1929. Anno XI (= XII)
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[UCAS <strong>Anno</strong> 1929 - N. III (=2) (15 feb.) - pag. 7]<br />
UNIONE COOPERATORI APOSTOLATO STAMPA 7<br />
SAN PAOLO<br />
Vita e Viaggi<br />
(Continuazione) - In Listri Paolo risana uno storpio – Lo si vuole onorare qual nume – Sua parlata al<br />
popolo – E’ lapidato.<br />
In Listri, volendo il Signore far conoscere a quel popolo chi fosse il suo servo Paolo, operò per mezzo<br />
di lui uno strepitoso miracolo. Trovavasi in questa città un uomo attratto nelle gambe, e storpio sino dalla<br />
nascita, in modo tale, che mai non aveva camminato. Costui avendo udito come da Paolo si operassero<br />
tanti miracoli, concepì nel cuore ferma speranza di venire risanato. Quindi fattosi portare ove l’Apostolo<br />
predicava, si pose attentamente ad ascoltarlo, e Paolo per lume divino, volto verso di lui lo sguardo, gli<br />
conobbe nell’animo la fiducia grande di essere guarito, e le più belle disposizioni ad abbracciare la frede.<br />
Per la qual cosa indirizzata a lui la parola ad alta voce, secondo la versione della nostra volgata, gli disse:<br />
«Sta ritto su’ tuoi piedi». Ma secondo il testo greco e siriano, l’Apostolo volse all’infermo queste parole:<br />
«Io ti comando, in nome di nostro Signore Gesù Cristo, che ti levi»: e ciò con assai probabilità, perché gli<br />
Apostoli di ordinario si servivano del nome di Gesù Cristo in tutti i miracoli da essi operati, per far<br />
conoscere ai popoli essere Gesù il Salvatore egli uomini, e che non eravi in cielo ed in terra altro nome<br />
più possente di questo. Ora, non sì tosto Paolo ebbe dato nel nome di Gesù Cristo tal comando, che<br />
l’infelice gettate via le grucce, rizzossi e camminò speditamente.<br />
Lo straordinario portento, nel popolo di Listri, educato alla superstizione del politeismo, in luogo di<br />
adorare il vero Dio, la cui onnipotenza erasi mostrata così luminosa per questo singolare avvenimento,<br />
operò un effetto contrario; quindi , nel colmo della meraviglia preso da entusiasmo, cominciò a gridare in<br />
linguaggio licaonico, che era mescolanza di siriano e greco: «Iddii fatti simili agli uomini sono discesi a<br />
noi»; e secondo questa erronea supposizione diedero a Barnaba il titolo di Giove, alludendo al suo<br />
maestoso sembiante; ed a Paolo, quello di Mercurio per la sua eloquenza ed operosità.<br />
Agli applausi popolari, sempre molesti e gravosi per gli apostoli, risposero questi con profondo<br />
silenzio ritirandosi nella loro casa; nondimeno divulgatasi per la città la fama di questo prodigio, e<br />
l’opinione comune che Giove e Mercurio fossero discesi dal cielo, il sacerdote di Giove, il cui tempio<br />
esisteva fuori della città, stimò essere suo dovere offrire agli ospiti divini un solenne sacrificio. Ondeché<br />
adornati di corone e di fiori due bellissimi torelli, seco li condusse innanzi all’abitazione degli Apostoli.<br />
Alle festose acclamazioni della moltitudine, e più agli apparecchi del sacrificio, Paolo e Barnaba<br />
avvedutisi dell’inganno nel quale era caduto quel popolo, accesi di santo sdegno, accorsero all’uscio della<br />
casa, ed in segno di dolore laceratesi le vestimenta, che secondo l’ebraico costume si scindevano dal collo<br />
per gli omeri, loro dissero esclamando: «O uomini che fate? Noi ancora siamo mortali simili a voi, e<br />
veniamo per annunziarvi che dal culto delle vane superstizioni vi convertiate al culto del vero Dio<br />
vivente, il quale ha creato il cielo e la terra, il mare e quanto in esso si contiene; il quale nelle passate<br />
generazioni lasciò tutte le genti e tutte le nazioni andare per le diverse loro vie, poi sé medesimo diede per<br />
noi, venendo dal cielo, facendoci molti beni, dandoci la pioggia e le stagioni fruttifere, dando in<br />
abbondanza il nutrimento e la letizia ai nostri cuori».<br />
Sì dicendo, a stento poterono dissuadere i Listrani dall’offrire loro sacrificio: quand’ecco<br />
sopraggiungere d’Antiochia e da Iconio alcuni ebrei, deputati dalle sinagoghe a turbare le sante imprese<br />
degli