Della mia vita con un di nome

Forse arriverà un giorno in cui troveremo un punto di contatto. Sarà probabilmente quando io
vedrò l’inutilità di ciò che ho sempre trovato indispensabile. O quando lui comprenderà che la
felicità futura, senza il piacere presente, è solo un poster di una meta esotica appeso sul muro di
un appartamento squallido. In entrambi i casi, quello che ci unirà sarà il rimorso per le scelte fatte.
Spero che quel giorno non arrivi mai e che io e Antonio si possa felicemente vivere per sempre
incompresi l’uno dall’altro.
“Adesso Antonio, io, se non ti dispiace, avrei da preparare la valigia quindi…”
“Ho capito, vado via. Però te ne pentirai”
“Probabilmente sì, ma comunque non lo verrò dire a te. Mi dispiace caro Antonio, dovrai vivere
con il dolore della mia felicità”
“Crepa”
“Un abbraccio anche a te e alla tua signora”
Se ne va. per accompagnarlo alla porta gli appoggio un’inequivocabile mano sulla schiena e la
sento rigida sotto il tessuto gonfio del piumino. Quando lo vedo calpestare lo zerbino però mi
viene in mente una cosa. Un piccolo dettaglio che mi era sfuggito. Lo afferro per una spalla.
“Antonio?”
“Sì?”
“Chi ti ha detto di questo viaggio?”
“Luna. Anche lei è dell’idea che sia una follia. La tua ragazza è più sveglia di te”
“La mia ex ragazza”
“Ah, quando vi siete lasciati?”
“Adesso”
Metto la mano al pomello della porta. Lo stringo per chiuderla quando gli vedo spuntare
un sorriso.
“Parli ancora con quel tuo maggiordomo immaginario?”
Quel sorriso aspro di chi si trova in tasca per caso l’ultima parola.
“Io non parlo a un maggiordomo immaginario. Io ho assunto un maggiordomo immaginario.”
Chiudo la porta.
“Lloyd?”
“Sì, sir?”
“Penso di aver calpestato l’ego di mio fratello”
“Non si preoccupi troppo. Dicono che porti fortuna, sir”
CAPITOLO 1
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