Leggi tutto - Progetto Vivere Vegan
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SPECIALE<br />
consumo, il baratto, la finanza etica,<br />
l’autoproduzione, il commercio equo<br />
e solidale, il biologico (solo per citarne<br />
alcuni) che meritano ben altra<br />
trattazione, concentrandoci essenzialmente<br />
su questioni legate al rapporto<br />
tra vegani ed acquisto critico<br />
come risposta concreta allo sfruttamento<br />
degli animali.<br />
Partendo dal dato incontrovertibile<br />
che gli animali sono esseri senzienti<br />
(capaci quindi di provare una vasta<br />
gamma di sensazioni), e come tali al<br />
pari degli animali umani hanno diritto<br />
a condurre un’esistenza dignitosa, libera<br />
e priva di sofferenza, è facile capire<br />
come questo possa influenzare<br />
le scelte di prodotti, beni e servizi per<br />
evitare <strong>tutto</strong> ciò che purtroppo deriva<br />
(direttamente o indirettamente) dal<br />
loro sfruttamento.<br />
Erroneamente si tende a considerare<br />
il veganismo come uno stile alimentare:<br />
sono esclusi dalla tavola<br />
tutti i prodotti di derivazione animale<br />
(quindi niente carne, pesce, tutti<br />
i derivati del latte, uova, miele). Ma<br />
non è solo questo. Il vegan opera<br />
continuamente delle scelte consapevoli<br />
che influenzano la sua esistenza<br />
e anche quella di chi gli sta ac-<br />
Terra Nuova · novembre 2010<br />
prodotti vegan<br />
canto. Non si limita ad adottare<br />
uno stile, che può essere del <strong>tutto</strong><br />
personale, ma agisce nell’intento di<br />
cambiare la società umana per renderla<br />
meno crudele e oppressiva nei<br />
confronti dei più deboli. È di questi<br />
aspetti, forse meno conosciuti, che<br />
vogliamo parlarvi, mettendo per un<br />
momento da parte la questione degli<br />
alimenti e dei loro metodi di<br />
«produzione» che comportano il<br />
più grande sistema di sfruttamento<br />
di esseri senzienti.<br />
© <strong>Progetto</strong> <strong>Vivere</strong> <strong>Vegan</strong><br />
Non rischiare<br />
la pelle degli altri<br />
La maggior parte del cuoio presente<br />
in commercio proviene dalla pelle<br />
di animali uccisi per la loro carne,<br />
o da mucche che non sono più in<br />
grado di produrre latte (gli animali<br />
non vanno in pensione, semplicemente<br />
finiscono al macello quando<br />
non «servono» più). Esso è pertanto<br />
un «prodotto» diretto degli allevamenti<br />
e rappresenta la materia<br />
prima di un’industria fiorente con<br />
fatturati notevolissimi, tanto che se<br />
tutti smettessero di utilizzare la pelle,<br />
la carne aumenterebbe sicuramente<br />
di prezzo.<br />
Oltre al fatto che il cuoio prima di<br />
divenire tale era la pelle di esseri intelligenti<br />
sfruttati per motivi economici,<br />
ed è quindi un materiale carico<br />
di sofferenza che non dovrebbe<br />
essere indossato da nessuno, bisogna<br />
anche considerare che la sua lavorazione<br />
(la concia) comporta l’impiego<br />
di sostanze chimiche tossiche<br />
e altamente inquinanti, che finiscono<br />
con il contaminare fiumi, laghi e<br />
mari, e che quindi causa la morte di<br />
ulteriori animali e la devastazione<br />
dell’ambiente.<br />
© Farm Sanctuary