La Lanterna n°82 giugno 2008 - Fondazione Sanguanini
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Tradizioni<br />
Rivarolesi<br />
«Abbiamo cercato di<br />
“scoprire” com’ era la vita<br />
quando i nostri nonni<br />
e bisnonni avevano la<br />
nostra età»<br />
UNA RICERCA STORICA DEI BAMBINI RIVAROLESI<br />
“Master bón e master gram”: i lavori di un tempo<br />
Quest’anno, noi bambini delle<br />
classi terze della Scuola Primaria<br />
di Rivarolo Mantovano abbiamo<br />
svolto un laboratorio di ricerca<br />
storica chiamato “Vita quotidiana<br />
e processi di mutamento: il passato<br />
generazionale”. Abbiamo cercato di<br />
“scoprire” com’ era la vita quando i<br />
nostri nonni e bisnonni avevano la<br />
nostra età e questo lo abbiamo fatto intervistando<br />
direttamente, anche a scuola, i nostri nonni o<br />
prendendo in esame vecchie foto.<br />
Abbiamo “indagato” sui temi della famiglia, delle<br />
abitazioni, del lavoro.<br />
In particolare, ci ha colpito il lavoro dei campi.<br />
È un mondo di un secolo fa e forse più, con la<br />
sua povertà, la sua fame e gli scarni strumenti di<br />
lavoro.<br />
Buona parte della popolazione rurale del<br />
nostro paese lavorava la campagna. Si trattava di<br />
forza-lavoro che assicurava la mano d’opera agli<br />
agricoltori-padroni proprietari di terreni. Un<br />
lavoro duro che coinvolgeva nella fatica donne e<br />
bambini.<br />
Il mestiere del contadino è uno dei più antichi:<br />
in ordine di tempo viene subito dopo quello del<br />
cacciatore, che è al primo posto.<br />
Questa è la gerarchia in cui si collocavano, per<br />
importanza e funzioni, le diverse categorie dei<br />
lavoratori della terra:<br />
l’agricoltore: era colui che conduceva grandi e<br />
medie aziende in proprio e che viveva sul fondo.<br />
Al brasent (bracciante): lavorava i campi e non<br />
possedeva, per il lavoro, che le sue braccia.<br />
Al biulch (bifolco): curava, in modo particolare, la<br />
stalla e partecipava al lavoro dei campi.<br />
Al camper (campiere): era addetto alla guardia dei<br />
campi.<br />
Al cap d’ om (capocia): comandava e sorvegliava<br />
una squadra di lavoratori agricoli.<br />
Al cavalant (cavallaro): era addetto alla cura e<br />
custodia dei cavalli da tiro.<br />
Al famei (famiglio): era il garzone di stalla che<br />
viveva con la famiglia del coltivatore e in cambio<br />
prestava la sua opera.<br />
Al vacher (vaccaro): era addetto alla cura delle<br />
mucche, al governo e alla custodia della stalla.<br />
Al mesadar (mezzadro): era il contadino<br />
che conduceva il fondo a mezzadria con il<br />
proprietario.<br />
Al quartanot (quartanotto): era il contadino a cui<br />
spettava la quarta parte del raccolto in cambio della<br />
sua prestazione lavorativa.<br />
In campagna, a quei tempi, i piccoli artigiani<br />
avevano la vita grama per il fatto che i contadini<br />
di allora non concepivano aff atto un’economia<br />
consumistica, per<br />
cui s’ arrangiavano<br />
a fare ogni sorta di<br />
lavoro, anche se<br />
rozzamente, pur<br />
di non ricorrere<br />
all’ artigiano e non<br />
spendere soldi<br />
(anche perché<br />
ne circolavano<br />
pochi!)<br />
A confronto<br />
con i lavoratori<br />
dei campi pochi<br />
erano, nella nostra<br />
terra, coloro che<br />
si dedicavano all’<br />
artigianato.<br />
Chi decideva di fare l’ artigiano, andava “a bottega”<br />
per imparare il mestiere, era un “apprendistaoperaio”,<br />
un “garzone da bottega” , giuan da butega<br />
(esempio: giuan da frer: garzone da fabbro). “Butega”<br />
era il locale dove l’ artigiano esplicava il suo lavoro<br />
e funzionava anche come offi cina o laboratorio. Le<br />
macchine da lavoro venivano azionate dalla forza<br />
dell’ uomo.<br />
LA LANTERNA * TRADIZIONI RIVAROLESI<br />
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