Sistema Ticorapsimo - Io Non Tremo
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CUCIRE LA PIETRA CON LA PIETRA: SISTEMA TICORAPSIMO<br />
verse disposizioni delle corde (Figura 7).<br />
a b<br />
Figura 7: le due diverse disposizioni del rinforzo applicate<br />
nei provini testati in laboratorio: localizzato solo<br />
nei giunti di malta orizzontali “RO” (a) o sia nei giunti<br />
orizzontali che verticali, disposizione denominata “a<br />
reticolo”, “RR” (b).<br />
Nel primo caso sono stati interessati dal rinforzo solo<br />
i giunti orizzontali (rinforzo “RO”), opportunamente<br />
scarniti e puliti, nel secondo, disponendo le corde sia<br />
nei giunti orizzontali che verticali si è venuto a creare<br />
un “reticolo” (rinforzo “RR”). In questo secondo caso<br />
volendo comunque mantenere l’aspetto “faccia a vista”<br />
stata effettuata una piccola fresatura dei laterizi che<br />
si interponevano tra il giunto verticale di un filare e<br />
l’altro, operazione che risulta occultabile con appositi<br />
trattamenti (e comunque evitabile in caso di murature<br />
intonacate). Una volta alloggiata nelle sedi così create,<br />
la corda può essere agevolmente nascosta ricoprendola<br />
con una malta compatibile con il supporto murario<br />
(Figura 8).<br />
a b c d<br />
e f g<br />
Figura 8: le fasi applicative del sistema TICORAPSIMO : esecuzione<br />
di fori passanti in corrispondenza dei giunti da rinforzare (a), scarnitura<br />
e pulizia dei giunti dove localizzare il rinforzo (b), eventuale fresatura<br />
dei laterizi in caso di disposizione “a reticolo” (c), inserimento<br />
della corda in fibra di basalto (d), ristillatura dei giunti con malta<br />
compatibile in modo da occultare alla vista l’intervento e ripristinare<br />
l’aspetto originale (e), immagini ad applicazione ultimata in caso di<br />
disposizione “RO” (f) e “RR” (g).<br />
Utilizzando materiali quanto più possibile vicini a quelli<br />
delle costruzioni storiche (mattoni di modesta resistenza<br />
e malta di calce aerea) sono stati così realizzati<br />
12 provini di muratura “a sacco”, metà dei quali sono<br />
stati sottoposti a prove di compressione verticale<br />
mentre l’altra metà a prove di taglio (Figura 9).<br />
a b<br />
Figura 9 dispositivi di prova allestiti in laboratorio per<br />
l’esecuzione di prove di compressione verticale (a) e di<br />
prove a taglio (b).<br />
All’interno di ogni gruppo di provini due sono stati<br />
portati a rottura senza l’applicazione di alcun consolidamento<br />
(“NC”), altri due sono stati rinforzati<br />
con TICORAPSIMO “RO”, i restanti due<br />
con TICORAPSIMO “RR”.<br />
Dalle prove di compressione emergono i seguenti risultati:<br />
● i pannelli “NC” sotto sforzi di compressione collassano<br />
per il sopraggiungere dell’instabilità di una<br />
delle due cortine esterne (Figura 10), caratterizzate<br />
da un’elevata snellezza e soggette anche all’azione<br />
fuori dal piano del riempimento che, per sua natura<br />
è altamente più deformabile. Gli strati costituenti il<br />
pannello si oppongono quindi al carico senza collaborare<br />
tra loro (alla fine della prova risultano significativamente<br />
divisi). Tale modalità di rottura determina<br />
un andamento delle deformazioni trasversali<br />
(ossia misurate nella direzione dello spessore del<br />
pannello) che conosce una forte crescita anche per<br />
modesti incrementi di tensione;<br />
Figura 10:<br />
modalità di rottura tipica delle murature<br />
multi-paramento con nucleo<br />
incoerente: una delle due cortine<br />
viene interessata da fenomeni di<br />
instabilità che provoca il collasso<br />
del pannello.<br />
● l’applicazione del rinforzo “RO” è sufficiente per<br />
determinare una variazione della modalità di rottura:<br />
il collasso del provino in questo caso non avviene<br />
più per fenomeni di instabilità a carico di una delle<br />
due cortine esterne ma per il raggiungimento<br />
della resistenza ultima dei materiali costi-