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12. Ludovico Stern, Giuditta e Oloferne, olio su tela ... - Palazzo Chigi

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Fig. 3. <strong>Ludovico</strong> <strong>Stern</strong>, Vaso con fiori, frutti<br />

e canarino (1757). Melbourne Hall, collezione<br />

marchese di Lothian<br />

Fig. 4. <strong>Ludovico</strong> <strong>Stern</strong>, Vaso d’argento con<br />

fiori (1757). Melbourne Hall, collezione<br />

marchese di Lothian<br />

Fig. 5. <strong>Ludovico</strong> <strong>Stern</strong>, Vaso di pietra a rilievi<br />

con fiori (1750). Londra, Christie’s, 2011<br />

4<br />

Il dipinto ha un precedente nel piccolo rame di Monaco di Baviera,<br />

Staatliche Museen (cm. 22 x 17), firmato e datato <strong>su</strong>l retro “Lodovicus<br />

<strong>Stern</strong> pinxit 1750” (fig. 1), che propone una composizione simile,<br />

ma con sostanziali varianti: dalla figura più prosperosa e giunonica<br />

di <strong>Giuditta</strong> con la fronte cinta da un diadema e la spada ancora<br />

sollevata, alla testa di <strong>Oloferne</strong> con gli occhi strabuzzati di sbieco;<br />

diversa è anche la posa dell’ancella, più giovane rispetto alla più<br />

attempata governante della versione inglese. 2<br />

La famiglia <strong>Stern</strong><br />

Gli <strong>Stern</strong> sono stati un’importante dinastia di artisti e architetti<br />

romani di origine germanica, insediatisi a Roma attorno al 1700 con<br />

il pittore bavarese Ignazio (Mariahilf 1680 – Roma 1748) ed attivi<br />

per cinque generazioni, fino al secolo scorso. 3<br />

Ignazio, figlio di un pittore tedesco che portava il <strong>su</strong>o stesso nome,<br />

fu abile nella pittura di storia e di natura morta, sviluppando uno<br />

stile originale che combina la cultura del rococò austriaco e il classicismo<br />

della scuola emiliana - essendo entrato circa ventenne nella<br />

bottega di Carlo Cignani a Bologna -, con le <strong>su</strong>ggestioni del barocchetto<br />

arcadico romano. L’originalità della produzione dello <strong>Stern</strong>,<br />

caratterizzata da particolare grazia e dolcezza espressiva, impone la<br />

necessità di una <strong>su</strong>a più adeguata valutazione nel contesto della pittura<br />

romana del ‘700. Singolarmente rispetto alla specializzazione<br />

della scuola romana, Ignazio realizzava in proprio figure e fiori, in<br />

una modalità operativa assorbita dal figlio <strong>Ludovico</strong>, che proseguì<br />

con <strong>su</strong>ccesso l’opera paterna.<br />

Un <strong>su</strong>o pregevole inedito dipinto raffigurante la Castità che fustiga<br />

Amore, emblematico di una cultura composita e onnivora, vicino<br />

all’analogo tema dipinto da Francesco Mancini (Roma, <strong>Palazzo</strong> del<br />

Quirinale), è a Roma presso l’Istituto Svizzero (fig. 2). Le due composizioni<br />

derivano non ca<strong>su</strong>almente da un perduto dipinto di<br />

Cignani, una cui copia è transitata <strong>su</strong>l mercato antiquario bolognese<br />

e milanese nel 1993, come segnalava Laura Laureati. 4<br />

Ignazio ebbe, oltre a <strong>Ludovico</strong>, un altro figlio chiamato ancora<br />

Ignazio (†1775), che fu fiorista e ritrattista; delle due figlie, Veronica<br />

(1717-1801) fu miniaturista e accademica di San Luca, mentre<br />

Maddalena (1707) sposò il pittore francese Claude Vernet e fu<br />

nonna del celebre Horace Vernet.<br />

<strong>Ludovico</strong> <strong>Stern</strong> nacque a Roma il 5 ottobre 1709 da Ignazio e Elena<br />

Clum. La <strong>su</strong>a formazione, iniziata nella bottega del padre, anche<br />

durante il trasferimento a Forlì dal 1713 per un decennio, proseguì<br />

presso l’Accademia di Parma e l’Accademia di San Luca a Roma. Il<br />

1 luglio 1731 sposò Agnese Anselmi, che gli diede ben dieci figli,<br />

come ha dimostrato Alessia Sirovich (2000-2001). Nel 1741 fu<br />

accolto nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, di cui fu<br />

reggente dal 1755 al 1756, mentre nel 1756 entrò come accademico

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