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16. Pseudo Caroselli, La morte di Cleopatra, olio su ... - Palazzo Chigi

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<strong>Pseudo</strong>-<strong>Caroselli</strong><br />

(Roma, attivo c.a 1630/1650)<br />

<strong>La</strong> <strong>morte</strong> <strong>di</strong> <strong>Cleopatra</strong><br />

<strong>olio</strong> <strong>su</strong> tavola, cm. 75,7 x 71,5<br />

Inghilterra, collezione privata<br />

2<br />

Un nuovo capolavoro, <strong>La</strong> <strong>morte</strong> <strong>di</strong> <strong>Cleopatra</strong>, ci consente <strong>di</strong> tornare<br />

<strong>su</strong>lla questione della complessa personalità <strong>di</strong> Angelo <strong>Caroselli</strong><br />

(Roma 1585-1652) e del <strong>su</strong>o doppio, denominato <strong>Pseudo</strong> <strong>Caroselli</strong>.<br />

Angelo <strong>Caroselli</strong>: una novità a Cefalù<br />

In Angelo è imme<strong>di</strong>atamente evidente la <strong>su</strong>ggestione <strong>di</strong> Caravaggio,<br />

in una specializzazione dei temi <strong>di</strong> genere interpretati in chiave allegorica.<br />

A questa prima personalità vanno riferite opere che concordano,<br />

formalmente, con la Vanitas della Fondazione Longhi. 1<br />

In questo gruppo può certamente essere accolta l’ultima, in or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> tempo, da me riconosciuta, in Sicilia, dove pure è documentata la<br />

presenza del <strong>Caroselli</strong>. A Cefalù, dopo il passaggio in Duomo per la<br />

desiderata bene<strong>di</strong>zione del Pantocratore, non potevo mancare una<br />

visita al Museo Mandralisca e al <strong>su</strong>o bene più prezioso, l’insinuante<br />

e malizioso Ignoto che, più compiaciuto <strong>di</strong> sé e del <strong>su</strong>o potere della<br />

stessa Gioconda, sorride.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un capolavoro solitario in una selva <strong>di</strong> ignoti autori <strong>di</strong><br />

soggetti noti. E resta un ben identificato ignoto <strong>di</strong> autore noto, il primo<br />

dei pittori siciliani: Antonello da Messina. In questa orgogliosa<br />

solitu<strong>di</strong>ne l’Ignoto è da sempre la ragione fondamentale per visitare<br />

il museo del barone Mandralisca e ne è il principale promotore. Il<br />

Mandralisca lo scoprì e lo acquistò, ma se il <strong>su</strong>o nome ri<strong>su</strong>ona nel<br />

mondo lo si deve ad Antonello.<br />

Un quadro solo dà senso alla Fondazione, che pure, tra archeologia,<br />

oggetti <strong>di</strong> affezione e biblioteca, ha numerosi motivi <strong>di</strong> attrazione.<br />

Così, qualche tempo fa, il valoroso storico dell’arte e curatore delle<br />

collezioni, Vincenzo Abate in<strong>di</strong>viduò, tra gli anonimi, un altro pregevole<br />

<strong>di</strong>pinto, un San Giovanni Battista, riferibile al pittore fiorentino<br />

Giovanni Antonio Sogliani, da lui ritenuto, «per qualità e bellezza…»,<br />

il secondo capolavoro del museo. Si sbagliava. Nes<strong>su</strong>n dubbio<br />

<strong>su</strong>lla precisione dell’attribuzione, ma un altro <strong>di</strong>pinto, che esce oggi<br />

dall’anonimato, lo incalza, insi<strong>di</strong>andone la posizione.<br />

Ero stato alla Fondazione Mandralisca, la prima volta, 40 anni fa, e<br />

poi in altre due occasioni più recenti. Ma la forza <strong>di</strong> attrazione del<br />

noto Ignoto <strong>di</strong> Antonello, la fretta o la minor <strong>di</strong>sponibilità a guardare<br />

gli altri <strong>di</strong>pinti non mi avevano fatto osservare con la dovuta<br />

attenzione un’altra memorabile tavoletta, poco più grande del <strong>di</strong>pinto<br />

<strong>di</strong> Antonello. Si tratta <strong>di</strong> un <strong>olio</strong> <strong>su</strong> tavola <strong>di</strong> 29 x 39 centimetri (il<br />

capolavoro <strong>di</strong> Antonello è 31 x 24,5 cm) ed è registrato nel cartellino<br />

e in una riproduzione provvidenzialmente tradotta in cartolina come<br />

“Anonimo pittore olandese della prima metà del XVII sec., Melanconia”.<br />

Anche in relazione alla variante la datazione è approssimativamente<br />

azzeccata, il resto è sbagliato. Si tratta infatti <strong>di</strong> un’opera inequivocabile<br />

<strong>di</strong> Angelo <strong>Caroselli</strong> (anche nella variante, interna al <strong>su</strong>o corpus,<br />

dello <strong>Pseudo</strong> <strong>Caroselli</strong>), e il soggetto è, in tutta evidenza, una Vanitas.<br />

<strong>La</strong> donna, con un copricapo <strong>di</strong> velluto rosso, con una borchia d’oro,

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