Press Concorrenza Sleale - Archivio Pubblica Istruzione
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22 febbraio 2001<br />
La Storia esposta in vetrina<br />
di FABIO FERZETTI<br />
ROMA - Il fascismo visto da una<br />
merceria. Le leggi razziali inquadrate<br />
nella vetrina di un negozio<br />
d’abbigliamento e tradotte in<br />
quel linguaggio. Cioè in termini<br />
di stoffe, taglio, prezzi, clientela,<br />
qualità. In breve: di stile.<br />
Perché fascismo e razzismo sono<br />
- anche - una questione di stile. E<br />
sarà imparando a riconoscere il<br />
cattivo stile fascista - il linguaggio<br />
retorico e aggressivo, i moduli<br />
prestampati per la delazione,<br />
i cartelli antisemiti, la pessima<br />
qualità delle divise autarchiche -<br />
che il cattolico Umberto (Diego<br />
Abatantuono) prenderà le distanze<br />
dal conformismo soffocante.<br />
E imparerà a capire, rispettare e<br />
perfino apprezzare il suo ex-rivale<br />
Leone (Sergio Castellitto),<br />
ebreo e vicino di bottega che gli<br />
ruba i clienti con mille fantasiosi<br />
trucchetti.<br />
C O N C O R R E N Z A S L E A L E<br />
Che bel film è <strong>Concorrenza</strong> sleale.<br />
Guardando ai lavori di Scola,<br />
potremmo dire che incrocia l’epoca<br />
e l’unità di luogo di Una<br />
giornata particolare con la coralità<br />
de La famiglia per la mano<br />
sicura con cui Scola e Scarpelli<br />
tratteggiano i due mondi contrapposti,<br />
quello cattolico e quello<br />
ebraico, con il loro contorno di<br />
figli, nonni, zii, tutti disegnati<br />
con mano così felice che non si<br />
finirebbe di elencarli. E senza<br />
mai cadere nell’aneddotico, ma<br />
dando all’insieme la massima vivacità<br />
a forza di invenzioni, precisione<br />
di linguaggio (panciafichista,<br />
versipelle, arzente, quante<br />
parole sepolte e ritrovate), ovvero<br />
di cura per tutti quei dettagli<br />
che danno il sapore di un’epoca,<br />
dai fumetti a certi gesti scomparsi<br />
come il sarto che morde - letteralmente<br />
- le spalle troppo rigide<br />
di un abito già addosso al cliente...<br />
E intanto l’astratto – l’intolleranza,<br />
il razzismo – si fa concreto, il<br />
passato torna presente, l’abominio<br />
di una delle pagine più buie<br />
(e rimosse) della nostra storia acquista<br />
l’evidenza della vita vissuta.<br />
Anche se oggi può sembrare<br />
incredibile che da un mese all’altro<br />
agli ebrei fossero vietate le<br />
professioni liberali, che non vi<br />
fossero deroghe se non per gli<br />
iscritti al Partito dal ’24, che ai<br />
loro figli fossero chiuse le scuole<br />
del regno, che dovessero consegnare<br />
addirittura le radio alla polizia<br />
- scena tragicomica e straordinaria<br />
come tutte quelle in cui<br />
<strong>Concorrenza</strong> sleale condensa<br />
un’intera epoca in un momento<br />
fulminante (fra tutte la passeggiata<br />
dei due rivali di ritorno dal<br />
commissariato, dove sono stati<br />
interrogati, magnifica per tensione<br />
e non detto).<br />
Il resto, senza anticipar troppo, lo<br />
fa un cast formidabile. Castellitto<br />
P A G I N A D O D I C I<br />
ci ricorda a ogni scena che i romani<br />
più antichi di Roma sono<br />
gli ebrei, Abatantuono è un miracolo<br />
di rabbia e stupore, di leggerezza<br />
e di gravità insieme. Ma<br />
accanto agli affiatatissimi protagonisti<br />
non si possono non citare<br />
la fotografia di Franco Di Giacomo,<br />
le scene di Luciano Ricceri,<br />
le musiche di Armando Trovajoli.<br />
E poi le mogli Antonella Attili e<br />
Anita Zagaria, il commesso anarchico<br />
e giramondo, pronto anche<br />
“a farsi ebreo se serve” (un felicissimo<br />
Rolando Ravello), il professore<br />
che fa antifascismo correggendo<br />
i compiti (Gérard Depardieu).<br />
E la commessa innamorata<br />
Sabrina Impacciatore, il<br />
commissario Claudio Bigagli,<br />
l’orologiaio ebreo lituano Claude<br />
Rich, ottimista perché “tanto in<br />
Italia non avete mai rispettato gli<br />
accordi, figuriamoci ora”. E invece...