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Ferruccio Bolognesi

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Nota introduttiva<br />

<strong>Ferruccio</strong> <strong>Bolognesi</strong><br />

<strong>Ferruccio</strong> (“Gneso”) <strong>Bolognesi</strong> nasce a Mantova il 21 febbraio 1924. Studia e si diploma in<br />

ragioneria. Dopo l’8 settembre 1943 non risponde alla chiamata di leva per la repubblica di Salò,<br />

ma aderisce a gruppi clandestini organizzati a Mantova. L’anno seguente, per sfuggire all’arresto si<br />

allontana da Mantova e si rifugia in Svizzera. Internato in un campo di lavoro, fugge e raggiunge<br />

Felice Barbano a Lugano. Insieme rientrano in Italia, dove partecipano alla breve esperienza della<br />

repubblica partigiana della Val d'Ossola, per poi tornare in Svizzera, dove <strong>Bolognesi</strong> è internato a<br />

Vinelz. In questa raccolta si trovano oltre 40 lettere, per la maggior parte dello stesso <strong>Bolognesi</strong>,<br />

scritte da Vinelz tra il dicembre del 1944 e l’aprile 1945, che testimoniano lo stretto rapporto avuto<br />

in ambito partigiano soprattutto con Felice Barbano "Gino" e con Claudio Roversi "Strin", il primo<br />

a Lugano, il secondo internato nel campo svizzero di Därstetten.<br />

Alla fine della guerra <strong>Ferruccio</strong> <strong>Bolognesi</strong> si dedica all'attività artistica come pittore naif, scultore,<br />

scenografo. Partecipa a diverse mostre, tra le quali una alla Casa del Mantegna di Mantova nel<br />

maggio-giugno 1985, con catalogo illustrato, dal titolo “Simulazioni d’ombre. Fili, lamiera, pittura,<br />

teatro”. Sue opere di grafica sono conservate nel Gabinetto delle Stampe e dei disegni presso la<br />

Biblioteca Teresiana di Mantova. Una sua scultura dell’altezza di quasi 10 m. è posta nel vano scala<br />

del Municipio di Castel Goffredo. L’artista muore a Mantova nel 2002.<br />

La raccolta documentaria è stata donata dalla moglie Laura Montanari e dalla figlia Anna<br />

all’Archivio di Stato di Mantova nel mese di ottobre dell’anno 2006.<br />

Sono allegati alle lettere anche documenti, certificati e articoli che testimoniano l’attività partigiana<br />

di <strong>Bolognesi</strong>, di questi alcuni sono in fotocopia, così come in fotocopia è una delle lettere a “Gino”.<br />

Tre lettere vengono inviate a <strong>Bolognesi</strong> dalla signora Aloisia Aloisi ved. Barbano, madre di Felice.<br />

I documenti sono divisi in due raccoglitori, nei quali le lettere sono state pazientemente raccolte e<br />

ricostruite dalla moglie, dopo che lo stesso <strong>Bolognesi</strong> ne aveva strappate e ridotte in pezzi la gran<br />

parte.<br />

Copia della corrispondenza di <strong>Ferruccio</strong> <strong>Bolognesi</strong> si trova anche presso l'ANPI di Mantova e<br />

presso l'archivio di Bellinzona in Svizzera.<br />

Nelle lettere spesso si fa riferimento a persone con soprannomi o con nomi in codice, secondo l’uso<br />

partigiano. Dalle indicazioni presenti nel primo raccoglitore si evince che:<br />

“Gino” è Felice Barbano “Strin” è Claudio Roversi<br />

“Gneso” è lo stesso <strong>Ferruccio</strong> <strong>Bolognesi</strong> “Il prete” è don Porcelli o don Berselli<br />

“Carlo” è Carlo Santi di Milano “Piero” è Piero Dallamano<br />

“I Bacchi” sono Bruno e Giorgio Baccaglioni “Ciano” è Luciano Menozzi<br />

“Pilila” è Piero de Nicolai “Renato” è Renato Sandri<br />

“Pasetti” è Angelo Pasetti “Il Budda” è Aldo Recusani<br />

“Cesco” è Francesco Ruberti<br />

Mantova, aprile 2010<br />

2<br />

Fabiana Mignoni<br />

Il Direttore<br />

dott. Daniela Ferrari

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