Richard Wagner. Tristan und Isolde: inno alla notte - Ottavio de Carli
Richard Wagner. Tristan und Isolde: inno alla notte - Ottavio de Carli
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<strong>Ottavio</strong> <strong>de</strong> <strong>Carli</strong>, <strong>Tristan</strong> <strong>und</strong> <strong>Isol<strong>de</strong></strong>: <strong>inno</strong> <strong>alla</strong> <strong>notte</strong><br />
questione sotto questo punto di vista: in <strong>Wagner</strong> c’è piuttosto una introspezione tale per cui - lo diceva lui stesso - perfino il<br />
teatro diventa secondario.<br />
Sotto questa prospettiva, può essere comprensibile come sia stata concepita anche l’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l teatro wagneriano, e mi<br />
riferisco proprio a quello sorto a Bayreuth, dove le luci in platea vengono spente, l’orchestra è nascosta in buca, e non si<br />
<strong>de</strong>ve ve<strong>de</strong>re niente che non sia la scena <strong>de</strong>ll’opera. Ciò non per calarsi meglio nella storia e ren<strong>de</strong>rla più realistica, perché<br />
non vi è nulla di realistico in questo, ma piuttosto per meglio imme<strong>de</strong>simarsi nell’interiorità <strong>de</strong>lla vicenda e <strong>de</strong>l dramma. In<br />
<strong>Tristan</strong>o e Isotta i personaggi sono pochissimi e oltretutto sono personaggi che non hanno consistenza concreta. È difficile<br />
immaginare <strong>Tristan</strong>o e Isotta come personaggi davvero reali. La loro apparenza fisica, il loro aspetto esteriore non risulta<br />
dall’opera. Anche la sequenza <strong>de</strong>i tempi non è chiara, ad esempio tra il I atto e il II atto non si capisce quanto tempo sia<br />
passato; ma non è assolutamente importante. Addirittura <strong>Tristan</strong>o e Isotta sono due personaggi completamente isolati,<br />
esistono soltanto l’uno per l’altro e tutto quello che ruota loro attorno è accessorio. Sono talmente isolati che per comunicare<br />
fra loro hanno bisogno di altri personaggi che facciano da tramite: Isotta - diciamo così - ha la sua ‘dama di compagnia’<br />
(Brangäne), <strong>Tristan</strong>o il suo ‘cavalier servente’ (Kurwenal). I due protagonisti hanno bisogno di questi personaggi-tramite<br />
perché esteriormente sono tutto sommato figure inconsistenti. Quello che li caratterizza è infatti soltanto ed esclusivamente<br />
questo senso <strong>de</strong>ll’amore infinito che provano l’uno per l’altro.<br />
Bisogna cercare di tuffarsi <strong>de</strong>ntro a questo vortice infinito e esserne rapiti e coinvolti: se riusciamo a fare questo, <strong>Wagner</strong><br />
diventa un grandissimo drammaturgo. Se ne restiamo razionalmente estranei, <strong>Wagner</strong> rimane forse un po’ noioso, il dramma<br />
sembra non andare mai avanti, la musica stessa, senza gli stacchi di arie e recitativi, sembra magari non avere né capo né<br />
coda, e così via.<br />
L’argomento, la storia.<br />
La storia è abbastanza nota, poiché rappresenta uno <strong>de</strong>i punti fissi di tutta la tradizione medioevale. <strong>Wagner</strong> la prese da un<br />
‘poemetto’ di 20.000 versi, intitolato appunto <strong>Tristan</strong> <strong>und</strong> <strong>Isol<strong>de</strong></strong>, scritto intorno al 1210 da un certo Gottfried von<br />
Strassburg e rimasto incompiuto; costui in realtà aveva ripreso il soggetto da un altro poema, <strong>Tristan</strong>, <strong>de</strong>l troviere francese<br />
Thomas, di cui ci restano pochi frammenti e che a sua volta l’aveva preso dalle leggen<strong>de</strong> celtiche.<br />
Era una storia insomma antichissima che aveva subìto con il tempo modifiche e aggiustamenti, in seguito ai quali la si era<br />
collegata in maniera più o meno evi<strong>de</strong>nte (a seconda <strong>de</strong>lle diverse tradizioni) con tutta la vicenda <strong>de</strong>l Sacro Graal, cioè con<br />
la storia <strong>de</strong>i cavalieri <strong>de</strong>lla ‘Tavola Rotonda’. Ne era nato un gran<strong>de</strong> romanzo di stampo cavalleresco dove quello che<br />
contava tutto sommato non era il fatto che <strong>Tristan</strong>o fosse amante, ma che fosse cavaliere, cosicché la leggenda finì col<br />
trattare le tematiche allora particolarmente sentite <strong>de</strong>i conflitti tra cortesia e morale cristiana, tra cavalleria e feudalità, tra<br />
individuo e società. Ciò le aveva procurato un enorme successo tra il pubblico medievale, tant’è che testimonianze di una<br />
sua diffusa tradizione scritta e orale compaiono d<strong>alla</strong> seconda metà <strong>de</strong>l sec. XII in Francia, Inghilterra e Germania.<br />
All’inizio <strong>de</strong>l sec. XIII venne redatto un voluminoso romanzo in prosa, che divenne un vero bestseller e fu tradotto in quasi<br />
tutte le lingue europee (comparve anche in Italia, dove <strong>Tristan</strong>o fu consi<strong>de</strong>rato il più esemplare rappresentante <strong>de</strong>lla Tavola<br />
Rotonda).<br />
La più antica e forse più nota traduzione italiana in prosa <strong>de</strong>l <strong>Tristan</strong> francese è conservata nel Ms 2543 <strong>de</strong>lla Biblioteca<br />
Riccardiana di Firenze (fine sec. XIII). Oltre al <strong>Tristan</strong>o Riccardiano, seguono un <strong>Tristan</strong>o Panciatichiano, una Tavola<br />
Ritonda, un <strong>Tristan</strong>o Riccardiano 1729, un <strong>Tristan</strong>o Palatino e alcune traduzioni in lingua veneta. <strong>Tristan</strong>i in lingua<br />
originale compaiono anche nelle biblioteche <strong>de</strong>i Visconti, <strong>de</strong>gli Estensi, <strong>de</strong>i Gonzaga, ecc.<br />
Seguendo il principio <strong>de</strong>lla molteplicità, i romanzi medievali di <strong>Tristan</strong>o sono ricchi di innumerevoli avventure<br />
cavalleresche, e come ho <strong>de</strong>tto alcuni redattori di epoca tarda inserirono episodi legati al Sacro Graal, inventando così<br />
vicen<strong>de</strong> complicatissime: in alcune versioni le Isotte addirittura sono due, una in Cornovaglia e una in Bretagna, così che il<br />
lettore facilmente si confon<strong>de</strong>, e compren<strong>de</strong>re le vicen<strong>de</strong> diventa una cosa pazzesca… Quello che comunque importava non<br />
era tanto l’amore, ma il contrasto tra i sentimenti personali e lo stato sociale; l’amore era messo in rapporto con il senso<br />
<strong>de</strong>lla cavalleria e i doveri che ne <strong>de</strong>rivavano. <strong>Tristan</strong>o era in altre parole non solo amante, ma anche e soprattutto cavaliere:<br />
tanto è vero che il <strong>Tristan</strong>o Riccardiano aveva come punto centrale non l’amore per Isotta, ma il tradimento di <strong>Tristan</strong>o nei<br />
confronti <strong>de</strong>l proprio re Marco e la conseguente messa al bando (“neuna persona non <strong>de</strong>bia recordare <strong>Tristan</strong>o in pena<br />
d’essere distrutto”), che significava la perdita <strong>de</strong>l nome e <strong>de</strong>lla fama di eroe e l’esclusione d<strong>alla</strong> società cortese; quando nel<br />
racconto è portato gravemente ferito nel suo castello in Bretagna, <strong>Tristan</strong>o non ha più armi, il che per un cavaliere<br />
significava perdita di i<strong>de</strong>ntità. Anche l’amore tra <strong>Tristan</strong>o e Isotta, moglie di re Marco, era tutto giocato sull’equilibrio tra<br />
tradimento e fe<strong>de</strong>ltà: l’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l filtro magico era un espediente per conciliare questi due aspetti (il <strong>Tristan</strong>o Riccardiano<br />
esclu<strong>de</strong>va ogni innamoramento tra i due prima <strong>de</strong>l filtro): liberando i due amanti da ogni responsabilità diretta, esso ren<strong>de</strong>va<br />
il romanzo meno ‘sovvertitore’ <strong>de</strong>ll’ordine sociale <strong>de</strong>l tempo. Si è insistito molto su questo aspetto <strong>de</strong>l filtro magico per<br />
poter meglio conciliare gli aspetti individuali e sociali, il che rappresentava uno <strong>de</strong>i problemi più sentiti nel mondo <strong>de</strong>lla<br />
cavalleria, e ciò spiega il gran<strong>de</strong> successo <strong>de</strong>lla leggenda di <strong>Tristan</strong>o nel Medioevo.<br />
Vi faccio sentire un frammento di musica strumentale <strong>de</strong>l Trecento intitolato Lamento di <strong>Tristan</strong>o, a semplice dimostrazione<br />
<strong>de</strong>lla diffusione medievale <strong>de</strong>lla leggenda poi immortalata da <strong>Wagner</strong>: il fatto che sia un brano di musica espressamente<br />
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