I frammenti della Storia di Prisco di Panion, tratti da Giovanni d ...
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versi, e, ricor<strong>da</strong>ndo le guerre passate, si commossero, mentre altri, i cui corpi erano ormai<br />
indeboliti <strong>da</strong>l tempo, e il cui spirito era stato costretto al riposo, cedettero alle lacrime. Dopo i<br />
canti uno Scita, certamente folle, si fece avanti, e costrinse tutti a ridere pronunciando parole<br />
mostruose e incomprensibili, niente affatto sano <strong>di</strong> mente. Dopo <strong>di</strong> lui entrò il Moro Zercon.”<br />
Pr. framm. 11 “Quest'uomo, che tutti chiamavano Scita, era [in realtà] <strong>della</strong> razza dei Mauri. A<br />
causa <strong>della</strong> deformità del suo corpo, la pronuncia blesa <strong>della</strong> sua voce, e il suo aspetto, era oggetto<br />
<strong>di</strong> risate. Lui era decisamente corto, gobbo <strong>di</strong> spalle, con i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong>storti, e il naso rivelato solo<br />
<strong>da</strong>lle narici, con la parte superiore piatta. Era stato presentato ad Aspar, figlio <strong>di</strong> Ar<strong>da</strong>burius,<br />
durante il periodo trascorso in Libia; era stato poi catturato quando i barbari invasero la Tracia e<br />
portato al re Scita. Attila non poteva sopportare la vista <strong>di</strong> lui, ma Ble<strong>da</strong> ne era estremamente<br />
sod<strong>di</strong>sfatto, non solo quando pronunziava parole comiche, ma anche quando camminava in silenzio<br />
e trascinava così il suo corpo goffamente. Era con lui quando banchettava e quando era in<br />
missione; in quelle occasioni gli faceva indossare l'armatura e l'elmo, e questo gli provocava<br />
allegria. Ble<strong>da</strong> lo teneva in grande considerazione e, quando fuggì insieme ad altri prigionieri<br />
romani, trascurò completamente gli altri, ma or<strong>di</strong>nò che lui fosse ricercato con ogni <strong>di</strong>ligenza.<br />
Quando lo vide, catturato e riportato a lui in catene, si mise a ridere e, dopo aver calmato la sua<br />
rabbia, gli chiese il motivo <strong>della</strong> sua fuga, e perché egli considerasse la vita dei romani migliore <strong>di</strong><br />
quella tra <strong>di</strong> loro. Zercon rispose che la sua fuga era certamente un crimine, ma che riteneva <strong>di</strong><br />
aver ragione per il suo crimine, perché a lui non era stata mai concessa una moglie. Ble<strong>da</strong>, ridendo<br />
sempre più, gli gli <strong>di</strong>ede allora, tra le donne <strong>di</strong> buona nascita, una moglie che era stata una delle<br />
assistenti <strong>della</strong> regina, ma che, a causa <strong>di</strong> qualche manchevolezza, non era più al suo servizio. Così<br />
passava tutto il suo tempo in compagnia <strong>di</strong> Ble<strong>da</strong>. Dopo la morte <strong>di</strong> quest'ultimo, Attila mandò<br />
Zercon come dono per Ezio, il generale dei Romani d'occidente, che lo rimandò ad Aspar.”<br />
Pr. framm. 0,8 “Edeco lo aveva convinto a tornare <strong>da</strong> Attila per riprendersi, con la sua influenza,<br />
la moglie che aveva ricevuto in matrimonio nel paese dei barbari, quando era stato favorito <strong>da</strong><br />
Ble<strong>da</strong>. L'aveva infatti lasciata in Scizia, quando fu inviato come dono <strong>di</strong> Attila ad Ezio. Ma fu<br />
deluso nella sua speranza, in quanto Attila era arrabbiato perché egli era tornato nel suo paese. Al<br />
momento del banchetto, egli si fece avanti, e per suo aspetto, il suo vestito, la sua voce, e le parole<br />
<strong>da</strong> lui pronunciate confusamente, poiché mescolava la lingua degli Unni e dei Goti con quella dei<br />
Latini, fece rallegrare tutti, tranne Attila, e causò risate a non finire.”<br />
“Ma Attila rimase immobile e la sua espressione inalterata, né con la voce, né con i gesti egli<br />
rivelò <strong>di</strong> aver avuto una risata in lui, fino al momento in cui il suo figlio più giovane - Ernach era il<br />
nome del ragazzo -, entrò e si fermò <strong>da</strong>vanti a lui. Allora pizzicò le guance del ragazzo e lo guardò<br />
con occhi sereni. Mi sorprese che egli tenesse poco in conto i suoi figli più gran<strong>di</strong>, ma desse tutta la<br />
sua attenzione a questo, fino a quando un barbaro seduto accanto a me, che conosceva la lingua<br />
latina, avvertendomi <strong>di</strong> non ripetere nulla <strong>di</strong> quello che stava per <strong>di</strong>rmi, narrò che i veggenti<br />
avevano profetizzato ad Attila che la sua razza sarebbe un giorno finita, ma sarebbe stata<br />
restaurata <strong>da</strong> questo suo figlio. Allorché la notte era ormai avanzata, ci ritirammo, in quanto non<br />
avevamo più voglia <strong>di</strong> bere.”<br />
“Quando venne il giorno ci recammo <strong>da</strong> Onegesius e chiedemmo <strong>di</strong> essere licenziati, in modo <strong>da</strong><br />
non perdere altro tempo inutilmente. Ci <strong>di</strong>sse che anche Attila era intenzionato a man<strong>da</strong>rci via.<br />
Dopo poco tempo prese consiglio con gli uomini scelti sulle risoluzioni <strong>di</strong> Attila, e re<strong>da</strong>sse le lettere<br />
che dovevano essere consegnate all'imperatore - i suoi segretari e Rusticius erano presenti.<br />
Quest'uomo, nato nella terra <strong>della</strong> Mesia Superiore, era stato catturato in guerra e, a causa <strong>della</strong><br />
sua abilità nel parlare, era stato impiegato nella re<strong>da</strong>zione delle lettere per il barbaro.”<br />
“Quando uscì <strong>da</strong>lla riunione lo supplicammo per la liberazione <strong>della</strong> moglie <strong>di</strong> Syllus e dei suoi<br />
figli, che erano stati venduti come schiavi durante la presa <strong>di</strong> Ratiaria. Egli non si oppose alla loro<br />
liberazione, ma voleva venderli per una grande somma <strong>di</strong> denaro. Lo supplicammo a pietà per la<br />
loro sfortuna e <strong>di</strong> prendere in considerazione la loro felicità prima <strong>di</strong> tutto; andò ad Attila e fece<br />
riman<strong>da</strong>re la donna per 500 pezzi d'oro, mentre inviò i ragazzi come dono per l'imperatore.”