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audiophile 2.0

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SELECTOR<br />

FUNZIONALE AL SISTEMA<br />

Lo spazio molto ridotto a disposizione<br />

ha reso necessaria l’adozione di<br />

altoparlanti di piccole dimensioni e<br />

l’utilizzo “intelligente” dell’unico vano<br />

di carico a disposizione. Il DSP, oltre<br />

a occuparsi dell’equalizzazione e del<br />

taglio delle frequenza di crossover<br />

pensa anche a rendere mono il segnale<br />

sotto una certa soglia e a inviarlo<br />

a tutti i midwoofer per sfruttare al<br />

massimo l’impatto di sei altoparlanti<br />

in gamma bassa. Poi, al salire della frequenza,<br />

i segnali vengono indirizzati<br />

ai rispettivi canali e dirottati parzialmente<br />

verso il canale centrale. Ci troviamo<br />

di fronte ad una riproduzione<br />

per nulla stereofonica ma elaborata<br />

con modalità a volte discutibili ma<br />

che offrono in ambiente un campo<br />

sonoro abbastanza plausibile e gradevole.<br />

Sono presenti quattro amplificatori<br />

stereo in Classe D TAS5708<br />

con ingresso digitale e con DSP a<br />

bordo. Il guscio interno è in plastica<br />

molto robusta su cui è applicato un<br />

profilo in alluminio che ha la funzione<br />

di dissipatore e di sostengo anche<br />

delle antenne wi fi disposte lungo<br />

tutta la superficie posteriore. I segnali<br />

AV giungono alla PlayBar attraverso<br />

l’ingresso ottico sul posteriore che si<br />

occupa di distribuirli ai rispettivi canali<br />

codificati, mantenendo comunque<br />

le impostazioni per la distribuzione<br />

dei segnali monofonici sui midwoofer.<br />

di fianco alla postazione del PC,<br />

esso non viene minimamente<br />

percepito. La fusione sonora,<br />

dunque, non è solo a livello timbrico<br />

ma anche fisica, e i bassi<br />

paiono provenire ugualmente<br />

dalla medesima scena ricreata<br />

dai Play:1. L’ascolto senza il sub<br />

non è poi così drammaticamente<br />

priva di consistenza, solidità<br />

e corposità; certo, la differenza<br />

si sente, specie con quei generi<br />

in cui il basso, spesso sintetizzato,<br />

ha un ruolo fondamentale,<br />

ma è comunque assai meno<br />

marcata di quanto si potrebbe<br />

immaginare in linea generale e<br />

in modo “sconvolgente” osservando<br />

le dimensioni dei Play:1!.<br />

Su tutto vince la sorprendente<br />

naturalezza, musicalità, in una<br />

parola piacevolezza che proviene<br />

da un azzeccatissimo mix tra<br />

correttezza e precisione da una<br />

parte e dolcezza, delicatezza<br />

dall’altra. L’utilizzo del sistema<br />

completo in AV, pur privo delle<br />

decodifiche più avanzate (ma<br />

proprio per questo abbastanza<br />

in linea con i dettami audiofili),<br />

risulta naturale, poco affaticante<br />

ma non per questo caratterizzato<br />

da un minor punch, dato che<br />

il sub sembra non mostrare<br />

limiti alla sua erogazione (in<br />

altre parole, cedono prima le<br />

nostre orecchie!). Piuttosto, la<br />

soundbar utilizzata per la riproduzione<br />

stereo, pur non risultando<br />

spiacevole, offre una<br />

rappresentazione sonora un po’<br />

distante dai tradizionali canoni<br />

Hi-Fi a causa dell’intervento del<br />

DSP, sebbene si parli, in questo<br />

caso, di valori ed entità da addebitare<br />

più ai gusti personali che<br />

a giudizi assoluti.<br />

Assoluto per assoluto, si potranno<br />

certamente trovare super<br />

monitor in grado di scandagliare<br />

ancor più il contenuto musicale,<br />

operazione di cui spesso si paga<br />

lo scotto in termini di criticità<br />

d’ascolto rispetto a tanti altri<br />

aspetti, primo dei quali un facile<br />

inserimento da ogni punto di vista<br />

nella vita domestica: spesso,<br />

infatti, i sistemi più performanti<br />

impongono posizionamenti<br />

obbligati e partner capaci di<br />

offrire loro il segnale che più gli<br />

aggrada. In questo caso, come<br />

detto, abbiamo una libertà praticamente<br />

senza vincoli di collocamento<br />

e, per quanto riguarda<br />

i partner... semplicemente non<br />

servono, pensa a tutto Sonos! In<br />

sintesi, lasciatecelo dire, il fatto<br />

che il sistema suoni bene, decorosamente,<br />

o semplicemente al<br />

di sopra di quella soglia che garantisce<br />

un gradimento ad... alta<br />

fedeltà, è solo un elemento di<br />

una complessa architettura dove<br />

tutto è ottimizzato, ben fatto e<br />

ben assortito, quando non perfetto<br />

(perlomeno rispetto agli attuali<br />

panorami offerti). Il Play:1<br />

è robusto, semplice da usare e<br />

non si intoppa mai, elementi decisivi<br />

per questo tipo di sistema.<br />

Ad essi si somma la possibilità di<br />

aggiornare perfettamente ogni<br />

elemento che ne fa parte, ed è<br />

stato anche risolto il problema<br />

della riproduzione gapless, uno<br />

degli altri scogli più duri nella riproduzione<br />

della musica “seria”!<br />

L’unica vera lacuna rimane l’impossibilità<br />

di riprodurre file ad<br />

alta risoluzione o, perlomeno,<br />

di riprodurli almeno grazie a un<br />

downgrading a qualità CD (che<br />

non è affatto male).<br />

Chissà se in Sonos parte dei recenti<br />

investimenti siano rivolti<br />

anche alla risoluzione di questo<br />

piccolo neo, visto che il futuro<br />

della musica hi-res è sempre più<br />

ampio...<br />

66 SUONO giugno 2014

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