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Valdagno e la "Città sociale" - GIORGIO ROVERATO

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Anzi, se si tiene a mente <strong>la</strong> vicenda del PRG, essa rappresentò il<br />

motore del<strong>la</strong> modernizzazione cittadina.<br />

Certo, <strong>la</strong> utopia conservatrice di Marzotto che mirava ad un<br />

appianamento del conflitto sociale attraverso una redistribuzione<br />

del<strong>la</strong> ricchezza per mano dell’imprenditore, e cioè per mano sua, fa<br />

parte integrante del paternalismo. E, tuttavia, nel<strong>la</strong> progettazione<br />

del<strong>la</strong> <strong>Valdagno</strong> nuova e nelle provvidenze che rovesciò su di essa,<br />

e sul<strong>la</strong> città tutta, tale concezione si andò non di poco sfumandosi.<br />

Se da un <strong>la</strong>to l’entità, <strong>la</strong> qualità e l’estensione dei benefici e dei<br />

servizi diede vita ad un moderno welfare aziendale, ancorché non<br />

contrattato ma e<strong>la</strong>rgito (ma al<strong>la</strong> fine per lui e per l’azienda<br />

vinco<strong>la</strong>nte), dall’altro Marzotto fece politica concreta, realizzò<br />

amministrazione “a surroga”, piegò ad un disegno alto le scelte<br />

dell’ente locale: divenendo, di fatto, un costruttore sociale ed un<br />

modernizzatore.<br />

La “<strong>Città</strong> sociale”, da semplice sfizio megalomane<br />

dell’imprenditore, va pertanto letta come un elemento, fra i tanti,<br />

del<strong>la</strong> modernizzazione italiana.

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