leggi il testo completo - Ippocrene
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che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è fac<strong>il</strong>e starci tranqu<strong>il</strong>lo. 32<br />
Emblema di questa risoluzione di contrasti è <strong>il</strong> personaggio Nuto (dietro cui si cela<br />
quasi sicuramente Pinolo Scaglione, un amico dello scrittore), probab<strong>il</strong>mente uno dei<br />
più riusciti tra quelli che popolano la narrativa pavesiana, sicuramente uno dei più<br />
moralmente positivi, lontanissimo dal cliché dei personaggi tipici del decadentismo;<br />
in lui l’umanesimo pavesiano trova <strong>il</strong> suo più alto compimento. In Nuto mito e storia<br />
(logos) trovano un mirab<strong>il</strong>e punto d’incontro, in lui, <strong>il</strong> comunista che crede nel<br />
destino, nella luna e nei falò, “la storia rivoluzionaria e l’antistoria mitico-rituale<br />
hanno (…) la stessa faccia, parlano con la stessa voce”: 33<br />
La luna, - disse Nuto, - bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena un<br />
pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la luna è giovane.<br />
Perfino gli innesti, se non si fanno ai primi giorni della luna, non attaccano. Allora<br />
gli dissi che nel mondo ne avevo sentite di storie, ma le più grosse erano queste. Era<br />
inut<strong>il</strong>e che trovasse tanto da dire sul governo e sui discorsi dei preti se poi credeva a<br />
queste superstizioni come i vecchi di sua nonna. E fu allora che Nuto calmo calmo mi<br />
disse che superstizione è soltanto quella che fa del male, e se uno adoperasse la luna<br />
e i falò per derubare i contadini e tenerli all’ oscuro, allora sarebbe lui l’ignorante e<br />
bisognerebbe fuc<strong>il</strong>arlo in piazza. 34<br />
Da passi come questo emerge la profonda ambivalenza del personaggio, portavoce<br />
dell’evoluzione, del cambiamento storico, ma, paradossalmente, fedele alla<br />
dimensione mitico-rituale dell’esistenza, soggetta alla legge dell’eterno ritorno.<br />
Ed ecco ancora più avanti:<br />
Nuto, che non se n’era mai andato veramente, voleva ancora capire <strong>il</strong> mondo,<br />
cambiare le cose, rompere le stagioni. O forse no, credeva sempre nella luna. 35<br />
Nuto è <strong>il</strong> “simbolo della ragione-maturità; ma dentro una realtà che supera ogni<br />
possib<strong>il</strong>ità di totale comprensione ed ha <strong>il</strong> luminoso-oscuro fascino del mistero oltre<br />
la ragione”, 36 è in lui che converge la tensione drammatica, presente in tutto <strong>il</strong> libro,<br />
“di legare ai limiti del possib<strong>il</strong>e tempo e memoria, mito e storia, essenza ed<br />
esistenza”. 37<br />
32 C. Pavese, La luna e i falò, op. cit., p. 784.<br />
33 I. Calvino, Avanti!, 12-6-1966, citato da E. Gioanola, Cesare Pavese. La realtà, l’altrove, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, op. cit., p. 46.<br />
34 C. Pavese, La luna e i falò, op. cit., p. 812.<br />
35 Ivi, p. 816.<br />
36 E. Gioanola, Cesare Pavese. La realtà, l’altrove, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, op. cit., p. 46.<br />
37 Ivi, p. 47.<br />
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