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la musica a roma nel seicento e la ricerca storica - École française ...

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10 LA MUSICA A ROMA NEL SEICENTO E LA RICERCA STORICA<br />

a chiedersi se e in quale misura i mecenati avessero avuto influenza<br />

sul<strong>la</strong> produzione <strong>musica</strong>le degli artisti da loro protetti; a tale proposito,<br />

taluni auspicavano che anche <strong>la</strong> <strong>musica</strong> barocca trovasse un<br />

suo Haskell che, come <strong>nel</strong> fortunato Patrons and painters, portasse<br />

al<strong>la</strong> luce le connessioni fra committenti e artisti. Messi da parte<br />

i propositi di investigare sulle ipotetiche influenze del committente/mecenate<br />

sull’opera <strong>musica</strong>le e gli immaginari «dialoghi fra<br />

anime belle» – per riprendere una colorita espressione di C<strong>la</strong>udio<br />

Annibaldi –, <strong>la</strong> musicologia <strong>storica</strong> ha spostato l’attenzione dal<strong>la</strong><br />

nozione di opera (Werk) a quel<strong>la</strong> di evento <strong>musica</strong>le 29 . In questa<br />

fase hanno esercitato una partico<strong>la</strong>re influenza gli approcci ispirati<br />

dal<strong>la</strong> semiologia, in gran voga <strong>nel</strong><strong>la</strong> cultura europea degli anni<br />

Sessanta-Settanta, e dall’antropologia. Agli studi storici basati<br />

sui metodi antropologici si deve, fra l’altro, il fatto che il termine<br />

«patronage» sia diventato d’uso comune anche in lingue e contesti<br />

diversi da quello anglosassone, come pure, con qualche resistenza,<br />

in Italia. Proprio discutendo di alcuni casi di patronage a Roma,<br />

Annibaldi ha poi formu<strong>la</strong>to e applicato in più occasioni una sua<br />

teoria del patronage <strong>musica</strong>le, caratterizzata da un approccio che,<br />

dichiaratamente, mesco<strong>la</strong> modelli interpretativi derivati dall’antropologia,<br />

dall’etnomusicologia e dal<strong>la</strong> semiologia, in cui – per dir<strong>la</strong><br />

in breve – <strong>la</strong> <strong>musica</strong> svolge <strong>la</strong> funzione di simbolizzare e rappresentare<br />

lo status del committente; lo studioso distingue però fra un<br />

patronage «convenzionale» che mostra l’appartenenza a una élite<br />

e un patronage «umanistico» che simbolizza il grado del committente<br />

mostrandone <strong>la</strong> sensibilità per l’arte 30 . Annibaldi ha più volte<br />

applicato il suo modello teorico, ridiscutendo in chiave antropologica<br />

e non idealistica i rapporti fra musicisti e loro patrocinatori<br />

(intesi come dedicatari, protettori o come effettivi datori di <strong>la</strong>voro).<br />

Sorprende tuttavia che al<strong>la</strong> crescente attenzione verso le figure<br />

dei cosiddetti «mecenati <strong>musica</strong>li», avvertibile dagli anni Novanta<br />

in qua, non sempre abbia corrisposto un approccio metodologicamente<br />

aggiornato al<strong>la</strong> luce degli studi storici e antropologici<br />

29 Si veda al riguardo F. A. Gallo, Introduzione, in Musica e storia tra Medioevo<br />

e Età moderna, Bologna, 1986, p. 16-20.<br />

30 C. Annibaldi, Towards a theory of <strong>musica</strong>l patronage in the Renaissance and<br />

Baroque. The perspective from anthropology and semiotics, in Recercare, 10, 1998,<br />

p. 174-180; Id., Frescobaldi’s early stay in Rome (1601-1607), in Recercare, 13, 2001,<br />

p. 97-124; Id., Frescobaldi’s Primo libro delle Fantasie a quattro (1608): a case study<br />

on the interp<strong>la</strong>y between commission, production and reception in early modern<br />

music, in Recercare, 14, 2002, p. 31-63; Id., Uno «spettacolo veramente da principi»:<br />

committenza e recezione dell’opera aulica <strong>nel</strong> primo Seicento, in P. Gargiulo<br />

(ed.), «Lo stupor dell’invenzione». Firenze e <strong>la</strong> nascita dell’opera. Atti del convegno<br />

internazionale di studi, Firenze, 5-6 ottobre 2000, Firenze, 2001, p. 31-60.

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