Vieste - associazione pionieri e veterani eni
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particolare: come fare i giunti di dilatazione, come sistemare le scarpate, osservazioni sugli intonaci<br />
non perfetti, ecc.<br />
A ottobre il tempo si fece meno favorevole con forti temporali e violente mareggiate che causavano<br />
frane sulle spiagge. Bisognava pensare un piano per la sicurezza tenendo presente che la prossima<br />
estate si sarebbe dovuto aprire la spiaggia dell’albergo e che nella scarpata di terreno alluvionale<br />
posta alle spalle della spiaggia si trovavano diversi massi pericolanti che andavano sistemati.<br />
A fine novembre erano previste le elezioni, non mi ricordo se comunali o politiche, ed io ci tenevo a<br />
non perderle. Desideravo quindi rientrare a Milano con la famiglia, pensando poi di lasciarla lì<br />
mentre io sarei tornato a <strong>Vieste</strong> in treno. Mi preoccupava però mio figlio Andrea, perché avendo<br />
iniziato a <strong>Vieste</strong> il percorso scolastico, temevo che tutte quelle assenze potessero costituire un<br />
problema dal punto di vista disciplinare. Dal punto di vista del programma scolastico, infatti, ci<br />
avrebbe pensato mia moglie a seguirlo. Un giorno presi coraggio e andai a porre questo dilemma al<br />
suo maestro, spiegandogli la situazione. Lui molto tranquillamente affermò che non c’era<br />
assolutamente nessun problema: lo avrebbe segnato sempre presente. Stupito e un po’ sorpreso per<br />
la risposta, ringraziai calorosamente e me ne tornai a casa visibilmente sollevato. Il 20 novembre,<br />
quindi, partii alla volta di Milano. Durante il viaggio mi accadde una piccola disavventura: stavo<br />
viaggiando tranquillo sull’Adriatica (allora non c’era l’autostrada e per arrivare a Bologna si<br />
prendeva la statale) quando, dopo Pescara, un normale controllo della polizia scoprì che avevo la<br />
patente scaduta da dieci giorni. Mi multarono e mi ritirarono la patente, rilasciandomi, però, un<br />
permesso provvisorio per finire il viaggio. Arrivato a Milano, rinnovai subito la patente, ma essendo<br />
stata ritirata a Pescara doveva essere rilasciata della prefettura che aveva tempi alquanto lunghi.<br />
Purtroppo io non potevo aspettare, così lasciai all’ufficio l’incarico di seguire la pratica della<br />
patente e il 30 novembre ritornai nel Gargano con il treno.<br />
Il primo di dicembre arrivò in cantiere un’impresa di Parma, la Sicim, che doveva realizzare<br />
l’acquedotto. Il loro capocantiere era un geometra di mezza età di Parma, molto valido, ma anche<br />
molto irritabile: fu comunque un grande aiuto anche negli anni successivi. Rifacemmo insieme il<br />
percorso dell’acquedotto, cercando di risolvere le prime prevedibili difficoltà e di trovare la<br />
posizione adatta per il serbatoio (lo localizzammo di fronte all’albergo, sopra Porto Piatto). Con<br />
questo geometra ebbi anche discussioni molto accese per motivi di lavoro e mi ricordo che quando<br />
non riusciva a convincermi pigliava il suo cappello e lo calpestava con rabbia.<br />
Il tempo continuava a peggiorare e il freddo si faceva sempre più pungente. Il 5 dicembre sospesi i<br />
lavori di perforazione al pozzo n.3 per neve. Il 12 dicembre feci anche un trasloco e mi trasferii al<br />
settimo piano di un nuovo palazzo proprio in riva al mare, con una vista stupenda sulla baia e sul<br />
porto di fronte al faro di Sant’Eufemia e una terrazza di 200 mq, dove i miei figli avrebbero potuto<br />
andare addirittura in bicicletta. Era un appartamento arredato molto semplicemente: il tavolo<br />
rotondo che dominava in salotto prov<strong>eni</strong>va dalla mensa di San Donato (me lo avevano spedito per la<br />
visita del presidente Segni l’anno prima), mentre la libreria l’avevo realizzata con tanti scatoloni<br />
uno impilato sull’altro.<br />
Lunedì 14 arrivò l’ing. Limiroli con gli architetti dello studio Monti di Milano che dovevano<br />
progettare tutti gli arredi interni dell’albergo. Erano arrivati in treno e avevo mandato Dinunzio a<br />
prenderli a Foggia. Io andai ad aspettarli con la campagnola al Sagro, sulla statale, e li scarrozzai<br />
giù a Pugnochiuso attraverso i tratturi che avevo fatto sistemare. Il giro esaltò i tre architetti (due<br />
fratelli più la moglie di uno dei due), invece il mio capo non ne gioì perché, soffrendo un po’ la<br />
macchina, su quelle strade stette male. Fatti tutti i dovuti sopralluoghi ripartirono la sera stessa dopo<br />
una cena organizzata in cantiere. Anche i tecnici della Stildomus, una ditta di Milano specializzata<br />
negli arredamenti, ci raggiunsero per rilevare le misure per realizzare i mobili.<br />
Giovedì 16 arrivò a Manfredonia il presidente della Snam, l’ing. Raffaele Girotti, con il motoscafo e<br />
un seguito di giornalisti di testate internazionali. Andai ad accoglierli personalmente e, dopo aver<br />
mostrato loro tutta la zona, offrii il pranzo nel villino di Campi. Tutti furono molto soddisfatti e mi<br />
ricordo che durante la visita al cantiere dell’albergo, l’ingegner Girotti mi fece notare che le docce a<br />
telefono delle camere gli sembravano un po’ povere e preferiva delle docce fisse e più grandi. Mi<br />
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