Caro tonino mi scrivo - Terra e sole
Caro tonino mi scrivo - Terra e sole
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mere il meglio di se stesso, la sua personalità, perché il vino<br />
ha una sua personalità, che non va appiattita, ma esaltata.<br />
Accarezzo i grappoli, ne sento il profumo, cerco di liberarli<br />
dal groviglio di foglie e di ra<strong>mi</strong> attorno ai quali sono<br />
cresciuti, di metterli in mostra, di esporli ai raggi del <strong>sole</strong>.<br />
Fa caldo, troppo caldo, devo rientrare.<br />
Ma voglio resistere ancora un attimo al richiamo del<br />
letto, non posso evitare di andare a visitare la cantina.<br />
Il fresco asciutto della <strong>mi</strong>a cantina, <strong>mi</strong> dà un immediato<br />
refrigerio. La penombra riposa gli occhi; a poco a poco<br />
co<strong>mi</strong>nciano ad apparire le cose: le due botti di castagno,<br />
il tino, le da<strong>mi</strong>giane, gli scaffali con le bottiglie, l’imbuto,<br />
le gomme, i tappi, i bicchieri…le pareti dipinte con terre<br />
rosse e gialle, a calce, come le vecchie osterie.<br />
Niente di eccezionale, ma sufficiente per far<strong>mi</strong> sognare<br />
di essere nel ventre materno dove nascerà il vino e diventerà<br />
adulto.<br />
Sento il profumo del vino che sale dalle botti ancora<br />
piene. Immergo un gom<strong>mi</strong>no per prelevarne un campione,<br />
un mezzo bicchiere.<br />
Lo assaggio, con tutta l’attenzione che merita: lo guardo<br />
contro luce, lo faccio girare dentro il bicchiere affinché<br />
sprigioni il suo profumo, ed infine lo sorseggio, lasciandolo<br />
andare fra le guance e i denti, la lingua, che lo rimanda al<br />
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