Vecchio - 2011 - Il paesaggio nell'era della globalizzazione
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globale secondo una logica economica che privilegia i grandi centri<br />
finanziari a discapito, per esempio, delle città già grandi centri<br />
manifatturieri. Fra queste nuove geografie <strong>della</strong> centralità, secondo<br />
Sassen, la più influente è quella che collega i più importanti centri<br />
finanziari e d’affari a livello globale, vale a dire New York, Londra,<br />
Tokio, Parigi, Francoforte, Zurigo e via dicendo (ibidem, p. 110). Questa<br />
stessa tesi è sostenuta anche da Amin e Thrift che, a proposito <strong>della</strong><br />
teoria che dal punto di vista economico contrappone la città intesa come<br />
spazio limitato a quella che lo considera uno spazio diffuso (Amin A,<br />
Thrift N., 2005, p. 79), sostengono che la città non va considerata come<br />
una unità economica fornita di confini ma «come assemblaggio di<br />
relazioni economiche, a maggiore o minore distanza, che avranno<br />
intensità differenti in localizzazioni differenti» (ibidem, p. 82). Nella<br />
fattispecie Amin e Thrift individuano dei luoghi in rete dell’urbano, che<br />
occupano cioè degli spazi reali in cui istituzioni mutevoli e flussi<br />
operano in sinergia anche se a distanza l’uno dal’altro, vale a dire gli<br />
spazi delle corporazioni internazionali, quelli di alcune tipologie di<br />
industrie creative e lo spazio elettronico (ibidem, p. 98). Inoltre, la<br />
grande concentrazione funzionale <strong>della</strong> città, insieme al valore <strong>della</strong> sua<br />
esteticità e a quello <strong>della</strong> velocità, accrescendone le attrattive, ne fanno<br />
anche il luogo di consumo per eccellenza, «un’ecologia di circostanze»<br />
(ibidem, p. 113) e di potenzialità capaci di innescare un consumo<br />
circolare.<br />
Le città oltre ad essere dei centri di potere economico sono anche dei<br />
centri di potere politico che può manifestarsi in varie forme e direzioni.<br />
Amin e Thrift analizzano le tipologie di potere concettualizzate dall’idea<br />
di diagramma di Michel Foucault «inteso come un impulso senza<br />
obiettivi» (ibidem, p. 152), fondamentale per affermare varie forme di<br />
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