Raccontare Pirano
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ito dalla ditta dei fratelli Solari di Pesariis in provincia
di Udine, ditta che esiste tuttora. Nel 1905
il podestà Fragiacomo si congratulava con i Solari
perché, dopo un secolo, l’orologio era puntuale e
perfettamente funzionante, a dimostrazione del
lavoro impeccabile della ditta.
MECCANISMO PRIMA DEL RESTAURO
MECCANISMO DOPO IL RESTAURO
Solamente alcuni anni dopo la II guerra mondiale
l’orologio fu automatizzato con motori elettrici che
azionavano sia le lancette che i rintocchi delle campane.
Nel 1977 i comandi elettrici furono spostati in
sagrestia. I Solari chiamati a Pirano negli anni ’90,
risistemarono il meccanismo elettrico. Il 2015 fu
l’anno in cui tutto l’interno del campanile e l’orologio
stesso furono sottoposti a revisione e restauro.
Furono sostituite le vecchie e pericolose scale con
140 nuovi gradini in legno di larice. Sono sicure, larghe
e agevoli nella salita che conduce alla terrazza
con la cella delle campane, da dove si gode un invidiabile
panorama sulla città e sulla rada di Pirano.
A metà campanile è in mostra l’antico meccanismo
dell’orologio a pesi in ferro di Giacomo Solari. I pesi
sono tre e servivano: uno per l’orologio, uno per la
campana delle ore e uno per la campana dei quarti
d’ora.
Molto più impegnativo fu il restauro del quadrante
in pietra dell’orologio (2015), composto da 20 pezzi
separati, pesanti ognuno circa 100 chilogrammi.
Già il primo sopralluogo ne aveva evidenziato i
gravi danni. È stato un miracolo che qualche pezzo
non sia precipitato al suolo, con impensabili conseguenze.
Furono perciò sostituiti i ferri che li tenevano
ancorati al campanile, restaurati i numeri
delle ore incisi nella pietra, le lancette di rame del
peso di 7 kg (quella dei minuti) e di 5 kg (per le ore),
collegate a due campane più piccole. La parrocchia
di Berlino regalò due nuove campane per sostituire
quelle danneggiate. Delle campane precedenti è
stata conservata soltanto quella risalente al 1477,
che batte l'ora piena. Apparteneva al primo campanile
demolito nel XVII sec.
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