2 3PANTOS CHEFby Antonia AstoriINDEXImmagini composizione D pag. 4-9Composizione A pag. 10Composizione B pag. 11Composizione C pag. 12Composizione C1 pag. 13Composizione D pag. 14Sezioni pag. 15Abaco basi, piani e attrezzature pag. 16,17Finiture ante esterne pag. 18Caratteristiche tecniche pag. 19Images of composition D pages 4-9Composition A page 10Composition B page 11Composition C page 12Composition C1 page 13Composition D page 14Sections page 15Bases, worktops and fittings index pages 16, 17External finishings page 18Technical characteristics page 19art direction and artworkAdelaide Acerbicomputer graphic and page layoutArtur DudkadrawingsTamami YamadaArtur DudkatextsMarco RomanelliEster Pirottaeditorial coordinationFrancesca SanvitophotosTom VackClaudio Tajoli p.6 n.4page text filmsRepro Sprinted byArti Grafiche Mario BazziprintedOctober 2007PANTOS CHEFby Antonia Astori“Il mondo in una scatola”, “il cielo in una stanza”, … “la cucina in un armadio”.A volte il design non si occupa solo di produzione, ma veramente dei sogni. Quello di poter chiudere le situazionitecniche della casa, i cosiddetti servizi, all’interno di un volume definito è in realtà un sogno antico. Un sognoche attraversa la storia dell’architettura moderna, muovendo dal lontano 1928, dalla Russia rivoluzionaria, conle dirompenti proposte di Moisey Ginzburg, e che corre parallelo al desiderio di emancipazione della donna. Un“sogno” che oggi, curiosamente, viene “sognato” sia da chi ha a disposizione tantissimo spazio, il celebre loftindifferenziato ove gli arredi diventano isole piuttosto che l’ufficio di rappresentanza ove tutto si cela perché soloil potere sia mostrato, sia da chi ne ha pochissimo, il monolocale nella grande città frenetica, necessariamenteiper-attrezzato, piuttosto che il rifugio minimo per una vacanza indimenticabile. Questi sono casi in cui nascel’esigenza di racchiudere “la cucina in un armadio”. Nella prima situazione la cucina finirà per essere un mobiletra i molti mobili, nella seconda una parete silenziosa e non invadente. Comunque un luogo segreto pronto adaprirsi totalmente nel momento della gioia e della preparazione del cibo e altrettanto pronto a richiudersi quandola festa sarà finita. Proposto in diverse dimensioni, che vanno da un modulo realmente ridotto ad una grandeestensione, Pantos Chef costituisce un fondale architettonico purissimo per i nostri progetti di architettura: unaparete preziosa in vetro colorato, una superficie magica in specchio, una calda quinta in legno pregiato. E poil’apertura totale, grazie alle ante raggruppabili a pacchetto e scorrevoli, che visualizza un interno concepito conl’estetica di una macchina, di un sommergibile, accessoriato e articolato, metallico come si conviene ad un “cuorefunzionale”. In questo contrasto di “interno ed esterno” sta uno dei segreti di Pantos Chef: la facciata, il volto,parla il linguaggio ricco dei luoghi di vita nella casa, il contenitore, l’interno, non rinuncia in nulla alla praticitàdi una vera cucina “professionale”. In questa dualità di purezza e di praticità, di estetica e di uso, di forma e difunzione consiste quella differenza che trasporta Pantos Chef lontano dal mondo inflazionato delle cucine e deicucinieri verso il mondo dell’architettura degli interni e del design. Pantos Chef costituisce quindi un’alternativa.Non per nulla, è stata immaginata da una donna, Antonia Astori, capace da sempre, nei suoi progetti, di conciliarerigore e poesia.“The world in a box”, “The sky in a room”, … “The kitchen in a wardrobe”.Sometimes design goes beyond matters of production and actually deals with dreams. The idea of being able to close away the house’s technicalsettings, the so-called services, within a defined volume is in reality a very old dream. It is a dream that spans the history of modern architecture,originating back in 1928 with the sensational proposals of Moisey Ginzburg in revolutionary Russia, and that runs parallel to the desire forthe emancipation of women. Curiously, today this “dream” is “dreamt” not only by those who have a lot of space at their disposal (the famousundifferentiated loft where the furnishings become islands, or the executive office where everything is concealed so that only power is on display),but also by those who have very little (the one-room apartment in the frenetic city, necessarily hyper equipped, or the minimal retreat for anunforgettable holiday). These are the circumstances that give rise to the need to close “the kitchen in a wardrobe”. In the first case the kitchen willend up being one piece of furniture among many and in the second a silent and unobtrusive wall. In either case it is a secret place ready to openup completely in joyful moments of food preparation, and equally ready to close away when the party is over. Available in various sizes, rangingfrom truly compact modules to large extensions, Pantos Chef is a pure architectural backdrop for our architectural projects: a precious colouredglass wall, a magical mirrored surface, a warm scenic element in fine wood. And then, thanks to the folding sliding doors, the kitchen opens uptotally to reveal an interior conceived with the aesthetics of an accessorized and articulated machine, of a submarine, metallic as befits a “functionalheart”. One of Pantos Chef’s secrets lies in the contrast between “interior and exterior”: the front, or the face, speaks the rich language of livingspaces in the house, while the container, the interior, in no way forgoes the practicality of a “professional” kitchen. This duality of purity andpracticality, aesthetics and use, form and function makes the difference that carries Pantos Chef far away from the inflated world of kitchens andcooks towards the world of interior architecture and design. Pantos Chef therefore represents an alternative. Not by chance it was conceived by awoman, Antonia Astori, whose ability to reconcile rigour and poetry always shines through in her designs.Marco Romanellis.p.a. Via Padana Inferiore 12, 29012 Fossadello di Caorso (PC) Italy www.driade.com t. +39 0523 818618 f. +39 0523 822628 e-mail: com.it@driade.com