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La signora delle vigne

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[ITALIA DA SCOPRIRE]<br />

“<br />

Al primo assaggio<br />

del “Donna Marta” ho<br />

capito che avevo fatto<br />

un gran “rosso”.<br />

L’ho chiamato come<br />

me, volevo che mi<br />

assomigliasse,<br />

che fosse elegante<br />

e non aggressivo<br />

”<br />

Uno scorcio della tenuta “Le<br />

Mojole”, al confine con la<br />

Franciacorta, con le <strong>vigne</strong> di<br />

Marta Mondonico pettinate a<br />

Merlot e a Cabernet Sauvignon<br />

Il vino Valcalepio “Donna<br />

Marta” che ha vinto il primo<br />

premio “Le signore <strong>delle</strong><br />

<strong>vigne</strong>” è un rosso intenso<br />

e persistente, etereo e<br />

penetrante, che restituisce<br />

un leggero profumo di<br />

vaniglia, di legno aromatico<br />

e un sentore di sottobosco.<br />

L’etichetta che ha scelto<br />

la sua produttrice, Marta<br />

Mondonico, è una sintesi di<br />

arte e lavoro, di amore per<br />

la cultura e di passione per<br />

il vino. «Ho raffigurato sulle<br />

mie bottiglie una creazione<br />

dell’artista Lucio Fontana,<br />

Guardare oltre il vino, per scoprire la fatica che c’è dietro<br />

che arrivava a tagliare le tele<br />

per comunicare quello che<br />

va oltre la pittura, oltre<br />

l’arte. E quel taglio verticale<br />

sulle etichette del mio<br />

“Donna Marta” è un invito<br />

a guardare oltre il vino:<br />

a scoprire la fatica che c’è<br />

dietro, il lavoro duro della<br />

vendemmia, la passione con<br />

la quale curiamo la cantina».<br />

Un amore che comincia<br />

da lontano, nelle <strong>vigne</strong>.<br />

Nella tenuta di Donna Marta,<br />

in punta a ogni filare<br />

c’è un arbusto di rose.<br />

«Ne abbiamo piantati 700,<br />

non solo perché sono<br />

piacevoli alla vista, ma<br />

perché attirano gli insetti<br />

utili all’impollinazione dei<br />

fiori dell’uva. E poi le rose<br />

soffrono degli stessi<br />

parassiti della vite, ma<br />

si ammalano prima, e così<br />

sappiamo in tempo quand’è<br />

ora di intervenire».<br />

<br />

È anche una storia d’amore. Il più bel regalo<br />

che la <strong>signora</strong> Mondonico potesse fare al marito,<br />

da sempre cultore di vini di qualità: diventare<br />

lei stessa produttrice di un “rosso” da<br />

applausi. Accogliere, all’inizio con diffidenza<br />

e timore, una passione che non è tua, lontana<br />

dai tuoi pensieri, quasi estranea, e restituirla a<br />

piene mani, come un dono, all’uomo della<br />

tua vita: non so neppure da dove cominciare,<br />

ma per te io farò il miglior vino che ci sia. C’è<br />

riuscita, perché le sue bottiglie, e ovviamente<br />

la sua “arte”, per espressa volontà del ministro<br />

<strong>delle</strong> Politiche agricole e<br />

forestali, Gianni Alemanno,<br />

il prossimo gennaio onoreranno<br />

l’Italia negli Usa alla<br />

Fiera mondiale di Boston, in<br />

rappresentanza del vino italiano.<br />

Vuoi mettere per una<br />

donna che a 50 anni beveva<br />

ancora solo acqua!<br />

Marta sorride e si commuove:<br />

«Sì, ero astemia, un<br />

malanno che ho lasciato in<br />

fretta alle spalle. Ho girato per anni le migliori<br />

cantine d’Italia. Mica tanto convinta. Un<br />

giorno mio marito ha fatto una proposta:<br />

“Compriamo una tenuta, però te ne occupi<br />

personalmente”. Vignaiola io, che non assaggiavo<br />

neppure il vino? Mi sono buttata: ho<br />

studiato manuali, letto libri, frequentato<br />

esperti, ho assunto un agronomo per rifare il<br />

<strong>vigne</strong>to che era lì da dodici anni, e un enologo<br />

per ribaltare la cantina. Ero curiosa, determinata.<br />

Il mio vino l’ho voluto come un figlio,<br />

l’ho aspettato, coccolato nelle botti. E<br />

al primo assaggio, fine novembre 2004, ho<br />

capito che avevo fatto un gran “rosso”. L’ho<br />

chiamato come me, volevo che mi somigliasse,<br />

che fosse educato, elegante, non aggressivo,<br />

e per niente “ruffiano”, come certi vini<br />

che si fanno piacere per forza».<br />

<strong>La</strong> tenuta di Donna Marta, “Le Mojole”<br />

(cioè le fragole, che crescono spontaneamente<br />

intorno all’area e a un’attenta degustazione<br />

si percepiscono anche nel suo vino) sta<br />

tra la bergamasca e la provincia di Brescia, al<br />

confine con la Franciacorta: 32.000 metri<br />

quadrati in tutto, due ettari di superficie pettinata<br />

a <strong>vigne</strong>to. Il resto boschi di castagni,<br />

funghi, caprioli e cinghiali. <strong>La</strong> vigna è a 300<br />

metri sul livello del mare, adagiata in una<br />

conca con un microclima particolarmente favorevole,<br />

il sole che batte dal mattino al tramonto.<br />

È coltivata per il 60 per cento a Merlot<br />

e per il 40 per cento a Cabernet Sauvignon:<br />

ogni tralcio di vite genera otto gemme,<br />

ogni gemma due grappoli, raccolti e selezionati<br />

esclusivamente a mano. Se ne ricavano<br />

circa 60 quintali per ettaro, pressapoco<br />

9.000 bottiglie l’anno, vendute direttamente<br />

in cantina, oppure nelle migliori enoteche e,<br />

ora che Donna Marta è famosa, anche nei<br />

più quotati ristoranti.<br />

Il suo vino invecchia 18 mesi in botti di rovere<br />

francese, di gran lunga migliore rispetto<br />

al rovere americano o sloveno, e anche parecchio<br />

più costoso, circa 700 euro a botte, e<br />

ognuna non può essere utilizzata per più di<br />

due vendemmie: un notevole investimento<br />

in qualità, dunque, certo preso in considerazione,<br />

insieme con tutte le altre caratteristiche<br />

del “Donna Marta”, dalla giuria che ha<br />

assegnato i premi alle signore <strong>delle</strong> <strong>vigne</strong>.<br />

Spiega la Mondonico: «I mastri bottai francesi<br />

lavorano ancora le doghe <strong>delle</strong> loro botti<br />

con l’ascia, e non con la sega elettrica, perché<br />

la lama brucerebbe i pori del legno. E le<br />

incurvano con il fuoco».<br />

All’invecchiamento nel rovere seguono almeno<br />

sei mesi di affinamento in bottiglia.<br />

Ne nasce un vino rosso Valcalepio Igt, cioè<br />

Indicazione geografica tipica, che per la precisione<br />

si chiama “Igt della bergamasca”,<br />

quindi neppure un Doc. «Ma non c’è nulla<br />

di strano che sia stato premiato un vino Igt,<br />

perché il Doc non certifica la qualità ma solo<br />

la provenienza. Io volevo fare un rosso eccellente,<br />

e ho dimostrato che si può fare anche<br />

senza farlo pagare 35 euro a bottiglia. E<br />

soprattutto mi rende felice far conoscere il<br />

Valcalepio fuori dai confini nazionali, un<br />

prodotto che andrebbe valorizzato di più a<br />

livello di immagine, come hanno saputo fare<br />

in Franciacorta, o come sanno fare molto<br />

bene i francesi».<br />

Ma ciò che più è straordinario è che il<br />

“Donna Marta” ha vinto la gara tra i vini prodotti<br />

da 200 donne vignaiole alla prima vendemmia,<br />

meritandosi 100 centesimi, il punteggio<br />

in assoluto più alto. Ora che la raccolta<br />

2005 è terminata, resta il fascino, e il mistero,<br />

di un vino nato quasi dal nulla, dalle mani di<br />

una donna tenace e coraggiosa. Che a 50 anni<br />

ha imparato dagli aborigeni ad ascoltare la natura<br />

e i suoi ritmi, a non avere fretta, a leggere<br />

i messaggi che comunicano i grappoli, a parlare<br />

con le foglie e con le botti. E a scarpinare<br />

su e giù per <strong>vigne</strong> scoscese, che tagliano le<br />

gambe ma scaldano il cuore e la vita. <br />

44<br />

NOVEMBRE 2005<br />

CLUB3<br />

CLUB3<br />

45<br />

NOVEMBRE 2005

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