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La Nazione Inserto - I love disco

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marzio dance<br />

webmaster dei<br />

siti di i <strong>love</strong> <strong>disco</strong><br />

la <strong>disco</strong> music<br />

“RoBa da<br />

PRoFEssioNisTi”<br />

<strong>La</strong> <strong>disco</strong> aveva musicisti<br />

di primo ordine, produttori,<br />

<strong>disco</strong>grafici, niente era improvvisato.<br />

Qualcuno ebbe l’abilità<br />

di creare e dirigere il fenomeno,<br />

qualcuno ‘solo’ di sfruttarlo. ci<br />

sono certo stati anche gli improvvisatori<br />

che hanno fatto il colpo di<br />

fortuna da classifica ma… la <strong>disco</strong><br />

era roba da professionisti, non da<br />

avventurieri e da dilettanti allo<br />

sbaraglio.<br />

Chi è il popolo di I LOVE DISCO.<br />

amatori, fissati, dee Jay profes-<br />

sionisti, improvvisati, ex deejay,<br />

ballerini e pseudo-ballerini che<br />

vogliono approfondire e rendere<br />

giustizia alla <strong>disco</strong> music. un<br />

fenomeno che in pochi anni si è<br />

trasformato da “movimento” locale<br />

(1971-1976) a industria mondiale<br />

del divertimento (1977- 1979),<br />

sbaragliando altri impegni politici<br />

o svaghi tipici degli anni ‘80. oltre<br />

ad ascoltare e condividere nozioni<br />

e curiosità della <strong>disco</strong> music,<br />

ci proponiamo di far diventare<br />

questo sito un punto di riferimento<br />

e di confronto per tutti coloro che<br />

la <strong>disco</strong> music<br />

E’ daVVERo<br />

scomPaRsa?<br />

iL 1979 fu L’anno della morte<br />

della <strong>disco</strong>… ma è poi così<br />

vero? dopo 30 anni, il termine<br />

“<strong>disco</strong>” è ancora sulla bocca di<br />

molti, al centro della scena, continuando<br />

ad influenzare la musica,<br />

la moda, i costumi, le tendenze. e’<br />

tuttora un fenomeno commerciale<br />

vogliono conoscere meglio il fenomeno<br />

che ha portato grandi cambiamenti<br />

al costume ed ai comportamenti<br />

della nostra società, un<br />

fenomeno culturale che non è mai<br />

stato, ingiustamente, riconosciuto<br />

come tale. senza la presunzione<br />

di trovare certezze, vorremmo<br />

provare a rispondere col vostro<br />

aiuto ad alcune domande eluse, e<br />

a colmare un vuoto clamoroso. <strong>La</strong><br />

critica, saldamente ancorata agli<br />

assiomi impegnato=buono, dis<br />

impegnato=cattivo, nell’ossequio<br />

dei quali aveva vissuto per almeno<br />

un ventennio (ma nel giro di pochi<br />

anni sarebbe tutto cambiato),<br />

non poteva accettare di buon<br />

grado una musica che aveva come<br />

obbiettivi dichiarati: * far divertire<br />

gli ascoltatori; * far arricchire<br />

artisti e <strong>disco</strong>grafici. L’impegno<br />

“disinteressato” dei cantautori<br />

spazzato via da canzonette<br />

nelle quali bastava fare il verso a<br />

Paperino (<strong>disco</strong> duck) per vendere<br />

milioni di dischi, magari suonate<br />

da irridenti gruppi come i “cast<br />

mondiale, nonché patrimonio<br />

culturale trasversale che coinvolge<br />

più generazioni. ancora oggi, la<br />

<strong>disco</strong> appartiene a tutti: è una musica<br />

“spontanea”, sentita propria<br />

da giovani e adulti, bianchi e neri,<br />

esperti e amatori, dj ed ex-dj, è<br />

“la” musica popolare per eccellenza,<br />

capace di rappresentare qualsiasi<br />

cosa per chiunque, emblema<br />

dell’integrazionismo e portatrice<br />

del pluralismo. Gli anni di esplosione<br />

della <strong>disco</strong> non erano solo<br />

sesso, edonismo e droghe, c’erano<br />

soprattutto i diritti civili, i diritti<br />

dei gay, la libertà, le concessioni<br />

politiche, il senso comunitario. e’<br />

innegabile che molti contempora-<br />

of idiots”, alla critica non poteva<br />

passare liscio, e infatti non passò.<br />

Le etichette stavano indirizzando<br />

i propri grandi investimenti sul<br />

nuovo mercato che la <strong>disco</strong> music<br />

offriva. il 20 gennaio 1977 il nuovo<br />

Presidente degli stati uniti, Jimmy<br />

carter, volle la <strong>disco</strong> music al<br />

ballo inaugurale del suo mandato.<br />

non fu un caso che molti gruppi<br />

rock del decennio si sciolsero,<br />

tentarono la strada solistica e/o<br />

vissero un momento di declino<br />

producendo dischi invenduti (deep<br />

Purple e emerson, <strong>La</strong>ke e Palmer<br />

per citarne due). non fu un caso<br />

che, dopo il1977, con il successo<br />

dei Bee Gees (storico gruppo pop<br />

di bianchi), anche cantanti rock<br />

come elton John, david Bowie, i<br />

Queens, i Kiss e Paul mc cartney<br />

fecero hits di successo decisamente<br />

ballabili. il business colossale<br />

convinse insomma anche i critici<br />

più severi, e la <strong>disco</strong> music fu<br />

socialmente accettata. a fine anni<br />

’70, con la diffusione a livello<br />

mondiale della <strong>disco</strong>, iniziarono<br />

nei sentono nostalgia della <strong>disco</strong>,<br />

e che la “sindrome da rievocazione<br />

degli anni ’70” è ampiamente<br />

diffusa; è comprensibile che il<br />

ricordo di un’era così coinvolgente<br />

e “ricca” di contenuti (al contrario<br />

di ciò che sostengono i detrattori<br />

della <strong>disco</strong>) sia ancora vivo nella<br />

mente di molte persone, consapevoli<br />

che quella combinazione<br />

di indipendenza, divertimento,<br />

passione, comunanza è irripetibile.<br />

simbolico il fatto che, oramai,<br />

nella società moderna, la parola<br />

“<strong>disco</strong>” non è più un termine impronunciabile<br />

in occasioni formali.<br />

negli anni ’80 la <strong>disco</strong> diventa<br />

dance, e nei ’90 house music. oggi<br />

anche le prime crociate contro di<br />

essa. <strong>La</strong> <strong>disco</strong> era troppo lontana<br />

da tutto ciò che la critica aveva<br />

osannato fino a quel momento. <strong>La</strong><br />

sua mancanza di impegno sociale,<br />

la sua studiata artificiosità che si<br />

contrapponeva alla spontaneità<br />

del blues e del rock, la mancanza<br />

assoluta di presupposti culturali,<br />

la rendevano troppo diversa.<br />

Peter Shapiro: “come tutte le<br />

sottoculture e i movimenti artistici,<br />

la <strong>disco</strong> aveva gettato da sola i<br />

semi della propria distruzione. <strong>La</strong><br />

<strong>disco</strong> conteneva in sé il germe<br />

della generazione seguente, che<br />

germogliò proprio dal suo interno.<br />

mentre negli stati uniti la <strong>disco</strong><br />

veniva ricoperta di pece e piume,<br />

presa e fatta a pezzi, in europa<br />

non morì mai davvero. non fu mai<br />

trascinata nel fango, il suo nome<br />

non fu mai nemmeno pronunciato<br />

invano. e’ anche innegabile che la<br />

<strong>disco</strong> ebbe uno sviluppo fiorente<br />

nelle mani dei produttori europei<br />

negli anni ’80, e in massimo grado<br />

in italia”.<br />

con il termine “dance music” si<br />

include tutta la musica, basta sia<br />

ballabile, comunemente identificata<br />

come “commerciale”. ma nelle<br />

charts, nelle vendite dei dischi, si<br />

ritrova spesso quella ricetta semplice<br />

della <strong>disco</strong> che privilegia la<br />

voce, l’armonia, il ritornello facile.<br />

anche il grande Bob sinclar, prima<br />

di arrivare al successo internazionale,<br />

ha dovuto cambiare diverse<br />

identità. Quando ha ripescato la<br />

<strong>disco</strong> music, è volato in cima alle<br />

classifiche. insomma la house si<br />

balla, ma la <strong>disco</strong> si vende ancora.<br />

Per questo ci sentiamo di affermare<br />

che “GOOD MUSIC NEVER<br />

DIES”.

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