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sabato 17 ottobre 2009 >> ASCOLI - TORINOEeditoriale
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Quando si dice il blasone. Il
Torino che scende ad Ascoli, a qualunque latitudine o
categoria la ‘visita’ avvenga, genera sempre grande attesa e, naturalmente, l’insolito
appuntamento casalingo di questo sabato non fa eccezione. Per il sottoscritto
il Torino evoca soprattutto i ricordi delle sfide degli anni ’80, quando in granata c’era
quel maestro del calcio chiamato Leo Junior, ma sappiamo bene che alla squadra
dell’ex presidente Urbano Cairo ci legano, negli ultimi anni, esperienze poco fortunate
(sconfitte nell’anno della promozione di Giampaolo, play-off compresi, sconfitta nella
sciagurata stagione in A). In questo avvio di campionato cadetto poi mi pare che
l’appuntamento sia stato segnato da tutti gli sportivi ascolani con il circoletto rosso.
Hai voglia a dire che i punti in palio sono sempre tre, troppi sono gli gli spunti che
rendono elettrico questo match. Colantuono, non proprio amatissimo dai tifosi
ascolani, che torna alla guida della sua corazzata che corazzata non è, i tanti ex che
saranno protagonisti, il dg Antonelli che, dopo la turbolenta parentesi in granata, ha
ricominciato proprio da Ascoli la sua avventura calcistica. Dire che questa è una
partita decisiva è una menzogna però dopo la mazzata Sassuolo e l’antibiotico Albinoleffe
ci si aspetta la piena guarigione della formazione guidata da mister Pane,
nel senso che si spera ardentemente nella vittoria che permetterebbe ai bianconeri
di consolidarsi nelle posizioni di testa, fugando il dubbi e le perplessità delle ultime
settimane sulla reale consistenza e sulle effettive potenzialità di questo Ascoli.
In fondo, in questo momento, si parla di una sfida con una diretta concorrente e
vincere vorrebbe dire ‘vita mea, mors tua’, se il Toro perde ad Ascoli non so se
Cairo potrà pensare di continuare ancora con il suo Colantuono…in ogni caso, come
mi confidava nei giorni scorsi un caro ed appassionatissimo amico… “il Toro è
forte, fortissimo se lo fai giocare e gli dai spazio…e allora sai che ti dico: tutte iò
rrete a catenacce che alla fine nu gol lu faceme”. Saggezza popolare,
sempre attuale.
>> Marco D’Emidio