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Granello di Sabbia - Attac Italia

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numero 3 | aprile 2013<br />

larghissimi strati della popolazione.<br />

La strategia rifiuti zero è un tassello fondamentale,<br />

poiché costringe i citta<strong>di</strong>ni a prendere coscienza<br />

del problema ambientale per esperienza <strong>di</strong>retta e<br />

ad assumersi le proprie responsabilità personali. La<br />

separazione casalinga dei materiali non è solo un<br />

esercizio <strong>di</strong> responsabilità verso la comunità, quin<strong>di</strong><br />

un atto in sé “politico”, <strong>di</strong> buona politica; è anche una<br />

presa <strong>di</strong> coscienza, attraverso la quoti<strong>di</strong>ana selezione<br />

degli scarti, dei processi produttivi e dei modelli <strong>di</strong><br />

consumo.<br />

L’articolato della legge rifiuti zero comincia così: “1.<br />

La presente legge persegue i seguenti obiettivi e<br />

finalità: a) ricondurre il ciclo produzione-consumo<br />

all’interno dei limiti delle risorse del pianeta”.<br />

Splen<strong>di</strong>do incipit.<br />

In concreto, l’obiettivo è <strong>di</strong> ridurre i rifiuti, fino quasi<br />

a farli scomparire. Con comportamenti <strong>di</strong> consumo<br />

alternativi, la riduzione degli imballaggi, i negozi<br />

che vendono tutto sfuso; con la separazione dei<br />

materiali già nelle case, in modo da riciclare e<br />

compostare il massimo possibile; con trattamenti<br />

a freddo che recuperino il più possibile anche quei<br />

materiali che non è stato possibile separare prima.<br />

Con la riprogettazione degli oggetti attualmente non<br />

riciclabili.<br />

Alla fine resterebbe un residuo davvero modesto,<br />

un 5% della massa iniziale, da sistemare in piccole<br />

<strong>di</strong>scariche <strong>di</strong> materiali inerti.<br />

Così si avrebbe la continuità del ciclo produzioneconsumo-nuova<br />

produzione....<br />

E’ un programma che assegna un ruolo centrale<br />

al riciclo, che secondo le prescrizioni dell’articolo<br />

13 darebbe vita a un sistema industriale legato al<br />

territorio, costituito <strong>di</strong> piccole imprese riunite in<br />

<strong>di</strong>stretti. Il <strong>di</strong>stretto è “un’aggregazione <strong>di</strong> piccole<br />

e me<strong>di</strong>e imprese, legate alla comunità e fondate<br />

sull’interscambio <strong>di</strong> esperienze, <strong>di</strong> conoscenze, <strong>di</strong><br />

progetti e <strong>di</strong> buone pratiche, che svolgono la loro<br />

attività in un sistema certificato anche parallelo al<br />

Consorzio nazionale imballaggi (CONAI)”.<br />

Così il cerchio si chiude, l’impegno <strong>di</strong> <strong>Attac</strong> per<br />

una finanza pubblica e sociale, al servizio <strong>di</strong> un<br />

settore produttivo sostenibile, teso a dare red<strong>di</strong>to e<br />

ruolo sociale in cambio <strong>di</strong> un lavoro socialmente e<br />

ambientalmente utile, trova una piena corrispondenza<br />

nella campagna legge rifiuti zero.<br />

intervista:<br />

Massimo Piras<br />

Portavoce <strong>di</strong> Zero Waste Lazio<br />

Segreteria operativa Campagna Legge Rifiuti Zero<br />

E’ proprio necessaria una nuova legge sui rifiuti?<br />

In questo ultimo anno si è registrato un sensibile<br />

balzo in avanti nella adesione <strong>di</strong> un numero sempre<br />

maggiore <strong>di</strong> Comuni alla strategia rifiuti zero, che<br />

sono raddoppiati in poco tempo in conseguenza<br />

della pressante emergenza rifiuti che attanaglia molte<br />

ilgranello<strong>di</strong>sabbia<br />

il mensile per un nuovo modello sociale <strong>di</strong> <strong>Attac</strong> <strong>Italia</strong><br />

regioni, specialmente del centro-sud come il Lazio, la<br />

Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia. In queste<br />

regioni si è arrivati da tempo alla saturazione delle<br />

mega <strong>di</strong>scariche ed alla fine <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> gestione<br />

che ha mostrato tutta la sua mostruosa gravità nella<br />

contaminazione irreversibile <strong>di</strong> falde idriche, suoli<br />

agricoli ed atmosfera che non ritorneranno mai più<br />

allo stato originario in cui le abbiamo ricevute.<br />

Nello stesso tempo il tentativo <strong>di</strong> “modernizzazione<br />

tecnologica” che i gruppi monopolistici e le multiutility<br />

pubbliche vogliono perseguire nel centrosud<br />

è quello <strong>di</strong> replicare scelte <strong>di</strong>sastrose già fatte<br />

nel centro-nord, consistenti nel costruire un sistema<br />

<strong>di</strong> smaltimento ancora più insi<strong>di</strong>oso e pericoloso,<br />

basato sulla costruzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> impianti che<br />

basano la loro attività sull’incenerimento come<br />

attività principale, ma anche sulla utilizzazione, come<br />

combustibile “alternativo”, della frazione nobile dei<br />

rifiuti costituita dal C.D.R. (Combustibile Derivato da<br />

Rifiuti) oggi sostituito dal C.S.S. (Combustibile Solido<br />

Secondario, introdotto dal Decreto 205/2010 del<br />

ministro Prestigiacomo), ovvero da materiali cellulosici<br />

e petrolchimici estratti dal rifiuto urbano “talquale”<br />

con impianti meccanici <strong>di</strong> selezione. Materiali che<br />

possono invece utilmente essere recuperati. Tale<br />

pericolo è oggi ben presente alle comunità che<br />

sono in lotta da anni contro questa ignobile scelta<br />

sostenuta da una lobby politica trasversale, dal<br />

momento che l’avvio <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> incenerimento,<br />

oltre agli effetti tossici sulla salute, bloccherebbe <strong>di</strong><br />

fatto le buone politiche che l’Europa e lo stesso Testo<br />

Unico Ambientale (Legge 152/2006) ci in<strong>di</strong>cano<br />

nella gerarchia <strong>di</strong> trattamento dei rifiuti che pone<br />

questi sistemi <strong>di</strong> smaltimento all’ultimo posto dopo la<br />

riduzione – il riuso – il riciclo – il recupero.<br />

Le istituzioni e gli enti locali hanno quin<strong>di</strong> sinora <strong>di</strong><br />

fatto perseguito una totale illegalità nella applicazione<br />

della normativa in materia <strong>di</strong> trattamento dei rifiuti,<br />

adottando spesso scelte <strong>di</strong> tipo emergenziale che<br />

hanno spianato la porta ai vari commissariamenti<br />

straor<strong>di</strong>nari per sollevare una classe politica<br />

inadeguata e corrotta dalle sue responsabilità<br />

or<strong>di</strong>narie. Una classe politica spinta in questa <strong>di</strong>rezione<br />

dagli enormi interessi in gioco che girano intorno al<br />

“pianeta rifiuti”, <strong>di</strong> cui i rifiuti urbani sono solo la punta<br />

dell’iceberg, come la camorra ci ha <strong>di</strong>mostrato. Un<br />

“pianeta” abitato da pochissimi personaggi, spesso<br />

collegati tra loro da centinaia <strong>di</strong> società collegate<br />

e controllate in serie, abilitati sinora a depredare<br />

le casse pubbliche per intossicare l’ambiente e le<br />

comunità attraverso il ricatto dell’essere i detentori<br />

della soluzione, quando invece sono il problema.<br />

Infatti i giganteschi investimenti impiantistici previsti,<br />

intorno ai 300 milioni <strong>di</strong> euro per un inceneritore <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>a grandezza, metterebbe <strong>di</strong> fatto una ipoteca<br />

website www.attac.it email segreteria@attac.org<br />

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