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4 • 5 LUGLIO 2009<br />
Comunità<br />
del<br />
Magnificat<br />
Questo il prossimo<br />
appuntamento per i “Tempi<br />
dello Spirito”, proposto dalla<br />
Comunità del Magnificat per<br />
giovani e adulti.<br />
Dal pomeriggio <strong>di</strong> venerdì 7<br />
agosto al mattino <strong>di</strong> mercoledì<br />
12 agosto: “Di Dio ci si può<br />
fidare! Maria m’insegna!”.<br />
Come quota <strong>di</strong> partecipazione<br />
è richiesto un contributo<br />
personale alla con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong><br />
vita<br />
La Comunità del Magnificat si<br />
trova in via Provinciale 13, a<br />
Castel dell’Alpi, in provincia <strong>di</strong><br />
Bologna, sull’Appennino<br />
Tosco-Emiliano, a 750 metri <strong>di</strong><br />
altitu<strong>di</strong>ne.<br />
Per chi viaggia con mezzi<br />
pubblici Castel dell’Alpi è<br />
facilmente raggiungibile con<br />
autobus <strong>di</strong> linea che partono<br />
dall’autostazione <strong>di</strong> Bologna e<br />
fanno capolinea a 150 metri<br />
dall’abitazione della Comunità<br />
del Magnificat. Per<br />
informazioni e prenotazioni:<br />
328.27.33.925.<br />
Vita ecclesiale <strong>Nuova</strong> <strong>Stagione</strong><br />
Da lunedì 29 giugno, per quattro settimane<br />
“La valigia con lo spago”<br />
La speranza <strong>di</strong> Luca De<br />
Mata è che, dopo avere visto<br />
La valigia con lo spago,<br />
almeno uno <strong>di</strong> quelli che<br />
pensano che i profughi debbano<br />
essere rimandati a casa<br />
rivedano le loro posizioni<br />
sull’argomento. Perché il<br />
suo programma (quattro<br />
puntate in onda il lunedì in<br />
seconda serata su Raiuno a<br />
partire dal 29 giugno) è proprio<br />
questo che si propone:<br />
far conoscere, davvero e da<br />
vicino, il mondo <strong>di</strong> quelli<br />
che scappano dalla loro terra,<br />
dalla loro casa e dai loro<br />
affetti per poter sopravvivere<br />
e la cui speranza si<br />
trasforma spesso in sofferenza<br />
e dolore. Come è successo<br />
ai sei extracomunitari<br />
massacrati nel settembre<br />
2008 a Castelvolturno da<br />
un commando <strong>di</strong> sei-sette<br />
killer che, per ucciderli, ha<br />
esploso oltre cento proiettili<br />
<strong>di</strong> pistole e kalashnikov. È<br />
qui che De Mata ha scelto<br />
<strong>di</strong> presentare il suo programma<br />
perché, ricorda,<br />
«tre giorni prima del massacro<br />
ero lì». È questo, aggiunge,<br />
che gli piace fare:<br />
«Vado nei posti senza telecamere<br />
né registratori ma<br />
da volontario per creare un<br />
rapporto umano con le persone.<br />
Poi, se loro ne hanno<br />
voglia, si registra altrimenti<br />
rimane l’esperienza dell’incontro.<br />
Mi è capitato <strong>di</strong><br />
stare in qualche posto anche<br />
due settimane e non<br />
portare a casa nessuna immagine.<br />
Del resto, se non<br />
facessi, così, mi sentirei<br />
uno squallido turista della<br />
miseria».<br />
Di immagini, ne La valigia<br />
con lo spago, ce ne sono<br />
eccome. Tante, a volte<br />
veri pugni nello stomaco.<br />
Perché De Mata ha deciso<br />
<strong>di</strong> mostrare quello che accade<br />
veramente «nelle zone<br />
<strong>di</strong> confine che, ormai, sono<br />
cimiteri». Un racconto che<br />
vuole avere come guida le<br />
parole pronunciate da<br />
Benedetto XVI quando era<br />
ancora Car<strong>di</strong>nale: «La comprensione<br />
per le persone ai<br />
margini della società, ai<br />
I migranti in seconda serata su Raiuno<br />
margini della <strong>Chiesa</strong>, per i<br />
falliti ed i sofferenti, per coloro<br />
che porgono delle domande,<br />
per gli scoˇraggiati<br />
Il Car<strong>di</strong>nale<br />
Sepe: «Un lavoro<br />
che cancella tanti<br />
luoghi comuni»<br />
“La valigia con lo spago”<br />
apre una finestra nuova<br />
sull’universo dei migranti,<br />
ricordandoci il nostro<br />
compito <strong>di</strong> Cristiani<br />
nel riconoscerci nell’incontro<br />
con la Fede e con<br />
il nostro affermare il valore<br />
della Vita e della<br />
Persona». È quanto scrive<br />
l’arcivescovo metropolita<br />
<strong>di</strong> <strong>Napoli</strong> Crescenzio<br />
Sepe, presidente della<br />
Conferenza Episcopale<br />
Campana a proposito del<br />
nuovo programma <strong>di</strong><br />
Raiuno.<br />
«Questo lavoro ci aiuta<br />
a liberarci <strong>di</strong> alcune<br />
convinzioni e luoghi comuni<br />
che fanno <strong>di</strong> tutti i<br />
rom una etnia <strong>di</strong> ladri,<br />
sfruttatori <strong>di</strong> bambini e<br />
donne. È vero queste sono<br />
cose che avvengono,<br />
ma avvengono anche in<br />
mezzo a noi. Smettiamo<br />
<strong>di</strong> essere ipocriti».<br />
Continua Sepe nella lettera<br />
inviata ai curatori del<br />
programma: «La valigia<br />
con lo spago è una finestra<br />
in cui, per una volta, sono<br />
gli stessi protagonisti a<br />
raccontare dalla loro viva<br />
voce cosa significhi l’esperienza<br />
della speranza, trasformata<br />
spesso in sofferenza<br />
e dolore. Finalmente<br />
siamo fuori dalla demagogia.<br />
Dagli slogan. Questo<br />
programma ci fa comprendere,<br />
nel rispetto dovuto alle<br />
leggi, che chi arriva sulle<br />
nostre terre è e resta<br />
Persona. Ognuno <strong>di</strong> noi<br />
può essere un Samaritano,<br />
ognuno <strong>di</strong> noi può compiere<br />
anche il semplice gesto<br />
<strong>di</strong> offrire dell’acqua ad un<br />
assetato».<br />
e gli abbandonati, così da<br />
infondere fiducia e <strong>di</strong> suscitare<br />
la volontà <strong>di</strong> sostenersi<br />
vicendevolmente, è il vero<br />
nocciolo della moralità<br />
cristiana». De Mata riprende:<br />
«Come <strong>Chiesa</strong>, ed io mi<br />
sento tale, non possiamo<br />
entrare nel merito delle leggi<br />
ma neanche <strong>di</strong>menticare<br />
le parole <strong>di</strong> Benedetto XVI.<br />
Viviamo in una democrazia<br />
e, da citta<strong>di</strong>no, devo accettare<br />
certe leggi anche se mi<br />
fanno orrore. Ma non posso<br />
non sperare che cambino<br />
il prima possibile».<br />
Dunque, ecco la storia <strong>di</strong><br />
Lucrezia che ha trovato la<br />
morte attraversando il deserto<br />
tra Messico e Stati<br />
Uniti perché ha dato la poca<br />
acqua da bere che aveva<br />
ai suoi figli Jesus e Nora,<br />
salvando loro la vita e quella<br />
della giovane donna, fuggita<br />
dalla famiglia rom, che<br />
racconta il suo dolore, <strong>di</strong>cendo<br />
«Nessuna <strong>di</strong> noi nasce<br />
ladra o prostituta, sono<br />
loro a piegarci con la violenza».<br />
Il loro dramma è lo<br />
stesso <strong>di</strong> tutti i migranti de<br />
La valigia con lo spago,<br />
dall’Argentina, alla<br />
Moldavia, dall’Italia alla<br />
Francia, dal Canada alla<br />
Thailan<strong>di</strong>a. E a soffrire sono<br />
soprattutto le donne che<br />
finiscono facilmente nella<br />
tratta <strong>di</strong> esseri umani a<br />
sfondo sessuale.<br />
Per fortuna in questo<br />
mondo in cui, sottolinea De<br />
Mata, «anche la tv offre<br />
quasi solo veline e violenza<br />
nei cartoni animati» esistono<br />
«tanti raggi <strong>di</strong> speranza<br />
e <strong>di</strong> carità cristiana. Come,<br />
ad esempio, la missione <strong>di</strong><br />
Fratel Biagio Conte a<br />
Palermo, quella <strong>di</strong> Padre<br />
Josaphat, missionario tra<br />
gli zingari, la Caritas <strong>di</strong><br />
Cuenca in Spagna: esempi<br />
<strong>di</strong> come la <strong>di</strong>versità non sia<br />
per forza un male incurabile,<br />
ma possa <strong>di</strong>venire ricchezza<br />
nello scambio reciproco,<br />
nella carità, nella<br />
gratuità, nella con<strong>di</strong>visione».<br />
Tiziana Lupi<br />
26 giugno: festa <strong>di</strong><br />
San Josemarìa Escrivà<br />
Il cammino<br />
per la santità<br />
<strong>di</strong> Giovanni Colaleo<br />
Ormai è <strong>di</strong>ventato un appuntamento tra<strong>di</strong>zionale<br />
e consolidato il 26 giugno in cattedrale,<br />
quello tra il vescovo e i fedeli della prelatura<br />
dell’Opus Dei.<br />
Ci si incontra nel duomo <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong> per ricordare<br />
e festeggiare il fondatore dell’Opus<br />
Dei San Josemaria Escriva? il 26 giugno <strong>di</strong><br />
ogni anno, data in cui la <strong>Chiesa</strong> Universale festeggia<br />
il <strong>di</strong>es natalis del santo spagnolo, elevato<br />
alla gloria degli altari il 6 ottobre 2002 in<br />
piazza San Pietro da Giovanni Paolo II.<br />
Nonostante i notevoli <strong>di</strong>sagi provocati dal<br />
caldo e per raggiungere la cattedrale nel cuore<br />
<strong>di</strong> <strong>Napoli</strong>, anche quest’anno numerosissimi<br />
sono stati i partecipanti alla S.Messa celebrata<br />
dal Vescovo ausiliare <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong> S.E.<br />
mons. Antonio Di Donna. Il Duomo <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong><br />
come spesso accade in questo giorno del mese<br />
<strong>di</strong> giugno, si è riempito <strong>di</strong> fedeli della<br />
Prelatura accompagnati da parenti, amici e<br />
tanti curiosi, attirati dal messaggio forte <strong>di</strong><br />
San Josemaria che il 2 ottobre del 1928, iniziò<br />
a proclamare in tutto il mondo, un nuovo<br />
cammino per giungere alla santità. Cammino<br />
che è percorribile da tutti, trattandosi della<br />
santificazione del lavoro e dei doveri or<strong>di</strong>nari<br />
della vita <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />
Ormai si sono scritti fiumi <strong>di</strong> parole e si è<br />
tanto detto attorno alla figura del santo fondatore<br />
dell’Opus Dei per sottolineare la grandezza<br />
<strong>di</strong> quest’uomo. Gli estimatori <strong>di</strong> Escrivà<br />
non si contano più. La verità <strong>di</strong> tanta celebrità<br />
risiede nella novità che lui ha portato nella<br />
chiesa dei tempi moderni, in<strong>di</strong>cando la strada<br />
per giungere alla santità per tutti, senza dover<br />
necessariamente, come prima era erroneamente<br />
creduto, lasciare il mondo o allontanarsi<br />
da esso per cercare Dio. San Josemaria<br />
ha sempre affermato da quel 2 ottobre 1928<br />
che ogni uomo può incontrare Dio nel proprio<br />
lavoro e nei doveri del proprio stato, senza<br />
dover abbandonare le attività che lo vedono<br />
impegnato ogni giorno nella vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />
A tal proposito vale la pena ricordare una<br />
bellissima espressione <strong>di</strong> San Josemaria pronunziata<br />
in una famosa omelia (amare il mondo<br />
appassionatamente) tenuta dal fondatore<br />
dell’Opus Dei nel Campus dell’Università <strong>di</strong><br />
Navarra l’8 ottobre del 1967, che sintetizza tutta<br />
la sua spiritualità: «Lì dove sono le vostre<br />
aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il<br />
vostro amore, quello è il posto del vostro quoti<strong>di</strong>ano<br />
incontro con Cristo. E? in mezzo alle cose<br />
più materiali della terra che ci dobbiamo santificare,<br />
servendo Dio e tutti gli uomini. Il cielo<br />
e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù,<br />
sulla linea dell’orizzonte. E invece no, è nei<br />
vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete<br />
santamente la vita or<strong>di</strong>naria».<br />
«Stare nel mondo senza essere mondani –<br />
ha sottolineato mons. Di Donna nella sua<br />
omelia, rivolto ai fedeli della Prelatura – è questa<br />
la vocazione a cui il Signore vi ha chiamati,<br />
vocazione che voi vivete nella pienezza, rispondendo<br />
con generosità all’invito <strong>di</strong> San<br />
Josemaria <strong>di</strong> essere lievito e sale in tutti gli ambiti<br />
della vita sociale. Sia la vostra presenza uno<br />
stimolo per far riscoprire ai laici della nostra<br />
città <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong> questo cammino <strong>di</strong> santità».