<strong>Lo</strong> <strong>Scherzo</strong> C’era una volta lo <strong>Scherzo</strong>. Come tutte le storie che si rispettino anche la nostra comincia così. C’era una volta lo <strong>Scherzo</strong>. Voi sapete cosa è uno scherzo, vero? Tutti sanno cosa è uno scherzo e tutti fanno scherzi perché gli scherzi mettono allegria. Che c’entrano gli scherzi con la musica? C’entrano e come, perché la musica non è altro che il racconto in suono della nostra vita, di quello che ci emoziona, di quello che ci commuove, di quello che ci rende felici. Se esistono gli scherzi nella vita, state sicuri che qualcosa di simile c’è anche in musica. E infatti lo <strong>Scherzo</strong> è anche una forma musicale, una composizione che imparerete a riconoscere presto, perché in musica - come nella vita – è un Allegro, un Vivace, un Presto, insomma è un ritmo veloce che porta distensione a chi lo ascolta. In musica gli Scherzi esistono da sempre, ma noi ne abbiamo seguito la storia soprattutto dal 1600 in poi. Nel 1600 gli Scherzi venivano cantati o suonati con gli strumenti musicali. Erano musiche semplici, molto popolari, piene di fantasia. Poi nel 1700 Joseph Haydn pensò che inserire uno <strong>Scherzo</strong> nei suoi Quartetti poteva essere una buona idea. In realtà stava facendo una cosa molto importante, stava aprendo una nuova strada nel modo di comporre musica. Non passò molto tempo che anche Ludwig van Beethoven cominciò a guardare lo <strong>Scherzo</strong> con occhi nuovi. Nelle Sinfonie, a quel tempo, il terzo movimento era quasi sempre un Minuetto, una danza molto amata nel 1700 che Haydn e Mozart avevano inserito con molto successo nelle loro composizioni per orchestra. Beethoven pensò che uno <strong>Scherzo</strong> nel corpo delle sue Sinfonie poteva funzionare molto bene. In fondo, rispetto al Minuetto, lo <strong>Scherzo</strong> è un tempo più veloce, ha un gusto più arguto, più giocoso e quindi è perfetto per allentare la tensione creata dal secondo tempo, solitamente un Adagio, e preparare l’ascoltatore a gustare a pieno l’ultimo movimento, quello che deve coinvolgerti, esaltarti, trascinarti ad applaudire. Pensate che Beethoven inserì uno <strong>Scherzo</strong> finanche nella più monumentale delle sue sinfonie, quella Nona che si chiude con l’Inno alla Gioia che tutti noi conosciamo perché è l’inno dell’Unione Europea. <strong>Lo</strong> <strong>Scherzo</strong> in Musica è proprio una buona idea e tutte le buone idee non tramontano mai. Il tempo passa, il mondo cambia e le buone idee cambiano con il mondo ma continuano ad esistere. Così lo <strong>Scherzo</strong> ha percorso tutto l’Ottocento e tutto il Novecento ed è arrivato fino ai nostri giorni. Chi non ha sentito parlare degli Scherzi per pianoforte di Chopin. Chopin partì dallo <strong>Scherzo</strong> di Beethoven è lo ripensò completamente, creò una composizione completamente nuova, di ampie dimensioni. E per uno strumento solo, il suo, il pianoforte. <strong>Lo</strong> <strong>Scherzo</strong> di Chopin diventa un componimento, caratterizzato da una sorprendente la varietà di registri stilistici da quelli più melodici a quelli più drammatici. E poi? E poi di concerto in concerto lo <strong>Scherzo</strong> è arrivato fino a noi assumendo in alcuni casi la forma di un componimento per orchestra. E’ il caso dello <strong>Scherzo</strong> che ascolterete oggi, L’Apprendista Stregone, la musica che Dukas scrisse per una ballata di Goethe e che nel 1940 Walt Disney inserì nella colonna sonora del film Fantasia per raccontare la storia di Topolino.