1 vincenzo galilei handout - Lfns.it
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Tono = V –IV<br />
9/8 = 3/2 3/4
ν = t 1/2<br />
6/4<br />
16/9<br />
81/64
nelle canne ν = 1/ Vol<br />
errore<br />
Vedi Pl
Corde musicali<br />
Teorema di<br />
V. Galilei
[…..]
Giamblico di Calcide (tra il III e IV secolo)<br />
La v<strong>it</strong>a p<strong>it</strong>agorica, XXVI, 115-121, BUR, pagg. 261-269<br />
ARMONIE MUSICALI E RAPPORTI ARMONICI<br />
XXVI - In che modo e secondo quale metodo<br />
P<strong>it</strong>agora scoprì le armonie musicali e i rapporti<br />
armonici e ne trasmise ai discepoli l'intera scienza.<br />
Una volta, mentre era teso nello sforzo di rilettere e<br />
calcolare se gli fosse possibile escog<strong>it</strong>are uno<br />
strumento che offrisse all'ud<strong>it</strong>o un sicuro e infallibile<br />
aiuto, quale davano alla vista il compasso, il regolo<br />
o la diottra, ovvero la bilancia e l'invenzione delle<br />
misure al tatto, passò davanti all'officina di un<br />
fabbro e, per sorte in certo senso divina, ebbe a<br />
udire dei martelli che battevano il ferro sull'incudine<br />
e davano suoni tutti in perfetto accordo armonico<br />
reciproco, tranne una coppia. In quei suoni P<strong>it</strong>agora<br />
riconosceva gli accordi di ottava, di quinta e di<br />
quarta, e notava che l'intervallo tra quarta e quinta<br />
era in se stesso dissonante, ma idoneo a colmare la<br />
differenza tra l'una e l'altra.
( 116 ) Lieto che con l'aiuto divino il suo intento venisse a realizzarsi, entrò<br />
nell'officina e grazie a svariate prove capì che la differenza nell'altezza dei<br />
suoni dipendeva dal peso dei martelli e non dalla forza con cui si batteva, né<br />
dalla forma dei martelli medesimi, né dalla posizione del ferro battuto. Poi,<br />
dopo aver fissato con la massima precisione il peso dei martelli se ne tornò a<br />
casa. Qui fissò all'angolo di due pareti un unico piolo - questo perché non fosse<br />
il piolo a causare il manifestarsi di qualche differenza né si poetesse sospettare<br />
che un eventuale errore dipendesse dall'esistenza di pioli distinti -; al piolo legò<br />
una dopo l'altra quattro corde di uguale spessore e tensione, fatte della stessa<br />
materia e dello stesso numero di fili, e all'estrem<strong>it</strong>à inferiore di esse attaccò un<br />
peso, badando a che le corde fossero di lunghezza perfettamente uguale.<br />
( 117 ) Quindi, pizzicando le corde a due a due alternatamente trovava gli<br />
accordi già menzionati, uno per coppia di corde. [...] Secondo la tradizione<br />
P<strong>it</strong>agora scoprì in questo modo la musica e dopo averla organizzata in un<br />
sistema la trasmise ai discepoli perché fosse loro d'ausilio a raggiungere ogni<br />
nobile scopo.( 121 )<br />
Giamblico di Calcide (tra il III e IV secolo)<br />
La v<strong>it</strong>a p<strong>it</strong>agorica, XXVI, 115-121, BUR, pagg. 261-269
Robert Fludd<br />
(1574 – 1637)
PITAGORA, L’UOMO CHE UDIVA LA<br />
MUSICA CONSONANTE DELLE SFERE E<br />
DEGLI ASTRI<br />
[...] valendosi di un divino potere, ineffabile e<br />
arduo a concepirsi, (P<strong>it</strong>agora) sapeva tendere<br />
l'orecchio e fissare la mente alla sublime<br />
musica celeste. Ed era l'unico, come<br />
spiegava, in grado di udire e intendere<br />
l'armonia universale e la musica consonante<br />
delle sfere e degli astri che entro queste si<br />
muovevano. Questa armonia rende una<br />
musica più pura e più piena di quella umana,<br />
grazie al movimento dei corpi celesti, il quale<br />
è caratterizzato da suprema melodios<strong>it</strong>à ed<br />
eccezionale, multiforme bellezza. Queste<br />
ultime sono il prodotto dei suoni celesti, i quali<br />
traggono sì origine dalle ineguali e in vario<br />
modo tra loro differenti veloc<strong>it</strong>à, grandezza e<br />
posizione dei corpi, ma sono nondimeno<br />
collocati in reciproca relazione nel modo più<br />
armonico.<br />
Giamblico, La v<strong>it</strong>a p<strong>it</strong>agorica, BUR, pag<br />
195
IIIM P<br />
IIIM Z<br />
Scala p<strong>it</strong>agorica<br />
Scala zarliniana
3/2<br />
3/2<br />
3/2 x 1/2<br />
3/2<br />
3/2 x 1/2<br />
3/2 x 1/2<br />
Scala p<strong>it</strong>agorica
3:2 do<br />
Scala zarliniana<br />
2:1 do<br />
5:4 do<br />
4:3 do
Scala zarliniana<br />
5:4 sol<br />
5:4 fa<br />
3:4 sol
Scala p<strong>it</strong>agorica<br />
Scala zarliniana<br />
R = (3/2) 12 / 2 7 = 1.0136 n cent = 1200 log R / log 2<br />
= 1200 log 2 R = 23.46
C z<br />
C p<br />
Scala p<strong>it</strong>agorica<br />
Scala zarliniana<br />
R = 5/3 4/3 2/3 2/3 = 80/81 n cent = 1200 log R / log 2<br />
= 1200 log 2 R = -21.5063
Scala p<strong>it</strong>agorica<br />
Scala zarliniana<br />
R = (do-mi) p<strong>it</strong> / (do-mi) zar = 81/64 / 5/4 = 80/81<br />
R = (do-la) p<strong>it</strong> / (do-la) zar = 27/16 / 5/3 = 80/81<br />
n cent = 1200 log R / log 2<br />
= 1200 log 2 R = -21.5063
Oh Muse, Thou dear one, sing to me,<br />
Commence and order my song.<br />
Cool breezes blowing from Thy groves<br />
Inspire my breast and rouse my heart.<br />
Calliopeia Thou wise<br />
Principal of the Muses delightful,<br />
Thou too, wise mystery guide,<br />
Leto's child, Thou Delian Paean,<br />
Be prop<strong>it</strong>ious and stand by me.
Do fa sol do’
6144 / 3456 = 1,7777…<br />
Re – mi = 9/4 64/81 = 16/9
x = + ¼ di tono
Aristotele<br />
problemi XIX 20<br />
Mese e tonal<strong>it</strong>a’
Aristotele<br />
problemi XIX 20<br />
Mese e<br />
tonal<strong>it</strong>a’<br />
Perche’ se qualcuno, dopo avere accordato tutte le altre corde dello<br />
strumento, ne suona la corda media senza averla accordata, non solo<br />
quando il suono giunge a questa corda media, ma anche tutte le altre parti<br />
della modulazione (melodia) sembrano stonate (anget aures) e la<br />
melodia/tonal<strong>it</strong>a’ (modum) sembra scomposta e dissipata, mentre se altera<br />
un altro suono la stonatura apparira’ solo quando tocchera’ la corda alterata?<br />
E tale ragione appare ottima in quanto tutti i generi egregi di modulazione<br />
(melodie) usano spesso questa corda media, e tutti i buoni compos<strong>it</strong>ori<br />
tornano spesso ad essa (corda media); e quando se ne allontanano sub<strong>it</strong>o vi<br />
r<strong>it</strong>ornano, e non ripetono cosi’ frequentemente alcun altro suono.
Aristotele<br />
problemi XIX 20<br />
Mese e<br />
tonal<strong>it</strong>a’<br />
Proprio come una frase non puo’ essere in greco se vengono omesse certe<br />
congiunzioni come te o kai, mentre di altre si puo’ fare a meno, poiche’ le<br />
prime sono necessarie per caratterizzare il linguaggio e le altre no; cosi’ per i<br />
suoni musicali la corda media e’ una specie di congiunzione, specialmente<br />
fra i piu’ belli, perche’ si sente spessissimo fra di essi.
Aristotele<br />
problemi XIX 20<br />
Mese e<br />
tonal<strong>it</strong>a’<br />
Perche’ se qualcuno, dopo avere accordato tutte le altre corde dello strumento, ne suona la corda media senza<br />
averla accordata, non solo quando il suono giunge a questa corda media, ma anche tutte le altre parti della<br />
modulazione (melodia) sembrano stonate (anget aures) e la melodia/tonal<strong>it</strong>a’ (modum) sembra scomposta e<br />
dissipata, mentre se altera un altro suono la stonatura apparira’ solo quando tocchera’ la corda alterata?<br />
E tale ragione appare ottima in quanto tutti i generi egregi di modulazione (melodie) usano spesso questa corda<br />
media, e tutti i buoni compos<strong>it</strong>ori tornano spesso ad essa (corda media); e quando se ne allontanano sub<strong>it</strong>o vi<br />
r<strong>it</strong>ornano, e non ripetono cosi’ frequentemente alcun altro suono.<br />
Proprio come una frase non puo’ essere in greco se vengono omesse certe congiunzioni come te o kai, mentre di<br />
altre si puo’ fare a meno, poiche’ le prime sono necessarie per caratterizzare il linguaggio e le altre no; cosi’ per i<br />
suoni musicali la corda media e’ una specie di congiunzione, specialmente fra i piu’ belli, perche’ si sente<br />
spessissimo fra di essi.
Erano tra tanto i suoi più grati<br />
trattenimenti nella musica pratica e<br />
nel toccar li tasti e il leuto, nel quale,<br />
con l'esempio et insegnamento del<br />
padre suo, pervenne a tanta<br />
eccellenza, che più volte trovossi a<br />
gareggiare co' primi professori di<br />
que' tempi in Firenze et in Pisa,<br />
essendo in tale strumento<br />
ricchissimo d'invenzione, e<br />
superando nella gentilezza e grazia<br />
del toccarlo il medesimo padre; qual<br />
soav<strong>it</strong>à di maniera conservò sempre<br />
sino alli ultimi giorni.<br />
Vincenzio Viviani - Racconto istorico<br />
della v<strong>it</strong>a di Galileo Galilei (Ed Naz.<br />
XIX, p.662)
Intonazione naturale