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la forza dell'inchiostro - omaggio a giuseppe scalarini

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<strong>la</strong>vorare per l’Avanti, per quel giornale che meglio di qualsiasi altro poteva incarnare i suoi ideali,col<strong>la</strong>borazione che lui considerò un vero premio, che gli permise di esprimersi senza remore e tabùdal 1911 sino a quando gli fu possibile, cioè sino al 1926, anno in cui fu ridotto al silenzio. Epensare che le squadracce fasciste, paccottiglia di marmaglia avevano già cercato di spuntare <strong>la</strong> suaferoce matita con aggressioni personali a <strong>forza</strong> di bastonate e olio di ricino, facendolo finire inospedale, riducendolo con traumi cranici. Eppure lui, testone ostinato, indefesso baluardo delprincipio del<strong>la</strong> libertà di stampa, tornava a commentare tra le mille difficoltà gli avvenimenti chenon poteva far finta di non vedere.Pagò care le sue idee e venne ridotto all’inerzia. Era testimone scomodo del<strong>la</strong> storia e degli ottusiatteggiamenti di un regime che andava via via mostrando sempre più il suo vero volto, quellodell’autoritarismo tout court, delle folle oceaniche deliranti capaci di seguire il comandante in capo,quel “Duce” che al<strong>la</strong> fine riuscì a portare al<strong>la</strong> disfatta del<strong>la</strong> nazione con scelte ipocrite e voltafacciac<strong>la</strong>morosi. Lui lo aveva già visto. Del resto lo aveva conosciuto nel periodo in cui il giovane Benito,ancora orgogliosamente socialista dirigeva l’Avanti. Eppure non si amavano. Mussolini mostravapersino più attenzione per un altro suo nemico storico con cui invece dimostrò clemenza, quelGabriele Ga<strong>la</strong>ntara, fondatore insieme all’amico Podrecca del settimanale socialista L’Asino, su cuiseppe esprimere <strong>la</strong> sua grande arte e far sgorgare le sue idee.Quando nel 1914 Mussolini fece il suo primo c<strong>la</strong>moroso voltafaccia, abbandonando l’Avanti perandare ad assumere <strong>la</strong> direzione de Il Popolo d’Italia, allontanando gli ideali socialisti di pace perschierarsi con gli interventisti, con coloro che a tutti i costi volevano l’ingresso dell’Italia nelconflitto di ciò che poi diventerà <strong>la</strong> Prima Guerra Mondiale, contro <strong>la</strong> politica attendista di ungrande statista come Giolitti che vedeva consumarsi sotto le proteste il suo decennio di dominatoredel<strong>la</strong> scena politica italiana, Sca<strong>la</strong>rini con perfidia e disprezzo gli dedicò una delle sue più bellevignette, intito<strong>la</strong>ndo<strong>la</strong> “Giuda” e figurando Mussolini che risalendo <strong>la</strong> china di una montagna siappresta a pugna<strong>la</strong>re alle spalle Gesù, considerato dall’artista come da molti altri ancora oggi unodei testimoni storici del socialismo.Ecco, questo era Sca<strong>la</strong>rini. Un uomo di ideali, un personaggio di principi solidi e assolutamenteradicati. Le sue opere spesso non fanno assolutamente ridere ma sono <strong>la</strong> fotografia del fatto filtratoda un pensiero che è portavoce di un’idea, di un’ideologia. Oggi il concetto di satira è moltocambiato e osservando i suoi <strong>la</strong>vori ci si accorge di incorrere nel didascalismo, nel<strong>la</strong> spiegazionetalvolta eccessiva, e per certi aspetti ridondante di quello che è il significato profondo che vuoletrasmettere <strong>la</strong> vignetta. Ma questo è frutto di una scelta e deve essere contestualizzato nel periodo.L’analfabetismo è ancora molto diffuso e <strong>la</strong> vignetta, essendo illustrazione disegnata, ha un valoreimportantissimo, doppio forse rispetto al contenuto di un articolo, perché senza troppe artico<strong>la</strong>zionidi pensiero deve arrivare dritto al<strong>la</strong> mente e al cuore del lettore. Attraverso il suo segno incisivo esecco, con quel chiaro scuro forte e determinato, scolpito nel foglio, Sca<strong>la</strong>rini riuscì a commentaregli avvenimenti. Annusò <strong>la</strong> guerra e l’arrivo del regime, vide i personaggi dell’epoca muoversicome banderuole in attesa di una collocazione futura. E vide le spaccature del partito socialista chepoi furono uno dei deterrenti principali al<strong>la</strong> formazione e all’affermazione dei fasci dicombattimento, successivamente fascisti o meglio Partito Nazionale Fascista.I nemici di Sca<strong>la</strong>rini sono i nemici del socialismo, dai capitalisti ai profittatori di guerra, daiborghesi, paragonabili graficamente a quelli disegnati dal tedesco Grosz, al Re, ma soprattutto <strong>la</strong>sua matita sarà imp<strong>la</strong>cabile contro il fascismo, cercando, sia pur con un disegno, di difendere ilbaluardo del<strong>la</strong> libertà.E torniamo al<strong>la</strong> <strong>forza</strong>, perché <strong>la</strong> <strong>forza</strong> di Sca<strong>la</strong>rini è data anche dal<strong>la</strong> sua grafica asciutta che non<strong>la</strong>scia spazio ad interpretazioni. È <strong>la</strong> <strong>forza</strong> del<strong>la</strong> comunicazione, con quel messaggio, uno e unosolo, che vuole penetri nel<strong>la</strong> mente di chi osserva una sua qualsiasi opera. Qualche tratteggio,qualche ombreggiatura, secchi e determinati bianchi e neri in grande contrasto per illustrare <strong>la</strong>morte, <strong>la</strong> guerra, il cannone, i soldati e via discorrendo. Tutto il male possibile che con il suo occhioriesce a vedere. No, non fanno ridere, nemmeno oggi, con <strong>la</strong> dovuta distanza del tempo. Se maifanno ancora riflettere e ci portano a considerare quanto lui seppe vedere là dove gli altri non

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