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Dott. Roberto Gerosa Dott. Francesco Riccitiello stauro funzionale del dente trattato endodonticamente con adeguata affidabilità, anche con soluzioni meno aggressive e più rispettose della dentina e del parodonto. “Il fallimento delle terapie endodontiche: le scelte operative per risolverlo”, questo il titolo della relazione del dott. Mario Lendini. Anche l’endodonzia chirurgica, come gli altri aspetti delle terapia precedentemente trattati, si avvale dei più moderni presidi, in particolare del microscopio operatorio: apicectomie su secondi molari, impensabili senza ricorrere a questo strumento, sono oggi attuabili in tutta sicurezza. L’unico limite all’impiego di tali tecniche, facilmente superabile con un’adeguata formazione, è costituito dalla necessità di disporre di collaboratori e assistenti alla poltrona dotati di una sicura conoscenza della strumentazione operatoria. Il ritrattamento ortogrado, invece, può risultare più difficoltoso nei casi di canali curvi otturati con sistema Thermafil, a causa del carrier che talvolta può rompersi e rimanere impegnato nel terzo apicale. Il dott. Augusto Malentacca ha chiuso la giornata di venerdì con una pregevole relazione sulle indesiderabili complicanze che possono occorrere durante i trattamenti endodontici. Inizialmente ha mostrato come sia possibile recuperare frammenti di strumenti endocanalari fratturati, specie se 8 profondamente impegnati nel lume canalare, ricorrendo anche a metodiche non ortodosse, come l’impiego di aghi da infiltrazione lombare opportunamente piegati e modificati. Ha poi proseguito presentando dei casi di perforazione del pavimento della camera pulpare e trattamenti inadeguati con creazione di false strade, risolti per lo più tramite l’applicazione, previa scrupolosa detersione, di MTA. A lui il merito di aver dimostrato, coi suoi virtuosistici risultati, che la tanto vagheggiata eccellenza in endodonzia può essere raggiunta non solo grazie all’uso di strumenti sempre più perfezionati e a indiscussa abilità manuale, ma anche, più semplicemente, al puro esercizio dell’intelligenza. Sabato mattina il dott. Nicola Perrini ha presentato un’affascinante relazione sul tema degli ascessi. La trattazione ha sviscerato, con un’attenzione scrupolosa anche agli aspetti microbiologici, i diversi quadri clinici che tali affezioni possono configurare, passando in rassegna le possibili localizzazioni ed estrinsecazioni delle raccolte purulente nei vari distretti orali e periorali, nonché i metodi più idonei ad assicurarne il corretto drenaggio nelle rispettive fattispecie. Tra i molteplici pregi di questa relazione, salutata dagli uditori come un’autentica lectio magistralis, spicca l’elevato valore scientifico del materiale iconografico, lasciando intuire come lo studio istopatologico che
Dott. Nicola Perrini da sempre sottende all’endodonzia costituisca, a conti fatti, il fondamento medico-scientifico della specialità, su cui poter edificare tutto il resto, ispirandosi, come tutte le arti degne di questo nome, all’antico motto “ars sine scientia nihil est”. Particolarmente ai giovani cultori dell’endodonzia il presidente della Fondazione ha rammentato con devozione alcuni degli uomini che hanno segnato la storia della ricerca in questa branca dell’odontoiatria: Samuel Seltzer, Kaare Langeland, Helmut Zander e il maestro eponimo della manifestazione, Luigi Castagnola. Il consiglio direttivo della SIE ha chiuso i lavori proponendo un’ampia carrellata di casi clinici brillantemente risolti, mostrando l’estrema versatilità e precisione delle nuove risorse tecnologiche e lasciando intravedere nuove possibilità prognostiche volte alla strenua conservazione degli elementi dentali compromessi endodonticamente. Il reperimento del quarto canale nei primi molari superiori, tramite l’impiego di strumenti ad ultrasuoni, è stato uno dei problemi clinici felicemente trattati dal prof. Giuseppe Cantatore. Mentre uno 9 studio singolare, a dir poco funambolico, è stato quello presentato dal dott. Augusto Malentacca, il quale da circa dieci anni indaga con notevole audacia le possibilità di riparazione di infrazioni corono radicolari e persino di fratture verticali: previa detersione accurata della rima di frattura visibile sul pavimento della camera pulpare, mediante l’impiego di compositi flow, egli ha mostrato come, in alcuni casi, sia possibile arrestare la progressione dell’infrazione radicolare e mantenere pertanto l’elemento dentario in sede, ben oltre le più rosee previsioni. Leonardo Datola
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