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Lo scrittore Alessandro Marenco ricor<strong>da</strong> il prof. Davide Montino In memoria del prof. Renato Pancini<br />

Davide Montino, scomparso nel 2010 all’età di<br />

36 anni, era professore di Storia delle Istituzioni<br />

Educative presso la facoltà di Scienze della Formazione<br />

dell’Università di Genova.<br />

Era un docente universitario ma non gli sarebbe<br />

dispiaciuto fare il contadino. Di tutto quel che gli<br />

raccontavo nella fitta corrispondenza elettronica<br />

che ci siamo scambiati per dieci anni, gli piaceva<br />

soprattutto quando <strong>lo</strong> facevo partecipe dei miei<br />

piccoli lavori agresti, del granoturco <strong>da</strong> raccogliere,<br />

dei progressi dell’orto, delle mele raccolte e<br />

messe a profumare le stanze della vecchia casa.<br />

Tanto che poi, raramente, veniva a verificare il reale<br />

procedere dei lavori descritti. Ammetteva la<br />

sua incapacità nel campo. Eppure se ne sentiva<br />

attratto.<br />

Una volta gli scrissi, fra il serio e<br />

il faceto, che il lavoro del contadino<br />

ce l’aveva scritto nel corpo,<br />

che il suo fisico, asciutto ma <strong>da</strong>l<br />

buon torace, <strong>da</strong>l passo breve e<br />

preciso, era il corpo di un “langhetto”,<br />

e che prima o poi sarebbe<br />

tornato alla vigna <strong>da</strong> dove<br />

i suoi geni erano (in parte) venuti.<br />

Gli avevo scritto che sarebbe<br />

tornato al lavoro della terra, se<br />

non come contadino, per<strong>lo</strong>meno<br />

come amministratore, come<br />

“padrone” a “bacchettare” solerti<br />

braccianti.<br />

Quel che gli avevo scritto, mi<br />

confidò, era uno dei migliori<br />

complimenti che gli avessero<br />

mai fatto.<br />

Eppure so che anche come contadino, se <strong>lo</strong> avesse<br />

voluto, avrebbe ottenuto risultati non comuni,<br />

perché questo era il suo modo di lavorare. Meglio:<br />

il suo modo di vivere.<br />

Vorrei infine sottolineare quel<strong>lo</strong> che è stato il suo<br />

insegnamento indiretto, <strong>da</strong>to con l’esempio e non<br />

con le parole, a tutti noi suoi amici, valido anche<br />

per chi si avvicina alla letteratura, alla poesia o<br />

all’agricoltura, come in qualsiasi campo d’applicazione<br />

umano: occorre impegnarsi nel miglioramento<br />

continuo, occorre far fatica, non nascondersi<br />

dietro nessuna scusa, occorre dedizione e<br />

costanza nell’impegno. Tutte caratteristiche che<br />

Davide possedeva, temperate <strong>da</strong>lla sua signorile<br />

educazione e umana cordialità, e che tutte<br />

insieme rappresentano il motivo per cui Davide ci<br />

manca tantissimo.<br />

A sinistra, Davide Montino per tre anni nella Giuria<br />

del Concorso “L’Anima del Bosco”, insieme ad Alessandro Pancini<br />

Il 10 ottobre 2002 si è spento un “grande”<br />

uomo di cultura, il Prof. Renato Pancini.<br />

Cengese di nascita, Pancini compie i suoi<br />

studi primari a La Spezia e si laurea in Economia<br />

all’Università di Pisa. Come poi suo<br />

figlio Alessandro, si adopera per la tutela<br />

delle tradizioni, con passione per la cultura<br />

e amore per la Valbormi<strong>da</strong>.<br />

Negli anni ‘70 ritorna ai luoghi d’origine. Insegna geografia<br />

economica all’Istituto Patetta di Cairo M.tte (SV). Osservatore<br />

attento e spesso pungente della realtà, diviene, fin <strong>da</strong>l 1979,<br />

giornalista pubblicista, mentre l’itinerario scolastico culmina<br />

con l’ufficio di Preside presso i Licei di Stato. Nel 1999, dimessosi<br />

vo<strong>lo</strong>ntariamente <strong>da</strong>ll’incarico, si dedica pienamente a ciò<br />

che ama: la poesia e la promozione di eventi culturali. L’attività<br />

di consulenza editoriale sfocia nella fon<strong>da</strong>zione de “Le Stelle”,<br />

la storica casa editrice che diventerà un centro culturale tuttora<br />

attivo. Intanto, la produzione letteraria gli è valsa la vittoria di<br />

un numero impressionante di premi e riconoscimenti, italiani ed<br />

esteri. Ma la gratificazione delle affermazioni si volge ad una più<br />

matura fase di introspezione fi<strong>lo</strong>sofica ed esistenziale che l’avvicina<br />

alla revisione storica e alle dottrine orientali. Dal 1995 non<br />

partecipa più a concorsi letterari: ritiene sufficiente l’ampia traccia<br />

del suo lavoro, testimoniata <strong>da</strong>lle molte opere che figurano<br />

su riviste ed anto<strong>lo</strong>gie letterarie, e rifiuta l’al<strong>lo</strong>ro di un ambiente<br />

che, alle lunghe, rischia di essere troppo autoreferenziale.<br />

Una particolare attenzione per il territorio e la costante ricerca<br />

di nuovi talenti ne fanno uno dei personaggi di spicco della Valle<br />

Bormi<strong>da</strong>. Renato è sempre stato uno dei più importanti punti di<br />

riferimento per la va<strong>lo</strong>rizzazione del patrimonio storico-artistico<br />

di Cengio e della Valbormi<strong>da</strong>, anche quando era membro di giuria<br />

in concorsi letterari di tutt’Italia. Attraverso il concorso “L’Anima<br />

del Bosco” vogliamo proseguire la sua<br />

opera di recupero e restauro dell’antica<br />

chiesa di Cengio Alto, che a lui stava<br />

tanto a cuore, donando parte del ricavato<br />

per tale scopo.<br />

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