Sfoglia il trailer del libro - Zona Editrice
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INTRODUZIONE<br />
Un mondo di solitudini profonde e inconsapevoli attraversato da un rivolo<br />
nero di catrame, che si allarga a macchia d’olio nella semplicità <strong>del</strong>la scrittura,<br />
e confonde realtà e immaginazione, speranza e incubo, letteralità e metafora.<br />
Questo l’orizzonte in cui si inscrivono i racconti <strong>del</strong>la raccolta Fiammiferi, un<br />
esordio fuori dal coro modaiolo che da due decenni sforna letteratura italiana<br />
simulando temi, forme e andamento di quella americana (tradotta): un <strong>libro</strong><br />
che non teme di confrontarsi con una classicità <strong>del</strong>la scrittura, con una grazia<br />
formale che evita <strong>il</strong> ricorso al turp<strong>il</strong>oquio cool per perturbare, e lo fa attraverso<br />
le immagini e le storie, sospese a metà tra fiaba id<strong>il</strong>lica di affetti devastati e<br />
devastanti e macabro insorgere di una morte che è dietro l’angolo,<br />
consustanziale alla vita, lato oscuro <strong>del</strong>la stessa luna. Come in un quadro di<br />
Basquiat, distinguiamo forme semplici di personaggi paradigmatici (la bambina,<br />
<strong>il</strong> corridore, <strong>il</strong> ladro-piazzista), ma essi ci appaiono scheletrici e denudati<br />
in un’essenzialità sinistra, assorbiti da una progressiva trasfigurazione che è<br />
sfiguramento, decadimento, involuzione e voluttà terrib<strong>il</strong>e e quasi liberatoria<br />
<strong>del</strong>la scomparsa. Le identità dei personaggi fluttuano, spingono i confini degli<br />
schemi narrativi e ne fuoriescono mutate, nello sforzo supremo di andare incontro<br />
alla propria fine, una fine ineluttab<strong>il</strong>e ma in fondo più tenera che tragica.<br />
L’infant<strong>il</strong>ismo <strong>del</strong> pensiero, nella scarnezza di dialoghi che sono gesti tanto<br />
quanto i gesti descritti, ci guida nel cogliere l’essenza <strong>del</strong> mondo tracciato da<br />
Salinoch: un mondo che si scopre asfittico, che cova nella sua normalità <strong>il</strong><br />
germe <strong>del</strong>la disgrazia e <strong>del</strong>la decomposizione <strong>del</strong>l’io. Così veniamo condotti<br />
in un alveo di assurdità atroci dove non c’è scampo, un mondo non meno