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«Se io avessi potuto,<br />
avrei fatto quello che<br />
nella mia famiglia hanno<br />
sempre fatto gli uomini e<br />
le donne da millenni: il<br />
pastore. Una vita<br />
meravigliosa, da uomini<br />
liberi, che ti costringe a<br />
guardare il cielo».<br />
la bellezza di<br />
questo animale. Guarda<br />
la meraviglia del cranio,<br />
«Guarda<br />
del profilo». Un dato di<br />
fatto, neppure un giudizio. Bastava guardare,<br />
bastava avere un occhio svezzato a percorrere<br />
i profili di uomini e animali. Bastava<br />
dire “quello”. Però sapevo troppe cose per<br />
dire solo “quello”.<br />
Sei con Giovanni Lindo Ferretti del quale ti<br />
sei riempito orecchie e vita per vent’anni. Lui<br />
sta sfogliando la nostra rivista e si sofferma<br />
sulla foto di una pecora. Tu la conosci, sai<br />
tutto di lei. Sei sopraffatto da quante cose sai,<br />
sei ridondante d’informazioni (può succedere<br />
quando una pecora diventa un lavoro che<br />
non sia all’aria aperta).<br />
Conosco l’animale – glielo dico. È una brigasca.<br />
È di un pastore di La Brigue, si chiama<br />
Lanteri. E so tante altre cose di lei – ma queste<br />
non gliele dico. Ero lì mentre Raffaella<br />
scattava la foto, ho conosciuto il pastore, l’ho<br />
guardata cento volte quando l’abbiamo impaginata<br />
su Slowfood 2, pag. 97. Talmente stravista<br />
la pecora, da perderla di vista. Bel cranio?<br />
In effetti… Bastava dire, ma soprattutto<br />
vedere, “quello”.<br />
Ferretti sfoglia la rivista in un pomeriggio<br />
chierese e la guarda con occhi di bimbo e<br />
di professore dello stupore. Dunque brigasche<br />
le pecore e brigaschi i pastori – l’ultima<br />
delle mie petulanze, poi il discorso imbocca<br />
binari che non so pilotare, e non so<br />
più niente – una popolazione delle tante<br />
“occitania” sparse dai Pirenei alla Provenza,<br />
dalle valli cuneesi alle chiese catare della<br />
pianura padana.<br />
Le immagini che illustrano l'articolo sono state scattate il 21 agosto 2004 a Melpignano (Le), durante la Notte<br />
della Taranta. Sopra, tre protagonisti della serata: Giovanni Lindo Ferretti, Ambrogio Sparagna e Franco Battiato.<br />
«Sto scrivendo un poemetto sull’Occitania,<br />
che recito tutte le sere, in qualsiasi occasione.<br />
Sovente aggiornandolo. È dallo scorso inverno<br />
che ho sempre una piccola parte del cervello<br />
che pensa a questa cosa, da quando ho cominciato<br />
a prestare attenzione a un’aria di mare<br />
che m’invadeva le narici tutte le volte che<br />
tornavo a casa.<br />
Prima ho dato un nome a questo salmastro,<br />
l’ho chiamato “odore dell’Occitania”, e un giorno,<br />
improvvise, sono sgorgate le prime parole.<br />
Per dieci giorni non ho smesso di scrivere, tut-<br />
94<br />
te sensazioni all’insegna del piacere e della<br />
dolcezza. Poi un’amica di Marsiglia mi ha<br />
completamente stravolto il senso, parlandomi<br />
della sua Occitania in termini di profondo dolore<br />
e rancore. Alla fine ho mescolato i due stati<br />
d’animo e sono molto contento del risultato».<br />
Occitania, forma del femminile di <strong>Di</strong>o in Occidente.<br />
Forma solo abbozzata e poi niente salmodierà<br />
più tardi sul palco del Baraonda Summer<br />
Point di Chieri, chiosando un concerto da<br />
due ore, di sciamanesimo elettrificato e tante<br />
altre cose.