Abstract - Dizionario di cifrematica
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ALCOOLISMO<br />
L’alcoolismo non appartiene a un solo <strong>di</strong>scorso.<br />
Possiamo in<strong>di</strong>care il <strong>di</strong>scorso paranoico<br />
come più esposto all’alcolismo. […]<br />
L’alcolismo, nel Veneto, è assolutamente collegato<br />
con l’ideologia dell’incesto. Il mammismo<br />
veneto è una forma imponente, <strong>di</strong>ffusissima<br />
d’incesto (c. 29.3.98). • “Prendete e<br />
mangiate”, “Bevete e mangiate” è qualcosa<br />
che non è inteso per nulla dal <strong>di</strong>scorso occidentale.<br />
Consideriamo che c’è chi prenda<br />
atto, in qualche modo, del “messaggio” cristiano<br />
e poi del messaggio del Rinascimento,<br />
ma, al tempo stesso, abbia <strong>di</strong>nanzi il <strong>di</strong>scorso<br />
occidentale <strong>di</strong>ventato luogo comune. Si<br />
trova a oscillare fra il <strong>di</strong>scorso occidentaleluogo<br />
comune e la parola originaria. Non può<br />
oscillare, va da sé, e allora c’è una fantasmatica<br />
intorno al due, all’impossibile sistema del<br />
due che si costruisce sull’uno che si <strong>di</strong>vide in<br />
due. Non è una grande invenzione, quella del<br />
<strong>di</strong>scorso occidentale, <strong>di</strong> avere stabilito l’uno<br />
e <strong>di</strong> averlo stabilito come ciò che si <strong>di</strong>vide in<br />
due. E, allora, è <strong>di</strong> questo che si tratta<br />
nell’alcoolismo: dell’impossibile economia<br />
del sangue. Ciò che esplora “chi si tiene” ad<br />
alcool, è l’impossibile economia del sangue<br />
e, quin<strong>di</strong>, l’impossibile economia del tempo,<br />
del ritmo, dell’incesto, del peccato, del male<br />
e, cioè, degli attributi presunti negativi del<br />
tempo, della presunta negativa del tempo.<br />
Non c’è modo per noi umani <strong>di</strong> negare il tempo,<br />
ma è come se ci fosse questa facoltà. Il<br />
<strong>di</strong>scorso occidentale ha creduto a questa facoltà.<br />
Noi stiamo esplorando una fantasmatica<br />
che porta a una certa rappresentazione<br />
impossibile del <strong>di</strong>sagio: quella <strong>di</strong> chi, in qualche<br />
modo, “presume” <strong>di</strong> rappresentare e gestire<br />
il <strong>di</strong>sagio, in particolare ciò che viene dal<br />
<strong>di</strong>sagio – quin<strong>di</strong> da questa virtù quale principio<br />
della parola – il due, la solitu<strong>di</strong>ne e il<br />
progetto. Il progetto che per ciascuno è ignoto.<br />
Anche quando non si enuncia, non si formula,<br />
non è assente; si tratta, con alcuni<br />
<strong>di</strong>spositivi, <strong>di</strong> ritrovarlo, <strong>di</strong> restaurarlo. Ma<br />
consideriamo che ci sia fra la fenice e il figlio,<br />
fra il fallo e Dioniso, fra il due e l’uno questa<br />
oscillazione fantasmatica. Abbiamo un’intera<br />
letteratura intorno all’alcool. Considerate<br />
Omero, i Ciclopi, poi Platone (con il Simposio<br />
che deve istituire il <strong>di</strong>alogo e, quin<strong>di</strong>, il<br />
<strong>Dizionario</strong> <strong>di</strong> <strong>cifrematica</strong><br />
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banchetto, perché banchetto e <strong>di</strong>alogo è la<br />
stessa cosa per Platone), c’è il tema del vino.<br />
Socrate può bere e non bere: Alcibiade fa questo<br />
elogio <strong>di</strong> Socrate. Alcibiade spinge a bere,<br />
per trattare un argomento <strong>di</strong>fficile della conversazione.<br />
Nel Simposio Aristofane racconta<br />
il mito dell’androgino: in principio era l’uno<br />
e Zeus l’ha <strong>di</strong>viso in due. Nel 1968, il libretto<br />
<strong>di</strong> Mao-Tze-Tung riportava con grande enfasi,<br />
ripetuto dai giovani: “l’uno si <strong>di</strong>vide in<br />
due”. Mao l’ha ripetuto, ma è Platone nel Simposio.<br />
Alcibiade invita a bere e lui stesso beve<br />
per trattare una materia <strong>di</strong>fficile, quella in cui<br />
Aristofane racconterà, tra l’altro, il mito<br />
dell’androgino. Invita a bere e beve lui stesso.<br />
Ma subito sia lui sia altri tessono l’elogio<br />
<strong>di</strong> Socrate, il quale può bere e non bere e, se è<br />
costretto a bere, beve, anche molto, ma mai<br />
si ubriaca. Questo è dunque l’elogio con cui<br />
incomincia: che l’uno si <strong>di</strong>vide in due; la <strong>di</strong>visione<br />
è perfetta, perché afferma sempre il<br />
principio dell’unità, che viene consacrato dai<br />
tre principi: principio <strong>di</strong> identità, principio<br />
<strong>di</strong> non contrad<strong>di</strong>zione, principio del terzo<br />
escluso. Insomma, viene affermata la sostanza,<br />
quella che il dogma della transustanziazione<br />
sfata. La transustanziazione: non c’è<br />
più sostanza. Bevete e mangiate, il sangue, il<br />
vino, il pane. Il sangue, il corpo e la scena.<br />
Non c’è più l’economia del sangue, non c’è<br />
più la legge del sangue, non c’è più la legge<br />
dell’incesto, che viene accennata anche nella<br />
Bibbia, anche in Esiodo, dove tuttavia non è<br />
ancora confermata e consacrata come lo sarà<br />
poi nel <strong>di</strong>scorso occidentale. Ciò che Lévi-<br />
Strauss trova presso varie tribù è dell’or<strong>di</strong>ne<br />
del mito, della leggenda, del racconto, della<br />
fiaba. Non è la legge del sangue che fonda la<br />
legge del tempo. Ci sono miti che alludono<br />
all’ebbrezza, all’ubriachezza e all’incesto: le<br />
figlie <strong>di</strong> Lot, o Mirra, in Ovi<strong>di</strong>o. C’è sempre<br />
una figlia che la dà da bere al padre: questo<br />
nel mito. Per favorire l’erotismo. È noto che<br />
alcool, al-kohol o al-kuhl, è un termine arabo<br />
che in<strong>di</strong>cava una polvere finissima, quasi<br />
impalpabile, <strong>di</strong> solfuro <strong>di</strong> antimonio, che veniva<br />
usata dalle donne per truccare le palpebre,<br />
una polvere un po’ speciale. Diviene lo<br />
spirito del liquido soltanto nel do<strong>di</strong>cesimo secolo,<br />
sempre a opera degli arabi. È Paracelso