Le orme fossili di Laetoli - Kataweb
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stanti, esso è sopravvissuto all'erosione<br />
pur essendo rimasto esposto in aree piuttosto<br />
estese. Là dove è eroso dagli agenti<br />
atmosferici, il tufo si spacca facilmente<br />
lungo i piani <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione degli strati, rivelando<br />
tutte le <strong>orme</strong> presenti sulla superficie<br />
dello strato esposto. A <strong>Laetoli</strong> sono<br />
state finora esaminate le <strong>orme</strong> in 16 siti; i<br />
siti esposti sono stati designati con le lettere<br />
dell'alfabeto inglese da A a P.<br />
più estesa fra le aree esposte è il Sito<br />
L A, che conserva tracce evidenti su<br />
un'area <strong>di</strong> circa 800 metri quadrati. Per<br />
pervenire a una stima della densità delle<br />
impronte, abbiamo contato il numero <strong>di</strong><br />
impronte su 17 metri quadrati del Sito A e<br />
20 metri quadrati del Sito D (che copre<br />
circa 113 metri quadrati). <strong>Le</strong> piccole impronte<br />
ovali <strong>di</strong> conigli (e forse <strong>di</strong> madocche)<br />
ammontavano a una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 21 per metro<br />
quadrato nel Sito A e <strong>di</strong> 30 per metro quadrato<br />
nel Sito D. Altre impronte, per lo più<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori, ammontavano a<br />
una me<strong>di</strong>a, rispettivamente, <strong>di</strong> 1,8 e 3,6 per<br />
metro quadrato nei due siti. Calcolando<br />
una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 23 <strong>orme</strong> <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni<br />
per metro quadrato, nel solo Sito A sarebbero<br />
conservate 18 400 impronte.<br />
Sono state identificate le impronte <strong>di</strong><br />
animali appartenenti a un totale <strong>di</strong> 17<br />
famiglie <strong>di</strong>verse. Questi animali rappresentano<br />
la maggior parte <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> cui<br />
sono stati trovati i resti <strong>fossili</strong> negli strati<br />
<strong>di</strong> <strong>Laetoli</strong>. La <strong>di</strong>stribuzione verticale delle<br />
impronte negli strati si accorda con l'ipotesi<br />
che esse siano state formate nel periodo<br />
<strong>di</strong> transizione fra la stagione secca e<br />
quella delle piogge. Perciò le impronte<br />
presenti nell'unità inferiore sono principalmente<br />
quelle <strong>di</strong> conigli, <strong>di</strong> galline faraone,<br />
<strong>di</strong> rinoceronti e <strong>di</strong> altri animali che<br />
vivono nelle savane erbose durante la stagione<br />
secca. <strong>Le</strong> impronte nell'unità superiore<br />
comprendono invece quelle degli<br />
abitatori della stagione umida: proboscidati,<br />
cavalli, babbuini e omini<strong>di</strong>. Nessuna<br />
loro impronta si trova nell'unità inferiore.<br />
Anche le impronte <strong>di</strong> antilopi <strong>di</strong> taglia<br />
maggiore sono più comuni nell'unità superiore<br />
che in quella inferiore. Esse documentano<br />
con ogni probabilità le migrazioni<br />
delle stagioni umide tipiche della<br />
savana dell'Africa Orientale. <strong>Le</strong> tracce<br />
seguono le piste preesistenti e in<strong>di</strong>cano<br />
una normale andatura <strong>di</strong> trasferimento.<br />
Da ciò possiamo concludere che le piogge<br />
<strong>di</strong> ceneri del vulcano Sa<strong>di</strong>man non furono<br />
così abbondanti da mo<strong>di</strong>ficare il normale<br />
itinerario delle migrazioni stagionali.<br />
<strong>Le</strong> cinque <strong>orme</strong> lasciate probabilmente<br />
da omini<strong>di</strong>, scoperte nel 1977, si trovano<br />
nel Sito A. <strong>Le</strong> due sequenze parallele <strong>di</strong><br />
<strong>orme</strong> <strong>di</strong> omini<strong>di</strong> scoperte nel 1978 si trovano<br />
nel Sito G. <strong>Le</strong> due sequenze, <strong>di</strong>stanziate<br />
fra loro <strong>di</strong> circa 25 centimetri, sono state<br />
riportate in luce su una lunghezza <strong>di</strong> 25<br />
metri. <strong>Le</strong> <strong>orme</strong> più nitide sono profonde da<br />
La grande depressione circolare, poco profonda, in quest'esposizione dell'unità superiore n. 1, un<br />
orizzonte proprio della stagione umida, è un'orma <strong>di</strong> elefante. Nella grande sono visibili altre<br />
impronte, probabilmente <strong>di</strong> animali <strong>di</strong> piccola taglia. La scala graduata è lunga 20 centimetri.<br />
uno a 3 centimetri e hanno margini netti.<br />
Esse rivelano il tallone arrotondato, l'arco<br />
ben pronunciato e l'alluce rivolto in avanti<br />
tipici del piede umano. Una serie <strong>di</strong> <strong>orme</strong> fu<br />
prodotta da un solo in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> piccola<br />
statura; l'altra è composita: le <strong>orme</strong> originarie<br />
furono lasciate da un in<strong>di</strong>viduo piuttosto<br />
grande e, sulla prima serie <strong>di</strong> impronte,<br />
se ne sovrappone una seconda lasciata<br />
da un in<strong>di</strong>viduo più piccolo che camminava<br />
ponendo il piede sulle <strong>orme</strong> originarie.<br />
<strong>Le</strong> <strong>orme</strong> <strong>di</strong> omini<strong>di</strong> ci consentono <strong>di</strong><br />
concludere che 3,5 milioni <strong>di</strong> anni or sono<br />
questi precursori africani dell'uomo antico<br />
avevano già un'andatura bipede pienamente<br />
eretta. In tale periodo gli omini<strong>di</strong><br />
africani erano ancora piccoli, rispetto<br />
alla me<strong>di</strong>a degli uomini posteriori, sia per<br />
statura sia per volume cerebrale. Supponendo<br />
che, come nelle popolazioni umane<br />
moderne, la lunghezza dei pie<strong>di</strong> degli<br />
omini<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Laetoli</strong> fosse press'a poco pari<br />
al 15 per cento della loro statura, il più<br />
piccolo dei tre che lasciarono le loro <strong>orme</strong><br />
nel sito G doveva essere alto 120 centimetri,<br />
mentre la statura del secondo doveva<br />
essere <strong>di</strong> circa 140 centimetri. La lunghezza<br />
delle <strong>orme</strong> lasciate dal terzo orninide,<br />
il più alto, non può essere misurata<br />
perché sono in parte cancellate da quelle<br />
del secondo in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> statura.<br />
T a precoce comparsa della stazione eretta<br />
nel corso dell'evoluzione dell'uomo<br />
riveste una grande importanza. Essa<br />
infatti rese libere le mani sia per il trasporto<br />
sia per la produzione e l'uso <strong>di</strong> utensili.<br />
Nonostante le accurate ricerche, negli<br />
strati <strong>di</strong> <strong>Laetoli</strong> non sono stati rinvenuti<br />
utensili litici. Pare perciò probabile che gli<br />
omini<strong>di</strong> che lasciarono le loro tracce nel<br />
Tufo delle Orme non fossero ancora pervenuti<br />
alla fase della fabbricazione <strong>di</strong><br />
utensili <strong>di</strong> pietra. Rimane comunque il<br />
fatto che la stazione eretta consentì loro<br />
un uso continuo del primo fra tutti gli •<br />
utensili dei primati: le mani libere.<br />
<strong>Le</strong> <strong>orme</strong> <strong>di</strong> animali non omini<strong>di</strong> conservate<br />
nel Tufo delle Orme presentano<br />
una vasta gamma <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Fra le più<br />
gran<strong>di</strong> sono quelle <strong>di</strong> elefanti, <strong>di</strong>noteri,<br />
giraffe e rinoceronti. Fra le più piccole,<br />
quelle <strong>di</strong> un piccolo felino, conigli, galline,<br />
faraone, francolini (uccelli <strong>di</strong> taglia un<br />
po' minore della gallina faraona) e un<br />
insetto (forse uno scarabeo stercorario).<br />
Tanto la produzione quanto la conservazione<br />
<strong>di</strong> <strong>orme</strong> <strong>fossili</strong> richiedono un insieme<br />
<strong>di</strong> circostanze piuttosto particolare. Innanzitutto<br />
il terreno dev'essere abbastanza soffice<br />
e dotato <strong>di</strong> una coesione sufficiente a<br />
conservare impronte chiare. In secondo<br />
luogo le impronte devono venire sepolte<br />
prima che processi <strong>di</strong> degradamento come<br />
l'erosione possano mo<strong>di</strong>ficarle o cancellarle.<br />
Infine, il materiale che le ricopre deve in<br />
seguito potersi separare in modo netto dalla<br />
superficie su cui si trovano le impronte. La<br />
maggior parte delle impronte <strong>fossili</strong> ben<br />
conservate furono lasciate in se<strong>di</strong>menti<br />
fangosi che, asciugando, si indurirono e<br />
furono poi ricoperte da sabbia o fango. La<br />
cenere vulcanica del Tufo delle Orme era<br />
invece del tutto <strong>di</strong>versa; essa aveva la struttura<br />
<strong>di</strong> granelli <strong>di</strong> sabbia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni da<br />
In questa parte del tufo esposto sono visibili alcune <strong>orme</strong>: a sinistra<br />
In basso appaiono le <strong>orme</strong> <strong>di</strong> un uccello; a sinistra e a destra, in alto,<br />
fini a me<strong>di</strong>e. Per la conservazione delle<br />
impronte, questo tipo <strong>di</strong> superficie è estremamente<br />
insolito.<br />
La natura delle <strong>orme</strong> prodotte in una<br />
sabbia non consolidata <strong>di</strong>pende in buona<br />
parte dal suo grado <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. La sabbia<br />
asciutta, incoerente, conserverà abbastanza<br />
bene le tracce <strong>di</strong> animali piccoli,<br />
ma non conserverà in modo chiaro le<br />
<strong>orme</strong> profonde <strong>di</strong> animali <strong>di</strong> grossa taglia<br />
perché le ripide pareti laterali delle impronte<br />
franeranno verso l'interno. La<br />
sabbia bagnata conserverà le impronte <strong>di</strong><br />
animali <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ma non le<br />
tracce <strong>di</strong> piccoli animali. Per conservare<br />
entrambi i tipi <strong>di</strong> tracce, la sabbia dev'essere<br />
solo leggermente umida.<br />
La nitidezza delle tracce <strong>di</strong> piccoli animali<br />
nel Tufo delle Orme <strong>di</strong>mostra che,<br />
quando furono lasciate, la cenere era soffice.<br />
Al tempo stesso i margini verticali<br />
molto netti <strong>di</strong> alcune impronte <strong>di</strong> grossi<br />
animali <strong>di</strong>mostrano che la cenere aveva<br />
una buona coesione. (Alcune delle impronte<br />
più gran<strong>di</strong> hanno i bor<strong>di</strong> lievemente<br />
inclinati verso l'interno, la cenere doveva<br />
avere quin<strong>di</strong> un minor grado <strong>di</strong> compattezza).<br />
La maggior parte delle impronte<br />
più gran<strong>di</strong> hanno anche un bordo rialzato,<br />
prodotto dalla pressione laterale<br />
esercitata dalla zampa. Alcuni centimetri<br />
più sotto gli strati <strong>di</strong> cenere dovevano essere<br />
già soli<strong>di</strong>, perché le <strong>orme</strong> più gran<strong>di</strong>,<br />
quelle dei rinoceronti e dei proboscidati,<br />
hanno una profon<strong>di</strong>tà che in genere non<br />
supera i cinque centimetri.<br />
E <strong>di</strong>fficile immaginare che quando le<br />
varie impronte furono prodotte tutt'e<br />
<strong>di</strong>eci gli strati <strong>di</strong> cenere che ne hanno<br />
conservato le tracce fossero umi<strong>di</strong> al punto<br />
giusto. Ma ciò sarebbe stato strettamente<br />
necessario? La risposta è: no. Esattamente<br />
come, mescolando cenere <strong>di</strong> legna<br />
o cemento portland con sabbia asciutta,<br />
si conferisce alla sabbia maggiore coesione,<br />
così la carbonatite potrebbe aver<br />
aumentato la coesione della cenere vulcanica,<br />
fornendo una matrice a grana fine<br />
alle particelle <strong>di</strong> cenere. Se la carbonatite<br />
fosse stata inizialmente a grana fine, sarebbe<br />
stata <strong>di</strong>sponibile una matrice primaria<br />
idonea proprio al momento della<br />
deposizione, e la successiva reazione della<br />
carbonatite con acqua avrebbe fornito<br />
una matrice secondaria ancora più fine <strong>di</strong><br />
carbonato <strong>di</strong> calcio precipitato. Nel frattempo,<br />
a meno che il carbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong>sciolto dalla carbonatite non fosse stato<br />
completamente <strong>di</strong>lavato dalla pioggia, all'evaporare<br />
dell'acqua si sarebbe cristallizzato<br />
in trona, cementando leggermente<br />
lo strato superficiale <strong>di</strong> cenere e fissando<br />
le impronte finché non fossero state sepolte<br />
dalla pioggia <strong>di</strong> cenere.<br />
Nelle successive migliaia <strong>di</strong> anni gli<br />
strati <strong>di</strong> cenere del Tufo delle Orme furono<br />
mo<strong>di</strong>ficati da una serie <strong>di</strong> processi.<br />
Innanzitutto la reazione della carbonatite<br />
con acqua produsse un'abbondanza <strong>di</strong><br />
calcite che, nelle prime fasi, deve avere<br />
debolmente cementato gli strati <strong>di</strong> cenere<br />
e deve aver sostituito nella cenere lo sterco<br />
e il materiale vegetale. Durante questa<br />
fase insetti e altri animali scavavano nella<br />
cenere. Per l'azione sui tufi degli agenti<br />
atmosferici, cenere e melilite furono trasformate<br />
in argilla <strong>di</strong> montmorillonite e il<br />
minerale <strong>di</strong> silicato <strong>di</strong> alluminio phillipsi-<br />
quelle <strong>di</strong> un animale <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, forse un coniglio o una madocca.<br />
Vicino al centro, un'impronta <strong>di</strong> zampa posteriore <strong>di</strong> babbuino.<br />
te, depositato localmente, funzionò come<br />
agente cementante aggiuntivo. Successivamente<br />
la calcite riempì quasi tutti i pori<br />
restanti, trasformando gli strati <strong>di</strong> cenere<br />
in una roccia dura ben cementata; si depositò<br />
anche fra alcuni strati <strong>di</strong> cenere<br />
sotto forma <strong>di</strong> fogli sottili, <strong>di</strong>scontinui, <strong>di</strong><br />
calcare. Tale calcare rivestì, nel Sito G,<br />
molte delle impronte <strong>di</strong> omini<strong>di</strong> facilitandone<br />
lo scavo senza correre il rischio <strong>di</strong><br />
alterarle.<br />
n sintesi, il Tufo delle Orme fu il pro-<br />
I dotto <strong>di</strong> una combinazione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />
estremamente insolita. Press'a poco<br />
3,5 milioni <strong>di</strong> anni or sono l'area <strong>di</strong> <strong>Laetoli</strong><br />
ospitava un'abbondante e <strong>di</strong>fferenziata<br />
popolazione animale. <strong>Le</strong> piogge <strong>di</strong> cenere<br />
vulcanica che caddero su quest'area non<br />
furono abbastanza copiose da indurre gli<br />
animali ad andarsene. L'eccellente definizione<br />
<strong>di</strong> una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> impronte, <strong>orme</strong><br />
e tracce prodotte nella cenere fresca fu il<br />
risultato della mescolanza <strong>di</strong> carbonatite,<br />
un materiale igneo non comune, con le<br />
particelle più tipiche della polvere vulcanica;<br />
gli strati <strong>di</strong> cenere che recavano impronte<br />
furono poi sepolti a intervalli ravvicinati<br />
da nuove piogge <strong>di</strong> cenere. Infine una pioggia<br />
<strong>di</strong> cenere particolarmente abbondante<br />
seppellì il Tufo delle Orme proteggendolo<br />
dall'erosione e gli strati contenenti le impronte<br />
furono cementati e <strong>di</strong>vennero dura<br />
roccia. Quando. recentemente, l'azione degli<br />
agenti atmosferici ha spaccato gli strati <strong>di</strong><br />
tufo lungo i loro piani <strong>di</strong> stratificazione, una<br />
finestra, si può <strong>di</strong>re unica, si è aperta sul<br />
mondo degli antichi omini<strong>di</strong> e degli animali<br />
che ne con<strong>di</strong>videvano l'habitat.<br />
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