Silvano Bracci - Le statue lignee e gli stucchi - Fondazione Cassa di ...

marchigiano fra il XVIII e il XIX secolo: in atteggiamento
contemplante per lo sguardo leggermente
rivolto al cielo e insieme orante per le
mani quasi congiunte che, protese verso il lato
sinistro dello spettatore, danno alla figura un
senso di movimento e addirittura di danza, il
piede destro calca la testa di un fantasioso drago
infernale che circonda tutto il piedistallo che
vuol richiamare il globo terrestre, il piede sinistro
invece poggia su una falce di luna con evidenti
riferimenti alla donna dell’Apocalisse. Era
stata commissionata per sostituire la tavola del
Nucci (si veda la scheda Il peccato originale e la
redenzione di Benedetto Nucci di Silvano Bracci)
nel terzo altare a sinistra secondo il manoscritto
di Stefano Tomani Amiani che però non ne
era entusiasta: «Noi concederemo se vuolsi, che
questa tela [del Nucci] pei gravi danni sofferti
non solleticava gran fatto l’occhio volgare della
moltitudine; ma non esiteremo dal dire essersi
proferito un bestiale giudizio condannandola ad
immeritato ostracismo, dacchè sembrava che il
nome del Nucci ben noto nella storia dell’arte
della pittura, per essere stato scolaro del celebre
Raffaellino del Colle, e perfetto imitatore del
suo stile, avesse dovuto salvarla da così fatta oltraggiosa
condanna. Che anzi vieppiù lamentabile
ne apparisce sì fatto asportamento, dacchè
con pecoraggine inaudita si volle sostituita una
trivialissima scoltura di artefice più triviale, rinserrandola
fra cristalli, quasi artistica gioia, con
aperto sfregio al buon senso, e con indecorosa irriverenza
al Santuario dove quella sconcia decorazione
è argomento di continuo scherno anche
a’ più guardinghi e più schivi. Ma omai basti di
sì fatte sozzure, e più tosto ne sia permesso l’eccitare
coi voti il generoso sentimento di qualche
pio e benevolo dovizioso, il qua1e in compensazione
di tanto sfregio al primo tempio della città
per l’accolta elettissima di classici lavori di pittura,
commetta ad artista di egregia fama, e la Dio
mercè non ne è difetto in Italia, una nuova tela
svolgente il sublime ministero della Concezione,
che a fronte del monumentale del Perugino, colpisca
la mente e lo sguardo dell’intelligente osservatore,
e torni a decoro della principale patrona
di tutto l’Ordine Minoritico. E noi invochiamo
ferventemente una tela abilmente dipinta, perchè
di statue, e brutte, ne abbiamo qui dentro
a sazietà, e perchè il loro collocamento deturpa
l’euritmia architettonica dell’intero corpo della
Chiesa» 16 . La reazione al nuovo manufatto era
nostalgica ammirazione alla tavola perduta, ma
la statua che la sostituì ha avuto successo presso
i fedeli che ancora la venerano, specie nella festa
dell’8 dicembre e durante la novena che la precede.
Il Crocifisso (cm 140 x 155) del quarto altare a
destra è scultura lignea di inizio secolo XX, stando
ad annotazioni di spesa dei mesi di agosto e
settembre 1914 per bussola, pittura, vetro, serratura,
vasi di fiori per una “nuova nicchia del
LE STATUE LIGNEE E GLI STUCCHI
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