Con Ninni, dietro le quinte - UfficioSpettacoli.it

Messinscena
di Manuela Modica*
on air mar. e gio. dalle 11 alle 13
Con Ninni, dietro le quinte
È
Duccio, in Boris. Ma a Messina Ninni
Bruschetta è sempre stato René. Il regista,
il direttore artistico della prosa del
nostro Teatro. A René lo si accosta
per temperamento, per quel tono
deciso, da comando che lo contraddistingue.
Perché “Dai, dai, dai” forse non
l’ha mai detto ma è così, con le viscere
smosse in avanti, che ha scosso gli altri e
prodotto tante tra le pièce più belle viste
in città. Non è un caso, infatti, che quando
andò al provino per Boris andò proprio per la
parte di René: “Si feci il provino per il ruolo di
René, ma la scelta di Francesco Pannofi no è stata
logica e vincente: è straordinario”. Così nacque
un Duccio in perfetto accento messinese: “Un
personaggio scritto alla perfezione, e 'nato' nel
giorno del provino, ricordo che andai controvoglia,
mi proposero anche di provare il personaggio
di questo fantomatico direttore della fotografi a.
Io, scocciato per fatti miei (eccolo, René... nda)
non lo volevo fare, acconsentìi soltanto a fare il
personaggio del cocainomene però in versione
'down', strascicante. Fu un successo”. Ce lo
racconta in diretta, perché nei giorni del debutto
del suo spettacolo “L’Uffi cio” trova
il tempo di venirci a trovare in
radio. Uno spettacolo prodotto
… nacque un
Duccio in perfetto
accento messinese …
dal Vittorio Emanuele, i cui
autori sono Mattia Torre e
Giacomo Ciarrapico, due dei
tre autori di Boris, appunto.
E come si fa a non chiedere
un dietro le quinte della serie
più dissacrante mai prodotta...
Perciò: “Dietro le quinte sia de
L'Uffi cio che di Boris si rideva tantissimo, c'è un
alchimia speciale in tutto lo staff - che per molti
elementi è lo stesso, a cominciare dagli autori,
Mattia Torre e Giacomo Ciarrapico -. Il segreto di
Boris, e così è stato per L'Uffi cio, perché credo al
lavoro fatto così, è partire da un gruppo storico
di persone che lavorano da anni insieme per poi
implementarlo, andando a scegliere i singoli attori
per i singoli personaggi”. Così lavorano, mica a
“cazzo di cane”