programma dettagliato 1° tappa - Amici Parco del Ticino
programma dettagliato 1° tappa - Amici Parco del Ticino
programma dettagliato 1° tappa - Amici Parco del Ticino
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
GRAN TOUR 2013 IN MTB<br />
DALLA BIOREGIONE DEL TICINO AL MARE<br />
Domenica 12 Maggio<br />
<strong>1°</strong> TAPPA : DALLA ROCCA DI ARONA A TURBIGO<br />
( Lunghezza Km 55 - Treno + Bici )<br />
Domenica 12 Maggio prima <strong>tappa</strong> - alla<br />
portata di tutti - <strong>del</strong> Gran Tour 2013 in MTB<br />
dalla Bioregione <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> al Mare. Sarà<br />
l’occasione per presentare un nuovo<br />
itinerario ciclabile che dalla Rocca di Arona<br />
collegherà i paesi <strong>del</strong> Basso Vergante al<br />
<strong>Parco</strong> dei Lagoni, alla Riserva <strong>del</strong> Bosco<br />
Solivo ed al <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, consentendo la<br />
scoperta di luoghi di grande fascino storico<br />
e paesaggisticio. Il percorso ha uno sviluppo<br />
di 55 km con sosta per il pranzo, a base di<br />
prodotti tipici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, presso il<br />
centro parco Tenuta Casone Montelame a<br />
Pombia.<br />
PROGRAMMA<br />
Ore 8,15 Ritrovo a Turbigo Stazione FNM<br />
Ore 8,25<br />
( TRENO PER ARONA VIA BUSTO ) Partenza treno per Busto Arsizio ( Arrivo ore 8,43 ) –<br />
Trasferimento in bici alla Stazione FS – 9,25 Treno per Arona – 10,07 Arrivo ad Arona<br />
Ore 8,34<br />
( TRENO PER ARONA VIA NOVARA ) Partenza treno per Novara ( Arrivo ore 8,52 ) –<br />
Trasferimento in bici alla Stazione FS – 9,13 Treno per Arona – 9,52 Arrivo ad Arona<br />
Ore 10,10 Ritrovo per tutti alla Stazione FS di Arona<br />
Ore 10,20 Salita alla Rocca Borromea e visita guidata<br />
Partenza per Paruzzaro ( visita alla Chiesa di San Marcello ), Borgoagnello ( Gattico (<br />
Ore 11,00 visita alla chiesa di San Martino ) – Cascina Muggiano - Comignago ( visita <strong>Parco</strong> dei<br />
Lagoni e Riserva Bosco Solivo ) – Borgoticino – Varallo Pombia<br />
Ore 13,30<br />
Arrivo al centro parco Tenuta Casone Montelame a Pombia ( sosta per il pranzo e visita<br />
alla tenuta )<br />
Partenza per Turbigo lungo la pista ciclabile <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> Piemontese fino al<br />
Ore 14,30 Ponte di Oleggio poi passaggio sulla sponda lombarda fino a Turbigo seguendo l’antico<br />
Naviglio Grande<br />
Ore 17,00 Arrivo a Turbigo – Stazione FNM<br />
INFO E ISCRIZIONI<br />
( entro venerdì 10 Maggio ) via e-mail a info@amiciparcoticino.it oppure 335\6825354 (<br />
Roberto ) - 348\3615874 ( Alberto ) – 349\3628298 ( Piero ).<br />
QUOTA ISCRIZIONE Euro 15 ( assistenza percorso + visite guidate + rinfresco - treno escluso )<br />
La manifestazione è organizzata dagli <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con il patrocinio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e <strong>del</strong> Lago Maggiore<br />
Piemontese e <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> Lombardo, <strong>del</strong>l’ ATL Novara e <strong>del</strong> Distretto Turistico dei Laghi.
I LUOGHI DI INTERESSE :<br />
1 – ARONA: LA ROCCA BORROMEA I resti <strong>del</strong>la Rocca di Arona si trovano su uno sperone roccioso di<br />
dolomia alto più di 100 metri, da cui si po’ godere di una straordinaria vista sulla città di Arona ed il Lago Maggiore. La<br />
presenza umana è segnalata già nel Neolitico ( V millennio a.C. ) e poi nell’ Età <strong>del</strong> Bronzo ed in epoca romana ( i relativi<br />
reperti sono tutti conservati al Museo Archeologico di Arona ). La prima fortezza fu costruita probabilmente nell’ultimo periodo<br />
<strong>del</strong>l’impero romano o con l’arrivo dei Longobardi: dall’alto <strong>del</strong>la rocca si poteva infatti controllare e difendere tutti i traffici<br />
militari e commerciali che si svolgevano sul bacino lacustre. La Rocca è poi passata nei secoli successivi nelle mani di celebri<br />
proprietari: gli arcivescovi di Milano ( XI-XII secolo ), i Torriani e i Visconti ( XII-XIV secolo ) e da questi ai Borromeo, loro<br />
feudatari, che ampliarono la fortificazione collegandola al Borgo di Arona con le mura e verso il lago attraverso una galleria<br />
scavata nella roccia che conduceva al porto militare ( dove oggi si trova la Nautica ). Qui – nella “Camera dei tre Laghi” (<br />
cosiddetta perché la sua forma trapezoidale con tre finestre permetteva di godere altrettante viste sul lago ) - nacque il 2<br />
ottobre 1538 San Carlo Borromeo. Tutto si interruppe tra il 1800 ed il 1801 quando Napoleone decise la sua distruzione<br />
totale, perché poteva offrire al nemico una postazione strategica per ostacolare il transito <strong>del</strong>le truppe verso la Francia ( la<br />
strada <strong>del</strong> Sempione fu realizzata dal’imperatore nel 1805 ). Nel 1970 la famiglia Borromeo ha concesso al Comune di Arona<br />
l’utilizzo <strong>del</strong>la Rocca come parco pubblico. La Rocca è poi rimasta chiusa per una decina d’anni fino alla sua riapertura nel<br />
settembre 2011, dopo importanti lavori di sistemazione e messa in sicurezza. Il <strong>Parco</strong> è ora dotato di un punto di ristoro e di<br />
una sala espositiva che ne racconta la storia. Un bel sentiero pedonale mette in collegamento la Rocca con il centro di Arona<br />
(incrocio Via Cantoni|SS 33 <strong>del</strong> Sempione – Via Federico Borromeo - Piazza Cantoni ). Per maggiori info sugli orari di<br />
apertura: www.parcoroccaarona.com<br />
2 – PARUZZARO: LA CHIESA DI SAN MARCELLO Si trova all’interno <strong>del</strong> cimitero di Paruzzaro,<br />
in posizione elevata e discosta rispetto al centro <strong>del</strong> paese da cui dista circa 1 km. È un edificio romanico, a navata semplice<br />
con facciata a capanna e abside semicircolare. Accanto alla chiesa vi è il l’alto campanile di pura scuola comasca ( x sec ): da<br />
notare il motivo degi archetti pensili che lo decora. Le pareti all’interno <strong>del</strong>la chiesa sono ricoperte da uno straordinario<br />
complesso di affreschi risalenti al XV e XVI secolo, che documentano al meglio l’operato <strong>del</strong>le botteghe attive all’epoca nel<br />
vercellese e nel novarese. Recenti restauri hanno restituito agli affreschi un’ottima leggibilità. Di particolare pregio la<br />
Madonna <strong>del</strong> Latte tra San Rocco e San Grato eseguita nel 1488 da Giovanni Antonio Merli. Da notare pure gli affreschi che<br />
coprono il catino absidale e l’ordine inferiore <strong>del</strong>la parete sud, probabilmente eseguiti tra il 1514 e il 1524, attribuiti a<br />
Sperindio Cagnola. Gli affreschi che occupano la parte superiore <strong>del</strong>la parete sud e raffigurano gli avvenimenti <strong>del</strong>la Passione<br />
di Cristo, risalgono, invece, alla seconda metà <strong>del</strong> ‘400. Lungo la strada che porta dal cimitero scende verso Paruzzaro si<br />
snodano le cappelle <strong>del</strong>la Via Crucis.<br />
3 – PARUZZARO: I RUDERI DEL CASTELLO DI BORGO AGNELLO Dell’antico borgo<br />
medioevale rimangono solo due porte in muratura con conci lavorati a scalpello e ciottoli di fiume disposti a spina di pasce:<br />
una si trova a sud <strong>del</strong>la SS142, verso Gattico, e l’altra a nord, verso Paruzzaro ( frazione San Grato ). Secondo recenti studi<br />
la località venne fondata nel 1237 dal Podestà di Novara Zuchono de Agnello, in un’epoca in cui la città si contendeva le terre<br />
circostanti con i Conti di Biandrate, i Da Castello ed il Capitolo di San Giulio. Il borgo a pianta quadrata, era diviso<br />
regolarmente in quattro quartieri, protetto da terrapieni sormontati da palizzata e dotato di quattro torri con porta in<br />
muratura. Venne completamente smantellato nel 1358 da Galeazzo II Visconti e da allora mai più ricostruito.<br />
4 – GATTICO: LA CHIESA SAN MARTINO Rappresenta uno dei più mirabili esempi di romanico <strong>del</strong>le<br />
colline <strong>del</strong> novarese. La chiesa, oggetto di recenti restauri, è, da tre secoli, priva <strong>del</strong> tetto e <strong>del</strong> pavimento: ed è forse anche a<br />
questo che si deve il suo grande fascino. La pianta è divisa in tre navate con absidi semicircolari dotate di finestrelle a feritoia<br />
con strombatura, mentre in alto ai lati si notano archetti pensili ricavati con lo scalpello. Davanti all'ingresso spicca invece un<br />
enorme masso squadrato che, per il profondo scavo nel mezzo, viene indicato come antica fonte battesimale. La scelta dei<br />
conti Da Castello di Gattico di costruire (1125 - 1150) la chiesa di San Martino, capo <strong>del</strong>la pieve, lontano dal loro castello e'<br />
dovuta alla sacralita' <strong>del</strong> luogo. La tradizione segnala un preesistente tempio a Mercurio e il trafugamento di una statua<br />
bronzea <strong>del</strong> dio. Non ci sono pero' prove concrete, mentre diversi indizi d'eta' romana confermano intorno alla chiesa un'area<br />
abitativa di quell'epoca, forse la villa rustica di un ricco possessore romano battezzato, con annesso primo oratorio cristiano.<br />
Andata in rovina la villa, sarebbe sopravvissuta solo la chiesa.<br />
5 – GATTICO: LA CASCINA MUGGIANO Per la sua ampiezza e possenza, è una <strong>del</strong>le cascine più<br />
spettacolari di tutto il novarese: spiccano la palazzina padronale <strong>del</strong> '400 - '500 e la chiesa <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong>la Neve (inizi <strong>del</strong><br />
'700). All'interno c'e' un bell'altare in stucco dipinto, datato 1743. Vanta una storia antichissima, come testimoniato dai<br />
reperti archeologici rinvenuti nei campi circostanti, risalenti all’ Età <strong>del</strong> Bronzo e soprattutto all’ epoca romana ( I – III secolo<br />
d.C. ). In particolare va ricordata la lapide che in quell'epoca i sei figli di Domizia Aucta posero alla madre, Liberta di Lucio<br />
Domizio. Era evidentemente la famiglia di questa liberta che coltivava le terre di Domizio. Dal fundus domitianus proverrebbe<br />
il nome Mizzano, poi Muggiano. Appena a valle i ruderi <strong>del</strong>la cappella di S. Maria <strong>del</strong> Muggiano (X secolo, con resti di affresco<br />
mariano degli inizi <strong>del</strong> '400) fiancheggiano una millenaria strada che attraverso il <strong>Parco</strong> dei Lagoni collegava Mercurago con<br />
Gattico, passando davanti alla sepoltura di Domizia Aucta.<br />
6 – LA VALLE DEL RESE ED I SUOI MULINI: Tra Oleggio Castello e Comignago si estende una<br />
vasta e fertile valle attraversata dal torrente Rese. Lungo il corso <strong>del</strong> torrente sono presenti i resti di quattro mulini: il Mulino<br />
<strong>del</strong> Croso, il Mulino <strong>del</strong> Vaglio, il Molinetto e il Molino Antico o Molinazzo. Fatta eccezione per le macine in pietra, ciascuno di<br />
essi possedeva in origine un impianto costruito interamente in legno, dai canaletti che convogliavano l'acqua alle ruote che<br />
azionavano il sistema. Ogni mulino aveva tre ruote; una ruota serviva per macinare il miglio e il granoturco, un'altra era
utilizzata per la segale e il frumento e la terza veniva invece impiegata per azionare un meccanismo di pistoni che andavano a<br />
rimuovere la scorza <strong>del</strong> risone. La presenza di numerosi mulini nella zona, da sempre il mezzo più economico e meno faticoso<br />
per ottenere la farina, fu causa di varie contese e guerre locali. Oggi i mulini, ristrutturati ad arte, sono adibiti ad abitazione<br />
ma in alcuni di essi è ancora possibile ammirare le attrezzature e gli strumenti utilizzati un tempo dagli agricoltori <strong>del</strong> paese.<br />
7 - RISERVA NATURALE DEL BOSCO SOLIVO : Istituita nel 2006, la Riserva Naturale <strong>del</strong> Bosco<br />
Solivo ha una superficie complessiva di circa 334 ettari. Il suo territorio è quasi totalmente interessato dai depositi morenici,<br />
composti da ciottoli e sabbie, <strong>del</strong>la lingua glaciale che fino a più di 10.000 anni fa ha mo<strong>del</strong>lato l’anfiteatro <strong>del</strong> Verbano<br />
(periodo wurmiano): ne risulta un paesaggio per lo più dolcemente ondulato. La massima elevazione è il “Motto Solivo” (m<br />
377), con un belvedere e resti di trincee scavate nel 1945. La parte centrale <strong>del</strong>la riserva è, invece, attraversata dalla strada<br />
sterrata Borgo <strong>Ticino</strong>-Veruno e dal fosso Orgoglia. Di rara bellezza, la fascia di bosco che si estende intorno alle 5 strade. La<br />
riserva è attraversata da numerosi sentieri, ma manca, per il momento, di una segnaletica specifica.<br />
8 – PREA GUZZA ( o Preia Guzzana ): E’ un grande masso erratico in serpentino verde, trasportato qui dai ghiacciai<br />
<strong>del</strong> periodo wurmiano. Vanta una tradizione magica legata alla fecondità: sulla roccia si intravedono, infatti, tracce di un<br />
probabile scivolo, elemento comune di una ritualità diffusa in tutta Europa per millenni.<br />
9 – VARALLO POMBIA: Meritano una visita il Santuario <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Rosario, più noto come Madonna<br />
<strong>del</strong>la Cintura, nei pressi el cimitero, e la parrocchiale dedicata ai Santi Vincenzo ed Anastasio, che pur rimaneggiata nel XVI e<br />
XVII secolo in stile barocco, conserva ancora importanti elementi <strong>del</strong>la sua origine romanica ( XI secolo ) nella facciata a<br />
capanna suddivisa in lesene ed ingentilita da archetti pensili, nel campanile ed in alcuni tratti di muratura a spina di pesce.<br />
10 – POMBIA: LA TENUTA CASONE - MONTELAME La tenuta ha una supeficie di 210 ettari ed<br />
è <strong>del</strong>imitata su tre lati dal fiume che qui descrive una grande ansa con una collina al centro ( il motto di Montelame ). E’ stata<br />
acquistata dalal Regione Piemonte nel 2002 da un’asta fallimentare. Vi si può accedere solo a piedi o in bici. Compredne una<br />
vasta zona agricola con prati e recinti per cavalli, boschi, brughiere e tre grandi edifici ristrutturati negli anni ’90: la Cascina<br />
Montelame, dotata di stalle e di un grande galoppatoio coperto, la Cascina Casone ed il vicino Mulino <strong>del</strong>l’Adorata, che<br />
sfruttava le acque <strong>del</strong>la Roggia Simonetta.<br />
11 – OLEGGIO: LA STRADA DEI MULINI Nel territorio di Oleggio sono presenti lungo la Roggia<br />
Molinara gli edifici di quattro mulini. E’ possibile visitarli percorrendo la “Strada dei Mulini”. Per primo si incontra il Mulino di<br />
Marano, risalente al XV sec.: l’edificio è divenuto di proprietà <strong>del</strong> parco che ha avviato un progetto di restauro per farne uno<br />
spazio museale ed un centro visitatori. Il suo salto è stato utilizzato tra il 1897 ed il 1930 per fornire energia elettrica allo<br />
stabilimento tessile Gagliardi di Oleggio. Il progetto di ristrutturazione prevede la realizzazione di una nuova centralina con<br />
una potenzialità di 700.000 kWh annui. Il Mulino <strong>del</strong>la Resiga, citato per la prima volta dai documenti storici nel 1499, deve il<br />
suo nome al fatto che, con l’avvento <strong>del</strong>l’industrializzazione, venne utilizzato come segheria. E’ anche chiamato mulino<br />
“Bruciato” in seguito ad un incendio avvenuto nel 1937. Accanto al mulino vi è un lavatoio dove le donne oleggesi<br />
effettuavano “il bucato dei morti”, cioè lavavano i panni dei defunti. Il Mulino Nuovo reca ancora visibile sulla muratura<br />
esterna la data 1563, ma è già citato in un documento <strong>del</strong> 1410. La Roggia lo alimentava con un doppio canale: nonostante lo<br />
stato di abbandono in cui versa sono ancora riconoscibili l’edificio che ospitava il mulino vero e proprio con la sala macine, la<br />
stalla con portichetti, le rovine <strong>del</strong>la segheria. A ridosso <strong>del</strong>la SS 527 vi è, infine, il Mulino Vecchio di proprietà privata a<br />
interamente ristrutturato.<br />
12 – LONATE POZZOLO: DIGA DELLA PALADELLA E L’ INCILE DEL<br />
NAVIGLIO GRANDE Derivato in sponda sinistra dal <strong>Ticino</strong>, venne scavato a partire dal 1176 con lo scopo di<br />
irrigare la pianura milanese. In origine era chiamato “Ticinellus” e terminava ad Abbiategrasso. A partire dal 1257 si cominciò<br />
ad ampliarlo per renderlo navigabile e prolungare il suo corso sino a Milano. Quando nel 1269 tutto il canale divenne<br />
navigabile assunse il nome di Naviglio Grande. Lungo 49,5 km. e con una pendenza di soli 34 metri, è stato il primo naviglio<br />
costruito in Europa. Diventò l’arteria principale per il trasporto <strong>del</strong>le merci verso Milano, diventando fondamentale importanza<br />
quando, nel 1386, iniziò la costruzione <strong>del</strong> Duomo di Milano. Lungo le sue sponde si possono ammirare tuttora numerose ville<br />
patrizie arricchite da splendidi giardini degradanti. La diga <strong>del</strong>la Pala<strong>del</strong>la è l’antica opera di presa <strong>del</strong> Naviglio Grande. Quella<br />
attuale risale al XVIII secolo ed è costituita da uno sbarramento a scivolo lungo 280 metri formato da blocchi di granito<br />
incernierati e cuciti tra di loro mediante uncini metallici. Fori praticati nelle lastre di pietra permettevano di inserire <strong>del</strong>le<br />
palette di legno per alzare ulteriormente il livello <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> naviglio.<br />
13 – NOSATE: L’ANTICO NAVIGLIO GRANDE Il tratto di Naviglio Grande compreso tra il Ponte di<br />
Castano e la Castellana non è più utilizzato da quando nel 1904 fu costruito il Canale Industriale. Questo spezzone è l’unico,<br />
lungo tutti i 50 km <strong>del</strong> Naviglio Grande, a non aver mai subito modifiche nel corso <strong>del</strong> tempo, conservando sino ad oggi<br />
intatte tutte le caratteristiche che aveva ai tempi di Leonardo. Per questo motivo costituisce una importantissima<br />
testimonianza storica, paesaggistica e culturale <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Nelle sue acque tranquille, ricche di vegetazione, e<br />
profonde solo qualche decina di centimetri, trovano rifugio numerose specie di uccelli.<br />
14 – NOSATE: LA CHIESA DI SANTA MARIA IN BINDA Graziosa chiesetta posta nei pressi<br />
di un punte sul Canale Industriale, a sud <strong>del</strong>l’abitato di Nosate. Costruita probabilmente nel XIII secolo, venne ampliata nel<br />
XVII con l’aggiunta <strong>del</strong> presbiterio ed arricchita in più occasioni, il campanile è <strong>del</strong> novecento. Da segnalare un ciclo di<br />
affreschi <strong>del</strong> quattrocento con una curiosa “Danza Macabra”. La sua fontanella è una sosta obbligata per tutti i ciclisti.
15 – IL PONTE DI CASTANO L’attuale ponte in pietra risale al 1764, e fu costruito per sostituire il vecchio<br />
manufatto in legno. Al di là <strong>del</strong> ponte, sulla sinistra, è visibile il “Mulino Nuovo” sulla roggia di Castano: da notare il doppio<br />
canale di alimentazione che faceva muovere due ruote sulla riva destra e due sulla sinistra. Si calcola che un tempo più di<br />
tremila ruote di mulino girassero lungo le acque derivate dal <strong>Ticino</strong>.<br />
16 – LA CENTRALE DI TURBIGO SUPERIORE ED IL CANALE INDUSTRIALE<br />
La centrale Enel di Turbigo superiore (potenza installata 9606 kw – salto 9,20 metri) è posta al termine <strong>del</strong> Canale Industriale<br />
(o Vittorio Emanuele III) che con i suoi 17 km di lunghezza ed una portata di 110 mc/sec. È la più grande derivazione <strong>del</strong><br />
<strong>Ticino</strong> (costruito tra il 1900 ed il 1948 e derivato dalla Diga <strong>del</strong> Pamperduto alimenta lungo il suo corso altre tre centrali:<br />
Vizzola, Nosate, Turbigo inferiore). A valle <strong>del</strong>la centrale, le acque vengono ripartite tra il Naviglio Grande (60 mc/sec.), lo<br />
scaricatore dei Tre Salti (26 mc/sec.) ed il Canale Regresso (24 mc/sec), così chiamato perché sfrutta in senso inverso, cioè<br />
scorrendo da Sud a Nord, l’antico tracciato <strong>del</strong> Naviglio Grande. A partire dalla Chiesa di Santa Maria in Binda a Nosate la<br />
strada alzaia è stata adibita dall’Enel a pista ciclopedonale. Il canale è inoltre inserito nell’ambizioso progetto <strong>del</strong>la via<br />
navigabile Locarno – Venezia che verrà attivata per l’Expo universale <strong>del</strong> 2015.