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quello di portare musica e spettacolo nella Colombia<br />

dilaniata dalla guerra tra Narcos e truppe governative.<br />

La creatività della Manonegra fa sì che in sette anni,<br />

cinque dischi e centinaia e centinaia di concerti<br />

in tutto il mondo, quel germe tutto “clashiano” di<br />

rock’n’roll, musica nera, ritmi latini, rivendicazioni<br />

sociali, clamorose iniziative politiche (tipo la famosa<br />

operazione Carovane che consisteva nel portare musica,<br />

teatro ed arte di strada nei quartieri difficili delle<br />

metropoli francesi, quartieri dove neanche la polizia<br />

si azzardava a metter piede) ed assoluto delirio<br />

artistico prenda piede ovunque. Dopo la Londra del<br />

’77 si incendia la Parigi de Les Negresses Verts, prende<br />

fuoco Tolosa con gli Zebda ed il paese Basco dei<br />

Negu Gorriak, si accendono focolai a Buenos Aires<br />

con i Los Fabulosos Cadillacs, a Ferrara con gli Strike<br />

e trema la California dei Rancid. Un esperimento cosi<br />

pazzo, visionario e rivoluzionario ancor prima che<br />

musicale non può non lasciare un segno.<br />

La Manonegra (nome che deriva da una organizzazione<br />

anarchica spagnola) si spegne nel 1994 poco<br />

dopo aver dato alle stampe il sudamericanissimo<br />

“Casa Babylon” e da lì in poi comincia a brillare la<br />

stella del suo leader, quel Manu Chao che suo malgrado<br />

diverrà la bandiera musicale del movimento<br />

no-global, quel Manu Chao che nel suo primo successo<br />

da solista, Clandestino, canta e ricorda i bei tempi<br />

della “manonegra illegal”, ma questa è già un’altra<br />

storia. Una storia che non sarebbe nata senza questo<br />

mucchio selvaggio di indios metropolitani che<br />

nel 1988 decisero di colorare un panorama musicale<br />

stagnante. Quindi bando alle ciance, mettete mano<br />

allo stereo, inserite il cd che testimonia un loro fantastico<br />

concerto giapponese (In the hell of Patchinko),<br />

alzate a manetta il volume e fatevi travolgere<br />

da una ondata variegata di suoni, loro sono i figli di<br />

uno scontro frontale (uhm, che in inglese si traduce<br />

Clash, vedi te il caso) tra razze, culture e tradizioni,<br />

loro sono La Manonegra.<br />

Chi ha paura di sognare è destinato a morire<br />

Bob Marley<br />

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l’atipico - 27

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