivo sulla Gorišca, dedicato a<br />
Sant’Apollonia;<br />
• lapide in memoria dell’incendio al paese, affissa alla facciata dell’ex sede del comune di<br />
Malchina nella piazza centrale, non lontano <strong>da</strong>lla chiesa di San Nicola;<br />
• sorgente Studenec a circa 150 metri a sud del cimitero;<br />
• solchi di carreggiate sull’antica stra<strong>da</strong> romana sotto il Monte Sambuco/Bazgonov vrh a<br />
circa 3 km a nord del paese.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nella parte nord dell’abitato un ristorante, sulla stra<strong>da</strong> per Ceroglie una trattoria, un agriturismo è<br />
aperto tutto l’anno, saltuariamente quattro osmizze.<br />
Altre curiosità<br />
• l’associazione culturale organizza ogni secon<strong>da</strong> estate il Festival delle Compagnie di teatro<br />
amatoriale che richiama nella sulla piazza centrale del paese numerosi visitatori;<br />
• il sentiero dei “Confini aperti” <strong>da</strong> Malchina a Gorjansko è lungo 5 km. Un tempo collegava le<br />
località del <strong>Carso</strong> di Comeno con Monfalcone;<br />
• quale sia stato il rapporto di sudditanza dei contadini di Malchina nei confronti del conte di<br />
<strong>Duino</strong> può essere comprovato anche <strong>da</strong> un <strong>da</strong>to, secondo cui nel XVIII secolo gli abitanti di<br />
Malchina dovevano cedergli ogni anno 4 galline, 4 galli, 3 carretti di legno e due carri di fieno.<br />
11. CEROGLIE/CEROVLJE<br />
<strong>Il</strong> paese è situato in una zona relativamente pianeggainte a sud-est del Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong><br />
(323 m). <strong>Il</strong> paese ha una struttura sparsa con una decina di case che si distanziano <strong>da</strong>l nucleo<br />
centrale e situate in prossimità del bivio stra<strong>da</strong>le tra Sistiana e Malchina. Fino a poco tempo fa nel<br />
paese prevaleva un’economia di carattere rurale. In prossimità del paese ci sono due grossi allevamenti<br />
di pecore e bovini<br />
Popolazione: 157 abitanti (nel 2003). Altitudine: 134 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è raggiungibile <strong>da</strong> Sistiana<br />
e <strong>da</strong> Malchina. Una stra<strong>da</strong><br />
bianca, attualmente interrotta <strong>da</strong>l<br />
confine di stato, collega l’abitato di<br />
Ceroglie a Brestovica pri Komnu. <strong>Il</strong><br />
paese è servito nei giorni feriali <strong>da</strong><br />
una linea dei trasporti urbani.<br />
La cappella dei Santi Cirillo<br />
e Metodio a Ceroglie.<br />
89
90<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese viene citato per la prima volta negli annali di <strong>Duino</strong> del 1494 nella forma di Zirolach; la denominazione<br />
deriva <strong>da</strong>lla parola “cer” (cerro-quercia). Nel passato una stra<strong>da</strong> collegava il paese a<br />
Gorizia, passando per Brestovica pri Komnu. Durante la prima guerra mondiale il fronte cominciò a<br />
lambire il paese, per cui molti abitanti si rifugiarono nell’entroterra, altri se ne an<strong>da</strong>rono più lontano,<br />
nella regione della Štajerska oppure in Germania. Durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale (16 agosto<br />
1944) i tedeschi e i loro alleati italiani diedero fuoco al paese per vendicare l’attacco partigiano alla<br />
linea ferroviaria al di là dell’Erma<strong>da</strong>.<br />
Curiosità<br />
• cappella dei Santi Cirillo e Metodio, di nuova costruzione; in precedenza a Ceroglie non<br />
esisteva alcuna chiesa. È stata consacrata il 4 settembre 1988;<br />
• castellieri: sul Monte Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong>, 323m, sul Gabrnjak/Mte Grma<strong>da</strong> Inferiore (300m),<br />
Castelliere di Ceroglie/Ojstri vrh ( 215m), Castelliere di Ceroglie/ Vrtača (173m), su una piccola<br />
altura ca. 500 metri a nord del paese, sul Frščak (193m), su un rilievo a nord-est di <strong>Duino</strong>/Castelliere<br />
a quota 193m;<br />
• sentieri: stra<strong>da</strong> per Coisce, in parte asfaltata, segnata, interessante per la presenza della<br />
tipica flora carsica, panoramica. Lunghezza del percorso: 2,2 km; salita sull’Erma<strong>da</strong> (sentiero<br />
marcato): il luogo fu teatro di duri scontri durante la Grande Guerra; punto panoramico;<br />
la grotta “Pejca” sull’Erma<strong>da</strong>/Grotta del M.te Erma<strong>da</strong> con tutta una serie di cunicoli e gallerie,<br />
adibita a ospe<strong>da</strong>le durante la prima guerra mondiale. Lunghezza del percorso 2 km.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Una trattoria e durante l’anno due osmizze.<br />
Altre curiosità<br />
• a nord-ovest del paese, nella zona chiamata “p’r svetmu Miklavžu”, esistevano prima della<br />
prima guerra mondiale diverse sculture raffiguranti San Nicola;<br />
• fino a Brestovica pri Komnu, che si trova <strong>da</strong>lla parte slovena, conduce una stra<strong>da</strong> bianca, che<br />
sarà inaccessibile fino al 2007 (ripristino del confine di Schengen).<br />
Gerani (Pelargonium) in un<br />
vaso di pietra.
12. MEDEAZZA/MEDJEVAS<br />
<strong>Il</strong> paese a struttura raccolta, un tempo denominato “Medja vas”, situato a nord-ovest del Monte<br />
Erma<strong>da</strong> si estende nel mezzo di una natura tranquilla, tanto <strong>da</strong> offrire un’immagine idillica di vita<br />
contadina. A sud-est si aprono delle belle e ampie doline, nella parte rivolta a sud si può invece<br />
godere di uno straordinario panorama su San Giovanni di <strong>Duino</strong>, Monfalcone, Grado e sul Golfo di<br />
Trieste.<br />
Popolazione: 83 abitanti (anno 2003). Altitudine: 135 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese è rimasto quasi privo di collegamenti stra<strong>da</strong>li <strong>da</strong>l momento in cui sull’Erma<strong>da</strong> è stata tracciata<br />
la linea di confine di stato. Pertanto vi si può accedere solamente <strong>da</strong> San Giovanni di <strong>Duino</strong>,<br />
ovvero <strong>da</strong> una diramazione della stra<strong>da</strong> statale 55 per Gorizia situata in prossimità del ponte sull’autostra<strong>da</strong>.<br />
Cenni storici<br />
In passato il paese era attraversato <strong>da</strong> strade che <strong>da</strong>l mare portavano a Brestovica pri Komnu e<br />
verso il <strong>Carso</strong> fino a Gorizia. Negli anni 1916-1917 il paese fu raso al suolo, essendo l’estremo<br />
punto sud del fronte dell’Isonzo. Nel primo dopoguerra gli abitanti del luogo ricostruirono le loro<br />
case, ma il 16 agosto del 1944 i tedeschi incendiarono il paese per vendicare l’attentato partigiano<br />
alla linea ferroviaria.<br />
Curiosità<br />
• segno votivo del Cuore di Gesù, che prima della Grande guerra fu consacrato ai Santi Cirillo<br />
e Metodio;<br />
• punto di partenza dei sentieri segnati verso l’Erma<strong>da</strong> o passando per Coisce/Kohišče verso<br />
Ceroglie.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese si trova una trattoria. Durante tutti i mesi dell’anno sono aperti a turno diversi agriturismi<br />
e osmizze. Due contadini offrono prodotti caseari, in particolare ricotta e formaggio.<br />
Altre curiosità<br />
• il paese è noto per le feste di carnevale, quando tutto il paese partecipa alla creazione di carri<br />
allegorici e costumi per poi prender parte alle diverse sfilate sul <strong>Carso</strong> e in Friuli.<br />
Medeazza, vista <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> sulla<br />
cartiera Burgo, la maggiore industria<br />
presente sul <strong>Carso</strong> di Trieste.<br />
Medeazza, cappella.<br />
91
San Giovanni di <strong>Duino</strong> deve<br />
il suo nome al patrono San<br />
Giovanni Battista. In questo<br />
luogo sorge <strong>da</strong>l sottosuolo<br />
carsico il fiume Timava. Nel<br />
passato esisteva qui anche un<br />
piccolo porto, <strong>da</strong> cui salpava per<br />
i mari del mondo la Bella Vi<strong>da</strong>.<br />
“i Lupi di Toscana”, nelle vicinanze<br />
della chiesa nuova a San<br />
Giovanni di <strong>Duino</strong>, ci ricor<strong>da</strong>no<br />
i sol<strong>da</strong>ti che in questo luogo<br />
persero la vita durante la prima<br />
guerra mondiale.<br />
92<br />
13. SAN GIOVANNI DI DUINO/ ŠTIVAN<br />
San Giovanni di <strong>Duino</strong> è oggi un piccolo paese alle fonti del fiume Timavo. Situato a sud-ovest del<br />
Monte Erma<strong>da</strong> è l’ultimo paese del Comune situato al confine tra i Comuni di Monfalcone e Doberdò<br />
del Lago. La parte superiore del paese è attraversata <strong>da</strong>ll’autostra<strong>da</strong> e <strong>da</strong>lla linea ferroviaria<br />
Trieste-Venezia.<br />
Popolazione: 180 abitanti (anno 2003). Altitudine: 0-60 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese si estende in prossimità dell’incrocio tra la stra<strong>da</strong> statale Trieste-Monfalcone e la statale<br />
per Gorizia.<br />
Cenni storici<br />
Nell’epoca romana San Giovanni di <strong>Duino</strong> era una rinomata località presso le fonti del Timavo<br />
– “statio fontis Timavi”; nelle immediate vicinanze c’era un porto, il “lacus Timavi”, <strong>da</strong> dove si diramavano<br />
le strade per l’Isontino e le strade che attraverso il <strong>Carso</strong> raggiungevano la Valle del Vipava,<br />
altre strade portavano a Trieste, in Istria e in Dalmazia, altre ancora conducevano ad Aquileia, in<br />
Friuli e a Venezia. Nel corso delle grandi migrazioni su queste terre si consolidò la presenza del<br />
popolo slavo. Nel VI secolo i benedettini costruirono un monastero, <strong>da</strong> dove ebbe inizio il processo<br />
di cristianizzazione dei territori dell’est. La chiesa di San Giovanni in Tuba e il monastero furono<br />
assoggettati ad Aquileia. Questa chiesa fu in passato un’importante meta di pellegrinaggio e <strong>da</strong>ta la<br />
sua posizione strategica fu più volte distrutta e ricostruita. Nel 1290 papa Nicola VI affidò il monastero<br />
e la chiesa di San Giovanni ai conti di <strong>Duino</strong>. I gua<strong>da</strong>gni principali provenivano <strong>da</strong>l commercio<br />
e <strong>da</strong>i trasporti, <strong>da</strong>lla viticoltura e <strong>da</strong>ll’olivicoltura, <strong>da</strong>ll’allevamento di ovini, <strong>da</strong>lla pesca e <strong>da</strong>i mulini,<br />
<strong>da</strong>lle segherie e <strong>da</strong>i frantoi sul Timavo.<br />
<strong>Il</strong> porto di San Giovanni di <strong>Duino</strong> era un importante centro economico fino agli inizi del XVIII secolo,<br />
quando ebbe inizio l’ascesa del porto franco di Trieste. Con la decadenza del porto cominciò a decadere<br />
anche il paese che fu definitivamente raso al suolo durante la prima guerra mondiale, che<br />
vide il fronte dell’Isonzo avanzare fino all’Erma<strong>da</strong>. Dopo la guerra il paese fu ricostruito, sebbene<br />
con ubicazione diversa. La nuova chiesa di San Giovanni Battista venne costruita nel 1932; l’antica<br />
chiesa fu restaurata solo dopo la secon<strong>da</strong> guerra mondiale <strong>da</strong>l governo militare alleato. Durante<br />
i conflitti furono distrutti anche il vecchio cimitero e i monumenti collocati attorno alla chiesa. Così<br />
oggi non esiste più traccia del ragguardevole passato di questo luogo.<br />
Curiosità<br />
• la Chiesa di San Giovanni in Tuba sorse su fon<strong>da</strong>menta precristiane, in quanto il luogo fu <strong>da</strong><br />
sempre considerato mistico proprio per la presenza delle copiose risorgive. La chiesa fu gravemente<br />
<strong>da</strong>nneggiata durante la prima guerra mondiale; durante gli interventi di restauro negli<br />
anni cinquanta vennero scoperti diversi strati di vecchie fon<strong>da</strong>menta. La cappella più antica fu<br />
eretta agli inizi del V secolo, quando un certo Giovanni <strong>da</strong> Damasco vi murò le reliquie dei Santi<br />
Giovanni Evangelista, Stefano, Giorgio e Lorenzo. Probabilmente risale allo stesso periodo<br />
anche la costruzione del primo monastero, di cui però esiste solo una documentazione scritta.<br />
La chiesa attuale fu fatta erigere <strong>da</strong>i conti Wallsee tra il 1399 e il 1472. L’alto edificio a navata<br />
centrale è di stile gotico, così come il presbiterio con tre finestre verticali. Nella sacrestia sono<br />
conservate alcune lapidi con iscrizione, ad esempio una nota del patriarca Ulderik Eppenstein<br />
del 1113, che rinvenne delle reliquie nascoste e che nello stesso anno allargò la chiesa attorno<br />
alla cappella. Fino alla prima guerra mondiale la chiesa era circon<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> un cimitero che fu<br />
in seguito distrutto. L’antica chiesa può essere visitata solo previo accordo con il parroco della<br />
parrocchia di San Marco del Villaggio del Pescatore;<br />
• la Chiesa Nuova di San Giovanni Battista fu realizzata nel 1932 come risarcimento dei <strong>da</strong>nni<br />
della guerra. La navata è a pianta ottagonale, impreziosita nel 1937 con affreschi e alcune
sculture di Avgust Černigoj, mentre all’esterno è stata collocata nel 1929 la statua dell’Angelo<br />
della pace dello scultore France Gorše;<br />
• resti del Santuario del dio Mithra/Mitreo o anche Caverna del dio Mithra nei pressi della<br />
torre piezometrica alle pendici del Monte Erma<strong>da</strong> – Quota 170/Mali Škrnjak, sotto la linea ferroviaria;<br />
il sito è recintato;<br />
• mosaici romani – resti di una stazione postale romana (“mansio fons Timavi”) all’interno<br />
dell’Acquedotto Ran<strong>da</strong>ccio; la zona è recintata ed è vietato l’accesso;<br />
• carreggiate romane sono ancora visibili nei pressi del monumento ai Lupi di Toscana, all’inizio<br />
del paese se veniamo <strong>da</strong> <strong>Duino</strong>;<br />
• diversi monumenti sotto la chiesa nuova ricor<strong>da</strong>no le terribili vicende della prima guerra<br />
mondiale;<br />
• le quattro foci del Timavo ricche di vegetazione mediterranea;<br />
• esemplare di sommacco centenario (circonferenza 1 m, altezza 7 m) che cresce tra i pioppi<br />
in prossimità della vecchia chiesa e rappresenta un’eccezionale peculiarità dendrologica;<br />
• passeggiata lungo il fiume Timavo, attraversando i luoghi dove un tempo sorgevano mulini<br />
e segherie; il sentiero asfaltato e ad uso esclusivamente pedonale conduce fino al Villaggio del<br />
Pescatore;<br />
• castelliere a quota 170 dell’Erma<strong>da</strong>/Mali Škrnjak 750 m a est di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
In prossimità della stra<strong>da</strong> statale si trova una trattoria, poco più avanti un negozio di alimentari e<br />
uno di articoli sportivi.<br />
Altre curiosità<br />
• zona di pompaggio dell’acqua per l’acquedotto di Trieste- Acquedotto Ran<strong>da</strong>ccio e la cartiera<br />
Burgo, tra il Timavo e il Lisert/Moščenice.<br />
14. RIBIŠKO NASELJE/VILLAGGIO DEL PESCATORE<br />
<strong>Il</strong> paese è situato tra le fonti del Timavo e l’inizio della costa rocciosa, dove furono rinvenuti fossili di<br />
dinosauro o più esattamente di adrosauro. <strong>Il</strong> villaggio fu costruito artificialmente agli inizi degli anni<br />
cinquanta per i profughi istriani. Sull’isola, collegata al paese <strong>da</strong> un ponte, c’è un campo sportivo<br />
e altri spazi ricreativi; lungo tutta la costa fino alle fonti del Timavo è in funzione una marina per<br />
nautica <strong>da</strong> diporto e pescherecci.<br />
Popolazione: 333 abitanti (nel 2003). Altitudine: 1-10 m.<br />
La popolazione del luogo non ha una denominazione particolare; il toponimo è Bokadin.<br />
Come arrivare<br />
Al villaggio è possibile accedere <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> statale tra <strong>Duino</strong> e San Giovanni di <strong>Duino</strong>; un autobus<br />
di linea collega regolarmente la località con Monfalcone e Trieste. Dal villaggio parte un sentiero che<br />
conduce alle fonti del Timavo e a San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />
Cenni storici<br />
Nell’immediato dopoguerra il Governo militare alleato e in seguito lo stato italiano espropriarono<br />
gli abitanti del luogo delle terre (366.609 m 2 ) per costruire un villaggio per gli esuli istriani, che si<br />
La Chiesa Nuova di San<br />
Giovanni Battista con la statua<br />
dell’Angelo della pace.<br />
La tradizione della pesca sulla<br />
costa fu ripresa <strong>da</strong>gli esuli istriani<br />
del Villaggio del pescatore.<br />
93
94<br />
occupavano prevalentemente di pesca. Nel 1960 fu costituita la parrocchia di San Marco al Timavo,<br />
del tutto autonoma, e ad essa la sede vescovile assoggettò tutte le terre a sud della statale 14 e la<br />
storica chiesa di San Giovanni in Tuba a San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />
Curiosità<br />
• giacimento di fossili di dinosauro sul versante roccioso del paese, dove probabilmente verrà<br />
allestito un museo e costruito un albergo;<br />
• la macchia mediterranea nella zona della Cernizza costituisce un esempio di cenosi del leccio<br />
e della sue presenza più settentrionale in Europa; la macchia si estende su tutto il territorio<br />
compreso tra il Villaggio del Pescatore a <strong>Duino</strong>;<br />
• il porticciolo con numerosi attracchi, officine per riparazioni e uno squero;<br />
• infrastrutture sportive e spazi ricreativi sull’isola e sulla costa.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel villaggio ci sono tre buoni ristoranti, in particolare di pesce, due pescherie, un bar e uno squero<br />
per la riparazione di natanti. Sull’isola si trova un campo <strong>da</strong> tennis e uno di calcio.<br />
Altre curiosità<br />
• Chi desidera visitare la chiesa San Giovanni in Tuba a San Giovanni di <strong>Duino</strong>, deve rivolgersi<br />
al parroco al Villaggio del Pescatore.<br />
15. DUINO/DEVIN<br />
<strong>Duino</strong> è situato tra il versante meridionale del<br />
M.te Erma<strong>da</strong>/Grma<strong>da</strong> (323 m) e la costa del<br />
Mare Adriatico, che è scoscesa in direzione di<br />
Sistiana per abbassarsi gradualmente in direzione<br />
di San Giovanni di <strong>Duino</strong>.<br />
Popolazione: 1.384 abitanti (anno 2003)<br />
Altitudine: 0-65 m.<br />
Come arrivare<br />
<strong>Il</strong> paese si sviluppa lungo la stra<strong>da</strong> statale 14 che<br />
collega Trieste con il Friuli e con le altre regioni<br />
italiane. L’entrata in autostra<strong>da</strong> è in direzione di<br />
Venezia, mentre l’uscita in direzione di Trieste.<br />
Nei mesi estivi il porto di <strong>Duino</strong> è collegato via<br />
mare con Trieste.<br />
Cenni storici<br />
<strong>Il</strong> paese ha origini medievali; inizialmente si sviluppò attorno al vecchio castello arroccato su uno<br />
sperone roccioso a precipizio sul mare, in seguito attorno al nuovo che risale al XIV secolo. Le scoperte<br />
archeologiche hanno dimostrato la presenza continua di insediamenti abitativi a partire <strong>da</strong>lla<br />
tar<strong>da</strong> età del rame fino all’età del ferro e all’epoca romana; a sud il villaggio era protetto <strong>da</strong> mura
di forma semicircolare; il centro storico, situato in prossimità del castello, ha una struttura raccolta,<br />
attraversata <strong>da</strong> stretti vicoli e <strong>da</strong> una via principale detta “ulica”. Col trascorrere del tempo il paese<br />
si è ingrandito notevolmente in particolar modo lungo l’asse stra<strong>da</strong>le. In passato le principali fonti<br />
di sostentamento per la gente del luogo erano l’agricoltura e la pesca; si gua<strong>da</strong>gnava anche con il<br />
commercio nel porto di San Giovanni di <strong>Duino</strong> o prestando servizio al castello. Cent’anni fa è stato<br />
costruito uno dei primi stabilimenti (“fabrika”) per la salatura del pesce; importante era anche la fiera<br />
equina di <strong>Duino</strong>.<br />
Oggi <strong>Duino</strong> è conosciuto per il suo castello, proprietà del principe Carlo della Torre e Tasso e della<br />
sua famiglia, ma anche per il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, una scuola internazionale che<br />
prepara gli studenti provenienti <strong>da</strong> tutto il mondo alla frequenza delle migliori Università. Le pittoresche<br />
falesie di <strong>Duino</strong>, l’imponente castello e il porto ai piedi del vecchio castello ispirarono artisti,<br />
scrittori, poeti, pittori e musicisti; su queste sponde nacque il mito sloveno della Bella Vi<strong>da</strong>.<br />
Personaggi importanti<br />
IVAN PLES, (<strong>Duino</strong> 1886 – <strong>Duino</strong> 1958), dottore in legge (1914), promotore dell’economia, pubblicista<br />
specializzato in economia, prima della Prima guerra mondiale presidente della Società di<br />
lettura e canto Ladija di <strong>Duino</strong>. Durante il plebiscito in Carinzia fece parte della Commissione internazionale<br />
in qualità di consulente legale.<br />
ANDREJ VOLARIČ – HRABROSLAV, (Kobarid 1863 – <strong>Duino</strong> 1895), compositore e insegnante<br />
(prestò servizio a Kobarid, Tolmin, Livek, Kozana e negli anni 1892 – 95 a <strong>Duino</strong>); promotore dell’attività<br />
culturale, soprattutto come cantante e direttore di coro.<br />
GREGORIO ALASIA (Sommaripa del Bosco in Piemonte 1578 – Roma 1626) membro dell’ordine<br />
<strong>Duino</strong>, le rovine del castello<br />
antico sullo scoglio.<br />
<strong>Il</strong> Castello di <strong>Duino</strong> <strong>da</strong>l<br />
Sentiero Rilke.<br />
95
<strong>Duino</strong>, monumento in ricordo<br />
della rivolta contadina del 1713.<br />
96<br />
L’entrata interna al<br />
castello di <strong>Duino</strong>.<br />
dei serviti, nel 1601 si recò a <strong>Duino</strong> dove fondò il monastero dei serviti e la scuola per i figli della<br />
nobiltà. Qui compilò il primo vocabolario italiano-sloveno, edito nel 1607 a Udine con il titolo Vocabolario<br />
Italiano e Schiavo. <strong>Il</strong> prontuario comprende un dizionario (2.617 lemmi), un po’ di grammatica<br />
e altri scritti.<br />
Curiosità<br />
• le rovine del Castello antico risalente al XII secolo e ai suoi piedi lo scoglio della Dama<br />
bianca (Scoglio di Dante), alla quale si ispirano numerose leggende;<br />
• il Sentiero Rilke (vedi Sistiana);<br />
• il Bosco della Cernizza, un’ampia zona di tutela del leccio che si estende <strong>da</strong>ll’estrema parte<br />
ovest di <strong>Duino</strong> fino al Villaggio del Pescatore;<br />
• il Castello di <strong>Duino</strong>, eretto <strong>da</strong>i Wallsee attorno al 1363, fu sede della signoria di <strong>Duino</strong>, che<br />
a quel tempo, attraverso il <strong>Carso</strong> e la regione della Notranjska, si estendeva <strong>da</strong>lla Valle del<br />
Vipava fino a Fiume. Nel corso di tutti i secoli successivi e fino ad oggi il castello ha svolto<br />
un importante ruolo politico, economico e culturale. Si dice che fu visitato anche <strong>da</strong> Dante; il<br />
castello ospitò molti illustri scrittori e poeti come Mark Twain, Paul Valery, Rainer Maria Rilke,<br />
Hugo von Hofmannsthal e Gabriele D’Annunzio, i compositori Johann Strauss e Franz Lizst,<br />
nonché numerosi membri della famiglia imperiale asburgica e dell’aristocrazia in genere. <strong>Il</strong><br />
castello e il parco di <strong>Duino</strong> sono aperti al pubblico <strong>da</strong> marzo a novembre; in esso ci sono innumerevoli<br />
pezzi d’arte e rarità antiche. <strong>Il</strong> castello è tuttora residenza <strong>da</strong>lla famiglia aristocratica<br />
dei Torre e Tasso, il che lo rende ancor più interessante;<br />
• Chiesa del Santo Spirito del 1591, situata in prossimità delle mura del castello fu un tempo<br />
parte integrante del monastero dei serviti. La costruzione fu seguita <strong>da</strong> padre Gregorio Alasia<br />
<strong>da</strong> Sommaripa, che <strong>da</strong>l Piemonte giunse a <strong>Duino</strong> con l’incarico di fon<strong>da</strong>re una scuola per i figli<br />
degli aristocratici e per i religiosi. Presso la famiglia del castello imparò lo sloveno e compilò<br />
un vocabolario italiano-sloveno per l’uso quotidiano;<br />
• due monumenti commemorativi all’incrocio principale di fronte all’entrata del castello: una<br />
lapide in memoria dei caduti del luogo durante la secon<strong>da</strong> guerra mondiale e un monumento<br />
in ricordo della rivolta contadina del 1713;<br />
• la vecchia scuola vicino alla piazza, costruita <strong>da</strong>gli abitanti sloveni per i loro figli nel 1903<br />
come reazione alla scuola costruita cinque anni prima <strong>da</strong>lla Lega Nazionale con l’intento di<br />
italianizzare il paese. Oggi l’edificio della vecchia scuola “slovena” ospita il Collegio del Mondo<br />
Unito dell’Adriatico, l’edificio della scuola “italiana” la stazione dei carabinieri. Entrambe le<br />
scuole dell’obbligo, sia quella con lingua d’insegnamento italiana “D.Alighieri” sia quella con<br />
lingua d’insegnamento slovena “J.Jurčič”, oggi trovano sede in un nuovo edificio al centro del<br />
paese;<br />
• il cimitero è comune per le frazioni di <strong>Duino</strong> e San Giovanni di <strong>Duino</strong>; accanto agli stimati<br />
abitanti del luogo vi riposa il musicista Andrej Hrabroslav Volarič.<br />
Infrastrutture turistiche<br />
Nel paese c’è una banca, la posta, un ambulatorio, un distributore di benzina, un meccanico, negozi<br />
vari, un negozio di attrezzature marine, una panetteria, un fioraio, un parrucchiere, diversi ristoranti,<br />
due ristoranti di pesce nella zona del porto, diversi alberghi e pensioni, sull’autostra<strong>da</strong> una stazione<br />
di servizio e un motel.<br />
Altre curiosità<br />
• Nel paese operano attive diverse associazioni culturali e sportive, particolarmente viva è la<br />
tradizione del canto.
RINGRAZIAMENTO<br />
Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa gui<strong>da</strong>.<br />
Un ringraziamento particolare va<strong>da</strong> agli abitanti dei paesi presentati, per la<br />
disponibilità dimostrata nei confronti dei giovani etnologi e degli altri ricercatori,<br />
che nelle loro case hanno avuto l’opportunità di scoprire quali fossero i ritmi che<br />
hanno scandito la vita degli uomini e della comunità così in passato come oggi.<br />
Un grazie di cuore ai Presidenti delle singole Comunità e ai parroci per la rettifica<br />
degli errori e gli ulteriori chiarimenti. Ringraziamo, inoltre, il personale del Centro di<br />
Ricerca Scientifica presso l’Accademia Slovena (ZRC-SAZU), Branko Vreš, Boštjan<br />
Štolfa, Olga Abram, Nataša Lapanja, Andrej Jazbec, Emil Švara e Jože Švagelj per<br />
l’assistenza professionale. Ringraziamo l’Unione Europea e il Comune di Komen che<br />
hanno finanziato la pubblicazione di questa gui<strong>da</strong>. Un grazie va<strong>da</strong> pure a tutti quei<br />
collaboratori professionali che con i loro consigli, suggestioni e osservazioni hanno<br />
impreziosito la nostra ricerca e la nostra gui<strong>da</strong>.<br />
Dal castello di <strong>Duino</strong> fino al<br />
mare si estende il giardino,<br />
estremamente ben curato.<br />
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98<br />
10. SOMMARIO<br />
1. PREMESSA.........................................................................................................3<br />
2 INTRODUZIONE............................................................ .......................................4<br />
<strong>Il</strong> Comune di Komen..................................................................................................4<br />
<strong>Il</strong> Comune di <strong>Duino</strong>-Aurisina/<strong>Devin</strong>-Nabrežina..........................................................4<br />
3. QUADRO NATURALISTICO................................................................................7<br />
Geologia e geomorfologia.........................................................................................7<br />
Condizioni climatiche.................................................................................................8<br />
Vegetazione...........................................................................................................8<br />
Fauna.....................................................................................................................9<br />
4. QUADRO STORICO........................................................................................13<br />
Preistoria..............................................................................................................13<br />
L’Antichità classica..................................................................................................13<br />
<strong>Il</strong> Medioevo..............................................................................................................14<br />
L’età moderna..........................................................................................................15<br />
La prima guerra mondiale.........................................................................................17<br />
<strong>Il</strong> periodo tra le due guerre........................................................................................18<br />
La secon<strong>da</strong> guerra mondiale....................................................................................19<br />
<strong>Il</strong> periodo del secondo dopoguerra...........................................................................19<br />
5. PERSONAGGI IMPORTANTI TRA ŠTANJEL E DUINO..................................23<br />
6. IL CARSO E LA SUA GENTE............................................................................29<br />
Attività economiche tradizionali...............................................................................29<br />
1. L’agricoltura...........................................................................................29<br />
2. Artigianato locale ...................................................................................31<br />
Gli abitati e le case carsiche...................................................................................32<br />
Feste tradizionali sul <strong>Carso</strong>: usi e costumi................................................................35<br />
Arti figurative............................................................................................................37<br />
7. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE DI KOMEN...............41<br />
1. Comunità di ŠTANJEL..............................................................................41<br />
2. Comunità di KOBDILJ..............................................................................44<br />
3. Comunità di GORNJA BRANICA (Koboli, Večkoti, Čehovini,<br />
Dolanci, Kodreti, Trebižani).......................................................................46<br />
4. Comunità di LISJAKI (Lisjaki, Čipnje).......................................................48<br />
5. Comunità di LUKOVEC.............................................................................50<br />
6. Comunità di HRUŠEVICA.........................................................................51
7. Comunità di KOBJEGLAVA-TUPELČE ...........................................................................52<br />
8. Comunità di GABROVICA-COLJAVA .............................................................................54<br />
9. Comunità di TOMAČEVICA.............................................................................................56<br />
10. Comunità di MALI DOL...................................................................................................58<br />
11. Comunità di KOMEN (Komen, Divči, ).............................................................................59<br />
12. Comunità di ŠKRBINA (Škrbina, Rubije, Šibelji)..............................................................62<br />
13. Comunità di SVETO.........................................................................................................64<br />
14. Comunità di PRESERJE..................................................................................................65<br />
15. Comunità di IVANJI GRAD-ZAGRAJEC...........................................................................66<br />
16. Comunità di GORJANSKO (Gorjansko, Nadrožica)........................................................67<br />
17. Comunità di KLANEC......................................................................................................69<br />
18. Comunità di BRESTOVICA PRI KOMNU (Brestovica pri Komnu, Vale).........................70<br />
19. Comunità di VOLČJI GRAD ...........................................................................................72<br />
20. Comunità di BRJE PRI KOMNU (Brje pri Komnu, Škofi)................................................74<br />
8. PRESENTAZIONE DELLE FRAZIONI DEL COMUNE DI<br />
DUINO-AURISINA/DEVIN-NABREŽINA..................................................................................77<br />
1. TERNOVA PICCOLA/TRNOVCA....................................................................................77<br />
2. PREPOTTO/PRAPROT..................................................................................................78<br />
3. SAN PELAGIO/ŠEMPOLAJ.............................................................................................79<br />
4. PRECENICO/PREČNIK..................................................................................................80<br />
5. SLIVIA/SLIVNO...............................................................................................................80<br />
6. AURISINA/NABREŽINA..................................................................................................82<br />
7. SISTIANA/SESLJAN.......................................................................................................84<br />
8. BORGO SAN MAURO/NASELJE SV. MAVRA................................................................86<br />
9. VISOGLIANO/VIŽOVLJE................................................................................................87<br />
10. MALCHINA/MAVHINJE...................................................................................................88<br />
11. CEROGLIE/CEROVLJE..................................................................................................89<br />
12. MEDEAZZA/MEDJEVAS.................................................................................................91<br />
13. SAN GIOVANNI DI DUINO/ŠTIVAN................................................................................92<br />
14. VILLAGIO DEL PESCATORE/RIBIŠKO NASELJE..........................................................93<br />
15. DUINO/DEVIN................................................................................................................94<br />
9. SOMMARIO�<br />
99
100<br />
IL CARSO DA ŠTANJEL A DUINO/DEVIN<br />
Re<strong>da</strong>ttrice: Jasna Fakin con la collaborazione di Erik Modic<br />
Autori dei testi:<br />
Jasna Fakin, docente di storia, etnologa e antropologa culturale, giovane ricercatrice presso l’Istituto<br />
ZRC-SAZU;<br />
Tina Jazbec, docente di storia e storia dell’arte;<br />
Zvonko Legiša, naturalista, svolge attività culturale presso L’Associazione culturale slovena Igo<br />
Gruden di Aurisina/Nabrežina;<br />
Marinka Pertot, biologa, collabora con l’Università di Trieste/Trst;<br />
Vera Tuta Ban, slavista, svolge attività culturale presso l’Associazione culturale slovena Igo<br />
Gruden di Aurisina/Nabrežina.<br />
Traduzione: Elisabetta Tenze<br />
Controllo linguistico: Aurora Gabrovec Kobau<br />
Fotografie: Vojko Franetič, eccetto pag. 11 – Erik Modic, pagg.18,74 – Tina Jazbec e pag. 84<br />
– Nataša Kolenc.<br />
Pubblicato <strong>da</strong>: Comune di Komen, Komen 86, SI-6223 Komen, tel. 05/7310450, fax 05/7310460,<br />
e-mail: obcina@komen.si, www.komen.si.<br />
Grafica e stampa: Grafitisk, Tomačevica na <strong>Kras</strong>u<br />
Tiratura: 300 copie<br />
Stampato in: Agosto 2004<br />
<strong>Il</strong> depliant, prodotto e stampato in quattro lingue – sloveno, inglese, italiano e<br />
tedesco, è stato realizzato nell’ambito del progetto “Sviluppo del turismo e delle<br />
attività legate al turismo tra Štanjel(SI) e <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> (I)”, cofinanziato con i fondi<br />
del<br />
Program Pare per la collaborazione transfrontaliera Slovenia/Italia 2001 –<br />
Fondo per progetti minori.<br />
Alla realizzazione del progetto hanno collaborato:<br />
Sonja S. Lebe, Jasna Fakin, Tina Jazbec, Nataša Kolenc, Zvonko Legiša, Mitja Logar, Žarko<br />
Mlekuž, Erik Modic, Marinka Pertot, Tatjana Rijavec, Dušana Švagelj, Vera Tuta Ban<br />
CIP - Kataložni zapis o publikaciji<br />
Narodna in univerzitetna knjižnica, Ljubljana<br />
908(497.4-15)<br />
908(450.361)<br />
<strong>Il</strong> CARSO <strong>da</strong> Štanjel a <strong>Duino</strong>/<strong>Devin</strong> / [autori dei testi Jasna<br />
Fakin … [et al.]; re<strong>da</strong>ttrice Jasna Fakin con la collaborazione<br />
di Erik Modic; traduzione Elisabetta Tenze Fonti; fotografie<br />
Vojko Franetič ... et al.]. - Komen: Comune, 2004<br />
ISBN 961-91414-2-3<br />
1. Fakin, Jasna<br />
215385344