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foto Avedis Zildjian Company il chitarrista blues-rock Eric Gales. Con questo trio - una formazione tipica di molti dei migliori gruppi della storia del rock (dai Cream a The Jimi Hendrix Experience, dai Rush a The Police ai Primus…) - il batterista ambidestro ha da poco inciso l’album Pinnick Gales Pridgen per l’etichetta Magna Carta, una micidiale ed esuberante miscela di psychedelic blues, hard rock, progressive, soul e R&B che promette scintille nelle riproposizioni live. Ciao Thomas, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Partiamo con le domande: qual è il tuo approccio alla Spotlight THOMAS PRIDGEN 26 batteria? Dipende dal progetto in cui suono, mi adatto molto ai contesti in cui vengo chiamato in causa, ma con la mia band The Memorials, solitamente tiro fuori le palle! Come ci si sente a essere il batterista più giovane di sempre a essere entrato in un colosso come Zildjian all’età di 10 anni? Be’, mi sento molto fiero ed è molto bello far parte della Zildjian da così tanto tempo. L’esperienza con The Mars Volta cosa ti ha lasciato? Be’, ho imparato che posso essere creativo quanto voglio e la gente ama questo. Penso che suonare con quella band mi
abbia permesso di aprire la mente e mi abbia fatto distinguere cosa significa essere ‘capace’ o ‘sufficientemente capace’. In questo periodo si sta abusando delle locuzioni gospel drumming e gospel chops. Cosa ne pensi di questa cultura e come ti ci rapporti? Penso che i video dei gospel chops diano questa impressione solo perché la gente lo mette nei titoli, ma onestamente tanti di quelli che fanno questi video non sono musicisti di chiesa, ma sono semplicemente ispirati da questo movimento di cui faccio anche io parte. Penso che suonare in chiesa e arrivare a vedere così tanti musicisti di chiesa è una sensazione che mi fa sentire un musicista unico. The Memorials: molto più di una semplice band, giusto? Parlaci di questo progetto. È un progetto serissimo, in cui dò tutto me stesso. Noi siamo ancora una band che fa tutto da sola, senza l’aiuto di manager ed etichette, siamo solo noi della band a seguire tutto. Tutto ciò che facciamo è andare in giro a suonare e fare più tour possibile: e così ci siamo visti qualche mese fa a Roma. Sì, ti abbiamo visto a Roma e siamo rimasti increduli davanti a tutta l’energia che sprigioni quando suoni. Ti riscaldi molto prima degli show? Se sì, come? Sì, faccio molti movimenti per fare stretching e tirare i muscoli. Dopodiché cerco di suonare tutti i rudimenti che mi vengono in mente, fino a poco prima di salire sul palco. Cerco anche di mangiare sano e leggero e cerco di fare movimenti circolari per sciogliere i muscoli. Stai in tour da molti mesi senza mai fermarti: se dovessi fare un confronto Europa-USA, quali sono per te i pro e i contro di queste due culture? Secondo la mia opinione gli Americani sono un po’ più superficiali e non si curano della qualità della musica tanto quanto gli Europei. Penso che gli Europei recepiscano e ascoltino in maniera più attenta rispetto agli Americani. In sei mesi sei stato due volte a Roma: cosa ti piace della città e della gente? Cosa invece non ti è piaciuto? Sono innamorato di Roma. Adoro il cibo, la gente e l’architettura. L’ultimo show che abbiamo fatto qui è stato fantastico e mi diverte uscire e andare a bere con te, Jacopo (NdA: scoppia a ridere). Vuoi parlarci dell’accordatura del tuo set? In questo momento accordo la batteria più bassa rispetto a come facevo prima e penso che questi toni si sposino meglio con lo stile che suono con la mia band. In generale mi piace variare e cambio molto il setup a seconda di quello che devo suonare. Quali sono i tuoi consigli sullo studio? Che tecnica consigli? Imparate tutti le tecniche Moller, German Grip, Matched Grip, Finger Tecnique. Io personalmente uso tutte queste tecniche, che fanno sì che le mie mani siano allenate. Cerco di provare tutti i rudimenti non solo sul rullante, ma provo a spostarli per tutto il set, perché quando suoni su tutta la batteria fai muovere e fai cambiare posizione a tutti gli arti. Lavorando molto sui rudimenti aiuti il tuo corpo ad abituarsi a tutti i livelli di potenza e a tutte le velocità. Quali, infine, i tuoi progetti per il futuro? Al momento sto pianificando di tornare in studio con The Memorials e in più voglio iniziare a filmare il mio dvd. Inoltre voglio aiutare Vivs (voce femminile della band The Memorials) a fare un nuovo disco solista, ho appena finito di registrare un disco con Doug Pinnick ed Eric Gales e ci saranno tante nuove cose che succederanno… 27 ! DOUG PINNICK, ERIC GALES, THOMAS PRIDGEN Pinnick, Gales, Pridgen Magna Carta Records Come dicono in un noto spot pubblicitario italiano, ‘’What else?’’. Citazioni e scherzi a parte, questo disco è paragonabile a un pugno in faccia appena svegli, per tutta l’energia che sprigiona in ogni singola traccia. Tre mostri si sono uniti per deliziarci con la loro tecnica. Thomas Pridgen si conferma batterista a 360 gradi e preparatissimo, perché riesce a trasmettere tutta la sua bravura anche senza eccedere in ogni pezzo, come magari succedeva con Mars Volta o ancora accade con The Memorials. Nonostante sia più ‘composto’ del solito, non si fa mancare parti in cui ci delizia con i suoi migliori chops, senza però risultare invadente. All’interno del disco troviamo anche la cover di ‘’Sunshine of Your Love’’ dei Cream, rivisitata in chiave leggermente più pesante, che porta la canzone più verso il rock / hard rock rispetto alla versione originale, nettamente più blues. Una particolare nota di merito, per i gusti di chi scrive, va alla canzone “Hang On, Big Brother”, che non a caso è stato scelto come primo singolo e primo video del disco. Questo brano è un perfetto mix di vari generi musicali, perfettamente interpretati da questo favoloso power trio. La canzone si sviluppa tutta su un riff, che dopo il primo ascolto non riesci più a togliere dalla testa. Qui Pridgen ci delizia con incastri ritmici perfetti e con dei fill con i quali è molto facile perdere il conto delle battute. Da acquistare e ascoltare attentamente. J.V.
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