Classificazione dei dialetti parlati in Italia
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Una collocazione autonoma può essere assegnata ad altre varietà parlate sì<br />
entro i conf<strong>in</strong>i del nostro paese ma dotate di spiccata e orig<strong>in</strong>ale fisionomia<br />
l<strong>in</strong>guistica: si tratta delle varietà lad<strong>in</strong>e (i l<strong>in</strong>guisti di scuola tedesca<br />
preferiscono parlare di retoromanzo) e del sardo.<br />
Il gruppo lad<strong>in</strong>o ricevette questa denom<strong>in</strong>azione da Graziadio Isaia Ascoli<br />
che, come è noto, fece della posizione l<strong>in</strong>guistica del lad<strong>in</strong>o uno <strong>dei</strong> temi<br />
dom<strong>in</strong>anti del Proemio al primo numero dell'Archivio Glottologico <strong>Italia</strong>no<br />
(1873). Malgrado la discont<strong>in</strong>uità territoriale <strong>dei</strong> tre gruppi di parlate <strong>in</strong> cui era<br />
articolato (romancio, <strong>in</strong> territorio svizzero, lad<strong>in</strong>o dolomitico o lad<strong>in</strong>o<br />
propriamente detto <strong>in</strong> quello che oggi è il Trent<strong>in</strong>o-Alto Adige e nel Veneto, e<br />
friulano nell'odierno Friuli Venezia Giulia), Ascoli ne seppe riconoscere la<br />
pert<strong>in</strong>enza a un tipo l<strong>in</strong>guistico unitario e nello stesso tempo giudicato autonomo<br />
rispetto al contesto idiomatico circostante e compreso fra quelli "non peculiari<br />
all'<strong>Italia</strong>" (così lo studioso si sarebbe espresso nel 1882-1885).<br />
Le pr<strong>in</strong>cipali caratteristiche comuni condivise da romancio, lad<strong>in</strong>o e friulano (anche se<br />
distribuite con modalità differenti) sono:<br />
• la conservazione della –s del plurale<br />
es. friul. lis fem<strong>in</strong>is "le donne"<br />
• la conservazione <strong>dei</strong> nessi consonantici di occlusiva <strong>in</strong>iziale + L (pl-, cl- ecc.)<br />
es. friul. ploe "pioggia" (da lat. PLUVIA); clamà "chiamare" (dal lat. CLAMARE), claf<br />
"chiave" (dal lat. CLAVEM);<br />
• la palatalizzazione delle velari sorda e sonora /k/ e /g/ <strong>in</strong>iziali davanti ad a<br />
es. friul. cjan "cane", gjat "gatto";<br />
• la cont<strong>in</strong>uazione come -e della orig<strong>in</strong>aria A f<strong>in</strong>ale del lat<strong>in</strong>o<br />
es. friul. fem<strong>in</strong>e "donna".<br />
Analogamente Ascoli riconobbe anche nel sardo una grandezza<br />
idiomatica a se stante ricollegandolo a quei <strong>dialetti</strong> che divergono dal sistema<br />
italiano vero e proprio, senza peraltro entrare a far parte di alcun sistema<br />
neolat<strong>in</strong>o estraneo all'<strong>Italia</strong>.<br />
Le parlate sarde (suddivise <strong>in</strong> due macrovarietà, il campidanese a Sud e il logudorese<br />
a Nord) 3 si caratterizzano per uno spiccato grado di conservatività rispetto alle condizioni del<br />
lat<strong>in</strong>o. A parte numerosi arcaismi lessicali, si ricorda, fra i tratti fonici, la mancata<br />
palatalizzazione delle occlusive velari /k/ e /g/ davanti a vocale palatale e, i.<br />
Diverso il criterio <strong>in</strong>vocato da Giovan Battista Pellegr<strong>in</strong>i (1977), secondo<br />
il quale gli idiomi lad<strong>in</strong>i e il sardo sono <strong>in</strong>separabili dall'italoromanzo del quale<br />
costituiscono due <strong>dei</strong> c<strong>in</strong>que sottosistemi (gli altri tre sono per lui i <strong>dialetti</strong><br />
3 A parte vanno considerati il sassarese e il gallurese che rappresentano varietà propriamente<br />
varietà sardo-corse con venature liguri.