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PW (50)1 2009 - Związek Polaków we Włoszech

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Danzica era divenuta anche l’emblema<br />

dell’indipendenza polacca e dell’onore<br />

della nazione. Non era in gioco il destino<br />

della città libera, ma l’intero sistema di<br />

sicurezza faticosamente costruito da<br />

Piłsudski e da Beck. Danzica era stata<br />

definita il “barometro” delle relazioni<br />

polacco-tedesche, dunque dello stato<br />

dell’equilibrio nel settore occidentale.<br />

Nel 1939 il “barometro” indicò chiaramente<br />

la tempesta e la Polonia si preparò<br />

ad affrontarla, forte delle alleanze<br />

con le democrazie occidentali e convinta<br />

che il fianco orientale dell’equilibrio<br />

non si sarebbe sgretolato. Beck<br />

mantenne una politica coraggiosamente<br />

coerente dinanzi alla crescente pressione<br />

tedesca nell’ambito della “guerra<br />

dei nervi”. La decisione di resistere era<br />

già stata presa quando la Gran Bretagna<br />

concesse la sua garanzia. Fu una decisione<br />

difficile e le cui possibili conseguenze<br />

erano state attentamente soppesate<br />

da Beck e Śmigły-Rydz. La Polonia<br />

non avrebbe subito passivamente l’erosione<br />

della sua indipendenza da parte<br />

della Germania. Tuttavia, a prescindere<br />

dall’autonomia della scelta di resistere,<br />

la Polonia poteva fare ben poco per impedire<br />

ciò che accadde.<br />

Il destino dell’Europa era nelle mani<br />

della Gran Bretagna, della Francia, della<br />

Germania, dell’URSS e, in misura minore,<br />

dell’Italia. Nel 1939 la Polonia<br />

avrebbe necessariamente subito ogni<br />

loro decisione.<br />

Beck commise un grave errore di valutazione,<br />

come del resto la maggior parte<br />

degli statisti europei dell’epoca. Non<br />

ritenne possibile l’avvicinamento nazisovietico<br />

in una prospettiva di breve<br />

periodo, poiché credeva che il conflitto<br />

ideologico tra la Germania e l’URSS<br />

fosse così radicale da escludere a priori<br />

ogni loro eventuale contatto costruttivo.<br />

In questo senso egli sottovalutò il pragmatismo<br />

di Hitler e Stalin.<br />

La storia insegnò a Beck che le ideologie,<br />

per quanto<br />

permeanti, potevano<br />

invece essere<br />

sacrificate<br />

alle esigenze contingenti.<br />

In ogni<br />

caso, anche se<br />

Beck avesse previstol’avvicinamento<br />

tedesco-sovietico, con grande<br />

probabilità la sua linea politica non avrebbe<br />

subito rilevanti mutamenti.<br />

Esistevano alternative? Beck avrebbe<br />

potuto agire in modo diverso?<br />

Alla luce di tutte le considerazioni<br />

precedenti appare evidente che la Polonia<br />

non aveva alcuna alternativa realistica<br />

e che Varsavia adottò l’unica poli-<br />

tica compatibile<br />

con la sovranità.<br />

La Polonia rifiutò<br />

di divenire<br />

uno Stato vassallo<br />

e subì le<br />

conseguenze<br />

della sua scelta.<br />

Nel 1938 la Polonia godeva ancora<br />

di un certo margine di manovra, di una<br />

relativa libertà di movimento. Forse allora<br />

Beck avrebbe potuto vincere la tradizionale<br />

diffidenza e la sua quasi patologica<br />

ostilità nei confronti della<br />

Cecoslovacchia; nel 1938, sempre che<br />

la Francia lo avesse realmente voluto, la<br />

Polonia e la Cecoslovacchia avrebbero<br />

potuto allearsi rafforzandosi a vicenda e<br />

riuscendo a costituire una barriera relativamente<br />

solida da opporre alle rivendicazioni<br />

tedesche. Praga respinse ogni<br />

approccio po-<br />

Anche se Beck avesse previsto l’avvicinamento<br />

tedesco-sovietico, con<br />

grande probabilità la sua linea<br />

politica non avrebbe subito rilevanti<br />

mutamenti<br />

Il ministro degli Esteri Beck<br />

viene ricevuto al Berghof da Adolf Hitler (5 gennaio 1939)<br />

lacco e rifiutò<br />

di fare quel<br />

“gesto” che avrebbefinalmente<br />

sciolto il<br />

ghiaccio esistente<br />

tra i due<br />

paesi.<br />

Tuttavia nel 1939 non esisteva alcuna<br />

alternativa compatibile con l’indipendenza,<br />

la sovranità e l’integrità territoriale<br />

del paese; o meglio, ogni scelta<br />

diversa da parte del ministro Beck avrebbe<br />

irrimediabilmente compromesso<br />

l’onore della nazione e non sarebbe mai<br />

stata accettata dall’opinione pubblica.<br />

Beck assisté impotente al crollo di tutto<br />

ciò che aveva<br />

costruito ma i<br />

principi che avevano<br />

guidato la<br />

sua azione internazionalecostituivano<br />

una sorta<br />

di binario da cui<br />

non poteva deragliare. La politica polacca<br />

divenne quindi assolutamente statica<br />

e rigida, nell’estremo tentativo di<br />

vincere la “guerra dei nervi”. E, tutto<br />

considerato, la Polonia vinse effettivamente<br />

la “guerra dei nervi”. Anche se<br />

con quella vittoria iniziò la vera sconfitta.<br />

Nel 1939 il “barometro” indicò chiaramente<br />

la tempesta e la Polonia<br />

si preparò ad affrontarla, forte<br />

delle alleanze con le democrazie<br />

occidentali<br />

1 Jozef Beck - Ministro degli Esteri della<br />

Polonia dal 1932 al 1939<br />

* Sandra Cavallucci (Bologna 1969), laureata<br />

in Scienze Politiche alla Facoltà<br />

Cesare Alfieri di Firenze; dottorato di ricerca<br />

in Storia delle relazioni internazionali.<br />

Si occupa da anni di Polonia e Europa<br />

Orientale più in generale. Attualmente<br />

è professore a contratto di Storia<br />

delle relazioni internazionali presso la<br />

Facoltà di Scienze Politiche dell’Università<br />

di Firenze e insegna presso l’istituto<br />

Lorenzo de’ Medici di Firenze. A breve<br />

pubblicherà un libro sulla Polonia alla<br />

vigilia della seconda guerra mondiale, di<br />

cui il presente articolo non è che un brevissimo<br />

estratto.<br />

POLONIA WŁOSKA NR 1(<strong>50</strong>)/<strong>2009</strong><br />

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