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Querini stampalia - Matteo Zen

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I<br />

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U<br />

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A<br />

---<br />

V<br />

Università IUAV di Venezia<br />

Facoltà di Architettura<br />

Management del Progetto<br />

<strong>Matteo</strong> <strong>Zen</strong><br />

matricola 269792<br />

Prof. Barbisan Umberto, Prof. Della Mura Carlo, Prof. Catalano Francesco.


Fu Manlio Dazzi ad affidare al maestro Carlo Scarpa, (1959 – 1963) la<br />

risistemazione:<br />

dell’ingresso alla biblioteca,<br />

la scala dei cataloghi,<br />

la pulizia del giardino intristito,<br />

nel campiello S.Maria Formosa, all’interno della Fondazione <strong>Querini</strong> Stampalia<br />

a Veneza.<br />

Il conte Giovanni <strong>Querini</strong> (1799-1869) donò a Venezia l’edificio, esprimendo nel<br />

testamento:<br />

L’apertura della Biblioteca "in tutti quei giorni, ed ore in cui le Biblioteche<br />

pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi".<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 2<br />

PRESENTAZIONE PROGETTO


Materiali che creano contrasti sorprendenti,<br />

conferendo agli spazi una particolare<br />

atmosfera:<br />

la discordanza del cemento, freddo e<br />

grigio,<br />

il marmo fresco e liscio<br />

tono caldo e scuro del bronzo<br />

il rosso delicato dei mattoni a vista<br />

L'intero pianterreno ha ricevuto da Scarpa<br />

una nuova articolazione.<br />

Qualità delle soluzioni di dettaglio, con gran<br />

uso del:<br />

cemento e del calcestruzzo lavato con<br />

pietra d’Istria;<br />

pareti in cristallo che favoriscono senso di<br />

unità dello spazio<br />

gioco della natura viva<br />

sui muri fodere aeree in marmorino su<br />

forati sorretti da telai staffati<br />

sui muri del porticato rivestite in<br />

travertino.<br />

coperture in pietra d’Istria per i gradoni<br />

delle rampe di scale.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 3<br />

PRESENTAZIONE PROGETTO


Con l’acqua alta, si giocano le colorazioni nelle superfici:<br />

nell’atrio un soffitto rosso,<br />

sala Luzzato colorazioni dal crema ai verdi.<br />

Contenendola ed usarla come materiale luminoso e riflettente, si:<br />

forano due pareti sul rio per installare due traforati di cancelli bimetallici;<br />

Sul giardino l’acqua è protagonista, con:<br />

la fontanella a forma di labirinto in pietra d’alabastro nella canaletta, che si allarga nella<br />

vasca quadrata dove si riflette il mosaico nel muro, e termina nel pozzo.<br />

Ora questa architettura, per le normative, comporta funzionalità diverse:<br />

i pannelli raggiunti dall’acqua cadono a pezzi per la ruggine,<br />

nei cancelli del rio e del giardino, ha macchiato e fatto esplodere il calcestruzzo e il<br />

cemento.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 4<br />

PRESENTAZIONE PROGETTO


Carlo Scarpa (Venezia, 1906-1978)<br />

1926 diploma professore di disegno architettonico, all'Accademia di Belle Arti,<br />

1933 - 1947 consulente artistico dell'industria vetraria Venini; (si devono a lui i vetri più affascinanti),<br />

1926 professore ordinario di composizione, presso lo IUAV di Venezia,<br />

1964 al 1976 direttore, IUAV di Venezia,<br />

1948 collabora con la Biennale di Venezia, (si afferma maestro dell'arte di mostrare d'arte),<br />

Fine anni Sessanta, accentua dimensioni internazionali: all'estero è sempre più conosciuto e apprezzato;<br />

Il clima culturale e politico italiano tende a emarginarlo,<br />

1969 primo viaggio in Giappone ,<br />

1978 Giappone, muore in un banale incidente.<br />

Nonostante il suo straordinario operato, dopo la sua morte riceverà il conferimento della laurea honoris<br />

causa in architettura.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 5<br />

PROGETTISTA – DIRETTORE DEI LAVORI


Pianta piano tipo Pianta piano terra<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 6<br />

PROGETTO


Sezione A-A<br />

Sezione B-B<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 7<br />

PROGETTO


Fronte principale<br />

Pianta del tetto<br />

Sezione e fronte<br />

sul giardino<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 8<br />

PROGETTO


I. Collega il campiello e il Palazzo <strong>Querini</strong>:<br />

I. si salgono 4 gradini e discendono 5, frutto dell’ingresso ricavato da una finestra, più bassa del campo antistante.<br />

II. Struttura del ponte:<br />

I. costituita da una centina ad arco teso ribassato, fissato a due blocchi di pietra d‘ Istria.<br />

III. La centina è formata:<br />

I. da 2 semiarchi, ciascuna da due lamieroni curvati e distanziati, resi solidali nel punto centrale.<br />

IV. La ringhiera:<br />

I. andamento rettilineo composto da tre segmenti,<br />

II. sostegni, realizzati con piatti di ferro saldati e avvitati,<br />

III. corrimano in legno di teak, sostenuto mediante tondini saldati ad un tubo di ferro.<br />

V. Tubo e corrimano:<br />

I. chiusi in testa da tappi, a superficie curva, in bronzo.<br />

VI. Gradini e il calpestio:<br />

I. ottenuti con masselli di larice.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 9<br />

PARTICOLARE COSTRUTTIVO


<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 10<br />

PARTICOLARE COSTRUTTIVO


Pianta ponte<br />

passerella<br />

Particolare attacchi di<br />

sostegno dei gradini<br />

Cerniera<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 11<br />

PARTICOLARE COSTRUTTIVO


<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 12<br />

PARTICOLARE COSTRUTTIVO


Tipo di lavori: manutenzione e risistemazione del primo piano, ormai in disuso per le<br />

frequenti inondazioni<br />

Committenza: Dazzi e in seguito Giuseppe Mazzariol, portarono avanti il progetto.<br />

Progettista: Carlo Scarpa<br />

Affidamento lavori: 1949, dopo 7 mesi i primi disegni e un preventivo di spesa.<br />

Tempistiche: L’intervento si realizzerò dieci anni dopo. Il progetto si arenò nel 1949-1950<br />

per le gravi crisi finanziarie della Fondazione negli anni della guerra, ma successivamente<br />

migliorarono e permisero la ripresa.<br />

Collaboratori al progetto: per i lavori protratti troppo a lungo chiamarono in rinforzo Mario<br />

De Luigi per alcuni dettagli e Antonio Hofer.<br />

Conclusione dei lavori: Dopo contorte autorizzazioni il 26 giugno 1963 l‘inaugurazione.<br />

Secondo progetto: di Le Corbusier, Kahn e Wright, per la foresteria fu bocciato dalla<br />

relazione persecutiva giuridica. Quindi il giardino resterà inconcluso.<br />

Perciò l’architettura è progressivamente in aggressione alle norme, che impongono<br />

funzionalità diverse. Problemi quindi di manutenzione e di normative che si risolvono in<br />

parte cambiando l’entrata, con la creazione di un nuovo varco.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 13<br />

DATI APPALTO


Testi di riferimento Siti di riferimento<br />

Autore: Marta Mazza<br />

Titolo: Carlo Scarpa alla <strong>Querini</strong> Stam<br />

palia (Disegni inediti)<br />

Editore: il Cardo<br />

Luogo, anno di edizione: Venezia 1996<br />

Autore: Maura Manzelle<br />

Titolo: Carlo Scarpa, l'opera e la sua<br />

conservazione: giornate di studio alla<br />

Fondazione <strong>Querini</strong> Stampalia<br />

Editore: Mendrisio Academy press<br />

Luogo, anno di edizione: Mendrisio<br />

2005<br />

Cartografia CIRCE, IUAV<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia<br />

www.querini<strong>stampalia</strong>.it<br />

www.fototeca.cisapalladio.org<br />

www.carloscarpa.it<br />

www.archimagazine.com<br />

www.Wikipedia.it<br />

http://mi-architex.com<br />

http://opac.iuav.it/<br />

Videoteca IUAV:<br />

Autore: Scarpa, Carlo [1906-1978]<br />

Titolo: Carlo Scarpa : gli infiniti<br />

possibili: Fondazione <strong>Querini</strong><br />

Stampalia: disegni inediti<br />

14<br />

BIBLIOGRAFIA


I<br />

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V<br />

Università IUAV di Venezia<br />

Facoltà di Architettura<br />

Management del Progetto<br />

Laboratorio integrato di Costruzione delle Opere<br />

Prof. Catalano Francesco.<br />

SCIENZA E TECNICA DEI MATERIALI


1 - CENNI STORICI<br />

2 - COMPOSIZIONE E FORMAZIONE - COLORE E<br />

STRUTTURA<br />

3 - CARATTERISTICHE DEL MARMO<br />

4 - LE PROPRIETA’ TECNICHE DEL MARMO<br />

Proprietà termiche<br />

5 - LE PROPRIETA’ TECNICHE DEL MARMO<br />

Proprietà meccaniche<br />

6 - DALLE CAVE ALL’INDUSTRIA<br />

7 - LA PROGETTAZIONE TECNOLOGICA<br />

I requisiti e le prestazioni<br />

8 - IL SISTEMA DEI VINCOLI<br />

I vincoli esterni<br />

I vincoli interni<br />

9 - IL SISTEMA DEI VINCOLI<br />

I vincoli propri della tecnologia del<br />

materiale<br />

Sistemi dei giunti<br />

10 - LA TECNOLOGIA DELLE CONNESSIONI<br />

La produzione a sistema<br />

La tipologia dei sistemi di<br />

connessione (immagini)<br />

11 - TECNICHE DI ASSEMBLAGGIO DEI MARMI<br />

IN EDILIZIA<br />

12 - TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLE<br />

SUPERFICI<br />

13 - LA DURATA E LA MANUTENZIONE DEI<br />

MARMI<br />

14 - BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 16


Le origini dell’uso dei materiali litici sono rintracciati nei primi segni<br />

dell’abitare, con i primi esempi di architettura di natura lapidea: i dolmen, i<br />

menhir . Il marmo usato in grandi blocchi, è passato ad altri impieghi sino alla<br />

disposizione orizzontale, col principio del trilite.<br />

Fra i fattori di sviluppo delle modalità di impiego del marmo, rimane quella<br />

della scoperta e la lavorazione dei metalli: con funzionalità strutturale<br />

oppure in forma ornamentale, fino al parametro delle lastre sottili.<br />

Nell’architettura degli egizi e dei greci, le modalità d’uso del marmo,<br />

miglioravano mediante il taglio, regolarizzazione e montaggi a giunti vivi e<br />

aveva come elemento fondamentale dell’edificio, l’architrave su colonne.<br />

È sotto la civiltà romana, che la tecnica di lavorazione e quella di<br />

connessione delle lastre fra i blocchi, trova largo utilizzazione, diventando<br />

così una maschera delle strutture.<br />

Nel barocco, il marmo, materiale prezioso e colorato, acquista importanza<br />

come mezzo espressivo e supera la sutura fra architettura e scultura.<br />

Nell’ Ottocento e Novecento, l’utilizzo del marmo si riduce ad un fattore<br />

ornamentale della forma architettonica, non ritrovando una componente<br />

costruttiva-necessità.<br />

Negli anni ’50 la sperimentazione ed il maggior sviluppo tecnico dell’uso<br />

nei rivestimenti di facciate si registra negli Stati Uniti.<br />

Nel corso degli anni ’70 sino ai nostri giorni, si registra la tendenza diffusa<br />

dell’utilizzo delle pietre nei rivestimenti delle facciate dei grattacieli a<br />

destinazione terziario e commerciale, dovuto allo sviluppo di nuove<br />

tecnologie che consentono di ridurre la pietra a spessori sottili, e dall’elevato<br />

costo di produzione di altri materiali, rendono così i materiali lapidei più<br />

competitivi.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 17


Il marmo è una roccia metamorfica composta<br />

prevalentemente di carbonato di calcio (CaCO3).<br />

Il marmo si forma attraverso un processo metamorfico da<br />

rocce sedimentarie, quali il calcare o la Dolomia, che<br />

provoca una completa ricristallizzazione del carbonato di<br />

calcio di cui sono in prevalenza composte e danno luogo<br />

ad un mosaico di cristalli di calcite o di dolomite<br />

(minerale).<br />

Il colore del marmo dipende dalla presenza di impurità<br />

minerali (argilla, limo, sabbia, ossidi di ferro, noduli di selce),<br />

esistenti in granuli o in strati all'interno della roccia<br />

sedimentaria originaria. Il basso indice di rifrazione della<br />

calcite, che permette alla luce di "penetrare" nella superficie<br />

della pietra prima di essere riflessa, dà a questo materiale (e<br />

soprattutto ai marmi bianchi) una speciale luminosità, che lo<br />

ha reso particolarmente apprezzato per la scultura.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 18


Omogeneità,<br />

uniformità e<br />

continuità<br />

Assorbimento<br />

Igroscopicità<br />

Permeabilità<br />

• Per i marmi ornamentali è necessario che il materiale sia uniforme, nelle rocce costituite da<br />

più minerali l’uniformità va intesa relativamente alla grossezza della grana. Venature,<br />

concentrazioni localizzate hanno influenza diversa a seconda della proprietà costruttiva che<br />

si considera; gli stessi vuoti, se comunicanti tra di loro, influiscono sull’assorbimento<br />

dell’acqua in misura diversa a seconda della loro grandezza.<br />

• L’assorbimento è la capacità di assumere una certa quantità d’acqua attraverso gli interstizi e<br />

le piccole fenditure.<br />

• L’igroscopicità è l’attitudine di un materiale di assorbire umidità dall’atmosfera, ovvero<br />

vapore acqueo. Nei fenomeni di assorbimento l’igroscopicità può contribuire in modo<br />

rilevante a compromettere la resistenza meccanica e fisico-chimica del materiale lapideo.<br />

• La conoscenza del grado di permeabilità dell’acqua è indispensabile quando si prevede<br />

l’impiego di un determinato marmo come rivestimento esterno. Esiste anche la permeabilità<br />

all’aria, che è l’attitudine di un materiale a lasciarsi attraversare da essa. La conoscenza di<br />

questa proprietà è molto importante ai fini igienici e di benessere per gli ambienti.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 19


Dilatazione termica<br />

Conducibilità termica<br />

Refrattarietà e resistenza agli<br />

sbalzi termici<br />

• I marmi, come tutte le pietre, sotto l’azione del calore hanno<br />

dilatazione molto piccola; però poste in opera in condizioni di<br />

dimensionamento o di vincoli sfavorevoli, possono provocare<br />

dissesti statici del rivestimento, nelle costruzioni miste con<br />

rivestimenti in marmo è indispensabile, quindi prevedere<br />

adeguati giunti di dilatazione e vincoli che non irrigidiscano<br />

troppo il sistema.<br />

• Nei materiali lapidei la conducibilità termica è molto bassa ed è<br />

in rapporto più con la struttura e la tessitura che con la<br />

composizione mineralogica. L’importanza di questa proprietà<br />

consiste nella capacità di trasmettere più o meno rapidamente<br />

gli sbalzi termici ai solai o alle murature sui quali sono collocati.<br />

• La refrattarietà è la resistenza che oppone una roccia al fuoco,<br />

quindi, riguarda soprattutto il comportamento delle rocce agli<br />

incendi. In generale le rocce presentano un sensibile coefficiente<br />

di dilatazione e una conducibilità termica molto bassa.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 20


Resistenza a compressione<br />

Resistenza a trazione<br />

Resistenza a flessione<br />

Tenacità o resistenza agli urti<br />

• La resistenza a compressione di una roccia è la resistenza<br />

opposta alle sollecitazioni che tendono a frantumarla per<br />

schiacciamento, questo è uno dei requisiti più importanti<br />

richiesti per i materiali impiegati per i rivestimenti esterni.<br />

• La resistenza a trazione è la resistenza che la roccia oppone alla<br />

sollecitazioni tendenti a romperla per stiramento. Esse dipende<br />

da numerosi fattori e principalmente dalla tessitura e dalla<br />

struttura della roccia, essendo favorevolmente influenzata<br />

dalla finezza, dalla regolarità e dalla forma degli elementi che la<br />

compongono, nonché dalla sua composizione mineralogica.<br />

Assai rilevante è pure la direzione dello sforzo<br />

• La resistenza a flessione è la resistenza opposta dalle rocce alle<br />

sollecitazioni tendente ad incurvarle. La conoscenza del<br />

comportamento a questo tipo di sollecitazione è importante nel<br />

caso di un loro impiego in coperture o pavimenti sopraelevati.<br />

• Il requisito della tenacità nelle rocce assume molta importanza<br />

nei casi in cui le lastre siano sottoposte ad urti frequenti o<br />

accidentali. Nelle rocce costituite da un solo minerale a grana<br />

fine la tenacità è maggiore di quella del minerale stesso.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 21


CAVE DI PIANURA<br />

• Si definiscono cave di pianura<br />

quelle in cui tutte le lavorazioni<br />

vengono effettuate ad una<br />

quota inferiore al livello di<br />

campagna. Questa caratteristica<br />

implica un problema dovuto<br />

alle eventuali acque<br />

sotterranee che, infiltrandosi al<br />

di sotto della falda freatica,<br />

rendono umidi i cantieri;<br />

DESTINAZIONE DEL MARMO DOPO<br />

L’ESTRAZIONE<br />

Quasi tutto il marmo estratto viene<br />

ridotto in lastre di diverso spessore e poi<br />

lucidato a fornire materia prima per<br />

pannelli, ornamenti, scale, e altri<br />

accessori in marmo. In ogni segheria di<br />

granito funzionano particolari telai<br />

dotati di lame d'acciaio intervallate alla<br />

distanza corrispondente allo spessore<br />

richiesto dalle lastre.<br />

CAVE DI MONTAGNA<br />

• Le cave aperte a quote collinari<br />

o montagnose si definiscono<br />

cave di monte e anche queste<br />

comportano un problema, la<br />

difficoltà del loro<br />

raggiungimento che richiede la<br />

costruzione di strade spesso<br />

lunghe e costose a causa del<br />

territorio generalmente<br />

accidentato.<br />

RIDUZIONE DEL MARMO IN LASTRE<br />

Il marmo, dopo l'estrazione dalle cave per mezzo di seghe<br />

"diamantate" può essere lavorato a forma di lastre piane.<br />

Queste variano: lastre con spessore inferiore al centimetro<br />

sono eccessivamente fragili, scarsamente resistenti a sforzi<br />

di flessione e taglio, mentre spessori superiori consentono<br />

alla lastra di superare le fasi di lavorazione e trasporto<br />

evitando fessurazioni o rotture del materiale. Trattandosi di<br />

un materiale poroso tende ad assorbire sostanze oleose,<br />

ecco perché talvolta viene sottoposto a trattamenti<br />

protettivi specifici.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 22


Resistenza ai carichi<br />

Resistenza agli urti<br />

Inalterabilità alla temperatura,<br />

dall’irraggiamento solare,<br />

all’acqua piovana, al gelo<br />

Inalterabilità alle nebbie, alle<br />

atmosfere industriali, ai venti di<br />

sabbia e polvere<br />

Resistenza meccanica all’effetto<br />

dei venti<br />

Le facciate in lastre di marmo devono soddisfare i requisiti di:<br />

• Capacità di sopportare le sollecitazioni derivanti dal carico<br />

dovuto al peso proprio senza deformazioni, tali da pregiudicare<br />

la stabilità, la sicurezza e la funzionalità nel tempo del<br />

parametro.<br />

• Capacità di sopportare le sollecitazioni derivanti da urti, prodotte<br />

nel tempo, senza perdite prestazionali sotto il profilo della<br />

planarità, del degrado delle superfici, della tenuta all’acqua,<br />

all’aria ecc.<br />

• Capacità di sopportare queste sollecitazioni, senza perdite<br />

prestazionali sotto il profilo della planarità, del degrado delle<br />

superfici, della tenuta all’acqua e all’aria.<br />

• Capacità di sopportare questi degradi, dovuti alla corrosione,<br />

senza perdite prestazionali sotto il profilo della tenuta all’aria e<br />

all’acqua.<br />

• Capacità di sopportare queste sollecitazioni di flessione, senza<br />

che si producano sfondamenti o deformazioni permanenti delle<br />

lastre.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 23


Rappresentano l’insieme dei fattori ambientali, climatici e chimici, che possono agire direttamente sul rivestimento<br />

e sugli elementi tecnici del sistema d’ancoraggio.<br />

Azione del vento<br />

Umidità e pioggia<br />

Agenti chimici<br />

Dilatazione e contrazione<br />

termica<br />

Deformazione della<br />

struttura portante<br />

Ritiro della struttura<br />

muraria<br />

Determina le deformazioni elastiche delle strutture degli edifici. Il carico<br />

uniformemente distribuito provoca sollecitazioni di flessione e taglio che<br />

avvengono attraverso gli elementi di ancoraggio delle lastre al supporto<br />

strutturale.<br />

Nei rivestimenti esterni con imbottitura in malta o dove non c’è circolazione<br />

d’aria tra lastre e supporto murario, sulle facciate fredde si produce condensa.<br />

Nei locali secchi e caldi, sorge il pericolo di ricristallizzazione interna dei sali,<br />

che favoriscono la scrostatura delle lastre.<br />

Che possono essere presenti sia nell’aria che nelle acque meteoriche (anidride<br />

carbonica e acido solforico). Questi aggrediscono i componenti minerali del<br />

marmo, fino ad intaccare i dispositivi di ancoraggio.<br />

E’ del 0,0035mm*m*C°. Possono insorgere tensioni capaci di rompere e<br />

scardinare le singole lastre.<br />

Con queste deformazioni elastiche ed eventuali rivestimenti lapidei applicati<br />

rigidamente, sono portati a seguire la deformazione della struttura.<br />

Per effetto dell’ evaporazione dell’acqua in eccesso, introdotta<br />

nell’esecuzione del cemento o muratura, gli elementi tecnici sono soggetti a<br />

ritiro.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 24


Rappresentano l’insieme dei fattori della tecnologia del materiale e della posa in opera, attraverso cui si opera la<br />

sintesi progettuale.<br />

Spessore, peso e<br />

dimensionamento delle lastre<br />

Risolve l’assorbimento dei movimenti elastici fra supporto strutturale,<br />

rivestimento e fra lastre. Quindi è il distanziamento o la separazione dei<br />

perimetri delle lastre, ed ha lo specifico scopo di permettere il libero<br />

movimento delle lastre provocato dalle escursioni termiche, o<br />

assestamenti delle strutture di supporto e degli ancoraggi.<br />

Giunti chiusi<br />

Giunti aperti<br />

lo spessore minimo delle lastre in sede di progetto viene definito in funzione<br />

al tipo dei materiale, delle resistenze specifiche richieste e del sistema di<br />

ancoraggio prescelto. Il peso proprio delle lastre influisce sul<br />

dimensionamento del supporto strutturale e sulla scelta del sistema di<br />

ancoraggio. Un ulteriore vincolo progettuale è il dimensionamento che può<br />

essere risolto con l’unificazione.<br />

permettono un sufficiente<br />

movimento elastico di 2 o 3 mm.<br />

tra le lastre.<br />

permettono un maggiore<br />

movimento delle lastre e<br />

generalmente presentano un<br />

distanziamento di 6 o 7 mm.;<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 25


Il sistema di ancoraggio si articola in elementi funzionali componibili e di facile montaggio, quali:<br />

ELEMENTI BASE<br />

Ancoraggio alla struttura di supporto; cioè accessori<br />

metallici, solidali alla struttura, che vengono annegati<br />

nel cemento armato oppure montati.<br />

- Sistemi puntiformi<br />

- Sistemi lineari<br />

- Sistema a piastra<br />

- Sistema a spinotti<br />

- Sistemi continui<br />

ELEMENTI DI COLLEGAMENTO<br />

Intermedi tra gli ancoraggi base e la lastra; costituiti da<br />

piastre, pioli, profili ecc. per rendere solidale a rendere<br />

solidali il parametro con gli elementi base vincolati alla<br />

struttura portante.<br />

- Sistemi a telaio e a trave<br />

reticolare<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 26


SISTEMA CONTINUO SISTEMA LINEARE<br />

SISTEMA PUNTIFORME<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 27


Alle tecniche costruttive tradizionali di posa in opera<br />

delle lastre di marmo si intende la saldatura delle lastre<br />

lapidee al supporto murario mediante malta o collanti.<br />

Le tecniche sono:<br />

- Imbottitura completa di malta;<br />

- Incollaggio a mastice;<br />

- Malta e zanche;<br />

TECNICHE TRADIZIONALI TECNICHE PRECAST<br />

Le nuove tecniche prevedono un distacco del paramento<br />

in marmo dal supporto murario. Questa tecnica risolve<br />

anche altri problemi di mantenimento delle pareti, con<br />

tale sistema di facciata si consente una via d’uscita al<br />

vapore acqueo. Tale tecnica è definita facciata ventilata.<br />

Il principio progettuale della facciata ventilata in marmo<br />

è fondato sull’autonomia statica di ogni singola lastra del<br />

paramento e sull’eliminazione dell’imbottitura in malta;<br />

la lastra, inoltre, è libera di muoversi secondo il proprio<br />

coefficiente di dilatazione.<br />

Tale tecnica risale approssimativamente agli anni ‘70, e<br />

consiste nella produzione di pannelli di chiusura esterna<br />

rivestiti in marmo; tale tecnica si diffuse negli Stati Uniti.<br />

Le ragioni economiche di acquisire tecnologie del marmo<br />

in Italia stavano soprattutto nella possibilità di produrre<br />

pannelli rivestiti in marmo strutturalmente leggeri, di<br />

dimensioni notevoli e a costi contenuti.<br />

TECNICHE TRADIZIONALI EVOLUTE TECNICHE INNOVATIVE<br />

Le tecnologie rivolte prevalentemente a risolvere<br />

prestazioni di isolamento in genere assolte dalla<br />

strutturazione del corpo murario tradizionale hanno<br />

portato alla proliferazione di soluzioni innovative di<br />

facciate continue in pietra naturale che prospettano una<br />

direzione evolutiva delle tecniche.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 28


Lavorazioni condotte sulla superficie della lastra, al fine di conferire diversi aspetti per brillantezza e rugosità ed<br />

accrescere: la carica cromatica, di dare una vibrazione chiaroscurale e di inalterabilità alle azioni di alterazioni<br />

chimiche/o atmosferiche.<br />

Le lavorazioni possono raggrupparsi in due tipologie: lavorazioni a superficie liscia e quella a superficie rustica.<br />

LAVORAZIONI A SUPERFICIE LISCIA<br />

Indicano le lavorazioni che rendono la superficie della<br />

lastra lucida e/o planare.<br />

- Lucidatura<br />

-Levigatura<br />

LAVORAZIONI A SUPERFICIE RUSTICA<br />

Indicano le lavorazioni che rendono la superficie della<br />

lastra scolpita e molto grezza.<br />

-Fiammatura<br />

- Bocciardatura<br />

- Rigatura<br />

- Spazzolatura – Antichizzazione<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 29


Lucidatura - Levigatura<br />

• Per la lucidatura dei prodotti finiti e delle lastre si utilizzano lucidatrici a nastro. Tali<br />

macchine sono costituite da un nastro scorrevole porta mandrini, cioè elementi<br />

meccanici che montano abrasivi e lucidanti che tengono fermo il pezzo da lavorare.<br />

Fiammatura<br />

• La fiammatura, insieme alla lucidatura, è la tecnica di lavorazione più usata su<br />

superfici. Viene usata per le pavimentazioni esterne perché offre sia piacevoli effetti<br />

decorativo che effetti antisdrucciolo.<br />

Bocciardatura<br />

• La bocciardatura è una tecnica utilizzata per conferire alla lastra un aspetto di<br />

superficie scolpita e quindi non semplicemente levigata, lisciata.<br />

Rigatura<br />

• La rigatura è caratterizzata da una successione di solchi affiancati, eseguiti per mezzo di<br />

dischi diamantati o un'ampia gamma di utensili a profilo variabile.<br />

Spazzolatura – Antichizzazione<br />

• La Spazzolatura, antichizzazione è una tecnica che serve per conferire alla superficie<br />

della lastra un aspetto consumato. La lavorazione si esegue mediante l'uso di spazzole<br />

abrasive applicate a macchinari per la levigatura.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 30


CAUSE DEL DEGRADO<br />

Durata e manutenzione essendo unitamente correlate<br />

potrebbero e dovrebbero essere congiuntamente<br />

programmate fin dal momento della redazione di un<br />

progetto. Le cause del decadimento qualitativo del<br />

materiale sono molteplici. Alla base di alcune<br />

statistiche è possibile racchiudere le cause di degrado<br />

del marmo in varie categorie:<br />

- Cause dovute al degrado della superficie del marmo;<br />

- Cause dovute al degrado del corpo umano;<br />

- Cause dovute al degrado del sistema di ancoraggio<br />

della lastra;<br />

- Cause dovute all’errata progettazione ed esecuzione<br />

del rivestimento lapideo;<br />

- Cause dovute alla mancata o carente o cattiva<br />

manutenzione;<br />

- Cause accidentali;<br />

- Cause dovute alla mancata ricerca sperimentale<br />

riguardo alla durata e alla compatibilità delle<br />

connessioni.<br />

Spesso le cause coesistono, perché strettamente<br />

correlate, per cui non risulta facile evidenziarne i<br />

confini; purtroppo in molti casi, le cause sommandosi<br />

danno vita ad effetti devastanti.<br />

LE OPERAZIONI MANUTENTIVE<br />

Il degrado di un rivestimento raggiunge diversi livelli<br />

d’importanza e richiede interventi manutentivi di<br />

incidenza variabile. Esso può riguardare solo lo strato<br />

superficiale della pietra, come raggiungere gli strati<br />

profondi o addirittura interessare il supporto o il sistema<br />

di ancoraggio. I vari tipi di pulitura possono essere:<br />

-pulitura;<br />

- spray a bassa pressione;<br />

- sabbiatura controllata;<br />

- pulitura chimica;<br />

- pulitura controllata: sistema laser impulsato;<br />

- consolidamento e protezione;<br />

- Controllo e messa in sicurezza.<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 31


Testi di riferimento Siti di riferimento<br />

Autore: Michele di Sivio<br />

Titolo: FACCIATE DI PIETRA<br />

Editore: Alinea<br />

Anno di edizione: 1993<br />

-www.ziche.net<br />

-www.wikipedia.it<br />

-www.mineralszone.it<br />

-www.artigianmarmi.com<br />

<strong>Querini</strong> Stampalia, Carlo Scarpa, Venezia 32

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