Ricordi di casa - Palazzo Inghirami
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te che raggiungeva il turpiloquio, e che, probabilmente, le derivavano dalla sua giovanile<br />
<strong>di</strong>mestichezza con l’ambiente stabbiolino, del quale facevano parte spiriti ameni come Fer-<br />
<strong>di</strong>nando Martini, il Fucini ed altri.<br />
Le ho sentito recitare versi come questi:<br />
“La correggetta è un vento fetido<br />
Che fa lo strepito nel suo sortir.<br />
A <strong>di</strong>fferenza della loffietta<br />
Che, ritrosetta,<br />
Non fa che “…ppfffiii…”<br />
(Refrain)<br />
Viva l’amore, Viva l’amore!<br />
Se il bimbo caca<br />
Si sente l’odore!”<br />
La prima caduta <strong>di</strong> un dente <strong>di</strong> latte era seguita da un cerimoniale particolare: il den-<br />
tino caduto veniva raccolto, amorevolmente rinvoltato in cotone o bambagia e carta e<br />
quin<strong>di</strong> collocato in un buco del muro in giar<strong>di</strong>no. Al mattino successivo il dentino era spari-<br />
to ed al suo posto un “topolino” aveva lasciato alcune monete.<br />
Il dentino ricompariva poi, montato in oro, ad ornamento <strong>di</strong> una spilla a sbarretta<br />
che il bambino, legittimo proprietario, avrebbe portato per anni appuntato sulla camicetta<br />
od al bavero del golfino.<br />
Altre industri produttrici <strong>di</strong> monete per i bambini erano le lucciole, che, nelle serate<br />
estive, a Castiglioncello, venivano catturate in giar<strong>di</strong>no dopo cena.<br />
“Lucciola, lucciola vien da me<br />
ti darò il pan del re.<br />
Pan del re e della regina,<br />
Lucciola, lucciola birichina...”<br />
Archivio Iacopo E. <strong>Inghirami</strong> - Proprietà Riservata<br />
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