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sant'agostino alla fontanella - Società Tarquiniese Arte e Storia

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All’incirca attribuibile <strong>alla</strong> stessa epoca (XII-XIII sec.) è un altro antico documento,<br />

venuto <strong>alla</strong> luce durante il pontificato di Clemente VIII (1593-1605), che descrive<br />

l’avvenimento riportandolo nello stesso luogo, cioè nel litorale del Porto di Giano o di<br />

Bertaldo.<br />

Si tratta di una lapide incisa con “caratteri antichissimi”, ritrovata dal Nobile<br />

cornetano Alessandro Degli Atti, proprietario del sito lungo il mare, chiamato in<br />

quell’epoca “la Fontanella di S. Agostino” dove era anticamente il Porto di Giano, poi<br />

chiamato di Bertaldo, tra la città di Corneto e Civitavecchia, mentre stava fabbricando in<br />

detto luogo, come ci attesta Mons. Ambrogio Landucci 4) .<br />

Questo eremita e Prefetto della Congregazione di Lecceto, poi Vescovo di Porfirio,<br />

nella metà del XVII sec. dopo aver visitato la Chiesa della Sughera a Tolfa e il Romitorio<br />

della SS. Trinità ad Allumiere, fu ospite dei Padri Agostiniani del Convento di S. Marco in<br />

Corneto, i quali gli mostrarono quella antica lapide, riportandone poi il contenuto, per la<br />

prima volta, in un’opera data alle stampe nel 1657. In considerazione dell’importanza di<br />

tale documento ne riproduciamo alcuni brani tratti dall’originale:<br />

Purtroppo di questa lapide, incisa con caratteri gotici, ci è pervenuta soltanto la<br />

trascrizione, ricopiata lettera per lettera d<strong>alla</strong> paziente penna di Pietro Falzacappa5) .<br />

Come per le altre due lapidi, esistenti fino all’inizio di questo secolo e<br />

fortunatamente ricopiate d<strong>alla</strong> stessa mano, all’Eremo della SS. Trinità di Allumiere, così<br />

anche per questa è possibile una datazione approssimativa intorno al XII-XIII sec.<br />

L’identicità dei caratteri e la concatenazione dei loro contenuti, fanno supporre che<br />

le tre lapidi siano il frutto di un preordinato piano, predisposto verosimilmente dagli<br />

Eremiti Agostiniani dell’area centumcellense, per consolidare nella pietra quella antica<br />

tradizione sul soggiorno di S. Agostino tra i monaci della Tuscia e di Centumcellae.<br />

“.... sitibundus ad centum cellas et se contulit, avidus cupidine vidende heremitiuncule, in vasta et precavata montium<br />

valle illustrata ferar un posite, quas pater communis vitae. et sine proprio diligerat sanctus Augustinus cuius habitum et<br />

ipse Gullielmus gestabat; construxerat, dedicaverat, trinitati et habiteravat, cui titulum usque hodie, cultus sanctae<br />

Trinitatis a conditore inditus est: eo quod librum de Trinitate didicitur peregisse, et emendasse, ibidem si quidem<br />

inceptum nec dum perfectum donec perventum est ad mare Tirrenum, quo solebat animi ricreandi causa sepius se per<br />

conferre, ad portum Jani, quem finitimorum incole Bertoldum divit ubi oraculum et videre meritus est, scilicet Jesum<br />

Christum exhorientis maris aquam precava concava grande parvamque in foveam immittere conatus. Quo monitus<br />

presagio atque correctus didicit ponendum esse finem operi ceteris pretermissis sicque indixit et ad celum redegit ob<br />

quam rem commotus..”.<br />

4) Ambrogio Landucci, Sacra Leccetana Selva, Roma, 1657. Vi sono state diverse e imprecise datazioni circa il<br />

ritrovamento della lapide: P. Falzacappa indica il 1667, Corteselli-Pardi in “Corneto com’era” p. 18, indicano ... dopo il<br />

1650, a seguito dei lavori di sopraelevazione della Chiesa di S. Agostino, Muzio Polidori invece, in “Croniche di<br />

Corneto”, p. 82, scritto tra il 1673 e il 1683, conferma la datazione del Landucci, scrivendo: “ e si comprova da<br />

inscittione in marmo inciso in litera gotica, ritrovata nelle ruine d’alcune anticaglie, vicino a detta Torre di Bertaldo,<br />

circa ottant’anni fa...”.<br />

5) Pietro, Falzacappa (1788-1875), Iscrizioni lapidarie di Corneto-Ms. EF. 24 Archivio Soc. Tarqu. <strong>Arte</strong> e <strong>Storia</strong>.

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