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Sommario Mission - FeDerSerd

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na e viene alimentata la produzione di stili predatori,dissipativi, edonistici e competitivi, che come dovrebbeessere a tutti noto, costituiscono il fattore di vulnerabilitàsociale più importante in rapporto alle condizionibiologiche degli esseri umani.Limitiamoci a considerare la questione del rapporto tradiritti dell’individuo e della collettività e tra le istanze ditutela che sono espresse da entrambi i soggetti.Il rapporto tradizionale tra tutela e diritti si sta caratterizzandosempre più come relazione tra soggetti cherichiedono non solo tutela, rassicurazione, certezzadella cura, competenza, ma riconoscimento di identitàcome soggetti, prima che come malati, o come soggettimalati.Essi non si ritengono più vittime dell’ordine biologico,rassegnati nei limiti e nei vincoli di un destino ineluttabile,ma uomini che rivendicano di poter decidere,nelle possibilità che la scienza offre, il proprio destinoindividuale, nelle cornici giuridiche e normative chetali diritti cercano di definire e contestualizzare.Questo comporta quindi una maggiore complessità dipunti di vista sulla responsabilità terapeutica e sui contestinormativi della cura.Sappiamo che la definizione di tossicodipendenza rinviaalmeno a tre parametri: quello biomedico, quellosociale e quello individuale.Ma se la definizione di tipo biomedico presuppone lacostruzione di un paradigma, gli altri due (sociale eindividuale) presuppongono criteri di rilevanza di sensoche sono frutto di percorsi e traiettorie multicentriche incui gli elementi simbolici, biografici, culturali risultanopredominanti rispetto alle considerazioni e alle proceduredi tipo biologico o scientifico.Affrontare questi parametri oggi, con tutti i cambiamentiche stanno avvenendo sotto il profilo culturale politicoe sociale, sia riguardo alle droghe, sia in relazioneallo statuto di malato e di malattia, nonché del sistemadella cura, vuole dire considerare la domanda di sensovaloriale che proviene dal campo sociale e politico nonsolo e non tanto per soddisfare vocazioni normative,quanto per capire se e come sia possibile la coesistenzatra l’ambito dei diritti individuali e collettivi e ildominio sempre più ampio delle diverse modalità diconservazione della salute.La questione del consumo di sostanze e quindi dellasua liceità o impossibilità, si colloca esattamente all’incrociotra questo diritto, sempre più esteso e sollecitato,di provvedere alla conservazione della propria salutesecondo le preferenze individuali, con le modalità ritenutemigliori, e tra il diritto della collettività di stabilirenorme che nel riconoscere tale possibilità, ne definiscanocontestualmente anche i confini.Qui dovrebbe intervenire la scienza, il sapere professionale,ad illuminare il legislatore nella definizione deiconfini, ma nella proposta di revisione, quello cheappare è solo un rozzo tentativo di rendere più forte ecogente la sanzione, senza minimamente interrogarsi sesia possibile fare coesistere la necessità di tutela del singoloe della collettività con l’esigenza di contrastare laderiva grave e patologica di certi comportamenti.Questo è il vero nodo del problema e non se si possa omeno mantenere la distinzione tra droghe leggere edroghe pesanti, perché è dal rapporto tra l’uomo, lesostanze, le circostanze e le ragioni di uso che nasce lapericolosità.Negare questo assunto basilare, conduce agli erroriestremistici che polarizzano l’attenzione solo sullesostanze, sulle loro caratteristiche chimiche e sui loroeffetti, per definirne la liceità d’uso, i limiti, e le sanzioni.Il paradigma esemplare della tutela all’interno del qualel’uomo è definito quale vittima di un ordine biologicoche lo condanna al male e alla morte, con la medicinache assolve la sua funzione di tutela da questo male, èmesso in crisi dalla irruzione di inediti diritti di sopravvivenza,dalla richiesta individuale e collettiva di sottrarsiall’ordine biologico, o di confrontarsi in totaleautonomia con esso e le sue conseguenze.Da qui il conflitto tra paradigma della tutela e culturadei diritti del singolo e della collettività, ma oggi la tolleranzadeve assumere una connotazione etica, allaricerca di nuove convenzioni morali che sappiano conciliareil diritto alla salute in favore della comunità conil diritto alla salute della persona.Bisogna anche dire che la cultura del diritto è una “culturadell’innocenza” o quanto meno è sostanzialmentedecolpevolizzante.Esemplare da questo punto di vista tutto l’impianto legislativosia dell’attuale DPR 309/90 che della proposta direvisione.Entrambe trasformano ciò che viene inizialmente definitocome reato, in diritto/dovere alla cura, sebbenenella revisione questo concetto venga fortemente esaltatoa favore del dovere in modo proporzionale all’intensificarsidella pena.Qui si apre un altro forte interrogativo alla luce delquale va letto il secondo punto chiave dell’impianto direvisione, ovvero l’estensione del diritto alla certificazionee alla diagnosi per tutti i soggetti iscritti all’albodelle strutture private (art. 116).Lo scopo evidente è quello di spostare la centraturadelle possibilità di cura dai Ser.T. alle Comunità, ritenute,almeno alcune, come lo strumento reale di applicazionedella intenzione pedagogica del legislatore.Si potrebbero fare infinite osservazioni sulla assolutaindimostrabilità di questo assunto, ma lasciamo ad altriquesto compito, soffermandoci invece sulle possibiliconseguenze di questo spostamento.Esso infatti potrebbe rivelarsi totalmente fallimentare aifini di aumentare l’utenza delle Comunità, perché contrariamentea quanto viene sostenuto da alcuni leadermediaticamente carismatici e accreditati dai loro referentipolitici, il ridotto afflusso di persone in Comunitànon dipende dal fatto che i Servizi pubblici con le loroterapie farmacologiche inibiscono i processi di maturazioneche dovrebbero condurre tutti i tossicodipendentiin Comunità.Piuttosto dal fatto che generalmente i tossicodipendentinon gradiscono affatto l’idea di trascorrere un certoperiodo della loro vita in ambienti dove talora chi pre-8/2003•<strong>Mission</strong>..................................................................................................................................................................................................3

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