La filogenesi del telencefalo - Kataweb
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STRIATO<br />
ORI<br />
SETTO<br />
PESCI OSSEI<br />
CORTECCIA<br />
CEREBRALE<br />
UCCELLI<br />
IPERSTRIATO<br />
ALEOSTRIAT<br />
CORTECCIA<br />
CEREBRALE<br />
SSSETTO<br />
CORTECCIA<br />
CEREB E<br />
DORSALE<br />
ALLIO LATERALE<br />
PALLIO MEDIALE<br />
STRIATO<br />
ANFIBI<br />
SETTO<br />
PALLIO DORSALE<br />
STRIATO<br />
i.PALLIO<br />
CICLOSTOMI<br />
ISETTO<br />
TUBO NEURALE<br />
SETTO<br />
TUBERCOLO<br />
OLFATTIVO STRIATO<br />
MAMMIFERI<br />
EMINENZA<br />
VENTRICOLARE<br />
DORSALE<br />
RETTILI<br />
STRIATO<br />
Il diagramma riassume il mo<strong>del</strong>lo di evoluzione telencefalica proposto da Ariens Kappers,<br />
Huber e Crosby nel 1936. Le aree tratteggiate rappresentano le strutture subpalliali (setto<br />
e striato), derivate dalla metà ventrale <strong>del</strong> primitivo tubo neurale. Secondo questo mo<strong>del</strong>lo,<br />
oggi superato, il <strong>telencefalo</strong> degli uccelli è caratterizzato da una ipertrofia <strong>del</strong>lo striato,<br />
mentre quello dei mammiferi mostra una ipertrofia <strong>del</strong>la corteccia cerebrale. Il <strong>telencefalo</strong><br />
dei pesci ossei si differenzia da quello degli altri vertebrati per l'eversione dei suoi emisferi.<br />
Basandosi su questi dati, Northcutt ed<br />
Earl Kikliter hanno concluso in un importante<br />
lavoro sul <strong>telencefalo</strong> degli anfibi<br />
che questa struttura «non è degenerata<br />
(cioè secondariamente semplificata),<br />
ma che il mo<strong>del</strong>lo di organizzazione<br />
telencefalica degli anfibi è caratteristico<br />
di un livello anamniotico primitivo di organizzazione<br />
telencefalica che ha ripetutamente<br />
portato a forme avanzate nelle<br />
quali il <strong>telencefalo</strong> ha subito una ipertrofia<br />
e un differenziamento a livello palliale.<br />
Questa tendenza può essere oggi documentata<br />
per gli elasmobranchi e per i<br />
pesci ossei, così come per i casi classici<br />
degli uccelli e dei mammiferi.» <strong>La</strong> presenza<br />
di caratteri comuni agli anfibi e ad<br />
alcuni pesci molto antichi ci indica che<br />
tali caratteri sono realmente primitivi e<br />
non sono comparsi per la prima volta<br />
negli anfibi per fenomeni regressivi. Se<br />
questa conclusione è corretta, l'organizzazione<br />
cerebrale che caratterizza gli anfibi,<br />
e in modo particolare gli uro<strong>del</strong>i,<br />
non dovrebbe essere troppo dissimile da<br />
quella di una forma ancestrale, ormai<br />
estinta e non più documentabile, dalla<br />
quale si sono evoluti mo<strong>del</strong>li altamente<br />
specializzati e diversi tra loro.<br />
Esiste tuttavia una terza possibilità, e<br />
cioè che il <strong>telencefalo</strong> degli uro<strong>del</strong>i non<br />
sia né primitivo né degenerato, ma sia<br />
invece il risultato di un processo di<br />
neotenia, un fenomeno frequente in<br />
molti uro<strong>del</strong>i e consistente nella mancata<br />
maturazione attraverso la metamorfosi,<br />
per cui anche la riproduzione è compiuta<br />
allo stato larvale. Elementi a favore<br />
di questa tesi sono la disposizione periventricolare<br />
<strong>del</strong>le cellule nervose e la<br />
quasi totale assenza di masse nucleari<br />
ben definite. Anche nei dipnoi i caratteri<br />
larvali, anche a livello nervoso, sembrano<br />
essere abbastanza comuni, come<br />
ha sottolineato Northcutt. Un gruppo<br />
di ricercatori, <strong>del</strong> quale fanno parte<br />
Gerhard Roth e Christiane Naujoks-<br />
-Manteuffel <strong>del</strong> Fachbereich Biologie<br />
<strong>del</strong>l'Università di Brema, ha recentemente<br />
sostenuto, sulla base di considerazioni<br />
anatomiche, funzionali ed embriologiche,<br />
che l'encefalo degli uro<strong>del</strong>i<br />
è di tipo neotenico.<br />
D'altra parte l'ipotesi non è suffragata<br />
da alcuna prova definitiva e non spiega,<br />
se non con molta difficoltà, la presenza<br />
di un encefalo neotenico in quelle specie<br />
che metamorfosano regolarmente. Gli<br />
studi embriologici, a livello descrittivo e<br />
sperimentale, potranno forse chiarire<br />
questo aspetto. <strong>La</strong> comunanza di caratteri<br />
riscontrata con i pesci ossei e cartilaginei<br />
più primitivi lascia supporre come<br />
più probabile una condizione di primitività.<br />
Non dimentichiamo infine che<br />
probabilmente l'encefalo degli uro<strong>del</strong>i<br />
rappresenta esso stesso un mosaico di<br />
caratteri, alcuni primitivi, altri degenerati,<br />
altri ancora nuovi dal punto di vista<br />
evolutivo.<br />
biamo dunque confrontato il telen-<br />
A cefalo degli anfibi attuali con quello<br />
degli amnioti, da un lato, e con quello<br />
dei pesci, dall'altro. E abbiamo constatato<br />
che già negli anfibi possono essere<br />
individuate quelle regioni che, a partire<br />
dai rettili e massimamente negli uccelli e<br />
nei mammiferi, hanno portato con la loro<br />
ipertrofia al grande sviluppo degli<br />
emisferi cerebrali.<br />
D'altro canto abbiamo visto che esiste<br />
una comunanza di caratteri che interessa<br />
il <strong>telencefalo</strong> degli uro<strong>del</strong>i e di esemplari<br />
di pesci molto antichi. In questi gruppi,<br />
l'encefalo si sarebbe modificato relativamente<br />
poco nel corso <strong>del</strong>l'evoluzione,<br />
venendo a costituire per certi aspetti una<br />
sorta di «fossile vivente». Gli uro<strong>del</strong>i attuali<br />
presentano dunque diversi caratteri<br />
neuroanatomici che connettono i pesci<br />
crossotterigi con i vertebrati terrestri e<br />
mostrano un mo<strong>del</strong>lo di organizzazione<br />
cerebrale che non deve essere troppo<br />
dissimile da quello che caratterizzava i<br />
primi tetrapodi, contrariamente a quanto<br />
si osserva per altri caratteri anatomici<br />
che risultano chiaramente degenerati o<br />
aberranti (ritorna il concetto di evoluzione<br />
a mosaico!).<br />
A questo punto possiamo ipotizzare<br />
uno schema evolutivo <strong>del</strong> <strong>telencefalo</strong> dei<br />
vertebrati. Da una condizione ancestrale<br />
simile a quella che si osserva negli<br />
anamni viventi meno evoluti si sarebbe<br />
avuta una radiazione evolutiva secondo<br />
tre direttrici principali. Un primo ramo<br />
avrebbe portato alla situazione che caratterizza<br />
i condroitti e che recentemen-<br />
Questa rappresentazione schematica, ricavata<br />
da un lavoro di Valdo Mazzi e Aldo<br />
Fasolo, raffigura i due principali processi<br />
di sviluppo <strong>del</strong> <strong>telencefalo</strong> nell'ambito<br />
dei vertebrati, a partire da un'unica<br />
struttura embrionale. L'eversione degli emisferi<br />
si realizza negli attinotterigi, mentre<br />
l'inversione caratterizza lo sviluppo <strong>del</strong><br />
<strong>telencefalo</strong> <strong>del</strong>la maggior parte dei vertebrati,<br />
e in particolare di quelli terrestri.<br />
te è stata riconosciuta come più simile a<br />
quella degli amnioti di quanto non si ritenesse<br />
in passato; un secondo ramo è<br />
quello seguito dagli attinotterigi i quali<br />
sono dotati di un mo<strong>del</strong>lo organizzativo<br />
unico fra i vertebrati, il <strong>telencefalo</strong> evertito<br />
. Questo tipo di <strong>telencefalo</strong> nella sua<br />
forma più altamente differenziata, propria<br />
di alcune famiglie di teleostei tropicali,<br />
ha raggiunto, seguendo una sua indipendente<br />
evoluzione, un tipo di organizzazione<br />
generale straordinariamente<br />
simile a quella che si riscontra nel <strong>telencefalo</strong><br />
dei mammiferi, consistente nella<br />
comparsa di una zona periferica di sostanza<br />
grigia altamente differenziata che<br />
sovrasta una massa centrale di fibre di<br />
proiezione e commissurali.<br />
<strong>La</strong> terza via evolutiva è quella che ha<br />
condotto al <strong>telencefalo</strong> invertito (o evaginato)<br />
dei tetrapodi, che mostra le sue<br />
forme più avanzate negli uccelli e nei<br />
mammiferi. I risultati ottenuti dalla neurologia<br />
comparata con i più moderni metodi<br />
di ricerca hanno consentito di stabilire<br />
che durante l'evoluzione dei vertebrati<br />
le regioni subpalliali (setto e striato)<br />
hanno conservato un piano organizzativo<br />
relativamente costante, mentre i<br />
cambiamenti più cospicui sono intervenuti<br />
a carico <strong>del</strong> pallio. Nel caso specifico<br />
dei mammiferi si assiste a uno sviluppo<br />
notevole <strong>del</strong>le aree corticali e in particolare<br />
<strong>del</strong>la neocorteccia, che sarebbe derivata<br />
da una parte <strong>del</strong>la corteccia dorsale<br />
dei rettili. Negli uccelli si è avuta<br />
invece una ipertrofia <strong>del</strong>l'eminenza ventricolare<br />
dorsale che ha portato alla formazione<br />
di accumuli consistenti di cellule<br />
nervose e alla notevole riduzione <strong>del</strong>le<br />
formazioni corticali.<br />
Il <strong>telencefalo</strong> degli uccelli era considerato<br />
una struttura caratterizzata da<br />
uno sviluppo accentuato <strong>del</strong>le formazioni<br />
striatali e dalla presunta mancanza di<br />
aree riportabili alla neocorteccia dei<br />
mammiferi. Questo punto di vista non è<br />
ormai più accettabile e di recente sono<br />
state proposte alcune interessanti ipotesi<br />
evolutive con le quali si è cercato di dimostrare<br />
che anche gli uccelli sono provvisti<br />
di strutture omologabili alle aree<br />
corticali dei mammiferi.<br />
'encefalo degli anfibi uro<strong>del</strong>i ha da<br />
2--J molto tempo attirato l'attenzione<br />
degli studiosi per la sua semplicità organizzativa.<br />
Nel 1948 Herrick affermava:<br />
«È probabile che- nessuno degli anfibi<br />
PALLIO IPPOCAMPICO PALLIO GENERALE<br />
PALLIO<br />
PIRIFORME<br />
ree<br />
REGIONE DEL SETTO<br />
PALLIO GENERALE<br />
STRIATO<br />
INVERSIONE<br />
STRIATO<br />
PALI_10<br />
PIRIFORME<br />
COMMISSURA<br />
ANTERIORE<br />
NUCLEO<br />
SOPRAOTTICO<br />
REGIONE DEL SETTO<br />
71 EVERSIONE<br />
EMINENZA VENTRICOLARE<br />
DORSALE<br />
SETTO<br />
LATERALE<br />
PALLIO<br />
GENERALE<br />
PALLIO<br />
IPPOCAMPICO<br />
STRIATO<br />
PALLIO IPPOCAMPICO<br />
PALLIO PIRIFORME<br />
REGIONE DEL SETTO<br />
Sono confrontate le sezioni schematiche <strong>del</strong> <strong>telencefalo</strong> di un mammifero, di un uccello e<br />
di un rettile. Recentemente sono state proposte alcune ipotesi evolutive con le quali si è cercato<br />
di dimostrare che anche gli uccelli sono provvisti di strutture omologabili alla corteccia<br />
dei mammiferi. Prima dei moderni studi istochimici, l'iperstriato degli uccelli era<br />
considerato una struttura striatale. Le successive ricerche hanno dimostrato che il neostriato<br />
e l'iperstriato degli uccelli sono riportabili alle formazioni corticali dei mammiferi.<br />
L'illustrazione è tratta da un lavoro di Anton Reiner, Steven E. Branth e Harvey J. Karten.<br />
52 LE SCIENZE n. 259, marzo 1990 LE SCIENZE n. 259, marzo 1990 53