Rassegna dell'Esercito 2/2013 - Esercito Italiano - Ministero della ...
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STUDI, DOTTRINA E FORMAZIONE<br />
zione per sottrarsi all’osservazione<br />
aerea, nascondendosi in caverne, foreste<br />
o centri abitati. Si possono, inoltre,<br />
impiegare sistemi a bassa tecnologia,<br />
come le reti di osservatori con cellulare<br />
usate in Iraq, in alternativa ai radar –<br />
elettronicamente rilevabili e quindi oscurabili<br />
o eliminabili – per avvisare la contraerea<br />
dei movimenti di formazioni<br />
aeromobili. Si possono identificare, infine,<br />
le possibili LZ o le Attack-By-Fire<br />
Position degli elicotteri d’attacco, in<br />
modo da poter organizzare efficaci<br />
imboscate contraeree improvvisate,<br />
sulle rotte di avvicinamento ad esse,<br />
ovvero a ridosso delle stesse. Per sfruttare<br />
infatti al massimo il raggio d’azione<br />
degli aeromobili e mantenere la concentrazione<br />
degli effetti desiderati, siano<br />
essi di aviosbarco o fuoco, nelle Deep<br />
Operation, le suddette formazioni<br />
seguono spesso itinerari poco flessibili e<br />
formazioni compatte per raggiungere le<br />
posizioni pianificate. Sia le rotte, sia le<br />
posizioni, risultano quindi identificabili in<br />
modo relativamente semplice, grazie<br />
anche allo studio accurato del terreno,<br />
delle possibili posizioni di partenza dei<br />
raid o dei FARP, nonché dell’autonomia<br />
e dell’armamento degli aeromobili<br />
disponibili.<br />
Pur senza rinunciare quindi, concettualmente,<br />
all’impiego di Grandi Unità<br />
aeromobili nella manovra in profondità,<br />
sia in Teatri Operativi lineari, sia nonlineari,<br />
i vari Comandi alleati, riconoscendone<br />
i rischi, ne hanno in effetti ridimensionato<br />
scopi e procedure d’impiego. Per<br />
limitare infatti le possibilità di cadere in<br />
imboscate, hanno sostanzialmente ridotto<br />
la profondità d’intervento, disperso le<br />
forze (impiegando unità più piccole e<br />
flessibili), nonché attuato tecniche di<br />
movimento/fuoco più caute, come il<br />
Running Fire (13) o gli sbalzi alternati<br />
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per assicurarsi il mutuo supporto in caso<br />
di contatto improvviso. Si può dire dunque<br />
che, in un certo senso, si sia riconosciuta<br />
la necessità di operare in modo<br />
indipendente ma restando relativamente<br />
vicini alle unità in prima linea, per poterne<br />
sfruttare l’appoggio di fuoco o manovra,<br />
in caso di necessità.<br />
CONCLUSIONI<br />
A questo punto, ci potremmo chiedere<br />
quali siano le prospettive presenti e future<br />
<strong>della</strong> manovra nella terza dimensione,<br />
ossia se sia ancora attuale, nel contesto<br />
operativo contemporaneo, l’impiego<br />
di Grandi Unità aeromobili per colpire<br />
rapidamente e in profondità l’ipotetico<br />
avversario, scardinandone l’organizzazione<br />
logistico-operativa alle spalle delle<br />
unità schierate in prima linea.<br />
E se tali prospettive sussistono, quali<br />
sono i possibili sviluppi tecnico-tattici<br />
che possono rendere più efficace la<br />
manovra, riducendo le possibili perdite<br />
in uomini e materiali?<br />
Ebbene, ragioni di spazio non consentono<br />
certamente un adeguato approfondimento<br />
<strong>della</strong> questione, ma ritengo che<br />
alcune utili riflessioni si possano comunque<br />
fare. Le più recenti esperienze nei<br />
vari Teatri d’Operazione sono caratterizzate<br />
da un ambiente operativo – verosimilmente<br />
simile a quello del prossimo<br />
futuro – contraddistinto da uno spazio di<br />
manovra non-lineare, spesso non contiguo,<br />
ove le forze ostili tendono ad evitare<br />
scontri diretti e a sottrarsi alla superiore<br />
potenza di fuoco delle Forze<br />
Armate occidentali. L’avversario tende a<br />
disperdersi sul territorio, ovvero a rifugiarsi<br />
tra montagne, foreste o città e ciò<br />
porta ad affermare che l’impiego attuale<br />
e futuro di unità aeromobili resti quanto