I quaderni della formazione: 4 - Valutazione del rischio rapina e ...
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no ciò che serve e se ne vanno col dischetto<br />
in tasca.<br />
Per fare un esempio, abbiamo realizzato<br />
su alcune linee ferroviarie l’invio<br />
automatico da tutte le stazioni al posto<br />
di controllo centralizzato, di tutte le<br />
immagini e relativo a tutti gli allarmi<br />
furto/incendio/tecnologici e controllo<br />
accessi, e tutto ciò senza problemi<br />
malgrado i grossi disturbi elettrici causati<br />
dal traffico ferroviario.<br />
Attualmente quindi, le immagini<br />
possono essere trasmesse, in caso di<br />
emergenza, anche alle forze <strong>del</strong>l’ordine,<br />
alle vigilanze private o inviate ad<br />
appositi posti di controllo di Istituto,<br />
anche a notevole distanza.<br />
Da circa un paio d’anni sono comparsi<br />
sul mercato i sistemi nebbiogeni a saturazione<br />
d’ambiente.<br />
Sono validi, purchè qualcuno li faccia<br />
partire, ma li vedo più adatti ad uso<br />
antifurto perché la presenza nell’ambiente<br />
di persone, in caso di messa in<br />
funzione, e se si evidenzia panico per<br />
la impossibilità di vedere dove si va a<br />
sbattere cercando un’uscita, potrebbe<br />
causare incidenti, o qualcuno potrebbe<br />
perdere la testa, specialmente se armato.<br />
Oggi disponiamo, come controllo accessi,<br />
di diversi sistemi di identificazione<br />
dei clienti: impronta digitale,<br />
ripresa <strong>del</strong> volto, <strong>del</strong>l’iride, <strong>del</strong> palmo<br />
<strong><strong>del</strong>la</strong> mano eventualmente abbinabili<br />
ad un codice personale, numeri e/o<br />
tessere bancomat o altro.<br />
La precisione e l’affidabilità di questi<br />
componenti è in continuo progresso,<br />
ogni giorno ci sono nuove proposte,<br />
ma che da alcuni anni, i sempre più<br />
“esigui” bilanci bancari dedicati alla<br />
sicurezza non sempre permettono di<br />
installare.<br />
Per poter affrontare compiutamente<br />
questo argomento occorrerebbe un'<br />
intera giornata, oggi il breve tempo<br />
concessomi non lo permette.<br />
Potrò farlo volentieri appena possibile.<br />
E adesso cominciamo con pianti e lamentazioni.<br />
Parlo <strong><strong>del</strong>la</strong> situazione che conosco<br />
nelle Regioni in cui la mia ditta abitualmente<br />
opera ma che, da colloqui<br />
con colleghi di zone lontane, non differiscono<br />
dalle mie osservazioni.<br />
Non esiste, a livello bancario uniformità<br />
di vedute. Ogni istituto ha le sue<br />
regole e dobbiamo adeguarci ad esse.<br />
Se facciamo proposte migliorative,<br />
non sempre troviamo consensi, specie<br />
quando abbiamo a che fare con studi<br />
esterni di progettazione che sfornano<br />
capitolati (succede anche nel settore<br />
degli enti pubblici) che non hanno, alcune<br />
volte, la più pallida idea di cosa<br />
siano le Norme di riferimento <strong>del</strong> nostro<br />
settore.<br />
Permettetemi qui di aprire una parentesi<br />
sulla evoluzione <strong>del</strong>le Norme.<br />
Prima <strong>del</strong> 1979 era in vigore una Norma,<br />
quella <strong>del</strong>l’ANIA, molto stringata<br />
ma che, indicando le 4 classi crescenti<br />
di <strong>rischio</strong> lasciava al buon senso degli<br />
installatori, riconosciuti tali con visite<br />
ed esami, la realizzazione degli impianti<br />
con l’utilizzo dei pochi materiali<br />
allora disponibili.<br />
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